Laporta. Nuovo Libro su Aldo Moro. Le Domande senza Risposta, l’Oblio Voluto.

23 Maggio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta mi ha scritto questo messaggio, che doverosamente condividiamo alla vostra attenzione, facendogli tutti gli auguri possibili per il successo del suo nuovo libro. Buona lettura.

§§§

 

 

Caro Marco, seguono i paragrafi inziali del “Capitolo Primo – Parte Prima” del volume in via di conclusione su via Fani.

Ho sempre sostenuto, come i lettori di SC ben sanno, che la soluzione della morte di Aldo Moro sia tuttora in via Fani, proprio perché il protagonista, Aldo Moro, in via Fani non c’era. Per grazia di Dio e con l’aiuto di Padre Pio ho anagrammato quattro frasi di Aldo Moro, quattro e consecutive, contenute nella prima lettera di Aldo Moro a Francesco Cossiga. Ho depositato un esposto in Procura a Roma, su tali anagrammi. Sono inoltre pronto a denunciare per depistaggio quanti osino spacciarne ancora di farlocchi, come han sinora fatto.

Suggerisco cortesemente ai lettori di leggere questo articolo avendo un computer a portata di mano. Molte note rimandano infatti a documenti contenuti in Internet. Suggerisco inoltre di vedere subito due video su youTube a questo link https://bit.ly/3869qqV  (sulle “incongruenze nella verità ufficiale”) e su questo link https://bit.ly/3wJi6f9  sugli anagrammi.

Al termine ho inserito dei “punti di riflessione”, per focalizzare gli aspetti più controversi.

Buona lettura.

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Raccontarono in coro – le Istituzioni, la stampa, i BR – che un manipolo di BR, ritrovatisi il 16 Marzo 1978, presso un bar, a cinque minuti dal policlinico Agostino Gemelli di Roma, benché privi del più elementare addestramento, dopo poche ore rivendicarono il più clamoroso colpo di Stato mai patito dalla Repubblica.

Essi potevano al più ferire e uccidere, piombando alle spalle delle vittime, per poi fuggire. Non fu che un’illazione che essi avessero ucciso cinque agenti, due dei quali ben addestrati e padroni di sé, uccisi con precisissimi colpi al capo. Illazione sostenuta tuttavia da testimoni oculari, le cui dichiarazioni furono raccolte e messe agli atti senza vaglio sufficiente, come invece andrebbero scientificamente vagliate le testimonianze oculari.

Dopo 44 anni dal fatto, colpisce il contributo alla confusione da parte delle più alte Istituzioni dello Stato e da distratti (quando non peggio) giornalisti, per passare dalla disinformazione all’inganno e da questo all’oblio falsificato.

Gli atti ufficiali dell’inchiesta sovrabbondano di domande elementari, nondimeno irrisolte per 44 anni, a dispetto del limitato impegno cerebrale imposto da eventuale buona volontà. Dichiara in atti giudiziari il Morucci Valerio (grassetto aggiunto):

«Nel febbraio 1978, dopo la metà del mese, si tenne, presso il villino di Velletri, la riunione della Direzione Strategica del 1978 […]Al momento di questa riunione, il comitato esecutivo aveva già deciso il sequestro di Moro e il luogo in cui doveva essere compiuta l’operazione, cioè in via Fani»[1]

L’obiettivo di via Fani è costituito da due auto con cinque agenti, la scorta di Aldo Moro, presidente in pectoredella Repubblica.

Prima domanda. Come potevano essere certi un mese prima che l’assalto sarebbe avvenuto in via Fani? Vi erano altri due percorsi alternativi.

I BR (non più di undici, secondo le fonti ufficiali) sparacchiarono in tutte le direzioni, fra i propri piedi e sulle case di fronte, dal piano terra al secondo piano, per fortuna colpendo solo muri, armadi e finestre[2].

Dopo tre minuti di sarabanda – un bim-bum-bam descritto confusamente dal Morucci – i cinque agenti di scorta sono uccisi, tre dei quali con precisione chirurgica; due di questi sono gli angeli custodi di Aldo Moro: Oreste Leonardi e Domenico Ricci, fulminati col primo colpo alla testa. Il terzo muore dopo alcune ore. È l’appuntato PdS Francesco Zizzi, rinvenuto agonizzante, sul sedile anteriore dell’Alfetta, colpito alla schiena da tre precisissimi colpi, tutti sparati dal basso verso l’alto.

Il sedile anteriore destro dell’Alfetta, sul quale sedette Zizzi, non reca segni d’arma da fuoco. Ripetiamolo: colpito alla schiena da tre pallottole, direzione dal basso verso l’alto, senza segni d’arma da fuoco sul suo sedile.

Zizzi fu colpito alla schiena da tre pallottole, direzione dal basso verso l’alto, alle spalle, mentre è in piedi, come lo rappresenta la “ricostruzione tridimensionale” del Viminale, smontata da Gianluca Cicinelli de Il Fatto Quotidiano, con scarso onore alla credibilità delle Istituzioni.

Seconda domanda. Come mai Zizzi fu rinvenuto sul sedile anteriore destro dell’Alfetta, se il sedile e lo sportello destro non recano alcun foro di pallottola?

Due colpi vicinissimi, a meno d’un centimetro colpirono Zizzi. Un altro poco più in alto, mentre cadeva. Quei colpi tradiscono un tiratore professionista, glaciale, dal polso fermissimo; questi spara mentre Zizzi è fuori sulla destra della FIAT 130, in piedi, dando le spalle all’arma che lo colpisce. Ripetiamo due colpi, in immediata successione il terzo che colpisce più in alto perché Zizzi sta cadendo per effetto dei primi due. È lo stesso assassino ad aver sparato un minuto prima alla tempia destra del maresciallo dei carabinieri paracadutisti, alla tempia destra, ricordiamolo, di Oreste Leonardi, del tutto di sorpresa. Uno, almeno uno degli assassini fu quindi sulla destra dell’Alfetta.

Terza domanda. Come mai la presenza d’un tale micidiale tiratore è negata all’unisono da BR e Istituzioni?

Quarta domanda. Come mai la presenza di questo tiratore non è mai stata adombrata dagli investigatori, ma solo dopo molti anni, come s’è detto, da Gianluca Cicinelli, de Il Fatto Quotidiano[3], asseverato da quanto rimane dell’Alfetta. Ancora per poco, perché l’auto, in consegna alla Polizia di Stato, sta andando in malora per incuria.

Quinta domanda. Come mai quest’auto, nella quale tre servitori dello Stato sono stati massacrati, è lasciata andare in malora dai colleghi dei martiri?

Il Morucci raccontò alla Corte d’Appello di Roma (grassetto aggiunto):

«L’organizzazione era pronta per il 16 mattina, uno dei giorni in cui l’on. Moro sarebbe potuto passare in via Fani. Non c’era certezza, avrebbe anche potuto fare un’altra strada. Era stato verificato che passava lì alcuni giorni, ma non era stato verificato che passasse lì sempre. Non c’era stata una verifica da mesi. Quindi il 16 marzo era il primo giorno in cui si andava in via Fani per compiere l’azione, sperando, dal punto di vista operativo, ovviamente, che passasse di lì quella mattina. Altrimenti si sarebbe dovuti tornare il giorno dopo e poi ancora il giorno dopo, fino a quando non si fosse ritenuto che la presenza di tutte queste persone, su quel luogo per più giorni, avrebbe comportato sicuramente il rischio di un allarme».[4]

Dichiara inoltre in atti giudiziari il Morucci Valerio:

«Nel febbraio 1978, dopo la metà del mese, si tenne, presso il villino di Velletri, la riunione della Direzione Strategica del 1978 […] Al momento di questa riunione, il comitato esecutivo aveva già deciso il sequestro di Moro e il luogo in cui doveva essere compiuta l’operazione, cioè in via Fani»[5]

Parole del Morucci delibate dalle Istituzioni, per porle diligentemente agli atti. Ribadiamo.

S’impongono quattro domande: 1) Perché l’agguato fu portato a termine con successo, in quel luogo (via Fani), proprio quel giorno (16 Marzo 1978) e proprio a quell’ora (09.02)? 2) Come fu possibile che i BR sapessero da metà Febbraio 1978, data, luogo e ora di transito delle due auto di Stato da assaltare? 3) Perché il Viminale nega che Rizzi – colpito alla schiena, dal basso in alto – sia colpito mentre è sulla destra dell’Alfetta? 4) Perché Istituzioni e BR all’unisono nascondono queste evidenze?

Politici, pubblici ministeri, tribunali, giornalisti e, come ho potuto sperimentare, colti cittadini comuni passano con indifferenza su queste domande.

L’agguato e il Primo Colpo

Lazione militare svoltasi a via Fani si propose di uccidere i cinque agenti, senza possibilità di resa: agguato per uccidere, quintuplice delitto premeditato.

Un agguato inizia, prosegue e si chiude con azioni coordinate nel tempo e nello spazio; una classica azione militare, con una dottrina da rispettare, a meno di voler fallire.

Sesta domanda. Come mai in nessuna pagina delle indagini neppure ci si chiede “chi dei BR spara il primo colpo?”

Chi spara troppo presto allerta le vittime. Se si spara troppo tardi è ancor peggio. L’agguato per una carneficina deve logicamente iniziare con un colpo di arma da fuoco. Occorre tuttavia rispondere a una domanda essenziale: chi sparò per primo?

Non occorre uno stratega per comprendere che il primo colpo determina l’istante in cui inizia un agguato. Il capo spara, i rimanenti sparano a seguire. Chi spara e l’istante in cui spara sono elementi predeterminati e determinanti, altrimenti l’agguato precipita nel caos. Solo l’autorità che abbia il pieno comando e controllo di tutto il dispositivo militare può determinare il primo colpo.

Il Morucci su questo non fa cenno, semplicemente perché egli come i rimanenti BR sono del militarmente inadeguati alla missione di cui vantano la messa in opera.

È altri che spara il primo colpo. Questo lavoro ne darà dimostrazione. La polizia scientifica[6] determina qual è il primo colpo, omette di spiegare perché è il primo, chi lo ha sparato e qual è lo scopo di quel primo colpo di pistola. Non è un’indagine credibile se accredita dei BR, bulletti di periferia, un po’ meglio armati e niente affatto in grado di utilizzare le armi di cui dispongono, in via Fani. C’erano altri con loro a fare le cose sul serio. Altri, tutelati dalle Istituzioni.

Chi voglia ascoltare la registrazione sonora della formidabile intervista di Raffaela Fanelli[7] a un BR, si renderà conto dei limiti oggettivi, umani e intellettivi, a causa dei quali tali soggetti non poterono andare oltre il bullismo criminale. Soggetti di tale infimo livello umano e professionale sono comparse, mai protagonisti d’un crimine.

Ribadiamo, martelliamo queste domande perché sono essenziali: 1) Perché non ci si interroga su chi ha sparato il primo colpo? 2)Perché tale primo colpo fu sparato proprio in quell’istante? 3) Quali furono gli obiettivi di ciascun BR? 4)Chi sparò a chi? Furono esplosi oltre 90 colpi… Sono stati rinvenuti davvero tutti i bossoli? Furono rinvenuti nel punto di iniziale caduta?

Alla naturale confusione seguita all’agguato, le Istituzioni aggiungono sciatteria, vaste zone d’ombra – tutt’ora oscure dopo 44 anni – tradendo il proprio peculiare dovere.

Com’è facile constatare, da una prima disanima, sono emerse una dozzina di domande le cui risposte, neglette nelle prime ore, tali sono da 45 anni, fino ai giorni correnti.

I dettagli organizzativi, i tempi, i concorsi, le logistiche, le complicità, i luoghi… tutto è tuttora incerto, dopo 44 anni dal 16 Marzo 1978, gettando nel grottesco la tragedia della Repubblica, in grado solo di deporre corone commemorative e concedere sconti di pena agli assassini. Gratitudine? Perché?

Se ne ricordino quanti vorranno criticare il lavoro di questo volume – certamente più veritiera di quella ufficiale – di quanto davvero avvenuto a via Fani.

Aldo Moro Immobile, Glaciale

Alle domande sospese, s’aggiunge la fandonia del BR Morucci (asseverata dal Viminale)[8]: Aldo Moro immobile, una mummia, in attesa della fine della sarabanda, mentre esplodevano oltre novanta colpi, intono a lui e nell’abitacolo dell’auto in cui sarebbe stato. Egli rimase immobile per tre minuti. Poi trasborda docilmente verso un’altra auto.

Aldo Moro fu immobile al punto da rendere superflua la presenza dello Statista nella “ricostruzione tridimensionale”, sottoposta alla Commissione parlamentare, presieduta da Giuseppe Fioroni, il quale nulla obietta per la bizzarra assenza di Aldo Moro, il protagonista, assente in tale c.d. “ricostruzione tridimensionale”https://bit.ly/3EIg1nl.

È solo una carenza di preparazione specifica dei Commissari e non solo quelli della Commissione Fioroni?

Le dinamiche fra BR, servizi segreti e Viminale sono tuttavia presenti nella mente di Fioroni, spintosi a svelare il Morucci quale collaboratore dei servizi[9]. Un assassino collaboratore dei servizi. Curioso, vero?

Si impongono domande ulteriori.

1)Quanti dirigenti/funzionari sapevano di Morucci agente dei servizi? 2) Chi ne caldeggiò l’assunzione? 3)Perché sono occorsi 45 anni per renderlo noto? 4) Vi sono magistrati a conoscenza di questo da ben prima?

Agli atti della Camera esiste un filmato, detto “ricostruzione tridimensionalehttps://bit.ly/3s0UGQH.

È un video realizzato con grafiche computerizzate, rappresentante persone e cose, privo d’un criterio razionale, d’un filo logico che spieghi la dislocazione delle persone e delle cose, privo della giustificazione razionale dei tempi e dei modi con cui l’azione inizia, si svolge e si conclude.

Ricalca il bim-bum-bam dai BR accolto negli atti giudiziari, descrivendo la strage di via Fani come una farsa priva d’ogni pregio investigativo.

È inevitabile martellare la domanda: «Perché una ricostruzione in video, concernente un rapimento, reca immagini del tutto prive di quella del presunto rapito?[10]»

L’on. Aldo Moro assente nel video, significa che egli è superfluo, perché le collocazioni di chi spara, le collocazioni delle due vittime e quelle del medesimo Aldo Moro sono cristallizzate? Se così fosse, sarebbe privo di senso.

Gli assassini dichiarano molto approssimativamente da dove e come sparano. Gli inquirenti prendono nota, senza alcun vaglio critico. Le vittime muoiono quindi nei verbali e nei tribunali come i BR dettano debbano morire. Dal crimine alla farsa, da questa alla sentenza, passando per la cronaca.

Ennesima domanda. Perché le Istituzioni sono così acquiescenti con dei criminali?

La “ricostruzione tridimensionale” senza Aldo Moro non è lo studio criminologico di un delitto. Esso è l’adattamento cibernetico d’uno scadente copione cinematografico, nel quale Aldo Moro non è neppure un avatar; non ha alcuna possibilità d’interferire col crimine in corso.

È dunque superfluo inserirlo nelle immagini. È quindi superfluo dimenticare che le ginocchia di Aldo Moro sarebbero state a pochi centimetri dalle traiettorie e istintivamente egli si sarebbe mosso scompostamente.

Aldo Moro – secondo il Morucci e le Istituzioni – rimane impassibile e immobile (immobile!) come fosse un tostissimo agente segreto. Muto e impassibile per tre minuti, durante la carneficina.

Se invece Aldo Moro non rimase impassibile nei tre minuti di fuoco, perché Aldo Moro è assente nella c.d. ricostruzione?

Ha visto morire sotto i suoi occhi amici cari – Oreste Leonardi e Domenico Ricci – ha udito scoppiare le ossa; ha udito i rantoli, ha annusato il sangue, ha subito le raffiche nell’abitacolo della Fiat 130 in cui si sarebbe trovato. Eppure Aldo Moro scende dall’auto – secondo il Morucci e le Istituzioni – come se nulla fosse accaduto. Trasborda con le proprie gambe, docilmente su un’altra auto. Gelido e autosufficiente come neppure un Rambo. Manca che chieda e ottenga una sigaretta e un bicchierino. Anche un autore, per altri versi attendibile, sostiene questa tesi sgangherata. C’è un retropensiero? Lo staneremo.

Il lettore provi a immaginarsi al posto di Aldo Moro, come il Morucci lo descrive. Le Istituzioni, genuflesse, credono a un terrorista assassino in libertà.

Dove i BR portano Aldo Moro? Verso un covo romano, assicura il Morucci. Come dubitarne? Gli credono infatti tutti, inclusi Paolo Cucchiarelli e Bellocchio Marco, regista, ricavandone un film.

Qualcuno è sceso dall’auto? Si trasferì sull’auto dei BR? Certamente, vi sono testimoni a confermarlo. Come sono stati esaminati i testimoni? Da chi? Come?

Questo libro non crede al Morucci, non crede al Bellocchio, non crede alle Istituzioni impegnate in queste tesi sgangherate.

Perché dopo tante domande senza risposte, dopo tante sgangherate ricostruzioni, dovremmo credere che fosse davvero Aldo Moro quello visto scendere dall’auto? Siamo ancora alle primissime pagine di questo esame.

Aldo Moro Detta La Tesi al Libro

Noi non crediamo al Morucci e ai suoi cantori. Noi piuttosto crediamo ad Aldo Moro, al suo altissimo senso dello Stato, col quale, a dirla con Leonardo Sciascia, trovò la forza, pur nella sua disperata condizione di “informare”.

Aldo Moro occorreva vivo, affinché la commedia della trattativa celasse i veri mandanti. Aldo Moro non poteva essere ferito – e falsari professionisti hanno messo in giro gabole su una ferita ai glutei. Basta leggere il verbale dell’autopsia per rendersi conto delle falsità.

Occorse incolume: prigioniero e incolume. Perché questo fosse certo, ci fu una sola via: «Il presidente Aldo Moro non era in via Fani durante la strage».

Lo fa sapere mediante una lettera alla moglie, “adorata Noretta”; lo aveva fatto in precedenza sapere nella lettera all’«amico» e ministro dell’Interno, Francesco Cossiga, mediante quattro frasi inequivocabili, anagrammate in questo libro.

Aldo Moro parlò a Cossiga, come ora parla a noi. Vedremo perché Cossiga potrebbe aver involontariamente perduto la possibilità di comprendere il messaggio del suo amico Aldo Moro. Aldo Moro non era in via Fani bensì: “Preso con elicottero

Prima conseguenza. “Il presidente Aldo Moro era destinato comunque a essere ucciso”. Lo scrive egli stesso in una lettera censuratagli[11] dai BR e dagli storici.

Seconda conseguenza. “La strage della scorta e la morte del presidente Aldo Moro furono indispensabili per eliminare tutti i testimoni, altrimenti fatali a svelare mandanti e reali scopi del sequestro e poi del predeterminato assassinio di Aldo Moro”.

Terza conseguenza. “Il «prelevamento» del Presidente Aldo Moro – davanti alla chiesa di San Francesco o a quella di santa Chiara o al campo sportivo di fronte all’ospedale Gemelli – fra le otto e trenta e le otto e cinquantacinque, rese conveniente e possibile portarlo fuori Roma (in elicottero, com’egli ci dice) tenendovelo fino all’imminenza dell’uccisione”.

Terza conseguenza. La famiglia Moro chiesa scusa a alla memoria di Francesco Cossiga. Mai e poi mai Aldo Moro si sarebbe rivolto direttamente con una lettera a chi fosse stato responsabile della trappola in cui cadde. Mai e poi mai si sarebbe rivolto direttamente a Cossiga, Andreotti e Zaccagnini, come fece, se costoro fossero stati parte della trappola mortale.

Chi lo ha custodito? Il libro rimane entro la “tesi” e le tre enunciate “conseguenze”, lasciando il resto ai nuovi requirenti, sperando siano diversi dai precedenti.

Il magistrato è chiamato a pulire il passato non meno del presente, dopo 44 anni d’inutili inchieste, processioni di commissioni parlamentari e cataste di corone commemorative.

Conclusione – Matrioske Contro Verità

Per nascondere la verità è stata usata una tecnica adatta ai tempi correnti: seppellire i fatti sotto le informazioni e le informazioni confonderle con le falsità. Ci sono cascati in molti, quantunque autorevoli e ben provveduti di ingegno. Quando i fatti affioravano nonostante tutto, fu concessa la desecretazione dei documenti. I tanti documenti diventati accessibili hanno aumentato la confusione invece di diradarla.

I più succulenti sono rimasti segreti. Basti un esempio: le fotografie di Oreste Leonardi sul tavolo incisorio con gli specilli nelle ferite. Sono state segretate per “ragioni di sensibilità verso i familiari”.

Se le pubblicassero la ricostruzione delle traiettorie nella ormai troppo citata “ricostruzione tridimensionale” mostrerebbe la propria approssimazione. A noi bastano le immagini che abbiamo per arrivare al medesimo risultato.

Siamo più bravi degli altri? No. Ci concentriamo solo sulla prima grande bugia: via Fani. La nostra lampada è questa: «La verità dev’essere “congruente” coi dati tecnici, altrimenti è un falso spacciato per vero». Troviamo quindi le incongruenze da smontare.

La verità è falsificabile, non il falso[12]. Anzi, quando qualcosa appare apoditticamente vero, come un dogma (il più antico vizio del potere è il “dogma”) quello è il punto cui dedicare la massima attenzione (a via Fani c’erano solo BR, la prigione di Aldo Moro era a Roma, era sul litorale, era lì, era là, lo hanno ucciso in un garage…).[13]

Le verità scontate devono vagliarsi con la congruità, affinché la verità si sveli. Ogni menzogna nasconde un’altra menzogna e le precedenti. Ogni menzogna racchiude le precedenti, impedendo loro di scoppiare: matrioska, una bugia sull’altra, matrioska ormai enorme, dopo quasi mezzo secolo, sul punto di scoppiare.

La verità scoppia” è peculiare, non muore, scoppia infine, tanto più forte quanto più grande è la matrioska.

Elementi di Riflessione

  • I BR privi di peculiari risorse tecnico operative – umane, pianificazione, addestramento, coordinamento e controllo – non di meno conseguono il successo, in quel luogo (via Fani), quel giorno (16 Marzo 1978) e a quell’ora (09.02).
  • I BR sanno fin da un mese prima, da metà Febbraio 1978, data, luogo e ora di transito delle due auto di Stato da assaltare, sebbene Oreste Leonardi scegliesse il percorso giorno per giorno.
  • BR e Istituzioni negano che Rizzi – colpito alla schiena, dal basso in alto – sia sulla destra dell’Alfetta, fuori di essa quando è colpito.
  • Nessuno dà la prova che il presidente Aldo Moro fosse davvero in via Fani durante la strage.
  • Nessuno fornisce la prova che Aldo Moro – visti i buchi nel dispositivo di controllo dopo la strage – fosse portato fuori Roma (in elicottero, com’egli ci dice). Sarebbe stato possibile pure in auto.
  • Non sono state fatte indagini sull’elicottero visto volteggiare su via Fani durante la strage.
  • Gli inquirenti non dicono chi ha sparato il primo colpo.
  • Gli inquirenti non dicono perché il primo colpo fu sparato proprio in quell’istante.
  • Gli inquirenti non dicono quali fossero gli obiettivi di ciascun BR quando sparò.
  • Furono esplosi oltre 90 colpi… Nessuno dà la certezza che stati rinvenuti davvero tutti i bossoli.
  • Nessuno dà la certezza che furono rinvenuti nel punto di iniziale caduta.
  • La verità deve essere congruente coi dati tecnici.
  • La verità è falsificabile, non il falso.
  • Troppi dettagli sono dati per scontati, senza dati di fatto.
  • Troppe domande sono senza risposta, per ora.

 

Siamo ancora all’inizio.

 

 

 

[1] Gabriella Pasquali Carlizzi “Il memoriale. Dagli Atti del proc. pen. n° 3703/90 C.R.G.P.M.”, passato attraverso una quantità di vicissitudini, giudiziarie e non solo https://bit.ly/3G70i1M

[2] Verbale della Polizia scientifica in via Fani    https://bit.ly/3KE26QF

[3] Cfr. Gianluca Cicinelli “La perizia su via Fani è un depistaggio di Stato” Il Fatto Quotidiano 10 Marzo 2021

[4] Morucci Valerio, testimonianza, processo d’appello per l’uccisione di Aldo Moro; udienza del 24/01/1985.

[5] ibidem nota 1

[6] Commissione Fioroni, documento 197/1

[7] https://bit.ly/3yQlPKl       https://bit.ly/3MA9vSM

[8] Cfr.Relazione del Viminale alla Commissione Fioroni                   https://bit.ly/3EIg1nl

[9] https://bit.ly/3vblsrx

[10] https://bit.ly/3OAw1Mr                  https://bit.ly/3s0UGQH

[11] Per consultare un testo fedele, cfr. Aldo Moro “Ultimi Scritti” a cura di Eugenio Tassini, ed. PIEMME 1998 pag. 15 nota introduttiva alla lettera a Zaccagnini.

[12] Il falso non è falsificabile (K. Popper)

[13] «Puoi ingannare poche persone per molto tempo o molte persone per poco tempo. Non puoi ingannare molte persone per molto tempo» (Abraham Lincoln).

§§§




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59 commenti

  • Cristiano Novello ha detto:

    Sottopongo un contributo di Solange Manfredi https://youtu.be/uBF0xsZxwVE
    Dott. Laporta, conoscevoa questo?
    E poi, se ammettiamo la Sua tesi, quali implicazioni ne discendono? Per me almeno una, ovvia: Moro era ormai già al 16 Marzo un condannato a morte.
    Ultima domanda: cosa pensa della ricostruzione Cucchiarelli?
    La ringrazio in anticipo

  • claudio ha detto:

    Consiglio la lettura di Moro-leaks di Miccoli, uscito un mese fa: https://mmzero.it/prodotto/moro-leaks/

  • Lavinia ha detto:

    Ma, questa lettera scritta da Moro a Cossiga, che sei riuscito a decifrare, ha una data?
    Perché pensavo fosse interessante fare un valutazione di quanto tempo occorrerebbe per creare un testo così lungo ed articolato in prigionia ed evidentemente senza l’ausilio di un computer, seppur prodotto da una mente brillante come la sua.

  • Lavinia ha detto:

    E poi, ricapitolando,
    Non so se ho capito male,
    Lui aveva la cognizione che qualcuno lo avrebbe fatto fuori.
    Quindi sapeva che c’era un Giuda?
    E magari sapeva pure chi era?
    Mi viene in mente il titolo di un film, che non c’entra nulla ma è
    “io lo so che tu lo sai che io lo so”.

    • piero laporta ha detto:

      Egli scrive a Zaccagnini il 31 marzo. Recapitata il 4 aprile a Nicola Rana e, in fotocopia, alle redazioni di La Repubblica, L’Avvenire e Il Settimanale. Pubblicata dai giornali il 5 aprile. Era tuttavia annacquata.
      In via Monte Nevoso è stata trovata la minuta nella quale Aldo Moro scrive di essere «già condannato». Siamo al 5 di Aprile. Il giorno precedente il Napolitano Giorgio è partito per gli USA.

    • piero laporta ha detto:

      Egli sapeva certamente chi fosse il Giuda. Non gli si rivolse mai.

      • Davide Scarano ha detto:

        Per il Generale ed i lettori: se Giuda è stato l’unico a prendere i 30 denari è anche vero che fu l’intero sinedrio a decidere la morte di Gesù. Poi quella decisione fu confermata dal “popolo sovrano” che chiese la liberazione di Barabba. Sono rimasto stupefatto leggendo che nella ricostruzione della dinamica del rapimento è stato eliminato il protagonista principale. Pare davvero assurdo. Davvero l’abitudine e la pigrizia rendono digeribile qualsiasi verità che ci venga cucinata, in questi tempi è più semplice affermarlo. PS Che Dio la conservi.

        • piero laporta ha detto:

          Grazie. Io non sono affatto stupido perché è impossibile inserirlo entro una tempesta di fuoco per poi dire che rimane illeso.
          È un depistaggio e sono invece stupiito che Fioroni, i suoi commisari e gli inquirenti abbiano omesso di indagare e coinvolgere la procura

  • Lavinia ha detto:

    Ma, questa lettera scritta da Moro a Cossiga, che sei riuscito a decifrare, ha una data?
    Perché pensavo fosse interessante fare una valutazione di quanto tempo occorrerebbe per creare un testo così lungo ed articolato in prigionia ed evidentemente senza l’ausilio di un computer, seppur prodotto da una mente brillante come la sua.

  • Tonino T ha detto:

    Grazie, sì molto esauriente, cmq il mio autoconvincemento perdura finchè non capisco chi effetivamente è quello che è nella foto in auto sdraiato senza velo che per me assomiglia a Zizzi. Per il minuto 4:04 mi riferivo al polso di Leonardi

  • claudio ha detto:

    il vero problema di Via Fani sta nel “cancelletto superiore” (non si pensi qui a che so io “scala a, primo piano, interno 2” – non è il cancelletto di uno stabile) : http://www.vuotoaperdere.org/dblog/articolo.asp?articolo=177 – il “cancelletto superiore” è descritto qui: https://www.ugomariatassinari.it/mario-moretti-2/ (cito: “…sulla parte alta della via veniva formato il «cancelletto superiore»: «Camillo» (Alessio Casimirri) e «Otello» (Alvaro Loiacono) – che si era calato un sottocasco del tipo «mephisto» sul volto perché in passato era stato arrestato e il suo viso era fotosegnalato – bloccavano con una Fiat 128 ogni accesso armati di un fucile M1 Winchester”.

    • piero laporta ha detto:

      Grazie. Il problema di via Fani è aver dato valore di oro colato alle fandonie del Morucci, del Moretti, della Faranda e di una quantità di pennivendoli.
      Ora la prego di guardare il video che il Viminale ha fornito alla Commissione Fioroni e mi dica lei se non c’è qualcosa che attiri i suoi sospetti
      https://www.pierolaporta.it/wp-content/uploads/2022/04/videoplayback.mp4

      • claudio ha detto:

        Grazie. Concordo sull’aver attribuito eccessiva credibilità ai Morucci, Moretti e Faranda. Due cose, se posso: 1) il link al video ufficlale sul sito della Commissione Fioroni, se esiste; 2) audio assente, volutamente?

      • Tonino T ha detto:

        Le distanze degli sparatori nella video della ricostruzione penso che siano di semplice prima indicazione, cognizione, e per dare una spiegazione sbrigativa, poichè avrebbero potuto muoversi, nascondersi, o addirittura essere vicinissimi agli uomini delle auto per dialogare più facilmente poichè con il motore ancora acceso si poteva non sentire quello che si diceva in risposta ai loro ordini, e non è facile e veloce, rappresentare tutta la scena tenendo contro di ogni particolare in movimento e di tutte le varianti.
        Sempre sulla distanza, se la distanza è minima tra sparatore e colpito, questo spiega le inclinazioni delle traiettorie con angolature ad ampiezza sproporzionate.

  • Tonino T ha detto:

    L’orario esatto dell’arrivo della moglie dell’Onorevole e quello di Frajese sono noti?

    Ottima la riflessione del punto 6:
    Non sono state fatte indagini sull’elicottero visto volteggiare su via Fani durante la strage.

    • piero laporta ha detto:

      Grazie, credo si possa risalire, incrociando dei dati. Ci proverò e le faccio sapere.
      Infelisi, il pm, indagare sull’elicottero? Era molto occupato.

      • Tonino T ha detto:

        Grazie a lei per la sua ricerca dellla verità.
        ,,,
        Per quanto riguarda Frajese, se non sono orari approssimativi si sa questo: minuto 0:43 al minuto 1:15
        “sono le 10 meno 10”,
        , minuto 3:58
        4 corpi sono qui, alle 10 del mattino
        https://www.youtube.com/watch?v=6M8KLXQ3XPY
        la ripresa pubblicata dura solo circa 5 minuti e non 10
        ,,,,
        Credo che la moglie dell’Onorevole sia giunta prima di Frajese, almeno 15 minuti prima, e che fosse appena andata via poco prima dell’arrivo di Frajese.
        Infatti ci sono già segni segnaletici in terra (tipo gesso) nelle riprese di Frajese e forse anche nella foto della signora, ma il piede di un agente copre l’immagine del cappello e non si capisce se è già segnato in terra.

        Credo che dall’arrivo della moglie dell’Onorevole, all’arrivo di Frajese alcuni che hanno sparato o partecipato fossero ancora lì e che possano anche essere stati immortalati nelle sue riprese verso il lato destro,, ma non solo dalle sue.

        Penso comunque che sia la moglie dell’Onorevole e Frajese non sapessero quale fosse il volto di chi ha sparato.

        • piero laporta ha detto:

          I volti di chi sparò furono fotografati e le foto smarrite; che disdetta.

          • Tonino T ha detto:

            Trovato una foto pubblica dove si vede il conducente della Giardinetta sul luogo dopo che si presume che sia tutto finito e c’era molta gente. Se vuole la carico il particolare immagine in commento su FB.
            Penso che questa foto sia precedente all’arrivo della moglie dell’Onorevole, e c’è un uomo con una cinepresa che riprende l’auto bianca dal lato sx ma non so se è il cameramen di Frajese o un’altro.

          • Tonino T ha detto:

            Ho trovato il link della risorsa immagine,
            dopo la prima foto cliccare sulla seconda che è una slide, una serie di immagini, e la foto in questione è la settima se non sono in ordine casuale.
            https://www.archivioluce.com/2019/03/14/16-marzo-1978-aldo-moro-viene-rapito-dalla-br/

          • Tonino T ha detto:

            Ragionandoci su direi che quella foto è sucessiva all’arrivo di Frajese perchè c’è un altra foto simile dove si vede ancora l’uomo che si nasconde (forse De) con una giacca cambiata , e Prospero di spalle all’angolo dell’incrocio al lato destro con squardo in stresa.

          • Tonino T ha detto:

            Ragionandoci su direi che quella foto è sucessiva all’arrivo di Frajese perchè c’è un altra foto simile dove si vede ancora l’uomo che si nasconde (forse De) con una giacca cambiata , e Prospero di spalle all’angolo dell’incrocio al lato destro con sguardo in stresa.

        • Tonino T ha detto:

          Mi correggo il piede non copre il cappello ma la valigetta fac simile alitalia.

          Prima di Frajese sono sopraggiunti altri fotografi è deducibile dalle immagini pubbliche che si trovano su google immagini, non so se qualcuno sia rimasto ancora vivo, ma ho letto che hanno sequestrato i rullini e forse anche le schede eletroniche se vi fossero.

          • piero laporta ha detto:

            Marco per favore dai a Tonino la mia mail affinché mi possa inviare la foto.
            Grazie

  • Cris ha detto:

    Congratulazioni, generale, per i suoi sforzi di riportare alla luce la verità sull’evento all’origine dell’attuale totale sudditanza atlantica. Si potrà pensare quello che si vuole di Putin, ma la sua definizione di “Empire of Lies”, Impero delle Menzogne, ci calza a pennello e resterà nei libri di storia. Menzogne su menzogne per coprire vergognose (per chi governa) verità. Matrioske di bugie su bugie per l’Afghanistan, l’Iraq, la Pandemia, l’Ucraina… sembra che la realtà e la verità non siano piu rilevanti nella nostra società. Quando finirà?

    • piero laporta ha detto:

      Grazie per le sue lusinghiere parole. Quando finirà? Un attimo prima del Giudizio Universale.

  • Maria Giulia Scacchi ha detto:

    Quando all’inizio di maggio avevo scritto un piccolo commento al suo “9/5 Moro e gli Altri…” dicendo che era il caso di leggere “L’urlo di Moro” di Carlo Gaudio, lei mi aveva risposto di lasciar perdere perché era un’altra gabola, poi aggiungeva “le prometto una sorpresa”: quindi è questa! Decisamente la ringrazio. Ringrazio chiunque abbia la volontà e la determinazione di continuare a cercare la verità nei tanti fatti che hanno funestato le nostre vite in questo martoriato Paese stravolgendo il corso della sua storia e ingannando gli Italiani sul credere di vivere in una democrazia.

    • piero laporta ha detto:

      Grazie. Si uccide dopo tutto – vale per le persone come con i popoli – per cambiare il corso naturale delle cose.

  • Tonino T ha detto:

    Perchè un colpo con traiettoria polso destro?
    Può essere quello il primo colpo su quella persona?

    Al minuto 4:04
    https://www.pierolaporta.it/wp-content/uploads/2022/04/videoplayback.mp4

    • piero laporta ha detto:

      il minuto è 04.12, concerne Francesco Zizzi, da me erroneamente chiamato “Rizzi”. marco Tosatti ha nel frattempo corretto.
      l’immagine può vederla qui https://bit.ly/3NAxvFv
      1) Ziizi volge le spalle all’arma che lo colpisce, non c’è dubbio.
      2) né il sedile anteriore destro né la portiera anteriore destra recano segni di proiettili
      3) Zizzi era pertanto fuori dall’auto, sulla destra e nel libro ricostruisco esattamente com’è andata
      4) la posizione di Zizzi, nel momento in cui viene colpito, non è verticale come in figura
      5) Zizzi è inclinato in avanti come farebbe chiunque si trovi nel mezzo di una sparatoria
      6) Zizzi non è addestrato, affatto, perché avrebbe dovuto gettarsi a terra nel momento stesso in cui lasciava l’auto
      7) non aveva verosimilmente visto l’abilissimo assassino che aveva sparato a Leonardi un attimo prima
      8) l’assassino ha sparato tre colpi in successione mirando all’area cardiaca da tergo
      9) i primi due colpi distano circa 0,5 cm
      10) l’impatto dei primi due colpi e il trauma spostano Zizzi sulla sua sinistra (perché verosimilmente poggiava sul piede destro ed era in movimento), cominciando a cadere
      11) il terzo colpo lo coglie quindi sulla destra e più in alto degli altri
      Spero di essere stato esauriente altrimenti torni alla carica. Grazie, davvero.

      • Tonino T ha detto:

        Grazie, sì molto esauriente, cmq il mio autoconvincemento perdura finchè non capisco chi effetivamente è quello che è nella foto in auto stdaiato senza velo che per me assomiglia a Zizzi.
        Per il minuto 4:04 mi riferivo al polso di Leonardi

        • piero laporta ha detto:

          Gli autoconvincimenti servono a poco.
          I BR sostengono d’aver ucciso i cinque agenti di scorta con loro peculiari risorse. Non è vero. I BR hanno tutt’al più ucciso Giulio Rivera, l’agente della Polizia di Stato, autista dell’Alfetta. I BR hanno quasi certamente ucciso Raffaele Iervolino, agente della Polizia di Stato, uscito dall’Alfetta indenne dopo le approssimative raffiche dei medesimi BR.
          I rimanenti tre agenti, il maresciallo dei Carabinieri paracadutisti Oreste Leonardi, l’Appuntato dei Carabinieri Domenico Ricci (autista di Aldo Moro) e l’appuntato della Polizia di Stato Francesco Rizzi sono stati uccisi da personaggi di altissima preparazione tecnica, in grado di sparare con professionale precisione.

          • Tonino T ha detto:

            Grazie.
            Per “chi ha ucciso” si intende chi ha sparato l’ultimo colpo,, o chiunque abbia sparato prima durante o dopo sulla persona, oppure solo colui che ha sparato il colpo che ha provocato la morte?

            Credo anche io che non siano stati solo loro soprattutto negli eventualii colpi finali o colpi di “grazia”.o di esecuzione.

            Credo che l’uscita di Iozzino corrisponda all’evento dell’inceppamento delle armi e sia da collocarsi a prima dell’arrivo della moto simile honda e a quella simile garelli o pirelli (non so il modello) che si vede nelle foto sul marciapiede sinistro sempre anche nella stessa foto dove si vede la moglie dell’Onorevole. .

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Sorge spontanea conseguente domanda… e che ci faceva in via Fani scorta gran completo on. Moro… in assenza di on. Moro?…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

    • Tonino T ha detto:

      Potrebbe esserci queste ipotesi:
      O trasportavano qualcuno appena arrestato per resistenza e aggressione o semplicemente per accertamenti, oppure stavano bonificando su segnalazione, oppure furono chiamati per un soccorso tempestivo in zona assenza di altre auto disponibili.

      • piero laporta ha detto:

        Grazie, ma ipotesi e congetture non servono. Conosciute le procedure la verità è a portata di mano.

    • Remigio ha detto:

      Sembra che sia stato Socci a parlare per primo di quello che il dottor Cionci ha definito il codice Ratzinger.
      Leggere le pagine del suddetto libro a partire da pag.131.
      A pagina 133 troviamo la seguente frase :
      …da una parte c’imbattiamo in qualcosa di indicibile, per proteggere il quale Benedetto XVI dà risposte poco comprensibili, astruse o ironiche, dall’altra lo stesso papa emerito lascia sempre piccoli segnali che – per chi vuol intendere – fanno intuire qualcosa della verità.

    • piero laporta ha detto:

      la risposta deve essere coerente (e lo sarà) coi protocolli di sicurezza delle scorte. Niente congetture, per favore. Grazie.

  • Tonino T ha detto:

    Io credo che l’Onorevole fosse seduto centralmente sul sedile posteriore, ma che possa essersi spostato anche in quello destro o sinistro per parlare al finestrino con qualcuno, ma che sia sceso dalla portiera destra, con le sue gambe e la sua valigetta, ma non in via Fani.

    Io penso che sia corretta la versione che Zizzi fosse negli ultimi momenti sul sedile anteriore sinistro.

    Io penso che al momento del primo colpo e della prima sequenza, non ci fosse ancora l’auto degli agenti nelle estreme vicinanze dell’auto dell’onorevole.

    Io credo che alla partenza della Giardinetta, vi fosse una sola persona e alla guida in retromarcia, più una distratta in ritardo che cercò di salire all’ultimo momento sull’insistenza di una donna che segnalasse che stavano già arrivando e che fossero in anticipo rispetto all’orario che si attendevano e li sollecitava a muoversi perchè in un certo senso presi alla sprovvista e spiazzati.

    Io penso che la maggior parte dei bossoli spostati fossero quelli del lato destro o posteriore all’ultima auto in coda, lanciati sotto la mini e l’altra auto o raccolti e nascosti nel riverso dei pantaloni e nascosti nei vasi o altrove.

    Io credo che l’elicottero, sia la pista giusta, ma non credo che fosse stato caricato per salvarlo da qualcuno, ma la domanda in questo caso sarebbe: l’utilizzo dell’elicottero sarebbe da considerarsi facente parte del piano premeditato oppure come un’alternativa utilizzata dalle necessità del momento?

    • piero laporta ha detto:

      La ringrazio.
      Zizzi era seduto avanti a destra, non era alla guida, dove invece c’era l’agente Rivera, inchiodato dalle raffiche sul sedile di guida, dove infine lo hanno trovato.
      Aldo Moro sedeva a sinistra, dietro l’autista, su questo non c’è alcuna discordanza.
      Le rimanenti congetture troveranno risposta.

      • Tonino T ha detto:

        Penso che siano state tutte cancellate sulla scena, ma provo lo stesso a chiedere, sono state riscontrate impronte nellla maniglia della portiera posteriore destra dell’auto dell’onorevole?

        Se è salito a sinistra allora se vi sono impronte di Lonardi a dx significa che aveva già aperto la portiera per far scendere il presidente a destra a prima destinazione raggiunta e quindi Moro non era la.
        Nel finto rapimento scende dalla portiera a sinistra.

      • Tonino T ha detto:

        Penso che siano state tutte cancellate sulla scena, ma provo lo stesso a chiedere, sono state riscontrate impronte nellla maniglia della portiera posteriore destra dell’auto dell’onorevole? Se è salito a sinistra allora se vi sono impronte di Leonardi a dx significa che aveva già aperto la portiera per far scendere il presidente a destra a prima destinazione raggiunta e quindi Moro non era là. Nel finto rapimento scende dalla portiera a sinistra.

        • piero laporta ha detto:

          Quelle impronte potrebbero essere state lasciate chissà quando.
          Ne avrebbero dovute cercare altre e altrove.
          Qualcuno dovrà risponderne.