Benedetta De Vito, L’Immacolata, Maria Bambina e un Viaggio nella Valle Santa.

10 Maggio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di SC, nelle intenzioni questo racconto di BDV avrebbe dovuto apparire in occasione della Festa della Mamma, ma per ragioni che non vi sto a dire (anche perché credo sarebbero di poco interesse) non ce l’ho fatta a pubblicarlo. Ma non ha perso nulla della sua poesia, anche se con due giorni di ritardo…buona lettura.

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Tornando da un battesimo spoletino e poi dal Santuario di Santa Rita, molti e molti anni orsono, mi ritrovai sola, con mio figlio bambino addormentato sul sedile dietro, nell’abbraccio verde della valle Santa. C’erano colline smeraldine che si inchinavano di fronte a me che guidavo e che, salutandomi in lontananza, si coloravano di viola e poi di cenere, via, via, a perdita d’occhio, rincorrendosi come onde di mare. C’era un bel cielo turchino lavato dagli angeli, c’erano i filari d’ulivi a far da collane ai prati e fioriti erano i ciliegi, nella neve delle loro gemme piumose. Lo splendore dell’insieme tanto caldo e seducente mi pizzicò il cuore e, qualche tempo dopo, con tutta la famiglia, eccoci nel bel paesino di Monte Santa Maria (un’ora da Roma, verso l’Abbazia di Farfa) a vedere una certa casolina attorcigliata fino a grattar le nuvole sulla piazzetta d’acciottolato e sanpietrini. Come andarono le cose lo lascio nella nebbia, ma quel che vidi all’ingresso del paese e che ancora adesso mi sorride quando vi torno, è piacere per tutti e lo racconto perché proprio da qui, comincerà il nostro piccolo viaggio sabino e poi romano per trovar la bella tra le belle, la tutta bella: Maria. Ma scendiamo d’un rigo per riprendere respiro.

Dovete sapere che il borgo di Monte Santa Maria è percorso a mano diritta e a mano manca da due viuzze che sono, a modo loro minore, i due corsi del paese. Tra l’uno e l’altro, proprio al centro delle due lunghezze splende la piccola chiesa (ora restaurata) di Santa Maria Assunta, che purtroppo trovo sempre chiusa e salutata, così mi pare, soltanto da molti gatti che ora abitano le strade. Dalla parte destra, a pochi passi, dall’entrata del paese che guarda su un parcheggio, c’è un’edicola che innamora: incastonata tra le pietre, incorniciata di rose e fiori, illuminata da lumini, c’è una stupenda statuina della Madonna in forma di delicata Immacolata concezione. Essa, dunque, in candide vesti e manto azzurro, ai piedi tanti cherubini e una falce di luna, porta i capelli lunghi e sciolti sul dorso e le mani incrociate sul petto. Vista dal davanti come è, si scorge un morbido ricciolo di capigliatura all’altezza delle gambe immaginate tra i panni. Anche se è la Madonna Assunta che si celebra nella Chiesa, c’è Maria concepita e nata senza peccato originale, innocente, vergine, in paradiso in terra, regina tutt’intorno, nella semplicità del focolare.

E infatti, passeggiando tra le erbe e gli alberi dei dintorni, al suono degli uccellini festanti, mentre, sul fondo della valle, scorre il fiume Farfa cantato da Ovidio, la Sabina si mostra in tutta la sua tenera bellezza, l’incanto amato dagli antichi Romani che, con tutta probabilità proprio da qui venivano, e che certamente qui si costruivano ville rurali per ritrovare nell’ “otium” l’armonia divina del cosmo, il sale di Numa e gli “antiqui mores”. Noi pure, qui, lo ritroviamo sotto il manto di Maria che, e me ne sono accorta proprio questo giovedì, qui in paese si trova, in forma di giovinetta o madre, ad ogni angolo  e sorride, bella, nei crocicchi e sui cancelli delle ville e qui e lì in giro per il paese. Io, di Madonnine, ne ho contate almeno sette, vagabondando per viuzze e contrade in un pomeriggio nuvoloso di solitudine e gioia, accompagnata soltanto dal mio rosario sgranato in silenziosa preghiera. E dove trovavo Maria, un po’ come faccio a Roma (dove le edicole dedicate alla nostra mamma in cielo, dette “le Madonnelle” son numerose) chinavo il capo in segno di devozione e amore. A Roma, così pare, le Madonnelle sono più di 500. E solo nel Rione Monti, dove abito io, ce ne sono cinque, di cui la più bella, per me, è in Via Sant’Agata dei Goti, 5, in forma di Madonna della pietà con gli occhi al cielo. Una scritta invita alla devozione, la stessa mia, naturale: “Fermati, o passeggero, e il capo inchina alla Madre di Dio, in ciel Regina”. Il Pater Luis nostro, dal Venezuela, l’ha ricevuta in foto (da me) e si è inchinato e io con lui.

Ma rare, così mi sembra (e ditemi voi casomai…), sono le Madonnine ritratte come Immacolata concezione. Delle Madonnelle romane, per esempio, nessuna (per quanto ne so) è raffigurata alla maniera dell’Immacolata come l’abbiamo descritta prima.  Io, nelle mie tante passeggiate romane, ne ho trovata una, solitaria, in una Chiesa custodita all’interno del Convento (ora casa per ferie) delle Maestre Pie Filippini, vicino a Piazza Venezia. Avevo picchiato all’uscio dell’Istituto perché lì, avevo appreso, studiò e pregò la beata Anna Maria Taigi, che è tra le mie sorelle. Nel confermarmelo, la Superiora mi aveva accompagnato nella bella chiesa loro e lì, nel matroneo, ecco sorridere una bella Maria in forma di Immacolata concezione.

L’immagine di Maria Immacolata è stretta stretta all’antica devozione a me molto cara di Maria Bambina. Sì, Maria Bambina che ho incontrato, a naso in su, la prima volta che sono entrata nella parrocchia (nuova) mia (di sposa) della Madonna dei Monti. C’era lei, piccola piccolina, in vestina azzurra e rosa, con i capelli legati a crocchia sulla nuca e inginocchiata e pia. Io, quando vado a messa lì (ma ora che la Chiesa è, secondo me, lasciata al vuoto, ci vado poco o nulla), non riesco a toglier gli occhi da lei, così bellina, umile, gentile eppure già tutta pura e santa! Ma bella, no che dico, stupenda, mi è apparsa la bimba Maria in una  mattina di luce, in cui, a mani in tasca, ossia per caso, sono entrata nella stupenda chiesa di Santa Maria in Campitelli. Un quadro tra tutti mi colpì, lo ricordo bene, ed era di Luca Giordano, napoletano, barocco, uno dei tanti che doveva far splendere la Roma della Controriforma per tappar il muso ai protestanti tedeschi. Si intitolava “La vocazione della Vergine”. Maria bambina, in braccio a sua madre, era lì e la tela densa di figure, popolata da angeli e persone. Dio, il nostro amato Padreterno in persona, invia il dardo dello Spirito Santo che è al suo inizio in guisa di Croce. Su di lei, piccina, la santissima Trinità. Lei, dolce, remissiva, bimba innocente, già pronta all’eccomi. A Venezia, nella Chiesa di Santa Maria della Salute, sempre Luca Giordano  la ritrae, come nell’affresco della Madonna dei Monti, durante la sua presentazione al tempio. I capelli sono boccoli biondi, il manto azzurro, un’aureola le cinge il capo e su, nel cielo d’oro, un angelo illumina la scena mentre altri sono testimoni, lassù, della scena, quaggiù. E qui vi lascio in segno della Croce, pronti ad adorare la divina infanzia della nostra Divina Madre nel giorno delle mamme.

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2 commenti

  • Tonino T. ha detto:

    Ho una statuetta simile ma da ristrutturare che ha un pò di anni ed era di mia nonna, ma sotto ci sono 3 angeli, non 4. il velo azzurro non blu, la posizione delle mani quasi identica.

  • Mimma ha detto:

    Evviva Maria è Chi la creò!
    Grazie e buona giornata!