Un Prete in Cammino per Diritti e Libertà. Oggi da Canosa a Minervino Murge

27 Marzo 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, continua il pellegrinaggio di don Emanuele Personeni da Bergamo a Roma, toccando tutta l’Italia, in difesa di diritti e libertà negate da un governo di malfattori, contro la Costituzione, che nessuno si perita di difendere, tantomeno il cosiddetto garante #camminaeascolta. E per far giungere al pontefice regnante una lettera firmata da molte persone a cui viene proibito di lavorare e avere una vita sociale. Ecco il programma di oggi.

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TAPPA di DOMENICA 27 Marzo 2022 da CANOSA a MINERVINO MURGE

circa km 16 a piedi

Partenza ore 9

CANOSA (BT) -Parrocchia di Gesù Giuseppe e Maria

MINERVINO MURGE (BT) -Parrocchia Maria Santissima Incoronata

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VANGELO DI DOMENICA 27 MARZO

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Commento

Il figlio minore ha le idee chiare, vuole la sua parte di eredità. La vuole subito. La richiesta é a dir poco sconcertante. Il padre non é alla fine dei suoi giorni. Chiedere ora l’eredità é un pò come dirgli che può anche morire. Avidità, crudeltà, opportunismo; difficile descrivere con una parola. Sorprende un pò l’atteggiamento del padre che divide le sostanze tra i due figli senza sindacare. Non sorprende affatto invece che il figlio sperperi la ricchezza vivendo da dissoluto. Cosa vuoi aspettarti da uno che per i soldi ha voltato le spalle al padre? Immaginare una persona peggiore non é facile. C’è però una ragione per la quale Gesù descrive il figlio con toni così deprecabili. Il profilo umano di questo figlio dev’essere il più detestabile possibile perché la parabola possa funzionare. Gesù la congegna in modo che nessuno degli ascoltatori possa intravvedere anche solo lontanamente una qualche attenuante in un comportamento del genere. Il figlio é inescusabile. Perfino il ripensamento intrapreso dopo essersi trovato sul lastrico ha poco a che vedere con un vero pentimento. Il figlio si rende conto di essere stato uno sciocco, perfino i servi di suo padre stan meglio di lui. Perciò, pur di avere nuovamente pane, é disposto a riconoscere la propria sciocchezza e prepara il discorso da fare.

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