Un Prete in Cammino per Diritti e Libertà. Oggi da Terni a Rieti.

16 Marzo 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, continua il pellegrinaggio di don Emanuele Personeni da Bergamo a Roma, toccando tutta l’Italia, in difesa di diritti e libertà negate da un governo di malfattori, contro la Costituzione, che nessuno si perita di difendere, tantomeno il cosiddetto garante #camminaeascolta. E per far giungere al pontefice regnante una lettera firmata da molte persone a cui viene proibito di lavorare e avere una vita sociale. Ecco il programma di oggi.

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TAPPA DI MERCOLEDÍ 16 MARZO da TERNI a RIETI

circa km 35 in bicicletta

PARTENZA ORE 9

TERNI -Parrocchia di San Giuseppe Lavoratore

PAPIGNO (TR) -Parrocchia di Santa Maria Annunziata e San Brizio

MARMORE (TR) -Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo

RIETI -Parrocchia di San Giovanni Battista

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VANGELO DI MERCOLEDÍ 16 MARZO

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Commento

Nulla di strano che una madre desideri il meglio per i propri figli. Il fatto é che la madre di Giacomo e Giovanni ha chiesto a Gesù di mettere i due figliuoli a destra e sinistra del trono di Gesù davanti agli altri discepoli. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se le madri di costoro avessero assistito alla scena. Non voglio neppure soffermarmi sul legame tra il desiderio che i propri figli primeggino e l’intima soddisfazione di esserne la madre (o il padre). É invece un’altra la cosa che il vangelo mette in luce: la richiesta di mettere accanto al trono i propri figli viene fatta dopo che il re in persona ha appena finito di dire che dal trono dovrà scendere per essere umiliato e ucciso. Definire inopportuni il momento e il contenuto della domanda é il minimo. L’esperienza insegna tuttavia che l’ambizione insoddisfatta dei genitori può trasformarsi, se non sorvegliata, nel bisogno ossessivo che i figli abbiano comunque successo. Per cui, se una raccomandazione può servire, perché no? La condizione imbarazzante dei discepoli appare nello sdegno tardivo dei dieci contro gli altri due dopo che Gesù ha ricordato che non spetta a lui decidere una cosa del genere. E la ragione si capisce: se Gesù avesse acconsentito, i dodici avrebbero fatto a gara a fare richieste di natura simile. Dal primo all’ultimo infatti sognavano di entrare da privilegiati nel regno di Dio che (secondo loro) doveva per forza avere che fare col potere. Ciascuno dei dodici non vedeva l’ora di addentarne un pò. Come dicevamo, essere contenti perché i figli riescano nella vita é naturale. Meno naturale é che ci riescano a scapito di altri in una gara senza esclusione di colpi. Ma del resto é questa la logica del potere. Per ogni persona che scatta in avanti ce n’é una che deve slittare indietro. Li vedo come fosse ora certi genitori a litigare con l’allenatore perché ha messo in campo una schiappa invece che il proprio figlio più capace e meritevole. La logica della competizione affonda le sue radici nel regno animale: o si mangia o si é mangiati. Il più forte mangia il più debole. O si fa la prima mossa o si é destinati a fare sempre anticamera. I discepoli vorrebbero applicare questa logica al regno di Dio. Gesù semplicemente la rovescia. Nel regno di Dio l’ambizione esiste, ma non ha come oggetto di desiderio il potere bensì la possibilità di servire. Essa trova la propria intima gioia nel rialzarli gli altri non nel camminargli sopra. L’ambizione al potere coltivata da governanti e capi delle nazioni é contagiosa. Ma non é una malattia della politica bensì di chi la fa.

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Chi volesse offrire ospitalità può scrivere a: camminaeascolta@gmail.com

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