Islanda: Contagio al posto del Siero. Che, Evidentemente, Non Funziona.

14 Marzo 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un post lampo per rilanciare un articolo apparso sul sito dell’avv. Renate Holzeisen, relativo a Covid, Vaccini e Islanda. A questo vorrei aggiungere un’esperienza personale fresca di giornata. Una giovane amica – sulla quarantina – è giunta domenica dall’Asia, con le sue brave tre dosi sotto la pelle. Trentanove di febbre, Pronto Soccorso, diagnosi Covid e polmonite. Analisi del suo medico (trivccinato anche lui…): stato di estrema fragilità, immunità naturale bassissima, la colpa è di quei v…di m…che massacrano le difese naturali. Ora, mi chiedo come si possano ancora sentire uomini politici, anche di destra – mi viene in mente un certo on. Lollobrigida, di Fratelli d’Italia – che spingono per la vaccinazione obbligatoria sopra i 50 anni. È vero che provenendo da un partito in cui i debiti culturali appaiono forti non c’è da stupirsi; ma a parte l’incapacità di avere una visione critica sulla narrazione ufficiale (che forse ci dovrebbe essere, in un partito di opposizione…) c’è da chiedersi: quali forze esercitano un’influenza su questi politici?

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Islanda: Contagio al posto della vaccinazione

I “vaccini” non funzionano, bisogna infettare il maggior numero di persone possibile. Questo è quanto annunciato dal Ministero della Salute islandese. Da fine febbraio l’Islanda ha revocato tutte le restrizioni. È anche il primo paese a riconoscere il fallimento della campagna „vaccinale“.

Nonostante un’incidenza di oltre 7.000 per 100.000 abitanti, l’Islanda ha abbandonato il 25 febbraio ogni restrizione relativa al COVID.

“La resistenza collettiva al COVID-19 è il modo più efficace per uscire dall’epidemia”, ha dichiarato il ministero in un comunicato, citando l’autorità sanitaria nazionale.

Secondo il Ministero della Salute islandese, “Per raggiungere questo obiettivo, il maggior numero possibile di persone deve essere infettato dal virus, poiché i vaccini sono insufficienti”.

Aggiungendo un obbligatorio “anche se forniscono una buona protezione contro le malattie gravi”, il ministero ha effettivamente dichiarato il fallimento della campagna “vaccinale”.

I documenti dell’autorità sanitaria islandese mostrano che una onesta e trasparente raccolta e valutazione dei dati è stata effettuata fin dall’ inizio. Non è quindi sorprendente che l’Islanda sia in cima alla lista per le morti segnalate in seguito al vaccino. Clicca qui per leggere l’articolo sulle morti da “vaccino”-Covid-19.

Morti da „vaccino“-Covid-19: evidente mancanza di una farmacovigilanza in Italia

Il database dell’EMA, noto come EudraVigilance, contiene non solo gli eventi avversi ma anche i decessi segnalati in seguito alla vaccinazione. Il numero di casi non denunciati è considerevole. Il grado di affidabilità delle segnalazioni varia da paese a paese.

Il grafico mostra i decessi segnalati per milione di dosi di vaccino. Non sorprende che l’Islanda sia in cima alla classifica. Dai documenti dell’autorità sanitaria islandese si evince è stata effettuata e pubblicata che fin dall’inizio una raccolta e valutazione dei dati onesta e trasparente. Ecco perché l’Islanda ha completamente eliminato tutte le misure di risposta alla pandemia dopo che i dati hanno confutato l’efficacia degli interventi pandemici.

Stessa valutazione per milioni di abitanti per paese. Il risultato rimane sostanzialmente invariato.

Emerge in modo chiaro che la farmacovigilanza per le iniezioni sperimentali è particolarmente scarsa in Italia.

Qui sotto trovate l’elenco dei decessi segnalati a causa del vaccino con la ripartizione per Stato: EMA_29-01-2022_Death_BP_MD_AZ_JS

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8 commenti

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Un sano assennato ritorno ad evoluzione naturale di epidemie naturali… lontano da psicopatici deliri scientistici onnipotenti…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Mac ha detto:

    Come era evidente a quelli attenti e disinteressati è stata una assoluta sperimentazione:

    Conferma più esplicita è difficile da trovare:

    https://www.youtube.com/watch?v=t9_YRw7jBF4

    Speriamo che qualche giudice si svegli e tanti politici e prelati si vergognino.

    Saluti.

  • GINO ha detto:

    Rispetto al 2020 al 2021 in Italia mancano 250 mila residenti,
    la discussione è chiusa, Speranza è colpevole.

  • cattolico ha detto:

    chi influenza i politici? semplice, soldi e ricatti, dr.tosatti!

  • massimo trevia ha detto:

    se per caso leggesse, mando di cuore un saluto all’avvocato Holzheisen,che alla TV ha dato prova di essere una persona che il mondo non merita e se fosse del tirolo non la merita l’Italia!

  • arrendersi all'evidenza ha detto:

    Molto interessante.
    Solo un aiutino per i meno esperti.

    Per farmacovigilanza intendiamo tutte le attività finalizzate all’identificazione, valutazione, comprensione e prevenzione degli effetti avversi o di qualsiasi altro problema legato all’uso dei medicinali.

    La raccolta e la valutazione degli effetti avversi contribuisce ad assicurare un rapporto beneficio/rischio favorevole ai pazienti che assumono il preparato.

    Per PASSIVA si intende la farmacovigilanza in cui è il cittadino (chi accusa il disturbo o un suo congiunto) a segnalarlo ad AIFA da sé o tramite il medico curante.

    Sarà poi compito del ricevente fare le dovute verifiche.

    Nella farmacovigilanza passiva non si cerca la reazione avversa, ma ci si limita a registrarla dopo segnalazione, potendola favorire o sconsigliare.

    Si stima che nel mondo le segnalazioni riguardanti gli eventi avversi da farmaci siano circa 5/100 di quelle da farsi.
    Con i vaccini anche meno di 1/100. In Italia, dato il clima ideologico che respiriamo, la ritrosia dei medici alla segnalazione ha ulteriormente abbassato questo numero.

    Se infatti, oltre ad essere PASSIVA, la segnalazione trova anche ostacoli, disincentivo e altri impedimenti, è facile capire che ne risulterà un underreporting, cioè una plateale sottostima dei casi realmente verificatisi.

    La farmacovigilanza ATTIVA può essere promossa da AIFA in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, come attività di studio e di ricerca.

    In questo caso chi assume un determinato farmaco viene seguito per un certo periodo di tempo e monitorato attentamente.

    Un esperimento in Puglia (che nel quadriennio 2013-2017 ha attuato un programma di sorveglianza ATTIVA sul vaccino contro morbillo, parotite, rosolia e varicella, seguendo per un anno 1672 bambini vaccinati), ha visto che le segnalazioni degli eventi avversi GRAVI correlati alla vaccinazione è stata del 4%. Il dato ottenuto è stato paragonato all’incidenza osservata con farmacovigilanza PASSIVA (stesso vaccino e stesso periodo di tempo) pari allo 0,12 su mille (un caso ogni 12.000).

    Come è evidente, la differenza è enorme: i casi GRAVI raccolti da farmacovigilanza ATTIVA superano di 339 volte le segnalazioni ricevute spontaneamente (farmacovigilanza PASSIVA).

    Una farmacovigilanza ATTIVA sarebbe stato il minimo da farsi in caso di un preparato sperimentale, somministrato a ogni categoria di popolazione, ignorando quasi ogni motivazione che richiedesse l’esenzione).

    Ma in Italia ci vantiamo di essere stati un modello.

    • Luciano Motz ha detto:

      L’Italia si vanta d’essere modello in tante cose, ma di sicuro è un modello negativo.

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