Viganò, Meditazione Quaresimale: Chiediamo Perdono a Dio, finché Siamo in Tempo.

1 Marzo 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e ben volentieri pubblichiamo questa meditazione quaresimale dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Buona lettura.

§§§

Descrizione: stemma-viganò.jpg

Venite, convertimini ad me, dicit Dominus.

Venite flentes, fundamus lacrymas ad Deum:

quia nos negleximus, et propter nos terra patitur:

nos iniquitatem fecimus,

et propter nos fundamenta commota sunt.

Festinemus anteire ante iram Dei,

flentes et dicentes:

Qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

Transitorium ambrosianum

in Dominica Quinquagesimæ

 

Venite e convertitevi a me, dice il Signore. Venite piangenti, versiamo le lacrime a Dio: poiché abbiamo trasgredito e a causa nostra la terra soffre: abbiamo commesso iniquità e a causa nostra le sue fondamenta sono state scosse. Affrettiamoci a prevenire l’ira di Dio, piangendo e dicendo: Tu che prendi su di Te i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

È difficile, per un uomo di oggi, comprendere queste parole del Messale ambrosiano. Eppure esse sono semplici nella loro severa chiarezza, poiché ci mostrano che la collera di Dio a causa dei nostri peccati e dei nostri tradimenti può essere placata solo con la contrizione e la penitenza. Nel rito romano questo concetto è reso ancor più chiaramente nell’orazione delle Litanie dei Santi: Deus, qui culpa offenderis, pænitentia placaris: preces populi tui supplicantis propitius respice; et flagella tuæ iracundiæ, quæ pro peccatis nostris meremur, averte. O Dio, che sei offeso dalla colpa e placato dalla penitenza: guarda propizio alle preghiere del tuo popolo che Ti implora; e allontana da noi i flagelli della tua ira, che meritiamo a causa dei nostri peccati.

La civiltà cristiana seppe far tesoro di questa nozione salutare, che ci tiene lontano dal peccato non solo per timore del giusto castigo che esso comporta, ma anche per l’offesa arrecata alla Maestà di Dio, «infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa», come ci insegna l’Atto di Dolore. Nel corso dei secoli l’umanità convertita a Cristo seppe riconoscere negli eventi luttuosi della storia, nei terremoti, nelle carestie, nelle pestilenze e nelle guerre la punizione di Dio; e sempre il popolo colpito dai flagelli seppe far penitenza e implorare la Misericordia divina. E quando il Signore, la Vergine Santissima o i Santi intervennero nelle vicende umane con apparizioni e rivelazioni, assieme al richiamo all’osservanza della Legge di Dio essi minacciarono grandi tribolazioni se gli uomini non si fossero convertiti. Anche a Fatima Nostra Signora chiese la Consacrazione della Russia al Suo Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice dei Primi Sabati come strumento per placare la collera di Dio e poter godere di un periodo di pace. In caso contrario, la Russia «spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte». Cosa dobbiamo attenderci dall’aver disatteso le richieste della Madonna e dall’aver continuato a offendere il Signore con sempre più orribili peccati? «Non hanno voluto soddisfare la Mia richiesta! Come il re di Francia, si pentiranno e la faranno, ma sarà tardi. La Russia avrà già sparso i suoi errori per il mondo, provocando guerre e persecuzioni alla Chiesa». Queste guerre, che oggi affliggono l’umanità per schiavizzarla e sottometterla al piano infernale del Great Reset ispirato al Comunismo cinese, sono ancora una volta l’esito della nostra indocilità, della nostra ostinazione a credere che si possa calpestare la Legge del Signore e bestemmiare il Suo Santo Nome senza conseguenze. Quanta sciagurata presunzione! Quanto orgoglio luciferino!

Il mondo scristianizzato e la mentalità secolarizzata che ha contagiato anche i Cattolici non accettano l’idea di un Dio offeso dai peccati degli uomini, e che li punisce con flagelli perché si pentano e chiedano perdono. Eppure questo concetto è tra quelli che la mano creatrice di Dio ha impresso nell’anima di ogni uomo, ispirandole quel senso di giustizia che hanno anche i pagani. Ma proprio perché presente in tutti gli uomini di tutti i tempi, i contemporanei inorridiscono all’idea di un Dio che premia i buoni e punisce i cattivi, un Dio che si mostra nella Sua collera, che chiede lacrime e sacrifici a chi Lo offende.

Dietro questa avversione per l’ira del Signore offeso dalle colpe dell’umanità – ed ancor più da quelle di coloro che Egli ha reso Suoi figli nel Battesimo – vi è l’odio implacabile del nemico del genere umano per il Sacrificio redentore di Nostro Signore Gesù Cristo, per la Passione del Figlio di Dio, per il riscatto che il Suo Sangue ha meritato a ciascuno di noi, dopo la caduta di Adamo e le nostre colpe personali. Un odio che si consuma sin dalla creazione dell’uomo, nel folle tentativo di vanificare l’opera di Dio, di sfigurare la creatura fatta a Sua immagine e somiglianza, ed ancor più di impedire la riparazione divina di Cristo, nuovo Adamo, e di Maria, nuova Eva. Sulla Croce, il nuovo Adamo ripristina l’ordine infranto dal peccato come Redentore; ai piedi della Croce, la nuova Eva partecipa a questa restaurazione come Corredentrice. Il fallimento dell’azione di Satana si compie nell’obbedienza della Seconda Persona della Santissima Trinità al Padre, nell’umiliazione del Figlio di Dio, così come la tentazione di Adamo si era consumata nella disobbedienza alla volontà del Signore e nell’orgogliosa presunzione di poter infrangere i Suoi ordini senza conseguenze.

Il mondo non accetta il dolore e la morte né come giusta punizione per il peccato originale e i peccati attuali, né come strumento di riscatto e di redenzione in Cristo. Ed è quasi un paradosso: proprio colui che con la tentazione dei nostri Progenitori ha introdotto nel mondo la morte, la malattia e il dolore, non tollera che questi possano essere anche strumento di espiazioni, accettati con umiltà per riparare alla Giustizia infranta. Non tollera che le armi di distruzione e di morte possano essergli strappate per diventare strumenti di ricostruzione e di vita.

L’uomo contemporaneo è nuovamente ingannato da Satana, come lo fu nel giardino dell’Eden. Allora il Serpente gli fece credere che l’ordine di Dio di non cogliere il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non avrebbe avuto conseguenze, anzi che da quella disobbedienza Adamo sarebbe diventato simile a Dio; oggi lo illude che quelle conseguenze siano ineluttabili, e che egli non possa accettare la morte, la malattia, il dolore come giusta punizione, ribaltandole a proprio vantaggio con l’unirle alla Passione e Morte di Gesù Cristo. Perché nell’accettazione della pena il reo accetta l’autorità del Giudice, riconosce l’infinita gravità della colpa, ripara al crimine commesso ed espia la sanzione meritata. Così facendo, egli torna nella Grazia di Dio, vanificando l’opera di Satana.

Per questo, quanto più si avvicina la fine dei tempi, tanto più si moltiplicano i tentativi del Maligno di cancellare non solo la Verità rivelata da Cristo e predicata attraverso i secoli dalla Santa Chiesa, ma di eliminare il concetto stesso di giustizia che sta alla base della Redenzione, l’idea della necessità della punizione per la violazione, della riparazione della colpa, della gravità della disobbedienza della creatura verso il Creatore. È evidente che quanto più gli uomini sono indotti a credere di non aver commesso alcun peccato, tanto più essi penseranno di non doversi pentire di nulla, di non avere nessun debito di riconoscenza verso Dio che ha tanto amato il mondo, da dare il Suo Figlio Unigenito, obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.

Se ci guardiamo intorno, vediamo come questa cancellazione della Giustizia, del senso del Bene e del Male, dell’idea che vi sia un Dio che premia i buoni e punisce i malvagi porti ad una definitiva, irreparabile e irredimibile ribellione al Signore, premessa per la dannazione eterna delle anime. Il magistrato che assolve il criminale e punisce la persona retta; il governante che promuove il peccato e il vizio e condanna o impedisce le azioni oneste e virtuose; il medico che considera la malattia come un’opportunità di lucro e la salute come una colpa; il sacerdote che tace sui Novissimi e considera “pagani” concetti come la penitenza, il sacrificio e il digiuno in espiazione dei peccati sono tutti complici, forse inconsapevoli, di questo ultimo inganno di Satana. Un inganno che da un lato nega a Dio la signoria sulle creature e il diritto di premiarle e punirle a seconda delle loro azioni; mentre dall’altro giunge a promettere beni e premi che solo Dio può concedere: «Tutto questo ti darò, se prostrato mi adorerai» (Mt 4, 9), osa dire a Cristo nel deserto, dopo averLo condotto sulla sommità del monte.

Gli eventi presenti, i crimini che quotidianamente sono commessi dall’umanità, la moltitudine di peccati che sfida la Maestà divina, le ingiustizie dei singoli e delle Nazioni, le menzogne e le frodi compiute impunemente non possono essere sconfitte con mezzi umani, nemmeno se un esercito si armasse per ripristinare la giustizia e punire i malvagi. Perché le forze umane, senza la Grazia di Dio e senza che siano vivificate da una visione soprannaturale, risultano sterili e inefficaci.

Ma vi è un modo per combattere questo inganno, nel quale l’umanità è caduta da oltre tre secoli, e cioè da quando ha avuto l’orgoglio e la presunzione di deificare l’uomo e usurpare a Gesù Cristo la Sua corona regale. E questo modo, infallibile perché divino, è il ritorno alla penitenza, al sacrificio, al digiuno. Non la vana penitenza di chi corre su un tapis roulant, né lo stolto sacrificio di chi si rende sterile per non sovrappopolare il pianeta, né il vuoto digiuno di chi si priva della carne in nome dell’ideologia green. Questi sono ancora una volta inganni diabolici, con i quali mettiamo a tacere la nostra coscienza.

La vera penitenza, che la Santa Quaresima ci deve spronare a compiere con frutto, è quella con la quale ognuno di noi offre le privazioni e le sofferenze in espiazione dei propri peccati e di quelli commessi dal prossimo, dalle Nazioni e dagli uomini di Chiesa. Il vero sacrificio è quello con cui ci uniamo con gratitudine e riconoscenza al Sacrificio di Nostro Signore, dando un senso spirituale e un fine soprannaturale al dolore che comunque meritiamo. Il vero digiuno è quello con cui ci priviamo del cibo non per dimagrire, ma per ripristinare il primato della volontà sulle passioni, dell’anima sul corpo.

Le penitenze, i sacrifici, i digiuni che compiremo in questa Santa Quaresima avranno un valore di riparazione ed espiazione che meriterà a noi, ai nostri cari, al nostro prossimo, alla Patria, alla Chiesa, al mondo intero e alle anime del Purgatorio quelle Grazie che sole possono fermare l’ira di Dio Padre, perché nel nostro unirci al Sacrificio del Suo Figlio tramuteremo in tesoro soprannaturale ciò che Satana ha causato a tutti noi, inducendoci al peccato con il disobbedire al Signore. Questo tesoro ripristinerà l’ordine infranto, restaurerà la giustizia violata, riparerà alle colpe che abbiamo commesso in Adamo e personalmente. Al chaos infernale va opposto il kosmos divino; al principe di questo mondo, il Re dei re; all’orgoglio l’umiltà, alla ribellione l’obbedienza. «A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme. […] Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti» (I Pt 2, 21-25).

Concludo questa meditazione citando l’Epistola della Messa del Mercoledì delle Ceneri: essa è tratta dal libro del Profeta Gioele e ci ricorda il ruolo di mediatori e intercessori dei sacerdoti nell’ammonire il popolo di Dio e nel chiamarlo alla conversione. Un ruolo che molti chierici hanno dimenticato, e che anzi rifiutano credendolo retaggio di una Chiesa fuori moda, che non sta al passo con i tempi, che crede ancora che il Signore debba essere “placato” con la penitenza e il digiuno.

«Suonate la tromba in Sion, proclamate un digiuno, convocate un’adunanza solenne. Tra il vestibolo e l’altare i sacerdoti, ministri del Signore, piangano, e dicano: Perdona, Signore, perdona al tuo popolo, non abbandonare la tua eredità all’obbrobrio, non la render serva delle nazioni; che non si dica fra i popoli: Dov’è il loro Dio? Il Signore ha mostrato zelo per la sua terra ed ha perdonato al suo popolo. Il Signore ha risposto e ha detto al suo popolo: Ecco che io vi manderò il frumento, il vino e l’olio, e ne avrete in abbondanza, e non vi farò più essere l’obbrobrio delle genti: dice il Signore onnipotente» (Gl 2, 15-19).

Finché abbiamo tempo, cari fratelli, chiediamo pietà a Dio, imploriamo il Suo perdono e ripariamo alle colpe commesse. Perché arriverà un giorno in cui il tempo della Misericordia sarà compiuto, ed inizierà quello della Giustizia. Dies illa, dies iræ: calamitatis et miseriæ; dies magna et amara valde. Quel giorno sarà un giorno d’ira: giorno di catastrofe e miseria; un giorno grande e veramente amaro. In quel giorno il Signore verrà a giudicare il mondo con il fuoco: judicare sæculum per ignem.

Voglia Iddio che gli ammonimenti della Madonna e dei Santi mistici ci inducano, in quest’ora di tenebre, a convertirci davvero, a riconoscere i nostri peccati, a vederli assolti nel Sacramento della Confessione, ad espiarli con digiuni e penitenze. Perché il braccio della Giustizia di Dio sia fermato dai pochi, quando dovrebbe abbattersi sui molti. E così sia.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

2 Marzo 2022

Feria IV Cinerum, in capite jejunii

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21 commenti

  • Enrico Nippo ha detto:

    ADRIANA,

    possibile che tu non abbia colto l’ironia della mia affermazione? Non credo che sulla faccia della terra esista una sola persona che possa affermare di essere esente da contraddizioni, poiché ci troveremmo di fronte al … Messia. E poi, che io sappia, la perfezione non è appannaggio dell’essere umano.

    Ma, ora che ci penso, il passo di Dostojevskj da me citato era a supporto del famoso e disatteso: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

    La qualcosa non vuol dire, a mio avviso, che l’esame di coscienza e l’individuazione dei propri peccati debba per forza essere accompagnato da “penitenza, penitenza, penitenza!”, magari da una macerazione psico-sanguinolenta e dal terrore dell’inferno spalancato sotto i piedi, e, perché no, da qualche novena col cilicio, sperando che Dio non infligga la sua “punizione” (mamma mia! mi è venuto lo sconforto solo a scriverne!).
    ,

    • Adriana 1 ha detto:

      Ahimè…fare ironia è divenuto un lusso da quando le ipotesi, considerate le più paradossali, si sono trasformate nella bieca e rugosa realtà… I così detti “Piagnoni” hanno sempre ” sollecitato” la mia diffidenza, compreso un bel numero di mistici e di santi. Però è indubbio che il Cristianesimo si innesti su un terreno cruento e che fiumi di sangue ( umano e divino ) ne attraversino il paesaggio…E’ forse un modo questo -non per rivelare-, ma per coprire il mistero del Dolore Umano, affogandolo nei gorghi di correnti purpuree? Una maniera per incentivare la rassegnazione all’Inevitabile? Per evitare le ribellioni rivoluzionarie? Un chiavistello per riuscire ad aprire, attraverso il culto e la pratica del dolore, una via superiore verso la Beatitudine Eterna? Forse, è proprio questa ultima convinzione a fondamento nella ricerca ossessiva della sofferenza ad ogni costo? Oppure il dolore è intimamente legato al piacere?
      Lo ignoro, ma se si vuole evitare il ” cruento “, si può prendere una via di pensiero e di fede diversa…stoica, epicurea, buddista…da evitare quella della triade isiaca che troppo bene conosciamo e pratichiamo anche senza saperlo…

      • Enrico Nippo ha detto:

        Non sembra che per il Cristiano il “cruento”, ossia il battesimo di sangue, sia un passaggio obbligato o inevitabile per la conquista del Regno dei cieli. Ci si può santificare senza necessariamente finire crocifissi, decapitati, fucilati e quant’altro. Voglio dire che lo spirito di sacrificio (del sacrum facere) occorre nutrirlo nel cuore in modo da essere, sì, pronti a versare il sangue, ma non è detto che ciò debba accadere.

        Per fare due soli esempi, una via verso la Beatitudine è la povertà di spirito che è efficace anche senza versare sangue; lo stesso per la persecuzione, la quale può assumere aspetti addirittura violenti ma non per questo cruenti.

        Il dolore di varie specie cui è soggetto l’uomo è un motivo universale, indipendente dalla via di pensiero e di fede che si segue. Certamente sono diverse le maniere di affrontarlo e “domarlo”, e che non vi è soltanto quella cruenta.

        Per cortesia, potresti esplicare meglio la faccenda della “triade isiaca che troppo bene conosciamo e pratichiamo anche senza saperlo”. Mi ha molto incuriosito.

        Grazie.

    • miserere mei ha detto:

      “Penitenza, penitenza, penitenza” non è il vezzo piagnone di qualcuno propenso a fustigarsi, ma parte del messaggio di Fatima.

      Se c’è chi non considera ricevibili consigli diversi dalla rivelazione biblica, problemi suoi. La Madonna “postina” è ormai un classico della banalizzazione.

      Oltre a essere una raccomandazione della Madre del Signore, oltre a essere una pratica raccomandata dai santi, la penitenza pone un problema più radicale.

      Oltre a parlarne male, chi ne parla male sa che cos’è? Non sembrerebbe. C’è di mezzo un pentirsi: ne va del sacramento del perdono. La contrizione è cosa differente dall’attrizione. E’ italiano, non cinese. Ma sono certo che chi è certo di sapere di che cosa parla, lo saprà tradurre anche in giapponese.

  • Mimma ha detto:

    Nippo,
    ha fatto bene a chiarire perché avevo equivocato.
    L’aggettivo ” nuovo” come lo usa lei è in effetti equivoco.
    Resta il fatto che proprio I vangeli parlano di punizione e di inferno.
    Resta il fatto che nonostante oggi nessuno ne parli più, le chiese sono vuote.
    In quanto a Rigoletto, non a caso ho specificato ” secondo natura.”.
    Speravo che lei cogliesse che intendevo chiarire in che cosa consista la Grande Novità del Cristianesimo: proprio nel correggere la nostra natura bacata ed elevarla con un comandamento nuovo, quello dell’amore oblativo e che si estende anche al nemico.
    Dio , se il malfattore che violenta non si ravvede, lo provoca al pentimento in molti modi, facendo già così giustizia del male patito dagli altri . Se rifiuta il ravvedimento, è già staccato da Dio Amore.
    Cioè è già all’inferno.

  • SOLDATO AGLI ORDINI DI CRISTO ha detto:

    Grazie a Monsignor Viganò per la meditazione inviata di questa Quaresima 2022. È vero, l’uomo moderno ha perso il senso del peccato, peggio, se davvero pensa che esser perdonati è un diritto. Grazie per la lucida analisi del ribaltamento dei valori e lo sprone alla penitenza, sacrificio e digiuno (secondo la classica accezione, certo) necessari più che mai in questo periodo. Il tempo di Quaresima esige digiuno e penitenza per arrivare alla gioia pasquale: che Dio abbia pietà di noi e ci liberi!

  • Gianfranco ha detto:

    MEMORABILE, come sempre!

  • Mimma ha detto:

    Enrico Nippo,
    siamo nella melma fino al collo proprio perché il disco è cambiato, secondo i suoi desideri….
    Un Pensiero Nuovo???
    Io trasecolo.
    Il pensiero di Dio è sempre nuovo, perché perfetto e dunque immutabile.
    Ma mi meraviglia che lei non si trovi bene tra preti che hanno cancellato il peccato, derubricato ormai a fragilità
    ( le porcherie equiparate a cristalli di Boemia!) e omelie noiose e inutili su tenerezze amore e accoglienze.
    Mi pare inoltre che preferisca il Nuovo all’antico Testamento.
    Non ci sarebbe l’uno senza l’altro…Gesù stesso ha detto che è venuto non ad abolire, ma a perfezionare la Legge.
    E questo perfezionamento consiste nell’esempio che Egli ci ha lasciato di una vita perfetta.
    Mi scusi, Enrico. Le parlo col cuore, essendo io una semplice fedele come lei.
    Il Dio dell’antico testamento è lo stesso del nuovo: unico è il Signore Uno e Trino nel quale riponiamo tutta la nostra speranza, lento all’ira e grande nell’amore.
    Ricorda il meraviglioso passo di Isaia ?
    ” Venite, discutiamo…
    Se anche i vostri peccati fossero come lo scatlatto, diventeranno bianchi come la neve! ”
    Già.
    Ma discutere con Lui, implica che ne riconosciamo la maestà, la paternità e l’onnipotenza.
    Se ci poniamo davanti al Padreterno con alterigia e sufficienza, siamo dei Satana .Irricevibili. Per superbia infatti non accettiamo che il Signore solo sa che cosa e bene per noi , che nel la sua Volonta e la nostra pace e che disobbedire si paga..si deve pagare.
    Misericordia e Giustizia sono attributi complementari e necessari all’ essenza stessa dell’amore .
    Nel senso che non può esserci amore senza essi.
    Nippo, se uno.le violenta la figlia, lei chiede al giudice pietà per il malfattore o giustizia?
    È mosso da compassione o da una santa collera?
    Suvvia!
    Io , secondo natura, alla Rigoletto, vorrei vendetta, crudele vendetta.
    Quello stesso Dio che parla tra i fulmini e il fuoco a un popolo arretrato, paganeggiante, materialista, dopo averlo educato con millenni di osservanza a comandi severi, si fa uomo per insegnare agli uomini che osservare la Legge diventa facile se si ama.
    Viene come un bellissimo Giovane per farci vedere come si ama, fino al sacrificio totale di sé, fino a lavarci col suo Sangue e a nutrirci col suo Corpo.
    Dopo questo, che altro dovrebbe fare per scuotere l’umanità ricaduta nel paganesimo e nell’ateismo?
    Quale disco deve mettere per farci onesti?

    • Enrico Nippo ha detto:

      Mimma,

      il Suo intervento è piuttosto articolato ed il risponderLe esaustivamente comporterebbe un’impiego di parole che potrebbe sfociare nella prolissità.

      Mi limito a dire che il PENSIERO NUOVO (quello di Cristo!) dovrebbe dare adito ad un PENSIERO NUOVO (umano) che sapesse proporre più POSITIVITA’ che non il senso del peccato e di autoflagellazione che la mediazione ecclesiastica propone da secoli. Ci si dovrebbe rendere conto che parlare soprattutto di punizioni e di inferno non costituisce un messaggio allettante.

      Mi lasci poi notare come quel Suo “Io , secondo natura, alla Rigoletto, vorrei vendetta, crudele vendetta” sia un sentimento veterotestamentario nettamente in contrasto con “Amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi odia e pregate per chi vi perseguita e vi calunnia, affinché siate figli del padre vostro che sta nei cieli” precetti davvero NUOVI poiché davvero SCONVOLGENTI, i quali, tranne per i pochi che ne sono stati capaci in venti secoli, non sembra abbiano molto attecchito (e continuino a non attecchire) proprio fra i Cristiani.

      Il guardare alla Luce paradisiaca è immensamente più attraente e purificante del paventare le fiamme infernali.

      • Adriana 1 ha detto:

        Enrico,
        mi ripeto…ma: come accettare questi giudizi da uno che ha definito ” sublimi” le pagine di Dostojevskj,- di quello stesso scrittore che ha caricato l’umanità di tonnellate di sensi di colpa-??? Neanche i penitenti che seguono il Monaco Zenone nell’Armata Brancaleone ne sono altrettanto carichi…

        • Enrico Nippo ha detto:

          Anche in una schifezza di romanzo (chiunque sia l’autore) si può trovare qualche passo che attira l’attenzione.

          E poi la contraddizione!

          Che sarebbe il mondo senza la contraddizione!

          Certamente io non ne sono esente. Anzi a volte ne sento la ineluttabilità.

          Però, vorrei tanto conoscere una persona che affermasse: “Io sono coerente in tutto e per tutto H24”!
          Sarebbe per me un vero onore.

          • Adriana 1 ha detto:

            Enrico,
            perchè dunque cercare l’onore, se- in questo ragionamento da ” double mind”-, la cosa migliore ( o, almeno, equipollente) può essere ottimamente il contradditorio ” disonore”?
            ” Quando ero paggio del duca di Norfolk…l’onore? cos’è? “.

  • Milly ha detto:

    AMEN!…e grazie!

  • MARIA MICHELA PETTI ha detto:

    Mi chiedo quale rispondenza, se non fra i “discepoli” di vecchia formazione, possa trovare l’esortazione a chiedere perdono, peraltro rinnovata in vari momenti da mons. Viganò e pochi altri pastori di “vecchia scuola”.
    Non mi convince la “nuova” dottrina e non mi ritengo obbligata a rispettarla, lasciando piena libertà agli entusiastici sostenitori di abbracciare la dottrina riveduta e corretta, in base alla lettura dei segni dei tempi che se ne fa, sostenendo ancor di più un radicale rovesciamento delle norme prescritte, all’atto pratico già ampiamente rivoluzionate. È stato sancito il “diritto al perdono” che, per come mi suona, lascerebbe intendere un comportamento omissivo da parte di non meglio precisati soggetti, e senza alcun accenno all’obbligo morale del rispetto di doveri strettamente collegati ai benefici del “diritto”.
    Un coro osannante ha salutato la presentazione degli “atti di carità” (12 per la precisione) che sostituiscono per la quaresima che inizia oggi il digiuno di carne, consigliato in tempi che sembrano diventati preistoria. “Atti” introdotti, uno per uno, sempre con la parola (ad effetto) “digiuno”: per es. da: parole offensive, pessimismo, rabbia, preoccupazioni ecc…) in altri tempi definiti più modestamente “rinunce”, pur sempre valide per un qualche nobile scopo, in ogni momento della vita.
    La preghiera e il digiuno sono stati, a mia memoria, sempre praticati nel mercoledì delle ceneri. Trovo fuori luogo l’enfasi tributata per tale proposta alla Giornata odierna, fatta salva ovviamente l’intenzione per cui viene celebrata. E mi auguro che il Signore, nella Sua infinita bontà, la esaudisca per il bene innanzitutto delle vittime prime del conflitto in atto in Ucraina, e per la salvezza dell’umanità intera dalla guerra strisciante da sempre contro la sua redenzione, che è costato a Cristo il sacrificio della Croce. Chi ne conserva vivo il ricordo non può non riconoscersi debitore e peccatore nel caso rifiuti consapevolmente di adempiere i Suoi comandamenti, perciò indegno della Sua misericordia, non gratuita sic et simpliciter.

  • miserere mei ha detto:

    Dio…
    Il Creatore. Il Tutto. La Vita. L’infinito. L’Eterno.
    In Cristo si è rivelato Padre, Figlio e Spirito: Amore.
    Non è “diventato” amore: lo è sempre stato.
    Non c’è un Dio “dell’antico testamento”. C’è Dio.
    In Cristo è portato tutto a compimento. Anche la Legge.
    Dio provvede a riparare ciò che il peccato ha corrotto.
    Il peccato è ribellione a bellezza e perfezione divine.

    L’uomo.
    Una creatura “capace di Dio”, amata da Dio.
    Può partecipare al Tutto. Da solo è vanità.
    Non c’è più l’uomo creato, ma quello con il peccato.
    Per salvarlo dall’essere perduto, Dio si è fatto uomo.
    Ha patito la croce per sconfiggere la morte, l’antitesi.

    Castigo e penitenza sembrano ingiustizie?
    Si fa fallo senza punizioni e rigori?
    Le perdi tutte e non sprofondi in classifica?
    A che gioco giochiamo? A raccontarci frottole?

    Bene ha fatto Mons. Viganò a dire le cose come stanno.
    L’uomo moderno è una maschera, si traveste da “dio”.
    Non è semplice capirlo se è sempre carnevale.

  • Lucia Buttaro ha detto:

    Grazie ❤️ Mons Viganò! Lei continui pure a richiamare alla conversione e alla penitenza io continuerò a pregare per e con lei perché il Signore le conceda la Grazia di vedere la Salvezza come il buon Simeone! Mons. Viganò ho un Segreto da custodire e Lei è da sempre nel mio cuore, rimaniamo Uniti nella comunione durante la celebrazione eucaristica e vedremo trionfare il Cuore Immacolato di Maria! Buon cammino. Amen!

  • Enrico Nippo ha detto:

    ” …l’idea di un Dio offeso dai peccati degli uomini, e che li punisce con flagelli perché si pentano e chiedano perdono. … l’idea di un Dio che premia i buoni e punisce i cattivi, un Dio che si mostra nella Sua collera, che chiede lacrime e sacrifici a chi Lo offende”.

    Ecco: a parte il fatto che questo Dio incollerito e punitore sembra essere (ancora) quello del Vecchio Testamento, può darsi sia ora di cambiare disco.

    Il “se fai così o non fai così Dio ti manda all’inferno” (naturalmente sempre rivolto agli “altri”) ha fatto il suo tempo. Anzi respinge le anime. Non si può pensare che le si possa attrarre a Dio sbattendo loro in faccia, tanto per cominciare, il “peccato” e la “punizione”.

    Ci vuole un PENSIERO NUOVO, molto più equilibrato, che non proponga soprattutto lacrime e sangue ma sorrisi e vita. Già le croci della vita hanno il loro peso, perché aggiungere quello della paura del peccato e della punizione? Quale prospettiva di liberazione può suscitare un simile approccio?

    Non che la Passione debba essere messa da parte, ma è la Resurrezione quella che infine conta, e che dovrebbe essere proposta a tamburo battente per cercare di farne intravedere l’infinita ricchezza.

    Proporre meno il senso del peccato e della punizione da far pesare sul groppone e più il senso dei vantaggi del vivere una vita onesta e santa con cui nutrire il cuore.

    Poco ma sicuro che Il mercante che va in cerca della perla preziosa non ha tempo per peccare e pensare alle punizioni.

  • Pater Luis Eduardo Rodríguez Rodríguez ha detto:

    “In quel giorno il Signore verrà a giudicare il mondo con il fuoco: judicare sæculum per ignem.”
    2 marzo: 146° anniversario del Natalizio di Sant’ Eugenio Pacelli, SAN PIO XII.
    66° Dies Natalis di Eugenio Pio Zolli: ebreo convertito anche per la testimonianza del colossale Pontefice, nato romano, Eugenio, dopo Pio, come sarebbe stata questa testimonianza che incide grandemente nell’ allora Rabbino di Roma, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale…quando i Pastori erano di questa grandezza come l’ amatissimo Mgr. Carlo Maria Viganò.

    • Pater Luis Eduardo Rodríguez Rodríguez ha detto:

      Dimenticavo.
      Oggi pure l’ 83° anniversario dell’ elezione di San Eugenio Pacelli, San Pio XII, allora suo 63° Natalizio.

      SANTI PIO I, PIO V, PIO X E PIO XII, PREGATE PER NOI!

      • Pater Luis Eduardo Rodríguez Rodríguez ha detto:

        Scusate, mi mancava mio pure amato SAN PIO IX…

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Ormai l’ora è tarda, e il mio fisico ha bisogno di riposo. Ho dato però una scorsa allo scritto di Monsignor Vigano. Domani mi riprometto di chiosarlo capoverso per capoverso. Così, tanto per far sapere come lo vede un normale credente.