La messa cattolica: Passi per ripristinare la centralità di Dio. Schneider, Porfiri.

28 Febbraio 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, ci sembra interessante offrirvi questa recensione apparsa in inglese sul sito Rorate Coeli, nella traduzione di Carlo Schena, che ringraziamo di cuore. Buona lettura.

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Un nuovo libro di Mons. Athanasius Schneider sulla S. Messa: magistrale sintesi di dottrina e devozione

 

Mons Athanasius Schneider con Aurelio Porfiri, La messa cattolica: Passi per ripristinare la centralità di Dio nella liturgia, Chorabooks, 2022. Copertina flessibile € 25,99. Ebook € 9,99. Disponibile su Amazon.

Avendo avuto il privilegio di leggere il manoscritto prima della pubblicazione, ho atteso con trepidazione l’uscita di “La Messa Cattolica”, l’ultimo libro di un instancabile difensore dell’ortodossia cattolica e della Santissima Eucaristia, il vescovo Athanasius Schneider. Come spiega Mons. Schneider, quello che stiamo attraversando è un periodo di “esilio liturgico” e urgente è la necessità di “riparare” la nostra vita di culto e adorazione. Con questa nuova ed essenziale opera, il lettore potrà apprezzare il significato della Messa in un’epoca in cui la fede nella Santa Eucaristia e la pratica religiosa sono sempre più in calo.

 

Il libro nasce dalle conversazioni tra Mons. Schneider e il compositore italiano Aurelio Porfiri. Questi colloqui sono stati quindi trascritti e riveduti per la pubblicazione. Non si tratta, tuttavia, di un’intervista, ma della trattazione esaustiva di una serie di argomenti (che richiama alla mente opere di Romano Guardini come “I Santi Segni” e “Lo Spirito della Liturgia”). Vi troviamo infatti dodici capitoli, ciascuno intitolato “La Messa è…”. Così, Sua Eccellenza discute di come la Messa sia: (1) Preghiera; (2) Adorazione; (3) Rito, cioè caratterizzato dalla ritualità; (4) Sacrificio; (5) Splendore di Bellezza; (6) Azione Sacra; (7) Ringraziamento; (8) Ascolto; (9) Vita della Chiesa; (10) Fonte della Salvezza; (11) Sacro Servizio; (12) Festa Nuziale.

 

Tema fondamentale che attraversa tutto il libro è il fatto che gli uomini moderni sono caduti nell’errore dell’antropocentrismo, mettendo l’uomo al centro dell’universo, un errore che invade e infetta tutti gli ambiti della vita, ivi compresa la vita nella Chiesa e nel nostro culto a Dio. Occorre riconoscere la centralità di Dio nelle nostre menti e nei nostri cuori, e quindi intraprendere dei passi decisivi per far sì che questa verità assiomatica si rifletta nel modo in cui adoriamo, lodiamo e supplichiamo il Signore. La Santa Messa, per esempio, dovrebbe essere celebrata ad orientem, così da dirigere la nostra attenzione verso Dio: gli argomenti a favore della celebrazione ad orientem raccolti in queste pagine sarebbero in grado di sciogliere anche il cuore più indurito.

 

Come il lettore già familiare con l’opera di Mons. Schneider potrà aspettarsi, l’autore denuncia senza mezzi termini i moderni abusi liturgici per quel che sono – forme di narcisismo e vettori di errori teologici – e precisa i sacri doveri di clero e laici durante la Messa. Egli scrive: “Nella preghiera pubblica, tutto deve essere ordinato e armonioso, in modo che da esso scaturisca una bellezza oggettiva”. Come mostrano la vita di S. Padre Pio e del S. Curato d’Ars, quando la Messa è offerta devotamente i fedeli si immergono in una “profonda esperienza spirituale”. Le rubriche, d’altro canto, custodiscono l’autenticità della liturgia, affinché essa rimanga stabile e indipendente dalle bizzarrie della personalità e del temperamento. L’architettura, l’arte sacra, la musica, l’incenso, i paramenti: lo scopo di tutte queste forme linguistico-simboliche è di dirigere la nostra attenzione verso il cielo e riempire la nostra anima della consapevolezza della presenza divina.

 

Mons. Schneider ci spiega come il genuflettersi, l’inginocchiarsi e il prostrarsi siano tutti segni esterni di riverenza che dimostrano un orientamento interiore rivolto a Dio. Il nostro dovere, afferma, è quello di rendere un “perpetuo ringraziamento” al nostro Creatore e Signore. “La Messa è l’opera più grande e più importante della Chiesa”. Ciò detto, l’autore incoraggia altresì la riscoperta dell’Ufficio Divino e dell’Adorazione Eucaristica, spiegando perché queste pratiche sono oggi così necessarie.

 

Libro che già suscita dibattiti, “La messa cattolica” è destinato a diventare un vero e proprio manuale per quei fedeli che aspirano a un culto degno, e al quale hanno diritto. Esso offre un compendio di brani ispirati e di meditazioni tratte dagli scritti dei santi, partendo dai Padri della Chiesa fino ai papi e ai teologi di tutti i secoli, richiamando l’attenzione del lettore su diverse, e dimenticate, intuizioni mistiche relative ai vari aspetti della S. Messa.

 

Le parole del vescovo Schneider sono di incoraggiamento e di conforto per quanti abbracciano la S. Messa Tradizionale, che il monsignore loda e presenta come vero e proprio “gold standard”, nella Chiesa d’Occidente, per quanto riguarda il culto divino (e spende simili parole di elogio per i riti orientali). Il latino, chiarisce, è la lingua universale della Chiesa d’Occidente ed è in grado di unire, come nient’altro può fare, i fedeli di tutto il mondo in un comune sentimento e in una medesima pietà. Per i cattolici, la Messa tradizionale è un’oasi, e conserva saldamente la sacralità dei divini misteri. Essa ri-presenta in modo inequivocabile il sacrificio di Cristo sulla croce, chiamandoci a una conversione interiore. Non è un segreto che questo rito, antico e bellissimo, attragga i cattolici devoti; questo è un segno dell’azione dello Spirito Santo, e vano è lo sforzo di chi si trova a combatterla. Anzi, la Messa tradizionale ha sperimentato una crescita spettacolare e avvincente, anche tra le generazioni più giovani – e questa è, molto probabilmente, la vera ragione dell’invidia e dell’odio che verso di essa nutrono gli ambiziosi e i mondani.

 

Sebbene la parte principale del libro sia stata scritta prima del motu proprio Traditionis Custodes, essa si può facilmente leggere come se fosse una risposta anticipata a quell’atto di violenza liturgica e di violazione delle coscienze. In un’epoca di apostasia diffusa, ma segnata anche da una saltuaria riscoperta del sacro (in gran parte grazie al Summorum Pontificum), la soppressione della forma tradizionale del culto della Chiesa ha lasciato i fedeli cattolici sconcertati e indignati. Ciononostante, il vescovo Schneider sprona i cattolici a rimanere fedeli alle tradizioni della Chiesa e a non permettere a niente e a nessuno di nasconderle, calpestarle o negarne la bontà intrinseca. Gli individui al potere, dalla loro parte, non hanno nient’altro che il potere. I difensori della tradizione, come Mons. Schneider, hanno dalla loro parte la verità; e questa verità, alla fine, prevarrà.

 

Anche altri lettori si sono espressi con entusiasmo a proposito de “La messa cattolica”. Il cardinale Robert Sarah scrive: “Se riusciremo ad assorbire anche un po’ della fede e dell’amore da cui è emerso questo libro, non solo capiremo perché è essenziale restituire la centralità di Dio alla liturgia, ma ci occuperemo noi stessi di questo necessario lavoro senza ulteriori indugi”.

 

Il cardinale Joseph Zen, inoltre, così commenta: “Questo libro […] è una grande risorsa per riscoprire la bellezza della Messa e per metterci in guardia dai tanti abusi che la liturgia della Chiesa deve subire in troppe chiese nel mondo. È un libro che ci fa pensare a ciò che possiamo avere e anche a ciò che potremmo aver perso”.

 

Il dottor Scott Hahn, assiduo frequentatore della messa in latino, afferma: “Questo libro proclama un messaggio che tutti noi abbiamo bisogno di ascoltare. Ed è questo: vivere con la nostra vita centrata su Dio è l’unico modo sicuro di vivere. Lo facciamo nel modo più completo quando preghiamo la Messa con profonda riverenza, in cui ogni dettaglio proclama la grandezza e la misericordia di Dio. Il vescovo Athanasius Schneider attinge abbondantemente dalla Sacra Scrittura, dai santi e dai Dottori della Chiesa. Leggere e meditare su questo libro sarà trasformativo e unitivo”.

 

Questo libro contiene un’illimitata ricchezza spirituale e vero nutrimento per i fedeli – siano essi sacerdoti o laici – ed è indispensabile per la catechesi e la meditazione sul grande Mysterium Fidei. Non posso che raccomandarlo di cuore ad ogni vescovo, sacerdote, diacono, seminarista, religioso o religiosa, laico o laica.

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12 commenti

  • Tino Dolmetta ha detto:

    La centralità della Messa, benissimo, più importante della stessa Chiesa, benissimo, ma la sensazione è che, tornare alla celebrazione in Latino allontanerebbe ulteriormente i fedeli! Ho abbastanza anni per ricordare le celebrazioni in Latino, con il sacerdote che guarda al Tabernacolo! La sensazione era di profonda emozione religiosa ma accanto a me sentivo rispondere o pregare in un Latino maccheronico e al limite del blasfemo! Moltissimi non capivano e non sapevano cosa stessero dicendo!!! Il rischio di un gesto simbolico e sacro che si fa elitario è troppo alto! Gesù parlava agli apostoli ma anche alle folle e tutti capivano! Di che parliamo, poi!? So con certezza di un Vescovo che ha inoltrato una richiesta in Vaticano e la sua missiva, in Italiano, è stata rispedita al mittente con l’osservazione se per caso sua Eccellenza sapesse che la lingua ufficiale della Chiesa vaticana è il Latino! Il Vescovo ha dovuto chiedere ad un carissimo amico, insegnante di Greco e Latino al Liceo classico, di tradurre il testo per poterlo reinviare! Non ragiona in Latino un Vescovo, cosa volete che capisca un fedele, di semplici e sane pratiche quotidiane, di una celebrazione in Latino!?

    • Enrico Nippo ha detto:

      Lei ha un’idea di quante nonnette ignoranti sono state vicine alla santità “blaterando” preghiere in latino e assistendo a Messe di cui “non capivano una parola”?

      Parlo con cognizione di causa: mia nonna (parlo degli anni 50) e molte sue coetanee “biascicavano” con fede incondizionata ciò che “non capivano”. Il loro volti emanavano davvero la Luce di Dio.

      Questa idea tutta modernista che uno deve “capire” è davvero dannosa! E lo si è visto e lo si vede dove ha condotto il “capire”.

      “Verbum caro factum est” : oh, che cavolo significa?

      ” ll verbo si fece carne”: ah, adesso “ho capito!”. Che cavolo hai “capito”?

    • Davide Scarano ha detto:

      Sig. Dolmetta le rispondo in due modi:
      1) Il Fedele che partecipa alla Messa Vetus Ordo pur non conoscendo il latino comprende molte altre cose, ad esempio la benedizione con l’acqua santa all’inizio della Messa, l’inginocchiarsi al momento della transustanziazione e all’atto di ricevere la comunione, la dolcezza e la solennità dei canti liturgici, in una parola può comprende tutti i segni liturgici e quando non comprende le parole può osservare la Chiesa, che, in quanto “casa di Dio”, contiene segni e simboli -dalle immagini sacre alle candele- che rimandano a Dio,
      2) Nel concilio di Trento è stato affermato che Dio ha dato a ciascun battezzato i mezzi per salvarsi, inoltre nel Vangelo sta scritto “a chi ha avuto poco, poco sarò chiesto, mentre ha chi ha avuto molto sarà richiesto ancora di più”. Questo del resto è l’insegnamento della parabola dei talenti. Mi permetta infine di chiudere dicendo: “chi sono io per giudicare” l’altrui ignoranza? Ricordo che la Madonna è apparsa alla più ignorante contadina di Lourdes, evidentemente ciò che conta non è la cultura…

  • Veronica Cireneo ha detto:

    La messa ad orientem?
    Non lo fate sapere ai preti del calibro di don Pietro Paolo : quelli che siccome Dio è ovunque non capiscono più la differenza tra il Tabernacolo e il luna park

    • daouda ha detto:

      Che la santa messa ad orientem sia quella rivolta al tabernacolo e non quella letteralmente rivolta all’Oriente geografico è costante mistificazione dei devianti tradizionalisti, che si beano dello loro liturgie eucaristiche rivolti al nord, al sud, all’ovest senza nessuna premura, dimentichi che l’innovazione del tabernacolo sull’altare centrale fu seguita solo dagli inizi del 1700 per combattere appunto il problema contro-transustazionistico dei vari eretici , dimenticando quindi che essa non non ha nulla di rituale o liturgico in sè.
      Pazienza…

      • Veronica Cireneo ha detto:

        Du Du Du, da da da… Sappiamo. Grazie

        • daouda ha detto:

          Speriamo allora che indipendentemente dal rito i fedeli ricordino ai loro sacerdoti la disgrazia di celebrare a nord-sud-ovest come sovente capita invece di preoccuparsi della totale normalità di non avere il tabernacolo all’altare centrale ( ormai l’unico generalmente ) come fu per 1700 anni ed è tornato ad essere oggi in templi seppur squallidi

          • FRANCESCOMARIA ha detto:

            Quindi, se ho ben capito, è il sacerdote uomo che è il centro e non DIO (in Corpo, Sangue e Divinità) presente nel Tabernacolo che deve essere il centro. Pertanto tutto il contrario di ciò che ha insegnato ( l’uso del passato prossimo è voluto) il Catechismo della Chiesa Cattolica. Se il Tabernacolo fu spostato al centro è perchè la Chiesa ha capito l’importanza di avere sempre Gesù Cristo davanti agli occhi in Corpo Sangue e Divinità. Le Verità di Fede, i dogmi mariani non sono venuti tutti nello stesso momento. Le prime comunità cristiane, per esempio, non conoscevano lo Spirito Santo. L’ultimo dogma mariano sarà pronunciato. Il penultimo è stato nel 1950 il primo nel 431. La Chiesa è sempre in movimento, qualche volta le membra della stessa( noi) si muovono al contrario come ora, anzi ora stanno correndo al contrario. Sia Lodato Gesù Cristo

  • Zefiro ha detto:

    La Messa post conciliare ha, secondo me, due aspetti positivi: è nella lingua corrente dell’assemblea in preghiera e lascia spazio a una lettura ampia della Sacra Bibbia. Manca però di trascendenza, di una direzione verticale della preghiera che la posizione del celebrante rivolto verso i fedeli impedisce. Ripristinare la centralità di Dio per me è possibile solo partendo da quel volgersi fisicamente di tutti i fedeli verso il centro cioè verso l’altare, verso Dio.
    Da rifare è poi tutta la liturgia eucaristica perché l’offerta dei doni e la preghiera sui doni manca di senso di mistero e di attesa del Dono. E siccome quel Dono è prezioso e non v’è cosa più preziosa come minimo ci si mette in ginocchio e si usa il piattino per evitare di profanare.

    • daouda ha detto:

      Anche l recupero della dimensione del banchetto escatologico in sè non è affatto problematico checché ne dicano gli ideologhi della protestantizzazione a stipendio occulto.

      • Zefiro ha detto:

        Su questo non sono d’accordo. Se il Maestro è presente, come nell’Ultima Cena, si celebra in circolo; in Sua assenza si guarda tutti verso una sola direzione, sacerdote compreso. E poi ci sono meno distrazioni e la preghiera si fa più profonda. Io manterrei la posizione del sacerdote che guarda il popolo durante la liturgia della parola – che per come tante volte l’ho vissuta nella Messa post conciliare mi ha dato tanto – mentre per l’atto penitenziale e la liturgia eucaristica ritengo più appropriato che il sacerdote volga le spalle al popolo per guardare verso Dio e mantenere il giusto timore e crescere nel pensiero della Sua trascendenza.

        • daouda ha detto:

          Ci mancherebbe, volevo solo far presente che il ritorno del tema della mensa e del banchetto non è problematico rispetto alla supposta protestantizzazione del novus ordo. Non voleva essere nulla di inerente l’orientazione cultuale.