Un Prete in Marcia per Diritti e Giustizia. Una Lettera al Papa. Oggi ad Aulla.

24 Febbraio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, continuiamo a seguire il pellegrinaggio che don Emanuele Personeni sta compiendo da Bergamo a Roma #camminaeascolta per difendere diritti e libertà di tutti, e consegnare una lettera al pontefice regnante. Qui sotto trovate i dettagli della tappa di oggi, da Pontermoli ad Aulla, in bicicletta.

***

VANGELO DI MERCOLEDI 23 FEBBRAIO

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».

Commento

Per Giovanni é inconcepibile che qualcuno utilizzi il nome di Gesù per far del bene senza far parte del gruppo dei discepoli. Perciò, vedendo uno che scacciava i demoni nel nome di Gesù ha pensato bene di redarguirlo: “Come si permette costui di utilizzare il nome di Gesù, lui che non é dei nostri”? Giovanni considera il nome di Gesù al pari di un brand commerciale che può essere utilizzato soltanto da chi ha l’esclusiva. Andando di corsa a riferire la cosa a Gesù pensava sicuramente di ricevere approvazione. E invece no, si é beccato la ramanzina. Perché glielo avete impedito? Ha risposto Gesù. Magari molti si servissero del mio nome per far del bene! Cerchiamo di capire qual’é il problema di Giovanni. Lui pensa: noi abbiamo lasciato tutto per seguirlo. Noi abbiamo sacrificato la nostra vita per lui. Ed é giusto che in cambio abbiamo il privilegio di agire nel suo nome, il privilegio di poter conferire con lui, di incontrarlo, di conoscerlo, di essere i mediatori tra lui e la gente. Chi vuole agire nel suo nome deve avere la nostra autorizzazione! Giovanni insomma immagina i discepoli come guardie del corpo, come pretoriani al servizio della persona di Gesù della quale si sentono i custodi. Poi a forza di sentirsene custodi hanno finito per sentirsene proprietari. Gesù in realtà non si é mai sognato di incaricare i discepoli di una cosa del genere. Sono i discepoli ad essersi lasciati prendere la mano. Gesù li aveva chiamati ad essere pescatori di uomini non un servizio d’ordine che stabilisce chi ha diritto o no ad aiutare Gesù nella diffusione della buona notizia. A volte in parrocchia può succedere che qualcuno molto devoto si senta autorizzato a impedire a qualcun altro di fare qualcosa di buono semplicemente perché non fa parte del “gruppo”. O veda nella ricerca spontanea di relazione con Gesù qualcosa di disdicevole se non corrisponde ai protocolli varati dai discepoli. L’unità della Chiesa non va confusa con l’uniformità. L’esistenza di riti diversi nel corso della storia é stato motivo da parte delle tradizioni più potenti per considerare illegittime quelle più piccole. Ma non deve essere così. Nella misura in cui un uomo crede in Gesù, a modo suo coltiva un legame con lui e nel suo nome trova ispirazione per far qualcosa di buono nel mondo, Gesù ne é felicissimo. E nessuna Chiesa deve esserne gelosa.

***

 

TAPPA DI DOMANI GIOVEDÍ 24 da PONTREMOLI a AULLA circa km 22 IN BICICLETTA

PARTENZA ORE 9

PONTREMOLI (MS) -Parrocchia Duomo di Pontremoli Piazza Duomo

VILLAFRANCA IN LUNIGIANA (MS) -Parrocchia di San Francesco

TERRAROSSA (MS) -Parrocchia di San Giovanni Battista

AULLA (MS) -Parrocchia di San Caprasio

§§§

Lettera ai cristiani delle parrocchie e ai loro pastori di don Emanuele Personeni

Ho parlato quando la campagna vaccinale era già avanzata, troppo tardi non c’è dubbio. Avrei potuto forse risolvermi prima ma i fatti sono questi, ho continuato a tergiversare, a temporeggiare, a dirmi che se le politiche del governo in materia di covid-19 erano davvero così irragionevoli, allora le autorità ecclesiastiche avrebbero certamente preso le distanze; e che se non l’avevano ancora fatto significava che quelle politiche dovevano pur avere i loro motivi. Se poi il papa si era espresso in termini favorevoli, da prete avevo il dovere di fidarmi e obbedire. Prima o poi le ragioni si sarebbero chiarite, mi dicevo. Avevo deciso di farmi bastare i comunicati dalla curia. La parrocchia del resto meritava un pò di quiete. La sospensione della liturgia p a s q u a l e , d e l l a c a t e c h e s i , d e l l a frequentazione degli oratori insieme alla pratica sportiva aveva già depresso abbastanza la vita parrocchiale nel 2020. Serviva ripartire, agire, fare e organizzare. Qualcuno tra i preti veniva da isolamenti prolungati, da lutti personali, dal compito difficile di dover confortare senza essere confortato. C’era bisogno di lasciarsi alle spalle quei mesi difficili evitando di abbandonarsi a dietrologie e sofismi sul perché e sul per come delle politiche sanitarie. Si trattava di infondere fiducia, non sospetto, diffondere ottimismo non rabbia, raccontare soluzioni non problemi. In questa direzione andavano le raccomandazioni delle autorità tutte, senza eccezioni. Io ho cercato di svolgere il compito al meglio delle mie possibilità. Ma confesso che ho dovuto faticare non poco per mettere a tacere la mia coscienza. Risuonavano in essa voci altre, punti di vista diversi, narrazioni divergenti che per quanto provassi a zittire stavano sempre lì. Non so dire se erano i regolamenti diocesani a non avere presa su di me o la mia coscienza ad averne troppa. Obbedienza e responsabilità che parevano tranquillizzare qualche mio collega, stavano davanti a me come argomenti barcollanti. H o c e r c a t o d i n o n c o n t r a p p o r r e all’obbedienza il principio della mia coscienza. So bene che la de-responsabilizzazione può nascondersi dietro il ricorso materiale al principio dell’obbedienza quanto l’arbitrio soggettivo può nascondersi dietro quello della coscienza. Il fatto é che non potevo relegare le voci dissonanti nel coro dell’anti-scienza e d e l c i c a l e c c i o p a e s a n o . C o n fi n a r e preventivamente l’avversario nel campo dell’idiozia mi é sempre parso un modo vile di abbandonare il campo. Se le voci sono infondate bisogna mostrarlo attraverso un confronto aperto, libero e informato. Trattandosi poi di questione assai grave, la salute delle persone, sentivo che il dibattito doveva essere incoraggiato non impedito. Per quanto ne capissi poco intuivo che un fenomeno pandemico di livello mondiale doveva per forza consistere in qualcosa di complesso e articolato. L’idea della “vaccinazione quale unica soluzione per uscire dalla pandemia” mi appariva troppo semplice per non essere semplicistica e le teorie dei suoi sostenitori troppo uniformi e perentorie per non apparire sospette. A far tracimare le mie perplessità prima ancora dei contenuti sono stati i tempi. Non si era ancora usciti dallo stordimento che si era abbattuto sulla nostra città di Bergamo che già la televisione a reti unificate aveva preso ad annunciare giorno dopo giorno che la soluzione era stata trovata: i vaccini avrebbero immunizzato tutti. Da ingenuo mi chiedevo se accanto ai vaccini che ancora non c’erano, quei mesi terribili non avessero insegnato qualcosa di più sul virus e su come affrontarlo. E se non fosse stato il caso di promuovere la cosa più naturale che gli uomini hanno imparato a fare quando qualcuno si ammala di qualcosa: curarsi. Avevo allora sentito parlare di cure domiciliari precoci e non capivo la ragione per cui dalla televisione, dai giornali e da molti social giungesse una scomunica tranciante sulle persone che dichiaravano, dati alla mano, l’efficacia di tali cure. La severità della condanna a quelle che venivano derise come strampalate teorie antiscientifiche ottenne in me l’effetto opposto a quello desiderato dai suoi propagatori. Accrebbe il mio interesse, acuì la mia curiosità e mi spinse a vederci più chiaro. Nel frattempo in parrocchia la vita é andata avanti. Preti e operatori pastorali hanno cercato di tenere vivo come hanno potuto i servizi essenziali adottando soluzioni creative e innovative. Si é cercato di tenere in vita la vita. Ma inutile nasconderselo: il clima di paura non é affatto diminuito. Ad esacerbarlo é stata la polarizzazione mediatica tra le posizioni vacciniste e la variegata sfera dei divergenti, sommariamente raccolti sotto l’etichetta no-vax.

Francamente non capivo perché bisognasse considerare alla stregua di no-vax, senza un minimo distinguo, urlatori di piazza e medici che fin dal marzo 2020 non avevano mai abbandonato i loro pazienti e continuavano a prendersene cura invitando il Ministero a promuovere accanto alla vaccinazione anche le cure.

Perché demonizzarli? A far tracimare il vaso della mia coscienza é stata però la decisione di sospendere dal lavoro i medici che rifiutavano l’obbligo vaccinale. Ma come! mi son detto, in piena emergenza sanitaria?! Con una medicina territoriale già devastata da anni di privatizzazioni e riduzione dei finanziamenti pubblici, lo Stato non trova di meglio che costringere a incrociare le braccia medici che stavano sul campo a curare le persone!? Non bastava chiedere ai medici non-vaccinati l’utilizzo scrupoloso dei presidi quali mascherina e distanziamento per affrontare razionalmente quella che viene descritta come “enorme pressione sugli ospedali…”? In parrocchia non ho avvertito particolare insofferenza rispetto a questi provvedimenti. Rassegnazione? Stanchezza? Voglia di uscirne in un modo o nell’altro? Da quanto ne so, preti e operatori pastorali hanno cercato di combinare l’attuazione delle norme e un certo grado di ospitalità come Dio comanda al meglio delle loro possibilità.

É stato inevitabile tuttavia che pressati dalle normative, schiacciati dalla paura della gente, nutriti da dosi enormi di avversione televisiva, anche in parrocchia i toni siano talvolta trascesi e i riguardi più normali abbiano ceduto il posto all’applicazione gelida delle norme. E le persone si siano sentite a volte trattate male, accusate, escluse, non rispettate, aggredite, dimenticate. Inevitabile poi che da responsabile del servizio d’ordine, qualche parrocchiano si sia lasciato prendere la mano adottando stili direttivi più consoni a un posto di blocco che non ad una celebrazione eucaristica e ad uno spazio comunitario. Talvolta mi pareva che non fosse possibile evitare di ferire qualcuno.

Se ligio alla norma incontravo il disappunto di coloro che almeno in Chiesa speravano di trovare un pò di requie dall’assillo quotidiano del distanziamento sociale e dell’igienizzazione. Se flessibile e tollerante mi é capitato di venir fulminato da chi soprattutto in Chiesa si aspettava ordine e sicurezza. E che dire dei sensi di colpa che si sono diffusi a macchia d’olio a seguito delle parole delle autorità? Non sarebbero un problema sociale i sensi di colpa se non fosse che ad essi corrisponde un simmetrico senso di giustizia che accompagna coloro che si conformano, senso che si traduce facilmente in giudizio quando non in aperta condanna. Che dire poi della sofferenza di chi si é assunto il rischio della vaccinazione credendo di fare un’azione a vantaggio di tutti? E di chi si é vaccinato poiché costretto dalle circostanze, per non perdere il lavoro, per poter continuare a mantenere i figli, per continuare a vedere gli amici e a fare sport, per poter entrare nelle RSA a trovare i propri cari, per non subire linciaggi morali ogni tre per due? E che dire delle sofferenza di chi si é visto liquidato dal sacerdote con uno whatsapp generico che ricordava a tutti gli operatori pastorali che da quel momento in poi i non vaccinati non sarebbero più stati ammessi al servizio pastorale? E di chi ha perso il lavoro e lo stipendio per sentirsi dire in Chiesa che i non vaccinati erano degli irresponsabili e degli egoisti? E di chi si é visto rispedito indietro il figlio dalle iniziative oratoriali poiché privo di Green-pass? Queste cose hanno ferito profondamente le persone, hanno aperto lacerazioni serie nel tessuto fiduciale delle comunità parrocchiali e hanno inferto un serio colpo alla fraternità costruita in lunghi anni di vita, fede e amicizia. É necessario che le parrocchie si facciano carico di questa sofferenza diffusa. Che ciascuno abbia la possibilità di raccontare la propria paura, la propria rabbia e sia aiutato ad ascoltare la paura e la rabbia degli altri. E per questo si aprano appositi spazi di ascolto e non-giudizio. E che se ci sono stati errori, sopravvalutazioni, sottovalutazioni, mancanza di attenzione, involontarie durezze, indifferenza per le conseguenze umane dell’applicazione cieca di norme talora irragionevoli…ebbene che chi di dovere lo riconosca e possa chiedere perdono anche in parrocchia. Per poter fare questo é però necessario che venga riconosciuto il diritto/ dovere di parlare e denunciare quanto di eventualmente ricattatorio e antiscientifico venisse propagandato, anche dal governo. Ed é proprio quello che ho fatto io, ho parlato e ho denunciato. Ma non diversamente dalle università, dal sindacato, dalle redazioni dei quotidiani, dalle aziende e perfino dal parlamento, ho dovuto prendere atto che anche la parrocchia é talora luogo dove criticare i provvedimenti governativi in materia di covid non é (per ora) ammesso e chi lo fa é automaticamente catalogato come cattivo maestro e irresponsabile, uno che deve vergognarsi, soprattutto se veste il ruolo di parroco o coadiutore. Da prete ultra-cinquantenne non vaccinato mi ritrovo doppiamente fuori posto. Non ho scampo: se voglio parlare devo svestire i “panni” del prete di parrocchia ma la buona notizia, quella voglio continuare a portarla: l’umanità é creata in Cristo, libera, intelligente e responsabile. Ed é perdonata per i suoi peccati. Fa parte della buona notizia denunciare l’inefficacia, la pericolosità e l ’ i n s o s t e n i b i l i t à s c i e n t i fi c a d i m o l t i provvedimenti gover nativi, come la vaccinazione dei bambini, tanto per dirne una. E denunciare l’ingiustizia di chi é privato del diritto al sostentamento per dirne un’altra. Neanche agli uomini e alle donne reclusi del 41-bis si riserva un trattamento del genere. Dire NO a cose come queste, riconoscere gli errori e opporsi a chi li sta compiendo, quale che sia il disegno con cui continua pervicacemente a compierli, é tappa necessaria del compito più grande di dire SI al fondamento sacro della comune umanità, sacro e pertanto indisponibile a manipolazioni ideologiche e biologiche di sorta; SI all’applicazione della Costituzione, alla ragionevolezza, alla scienza, al rinforzo del sistema immunitario, alla libertà di cura, a un’educazione complessiva all’altezza dell’umanità di Gesù; SI alla riconciliazione nella verità e nella carità. É per testimoniare questa verità in spirito di carità che ho deciso di intraprendere un pellegrinaggio lungo l’Italia, di parrocchia in parrocchia, fino a raggiungere Roma e consegnare al papa la lettera destinata a lui e che invito a sottoscrivere con l’apposito link. Non rappresento nessuno, soltanto me stesso. Mi assumo in toto la responsabilità di quanto ho scritto. Spero serva ad accendere in parrocchia un confronto franco e rispettoso.

Farò il pellegrinaggio a piedi e in bicicletta, anche per solidarietà con chi é privato del diritto di utilizzare mezzi pubblici perché c o l p e v o l e d i e s e r c i t a r e u n d i r i t t o costituzionalmente garantito.

Infine invito i preti e i parrocchiani a dire NO alla discriminazione in parrocchia di chi non é vaccinato, a costo di sospendere le iniziative pastorali che ne prevedono obbligatoriamente l’applicazione o trovando soluzioni alternative. In secondo luogo, fatta salva la libertà di ciascuno di vaccinarsi, invito a non applicare le regole che costringono gli operatori pastorali a vaccinarsi, pena la sospensione dal servizio.

don Emanuele Personeni, della diocesi di Bergamo

11 febbraio 2022

***

Chi fosse interessato a sottoscrivere questa lettera ai pastori e al Papa può farlo cliccando su questo collegamento. 

§§§




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

*

Chi desidera sostenere il lavoro di libera informazione, e di libera discussione e confronto costituito da Stilum Curiae, può farlo con una donazione su questo conto, intestato al sottoscritto:

IBAN:  IT24J0200805205000400690898

*

Oppure su PayPal, marco tosatti

*

La causale può essere: Donazione Stilum Curiae




Ecco il collegamento per il libro in italiano.

And here is the link to the book in English.

Y este es el enlace al libro en español


STILUM CURIAE HA UN CANALE SU TELEGRAM

 @marcotosatti

(su TELEGRAM c’è anche un gruppo Stilum Curiae…)

E ANCHE SU VK.COM

stilumcuriae

SU FACEBOOK

cercate

seguite

Marco Tosatti




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

*

Chi desidera sostenere il lavoro di libera informazione, e di libera discussione e confronto costituito da Stilum Curiae, può farlo con una donazione su questo conto, intestato al sottoscritto:

IBAN:  IT24J0200805205000400690898

*

Oppure su PayPal, marco tosatti

*

La causale può essere: Donazione Stilum Curiae




Questo blog è il seguito naturale di San Pietro e Dintorni, presente su “La Stampa” fino a quando non fu troppo molesto.  Per chi fosse interessato al lavoro già svolto, ecco il link a San Pietro e Dintorni.

Se volete ricevere i nuovi articoli del blog, scrivete la vostra mail nella finestra a fianco.

L’articolo vi ha interessato? Condividetelo, se volete, sui social network, usando gli strumenti qui sotto

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , , , ,

Categoria:

6 commenti

  • Valeria Fusetti ha detto:

    Caro don Emanuele apprezzo quello che fa, i suoi progetti e quello che ha scritto e che ha voluto condividere con noi ma non posso firmare la lettera per papa Francesco. La ragione è che non accetto lo pseudo vaccino perché, come cristiana, non posso collaborare con l’industria dell’ aborto. Ed in seconda istanza perché la pericolosità dell’intruglio, che mi è apparsa chiara dall’inizio (mio marito è pneumologo), mi ha dato l’idea dell’ imposizione di una specie di roulette russa. Mi sono sentita come se I signori del Governo, con in testa il Presidente della Repubblica, mi avessero messo una rivoltella in mano, caricata con una sola pallottola, poi me ne avessero messa un’altra alla tempia e mi avessero detto: Se premi il grilletto tu forse ti salvi, se lo premiamo noi…” . Ci ho pensato sa ? E per decidere ho aperto la Bibbia, cosa che faccio sempre nei momenti importanti, ed ho letto ” Meglio obbedire a Dio che agli uomini”, e conoscendo bene l’episodio ho capito cosa dovevo fare. Non giudico nessuna delle persone che hanno accettato questo sopruso, le loro motivazioni, di qualsiasi tipo siano, non sono tenuti a dirmele. Ma che l’atteggiamento del governo lo abbiano tenuto il papa e la gerarchia mi ha rivoltato lo stomaco. Per quello che mi riguarda la responsabilità che hanno loro è incommensurabilmente più alta di quella dei membri del governo. Il governo finanzia, con i nostri soldi, le scuole per l’ istruzione che serve in questa vita molto limitata, la Chiesa è Mater et Magistra, per cui dovrebbe essere come Maria e occuparsi della vita eterna dei sui figli. Chi si comporta come una bieca Matrigna sta ricoprendo abusivamente il ruolo sia di Madre che di Maestra. Continuerò a seguirla con affetto ed a pregare per la sua bella impresa. P.S. Scusi la mia “rigidità” ma lei ha scritto che l’umanità è perdonata dai suoi peccati, forse alcune parole sono “saltate” durante la scrittura, ma comunque non pensa che l’umanita’ è perdonata quando si pente dai suoi peccati ? Se non si pente come può lasciare il male e tornare a Dio che è il Sommo Bene ?

  • Antonio ha detto:

    Mi spiace tantissimo, ho sempre il massimo rispetto per quelle sacre mani che toccano il Santissimo Corpo del Signore degli eserciti. Il Signore degli eserciti? E chi se lo ricorda più? Fumo, caro padre, solo fumo, tanto fumo… Dio ci sta sonoramente bastonando e lei parla di tutto o quasi, tranne la cosa più importante, decisiva, l’ unica cosa talmente importante da fare perdere la pazienza a nostro Signore: abbiamo messo uno qualunque a capo della Sua Santa Chiesa, l’abbiamo ibridata col mondo. E lei padre parla di giustizia? Ma in quale chiesa vive? Lei essendo consacrato a Dio dovrebbe avere una visione lucida, profonda, soprannaturale degli avvenimenti. Tutti i guai presenti, compresa la guerra, sono la puntuale conseguenza di quell’unico infame e blasfemo atto: l’ elezione del falso papa. Questo è il moderno peccato originale; come per quello è dovuto intervenire Dio in Persona per riparare, anche adesso senza di Lui non ne usciremo. Predichi preghiera e penitenza padre, solo preghiera e penitenza.

    • Pater Luis Eduardo Rodríguez Rodríguez ha detto:

      Grazie fratello Sgre. Antonio, q volevo dire al fratello Sacerdote la stessa cosa, e mi risparmia dirlo con mio mediocre italiano. Bello lo sforzo che fa Don Emanuele, ma per uno scopo inutile: arrivare a Roma per portare una lettera a chi è il primo complice di tutta questa distruzione schwaberORGOGLIO ICEberg, è di magna ingenuità.

      Partito da Bergamo…come partì da lì Angelo Roncalli per poi come GXXIII capovolgere il CV II lasciandolo in mano ai vescolupi massoni per arrivarci appunto a questo COLPO DI STATO VATICANO. La prego fratello D. Emanuele, arrivi a Roma, ma butti nel Tevere la lettera, ritroverà le pachaimmonde che l’ eroico Alexander buttò li, e fu una farsa poliziaca le false riportate allo stregone schwaberORGOGLIO, c’ erano molti in giro quei giorni a Roma. Così come ci riporta ogni giorno con suo pellegrinaggio le sue riflessioni, così come è partito ubbidiente ai lupi nel 2020 e pian piano cambiò idea, essendo chiara la messainscena da marzo 2020, pregherò perche si ravveda pure prima l’ arrivo a Roma: consegnare la lettera è dare importanza a quel delinquente: sì, assassino dell’ anime.

      Torni a Bergamo e preghi nella tomba della santa veggente Adelaide Roncalli, a chi da bambina pure sua curia bergamasca trattò infame; preghi nella parrocchia San Giovanni in Bianco, dove si conserva una Sacra Spina della CORONA DI NOSTRO SIGNORE, come sa, e fu ultima fino adesso nel 2016, quando Venerdì Santo cade in 25 marzo, Essa TORNA VIVA…io ci sono andato da tutte e due, ottenendo GRANDI MERAVIGLIE. La prego, arrivi a Roma, e la butti nel Tevere.

      Suo fratello Sacerdote Diocesano e Parroco.

    • CLAUDIO GAZZOLI ha detto:

      mi associo

  • ex : ha detto:

    Ho letto la «Lettera ai cristiani delle parrocchie e ai loro pastori» di don Emanuele. Molto bella, profonda, sentita, improntata ad un senso di giustizia sociale e dettagliata nell’esporre il crescendo del clima di terrore e di persecuzione (a parte dei rappresentanti delle istituzioni statali) delle “anime belle” pro-“vaccino” nei confronti di coloro che leciti e ragionevoli dubbi li fanno decidere di non accettare l’infame imposizione di assumere il “siero miracoloso”.

    Però, vorrei chiedere a don Emanuele: due parole sull’illiceità morale di assumere quei sieri, prodotti – in un modo o in un altro, a scanso di sofismi da azzeccagarbugli sui tempi lontani o recenti – utilizzando materiale abortivo, non sarebbe il caso di spenderle? Questo proprio per la salvezza delle anime dei destinatari della “lettera” (i cristiani delle parrocchie e i loro pastori).