Nicola Bux: Perché Tanta Fretta di Beatificare Tonino Bello?

13 Febbraio 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo, e ben volentieri pubblichiamo questa riflessione di don Nicola Bux sul processo di beatificazione di mons. Tonino Bello. Buona lettura, e condivisione.

§§§

Perché tanta fretta di beatificare Tonino Bello?

Un libro a più mani, fresco di stampa Don Tonino. Il santo col grembiule, La Repubblica 2022, non corrisponde all’immagine normalizzata che di lui si cerca di accreditare nella Chiesa istituzionale odierna. Se è vero che i testimoni de visu abbiano evidenziato di don Tonino Bello la sua passione per il Vangelo, l’anelito per la pace, l’attenzione agli ultimi e ai più poveri, purtroppo dagli scritti non emerge quella per il Dogma e per la Liturgia…: caso serio per un vescovo.

E’ noto anche che molti archivi, a cominciare da quello del medesimo Servo di Dio custodito presso la casa del fratello Marcello ad Alessano, risultano ancora o non ordinati ovvero inaccessibili, dato il tempo relativamente breve trascorso dalla sua morte. E allora, perché tutta questa fretta per beatificarlo? Perché non completare riordino ed analisi di quei molti archivi? Inoltre, nessuna importanza hanno le sbobinature di interventi di d.Tonino, a cui attingono non poche pubblicazioni in giro? Ve ne potrebbero essere di compromettenti… come quella di Assisi 1992 in cui Bello parla entusiasta dello spirito che erompe dalle viscere della terra e scavalca le religioni pietrificate…  Temo che pur di giungere alla beatificazione, i testi di quelle sbobinature siano stati sottovalutati… C’è un video su Youtube che riporta quel discorso e che ho citato nel mio libro (N.Bux con V.Palmiotti, Salute o salvezza. La Chiesa al bivio, Fede & Cultura, Verona 2021, p.30, n 33). E’ noto anche l’episodio che il Bello abbia mandato un’Ostia consacrata in Argentina, sia pure tramite un sacerdote: speriamo che la beatificazione non implichi anche lo sdoganamento del trasporto intercontinentale di Ostie consacrate…

La beatificazione è un’operazione “politica” tesa a veicolare o imporre a tutti i costi Bello come modello per i Pastori presenti e futuri? Sarebbero gravemente responsabili, per aver presentato ai fedeli una figura che non è stata, in quanto vescovo, maestro di fede. Anche nella Congregazione per le Cause dei Santi, ci sono quelli che lo sanno ma, per timore, non lo dicono a chi se n’è fatto complice: è accaduto con altre cause. Anche questo ha a che fare con la corruzione che lambisce il vertice della Chiesa persino nelle cose più sacre. Ma, quanto avviene nel segreto, verrà proclamato dai tetti.

 

Il vescovo è per antonomasia maestro di fede. Cos’è la fede: il riconoscimento di Gesù Cristo come il Figlio di Dio: un vescovo Lui deve insegnare, con Lui deve santificare, a Lui deve guidare tutti, a cominciare dai poveri. Chi è il povero? Colui che non fa sfoggio delle sue prestazioni davanti a Dio e non pretende di essere adeguatamente ricompensato. Sa di essere anche interiormente povero, non ha mani che afferrano e tengono stretto. Perciò Matteo parla di poveri in spirito. La povertà non è mai un fenomeno puramente materiale. La povertà puramente materiale non salva. Il cuore delle persone che non posseggono niente può essere indurito, avvelenato, malvagio, colmo all’interno di avidità di possesso. Il vero povero ripone in Dio la sua speranza e non in altri e nelle cose del mondo. Senza dire che i poveri li avremo sempre con noi, perchè la povertà è conseguenza del peccato originale e una prova per verificare se rimaniamo fermi in Lui. Per questo, il povero per eccellenza è Gesù, che venne senza beni materiali ma, soprattutto, senza il peccato che è la presunzione dell’uomo. Perciò poté svelare che Dio è Padre e così evangelizzare i poveri: cioè annunciare il lieto messaggio che Dio c’è. I suoi discepoli erano i poveri. L’evangelizzazione, effettuata in primis da parte del vescovo, rende ricchi i poveri di questa rivelazione di Dio Padre che manda il Figlio a salvarli dal peccato e li riempie della luce ineffabile dello Spirito Santo che è ‘eterna carità’. Questo manca nel libro di Repubblica.

Poi, la carità di Cristo chiede ai cristiani di seguire “l’ordine della carità”, amando di più coloro che hanno maggiore bisogno: i miseri, coloro che non hanno il necessario, i poveri, che hanno il puro necessario con alcune limitazioni, i perseguitati, i maltrattati, gli oppressi, i dimenticati, gli emarginati dalla società. Questa la graduatoria che seguiva il celebre card.Siri. Senza la carità, intesa dall’Apostolo come la vita stessa di Dio, la sua grazia, si possono dare tutte le proprie sostanze ai poveri, ma non serve a nulla; si fa solo sociologia. Non ci occuperemo dunque dei bisogni materiali del povero: mangiare, bere, dormire, lavorare…? Certo, ma per attrarli alla carità di Dio, non alla generosità nostra. Altrimenti, non salviamo i poveri dal non-senso dell’esistenza. Il povero ha un’anima e ha diritto anche lui di arrivare a Colui che l’ha creato, arrivare al Cielo. A meno che non gli promettiamo un paradiso sulla terra, come hanno fatto i tanti messianismi ideologici. Così, il cristiano è povero per definizione, perché non è posseduto dal mondo, non possiede il mondo e non lo “serve dal basso” (cfr D.Tonino. Il santo… p.75) ma dall’Alto.

Un vescovo deve unire i suoi fedeli al trionfo pasquale di Cristo sul male e sulla morte, affinché un giorno andiamo incontro a Lui, nel regno dei beati. Così, trasformati a Sua immagine, noi vedremo il suo volto e sarà gioia piena…Questo mi aspetto che un vescovo annunci. Come Paolo, che ringrazia i cristiani di Salonicco per aver accolto la parola divina, non come parola umana, perchè è quella che opera in chi crede. E’ il Vangelo che, nonostante le tribolazioni del mondo, converte a Dio, allontana dagli idoli, fa servire il Dio vivo e vero, in attesa di Cristo che ci libera dall’ira ventura. Un vescovo non cerca di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori (come in questo tempo di contagio). Ci dobbiamo comportare in maniera degna, dice l’Apostolo, di quel Dio che ci chiama al suo regno e alla sua gloria. Ci convertiamo dunque per servire al Dio vivo e attendere dai cieli il Suo Figlio risorto dai morti che ci libera dall’ira futura.

In Bello manca la vita eterna, è piegato tutto sul mondo. Se un cristiano, un vescovo non ha chiaro questo, sarà pure un grande eroe, sarà pure come Salvemini un santo laico (Ivi, p 63), ma non un laico santo; tanto meno un santino – stia sicuro Vendola –  perché li avrà portati solo in “un grande prato verde dove nascono speranze…”, in un mondo che non esiste, mi ha detto un amico evocando la canzone di Morandi, dopo aver saputo del libro di Repubblica su Bello. Questa esigenza dei laici di non far diventare Bello un santino (Ivi, p. 111) serve a costruire qualcosa che a loro manca, inventando l’ossimoro della “Messa laica” (cosa di più dissacrante?): a causa purtroppo dell’ambiguità di Bello, che dipende dal non conoscere che il santo è ‘sanctus’, cioè separato dal mondo. Così, si arriva a sostenere che un uomo di Dio dà una lezione di laicità al mondo (Ivi, p.119): che vuol dire? Che è guidato dallo Spirito Santo? Ma allora dovrebbe convincere il mondo, riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio (Gv 16,8), in una parola, che il mondo non crede in Cristo. Altrimenti nessuno potrà spiegare perché al mondo non c’è fraternità, uguaglianza e libertà. La risposta a questo ‘perché’ è il peccato, che dall’origine causa la condizione miseranda del mondo: questa è “l’angolazione giusta” per leggere e capire ciò che accade.

Dove sono oggi quegli “eserciti di domani” previsti da d.Tonino a Serajevo (Ivi, p. 127)? Dov’è oggi la “convivialità delle differenze tra russi e ucraini? Visto che si grida: Pace, pace, e pace non c’è (Ger 6,14). D.Tonino si scandalizzava della guerra, perché aveva dimenticato che la guerra c’è finchè c’è il peccato: per questo Cristo è venuto a prendere su di sé il peccato. Se da vescovo avesse precisato questo, sarebbe stato davvero ‘profeta di pace’. I Sentieri di Isaia o portano alla pace che è il Messia, convertendosi a Lui, o alla utopia scambiata per profezia, come Bello medesimo constaterebbe se tornasse oggi. Ma anche le profezie scompariranno (1 Cor 13,8); e i presunti profeti, o meglio utopisti, sono scomparsi come il verde Alexander Langer, accostato a Bello (Ivi, p. 134), morto suicida impiccato a un albero. Quale profezia era quella di Bello? Avrebbe dovuto promuovere il Vangelo nella sua interezza, dalla fede in Dio Padre alla vita eterna: l’unica profezia, realizzata, degna di questo nome, catechizzando il popolo in modo da portarlo alla vita buona del Vangelo. Si comprende lo sconforto, la stanchezza e il dubbio che lo assalivano al ritorno da Serajevo: “Attecchirà davvero la semente della non violenza? Sarà davvero questa la strategia di domani? E’ possibile cambiare il mondo con i gesti semplici dei disarmati?” (Ivi, p 143): domande destinate a rimanere senza risposta, senza la domanda maggiore: perché l’uomo fa sempre guerra?L’uomo non conosce la via della pace (Rm 3:10-17), pensa sia l’assenza di conflitti, ma questa non è la vera pace. Infatti Gesù riferendosi alla pace umana dice “non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada” (Mt 10:34). La nostra battaglia, dice san Paolo, non è contro le creature umane, contro gli spiriti del male che dominano il mondo (Ef 6,12). Gli uomini che fanno la guerra, sono vittime del maligno. Quindi, all’origine della guerra c’è il peccato. Per ristabilire l’ordine e la pace, non serve la “non-violenza”, ma la lotta contro il peccato e il maligno. Nel cuore dell’uomo non risiede la vera pace, ma l’illusione della pace. Costruire la pace è tutt’altra cosa dall’essere non violenti, perché non c’è pace senza disarmo del cuore, e ciò avviene con la conversione. Qui la grande differenza tra Ghandi e Cristo. Per fare la pace bisogna lasciarsi riconciliare con Dio. Qui un vescovo deve porsi la domanda centrale: “ma che cosa ha portato Gesù veramente, se non ha portato la pace nel mondo, il benessere per tutti, un mondo migliore? Che cosa ha portato? La risposta è molto semplice: Dio. Ha portato Dio” (J.Ratzinger-Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Città del Vaticano-Milano 2007, p 67). Così Gesù ha cambiato il mondo non solo una volta per tutte, ma lo cambia ogni volta che incontra il mondo intimo dell’uomo. Perciò Egli ha promesso di essere con noi fino alla fine del mondo. La Chiesa sa che solo dove si porta Cristo, arriva la pace. Ma Bello non ci ha pensato.

Poi, se la fede cristiana entrasse in comunione con le culture e poi le trascendesse, come pensava d.Tonino (Ivi, p. 64), ma non diventasse essa stessa cultura, sarebbe una fede non pienamente accolta, non interamente pensatanon fedelmente vissuta, come disse Giovanni Paolo II. Invece Bello voleva che la Chiesa si adattasse al gusto moderno che amerebbe a suo dire forme più semplici (Ivi, p.34): ma questa è la “riduzione emotiva della fede”, diceva mons. Negri: “oggi la Chiesa nel mondo sembra essere diventata un’erogatrice di sentimenti, di emozioni. Non abbiamo più il coraggio della verità”.

Il libro di Repubblica si apre con la politica come arte di costruire il futuro, secondo Bello; questo è il contrario del “non preoccupatevi del domani…, a ogni giorno basta la sua pena!” (Mt 6,34). Egli postulava il rispetto della diversità delle scelte politiche dei credenti: ma così, si dovrebbe ammettere anche l’opzione di un cattolico per il fascismo o per il comunismo. Non siamo al relativismo? Mancando poi in Bello l’appello alla conversione, aprire il libro col discorso ai politici, induce quasi a intenderla come la cifra sotto cui comprendere la sua azione. Così si finisce per confondere fede e politica (Ivi, p. 85) perché si ignora l’ordine di Cristo di non dare a Cesare ciò che si deve a Dio. Poi, la citazione di Bello “La Chiesa è per il mondo non per se stessa” (Ivi, p. 56), ha bisogno di un’aggiunta: per salvarlo, ma per questo bisogna prima convertirsi, almeno secondo il Vangelo. Per esempio: se il Vangelo è incompatibile con le mafie (p. 57), non lo è con i mafiosi, perché sono peccatori come tutti, e Dio li chiama a convertirsi, come tanti altri: la mafia è soprattutto peccato, non solo illegalità, e chiede conversione. Don Ciotti non ne parla mai, pur essendo, come prete, ministro di riconciliazione.

Si può concedere ai “laici devoti” come Franco Cassano, l’eresia del Padre che apprende dal Figlio (Ivi, p. 149), basata sulla lettura eterodossa che Bello fa della Trinità come “convivialità delle differenze”: ma non si può far diventare la lavanda dei piedi fatta da Cristo una sottomissione al mondo. Poi, commentando la concezione del potere in don Tonino: “Questo è il soprannaturale, tutto il resto è coreografia” (Ivi, p. 152) – perché egli voleva un soprannaturale comprensibile agli uomini non una Chiesa dei miracoli – allora si comprende il discepolato di chi, come Vendola,, ammette di non avere competenza o fede sufficiente per capire cosa siano i miracoli (Ivi, p. 49). Il punto è che Bello – vescovo nel periodo in cui, come scriveva Ratzinger nel best-seller Rapporto sulla fede, era in crisi l’idea di Chiesa – parla di Chiesa serva del mondo, proprio come la vedono i laicisti. Eppure, proprio il prof. Cassano, riecheggiando Chesterton, scrive che la Chiesa non deve gravitare attorno al mondo ma con la fede muovere il mondo (Ivi, p. 154).

Dunque, un vescovo del Sud, deve far guardare a Est, donde sorge Cristo, l’Oriente che salva: non è altro dalla missione essenziale della Chiesa cattolica, che non è chiamata a realizzare il Paradiso in terra – sarebbe una Chiesa utopista – ma ad essere sacramento, cioè segno e strumento di salvezza per tutti popoli, come insegna il concilio Vaticano II.

La Chiesa stessa è il soggetto della liberazione. L’esperienza cristiana è un incontro, un avvenimento, una testimonianza. Cristo si rivolgeva agli ultimi, agli oppressi perché costituivano la Chiesa, destinata alla persecuzione proprio come Lui. Se d.Bello, come il venerabile don Ambrogio Grittani, della stessa Molfetta, avesse portato i poveri all’altare, questi avrebbero incontrato Cristo e trovato non un ristoro temporaneo ma eterno. Così, le sue virtù sarebbero diventate davvero eroiche.

Ho conosciuto di persona d.Tonino e certe cose gliele dissi, ma non sapeva cosa rispondere: a causa della sua utopia (eterodossia hanno scritto su un blog). Ciò che, dell’“ecumenismo” di d.Tonino scrive il curatore del libro di Repubblica, non ha a che fare con p.Pio, che invece ammoniva i peccatori, né con madre Teresa, che diceva che la vera povertà è la non conoscenza di Dio; e così le sue suore e i cattolici indiani sono perseguitati. Quanto alla carità poi: tutti i santi della carità, maxime Vincenzo de Paoli, non chiedevano la “carta d’identità” (non conosco santi che lo facessero), ma col loro operare attiravano a Cristo, mentre Bello attirava a se stesso (N.Bux con V.Palmiotti, Ivi, p.25). Poco importa se al funerale, come scrive il curatore, c’erano 15mila persone, o 50mila come invece ritiene la Causa per la canonizzazione.

§§§




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

*

Chi desidera sostenere il lavoro di libera informazione, e di libera discussione e confronto costituito da Stilum Curiae, può farlo con una donazione su questo conto, intestato al sottoscritto:

IBAN:  IT24J0200805205000400690898

*

Oppure su PayPal, marco tosatti

*

La causale può essere: Donazione Stilum Curiae




Ecco il collegamento per il libro in italiano.

And here is the link to the book in English.

Y este es el enlace al libro en español


STILUM CURIAE HA UN CANALE SU TELEGRAM

 @marcotosatti

(su TELEGRAM c’è anche un gruppo Stilum Curiae…)

E ANCHE SU VK.COM

stilumcuriae

SU FACEBOOK

cercate

seguite

Marco Tosatti




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

*

Chi desidera sostenere il lavoro di libera informazione, e di libera discussione e confronto costituito da Stilum Curiae, può farlo con una donazione su questo conto, intestato al sottoscritto:

IBAN:  IT24J0200805205000400690898

*

Oppure su PayPal, marco tosatti

*

La causale può essere: Donazione Stilum Curiae




Questo blog è il seguito naturale di San Pietro e Dintorni, presente su “La Stampa” fino a quando non fu troppo molesto.  Per chi fosse interessato al lavoro già svolto, ecco il link a San Pietro e Dintorni.

Se volete ricevere i nuovi articoli del blog, scrivete la vostra mail nella finestra a fianco.

L’articolo vi ha interessato? Condividetelo, se volete, sui social network, usando gli strumenti qui sotto

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

56 commenti

  • Luigi ha detto:

    Che tristezza questo articolo! E anche qualche commento! Chi l’ha scritto dice di averlo conosciuto ma è proprio un guardare senza vedere! Don Tonino Bello era innanzitutto un mistico, un vero uomo di Dio, che come i grandi mistici era in qualche modo già di là, immerso nella vita trinitaria. Un mistico con la testa e il cuore in Dio e piedi e mani nella storia, come dovrebbe essere un cristiano. Essere cristiani vuol dire amare il Dio di Gesù Cristo e il prossimo in nome di Dio. È difficile, molto e senza la sua Grazia non ce la facciamo ma fare di questa difficoltà un pretesto autogiustificatorio per dare addosso a chi è più avanti di noi nella sequela di Cristo, no, non si può, è veramente triste!

  • stefano raimondo ha detto:

    Bergoglio: “Don Tonino ci aiuti ad essere Chiesa del grembiule.” (da Avvenire)

  • alessandro ds ha detto:

    Si, è un fattore che non va sottovalutato, il voler forzare e vedere miracoli anche dove non ce ne sono. Ma questo problema c’è da sempre, non nasce solo oggi con solo Don Bello.
    Ma però la questione più seria è che io, nell’atto di don Bux , ci vedo un chiaro attacco politico.
    Ci sono tantissime cause di beatificazione in corso, di Sacerdoti o Vescovi ben peggiori di don Tonino Bello. Cause di beatificazione di veri e propri eretici e scismatici, potrei fare nomi e cognomi tranquillamente. Eppure su queste altre figure si tace. Persone addirittura che vennero sospese dalle Diocesi.
    Ora, dal momento che Don Bux ha fatto così tante fatica, nel studiare la situazione, farsi una sua idea personale, scriverci un articolo così lungo e dettagliato e inviarlo ai vari Blog per farlo pubblicare, invece di farla rimanere una chiacchiera “da Bar” In convento, più o meno nello stesso modo del quale si parla di opinioni calcistiche, mascherando il suo attacco dietro a un subdolo “che fretta c’è?”, come se la gente che legge sia stupida e non abbia compreso dove vuole arrivare…beh io direi che è un chiaro attacco politico fatto in mala fede. Questo mi fa rivalutare di molto la figura di Don Bux.
    Un attacco politico su cose giuste lo condivido, ovvero, attacchiamo Bergoglio o gli eretici su basi reali dove siamo nel giusto e nella verità. Ma attaccare la causa di Beatificazione di Don Bello per attaccare la corrente ideologica della teologia della liberazione – che sicuramente è dannosa se portata all’estremo – per fare un attacco politico, attaccando una persona defunta, facendolo passare per un’indegno, non mi pareva proprio il caso.
    Specialmente Don Bux che si riempie la bocca di cristianità e di carità e poi invece attacca in modo subdolo Don Bello elargendo sentenze e giudizi nei suoi confronti, si è fatto giudice del suo fratello, cosa condannata nel Vangelo. Poi dopo parla lui di cristianità…. Bah….
    Se Don Bello nella sua vita è stato umile e ha fatto ciò che ha potuto, nei suoi limiti di uomo, per essere un portatore di Dio nella comunità, anche sbagliando, ma che male c’è? Lui non ha mai avuto la presunzione di sentirsi perfetto. Ha fatto quello che ha potuto nei suoi limiti. A differenza di tanti altri eretici e scismatici che invece si sentono di essere i salvatori della chiesa e di avere la verità in tasca. La differenza la fanno l’umiltà e la presunzione.

  • Giovanni B. ha detto:

    Già, perché tutta questa premura? Forse per mettere la Chiesa di fronte al fatto compiuto, evitando più approfondite indagini su una figura che si teme non così sicura sul piano della fede? Mons. Bello veniva dalla stagione ideologica della cosiddetta “opzione preferenziale per i poveri” dalla quale è fuoruscito anche il poveretto di Santa Marta.
    L’ Altissimo ha inviato suo Figlio scegliendo invece non ideologicamente i peccatori, cioè noi tutti.

  • Gianfranco D'Angelo ha detto:

    Io don Tonino l’ho conosciuto attraverso gli scritti, la sua vita e tramite la testimonianza di persone che l’hanno frequentato e si sono convertite. A me non serve la canonizzazione della Chiesa. Per me rimane una persona che ha fatto un gran bene alla mia anima. Non so quindi se può essere annoverato tra i santi, ma di una cosa son sicuro, nel suo percorso terreno ha dato più fastidio a satana che non a Dio Padre e il bello di don Tonino Bello è che continua a farlo anche da morto.

  • Non Metuens Verbum ha detto:

    codesto genere di canonizzazioni è la premessa per altre future canonizzazioni decretate dai Fabii Faziii pro tempore.

  • Adriana 1 ha detto:

    Per informarsi meglio sulla situazione generale di come appare il clero:
    https://www.maurizioblondet.it/leggere-marcello-veneziani-per-capire-che-ai-cristiani-non-puo-andare-peggio/

  • don Angelo ha detto:

    «Quando la mia chiesa mi chiederà qualcosa, spero di non aver null’altro da darle che questo: né denaro, né prestigio, né potere. Ma solo acqua, vino e pane. La trilogia di una esistenza ridotta all’essenziale».
    Questo è don Tonino Bello.

    • mariano ha detto:

      che bello ! posso ubriacarmi tranquillamente e dimenticarmi di Gesù Cristo. Finalmente un po’ di serenità

    • Astore da Cerquapalmata ha detto:

      Non metto in dubbio quello che dice, ma nel processo di canonizzazione la Chiesa considera le virtù portate fino all’eroismo.
      Tonino Bello forse sarà canonizzato, e se lo sarà, è santo fin da ora.
      Ma poiché la canonizzazione è, sì, un pronunciamento su cui la Chiesa non sbaglia, ma poiché si basa su testimonianze umane e non sulla rivelazione divina, occorre fare attenzione che siano attendibili e che non vi siano forzature di nessun genere, perché un pronunciamento che si basasse su premesse sbagliate, da non teologo, ritengo sia nullo.
      Un po’ come un matrimonio nullo, o una confessione nulla perché il penitente ha nascosto un peccato grave di proposito.
      Se sbagliassi ne prenderò atto

  • Maria Michela Petti ha detto:

    O.T.
    Rumors circa un altro Motu Proprio in arrivo forse già domani
    http://blog.messainlatino.it/2022/02/news-riforme-alla-cdf-ormai-in-vaticano.html?m=1

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Una chiesa sempre più burocratica e sempre meno pastorale. Già sono 57 gli enti centrali vaticani; adesso diventeranno 58.
      Più che di motu proprio qui si tratta di moto perpetuo.

    • MARIA MICHELA PETTI ha detto:

      Detto. Fatto.
      Ecco servito il Motu Proprio che “modifica la struttura interna” della CDF.
      In «fermo e stabile vigore» da oggi, «nonostante qualsiasi cosa contraria anche se degna di speciale menzione».
      Quando si dice: volere è potere… senza ripiegare sull’alibi, spuntato, di pretestuose manovre “avverse” o “oscure”… https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/02/14/0106/00215.html

  • acido prussico ha detto:

    La sciarada l’ha già risolta don Francesco 1°. Roma locuta causa finita.
    Dalla sua udienza del 2 febbraio 2022.
    “Padre, pensiamo a coloro che hanno rinnegato la fede, che sono degli apostati, che sono i persecutori della Chiesa, che hanno rinnegato il loro battesimo: anche questi sono a casa?”. Sì, anche questi, anche i bestemmiatori, tutti. Siamo fratelli: questa è la comunione dei santi.”
    https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2022/documents/20220202-udienza-generale.html
    …..
    Il “Santo” Padre comanda che nella Comunione dei Santi vanno inclusi i persecutori della Chiesa… gli apostati… i bestemmiatori … & last but non Ultimo… don Tonino el Hermoso.

  • Don Pietro Paolo ha detto:

    Qui, o si è cattolici o non lo si è. Quando la Chiesa si esprime per bocca del suo visibile pastore supremo e dichiara che uno è Santo, il dichiarato Santo è veramente Santo. Convengo con don Bux che non si deve avere fretta a proclamare “beati” o “Santi” e questo non per non incorrere in sbagli fra l’altro impossibili. Sì! Impossibili perché Dio non permetterebbe al suo popolo di venerare santo uno che tale non è . Io credo nella Parola di Cristo e nel suo Spirito che guida indefetttibilmente la Chiesa. Uno dei motivi per cui avverso le “teorie” fantastiche di Cionci è proprio questo: è impossibile che papa Benedetto, con le scelte che gli si addebitano, avrebbe permesso che fossero innalzate sugli altari persone che sante non lo sono, esponendo così la cristianita’ a un culto fasullo, illecito e blasfemo, per di più col rischio di dannarsi eternamente. Dicevo che è meglio che la Chiesa riprenda l’uso di prima, e cioè far passare un congruo tempo fino a quando tutt’e le voci su un presunto Santo tacciano. Non è che Padre Pio ed altri santi hanno avuto solo ammiratori! La verità è che non c’è un cliché di santità uguale per tutti e ognuno ha un modo proprio di intendere la santità che nella sua Fonte, Dio, il solo Santo, è infinitamente variegata. Un Santo non è mai uguale ad un altro. Fra l’altro non c’è Santo che, in quanto figlio di Adamo, non abbia avuto difetti, limiti e imperfezionie peccati più o meno vistosi. È vero che una presunta santità che esula da Gesù Cristo non è vera, ma non necessariamente un Santo deve esprimerla con parole che richiamano direttamente e letteralmente il Vangelo. Credo che l’essere papa , vescovo o prete ( che implicitamente già richiama l’essere e l’appartenenza a Cristo), ma anche il semplice laico, in ambienti dove Cristo è avversato o tollerato può benissimo evangelizzare incarnando l’opera di Cristo o predicando l’aspetto orizzontale del messaggio evangelico. Certo, il compito primario della Chiesa è annunciare Gesù Cristo, il Signore e Salvatore, ma lo si può annunciare in tanti modi quanti e come sono le categorie di persone che incontriamo. La Chiesa venera come martire S. Giovanni Battista anche se non è morto direttamente per Cristo ma per la verità ( la Verità e Cristo), per cui non vedo il perché scandalizzarsi di un santo della carità che per quello che appare esternamente sembra solo un operatore sociale. Anche Di S. Giovanni Bosco si chiedevano allora come dichiarare Santo uno che non lo si vedeva pregava sporadicamente (almeno pubblicamente) visto che era sempre indaffarato….Aspettiamo e vedremo….

    • alessandro ds ha detto:

      Io credo che alla base ci sia anche una questione seria. Che spesso i laici non si rendono conto della vita di un Presbitero.
      Parlano senza fermarsi a riflettere che quell’uomo ha celebrato messa tutti i giorni della sua vita per 50 anni per servire il popolo di Dio, in quanto si è fatto servo di Dio.
      Non si rendono conto che ha rinunciato a tutto, ha rinunciato alla libertà, ha rinunciato ad avere una famiglia, ha rinunciato ad avere dei figli e dare una discendenza al suo nome e ai suoi padri, ha rinunciato a ricevere amore, ma amore ne ha solo donato.
      Le persone parlano dei Sacerdoti come se i Sacerdoti fossero dei dipendenti pubblici, come dei baristi o dei camerieri. Come se non avessero un anima e devono solo essere schiavi.
      Spesso la gente non si rende conto a quante cose hsnno rinunciato i Sacerdoti, per essere lì, a fare lo schiavo dei fedeli tutti i giorni per 50 anni.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Io da bambino giocavo a fare il prete. In camera sul cassettone avevo un altarino e, in miniatura, tutti gli oggetti relativi: i candelabri, i busti dei Santi Vescovi, il turibolo, la navicella, la pisside, il piattino, il calice, le statuine della Madonna e dei Santi. E con le mie sorelle o i miei amici che mi facevano da chierichetto, celebravo per gioco la messa. Però fin da bambino ho capito che per fare il prete sul serio ci vuole una vocazione che io non avevo. E se qualcuno mi chiedeva se da grande avessi voluto essere prete rispondevo : NO! Voglio fare l’ingegnere. E così, ringraziando Dio, è stato. “Ognuno nella chiamata in cui fu chiamato” in quella rimanga, dice San Paolo. Verissimo!

      • Don Ettore Barbieri ha detto:

        Ciò che lei dice è vero.
        Però dubito molto dell’infallibilitá riguardo alla proclamazione dei Santi. Oggi ancora più di ieri. Vi è una tale capacità manipolatoria e una tale corruzione all’interno della Chiesa che non mi meraviglierebbe affatto un miracolo inventato per dare credito a qualcuno.
        Non mi spingo più in là.

        • Don Pietro Paolo ha detto:

          Don Ettore, capisco le sue perplessità, ma qui è in questione l’infallibilita’ del papa proclamata dal Vaticano 1• e, ancor prima, la proclazione di Cristo a Pietro riportata nel vangelo di Matteo: ” qualunque cosa legherai o scioglierai sulla terra, sarà legata o sciolta in cielo” (cfr 16, 15). La Chiesa è di Cristo e una proclazione solenne di un papa, come una canonizzazione, senza il criterio dell’infallibilita’ avrebbe ripercussioni negative non indifferenti sul culto e nella vita stessa della Chiesa. Praticamente, la Chiesa potrebbe anche venerare e far venere una persona che magari si troverebbe fra i dannati. Giudichi lei!

          • Don Ettore Barbieri ha detto:

            La Chiesa, nel canonizzare, propone dei modelli: certo, non penso che possa accadere che un dannato venga canonizzato, ma che qualcuno che viene proposto come esempio in un determinato campo in realtà non lo sia stato, sì: certe recenti canonizzazioni – e lascio alla sua intelligenza immaginare quali – hanno un carattere chiaramente ideologico. Si può andare in Paradiso anche passando per il Purgatorio; ed è possibile che il Signore, nella sua misericordia, faccia entrare subito anche qualcuno che era convinto di far bene; ma è il caso di proporlo come modello di vita?

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Don Bello di qua, don Bello di là, don Bello di sù, don Bello di giù !
    Tutti mi vogliono tutti mi cercano
    Sono il factotum della citta,
    Sono il factotum della citta,
    Della citta, della citta,
    Della citta!!!
    La la la la la la la la la!

    Musica di Gioacchino Rossini.

  • Milly ha detto:

    Aiutare i poveri senza annunciare loro la Lieta Novella è pura e semplice filantropia!
    Solo Dio Padre conosce quello che albergava nel cuore di Don Tonino. Certo è, che i suoi scritti, non sembrano  emanare, con vigore e forza, questo Kerigma!

  • don Z ha detto:

    Caro don Nicola , ma è proprio per quello che lei scrive di don Tonino, che Bergoglio vuole beatificarlo . Deve fare un miracolo ? Ma i miracoli sotto il regno di Bergoglio esistono ancora ?

    • Anonimo verace ha detto:

      Non siamo ancora giunti alla visione professata da alcuni gruppi che affermano di credere nella Bibbia e non vedono i miracoli che in essa vengono narrati.
      Se la Bibbia è la Parola di Dio e Dio è la verità somma allora anche i miracoli debbono essere veri.
      È contro ogni logica affermare di credere nella Bibbia e negare l’esistenza dei miracoli.

  • Dionigi Areopagita ha detto:

    La pace di questo mondo si rivela sempre effimera od impossibile da ottenersi, mentre Cristo ci ha detto che la sua pace non è la pace che vorrebbero gli uomini. La risposta alla domanda posta dall’articolo è sempre la stessa, queste figure vengono canonizzate perché la Chiesa deve necessariamente ridursi a una organizzazione di carità finalizzata a cure terrene, ogni aspetto trascendente deve sparire da essa se non qualche ammiccamento all’amicone Dio che ci ama tutti come siamo – e non perché siamo di Dio (c’è una bella differenza).
    Tutto ciò perché un Cristianesimo spiritualmente carico assoggetterebbe il mondo intero, è l’unica fede che necessità di essere neutralizzata a tal punto

    • Ambra ha detto:

      Dice bene : ogni aspetto trascendente deve sparire… Ma lo Spirito Santo permetterà questa scomparsa ? Se guardiamo a quanto è accaduto all’umanità che si era dimenticata di Dio e che venne annientata dal diluvio temo proprio di no.

  • MARIA MICHELA PETTI ha detto:

    La fretta potrebbe trovare il nesso causale nella necessità di trovare un modello, rispondente ai principi fondamentali del neo-verbo (scrupolosamente contestati da chi, come mons. Bux, ha autorità per farlo), fino al punto da elevarlo a nume tutelare del gregge di “non santi”, testimone coinvolgente della santità laicizzata, incarnata da don Bello.
    «Sarà pure come Salvemini un santo laico». “Santo”, senza stare a sottilizzare, nell’affannosa ricerca di soluzioni a ben altre questioni pressanti di ordinaria e straordinaria natura umana.
    Da qualche giorno un monologo scovato in Rete “sull’inutilità del prete” oggi ha aumentato le mie non poche perplessità, cui ho rinunciato a cercare risposte, non disponendo di titoli per trattarne accademicamente, per di più in mancanza di un’operazione verità atta a diradare la confusione che regna sovrana. Eh, sì: non mi vergogno a confessare la mia incapacità a capirci qualcosa fra le trame di una comunicazione per me non lineare.
    Tornando al monologo cui ho accennato: è stato scritto da don Epicoco, che è teologo, filosofo e scrittore italiano; preside dell’Istituto Superiore Scienze Religiose Fides et Ratio ISSR dell’Aquila (informa Wikipedia) e nominato dal papa, il 16 giugno scorso, assistente ecclesiastico del Dicastero per la comunicazione e editorialista de “L’Osservatore Romano”. Raoul Bova avrebbe dovuto leggerlo nel corso della comparsata al Festival di Sanremo. Non è stato spiegato il motivo per cui si è rinunciato a divulgarlo da quella vetrina ed è stato poi letto dallo stesso attore dai microfoni di RTL 102,5.
    Un testo dai toni persino altamente poetici sul mestiere-non mestiere del prete, incentrato su quello del “servo inutile”, che a me è parso il tema evangelico da voler sapientemente illustrare. Sarà che non ho l’acume idoneo a penetrare il pensiero di un filosofo, per di più teologo, ma il finale:
    «Fare il prete non è un mestiere,
    è un modo inutile di amare.
    Inutile come ogni amore.
    Inutile come l’aria»
    mi ha lasciata letteralmente senza parole.
    Tante belle parole per arrivare all’ amara – e per me incomprensibile – conclusione dell’inutilità di un certo modo di amare, “inutile” al pari di “ogni amore” e della stessa “aria”. Come se quest’ultima non fosse basilare per la respirazione degli esseri viventi e l’amore non lo fosse per il palpito del cuore e il respiro dell’animo. Bah! Ma: forse – o senza forse – sono io che coltivo pensieri … sbagliati, e purtroppo non trovo maestri in grado di aiutarmi a correggerli…
    https://www.cercoiltuovolto.it/notizie/raoul-bova-legge-un-testo-di-don-luigi-maria-epicoco-sullinutilita-dei-preti-a-rtl-1025/

    • Simplicio ha detto:

      Allora per favore spiegatemi perché san Paolo, un santo vero, cioè uno della cui santità non si discute, avrebbe scritto quel suo bellissimo inno all’amore ?

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Inno alla virtù della Carità non all’amore.
        -Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! –

        • MARIA MICHELA PETTI ha detto:

          Giusto!, Carissimo Emerito.
          La carità, che peraltro “si compiace della verità”, dovrebbe proprio per questo guidare ad oculati orientamenti riguardo “atti d’ amore” impropriamente “comandati”.
          Senza dimenticare il primo – autentico – comandamento: amare Dio e amare il prossimo (come sé stessi) per amore stesso di Dio.
          Alla luce di tale precetto imprescindibile, mi risulta ancor più insensata (a dir poco!) la negazione dell’ utilità dell’amore divulgata coram populo – benché per interposta persona – da un presbitero, (filosofo)teologo.

  • GINO ha detto:

    Perché serve urgentemente un santo protettore dei Nicchi Sventola.

  • Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei ha detto:

    Don Bux deve fare pubblica ammenda per essere stato un sostenitore di Don Minutella. Poi può parlare.

  • Bruno PD ha detto:

    Il “santo col grembiule”???
    Il santo col grembiule è San Giovanni di Dio.
    Lui si che aiutava i poveri ad arrivare alla fede, al Cielo!
    Tanto che il suo più stretto collaboratore, l’Arcangelo San Raffaele, un giorno gli apparve con il grembiule dell’Ordine da lui fondato (Fatebenefratelli). L’Arcangelo si dichiarò orgoglioso di portare la divisa dell’Ordine, perchè, disse, “vi sono qui sulla terra uomini pari in carità a noi Angeli”. Magari Don Tonino fosse stato di questi!
    Bruno PD

  • FORUM COSCIENZA MASCHILE ha detto:

    In queste scandalose vicende c’è almeno un elemento positivo: la presunta infallibilità delle canonizzazioni è sul punto di crollare. Perché di santi dubbi, ce ne sarebbe più d’uno da “tirar giù” dal cielo di cartapesta in cui l’ha collocato la burocrazia ecclesiastica: a partire da Giovanni XXIII, che perseguitò Padre Pio e sotto cui iniziarono i guasti della Chiesa.
    Si rassicuri Mons. Bux che il danno ai fedeli è minimo (meno quello della credibilità della Gerarchia), perché nonostante le martellanti campagne “elettorali” su tali canonizzazioni, questi personaggi non hanno mai avuto fama di santità e non ho mai neanche sentito di un fedele che li venerasse, o avesse una loro immagine.
    Tranne Giovanni Paolo II, che non fu Papa terribile per i tempi (anche perché non sembra esserci limite al peggio) ma che già, lentamente ma non troppo, viene consegnato all’oblio dei fedeli.
    Forse con le canonizzazioni crollerà un altro dubbio mito, quello dell’infallibilità del Concilio che nonostante le molte, accorate voci autorevoli (tra cui quella di Mons. Brunero Gherardini), la definizione di “pastorale” e i frutti disastrosi ci si ostina ancora a non mettere in discussione, guardandosi però bene dal fornire solidi argomenti teologici e canonici.

  • don Angelo ha detto:

    Se alla fine della vita, della fede, della speranza e della carità rimarrà solo la carità, con le parole e le opere don Tonino ha incarnato la carità sotto il profilo profetico esistenziale.
    Egli ha anticipato una chiesa degli scarti con ogni ama citare oaoa Francesco che per voi non è il papa legittimo oerche legati al papa che è sceso dalla croce come insegnava san Giovanni Paolo II, un uomo di Dio deve avere l’odore delle pecore e don Tonino aveva la puzza delle pecore.
    Don Tonino, e non il Bello, ma monsignor Tonino Bello prettizzava una chiesa autenticamente evangelica che, solo se si fosse fatta chiesa del grembiule come Cristo in San Giovanni evangelista nell’ultima cena, sarebbe stata scelta dal peccato che Papa Francesco chiama mondanismo spirituale.
    Ma a voi non va bene perché non avete conosciuto don Tonino.

    • Grog ha detto:

      A dire il vero Don Bux ha scritto che ha conosciuto personalmente Don Bello…

    • Veronica Cireneo ha detto:

      La parola grembiulimo manda puzza di fumo, più che di pecore.

      Don Tonino non l’abbiamo conosciuto, ma J. Mario sì.

      Et ca suffit. Grazie

    • Dionigi Areopagita ha detto:

      La “carità” Cristiana, “agape” in realtà, come concetto va infinitamente oltre il prendersi cura dei poveri materiali e dei deboli. Gesù Cristo non predicava la beneficenza. Piuttosto, tutte queste cose sono una conseguenza del vivere cristianamente, ma quando assurgono a fondamento primo, finiscono inevitabilmente per dissolvere la Buona Notizia in filantropia. E allora non serve più a un tubo, anche perché la povertà esisterà sempre finché ci sarà il mondo.

    • alessio ha detto:

      Infatti Francesco non è papà legittimo ,
      altrimenti non avrei la dispensa della
      Messa nuova , e se non posso
      avere la Messa Antica di San Pio V ,
      lui davvero grande Santo , meglio
      non avere nulla ; visto che il
      decreto fascista che vieta la
      Messa Antica oltre ad avere
      offeso Cristo Re porterà gravi
      conseguenze .
      Poi , è inutile che all’ Angelus
      faccia pregare per la pace in
      Ucraina , quando per un anno
      intero fatto propaganda per fare
      eleggere il democristiano biden
      che sta incendiando il mondo ,
      e sono due anni che fa propaganda
      feroce per Big Pharma .
      Mi sa che siamo davanti a tre anni e
      mezzo di cieli chiusi come ai tempi
      di Elia . Saluti a lei Don Angelo .

    • don Z ha detto:

      don Angelo , ma lei vuole quindi contraddire don Nicola Bux ? Quali credenziali offre per tentare ?

  • Andrea Cionci ha detto:

    Considerazioni acute e condivisibilissime quelle di don Bux, ma non c’è da preoccuparsi. La canonizzazione di don Bello avrà valore quanto l’avrebbe la mia autocanonizzazione scritta su un post it mentre leggo queste righe, dato che è promossa da un antipapa. Quindi state sereni.

  • Lucia Buttaro ha detto:

    Don Nicola Bux, la correggo e nel Nome Santissimo di Gesù confermo che Don Tonino Bello è Santo! Sono stata in orfanotrofio a Terlizzi nella Diocesi di Don Tonino e ogni giorno incontravo l’Immacolata Concezione. Di Don Tonino si per certo che ha incarnato Gesù Cristo, me lo ha detto Lui. Ad Alessano don Tonino Bello, che era un mistico parlava direttamente con San Pietro e gli Apostoli sin da bambino, ho lasciato testimonianza scritta nella casa del fratello a cui avevo detto che non sarebbe morto prima di vedere Don Tonino Bello Santo! Il mio zigomo destro è improntato sulla Tomba diel Beato. Non dirò altro perché metterò tutto per iscritto quando Dio vorrà. Certo le strumentazioni della figura di Don Tonino Bello sono opera di Satana e non è a credersi che Don Ciotti o Vendola o La Repubblica siano spiritualmente associabili al Beato Bello, anzi! Vendola è seguace di Martini che la Madonna mi ha detto essere il Capo dei demoni, Ciotti è perduto. Ma Lei , Don Nicola Bux spesso scambia fischi per fiaschi e non fosse che la Madonna in persona conferma che è uomo Santo, annoverato nel coro dei Vergini, a cui tutta la Chiesa Cattolica Apostolica Romana guarderà per la nuova liturgia….sa dove la manderei per questo commento è per quello che non ha capito del suo idolo: Ratzinger! Faccia come penitenza, lo sforzo di leggere tutti gli scritti di Don Tonino Bello e se non incontra Gesù Cristo vuol dire che il problema è in Lei che non l’ha incontrato! Pace e bene.

  • alessandro ds ha detto:

    Con tutto il rispetto per Don Bux o p. Bux. Che essendo nella chiesa dovrebbe sapere come funzionano i meccanismi per le cause di beatificazione.
    1, la causa di beatificazione viene presentata – spesso dalle comunità seguite dalla persona che si vuole promuovere alla beatificazione -, quindi la diocesi in se stessa non centra nulla. La colpa della diocesi – se colpa la vogliamo chiamare – è che sicuramente avrà un occhio di riguardo per un suo ex Vescovo, sicuramente non si opporrà alla “richiesta” – ma sempre di richiesta si parla”, fare la richiesta non significa diventare beato.
    2, per diventare beato serve “1 miracolo” Certo e riconosciuto, di persone che hanno chiesto l’intercessione del Beato e hanno ricevuto un miracolo vero, una guarigione impossibile.
    Senza miracolo, niente Beatificazione.
    Da ciò ne deriva che don Tonino Bello non diventerà mai Beato se non fa un miracolo riconosciuto, cosa che non può succedere se egli non si trovi alla presenza di Dio.
    Possono inoltrare anche 100 richieste, ma se egli non è alla presenza di Dio il miracolo non può farlo. Quindi in un certo senso, si è blindati è tranquillo sotto questo punto di vista.
    Non capisco tutto questo interesse di don Bux verso la questione di don Tonino Bello.
    Evidentemente gli stava parecchio sulle balle.
    Dal momento che don Bux conosce benissimo l’Iter delle beatificazioni e sa benissimo che senza un miracolo certo e riconosciuto non si può ottenere la beatificazione, non capisco da dove nascano tutte queste sue preoccupazioni da non farlo dormire la notte.
    Per caso hanno avuto disguidi in passato? Oppure è un attacco politico?

  • Diana ha detto:

    Mi è capitato di leggere una “mariologia” che trovai non solo cieca riguardo al mistero della Madre di Dio e di Cristo stesso (pensai: questo qui non ha capito niente) ma offensiva. Spero che ci sia risparmiata questa intronizzazione delle banalità da società dello spettacolo. La Chiesa, e i suoi santi, sono Altro.

  • Astore da Cerquapalmata ha detto:

    Non conosco la figura di Tonino Bello, ma concordo con Mons. Bux: perché questa smania di canonizzare dei personaggi di cui non sono ancora chiari i contorni?
    Non sarebbe più logico affrettare il processo di canonizzazione di Pio XII?
    Tonino bello amava i poveri, e questo è bello, ma con quali prospettive?
    Nel Vangelo di oggi Gesù afferma: “Beati voi, poveri, PERCHE’ VOSTRO E’ IL REGNO DI DIO… guai a voi ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione”.
    L’uomo deve scegliere tra le consolazioni della ricchezza o quelle di Dio.
    Chi mira ai piaceri della vita, cerca la ricchezza, chi vuole Dio, lo cerca là dove si trova: sulla Croce.
    La giustizia sociale è un dovere cristiano perché ciò che si fa ai poveri si fa a Gesù, ma chi vuol rendere i poveri dei beati attraverso i piaceri della vita che si oppongono al regno di Dio, cioè dandogli le stesse prospettive che hanno i ricchi, è il loro peggiore nemico.
    L’indifferenza, tanto biasimata da Papa Francesco, non deve intendersi solo verso il prossimo, ma anche verso Dio, perché l’amore per Dio e per gli altri non sono separabili.
    Chi NON lega la giustizia terrena alla salvezza eterna è come chi non lega il matrimonio al femminile e al maschile, cioè è come chi ammette il “matrimonio” tra omosessuali: non è cristiano.

    • Enrico Nippo ha detto:

      Il fenomeno è prettamente vaticanosecondista.

      Guarda caso tutti i papi postconciliari, a partire da Roncalli, sono stati fatti santi (manca Luciani non si sa bene perché).

      E’ un chiarissimo e sfacciatissimo disegno di “imprimatur” sul Vaticano II.

      Per fortuna il fenomeno sta per esaurirsi.

  • CLAUDIO GAZZOLI ha detto:

    proprio così, don Nicola Bux, “…era in crisi l’idea di Chiesa… come insegna il Vaticano II”…

  • Don Ettore Barbieri ha detto:

    Purtroppo Don Torino Bello è stato uno dei rappresentanti del Sessantotto dentro la Chiesa, non nel senso propriamente rivoluzionario, ma appunto in quello utopico, che per certi versi è anche peggiore.

  • Veronica Cireneo ha detto:

    Il modello- grimaldello ideale per la cancellazione dei sacramenti e dei “Nuovissimi”?