Non Siamo soltanto Memoria, ci Ricorda Il Matto…

11 Febbraio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, oggi il nostro Matto ci offre una riflessione sul rapporto profondo, difficile, complicato e conflittuale fra la memoria e la mente, e la benedizione dell’oblio – quello vero, in cui solo Dio esiste. Come dice meravigliosamente Ada Negri in Attod’Amore: “e nel silenzio degli esseri, il mio cuore oda Te solo”.Buona lettura, meditazione e discussione.

§§§

 

NON SIAMO SOLTANTO MEMORIA

«Ah, memoria, nemica mortale del mio riposo!»

Miguel de Cervantes

 

Quanto è vero quel che afferma Cervantes! È proprio la memoria che insidia gravemente il nostro (vero) riposo, ovvero il nostro silenzio interiore, la nostra pura presenza, il nostro puro essere. Si dovrebbe perciò rivolgere la Luce Coscienziale verso se stessi, dato che soltanto questa Luce ultra-temporale di cui si è dotati può individuare i vischiosi intrecci della memoria. Non esiste altro modo in ordine ad un’autentica liberazione della MENTE, cioè del MEUS ENS: il MIO ENTE. La memoria occupa e turba, attrattivamente o repulsivamente secondo il giudizio autoreferenziale dell’io empirico, il riposo, il silenzio interiore, la pura presenza, il puro essere, insomma il vuoto essenziale contemplativo che è la nostra anima la quale, in sé, al modo dello specchio, è indipendente da ogni contenuto. E cos’è la memoria se non un’intermittente apparire e scomparire di contenuti? Pertanto non siamo soltanto memoria. Non siamo un’intermittenza che appare e scompare. Non siamo un contenuto fluttuante. Siamo invece un contenitore ben fermo. Siamo ciò che non possiamo oggettivare. Siamo l’intervallo tra l’apparire e lo scomparire dei contenuti mnemonici. Siamo ciò che è  tra e oltre il pro e il contro.

 

Di solito, nulla di ciò che pensiamo, diciamo e facciamo è indipendente dalla memoria. Anche il presente scritto deve la sua possibità alla memoria … ma non soltanto alla memoria. Di più, la memoria abbisogna di tempo per collegare ed esporre i suoi contenuti; non così la MENTE o Luce Coscienziale, che è la radice immortale tanto della vista fisica quanto di quella spirituale (distinte ma non separate), e della quale, non a caso e profondissimamente, dice il sufi Gialal al-Din Rumi:

«Quando cerchi Dio, Dio è lo sguardo dei tuoi occhi».

Come dire che lo sguardo soltanto umano che oggettiva Dio non esiste e non può esistere, ciò trovando conferma in Cristina Campo, “Lettere a Mita”:

«Nei Salmi troverà tutto, la storia mia e la sua, e tutto gettato meravigliosamente in grembo a Dio, un enorme diario di tutto l’uomo scritto per i soli occhi di Dio».

Sì, Dio ha ispirato la scrittura dei Salmi per leggerSi attraverso gli occhi teandrici dell’uomo! Si tratta perciò di una lettura immediata, intuitiva,  trascendente l’ermeneutica descrittiva – e non univoca – che ne fanno gli uomini in seguito alla proprie percezioni soggettive (anche se ispirate). Dice infatti Platone nel “Fedro” (Mito di Theut):

 

«La scoperta della scrittura avrà l’effetto di produrre la dimenticanza nelle anime che l’impareranno, perché, fidandosi della scrittura, queste si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei e non dal di dentro e da sé medesime».

 

«ricordare dal di fuori mediante segni estranei e non dal di dentro e da sé medesime»: dovrebbe cogliersi la portata sconvolgente di un tale avvertimento, specialmente da parte dei fondamentalisti religiosi!

 

Di più, come rileva Ernst Junger in “Della forma”:

 

«Ogni parola costituisce una specificazione, una ramificazione, – che anzitutto si distacca dal tronco del linguaggio, poi però anche dalle sue radici, dove abita il silenzio. Il silenzio è più potente di qualsiasi linguaggio, di qualsiasi nome, di qualsiasi parola. Lo stesso vale per ogni immagine che, nel suo linguaggio figurativo e simbolico, rappresenta un’apparenza, una specificazione, una delimitazione dell’indistinto. Nell’immagine e nella parola, nelle forme e nei loro nomi si incontrano dunque degli avamposti. Dietro l’immagine vi è l’indistinto nella sua pienezza, dietro la parola l’uomo nella sua silenziosa potenza».

«Dietro la parola l’uomo nella sua silenziosa potenza»: l’uomo è nell’intervallo fra un’apparizione mnemonica e l’altra e … fra le due fasi respiratorie!

 

Senza la memoria neanche la fede (qualunque fede) potrebbe darsi, poiché si può credere soltanto in ciò che la memoria recepisce e diventa un suo contenuto. Sennonché la MENTE che recepisce i dati della fede (e non solo della fede) è infinitamente di più della memoria, e quindi non coincide né con essa né con i dati che indicano la fede, cioè “dicono” di essa, la oggettivano e quindi non sono la fede in sé. Le formule della fede impresse nella memoria possono, o forse debbono, essere propedeutiche alla fede in sé che coincide con la MENTE. A rigore, non esiste né può esistere una MENTE infedele e profana: la memoria è facoltà della MENTE, ma la MENTE non s’identifica e non si limita ipso facto con la memoria.

 

Infatti, subordinato alla MENTE, al MIO ENTE, c’è in noi un MEMORE, cioè un sub-ente che rammenta, e che però è anche l’ente che dimentica, dal latino DEMENTIRE esser fuori di mente e DEMENS privo di mente, sicché, nel contesto di cui stiamo trattando il demente non è l’insano di mente, bensì, paradossalmente, la persona libera poiché la sua MENTE, pur non essendone separata, si distingue dal MEMORE, quindi dal tempo e dallo spazio, quindi dalla storia, quindi dal transeunte, e perciò non ne resta occupata e condizionata. Di passaggio, osserviamo come il Demente, il Mentecatto di cui qui trattiamo sia parente prossimo dell’Idiota cusano e, tutto sommato, del … Matto! Sì, nella sua essenzialità, il Matto è metastorico! Per il Matto la storia è un gran bailamme terreno suscitato dalla MEMORIA diventata comportamento, dal MEMORE quale infinetesima goccia nell’anfora infinita della MENTE. Una goccia che ha il potere di scatenare un maremoto, che i sani di mente s’illudono di sedare con l’utilizzo del MEMORE, cioè della causa del maremoto!

 

A proposito dell’Idiota (ciò valendo anche per il Matto), esso

 

«è presentato da Cusano come un uomo consapevole della propria ignoranza, contrapponendolo alla figura dell’oratore umanista e del filosofo aristotelico, i quali, fieri della propria cultura, riconoscono come verità solo ciò che possono comprendere con l’intelletto, restando però in tal modo lontani dalla vera sapienza». (domenicanes.it).

 

E non a caso, nel “De ordine”, Agostino afferma:

 

«Melius scitur Deus nesciendo. Dio si conosce meglio nell’ignoranza».

 

E quanto fa bene diventare idioti almeno per un’oretta al giorno! Quanto fa bene ritirarsi in manicomio! Quanto fa bene lasciare il mondo dei sani di mente! Quanto fa bene diventare ignoranti gettando alle ortiche il micidiale “io ho capito”! Quanto fa bene diventare SMEMORATI, ossia prendere le distanze dalla reminiscenza, dal ragionamento, dalla logica e dalla riflessione, insomma dal processo che, lo ribadiamo, non è la MENTE in sé ma l’affannato lavorìo dialettico del suo subordinato MEMORE con i suoi contenuti fluttuanti che prevaricano sulla MENTE! Invece il MEMORE non è che un infinitesima onda nell’oceano infinito della Mente immobile, Fudoshin nel gergo marziale nipponico, il cui possente simbolo è Dai Nichi 大日, il Grande Sole!

La MENTE è un contenitore infinito poiché ad immagine e somiglianza della Mente Universale. Dice infatti – follemente, ereticamente – Angelo Silesio ne “Il pellegrino cherubico:

«L’abisso della mia anima chiama sempre a gran voce l’abisso di Dio: dimmi, qual è più profondo?».

L’identificazione e limitazione della MENTE al MEMORE è un transfert: e proprio tale transfert testimonia della dipendenza della MENTE quale contenente infinito (l’“abisso”)  dal MEMORE col suo contenuto definito, quindi limitato.

E così, come già visto, si può paragonare la MENTE ad un’anfora infinita che contiene una goccia, cioè il MEMORE. Chiaro che la goccia non può in alcun modo pretendere di occupare tutto il vuoto dell’anfora, pretesa che però dilaga grazie all’illusione suscitata dal transfert.

 

Troviamo esposta la metafora della goccia e dell’anfora in Chandra Livia Candiani, “Il silenzio è cosa viva”:

 

«Un maestro tibetano disegnò un giorno per i suoi studenti. sul bianco di una lavagna, il segno stilizzato di un piccolo uccello e chiese: “Cos’è?”. Nacquero tante diverse risposte. Tutte decifravano il piccolo segno. In molti risposero: “Un uccello”. E il maestro, continuando a scuotere sorridendo la testa, rispose: “È un cielo vasto e in questo momento sta passando un uccello”. Siamo cieli vasti e restare connessi alla vastità ci permette di vedere i fenomeni che ci attraversano, di riconoscerli, sentirli e guardarli svanire».

 

(A)normalmente la MENTE non coglie se stessa (il proprio “cielo vasto”) in assenza della memoria, poiché sente – ed è questa la sua patologia – di  essere soltanto in quanto rammenta, pensa, crede, capisce e ripete (e di conseguenza agisce). Ma noi, lo si ribadisce ancora, non siamo soltanto memoria, e, a proposito di patologia, estremamente interessante risulta quanto dice Marcel Proust in “La ricerca del tempo perduto”:

 

«Troviamo di tutto nella nostra memoria: è una specie di farmacia, di laboratorio chimico, dove si mettono le mani a caso, ora su una droga calmante, ora su un veleno pericoloso».  

 

È invece possibile assumere nei confronti della memoria ciò che dice Leopardi della famosa siepe:

 

«E interminati spazi di là da quella mi vo figurando»,

 

ove però quel “figurando” ha da essere sostituito da un “non-figurando”, cioè da un’atto astrattivo della MENTE, ché altrimenti il “figurare” sarebbe di nuovo un attingere alla memoria, un ricorso limitante al MEMORE, alla goccia, al piccolo uccello, dunque al transfert. Non si può figurare, immaginare o fantasticare – e “prendere coscienza” – se non utilizzando gli oggetti mnemonici contenuti in una “sezione” assai limitata della MENTE come il MEMORE, i cui contenuti mai possono davvero “saziare” la MENTE. Non può la goccia d’acqua riempire l’anfora infinita. Tramite l’atto astrattivo la MENTE “recupera” se stessa liberandosi dal dispotismo del Memore. L’anfora riprende il suo imperio sulla goccia. La vastità celeste sul piccolo uccello.

 

Per conoscere CHI siamo, occorre infatti trascendere la memoria, quindi le mediazioni-identificazioni tanto culturali quanto religiose che costituiscono il contenuto limitato, seppur più o meno necessario e orientativo per la vita terrena, del MEMORE.

 

Ritornando al diario, scrive Oscar Wilde in “L’importanza di chiamarsi Ernesto”:

 

«La memoria è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé».

Ora il diario, cioè il MEMORE, è fatto di pagine (cioè di contenuti oggettivati), e mentre ne mostra una non può contemporaneamente mostrarne un’altra, assumendo perciò estrema importanza, ancora una volta, l’intervallo in cui si volta pagina: “in quel tempo” la MENTE è SOLTANTO SE STESSA, cioè VUOTA CONSAPEVOLE PRESENZA, non condizionata da alcun oggetto, massimamente ignorante poiché libera dalla memoria, dunque dal “passato” e dal “futuro” (e dal bailamme spessissimo deleterio che essi suscitano), giacché passato e futuro sono immaginabili soltanto nella limitante e paradossalmente disperdente molteplicità contenuta nella goccia del MEMORE. Il mondo si perde in una goccia. Non “la tempesta un bicchier d’acqua” ma addirittura in una goccia! Il piccolo uccello oscura la vastità celeste!

 

«Fate questo in memoria di Me»: e il “questo” lo si può “fare” soltanto  “in quel tempo” cioè QUI ED ORA: rito ATTUANTE e quindi trascendente il MEMORE; trascendente e trasfigurante ogni singolo uomo ma non la storia quale scenografia prodotta in grandissima parte dal piccolo uccello del MEMORE ed in più che minima parte dal vasto cielo della MENTE.

 

Il FARE ADESSO consuma la memoria; arde la fede oggettivata poiché le COMPIE, cioè le PERFEZIONA. La Fede perfetta non si ditingue più dal suo Oggetto. Il qui e il là sono trascesi. «Consummatum est»: tutto è compiuto, cioè perfezionato.

Perciò noi siamo veramente NOI in quanto AZIONE SACRIFICALE ATTUALE, non in quanto memoria e pensiero, cioè non in quanto fede e cultura memorizzate-oggettivate, bensì attuate-attualizzate. Perenne eucaristicità del QUI ED ORA, dell’ATTIMO PRESENTE, dell’atto che si compie ADESSO, fosse pure il lavare i piatti o il pulirsi le scarpe.

 

MENTE e AZIONE SACRIFICALE sono inscindibili.

L’AZIONE “uccide” il MEMORE e la Fede muta in Conoscenza, o, meglio, nel deificante Esser Conosciuti.

Tutto accadde, accade e accadrà “IN QUEL TEMPO”, che è metastorico poiché ATTIMO ETERNO o Regno dei Cieli, “perla di grande valore” per l’acquisto della quale occorre VENDERE TUTTO. E tutto significa tutto. Significa diventare poveri e dementi, poveri e idioti, poveri e ignoranti, poveri e matti.

§§§

 




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

*

Chi desidera sostenere il lavoro di libera informazione, e di libera discussione e confronto costituito da Stilum Curiae, può farlo con una donazione su questo conto, intestato al sottoscritto:

IBAN:  IT24J0200805205000400690898

*

Oppure su PayPal, marco tosatti

*

La causale può essere: Donazione Stilum Curiae




Ecco il collegamento per il libro in italiano.

And here is the link to the book in English.

Y este es el enlace al libro en español


STILUM CURIAE HA UN CANALE SU TELEGRAM

 @marcotosatti

(su TELEGRAM c’è anche un gruppo Stilum Curiae…)

E ANCHE SU VK.COM

stilumcuriae

SU FACEBOOK

cercate

seguite

Marco Tosatti




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

*

Chi desidera sostenere il lavoro di libera informazione, e di libera discussione e confronto costituito da Stilum Curiae, può farlo con una donazione su questo conto, intestato al sottoscritto:

IBAN:  IT24J0200805205000400690898

*

Oppure su PayPal, marco tosatti

*

La causale può essere: Donazione Stilum Curiae




Questo blog è il seguito naturale di San Pietro e Dintorni, presente su “La Stampa” fino a quando non fu troppo molesto.  Per chi fosse interessato al lavoro già svolto, ecco il link a San Pietro e Dintorni.

Se volete ricevere i nuovi articoli del blog, scrivete la vostra mail nella finestra a fianco.

L’articolo vi ha interessato? Condividetelo, se volete, sui social network, usando gli strumenti qui sotto

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

61 commenti

  • Il Matto ha detto:

    Caro Dionigi,

    sono certo che si sarà accorto della dialettica in cui ci siamo impantanati. Del resto, a mio avviso, il pantano è il destino di ogni dialettica.

    Lei certamente conosce il sapiente detto: “nessun uomo ha mai convinto un altro uomo”.

    Perciò, sperando che non la prenda come una scortesia, La invito a porre fine a questo scambio che già si è allargato a dismisura con l’aggiunta progressiva (specialmente da parte Sua) di argomentazioni che a loro volta stimolano ulteriori considerazioni con un crescendo senza fine.

    Non è che voglia sottrarmi a al confronto, ma ritengo che, alla lunga, si rimanga impantanati (come già sta accadendo) in coacervo pensieri e parole che impediscono una sintesi condivisa, ammesso che quest’ultima sia possibile.

    D’altra parte, come dimostra anche questo blog, un sentire comune è ben lungi dall’essere appena appena abbordabile.

    Voglia scusarmi.

  • Il Matto ha detto:

    Non si tratta di “mettere d’accordo tra loro tutte le religioni” bensì di riconosce i punti di convergenza che non posso non esserci, visto che la Verità è Una.

    “La gloria di colui che tutto move
    per l’universo penetra, e risplende
    in una parte più e meno altrove”. (Paradiso I, 1-3)

  • Dionigi Areopagita ha detto:

    Prima di tutto, ci tengo a specificare che quanto segue non va letto in toni offensivi, ma come constatazione derivata dall’essere incappato nei commenti di questo Matto, che matto non è, molte volte. Il Matto a me appare sempre molto luciferino, in quella maniera che può affascinare i più gonzi (un po’ come i guru Indiani) perché volutamente riduce tutte le differenze religiose a meri dogmi, senza rendersi conto che il Cristianesimo non è basato su dogmi, ma su un qualcosa che è accaduto realmente e all’interno della storia.
    Mentre le storie, per esempio, degli avatar nell’Induismo o dei Buddha nel Buddhismo sono sempre di stampo mitici, e nessuno che le legea potrebbe pensare diversamente, soltanto il Cristianesimo ha all’origine dei reportage storici. Questo lo rende unico, senza precedenti e successori.
    Inoltre, Il Matto ha una visione ben misera di così siano i “dogmi” che scambia per asserzioni incontrovertibili. Questo perché è Cattolico, e non conosce il greco. Forse che definisca ogni ipotesi che tenta di approssimare la realtà il meglio possibile, un “dogma”? I dogmi Cristiani sono semplicemente dei tentativi di spiegare l’evento dell’incarnazione in una maniera che faccia giustizia all’evento stesso, nella luce gettata dalla sua rivelazione.
    Il Matto ha inoltre un grosso problema, non sembra conoscere attualmente le varie religioni che vorrebbe mischiare assieme. Nel credere che le trascenda tutte grazie a una sorta di illuminazione interiore, praticamente verrebbe considerato come il classico esempio di uno che ha preso un grosso abbaglio da ognuna di queste tradizioni; ma siccome per lui, che si è liberato dell’Ego, il suo Ego ritiene di avere compreso tutto (si noti il paradosso) vedrà questa cosa come una conferma della propria saggezza.

    • Dionigi Areopagita ha detto:

      Ma alla fine, questo sincretismo lo ritengo luciferino per una ragione ben precisa: perché chi lo adotta riesce a in qualche modo a mettere d’accordo tra loro tutte le religioni (usando molte forzature e semplificazioni, ma ci riesce) anche le più apparentemente incompatibili tra loro, e però per fare questo deve ridurre la portata dell’Incarnazione e Resurrezione di Cristo, oppure addirittura considerarla come un prodotto secondario, una sorta di accidente capitato a un uomo giusto. Il problema, direi ovvio, è che così facendo il Cristianesimo perde completamente la sua ragione d’essere. L’Islam non perde poi così tanto se la figura di Mohammed vi viene ridimensionata, per quanto si possano turbare gli islamisti (ma i sufi, non a caso, non si turbano così tanto): e questo perché Mohammed è considerato come un profeta che annuncia Dio; Mohammed non è Dio, e non rivela Dio, lo testimonia soltanto. Il Cristiano, per essere tale, deve credere che Gesù Cristo è l’incarnazione della seconda persona di Dio, il Logos con il quale il cosmo è stato creato. Questo proprio perché il Cristianesimo NON è una religione; l’annuncio Cristiano è in realtà anti-religioso: non è quello che Gesù disse che conta, ma quello che ha rivelato di Dio e quello che ha compiuto con la sua morte in croce. I dogmi servono a definire in quale modo questo possa essere successo in maniera tale che l’evento non perda di significato. Per quale ragione, ad esempio, l’arianesimo è stato rifiutato dogmaticamente? Perché se Gesù Cristo non è vero uomo e vero Dio, ma solamente Dio con le sembianze di uomo, allora non può aver effettuato il ripristino della nostra natura decaduta che il Vangelo testimonia. Perché l’adozionismo è stato dogmaticamente rifiutato? Per la stessa ragione, ma invertita: se Gesù Cristo è stato solamente un uomo particolarmente giusto, scelto da Dio con una missione ben precisa, allora non può aver ripristinato la nostra natura decaduta, che è qualcosa che solo “o’ Theos” può fare. E via di questo passo.
      Purtroppo, il Catolicesimo ha effettivamente alterato il significato di “dogma”, ma questo è un altro discorso. Il Cattolicesimo ha effettivamente trasformato il Cristianesimo in una religione.

      • Dionigi Areopagita ha detto:

        scritto “arianesimo” invece di “docetismo”. In ogni caso, la storia delle eresie è lunga e il succo del discorso non cambia: ogni eresia è stata combattuta e condannata non perché si voleva rigidamente difendere una particolare visione in contrapposizione ad altre, come se io infantilmente cercassi di impedire che altri apprezzino il sapore della vaniglia perché lo detesto, ma perché in qualche modo avrebbe reso inspiegabile o insufficiente la missione del Dio Uomo. Purtroppo molti pensano, come Il Matto, che dogmi ed eresie siano semplicemente opera della mente umana che cerca di incasellare tutto in schemi (lui invece è illuminato, anche se è chiaro che si diverte a cercare rigidamente di smantellare le rigidezze che ritrova negli altri). La scienza, il metodo empirico dovrebbe funzionare in modo simile ai dogmi: un fenomeno viene osservato, dopodiché vengono formulate delle teorie che siano in grado di spiegarlo (e nel caso della scienza riprodurlo). Naturalmente, ci possono essere interessi e collusioni ma questo non inficia comunque la necessità di formulare ipotesi.

    • Il Matto ha detto:

      Nessuna offesa, davvero nessuna offesa, caro Dionigi Aeropagita. Forse sarà il mio Ego che è sempre di mezzo anche se non si offende.😄

      Posso assicurarla, per quel che possono valere le assicurazioni di un Matto, che non sono affatto in caccia di “gonzi” da affascinare. E la terra bruciata che mi sono fatto intorno ormai da decenni ne è la prova lampante.

      “I dogmi Cristiani sono semplicemente dei tentativi”: ecco lo ha detto Lei, sono dei tentativi, ed un tentativo non può porsi come assolutamente definitivo. Il che, ci si intenda, non equivale a considerarli falsi ed inutili. I dogmi sono un orientamento rispettabilissimo ma non esaustivo.

      Lei non è il solo che mi appioppa l’etichetta dello pseudo-saggio che ritiene di aver “compreso tutto”. Non posso farci niente e proseguo per la mia strada nel deserto, la quale, glielo dico in confidenza, è piuttosto dura ma non priva del particolare fascino che solo l’AVVENTURA possiede. I sentieri già tracciati, almeno per un Matto, non sono per niente attraenti.

      Un cordiale saluto.

      • Dionigi Areopagita ha detto:

        Notare che non ha risposto alle mie obiezioni, forse perché non ha risposte, o forse perché non vuole. Accetti un consiglio da chi ci è anche passato: farsi terra bruciata attorno, purtroppo, il più delle volte è segno che qualcosa non va in sé stessi, non un marchio di genuinità. Noti anche che tutte le grandi tradizioni religiose vedono l’uomo come entità sociale, la persona che si isola credendo di aver capito tutto non è prevista da nessun sistema, è puro solipsismo. Paradossalmente, lei mi sembra dedito a una religione che privilegia il sé sopra ogni cosa, anche se paradossalmente lo nega ad ogni intervento.

      • Dionigi Areopagita ha detto:

        Per esempio, qualcosa a cui personalmente sono giunto a comprendere molto tardi, e che secondo me è una delle piaghe dell’individualismo moderno: c’è molto più abbandono dell’ego nel sottoporsi a qualcosa che non si capisce sempre perfettamente, ai dettami di una specifica tradizione, che non nel “forgiarsi la propria strada” perché le altre stanno strette. Come può uno affermare di aver abbandonato il proprio ego, quando si fa giudice egli stesso di cosa è di benefico, cosa no, cosa trattenere e cosa abbandonare? vedersi come un matto isolato nel deserto mi suona davvero molto di solipsismo “eroico”, e stro esprimendo questa opinione non per polemizzare ma perché questo tipo di atteggiamento mi sembra imperante nel mondo di oggi (io stesso, come scrivevo, ne sono stato e ne sono ancora vittima). Ci sono epoche dove prevale piuttosto il servilismo, anzi direi che sta prevalendo anche in questa specifica epoca (si veda la storia del covid). Ma l’alternative non potrà mai essere il solipsismo spirituale, che pesca un po’ di qui, un po’ di là, come se si fosse a un banchetto. Per questo spero che mi possa essere perdonato di ravvisarci un tipo specifico di travisamento spirituale in questo atteggiamento, che ignora completamente la virtù dell’obbedienza, che sola anniente l’Ego. Mi vengono in mente le storie dei padri del deserto, o quella di Simeone lo stilita che si eresse sulla cima di un pilastro come molti a quei tempi (divenne una specie di moda) al quale degli anziani chiesero di scendere dal pilastro per mettere alla prova la sua spiritualità. Simeone, ascoltata la richiesta degli anziani, cominciò subito a scendere dal pilastro ma questi glielo impedirono perché compresero che quel santo uomo era veramente privo di ego e stava sul pilastro per volere di Dio. Ecco, magari mi sbaglierò ma Il Matto mi suona come uno che non sarebbe sceso dal pilastro. Forse mi sbaglio, ma forse no.

        • Adriana 1 ha detto:

          Mi scusi signor Dionigi,
          ma in conclusione anche per lei le religioni sono “l’oppio dei popoli”. Quanto a quello che disse Gesù: “non conta”, proprio come affermò padre Sorondo. Conta quello che disse, o intendeva dire Dio. Pare che lei sia il solo a saperlo.
          Ha intenzione di metter su una nuova ” chiesa di Satana” come quella di LaVey?

  • Il Matto ha detto:

    Niente male gli interventi di MARIA CRISTINA! Davvero niente male!

    “Ingrigirsi nei propri pensieri”: quale profonda (anche se inconsapevole) osservazione!

    Su Mefistofele, però, c’è una grossa sbavatura dato che i “bei pascoli che verdeggiano” sono esattamente ciò che il Matto vuole mettersi alle spalle.

    Per poi ritornarci, ma con occhi nuovi!

    Essere poi accomunato a Giano è davvero lusinghiero! Grazie!

    Giano, l’antica divinità italica, carica di positività se Plutarco poté dirne:

    ”Giano fu un semidio o un re che al tempo dei tempi, secondo la tradizione, strappò gli uomini dallo stato ferino e selvaggio in cui vivevano: lo fece mediante le riforme politiche e sociali”.

    Non sembra poco!

    E che dire del suo volto invisibile (sì insomma … vuoto) tra i due che guardano uno al passato e al futuro? Non sarà per caso il volto eterno?

    Tutto ciò è “demoniaco”? Bah … questione di opinioni. Nient’altro che opinioni.

    Un cordiale saluto.

  • Adriana 1 ha detto:

    Matto, Matto,

  • Il Matto ha detto:

    Carissimo SE,

    non è da oggi che io e te non ci prendiamo, ed è assai probabile che a ciò non vi sia rimedio.

    Agli occhi dei Sani di mente io sono Matto, ma tale appellativo non l’ho scelto per giustificare quello che espongo (mo’ me chiamo Matto così posso di’ quello che me pare), bensì Matto lo sono davvero, e per di più lucido, cioè consapevolissimo di deragliare continuamente rispetto ai binari convenzionali, allo stabilito una volta per tutte, alle interpretazioni ufficiali, alle affermazioni esasperatamente legaliste e via dicendo.

    Che vorresti fare? Zittirmi, scomunicarmi, mettermi alla gogna o qualcosina di più piccante come il cavalletto o la ruota?

    Puoi ben capire che, proprio perché sono Matto, non posso pretendere (come tu, prendendo un granchio, rilevi) di “avere sempre ragione”, anche perché , ti prego di credermi, di avere ragione non me ne cale punto, e ciò per il semplice motivo che pretendere di avere ragione rientra nelle possibilità assai ristrette della memoria, minuscolo Vaso di Pandora da cui esce il peggio del peggio.

    Da Matto, parlo dall’alto o dal basso della mia esperienza esattissimamente come fai tu e tutti i Sani di mente. Però, nessuno ti obbliga a cimentarti con le mie mattate per poi irritarti ed affaticarti a replicare.

    Dunque, non sarebbe meglio, che tu mi abbandonassi al mio destino?

    Un cordiale saluto

  • italo di giuseppe ha detto:

    tra il cammino dei passi di un sentiero
    echeggia il vento
    accarezzando le rocce
    ed il il silenzio si fa voce nell anima
    dando cosi vita alla parola
    ci si ferma lodando la montagna
    aspirando restando muti nella contemplazione
    attendendo che il vento faccia vibrare
    il corpo il suono
    11/02/2022

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    “Significa diventare poveri e dementi, poveri e idioti, poveri e ignoranti, poveri e matti.”
    Matto, per favore fammi capire.
    Il Signore che ti ha creato ti ha dato tutto il necessario per vivere visto che per vivere all’uomo bastano l’aria, l’acqua, i frutti degli alberi e ogni specie vivente che gli è sottomessa. Ma ti ha dato anche l’intelligenza per conoscerlo, amarlo e servirlo. E tu sputi su tutto questo perché un babao qualsiasi ha trovato esaltante sproloquiare sul pieno e sul vuoto sul fatto che il tempo non esiste e che il silenzio vale di più di ogni linguaggio ? Invece di ringraziare Dio perchè
    -plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome- e quando creò l’uomo lo dotò di una ROM, di una RAM e di un qualcosa di fantastico come la memoria a lungo termine che fa la stessa funzione di un hard disk senza essere un hard disk con una capacità di miliardi di Giga, tu dici che tutto questo è paccottiglia inutile, anzi dannosa?
    No, non ci siamo. Della tua spiritualità sospetta faccio a meno. Grazie.

    • Il Matto ha detto:

      Ah, dimenticavo.

      “… tu sputi su tutto questo perché un babao qualsiasi ha trovato esaltante sproloquiare sul pieno e sul vuoto sul fatto che il tempo non esiste e che il silenzio vale di più di ogni linguaggio?”.

      Io non “sputo” su niente e quello che dicono i “baobao” non lo ripeto a pappagallo, bensì lo prendo a supporto della mia personale esperienza che è quella che è e su cui nessuno può mettere bocca. Nessuno può mettere bocca sull’esperienza di chicchessia. Anche il Matto deve guardarsi bene dall’entrare nelle esperienza altrui.

      Quelli che per te sono sproloqui, non lo sono per i “baobao” e per i Matti.

      Non puoi pensare che la tua visione del mondo sia quella giusta e tutte le altre sbagliate.

      Se fai così vuol dire che ti affidi alla TUA memoria, la quale, se mi permetti, è una delle tantissime, innumerevoli memorie.

      Ciao.

      • Maria Cristina ha detto:

        A me il Matto da pensare al Mefistofele del Fast di Goethe :

        “ Passato ! Una parola sciocca.
        Perché passato?
        Passato e puro nulla sono la stessa cosa!
        A che pro dunque l’eterno creare!
        Per far sparire il creato nel nulla
        «È passato!» Che senso si ricava?
        È come se non fosse stato affatto,
        eppure gira in tondo, come fosse.
        Per me io preferisco il Vuoto eterno.»( dal Urfaust di Goethe)

  • Antonio Schiavi ha detto:

    Salve,
    la mente non può essere vuota. Noi possiamo però sospendere il giudizio e addirittura la percezione, attuando un’attività mentale simile al “ricordo dell’oblio” di S.Agostino. Nei sogni invece il giudizio non è sospeso del tutto, e questa cosa sembra dare ragione a Kant. Non sto parlando, e me ne scuso, di religione o di teologia.

    • Il Matto ha detto:

      Molto interessante quel che Lei dice a proposito della sospensione del giudizio (argomento enorme!) e della percezione, anche se in merito a quest’ultima più che di “sospensione” si dovrebbe dire “distacco”.

      La mente non è vuota perché in essa c’è la memoria, che però la occupa in piccolissima parte, come la goccia occupa l’anfora o l’uccello il cielo.

      Un nota: non vedo di cosa debba scusarsi: religione e teologia albergano nella goccia, non in tutta l’anfora. Qui si tratta dell’anfora, cioè dell’Assoluto che, proprio in quanto tale (ab-solutus: sciolto da) trascende infinitamente religione e teologia (e filosofia).

  • acido prussico ha detto:

    Per difendermi per la perdita di memoria nella imminente senilità ho acquistato un portentoso computer con un TB (terabite) di memoria fissa. Vi ho memorizzato files mp3, mp4, ogg, gif, jpg, htm, asp, txt, pdf, doc, docx, epub… Una memoria-pozzo senza fondo che utilizzo per scrivere i miei testi con la funzione “copia e incolla”. Per questa funzione il mio elefante tiene un processore che si serve di una memoria Ram di 8 Gigabytes e una memoria ausiliaria caché (parola che viene dal francese ‘cache = occulta, nascosta’ e pertanto da non confondere con il ‘caschè’ del tango argentino).

  • acido prussico ha detto:

    Barlumi di memoria.
    “Memento homo quia pulvis es, et in pulverem reverteris” (Genesi, 3,19)
    “Memento mori” (motto dei trappisti).

  • acido prussico ha detto:

    Oggi, 11 febbraio facciamo memoria che 9 anni fa Benedetto 16° mise in atto un piano strategico…

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      E a proposito di memoria non dimentichiamo che è l’anniversario della prima apparizione della Madonna a Lourdes, nonchè la giornata mondiale dell’ammalato . Preghiamo per gli ammalati, soprattutto per i matti. Meglio un’ulcera gastrica, o una cardiopatia cronica, che una schizofrenia o un Alzheimer.

      • Il Matto ha detto:

        No! Vi prego, cari sani di mente! Non pregate per i matti!

        Lasciateli al loro libertà!

        • Maria Cristina ha detto:

          Credo che il Matto somigli molto nelle sue tortuosi e sottili argomentazioni al Mefistofele di Goethe che invita Faust a smettere di pensare e rimuginare e godere finalmente della gioia di vivere, smettendo di ingrigirsi nei suoi pensieri perché «chi filosofa è come un animale che un folletto malvagio fa girare in tondo su un campo disseccato, mentre intorno bei pascoli verdeggiano».
          Il Matto e’ un personaggio bivalente con due facce come Giano , nella pazzia infatti c’ e’ qualcosa di demoniaco.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Un cervello senza memoria è come un computer senza sistema operativo. Non funziona.

    • Il Matto ha detto:

      Non mi sembra di aver sostenuto che la memoria vada eliminata, bensì che, con i suoi contenuti, è facilmente condizionante.

      Un cervello con la memoria è costretto e condizionato dalla goccia della memoria e non può fruire dello “spazio” dell’anfora.

      Come dire che la goccia è la goccia, ma l’anfora è l’anfora.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Mbé ?
        Che dè mbé?
        Che dè mbé che dè ?
        A me non sembra di aver detto quello che tu dici che io ho detto ma se dici che l’ho detto forse l’avrò detto. E mbé ci sono tanti modi per sprecare il tempo ma il più sicuro è mettersi a discutere con chi ha sempre ragione anche senza argomenti.

  • miserere mei ha detto:

    Il tema del riposare in Dio è molto rasserenante, ma chiede tanta fiducia nella Provvidenza.
    Pensiamo al Salmo 23 (Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare…) o la lettera agli Ebrei al capitolo 4 (Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza).
    Lo stesso santificare le feste è necessario per santificare il nome del Padre e passa da un riposo-dal-resto nel giorno di Dio.
    Per riposare bisogna sperare e per sperare serve aver fede. Il non affannarsi raccomandato da Gesù è un po’ da matti, ma la fede che lo sostiene è credere (che è un ricordare) ciò che sappiamo di Dio e sperarlo, mentre la carità (di Dio e istruita da Dio) abita l’attesa.
    Questo riposo è necessariamente silenzioso, perché non può riempirsi di altri rumori. Chi mai riposerebbe nel frastuono?
    E’ puro essere, pura presenza, senza un logorroico pensare e prometeico darsi da fare. Dio c’è, ma non sono io!
    L’uomo autocentrato (che sia sapiens sapiens, faber o digitalizzato) sposta Dio dal centro e ci mette le proprie voci e grida per rispondersi da solo, preoccupato di sogni e bisogni e spronato, programmato, condizionato, plagiato, schiavizzato a farvene fronte.
    E la Provvidenza? Roba per matti, tacciati anche di essere ignoranti, sfaticati, irresponsabili. Il tempo per pregare per il mondo è tempo perso, sprecato.
    L’anima dell’uomo non è solo la sua mente: Gesù dice di amare Dio con tutte le forze, con la mente e con il cuore. Il razionalismo e anche il mentalismo e lo psicologismo, lasciano sempre fuori qualcosa dell’uomo intero, creato da Dio, per essere capace di Dio. Una vita spirituale è ben altro. Nella vita spirituale l’humus non è solo la terra in cui si decompone il soma cadaverico, ma quello stato dell’anima creata che si riconosce umile nello stupore che percepisce davanti a Dio creatore. In silenzio, anche se poi Lo prega.
    Si può lungamente disquisire se questa sia ignoranza o la vera sapienza: in fondo Salomone fu il più sapiente, ma trasformò il dono chiesto e ricevuto in idolatria. Il giovane Salomone abitato da Dio scade nel Salomone maturo al quale è riferito, unico caso nella Scrittura, quel 666 che è addirittura il codice della Bestia satanica prefigurata nel suo fine perverso al compiersi dei tempi.
    Essere matti almeno per un po’ di tempo al giorno è necessario all’anima come la diastole lo è al cuore, per allargarne la capacità.
    Però il matto è chi ragiona in un modo strano, non chi non ha cervello. E’ il mondo a dirlo matto, non Dio. Il matto ha ricordi e fa collegamenti staccati dal farisaismo, dal fareismo, dall’affarismo e dall’arraffismo. E’ in pellegrinaggio tra i cherubini… Dici niente!
    L’uomo che esce da sé (nel trascendente) è l’unico a poter davvero entrare in sé. Ad essere fuori è l’uomo che non lo fa. Come diceva Sant’Agostino incontrando finalmente Dio (tardi) e potendo riposare: Tu eri dentro me, ma io ero fuori! Tardi t’amai.
    Nient’affatto tabula rasa, nient’affatto memoria vuota: ma una memoria profonda, come l’abisso, finalmente evasa dalla superficie.
    Consummatum est è il vertice della perfezione. In croce: scandalo per chi crede di poter fare diversamente e più intelligentemente.
    Grazie di cuore a chi propone queste meraviglie: il sacrificio attuale (ogni divina liturgia) ci mette nel memoriale del santo sacrificio. Che grazia, di questi tempi così voltati altrove, leggere dell’eucaristicità dell’oggi, abitata dall’eternità mentre sgorgo il lavabo otturato.

  • daouda ha detto:

    Tralasciando che potrebbe dirsi il contrario della memoria, e tralasciando che senza memoria non c’è conoscenza ( come accennato dal Matto stesso e come riportato su Platone ), puntualizzo alcune cose oltre il discorso fatto che per l’ottica impostata è certamente utile e stimolante:

    – Nessuno è dotato di Luce ultra-“temporal-spaziale” propria

    – il meus ens è il sinolo dell’individualità integrale umana, non è la sola mente/nous

    – l’io non è appunto riducibile al solo io empirico ossia suppongo inteso come somatico poiché quel che è cosienziale è di ampia sinteticità

    – tralasciando che della frase del grande Rumi si potrebbe dire anche diversamente, la mente comunque non è immortale

    – l’umano teandrico è solo il soggetto battezzato, e lo è per partecipazione, poiché onticamente il Teantropo è solo Il Salvatore Gesù Messia

    – Beliar era una pura mente angelica ed è stato infedele. Abbà Evagrio ha parlato lungamente non dei problemi e deviazioni del soma o della psiche, ma proprio del nous.

    – DIO E’, la frode di voler continuare a spacciare l’essenza per l’intuito mentale dovrà pur finire prima o poi. Inoltre l’icona ( non l’immagine ) è la tripartizione umana la somiglianza la soggettualità coscienziale , che riguardano l’integrale umano non solo la sua mens.
    Concepire l’Essere Tuttonullistico come mentale è un tiro mancino e una puerilità bambinesca utile solo a fomentare confusione.

    – Se c’è contenitore c’è anche contenuto, e dunque c’è dualità e dunque non si può descrivere la mens come tale fermo restando che non è quel si spaccia sia

    2 considerazioni a margine:

    a) il correlativo della memoria è la volontà, da cui ci si deve trascendere ( con la Grazia!!! ) ugualmente . Quindi magari un testo con spunti su ciò sarebbe giovevole,.

    b) se parla di sacrificio attuale, come lo mette, ai tradizionalisti seguaci della passiva presenza ed inattiva partecipazione al sacrificio eucaristico a cui accenna, je pija un colpo e le daranno del protestante novus ordista!

    saluti

    • Il Matto ha detto:

      “… ai tradizionalisti […] je pija un colpo e le daranno del protestante novus ordista!

      😂😂😂😂😂😂😂

      Beh, in un mondo dove vengono appiccicate etichette a profusione a destra e a manca da chiunque a chiunque, la cosa non sarebbe poi così grave. Certo, se rimettessero in funzione il rogo, diventerei un occulto e bieco attentatore alla Chiesa, magari pure massone 😂

      Il Matto si auto appiccica un etichetta con su scritto: fondamentalista ecumenico, che è quanto di più distante tanto dai tradizionalisti quanto dagli ecumenisti. Con buona pace delle menti ghiacciate nel principio di non contraddizione.

      Grazie per la risata che mi ha strappato!

      • Adriana 1 ha detto:

        S. Agostino: ” Torna all’Uomo che è dentro di te “…e altro, nella tradizione
        youtube.com/watch?v=uF6ZRf1YxR8

      • daouda ha detto:

        Religiosamente ringrazio ma la sola Rivelazione è l’Elezione biblica incarnatasi in Gesù Messia seconda persona ossia Verbo della Trinità.

  • Adriana 1 ha detto:

    Tutto bellissimo…e sublime… e per pochi ma…attenzione a non s-cadere nella sindrome dello ” Smemorato di Collegno “, a cui, peraltro, la smemoratezza fece ottimo e locupletissimo gioco. Come a molti politicastri di oggi, di ieri e di domani. 🙂

  • Giovanni ha detto:

    La memoria nell’uomo è come la radice per le piante, senza muoiono entrambi. Infatti l’attacco portato dalla élite globalista all’ uomo punta proprio a reciderne il legame col passato annullandone la radice mnemonica. ” L’ uomo nuovo ” deve essere sradicato, senza memoria, riunito in gregge ma sostanzialmente solo, privo di qualsiasi appoggio che possa rafforzarne il carattere. Ed è proprio qui che ritorna la funzione fondamentale della memoria, attualmente sotto attacco mortale ,attingendo dal passato forgia l’animo del presente e lo proietta verso il futuro.

    • Il Matto ha detto:

      Grazie per i contributo … ma

      “passato”, “presente”, “futuro” sono tre concetti/pensieri.

      Siamo sempre nel recinto de MEMORE.

      Cosa c’è oltre il pensiero?

      • Adriana 1 ha detto:

        La tv, il Festival di S.Remo e gli Influencer ( di qualsiasi tipo ).

      • giovanni ha detto:

        Passato, presente e futuro rappresentano il tempo che scorre inesorabile. Seguendo il pensiero se ne raggiunge la fonte che e’ Dio. Il solo pensiero senza che venga tradotto in azioni non rappresenta nulla. Le azioni, nel solco dei Comandamenti, elevano lo Spirito e lo innalzano verso il Creatore. Trattadosi pero’ di sentiero impervio e irto di difficolta’ quello dei Comandamenti, rispetto alla via larga, non tutti vi giungeranno.

  • Adriana 1 ha detto:

    “…io nel pensier mi fingo…” Leopardi.

  • Il Matto ha detto:

    ” Come dice meravigliosamente Ada Negri in Atto d’Amore: ‘e nel silenzio degli esseri, il mio cuore ode Te solo’ ”.

    Ottimo supplemento!

    Grazie!

    • Veronica Cireneo ha detto:

      E fa eco a San Agostino, quando dice:”Siamo fatti per Te e il nostro cuore non trova pace, finché non Ti incontra”.

      Una bellissima dichiarazione d’amore del santo, al Dio Trino

      • Pinolo ha detto:

        La traduzione che conoscevo diceva così :
        …finché non riposi in Te.
        Secondo me “riposare ” è forse di più che incontrare. Perdonatemi la pignoleria.

        • Veronica Cireneo ha detto:

          Non ti chiameresti pinolo, se non fossi pignolo😉

          Si, sì,giusto. Ma come vedi non cambia molto.
          E volevo semplicemente riportare il concetto, che custodisco nella memoria del cuore, come tutto quello che mi colpisce e ospito a farmi da guida.
          Ciao pignolino 😉

          Un saluto e un sorriso

        • Il Matto ha detto:

          L’Eterno Riposo!

  • Veronica Cireneo ha detto:

    C’è una memoria dell’anima che ricorda il Fattore da cui deriviamo: la coscienza.

    E c’è una memoria mentale che può rendere schiavi.

    Se i fatti pessimi individuali del passato non vengono filtrati e concordati con la luce dell’anima, resteranno causa di dolore e non diventeranno né sapienza, né esperienza.

    È il caso di quando si parla dell’inutilita’ del dolore.

    • Il Matto ha detto:

      Evito il più possibile di tediarti.😊

      Il “piano” di cui non posso che balbettare è … di sopra.

      🖐

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    In questo momento, più che la memoria il nemico del riposo è l’incubo del futuro. Specialmente col recente, inaudito emendamento costituzionale cui, sono certo, Stilum Curiae darà spazio.
    Ma ora, torniamo al gravoso ufficio di Inquisitore del Matto.
    La memoria è uno degli elementi fondamentali che ci rende umani. Per le filosofie orientali (semplificando) l’essere umano non esiste, proprio in quanto è una successione di istanti di coscienza senza alcuna continuità.
    Spiega Wyndham Lewis:
    “Più un individuo è altamente sviluppato, o una civiltà evoluta, più questa discontinuità tende a scomparire. Si forma la “personalità”. La continuità, nell’individuo come nella cultura, è il segno della condizione civile. Se riesci a spezzare questa continuità personale in un individuo, spezzi quell’individuo. Perché quella continuità è LUI.
    È contro queste articolazioni e suture della personalità che sarà sempre diretto un abile attacco. Puoi dividere una persona contro se stessa, a meno che non sia molto ben organizzata: come le due metà divise di una forbicina [insetto] si allontanano e combattono tra loro quando si incontrano.”
    Per cui, la condizione del cristiano distaccato da sé stesso e dal mondo nulla ha a che vedere col vuoto mentale, o peggio con le menti vuote (senza allusione al Matto) che caratterizzano la civiltà dei consumi moderna.

    • Il Matto ha detto:

      Prezioso commento.
      Grazie.

      Esso “provoca” un’osservazione.

      “L’incubo del futuro” non può essere addebitato ad altro che alla memoria. Per esempio, l’emendamento costituzionale cui si fa cenno è un “prodotto” del MEMORE di chi lo ha concepito e recepito dal MEMORE di chi ne prende visione. Nessun pensiero, “buono” o “cattivo” che sia può concepirsi senza il ricorso al MEMORE, alla goccia nell’anfora infinita della MENTE.

      È nel MEMORE che allignano i semi delle ostilità e dei conflitti, dunque anche i timori, le preoccupazioni e via dicendo, con conseguenti e deleterie conseguenze riguardo all’INTERDIPENDENZA che lega tutte le esistenze. L’incubo del futuro, come il suo contrario, cioè la gioia della speranza, nascono dalle più disparate combinazioni dei contenuti del MEMORE, non dal vasto cielo della MENTE che IN SÉ è VUOTA come il cielo, libera in senso assoluto, non condizionabile dal qualsiasi tipo di uccello che la attraversi dopo essere uscito dalla gabbia del MEMORE.

      A ben vedere è il MEMORE che occupa in modo proditorio (ma illusorio) la MENTE, ed è questa occupazione che “svuota” (altrettanto illusoriamente) l’uomo del suo vero essere, lo inibisce in quella che è la sua vera libertà. È dal MEMORE che si erge l’Illusione che fin quando dura è vera.

      In QUESTO PRECISO MOMENTO SEMPITERNO, che si ripropone incessantemente ma che sfugge alla coscienza ordinaria condizionata dal MEMORE, non c’è ne “ieri” né “domani”, perciò né rimpianti né timori: OGGI e la MENTE (MEUS ENS) in intima relazione trascendono il tempo e la storia.

      Un distinto saluto.

      P.S: Chiedo scusa del mio dilungarmi, ma questo, per il Matto, è un argomento di importanza vasta come … il cielo.

      • Forum Coscienza Maschile ha detto:

        E’ un tema fondamentale anche per me. Essere spiritualmente maturi implica non avere preoccupazioni per il futuro. In Giappone, dove non hanno la luce della Fede, lo chiamano muga (“vivere senza coscienza, come se si fosse già morti”), Buddha con la sua saggezza umana diceva “nella tempesta [delle cose del mondo] è il rifugio”: colui che consegue il Risveglio constata che «il Samsara è lo stesso Nirvana» visto da chi non ha più un «io», e dunque «non trema» più.
        Nel cristianesimo però è essenziale il concentto di anima, ossia di una sostanza individuale, un “io” in senso metafisico come anche di un corpo che non è una irrilevante dimora temporanea ma parte integrante (ed eterna, con la resurrezione) dell’essere. Le filosofie orientali non conoscono il concetto cristiano di anima e, similmente allo gnosticismo, considerano il corpo una prigione (in Oriente che ne sappia, gli unici ad avere una certa nozione di risurrezione sono gli alchimisti cinesi, con la dottrina del “corpo diamante”).
        Quando una tecnologia nega questa dottrina, come oggi, il cristianesimo si trova in difficoltà. La tecnologia elettronica crea un uomo disincarnato (diventa software, infinitamente malleabile dagli algoritmi) e la civiltà dei consumi crea ad arte uomini immaturi e dalla coscienza spezzettata, senza memoria quindi senza nozione di sé e del futuro.
        Ne parla Norman Brown nell’introvabile Life Against Death, se vuoi te ne mando una copia digitale.

        • stilumcuriale emerito ha detto:

          Non dimenticare che è la tecnologia che è frutto del cervello, non è il cervello che è frutto della tecnologia. Il cervello con annessi e connessi è Dio che te lo dato, non la IBM o la Apple.
          E abbine cura perchè è la cosa più importante, più importante del respiro.

          • Forum Coscienza Maschile ha detto:

            E’ esattamente quel che succede al genere umano quando inventa qualcosa: si identifica con i propri artefatti perché qualsiasi tecnologia amplia una facoltà umana (es. la vista, l’udito ecc.) provocando una chiusura della percezione.
            Per questo ogni tecnologia, dalla ruota al libro a Internet è parte di noi, non è esterna a noi come crediamo: è il mito di Narciso, che credeva che l’immagine riflessa nell’acqua fosse un altro (invece di se stesso riflesso in un altro “mezzo di comunicazione”).
            La tecnologia è un idolo: “ha occhi e non vede, ha orecchi e non ode, non c’è respiro sulla bocca” degli artefatti umani. Possiamo leggere l’Antico Testamento anche come un ammonimento contro il carattere idolatrico di ogni tecnologia.
            Oggi, per la stessa sopravvivenza dell’umanità, dobbiamo uscire dalla trance dell’idiota tecnologico che ha caratterizzato gli esseri umani fino ad oggi, o diverremo schiavi dei nostri stessi artefatti.
            Già decenni fa un manga giapponese (il livello intellettuale di certi fumetti è tutt’altro che infantile) anticipò che la nostra classe dirigente sarebbe stata a sua volta diretta dagli algoritmi cibernetici. Per questa gente, ipnotizzata dalla tecnica che vede scioccamente come una fonte di potere, siamo dei computer imperfetti da eliminare con vaccini e aborti e rimpiazzare con macchine che non scioperano e non si ribellano (consumatori e soldati non servono più). Secondo il loro progetto ormai noto, resteranno solo pochi esemplari umani, ibridati con tecnologie per addomesticarli e sorvegliarli

        • Il Matto ha detto:

          Grazie!
          Molto gentile!
          Mandami la copia digitale.
          Grazie di nuovo!

          P.S. Non mi stuzzicare col Giappone! 😊😊😊