Confraternite e Movimenti Ecclesiali. Si Avvertono Segni di Crisi? Porfiri.
2 Febbraio 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri ci offre questa riflessione, non priva di perplessità e spunti critici sulle organizzazioni ecclesiastiche che hanno via via sostituito forme più antiche e radicate nel territorio, con conseguenze importanti; e per quel che riguarda la musica sacra, forse più negative che positive. Buona lettura.
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Confraternite e movimenti ecclesiali
Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un fiorire di movimenti ecclesiali di vario tipo. Non possiamo nasconderci che questi movimenti hanno spesso preso il posto, nell’impegno di tanti, delle confraternite che infatti sono oggi in maggioranza languenti. Questo è un peccato, perché la confraternita avrebbe un significato molto particolare, focalizzandosi ad una devozione particolare e con il vincolo dell’abito.
Alcuni ironizzavano sul fatto che in passato i confratelli erano incappucciati, vedendo in questo il segno di un segreto che dovrebbe incutere chissà quale paura. In realtà, quel cappuccio era un qualcosa che dovrebbe invece deliziare i tanti ugualitari di oggi, perché serviva per rendere tutti uguali, dal nobile all’umile artigiano, tutti uniti senza distinzione di casta, almeno in quei momenti, attorno alla propria devozione. È un pò la stessa retorica che si è fatta contro i grembiuli scolastici o le divise, ma in realtà avere un abito uguale per tutti protegge proprio i più poveri, visto che non devono assistere allo sfoggio da parte degli studenti più ricchi di abiti che loro non si possono permettere.
Dicevamo dell’importanza delle confraternite e dei movimenti ecclesiali, che hanno attratto tanti negli ultimi decenni. Dal punto di vista mio personale devo fare una constatazione. Mentre le confraternite nel passato promuovevano nella liturgia quella che veniva definita “scelta musica”, i movimenti ecclesiali con le loro canzoni hanno contribuito a devastare la liturgia.
Pensiamo a quanta parte del repertorio attuale nelle parrocchie dobbiamo a focolarini, neocatecumenali, rinnovamento e via dicendo. Quelle che dovevano essere canzoni per raduni interni si sono diffuse purtroppo anche nella liturgia, rendendola ancora più lontana dalla sua altissima funzione. Sicuramente anche nelle confraternite si compivano abusi ma c’era comunque uno standard più alto e anche se le musiche non avevano caratteristiche liturgiche (come deve essere) erano in media prodotti artistici degni.
Eppure negli ultimi anni anche i movimenti ecclesiali sono in crisi, una crisi che a mio avviso è cominciata già sotto Benedetto XVI. Questi movimenti hanno conosciuto il loro tempo di gloria sotto Giovanni Paolo II, che era un fortissimo estimatore della loro azione.
Anche come presenza scenica, Giovanni Paolo II sapeva ben riempire con la sua figura i raduni oceanici di qualche decennio fa. Benedetto XVI certamente non ha quelle caratteristiche carismatiche di Giovanni Paolo II e probabilmente non condivideva quell’enfasi eccessiva sui movimenti, cosa che modestamente anche io penso essere stata esagerata e, alla fin fine, anche deleteria. Papa Francesco pure non sembra un fanatico dei movimenti, tranne alcune eccezioni, come quella della Comunità di sant’Egidio. Ma per il resto assiste anche lui alla parabola di queste aggregazioni che si sono imborghesite ed imbolsite.
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Tag: confraternite, movimenti, porfiri
Categoria: Generale
Sono molto ignorante in fatto di musica, sacra e non , ma visto che si è parlato della Comunità di Sant’Egidio suggerisco di leggere gli articoli scritti da Sandro Magister sull’Espresso tra il 1998/2001 facilmente reperibili on line…l’impressione che ho avuto è quella di una setta; in particolare mi ha colpito la prassi di trascurare altamente la confessione “sostituendola” con esposizione collettiva e pubblica delle proprie mancanze ;un modus operandi tipico delle sette che con la scusa dell’apertura e sincerità acquisiscono informazioni delicate (da usare all’occorrenza contro ogni membro ?)
Buonasera
mi dispiace dissentire con il prof. Porfiri ma pur apprezzando profondamente la musica liturgica, non posso non apprezzare alcuni canti liturgici che hanno contrassegnato questi ultimi decenni. In molte occasioni sono frutto di una esperienza di Dio vissuta nel profondo dell’anima. E quando un canto è il frutto di una vera e profonda esperienza di Dio è solo da rispettare e da accogliere.
Cordiali saluti
Maurizio
«In molte occasioni sono frutto di una esperienza di Dio vissuta nel profondo dell’anima. E quando un canto è il frutto di una vera e profonda esperienza di Dio è solo da rispettare e da accogliere»
Quindi è qualcosa di soggettivo, «una esperienza di Dio», ma personale; «da rispettare e da accogliere», d’accordo, ma non durante una celebrazione liturgica, che costituisce l’Offerta sacrificale di Cristo al Padre celeste. Lo si può fare benissimo durante degli incontri , di preghiera comunitaria o altri, in coda al quale qualcuno voglia trasmettere alla comunità la propria esperienza religiosa, personale, «vissuta nel profondo dell’anima», come dice Lei. Ma tutto lì.
Credo di essere competente,perche’ lo studio della musica(organo, pianoforte,canto lirico e ultimamente il clavicordo)e’ “lo studio della mia vita” ! Ma non lo dico per vanto, solo per dire che “ci ragiono”.Dunque,se vado allo stadio (non ci vado ma sono interista),mentre l’attaccante interista tenta di segnare il gol cosa faro’ ?Forse mi metto a cantare l’inno dell’inter?No:passa quell’istante e non ne ho il tempo:gridero’,semplicemente:”dai”!Devo o no vivere intensamente quell’istante?Ovvio:e l’inno dell’inter lo canterò alla cena dell’inter club, che ne ho il tempo! Allo stesso modo quanto alla S.Messa c’e’ il momento dell’offertorio(o altro),quel momento passa e io dovrò’ per vivere quel momento cantare un brano specifico e della giusta lunghezza(poi comunque a parte all’Eucarestia quando suono facciamo sempre solo due strofe per ogni canto)e attinente l’offertorio,altrimenti,ripeto,il momento passa e il canto non e’ servito a viverlo!Ora,proviamo a fare finta(scegliete voi l’epoca)che partecipiamo ad un pellegrinaggio:ad un certo punto e’ quasi sicuro che(mettiamo nel medioevo)un pellegrino,li’ nel prato dove mangiamo,tiri fuori, che so, un liuto, e intoni un bel canto che magari ha composto lui:alla Madonna ecc.e noi lo canteremo con tutti insieme.Penso che cio’ sia sempre accaduto e questo corrisponde ai vari canti, spesso di appartenenti ai movimenti! Ho detto prima che sono un musicista non per vantarmi, ma per dire che so distinguere i veri “valori” musicali:ci sono vere bruttezze nelle canzoni,ma anche bellezze e in questo novero metto le canzoni di Chieffo,della Mascagni e altre non mi vengono a mente.Quelle di Claudio Chieffo sono meravigliose, spesso,e sempre vere:non sono mai frutto di “atteggiamenti religiosi”ma sempre autenticamente ispirate.In Francia abbiamo fra gli Altri Cocagnac e cosi’ via.I movimenti hanno generato anche questo e se oggi sono in crisi e’ perche’ spesso si sono auto-traditi,non perche’ non fossero una grande cosa!Per finire, torno all’esempio del pellegrinaggio:quel canto che si canta sul prato io lo chiamerei canto”dell’esperienza cristiana”:il vero errore, al di la’ che esistono canti belli o meno, e’ fare nei momenti specifici della Messa canti che magari sono belli ma non attinenti al momento specifico,che passa veloce:vedi l’esempio dell’Inter!Poi ,a me piacciono molto di piu’ i canti un po’ operistici ma sinceri dell’800 che certi canti pieni di pietosi e mosci psicologismi che vanno per la maggiore da ca. 50 anni a questa parte…..e finche’ si cantava virilmente l’Islam era …..fritto!
Mi trovo sempre d’accordo con gli interventi del M° Porfiri.
I movimenti postconciliari sono stati il più delle volte deleteri per la dottrina, e hanno sostituito la genuina comunità ecclesiale con una sua caricatura gestita dall’alto, in cui le relazioni tra i membri sono mediate dal capo “carismatico” o dalle sue direttive. Molti scappati da queste comunità hanno affermato che non si creano legami sociali autentici, proprio come nelle sette.
Il carattere di massa e omologazione di questi movimenti è testimoniato proprio dai raduni oceanici che tanto piacevano a Giovanni Paolo II e che poco hanno a che vedere con la vita cristiana e la santità.
In tali movimenti il cristiano, anziché fortificare la sua anima si omologa, si amalgama, viene assimilato in un Leviatano che gli offre un falso senso di appartenenza privandolo della sua identità.
Il mio sogno è che questi movimenti, come fichi sterili, vadano un giorno deserti e la vera vita cristiana riprenda a fiorire nella semplicità e spontaneità che caratterizzò la Chiesa fino alle tanto decantate novità attribuite, a torto o a ragione, al Concilio.
MI trovo sempre d’accordo con gli interventi del M° Porfiri.
I movimenti postconciliari sono stati il più delle volte deleteri per la dottrina, e hanno sostituito la genuina comunità ecclesiale con una sua caricatura gestita dall’alto, in cui le relazioni tra i membri sono mediate dal capo “carismatico” o dalle sue direttive. Molti scappati da queste comunità hanno affermato che non si creano legami sociali autentici e autonomi, proprio come nelle sette.
Il carattere di massa e omologazione di questi movimenti è testimoniato proprio dai raduni oceanici che tanto piacevano a Giovanni Paolo II e che poco avevano a che vedere con la vita cristiana e la santità.
In tali movimenti il cristiano, anziché fortificare la sua anima, si omologa, si amalgama, viene assimilato in un Leviatano che gli offre un falso senso di apaprtenenza privandolo della sua identità.
Il mio sogno è che questi movimenti, come fichi sterili, vadano un giorno deserti e la vera vita cristiana riprenda a fiorire nella semplicità e spontaneità che crattaerizzò la Chiesa fino alle tanto decantate novità attribuite a torto o a ragione al Concilio.
“In tali movimenti il cristiano, anziché fortificare la sua anima, si omologa…”
Il succo è tutto qui. C’è l’annullamento dell’IO. E la cosa non viene neanche taciuta.
Aggiungo: per quello che riguarda i canti che caratterizzano questi movimenti, mi pare ( con tutto il rispetto possibile) che appaghino più le emozioni che il senso del sacro.
Perfettamente d’accordo, lo “spirito” di questi movimenti si è consumato e uniformato al pensiero unico ecclesiale!
Per un “piatto di lenticchie”, per poter avere nei grandi eventi personalità di spicco, come Vescovi e Cardinali, hanno tralasciato e, in alcuni casi, eliminato del tutto il carisma autentico e originario dei loro inizi che tanti buoni frutti di guarigione e liberazione ha prodotto.