Viganò: Quando Ho Temuto per la mia Vita, ho Riscoperto la Messa Tradizionale

14 Gennaio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento personale e appassionato dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò sul tema della messa tradizionale, e della sua esperienza. Buona lettura.

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Ecco il collegamento al video:

https://rumble.com/vsiyg7-dilecta-mea-sulla-santa-messa-apostolica.htm

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Descrizione: stemma-viganò.jpg

 

DILECTA MEA

 

Voi che vi permettete di proibire la Santa Messa apostolica, l’avete mai celebrata? Voi che dall’alto delle vostre cattedre di liturgia sentenziate piccati sulla “vecchia Messa”, avete mai meditato le sue preghiere, i suoi riti, i suoi gesti antichi e sacri? Me lo sono chiesto più volte, in questi ultimi anni: perché io stesso, che pure questa Messa ho conosciuto sin da piccolo; che quando ancora portavo i calzoni corti avevo imparato a servirla e a rispondere al celebrante, l’avevo quasi dimenticata e perduta. Introibo ad altare Dei. In ginocchio sui gelidi gradini dell’altare, prima di andare a scuola, in inverno. A sudare sotto la veste di chierichetto, nella canicola di certe giornate estive. L’avevo dimenticata, quella Messa, che pure fu quella della mia Ordinazione, il 24 Marzo 1968: un’epoca in cui si percepivano già le avvisaglie di quella rivoluzione che di lì a breve avrebbe privato la Chiesa del suo tesoro più prezioso per imporre un rito contraffatto.

Ebbene, quella Messa che la riforma conciliare ha cancellato e proibito nei miei primi anni di Sacerdozio, rimaneva come un remoto ricordo, come il sorriso di una persona cara lontana, lo sguardo di un parente scomparso, il suono di una domenica con le sue campane, le sue voci amiche. Ma era qualcosa che riguardava la nostalgia, la giovinezza, l’entusiasmo di un’epoca in cui gli impegni ecclesiastici erano ancora di là da venire, in cui tutti volevamo credere che il mondo potesse risollevarsi dal dopoguerra e dalla minaccia del Comunismo con un rinnovato slancio spirituale. Volevamo pensare che il benessere economico potesse in qualche modo accompagnarsi ad una rinascita morale e religiosa del Paese. Nonostante il Sessantotto, le occupazioni, il terrorismo, le Brigate Rosse, la crisi del Medioriente. Così, tra i mille impegni ecclesiastici e diplomatici, si era cristallizzato nella mia memoria il ricordo di qualcosa che in realtà rimaneva irrisolto, messo “momentaneamente” da parte per decenni. Qualcosa che pazientemente attendeva, con l’indulgenza che solo Dio usa nei nostri riguardi.

La mia decisione di denunciare gli scandali dei Prelati americani e della Curia Romana fu l’occasione che mi riportò a considerare, sotto un’altra luce, non solo il mio ruolo di Arcivescovo e di Nunzio Apostolico, ma anche l’anima di quel Sacerdozio che il servizio in Vaticano prima e da ultimo negli Stati Uniti, avevano in qualche modo lasciato incompleto: più per il mio essere sacerdote che non per il Ministero. E quello che sino ad allora non avevo ancora compreso, mi fu chiaro per una circostanza apparentemente inaspettata, quando la mia sicurezza personale sembrò in pericolo e mi trovai, mio malgrado, a dover vivere quasi nella clandestinità, lontano dai palazzi della Curia. Fu allora che quella benedetta segregazione, che oggi considero come una sorta di scelta monastica, mi portò a riscoprire la Santa Messa tridentina. Ricordo bene il giorno in cui al posto della casula indossai i paramenti tradizionali, con il cappino ambrosiano e il manipolo: ricordo il timore che provai nel pronunciare, dopo quasi cinquant’anni, quelle preghiere del Messale che riaffiorarono alla bocca come se le avessi recitate fino a poco prima. Confitemini Domino, quoniam bonus, al posto del Salmo Judica me, Deus del rito romano. Munda cor meum ac labia mea. Quelle parole non erano più quelle del chierichetto o del giovane seminarista, ma le parole del celebrante, di me che nuovamente, oserei dire per la prima volta, celebravo dinanzi alla Santissima Trinità. Perché è pur vero che il Sacerdote è una persona che vive essenzialmente per gli altri – per Dio e per il prossimo – ma è altrettanto vero che se egli non ha la consapevolezza della propria identità e non coltiva la propria santità, il suo apostolato è sterile come il cembalo che tintinna.

So bene che queste riflessioni possono lasciare impassibile, se non addirittura suscitare compatimento, in chi non ha mai avuto la grazia di celebrare la Messa di sempre. Ma accade la stessa cosa, immagino, per chi non si è mai innamorato e non comprende l’entusiasmo e il casto trasporto dell’amato verso l’amata, per chi non conosce la gioia del perdersi nei suoi occhi. Il grigio liturgista romano, il Prelato con il suo clergyman sartoriale e la croce pettorale nel taschino, il consultore di Congregazione con l’ultima copia di Concilium o di Civiltà Cattolica in bella vista, guardano la Messa di San Pio V con gli occhi dell’entomologo (la scienza che studia gli insetti), scrutando quella pericope come un naturalista osserva le venature di una foglia o le ali di una farfalla. Anzi, talvolta mi chiedo se non lo facciano con l’asetticità del patologo che incide col bisturi un corpo vivente. Ma se un sacerdote con un minimo di vita interiore si accosta alla Messa antica, a prescindere dal fatto di averla mai conosciuta o di scoprirla per la prima volta, rimane profondamente scosso dalla composta maestà del rito, come se uscisse dal tempo ed entrasse nell’eternità di Dio.

Quello che vorrei far comprendere ai miei Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio è che quella Messa è intrinsecamente divina, perché vi si percepisce il sacro in un modo viscerale: si è letteralmente rapiti in cielo, al cospetto della Santissima Trinità e della Corte celeste, lontano dallo strepito del mondo. È un canto d’amore, in cui la ripetizione dei segni, delle riverenze, delle parole sacre non ha nulla di inutile, proprio come la madre non si stanca mai di baciare il suo figlio, la sposa di ripetere «Ti amo» allo sposo. Vi si dimentica tutto, perché tutto ciò che in essa si dice e si canta è eterno, tutti i gesti che vi si compiono sono perenni, al di fuori della storia, eppure immersi in un continuum che unisce il Cenacolo, il Calvario e l’altare sul quale si celebra. Il celebrante non si rivolge all’assemblea, con la preoccupazione di essere comprensibile o di rendersi simpatico o di apparire à la page, ma a Dio: e dinanzi a Dio vi è solo il senso di infinita gratitudine per il privilegio di poter portare con sé le preghiere del popolo cristiano, le gioie e i dolori di tante anime, i peccati e le mancanze di chi implora perdono e misericordia, la riconoscenza per le grazie ricevute, i suffragi per i nostri cari defunti. Si è soli, e allo stesso tempo ci si sente intimamente uniti ad una sterminata schiera di anime che attraversa il tempo e lo spazio.

Quando celebro la Messa apostolica, penso che su quel medesimo altare, consacrato con le reliquie dei Martiri, hanno celebrato tanti Santi e migliaia di sacerdoti, usando le mie stesse parole, ripetendo gli stessi gesti, compiendo gli stessi inchini e le medesime genuflessioni, indossando gli stessi paramenti. Ma soprattutto, comunicandosi allo stesso Corpo e Sangue di Nostro Signore, al Quale tutti siamo stati assimilati nell’offerta del Santo Sacrificio. Quando celebro la Messa di sempre, mi rendo conto nel modo più sublime e completo del vero significato di ciò che la dottrina ci insegna. L’agire in persona Christi non è una ripetizione meccanica di una formula, ma la consapevolezza che la mia bocca profferisce le stesse parole che il Salvatore ha pronunciato sul pane e sul vino nel Cenacolo; che mentre elevo al Padre l’Ostia e il Calice ripeto l’immolazione che Cristo fece di Sé sulla Croce; che nel comunicarmi consumo la Vittima sacrificale e mi nutro di Dio, e non sto partecipando a un festino. E con me c’è tutta la Chiesa: quella trionfante che si degna di unirsi alla mia preghiera implorante, quella sofferente che la attende per abbreviare il soggiorno delle anime in Purgatorio, quella militante che se ne rafforza nella quotidiana battaglia spirituale. Ma se davvero, come professiamo con fede, la nostra bocca è la bocca di Cristo, se davvero le nostre parole nella Consacrazione sono quelle di Cristo, se le mani con cui tocchiamo l’Ostia santa e il Calice sono le mani di Cristo, quale rispetto dovremo avere per il nostro corpo, conservandolo puro e incontaminato? Quale migliore sprone per rimanere nella Grazia di Dio? Mundamini, qui fertis vasa Domini. E con le parole del Messale: Aufer a nobis, quæsumus, Domine, iniquitates nostras: ut ad sancta sanctorum puris mereamur mentibus introire.

Il teologo mi dirà che questa è dottrina comune, e che la Messa è esattamente questo, a prescindere dal rito. Non lo nego, razionalmente. Ma mentre la celebrazione della Messa tridentina è un costante richiamo ad una continuità ininterrotta dell’opera della Redenzione costellata di Santi e Beati, altrettanto non mi pare avvenga con il rito riformato. Se guardo alla tavola versus populum, vi vedo l’altare luterano o la mensa protestante; se leggo le parole dell’Istituzione in forma di narrazione dell’Ultima Cena, vi sento le modifiche del Common Book of Prayer di Cranmer, e il servizio di Calvino; se scorro il calendario riformato vi trovo espunti gli stessi Santi che cancellarono gli eretici della Pseudoriforma. E così per i canti, che farebbero inorridire un Cattolico inglese o tedesco: sentire sotto le volte di una chiesa i corali di chi martirizzava i nostri sacerdoti e calpestava il Santissimo Sacramento in spregio alla “superstizione papista” dovrebbe far comprendere l’abisso tra la Messa cattolica e la sua contraffazione conciliare. Senza parlare della lingua: i primi ad abolire il latino furono proprio gli eretici, in nome di una maggior comprensione dei riti per il popolo; un popolo che essi ingannavano, impugnando la Verità rivelata e propagando l’errore. Tutto è profano, nel Novus Ordo. Tutto è momentaneo, tutto accidentale, tutto contingente, variabile, mutevole. Non c’è nulla di eterno, perché l’eternità è immutabile, come immutabile la Fede. Come immutabile è Dio.

Vi è un altro aspetto della Santa Messa tradizionale che mi preme sottolineare, e che ci unisce ai Santi e ai Martiri del passato. Sin dai tempi delle catacombe e fino alle ultime persecuzioni, ovunque un sacerdote celebri il Santo Sacrificio, fosse anche in una soffitta o in una cantina, nella boscaglia, in un granaio o persino in un furgone, egli è misticamente in comunione con quella schiera di eroici testimoni della Fede, e su quell’altare improvvisato si posa lo sguardo della Santissima Trinità, dinanzi ad esso genuflettono adoranti tutte le schiere angeliche, ad esso guardano le anime purganti. Anche in questo, soprattutto in questo, ognuno di noi comprende come la Tradizione crei un legame indissolubile attraverso i secoli non solo nella gelosa custodia di quel tesoro, ma nell’affrontare le prove che essa comporta, fosse anche la morte. Dinanzi a questo pensiero, l’arroganza del tiranno presente, con i suoi deliranti decreti, ci deve rafforzare nella fedeltà a Cristo e farci sentire parte integrante della Chiesa di tutti i tempi, perché non si conquista la palma della vittoria se non si è pronti a combattere il bonum certamen.

Vorrei che i miei Confratelli osassero l’inosabile: vorrei che si accostassero alla Santa Messa tridentina non per compiacersi del pizzo di un camice o del ricamo di una pianeta, o per una mera convinzione razionale sulla sua legittimità canonica o sul fatto che essa non sia mai stata abolita; ma con il timore reverenziale con cui Mosè si avvicinò al roveto ardente: sapendo che ciascuno di noi, al ridiscendere dall’altare dopo l’ultimo Vangelo, in qualche modo è interiormente trasfigurato perché vi ha incontrato il Santo dei Santi. È solo lì, su quel mistico Sinai, che possiamo comprendere l’essenza stessa del nostro Sacerdozio, che è donazione di sé a Dio, anzitutto; oblazione di tutto se stesso assieme a Cristo Vittima, per la maggior gloria di Dio e la salvezza delle anime; sacrificio spirituale che dalla Messa trae forza e vigore; rinuncia di sé, per lasciar posto al Sommo Sacerdote; segno di vera umiltà, nell’annichilimento della propria volontà e nell’abbandono alla volontà del Padre, sull’esempio del Signore; gesto di autentica “comunione” con i Santi, nella condivisione della medesima professione di Fede e dello stesso rito. E vorrei che questa “esperienza” la facessero non solo quanti da decenni celebrano il Novus Ordo, ma soprattutto i giovani sacerdoti e quanti svolgono il proprio Ministero in prima linea: la Messa di San Pio V è per spiriti indomiti, per anime generose ed eroiche, per cuori ardenti di Carità per Dio e per il prossimo.

Lo so bene: la vita dei sacerdoti di oggi è fatta di mille prove, di stress, di sensazione di essere soli a combattere contro il mondo, nel disinteresse e nell’ostracismo dei Superiori, di un lento logorio che distrae dal raccoglimento, dalla vita interiore, dalla crescita spirituale. E so benissimo che questa sensazione di assedio, di trovarsi come un marinaio solo a dover governare una nave in tempesta, non è appannaggio dei tradizionalisti né dei progressisti, ma è destino comune di tutti coloro che hanno offerto la propria vita al Signore e alla Chiesa, ognuno con le proprie miserie, con i problemi economici, le incomprensioni con il Vescovo, le critiche dei confratelli, le richieste dei fedeli. E quelle ore di solitudine, in cui la presenza di Dio e la compagnia della Vergine sembrano svanire, come nella notte oscura di San Giovanni della Croce. Quare me repulisti? Et quare tristis incedo, dum affligit me inimicus? Quando il demonio serpeggia maligno tra internet e la televisione, quærens quem devoret, approfittando a tradimento della nostra stanchezza. In quei casi, che tutti noi affrontiamo come Nostro Signore nel Getsemani, è il nostro Sacerdozio che Satana vuole colpire, presentandosi suadente come Salomé dinanzi a Erode, chiedendoci in dono la testa del Battista. Ab homine iniquo, et doloso erue me. Nella prova, siamo tutti uguali: perché la vittoria che il Nemico vuole riportare non è solo sulla nostra povera anima di battezzati, ma su Cristo Sacerdote, del quale portiamo l’Unzione.

Per questo, oggi più che mai, la Santa Messa tridentina è l’unica ancora di salvezza del Sacerdozio cattolico, perché in essa il sacerdote rinasce, tutti i giorni, in quel tempo privilegiato di intima unione con la Trinità beata, e da essa trae le grazie indispensabili per non cadere nel peccato, per progredire sulla via della santità, per ritrovare il sano equilibrio con il quale affrontare il Ministero. Credere che tutto ciò possa liquidarsi come una mera questione cerimoniale o estetica, significa non aver capito nulla della propria Vocazione. Perché la Santa Messa “di sempre” – e lo è davvero, come da sempre è avversata dall’Avversario – non è un’amante compiacente che si offre a chiunque, ma una sposa gelosa e casta, come geloso è il Signore.

Volete piacere a Dio o a chi vi tiene lontani da Lui? La domanda, in fondo, è sempre questa: la scelta tra il soave giogo di Cristo e le catene della schiavitù dell’avversario. La risposta vi apparirà chiara e limpida nel momento in cui anche voi, stupendovi di questo incommensurabile tesoro che vi è stato tenuto nascosto, scoprirete cosa significhi celebrare il Santo Sacrificio non come patetici “presidenti dell’assemblea”, ma come «ministri di Cristo e dispensatori dei Misteri di Dio» (ICor 4, 1).

Prendete in mano il Messale, chiedete aiuto a un sacerdote amico, e salite sul monte della Trasfigurazione: Emitte lucem tuam et veritatem tuam: ipsa me deduxerunt, et adduxerunt in montem sanctum tuum, et in tabernacula tua. Come Pietro, Giacomo e Giovanni esclamerete: Domine, bonum est nos hic esse, «Signore, è bello per noi restare qui» (Mt 17, 4). O, con le parole del Salmista che il celebrante ripete all’Offertorio: Domine, dilexi decorem domus tuæ, et locum habitationis gloriæ tuæ.

Quando l’avrete scoperto, nessuno potrà più togliervi ciò per cui il Signore non vi chiama più servi, ma amici (Gv 15, 15). Nessuno potrà mai convincervi a rinunziarvi, costringendovi ad accontentarvi della sua adulterazione partorita da menti ribelli. Eratis enim aliquando tenebræ: nunc enim lux in Domino. Ut filii lucis ambulate. «Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce» (Ef 5, 8). Propter quod dicit: Surge qui dormis, et exsurge a mortuis, et illuminabit te Christus. «Perciò sta scritto: Risvegliati, o tu che dormi, risorgi dai morti, e Cristo risplenderà su di te» (Ef 5, 14).

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

 

 

2 Gennaio 2022

Sanctissimi Nominis JESU

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39 commenti

  • Domenico Mancuso ha detto:

    Magistrale

  • acido prussico ha detto:

    Ogni volta che il guerrigliero Viganò lancia una granatina sulla trincea dei luteranoidi oramai allo stremo perché le vettovaglie VAT64 sono scadute e avariate, un soldatino esce allo scoperto e sparacchia petardi (alias citazioni) solo rumorosi e fumosi. Le truppe del guerrigliero se la ridono applaudendo il loro condottiero. Il soldatino ritorna nella trincea malumorato perché il suo capitano, gli ufficiali e i sottufficiali giocano a tressette nelle loro tende di retroguardia.

    • Don Pietro Paolo ha detto:

      Truppe del guerrigliero o manipolo sparuto dell’esercito di francischiello? Guerrigliero sognatore che combatte contro i mulini a vento

  • Gabriela Danieli ha detto:

    Mons. Viganò la messa tridentina è stupenda solo ce celebrata in comunione con Gesù Cristo.
    E perché possa essere celebrata in comunuione con Cristo è assolutamente neccessario che sia celebrata in comunione con l’unico papa STABILITO DA CRISTO:BENEDETTO XVI ❗️
    Perché
    “Senza COMUNIONE col Papa non vi è comunione con Cristo” ❗️
    http://papabenedettoxvitesti.blogspot.com/2009/07/card-ratzinger-1977-la-comunione-con-il.html?m=1

    Mons. Viganò, ma se lei come tanti scismatici o pseudo-cattolici, odia talmente Gesù Cristo da rifiutarsi di RICONOSCERLO nel suo unico vicario Benedetto XVI, fino al punto da scegliere di celebrare una MESSA INVALIDA, ILLECITA e in ABOMINIO a Dio, perché celebrata in comunione col vicario di Satana, lei di fatto, dimostra di essere in COMUNIONE con SATANA e la sua antichiesa .

    Ora le domando:
    Perché continua ad IMPEDIRE ai sacerdoti di RICONOSCERE CRISTO nel Suo legittimo Vicario in terra BENEDETTO XVI, che mai ha revocato il Munus Petrino?

    Basta scandalizzare i sacerdoti.
    Perché tremenda è la sua responsabilità davanti a Dio

    • Daouda ha detto:

      Santa Messa invalida?
      L’eretica è li, mi spiace…

      • Gabriela Danieli ha detto:

        Rispondo a Dauda, e ai tanti modernisti, agli scismatici e peggio ancora ai FALSI-tradizionalisti che hanno scelto di seguire Lucifero scegliendo il suo vicario in terra Bergoglio, anziché RICONOSCERE CRISTO NEL SUO VICARIO IN TERRA BENEDETTO XVI:
        Citatemi i documenti dei Papi, dove sta scritto che la messa È VALIDA e LECITA, quando è celebrata in unione con SATANA E IL SUO VICARIO ERETICO BERGOGLIO ❗️
        Anziché con Cristo e il suo vicario infallibile Benedetto-XVI.

        papa Benedetto XVI :
        “Senza COMUNIONE col Papa non vi è comunione con Cristo” ❗️
        http://papabenedettoxvitesti.blogspot.com/2009/07/card-ratzinger-1977-la-comunione-con-il.html?m=1

        papa Benedetto XVI:
        11….. Ogni “VALIDA” CELEBRAZIONE DELL’EUCARISTIA esprime l’UNIVERSALE COMUNIONE con “PIETRO” e CON L’INTERA CHIESA »…. http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19981031_primato-successore-pietro_it.html

        Ecclesiae de Eucaristia, n
        39 papa San GPII:
        Ogni “VALIDA” CELEBRAZIONE DELL’EUCARISTIA esprime questa universale COMUNIONE CON PIETRO e con l’intera Chiesa.. https://www.vatican.va/holy_father/special_features/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_20030417_ecclesia_eucharistia_it.html

        ——
        Ora, permettemi di formulare 2 domande a Viganò e a tutti i sacerdoti suoi seguaci della Chiesa Cattolica:
        1) ” Per quale motivo celebrate la s. messa in comunione con satana e il suo vicario antipapa Bergoglio?”
        e non con Cristo e col suo legittimo Vicario Benedetto XVI?

        2) E perché affermate che la vostra messa è valida quando sapete che è INVALIDA?

        3) E perché obbligate i fedeli a partecipare alle vostre messe invalide e illecite? Per non dire SACRILEGHE visto che è SACRILEGIO offrire a Dio il sacrificio di Cristo Suo Figlio in comunione con satana e il suo vicario ERETICO?

        Di fatto, a voi, delle pecore affamate di CRISTO e private dei sacramenti e del Santo Sacrificio celebrato come Dio comanda, NON VE NE IMPORTA NULLA ❗️

        E se satana regna nel mondo e nella Chiesa da quasi 9 anni è GRAZIE A TUTTI I PRESBITERI GIUDA, VIGANÒ COMPRESO, che IMPEDISCONO A GESÙ CRISTO di tornare a governare la chiesa, PERCHÈ SI RIFIUTANO ORGOGLIOSAMENTE DI RICONOSCERLO NEL SUO VICARIO IN TERRA BENEDETTO XVI ❗️

        È proprio vero che I PEGGIOR NEMICI DI CRISTO SONO NELLA CHIESA!

        • Don Pietro Paolo ha detto:

          Scusi sig.ra Gabriela, potrebbe dirmi: lei, con quale vescovo è in comunione che a sua volta è in comunione con il papa EMERITO senza essere in comunione col PAPA in carica, eletto legittimamente dai cardinali in Conclave con tutta la Chiesa che pregava e attendeva? Prima di essere in comunione col papa bisogna essere contemporaneamente in comunione col proprio vescovo

        • daouda ha detto:

          Allora io non sono scismatico, non sono modernista, non sono tradizionalista et cetera et cetera.

          Traasciando che il vero titolo del Papa è vicario di Pietro, e Vicario di Cristo è una brutta innovazione ( ma a voi piacciono le innovazioni che vi tornano utili, mentre disprezzate opportunisticamente quelle che non vi garbano )…

          La sua eresia è similare a quella per certi versi novaziana e donatista. Si informi e si ravveda e studi i concili del passato e teologia sacramentaria invece di sproloquiare e deviare altri fratelli e sorella. Il giudizio incombe su di lei, pagherebbe care le sue menzogne se continua così.

          Per quanto riguarda l’illeicetà, che non và affatto unita con l’invalidità la questione invece può tornare favorevole a quel che afferma ma dobbiamo fare precisazioni importanti alla luce del fatto che il sacramento è reale appunto:
          a) innanzitutto si può dichiare eretico e non nominabile chi neghi il magistero straordinario , e Francesco non lo ha fatto
          b) per quanto riguarda invece il magisterio ordinario la prassi è attendere la dichiarazione degli aventi autorità al riguardo. Non si può da sè a proprio prurito agire così senz aprima oltretutto riprendere e successivamente a testardaggine constatata SENZA accusa formale di chi ha potere di far ciò

          Inoltre il peccato in question sarebbe del sacerdote, non del fedele. Se lei va olretutto ad una santa liturgia eucaristica dove il canone è recitato sottovoce, come potrebbe saperlo immediatamente?
          Ad ogni modo la questione NON E’ affatto dottrinale e morale ma è soltant inerente una questione giurisdizionale.
          Questo vorrei farle capire diamine!

          L’infallibilità papale non è poi magia, ha criteri ben stabiliti, abbiamo avuto papi in discomunione perché peccatori incallliti, perché eretici, perché codardi. Anche Giovanni Paolo II e lo stesso Benedetto XVI furono forieri di sviste dottrinali, se vogliamo rimanere in campo intellettuale, alquanto gravi.
          Inoltre non bisogna accorpare cose che non c’entrano l’una con l’altra.
          Le tesi del Cionci sono false nella maggioranza delle sue esposizioni, il problema invece potrebbe vertere nella possibile violenza giacché anche il dolo, l’ignoranza, l’errore marginale ( a meno che non sia sostanziale, ma tel non è rientrando in quel che si è confutato del Cionci ) sono atti legittimi pur se comunque impugnabili.
          Se lei poi reputa così grave la situazione credendo nulli cardinali o concistoro riguardo gli atti di elezione di Francesco, tutto ciò và provato ugualmente non fantasticato, ed in ogni caso la invito a guardare al grande scisma d’Occidente che la Chiesa di DIO ha superato, situazione molto molto più grave di questa che per ora è solo una illazione.
          Ed in ogni caso è e rimane soo questione giurisdizionale.

          Mi spiace doverle far notare che la sua ulteriore misincomprensione del ruolo del papa e della sua infallibilità è un’eresia ecclesiologica grave.

    • Alda ha detto:

      Ha riletto le stupidaggini che ha scritto spero..
      E faccia ammenda🙄

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    E’ un piacere leggere Mons. Viganò, sicuro nella dottrina e lucido sul presente

  • Gianfranco ha detto:

    Con un breve “editing” se ne ricaverebbe una memorabile ENCICLICA. Con in più il raro pregio della brevità.
    GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, Monsignore!

  • Gaetano2 ha detto:

    A proposito, che contrasto tra quanto scritto da Mons. Viganò a cui è appropriato un silenzioso e, direi, un doveroso ossequio, proponendo il vero (che tanti fra noi hanno constatato nel passato), e la prolissità di vuote considerazioni che alcuni spesso fanno. Questo permette di notare maggiormente il livello di costoro: il vuoto espanso!

  • Gaetano2 ha detto:

    Copio ed incollo ciò che scrisse don Domenico Celada in difesa della Sacra Liturgia. Caro gli costò l’averlo fatto.
    Chi lo ha già letto, se vuole, può rileggerlo; chi non conosce il testo, forse ne sarà interessato. In vari siti è illustrato tutto il contesto e la vendetta che si scagliò contro l’autore: un vero martire a cui chiedere soccorso.

    Agli assassini della Liturgia – di Mons. Domenico Celada (*)
    “ Vigilia Romana” 22. 11. 1971

    E’ da tempo che desideravo scrivervi, illustri assassini della nostra santa Liturgia.

    Non già perch’io speri che le mie parole possano avere un qualche effetto su di voi, da troppo tempo caduti negli artigli di Satana e divenuti suoi obbedientissimi servi, ma affinché tutti coloro che soffrono per gli innumerevoli delitti da voi commessi possano ritrovare la loro voce. Non illudetevi, signori. Le piaghe atroci che voi avete aperto nel corpo della Chiesa gridano vendetta al cospetto di Dio, giusto Vendicatore.
    Il vostro piano di sovversione della Chiesa, attraverso la liturgia, è antichissimo. Ne tentarono la realizzazione tanti vostri predecessori, molto più intelligenti di voi, che il Padre delle Tenebre ha già accolto nel suo regno. Ed io ricordo il vostro livore, il vostro ghigno beffardo, quando auguravate la morte, una quindicina d’anni fa, a quel grandissimo Pontefice che fu il servo di Dio Eugenio Pacelli, poiché questi aveva compreso i vostri disegni e vi si era opposto con l’autorità del Triregno. Dopo quel famoso convegno di “liturgia pastorale”, sul quale erano cadute come una spada le chiarissime parole di Papa Pio XII, voi lasciaste la mistica assise schiumando rabbia e veleno.
    Ora ci siete riusciti. Per adesso, almeno. Avete creato il vostro “capolavoro”: la nuova liturgia. Che questa non sia opera di Dio è dimostrato innanzitutto (prescindendo dalle implicazioni dogmatiche) da un fatto molto semplice: è di una bruttezza spaventosa.
    E’ il culto dell’ambiguità e dell’equivoco, non di rado il culto dell’indecenza.

    Basterebbe questo per capire che il vostro “capolavoro” non proviene da Dio, fonte d’ogni bellezza, ma dall’antico sfregiatore delle opere di Dio.
    Si, avete tolto ai fedeli cattolici le emozioni più pure, derivanti dalle cose sublimi di cui s’è sostanziata la liturgia per millenni: la bellezza delle parole, dei gesti, delle musiche. Cosa ci avete dato in cambio? Un campionario di brutture, di “traduzioni” grottesche (com’è noto, il vostro padre, che sta laggiù non possiede il senso dell’umorismo), di emozioni gastriche suscitate dai miagolii delle chitarre elettriche, di gesti ed atteggiamenti a dir poco equivoci.

    Ma, se non bastasse, c’è un altro segno che dimora come il vostro “capolavoro” non viene da Dio. E sono gli strumenti di cui vi siete serviti per realizzarlo: la frode e la menzogna. Siete riusciti a far credere che un Concilio avesse decretato la disparizione della lingua latina, l’archiviazione del patrimonio della musica sacra, l’abolizione del tabernacolo, il capovolgimento degli altari, il divieto di piegare le ginocchia dinanzi a Nostro Signore presente nell’Eucaristia, e tutte le altre vostre progressive tappe, facenti parte (direbbero i giuristi) di un “unico disegno criminoso”.
    Voi sapevate benissimo che la “lex orandi” è anche la “lex credendi”, e che perciò mutando l’una, avreste mutato l’altra. Voi sapete che, puntando le vostre lance avvelenate contro la lingua viva della Chiesa, avreste praticamente ucciso l’unità delle fede. Voi sapevate che, decretando l’atto di morte del canto gregoriano della polifonia sacra, avreste potuto introdurre a vostro piacimento tutte le indecenze pseudomusicali che dissacrano il culto divino e gettano un’ombra equivoca sulle celebrazioni liturgiche. Voi sapevate che, distruggendo tabernacoli, sostituendo gli altari con le “tavole per la refezione eucaristica”, negando al fedele di piegare le ginocchia davanti al Figlio di Dio, in breve avreste estinto la fede nella reale presenza divina. Avete lavorato ad occhi aperti.

    Vi siete accaniti contro un monumento, al quale avevan posto mano cielo e terra, perché sapevate di distruggere con esso la Chiesa. Siete giunti a portarci via la Santa Messa, strappando addirittura il cuore della liturgia cattolica. (Quella S.Messa in vista della quale noi fummo ordinati sacerdoti, e che nessuno al mondo ci potrà mai proibire, perché nessuno può calpestare il diritto naturale).

    Lo so, ora potrete ridere per quanto sto per dire. E ridete pure.
    Siete giunti a togliere dalle Litanie dei santi l’invocazione “a flagello terremotus, libera nos Domine”, e mai come ora la terra ha tremato ad ogni latitudine.
    Avete tolto l’invocazione “a spititu fornicationis, libera nos Domine”, e mai come ora siamo coperti dal fango dell’immoralità e della pornografia nelle sue forme più repellenti e degradanti.
    Avete abolito l’invocazione “ut inimicos sanctae Ecclesiae umiliare digneris”, e mai come ora i nemici della Chiesa prosperano in tutte le istituzioni ecclesiastiche, ad ogni livello.

    Ridete, ridete. Le vostre risate sono sguaiate e senza gioia. Certo è che nessuno di voi conosce, come noi conosciamo, le lacrime della gioia e del dolore. Voi non siete neppure capaci di piangere. I vostri occhi bovini, palle di vetro o di metallo che siano, guardano le cose senza vederle. Siete simili alle mucche che guardano il treno.
    A voi preferisco il ladro che strappa la catenina d’oro al fanciullo, preferisco lo scippatore, preferisco il rapinatore con le armi in pugno, preferisco persino il bruto e il violatore di tombe. Gente molto meno sporca di voi, che AVETE RAPINATO IL POPOLO DI DIO DI TUTTI I SUOI TESORI.
    In attesa che il vostro padre che sta laggiù accolga anche voi nel suo regno, “laddove è pianto e stridor di denti”, voglio che voi sappiate della nostra incrollabile certezza: che quei tesori CI SARANNO RESTITUITI. E sarà una “restitutio in integrum”. Voi avete dimenticato che Satana è l’eterno sconfitto.

    Domenico Celada

    • Pater Luis Eduardo Rodríguez Rodríguez ha detto:

      GRAZIE CARISSIMO GAETANO PER FARMI CONOSCERE QUESTO, COME LO CHIAMI, MARTIRE. E PERMETTIMI AGGIUNGERE QUESTA MIA D’ IERI:
      PATER LUIS EDUARDO RODRÍGUEZ RODRÍGUEZ
      14 Gennaio 2022 alle 12:48
      Amatissimo Mgr. Carlo Maria,

      Ha scritto questo straordinario pezzo lo scorso 2.1.22, oltre Santissimo Nome del Nostro Signore, occorreva pure il 1980° anniversario della bilocazione dell’ IMMACOLATA MADRE SEMPRE VERGINE ASSUNTA E CORREDENTRICE, da Efeso fino Cesareagusta, oggi Zaragoza, e lo ricorda il PILAR, COLONNA, dell’ allora casa romana che ospitava San Giacomo Apostolo ed i primi che seguirono il Vero ed unico Dio, e si videro riconfortati da Lei, nei primi passi della Chiesa Ispana nascente. Pure era il 149° del Natalizio del Dottore della Chiesa, S. Teresa del Bambino Gesù e del Santo Volto.

      Quello che fecce il delinquente annibale bugnini e seguí il disgraziato montini, ed ha dovuto correre l’ impostore berORGOGLIO, cardinale impazzito travestito di bianco dalla mafia St. Gallen, ad inventarsi che sarebbe “santo”, chi minimo è in Purgatorio, per forzare nell’ immaginario colletivo la pazzia che sarebbe come San Pio V, che mai inventò il Santo Sacrificio, ma l’ ordinò per sempre, ma fu possibile per quella Chiesa anni ’60 che la celebrava in tutto l’ orbe, ad “obbedire” (infantile ed ignara), grazie appunto perche l’ imposse il Paolo VI.

      Io sono nato durante il CV II, ma poi cresciuto, come la maggioranza si mangiò la supposta autorità del montini cretino, di cambiare quello che lui aveva ricevuto e non poteva cambiare. Oggi si serve l’ impostore del tale andrea grillo, per tentare di finire quello iniziato da quei altri due. Impazziti che credendosi volgari dittatori criminali possono decidere per la vita di noi altri così d’ imporre loro delinquenziale volontà.

      Anche io Sacerdote, da quando sono passato a riscoprirLa e celebrarLa, e certo zero obbedienza a quell’ impostore come fanno la maggioranza dei traditori pure come “opus dei” (minuscole) e tutti quei gruppetti, meglio dire, associazioni per delinquere, dentro la Chiesa, ho scoperto la pienezza del nostro Sacerdozio al contempo della Vera Storia di come sono andate veramente tutte le trappole fatte da cardinali massoni e delinquenti, controllando il fasullo Concilio Vaticano II, ecc. E certo oggi alla loro misura il bastardo berORGOGLIO, non figlio del Unico e Dio Trinitario, ma dell’ architteto massone. E chiedo al caro Marco di non cancellarmi questa parola “bastardo” che usa pure San Paolo per descrivere agl’ apostati del suo tempo.

      Si sa che parolin pure c’ è dietro l’ odio verso il Santo Sacrificio di sempre.

      Grazie amatissimo Mgr. Carlo Maria, e già Vi porgo miei auguri per dopo domani 16, per suoi 81,9 di vita, San Marcello, Papa e martire, per quanto d’ Essa continua tirare fuori dal tesoro del passato e del presente, queste perle di Vera Vita con cui c’ aiuta e non si contano quanti siamo a nutrirci nel mondo intero.

      Il post precedente di Sergio Russo e Rosanna Boccacci, straordinario, è la chiave che butterà fuori a tutti gl’ impostori, traditori, perche apostati, e rinascerà la Vera Chiesa.

      ET EXPECTO TRIUMPHUM CORDIS IMMACULATI MARIÆ.

      Rispondi

      • Gaetano2 ha detto:

        Caro Padre LUIS EDUARDO,
        Sono molto contento di essere stato utile (pur essendo io un misero peccatore), preghi per me (ho bisogno di veri sacerdoti che lo facciano)

  • Enrico Nippo ha detto:

    “Misericordia IO voglio e non sacrifici”
    Questo abusano i progressisti, e questo stesso riduzionisticano i tradizionalisti.

    DAOUDA è un tipetto assai originale, ma le sue tre righe qui sopra non fanno una piega.

    “Il troppo stroppia” dice il proverbio: progressisti e tradizionalisti sono fuori strada.

  • Michel Berthoud ha detto:

    Eccellenza Reverendissima Monseigneur
    Viganò, La ringrazio per la bellissima testimonianza in favore della Santa Messa tridentina. Che Dio Padre la benedica e la protegga sempre.

  • marco ha detto:

    Mi sono immedesimato profondamente nelle parole di Mons. Viganò, che ringrazio di cuore, anche se non sono sacerdote. Ma, come lui, ricordo la Messa tridentina per com’era quando ero ragazzino e in cotta e camice mi districavo tra turiboli, messali , campanelli e ampolline, con le ginocchia nude dei pantaloncini corti che si sbucciavano sui freddi scalini dell’altare. Mi ci sono riavvicinato – dopo decenni che mi dicevo che avrei dovuto ricominciare a frequentarla ma senza risolvermici per la paura (motivata) di non riuscire a tirarmi dietro i miei – per nostalgia. Nostalgia che però ha presto lasciato il posto allo stupore per la bellezza e il silenzio che la domina, ma anche di rabbia per i decenni nei quali ho dovuto farne a meno. La botta finale, che mi ha fatto risolvere, è stato il cambiamento del Padre Nostro, l’unica preghiera della liturgia che rimaneva identica a quella che mi avevano insegnato i miei genitori e i miei nonni. Ma come hanno osato intaccarla? Mi accostavo alla Messa NO domenicale come ad un obbligo al quale dovevo corrispondere, per dare buon esempio ai miei figli (che comunque mi seguivano a scartamento alternato). Ora la situazione è peggiorata e al Padre Nostro non riesco a sopprimere il mio fastidio per l’insulto che hanno fatto ai miei vecchi e alla mia giovinezza. Ma ho trovato la cura, appunto, nella messa tridentina: ora non vedo l’ora che sia domenica per accostarmi ai sacramenti e non mi pesa l’ora e mezza di messa cantata che i bravissimi sacerdoti dell’ICRSS celebrano nella mia città. Ma ancor più della bellissima messa solenne domenicale, mi incanta la Messa letta giornaliera, essenziale, severa, con le parole del sacerdote che per mezzora modulano un silenzio profondo. Non ho quasi mai prestato attenzione alle parole del celebrante delle messe NO: anche se sono in italiano non superano che raramente la barriera della mia distrazione, della mia fretta di uscire. Sarà paradossale, ma non è quello che avviene con la messa VO, che mi “bevo” letteralmente, anche se il mio latinorum lascia a desiderare, scorrendo un messalino del 1962 trovato nel mucchio dei libri vecchi di casa mia. In questa gioia riscoperta, un solo rincrescimento. Anzi, una sola umiliazione: la scarsità di sacerdoti italiani.

  • Silvia ha detto:

    Non ho mai partecipato ad una messa tridentina però so che il modo in cui viene celebrata ha permesso a molte persone di riscoprire la fede. Credo che questo sia un motivo sufficiente per non toglierla.
    Meraviglioso mons. Viganò!

  • daouda ha detto:

    Sperando che Viganò, invece di continuare impersonare un ruolo specifico affine all’operazione Trust di leniana memoria, riscopri il breviario romano pre divinu afflatu e la ritualità liturgixa almeno pre 1953 invece di continuare ad attenersi a rubriche menomate e cambiate e innovate che hanno reso il rito del 62 manipolato rispetto al rito romano apostolico intonso.

    In ogni caso la santa messa in rito romano apostolico ( che non è il rito del 62 ) ugualmente non sarebbe l’unica ancora di salvezza della Chiesa, che ha moteplici forme e scuole e forse anche “migliori” in qualche caso, purché ovviamente abbiano mantenuto fede al deposito rituale, si badi.
    Viganò con ciò non solo sbaglia, ma mente, ed è ben increscioso che lo faccia con tale superficialità lui che è arcivescovo, con una retorica stucchevole quando parla delle differenze liturgiche soprattutto fra i due, condita però sempre ovviamente da un “sano” posizionamento politicante.

    saluti, daouda

  • Lucia Buttaro ha detto:

    Ringrazio Mons Viganò per aver chiarito con umiltà e sincerità le ragioni, nobilissime della Sua preferenza . Non ho dubbi che il Cielo apprezzi il profondo desiderio di Mons. Viganò che il clero manifesti apertamente di adorare la Santissima Trinità nella liturgia. Tuttavia, alcuni suoi confratelli, che non esito a definire fanatici, strumentalizzano questo rito antico per auto ergersi ai soli “puri” della casta sacerdotale minando l’unità della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Si credono quelli seguaci della Vera Chiesa e chiamano apertamente”falsa Chiesa” quella che celebra il nuovo rito. Come si colloca poi uno come Minutella che celebra il vecchio rito ma sta a sottozero in comunione di Santità pure con chi la celebra in comunione con Papa Francesco? È una faccenda politica la decisione del Papa non afferente alla sacralità del rito ma all’uso distorto che una setta interna alla Chiesa ne fa per spaccarla. Mons Viganò, se viene a celebrare a Bari me lo faccia sapere, sarò felice di adorare Dio come Lei propone ma Lei non è Minutella e Minutella non è Lei. Dio la benedica sempre.

    • Miri ha detto:

      DAOUDA…. CHI SEI?
      Rivelati a noi poveri miseri mortali…così ti potremo seguire e adorare come meriti…

      • daouda ha detto:

        “Misericordia IO voglio e non sacrifici”

        Qusto abusano i progressisti, e questo stesso nriduzionisticano i tradizionalisti.
        Il SIGNORE ha detto: sarà l’apostasia. CHi può fronteggiarLo? Ma non si dica che i resistenti lo lodano, se anch’essi mentono!

  • miserere mei ha detto:

    La Santa Messa è una grande azione, un fiume di grazie che scorre per irrigare tutto l’esistente.
    Prendo spunto da uno scritto di Mons. Schneider del quale mi ero appuntato alcuni passaggi.

    LA SANTA MESSA NOSTRO TESORO DIVINO, IL PIÙ PREZIOSO DELLA CHIESA. . L’eterno Dio è presente sull’altare in carne e sangue, transustanziato. Gli angeli si prostrano, i demoni tremano. L’opera più santa di tutta la creazione, per tutta l’eternità, è il sacrificio santo della Messa. Siamo al cospetto di ciò che Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote, ha compiuto e sta compiendo ora e per sempre in cielo, alla presenza della Santissima Trinità. E’ il sacrificio della nuova ed eterna alleanza tra l’umanità e Dio. E’ il sacrificio della suprema glorificazione ed adorazione di Dio Uno e Trino. Così la Messa è l’unico sacrificio di redenzione del genere umano e di santificazione del creato.
    Ci fa partecipi del sacrificio di croce sul Calvario e all’azione di culto celeste di Cristo, L’Agnello immolato, al cospetto dei cieli aperti, nella gloria degli angeli e dei santi.
    Signore, se abbiamo Te nell’Eucaristia abbiamo tutto e nulla ci mancherà.

    Ecco: per chi non può andare ad una Santa Messa antica, che diventi questo il nostro cuore con il quale si sta davanti al Signore in ogni Santa Messa, anche quando non siamo aiutati.

  • Dino Brighenti ha detto:

    BELLISSIMO Grazie, Grazie, Grazie, Sig. Arcivescovo Vigano e sopratutto Grazie a Gesù e a Sua Mamma e nostra per Grazia di Lui

  • Pater Luis Eduardo Rodríguez Rodríguez ha detto:

    Amatissimo Mgr. Carlo Maria,

    Ha scritto questo straordinario pezzo lo scorso 2.1.22, oltre Santissimo Nome del Nostro Signore, occorreva pure il 1980° anniversario della bilocazione dell’ IMMACOLATA MADRE SEMPRE VERGINE ASSUNTA E CORREDENTRICE, da Efeso fino Cesareagusta, oggi Zaragoza, e lo ricorda il PILAR, COLONNA, dell’ allora casa romana che ospitava San Giacomo Apostolo ed i primi che seguirono il Vero ed unico Dio, e si videro riconfortati da Lei, nei primi passi della Chiesa Ispana nascente. Pure era il 149° del Natalizio del Dottore della Chiesa, S. Teresa del Bambino Gesù e del Santo Volto.

    Quello che fecce il delinquente annibale bugnini e seguí il disgraziato montini, ed ha dovuto correre l’ impostore berORGOGLIO, cardinale impazzito travestito di bianco dalla mafia St. Gallen, ad inventarsi che sarebbe “santo”, chi minimo è in Purgatorio, per forzare nell’ immaginario colletivo la pazzia che sarebbe come San Pio V, che mai inventò il Santo Sacrificio, ma l’ ordinò per sempre, ma fu possibile per quella Chiesa anni ’60 che la celebrava in tutto l’ orbe, ad “obbedire” (infantile ed ignara), grazie appunto perche l’ imposse il Paolo VI.

    Io sono nato durante il CV II, ma poi cresciuto, come la maggioranza si mangiò la supposta autorità del montini cretino, di cambiare quello che lui aveva ricevuto e non poteva cambiare. Oggi si serve l’ impostore del tale andrea grillo, per tentare di finire quello iniziato da quei altri due. Impazziti che credendosi volgari dittatori criminali possono decidere per la vita di noi altri così d’ imporre loro delinquenziale volontà.

    Anche io Sacerdote, da quando sono passato a riscoprirLa e celebrarLa, e certo zero obbedienza a quell’ impostore come fanno la maggioranza dei traditori pure come “opus dei” (minuscole) e tutti quei gruppetti, meglio dire, associazioni per delinquere, dentro la Chiesa, ho scoperto la pienezza del nostro Sacerdozio al contempo della Vera Storia di come sono andate veramente tutte le trappole fatte da cardinali massoni e delinquenti, controllando il fasullo Concilio Vaticano II, ecc. E certo oggi alla loro misura il bastardo berORGOGLIO, non figlio del Unico e Dio Trinitario, ma dell’ architteto massone. E chiedo al caro Marco di non cancellarmi questa parola “bastardo” che usa pure San Paolo per descrivere agl’ apostati del suo tempo.

    Si sa che parolin pure c’ è dietro l’ odio verso il Santo Sacrificio di sempre.

    Grazie amatissimo Mgr. Carlo Maria, e già Vi porgo miei auguri per dopo domani 16, per suoi 81,9 di vita, San Marcello, Papa e martire, per quanto d’ Essa continua tirare fuori dal tesoro del passato e del presente, queste perle di Vera Vita con cui c’ aiuta e non si contano quanti siamo a nutrirci nel mondo intero.

    Il post precedente di Sergio Russo e Rosanna Boccacci, straordinario, è la chiave che butterà fuori a tutti gl’ impostori, traditori, perche apostati, e rinascerà la Vera Chiesa.

    ET EXPECTO TRIUMPHUM CORDIS IMMACULATI MARIÆ.

  • Alberto Ramón Althaus ha detto:

    Los católicos deben ver la película “Catolicos” en Youtube promocionada por Wanderer como parte de un artículo titulado: “La película e introducción de Jack Tollers” que expone muy bien los argumentos de la misa de siempre y la crítica a la Iglesia actual.
    Tollers y Wanderer por medio de esa película enseñan al católico cómo apostatar de su fe.
    Independiente de la argumentación perfecta de la misa de siempre y de ciertas críticas a los católicos tercermundistas, lo que el Abad dice y hace al final es lo importante y cómo termina la película, o sea, tienen razón pero marchen presos.
    No se pongan anteojeras con la introducción de Jack Tollers y vayan directamente a las figuras del Abad y del interventor que son los personajes principales, los héroes de la película, y, por el otro lado, los monjes, los villanos, que son los rigoristas, los obstinados y peligrosos que se pueden convertir en criminales y que deben ser manejados y manipulados por el Abad.
    Si quieren suban a Youtube su comentario, no lo intenten en el sitio de Wanderer que no acepta comentarios críticos y refutaciones íntegras fundadas a los artículos de escritores que venden humo para ello vayan a Católicos+Jack Tollers+youtube.
    Es importante empezar a discernir se quiere vender la necesidad de la obediencia hasta la necedad para salvarse y porquería a fieles cansados que quieren perseverar en la fe.
    La película está bien realizada y es entretenida pero ordenada a la confusión, o sea, que la privación de ser o el mal en la película está en su ordenación última a un fin contrario a la salvación. Me gustaría saber si hay inteligencia católica en este planeta.

  • Mac ha detto:

    Mi perdonerà Mons. Viganò, che non ha niente da imparare, ma posto questo breve video per i suoi tanti colleghi che “IGNORANO IL DIRITTO”:

    https://www.youtube.com/watch?v=-_P_aFZLFHg&t=82s

    Saluti.

  • acido prussico ha detto:

    “Il vescovo Schneider chiede al Papa di annullare le disposizioni della Traditionis custodes”. (https://onepeterfive.com/bishop-schneider-calls-on-pope-francis-to-rescind-traditionis-custodes/)
    La “responsa” di Francesco:
    “Uffà… mi avete stufato. Non lo avete capito che è un IMMOTU Proprio”

  • SOLDATO AGLI ORDINI DI CRISTO ha detto:

    Ho avuto modo di partecipare alla messa tradizionale solo ultimamente (specifico: a cura della Fraternità Sacerdotale San Pio X) ed ho sperimentato una migliore disposizione di spirito nell’assistervi rispetto alla messa del Novus Ordo nella quale ho avvertito, per la prima volta, la sensazione di trovarmi come in mezzo ad una riunione piuttosto che ad un Rito Sacro. Della messa Vetus Ordo apprezzo il momento del Credo che non viene ‘liquidato’ in fretta come in quella ‘moderna’ dopo che il tempo è stato invece dedicato alla predica del sacerdote (posso dirlo? A parte qualche prete che ha il coraggio di dire cose sensate, non ascolto quasi neanche più). Ma trovo qualche ‘pecca’ nella messa tridentina: i lunghi silenzi mentre il sacerdote celebra il Santo Sacrificio (forse qualcosa in più avrebbe potuto udirsi per far partecipare maggiormente alla preghiera) e la lingua usata per la quale occorre una preparazione scolastica (questo lo dico pensando a tutti gli altri, in quanto a me, posso arrangiarmi avendo studiato il latino che devo dire ha una incisività maggiore nelle parole rispetto all’italiano). Ultima cosa: il Pater con il suo ‘et ne nos inducas in tentationem’, ‘non indurci in tentazione’ perché Dio può indurre in tentazione per provarci, dovrebbe a mio avviso, concludersi con ‘ma liberaci dal Maligno’ in quanto rifletterebbe maggiormente la realtà delle cose.

    • Luciano Motz ha detto:

      Lei probabilmente partecipa alla Messa letta, perciò parla di silenzi al momento della consacrazione. Io invece partecipo alla Messa cantata, che a Trieste viene normalmente celebrata il sabato sera, e quei silenzi vengono riempiti, salvo che per la secreta, dal canto del coro e/o dalla musica dell’organo o, nelle solennità, della piccola orchestra.
      Quanto al problema della lingua, per chi non ha dimestichezza col latino, ci sono in commercio messali con la traduzione a fronte. Oppure, per lo smartphone, c’è l’App Vetus Ordo Divinum Officium.

      • SOLDATO AGLI ORDINI DI CRISTO ha detto:

        Non è un problema di messa letta o cantata poiché ho partecipato ad entrambe, solo, a mio avviso, sarebbe preferibile che il sacerdote alternasse le parti che deve proprio necessariamente recitare in silenzio con altre parti, magari di conclusione delle prime, da pronunziare ad alta voce per coinvolgere i fedeli.
        In quanto alle traduzioni a fronte, ho sperimentato questi tipi di libretto con altre liturgie, e, per le lingue a me totalmente sconosciute, è un rincorrere le parole scritte tradotte, invece, se comprendo un po’ la lingua ho maggiore padronanza della situazione.

    • ex : ha detto:

      Lasci perdere, le “vecchiette” di allora (“vecchiette” è un topos per riferirsi alla maggior parte dei credenti di un tempo), non capivano nulla di latino, ma “capivano” alla perfezione il rito della Santa Messa, e ne restavano edificate. Ciò che non avviene con la messa riformata in lingua corrente, dove nulla si “capisce” della sua vera essenza, se è vero che anziché celebrarsi sull’Altare del Sacrificio si svolge su una tavola della mensa.
      I «lunghi silenzi» non erano affatto formati di silenzio, ma costituivano i momenti più intensi del colloquio del celebrante, “alter Christus”, col Padre; un colloquio spirituale che meglio si esprime quando tace la lingua e parla il cuore (in realtà il silenzio non è assoluto, il Sacerdote prega a bassa voce ) ed anche il fedele, che sia istruito nel rito della Messa, ne resta coinvolto. In effetti è comprensibile che chi è abituato alle messe moderne, dove maggiore è il chiasso e più si crede di “destare” la Divinità, resti perplesso di fronte allo sviluppo ieratico, solenne e composto del rito della Messa “antica”. Occorre sottolineare che alla Messa antica non si deve andare ad assistere come se ci si recasse in un museo, per la curiosità di vedere qualcosa d’insolito. Occorre essersi preparati, ed anche chi è preparato deve essere munito di un “Messalino”, come facevano i nostri (anzi, vostri) padri e nonni. Non quei foglietti che si distribuivano nelle chiese di oggi (e che sono scomparsi col pretesto del covid), che non riportano quasi nulla, e quel poco che riportano spesso non è neanche seguìto dal “Presidente dell’Assemblea” (di condominio?). I Messalini riportavano tutte le fasi e le preghiere del rito (tranne i “Proprii” del giorno), e quindi i fedeli potevano seguire anche quei «lunghi silenzi», che tali non erano.

      In quanto alla parte finale del Pater Noster, va segnalato che quando il Sacerdote termina dicendo: «Et ne nos inducas in tentationem», è il “popolo” (i fedeli), insieme al ministro (chierichetto) che deve rispondere: «Sed libera nos a malo». E il Sacerdote conclude: «Amen».

      • ex : ha detto:

        Devo specificare che quei Messalini riportavano la versione italiana a fronte o sulla stessa pagina (in doppia colonna). Comunque dopo un po’ di tempo non c’era neanche più bisogno di controllare la traduzione in italiano, ci si era abituati a leggere in latino di cui ormai si capiva perfettamente il significato delle formule.

  • acido prussico ha detto:

    “Se guardo alla tavola versus populum, vi vedo l’altare luterano o la mensa protestante; se leggo le parole dell’Istituzione in forma di narrazione dell’Ultima Cena, vi sento le modifiche del Common Book of Prayer di Cranmer, e il servizio di Calvino; se scorro il calendario riformato vi trovo espunti gli stessi Santi che cancellarono gli eretici della Pseudoriforma.”
    Ah!, ma allora – Monsignor Viganò – lei non legge i commenti dotti e imperiosi di don Pietro Paolo quando su questo blog OSO dire che la messa attuale è “luterana”?
    Lei scrive: “Vorrei che i miei Confratelli osassero l’inosabile..”: sí… sí… campa cavallo che l’erba cresce…

    • Don Pietro Paolo ha detto:

      Rispetto le sensazioni che Mons. Vigano ‘ prova nel celebrare la S. Messa V.O.; sono sensazioni proprie che non necessariamente debbono essere le stesse che può provare un altro ministro sia che abbia già celebrato la Messa nel rito preconciliare, sia in quello postconciliare. Tuttavia, gran parte delle sue considerazioni non le condivido affatto e completamente le rigetto, soprattutto il definire la Santa Messa celebrata con il N.O. ” luterana”. Per chi conosce un po’ delle aberrazioni del pensiero luterano, la Messa Cattolica secondo il riformatore (??) è solo un ricordo e non un memoriale del sacrificio di Cristo e in essa non avviene nessuna transustanziazione. Se il Mons. poi la definisce “luterana” semplicemente perché il ministro è rivolto verso il popolo, allora bisognerebbe chiamarla più giustamente apostolica e patristica, visto che nei primi secoli si celebrava su una tavola, modello su cui il Signore celebrò l’ultima Cena. LA MESSA DELLA CHIESA CATTOLICA IN QUALUNQUE RITO VIENE CELEBRATA È APOSTOLICA: “Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me»” (1 Cor 11, 23-25). Qui, è la S. Messa. Capisco che il Mons., forse celebrando il più delle volte da solo, o tutt’al più con pochi fedeli, non potendo rivolgersi verso nessuno o verso poche persone, può deconcentrarsi. Per di più, la Messa non è solo un fatto intimo del sacerdote. Quando uno viene ordinato sacerdote, il vescovo gli dice “vivi quello che celebri”, per cui se il ministro ci mette tutta la fede e pensa che quanto sta celebrando lo vive e lo attua “in Persona Christi” e “in persona Ecclesiae”, in qualunque rito officia, o in qualunque. luogo, fosse anche l’inferno, ne riceve grandi benefici spirituali lui è il popolo che vi partecipa. Il difetto quindi non sta nel rito, ma nel ministro che celebra. Quanti sacerdoti che celebrano nel V.O. solo vuoti, stancanti e noiosi tanto quanto o peggio di quelli che celebrano nel N.O.? Non capisco, inoltre tutta l’enfasi data al latino nella liturgia come fosse l’unico idioma che Dio comprende tanto da farne motivo di contesa con chi, giustamente, lo ritiene sorpassato e incomprensibile. La Messa non è solo da vedere o sentire, ma da partecipare. Credo che alla base della querelle del motu Traditionis Custodes non sia tanto la Messa preconciliare (chiamarla tridentina credo che sia sbagliato), quanto l’accettazione del Vaticano II, che se rifiutato pone la persona al di fuori della Chiesa, sia esso anche un arcivescovo. Da un vescovo poi, o comunque da qualunque ministro di Dio, mi aspetterei non un’azione demolitrice e scandalistica di quanto un’assise ecclesiale “cum Petro” “sub Petro” ha stabilito, ma creatrice. Magari, proponendo una rivisitazione di quanto superato o bisognoso di spiegazione per non incorrrere in posizione eretiche. Anche il denunciare le male fatte, le intemperanze di linguaggio, le pericolose esposizioni, tutto quanto può essere facilmente interpretabile contro la dottrina teologica e morale, dei “guardiani” della Fede, ha i suoi modi evangelici col fine di salvaguardare la sacralità dei ministri in quanto tali e soprattutto L’Unità della Chiesa. S. Caterina ed altri insegnano. Sì! Mons. Vigano ha denunciato tante cose, ma quali sono i frutti di questa denuncia? Persone che chiamando e credendo la Messa della Chiesa Cattolica (sottolineo DELLA CHIESA CATTOLICA) messa luterana ( in accordo con Lefebvre), la disprezzano o non vi partecipano più; persone che chiamano la Chiesa Cattolica, che è l’unica Chiesa di Cristo, “ex Chiesa” o Chiesa “insignificante”. E questo voi lo chiamate amore per Cristo? Chi non ama la Chiesa non ama nemmeno Cristo. Che la Chiesa ha bisogno di una grande purificazione e che è ” semper reformanda” è una verità , ma la riforma non viene fatta in questo modo perché non porta a nulla se non a separazioni e scismi. Chi ama la Chiesa, anche se con grande dolore vede quello che in Essa non dovrebbe esserci, lavora instancabilmente, con i giusti mezzi e senza provocare scandali, non solo per l’integrità della fede, ma anche per l’unità. Non bisogna ascoltare o andare appresso a profeti di sventura che scrivono sui blog e sui giornali. Passerà l’era di Benedetto XVI, l’era di Francesco …. preghiamo per la Chiesa, incrollabile perché fondata sulla roccia di Pietro, per i pastori che già abbiamo perché seguano le mozioni dello Spirito di Cristo e per quelli che verranno perché siano secondo il Cuore del Signore. La Madre della Chiesa, l’Immacolate Vergine Maria, preghi per tutti noi. Amen

      • unaopinione ha detto:

        “… preghiamo per la Chiesa, incrollabile perché fondata sulla roccia di Pietro, per i pastori che già abbiamo perché seguano le mozioni dello Spirito di Cristo e per quelli che verranno perché siano secondo il Cuore del Signore. La Madre della Chiesa, l’Immacolate Vergine Maria, preghi per tutti noi.”
        Bravo, Padre.
        Trovo che lei conclude il suo intervento con ottima proposta che seguo con piacere. Per me é meglio dell´invito a pregare per “papa” Bergoglio, in favore della cui anima si puó anche pregare ma che per me non é per niente Papa.

  • Alessandro Vagnoni ha detto:

    Un articolo meraviglioso: vi traspare tutta la bellezza, la verità, il potere che si accompagna alla Messa Tradizionale, il valore del sacerdote celebrante, la salvezza per il popolo partecipante.
    Voglia il Signore che, passato questo tempo di crisi, si possa ritornare ad essa come fulcro per il rinnovamento della nostra vita cristiana.