I Gesuiti e il Suicidio Assistito. Sciogliere la Compagnia o la Chiesa? Mons. Ics.

14 Gennaio 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mons. ICS ha letto l’articolo di padre Carlo Casalone sj, che trovate in calce, e ci ha mandato un desolato commento. Buona lettura.

§§§

 

Mons ICS a Tosatti.

Caro Tosatti, ieri l’altro, mercoledì 12 gennaio, su Stilum Curiae ho commentato l’articolo di Repubblica che spiegava l’apertura del gesuita americano padre Pat Conroy alla libertà di abortire da parte delle donne. Quale loro diritto.

Oggi (sa che non riesco più a distrarmi un attimo?) sono obbligato a riprendere la penna per riferire e commentare l’articolo (allegato), riportato da ANSA, sulla CIVILTÀ CATTOLICA, di un altro gesuita, molto più rappresentativo di padre Conroy e molto più vicino a papa Bergoglio.

Tanto che non si può affatto pensare ad una iniziativa personale.

Detto gesuita è il famosissimo padre Carlo Casalone, medico, esperto di bioetica, membro della Accademia per la Vita, docente di teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana, padre provinciale della Compagnia per l’Italia, ecc.

In questo articolo padre Casalone elogia la mediazione sul suicidio assistito (cioè eutanasia, di fatto) con lo stesso stile gesuitico con cui padre Conroy parla di libertà di aborto.

O come Pannella parlava di droga libera.

O come i cattoprogressisti parlavano di divorzio e poi di aborto.

Cioè proponendo di appoggiare le proposte di legge tipo “minore dei mali” per evitare leggi peggiori o clandestinità.

Il nostro gesuita propone di fatto di appoggiare la legge sul fine vita (anche se non conforme al Magistero) per evitare il peggio. Boh!

Mi domando caro Tosatti se non si potrebbe promuovere, anziché il suicidio assistito “stile gesuitico”, la soppressione assistita della amata Compagnia di Bergoglio.

Tra il 1759 e il 1773, papa Clemente XIV soppresse la Compagnia su pressione delle monarchie europee (anche cattoliche) preoccupate dalle interferenze politiche che i gesuiti facevano sui governi.

Nel 1814 Pio VII, rilasciato dalla prigionia in Francia di Napoleone, si affretta a ricostituirla. Circa quarant’anni più tardi il grande pontefice del positivismo, il filosofo Augusto Comte, invitava (con la famosa “lettera agli ignaziani”) i gesuiti a prendere il potere e guidare la chiesa cattolica romana, al fine di “positivizzarla” un po’ di più.

Ma era troppo presto. Si doveva aspettare il XXI secolo con un papa gesuita. Ora, poiché non è più possibile pensare di potere ri-sciogliere detta compagnia, ci si può solo attendere che la compagnia possa pensare di sciogliere lei la Chiesa.

A questo punto tante anime candide apriranno gli occhi e le orecchie.

O neppure allora?

Lei che ne dice Tosatti?

Mons.ICS

***

PADRE CARLO CASALONE

 

(ANSA) – “Pur nella concomitanza di valori difficili da conciliare, ci pare che non sia auspicabile sfuggire al peso della decisione affossando la legge. Diverse forze politiche si muovono in questo senso, benché con opposte motivazioni: chi per sgombrare la via verso il referendum e agevolare la vittoria del ‘sì‘, chi per rinviare sine die la discussione su una tematica spinosa. Nell’attuale situazione culturale e sociale, sembra a chi scrive da non escludersi che il sostegno a questa PdL non contrasti con un responsabile perseguimento del bene comune possibile”. Così Civiltà Cattolica sulla legge in discussione sul “suicidio assistito”.

 

L’articolo “La discussione parlamentare sul ‘suicidio assistito'”, nel nuovo numero in uscita sabato della rivista dei Gesuiti – le cui bozze vengono tradizionalmente riviste dalla Segreteria di Stato vaticana -, è firmato da padre Carlo Casalone, alle spalle una laurea in Medicina, ex provinciale d’Italia della Compagnia di Gesù, attualmente membro della Pontificia Accademia per la Vita e docente di Teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana.

La proposta di legge (PdL) sul fine vita, nella scia della sentenza della Corte costituzionale, non esclude la punibilità dell’assistenza al suicidio, tranne che in alcune particolari condizioni: pur distanziandosi dalle posizioni del Magistero sul tema, Civiltà Cattolica pone la domanda se sia accettabile appoggiarla. Visti la richiesta, fatta dalla Corte al Parlamento, di disciplinare la materia, l’incalzare del referendum sull’omicidio del consenziente e il diffondersi dell’approvazione dell’eutanasia in vari Paesi, l’articolo propone di non scartare il sostegno alla PdL, con alcune auspicabili modifiche, come via per promuovere responsabilmente la tutela della vita e il bene comune possibile.

 

“Non c’è dubbio che la legge in discussione, pur non trattando di eutanasia, diverga dalle posizioni sulla illiceità dell’assistenza al suicidio che il Magistero della Chiesa ha ribadito anche in recenti documenti”, sottolinea padre Casalone. “La valutazione di una legge dello Stato – prosegue – esige di considerare un insieme complesso di elementi in ordine al bene comune”.

 

La domanda che si pone “è, in estrema sintesi, se di questa PdL occorra dare una valutazione complessivamente negativa, con il rischio di favorire la liberalizzazione referendaria dell’omicidio del consenziente, oppure si possa cercare di renderla meno problematica modificandone i termini più dannosi”.

 

“Tale tolleranza – spiega – sarebbe motivata dalla funzione di argine di fronte a un eventuale danno più grave. Il principio tradizionale cui si potrebbe ricorrere è quello delle ‘leggi imperfette’, impiegato dal Magistero anche a proposito dell’aborto procurato”. Secondo Civiltà Cattolica, “in questo contesto, l’omissione di un intervento rischia fortemente di facilitare un esito più negativo”. “Per chi si trova in Parlamento, poi – continua -, occorre tener conto che, per un verso, sostenere questa legge corrisponde non a operare il male regolamentato dalla norma giuridica, ma purtroppo a lasciare ai cittadini la possibilità di compierlo”.

 

Per altro verso, “le condizioni culturali a livello internazionale spingono con forza nella direzione di scenari eticamente più problematici da presidiare con sapiente tenacia”. Infine, “per la situazione del Paese e il richiamo della Corte costituzionale al Parlamento, ci sembra importante che si arrivi a produrre una legge”. Per padre Casalone, inoltre, “la latitanza del legislatore o il naufragio della PdL assesterebbero un ulteriore colpo alla credibilità delle istituzioni, in un momento già critico”.

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13 commenti

  • Giovanni ha detto:

    Papa Francesco mi disorienta non poco.
    A fronte di molte affermazioni che contraddicono ciò che la Chiesa ci ha insegnato credere, ogni tanto ne rilascia altre che sono contro l’adattamento al mondo della gerarchia e quindi coraggiosamente cattoliche. Salvo poi, come in in questo caso, lasciare che persone a lui molto vicine, scrivano cose totalmente contrarie. Caro Santo Padre, per favore!!!!

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    La Chiesa l’hanno già quasi sciolta, sarebbe ora di sciogliere loro

  • Lucy ha detto:

    Nel 2017 uscì nel mondo cattolico questa terrificante notizia
    :” In Belgio c’è una associazione religiosa I Fratelli della Carità che nei loro 15 ospedali psichiatrici praticano l’eutanasia attiva ( iniezione letale ) a malati e disabili mentali , come è consentito dalle illuminate leggi del Belgio. La Santa Sede ingiunse all’ordine belga di smettere la pratica minacciando in caso contrario provvedimenti ” canonici “.La risposta dei Fratelli della Carità fu che essi non avrebbero obbedito e avrebbero continuato le soppressioni con queste motivazioni( leggere attentamente) ” Il documento che consente di praticare l’eutanasia è CONFORME AL PENSIERO CRISTIANO tenendo conto dei CAMBIAMENTI E DELL’EVOLUZIONE DELLA NOSTRA SOCIETÀ e considerando anche LE SCELTE SECONDO COSCIENZA “.
    Come è andata a finire ? Dopo ben tre anni è arrivata la risposta :” Gli ospedali dei Fratelli della Carità non possono considerarsi ” cattolici “. Ora le motivazioni che i Fratelli della Carita offrirono a loro giustificazione sono pericolosamente simili ai distinguo e alle sottigliezze teoligiche che circolano abbondantemente nella chiesa midernista di cui ultima espressione sono i gesuiti Pat Conroy e Carlo Casalone . La Santa Sede imporrà loro di non definirsi “cattolici “?.

  • Silvia ha detto:

    Perché non la rinominano “Pontificia Accademia per la morte”? Sarebbe più adatto

  • Grog ha detto:

    Per rispondere alla domanda del titolo io direi: sciogliere la compagnia e sciogliere la finta chiesa di bergoglio.

  • MARIA MICHELA PETTI ha detto:

    Il card. Bergoglio, alla congregazione generale del 9 marzo 2013, precedente di pochi giorni il conclave che ne decretò l’elezione al Soglio di Pietro, pronunciò un discorso incentrato sullo “zelo apostolico” che deve ispirare la missione evangelizzatrice della Chiesa, denunciando i rischi connessi alla “mondanità” del vivere «in sé, da sé, per sé. Questo – precisò – deve illuminare i possibili cambiamenti e riforme da realizzare per la salvezza delle anime».
    Fu quel discorso, reso noto anni dopo dal card. Ortega, a convincere – come è stato più volte ricordato – i cardinali elettori della bontà delle linee programmatiche per la “riparazione” della Casa che mostrava segni di disfacimento. E, a partire dalla scelta di chiamarsi Francesco, la massa iniziò a credere nei semi di speranza alimentata da promesse reiterate e supportate da una campagna promozionale senza precedenti, allargando via via il consenso di pubblico e di critica al papa venuto “dalla fine del mondo” che appariva e si imponeva come l’esecutore del mandato affidato al Poverello di Assisi in preghiera davanti al Crocifisso di San Damiano.
    Con lo scorrere del tempo, ai rilievi mossi dai cosiddetti “conservatori” – qualificati con ogni sorta di epiteti- si sono aggiunte, per motivi diversi e opposti, le lamentele dei “progressisti” che registrano il tradimento delle promesse in cui avevano sperato. E: magari fossero solo questi i segnali preoccupanti che si continua ad ignorare! Il bollettino degli abbandoni formalizzati e della mancata frequentazione delle pratiche religiose (in crescita esponenziale), con le chiese ormai svuotate, a livello globale, lascia del tutto indifferente il vertice dell’Istituzione in crisi conclamata. Vertice fermo anche alla risposta data a chi aveva messo sull’avviso che le disposizioni (chiusure e quant’altro) impartite ad inizio pandemia avrebbero portato al non “ritorno”. L’ uscita – si sostenne – servirà a smascherare l’ipocrisia dei fedeli per abitudine.
    E, standosene adagiati su questa ed altre scuse di comodo, si va avanti con la politica dello struzzo, dormendo sonni tranquilli. I tempi e i modi del “risveglio” sono nella mente di Dio – in Lui solo io confido fermamente – e prima o poi saranno manifesti, con o senza l’apertura di occhi e orecchie di “tante anime candide”…

    • GIOPAV ha detto:

      Non so se dico bene o penso male.
      BENEDETTO XVI non aveva alcun potere di dare le dimissioni
      (vere o false). Se non si sentiva più in grado di dirigere la
      Chiesa, DOVEVA chiedere a DIO di essere liberato da
      quella Croce che gli era stata affidata da Dio stesso.
      Secondariamente i cardinali elettori non avrebbero dovuto
      venire a ROMA per eleggere un nuovo Papa.
      Avendo peccato seriamente, non sono stati illuminati
      dallo SPIRITO SANTO e satana che è menzognero e omicida
      fin dall’inizio, li ha fatti fessi. Ora possono solo più esorcizzare,
      l’anticristo onde liberare la CHIESA.
      vera dalle catene demoniache.

  • Pizarro ha detto:

    In questi giorni, sto leggendo il quaresimale del Ségneri, gesuita morto nel 1694.

    ”Ditemi un poco, uditori, com’esser può che Dio non si adiri fortemente in vedere che né pure gli vogliamo usar nelle chiese que’ segni di riverenza, con cui ci converrebbe onorarlo?”

    Molto bello (pare quasi un rimprovero mosso al suo – futuro – confratello Giorgio Mario…).

  • Giustino ha detto:

    Sostenere questa legge corrisponde non a operare il male regolamentato dalla norma giuridica, concedo. Sostenere questa legge corrisponde non a operare il male, nego. Distinguo il male operato per mezzo di legge iniqua dal male di legiferare iniquamente.

    Lasciare ai cittadini la possibilità di compiere il male, è assurdo per l’idea stessa di potestas. Distinguo la potestas divina che concede alle creature di deviare dal bene, dalla potestas propriamente umana che esercita ministrialmente l’autorità sui sudditi. Il giudizio in esame è assurdo per mancata attribuzione del diritto potestativo di tollerare il male al detentore legittimo, che è Dio.

    La tolleranza del male sarebbe motivata dalla funzione di argine di fronte a un eventuale danno più grave, ossia: se posso evitare un male maggiore tollerando un male minore, lo devo fare. Non devo se facendolo non evito il male maggiore.

    Questione: se l’impunibilità di chi assiste il suicida sia preferibile alla sua condanna. Il criterio è la giustizia: fare il bene o evitare il male.
    A) Sia per assurdo che il suicidio assistito non è omicidio. Ammettiamo inoltre la dottrina magisteriale per cui il suicida non dispone della ragione quando sceglie di darsi la morte, perciò non commette peccato mortale essendo il suo atto o non elicito o non consapevole. Deduciamo dal principio che motiva questo pronunciamento, che chi assiste al suicidio non pecca mortalmente se e solo se non dispone della ragione. Ma chi non ha facoltà di intendere e di volere non può essere costituito in autorità, ma può essere solo soggetto all’autorità. Dunque, è l’autorità cui è soggetto a operare il male. Il che è falso. Per cui è pure falso l’assurdo che si è supposto in precedenza. Il suicidio assistito non evita il male del peccato mortale.
    B) Inoltre, il suicida non fa il bene suicidandosi. Si è infatti detto che non pecca mortalmente proprio perché è confuso sul fatto che vivere sia un dovere verso Dio. Se per assurdo togliendoci la vita diamo maggior gloria a Dio che non vivendo, per esempio testimoniando la fede o la carità, essendo la nostra virtù causa esemplare per altri, in questo caso non c’è peccato, dato che la ragione prossima dell’atto elicito è la gloria divina. Così non solo si evita il male minore ma si opera il bene. Diversamente, il suicidio è un male, poiché sottrarsi al bene attuale senza un maggior bene possibile equivale a offrirsi al male.

    L’impunibilità di chi assiste il suicida non è preferibile alla sua condanna. Perciò la retta ragione, obbligando in coscienza, vieta di promuoverla. Perciò non va promosso ma condannato il suicidio assistito.

  • Pio g. ha detto:

    Il famoso gesuita padre Casalone non deve preoccuparsi per la credibilità delle istituzioni, perché questa è già svanita; gli ultimi scampoli se ne sono andati dopo l’insediamento del nuovo governo. La Repubblica del draghistan è ormai luogo di infamia e di morte del diritto.
    Per ciò che concerne la Chiesa, fu Cattolica Romana, ora cattoprotestante, i Gesuiti si facciano un esame di coscienza.

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Compagnia da molto tempo ormai esclusivo centro di potere… e centri di potere no si sciolgono!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/