Il Perdono della Redenzione, il Dono della Redenzione
27 Dicembre 2021
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito ci offre questa riflessione spirituale, un regalo per il tempo di Natale. Buona lettura.
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IL PERDONO DELLA REDENZIONE
«Forza, potere, capacità, sapienza, ricchezza, splendore non voglio: voglio soltanto essere un Figlio nel Padre mio», commovente frase di Silesio che apre un orizzonte speciale sul Padre Nostro, la preghiera insegnata da Gesù.
La preghiera è l’antidoto più efficace verso il contagio del Male, anche se non esclude affatto la violenza del nemico. Il nemico è l’artefice del male che opera nella storia, generato dall’opposizione alla Volontà del Padre. Il male è violento, ma divora sé stesso e taglia il ramo sul quale siedono i suoi servitori. La violenza è implicita nella forza del male, nel suo non senso, nella contraddizione con il buono, il bello e il vero. Come difenderci? Come liberarci dal male?
La preghiera sapiente è quella di chi con fede in Dio, orientato a Lui, cresce in umiltà, che è il recipiente di ogni Grazia. Chi prega cresce nel timor di Dio e così la Sua misericordia può stendersi su di lui: la Provvidenza fa grandi cose, intervenendo anche nelle situazioni più complicate.
Il vangelo è ricco di indicazioni di Gesù sulla preghiera: non pregate per farvi vedere, come fanno gli ipocriti; non cercate di convincere Dio con tante parole; non preoccupatevi per le cose materiali come fanno i pagani, ma cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia.
Il Padre buono conosce già ciò di cui c’è bisogno, eppure Gesù raccomanda di pregare incessantemente e loda la perseveranza nel farlo. Gesù esorta ad avere fede in Dio, perché ciò che uno chiede con fede, credendolo, gli avverrà.
Certamente non ci esorterebbe a chiedere se non avesse intenzione di dare, scrisse Sant’Agostino. Gesù in estrema sintesi insegna a pregare il Padre Nostro: quando pregate dite così… Lo fa con un’avvertenza determinante: quando vi mettete a pregare perdonate se avete qualcosa contro qualcuno, affinché il Padre vostro che è nei cieli perdoni le vostre colpe. Infatti se voi perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre Vostro perdonerà anche a voi, ma se non lo farete, neppure il Padre perdonerà voi.
Bisogna capire bene il messaggio. Gesù ci fa mirare molto in alto: “siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”. Il santificare il nome del Padre e fare la Sua volontà, l’entrare nel Suo Regno e il cibarsi del Suo pane, passano da un ricevere e ridare il perdono.
Così possiamo sperimentare la grazia di sopportare la prova e la liberazione dal Maligno. Nel santificare il Nome di Dio non bisogna manipolare l’amore misericordioso del Padre, rivelatosi nel Verbo Incarnato nostro Redentore, facendone un’insensata caricatura priva dell’infinita giustizia che c’è nel Regno di Dio. C’è una prova dura e dobbiamo reggerla.
Al nemico, che offende e ferisce l’amore di Dio, si oppone la volontà di amarlo e salvarlo: è la logica della croce!
Chi segue Cristo è chiamato ad imitarlo anche in questo.
Santo Stefano, il primo martire cristiano, ne fu interprete.
Tuttavia ogni tutore dell’ordine può perdonare per sé, ma non per gli altri che deve difendere: può perdonare in privato il male che subisce lui, ma non può esimersi dall’impedire un delitto, né può giustificarlo. Se qualcuno sta uccidendo un bambino e non intervengo in suo soccorso per amore del nemico, che faccio? Gli porgo un altro bambino? No! La guerra è un tragico errore, ma in guerra il dovere dei soldati è vero e giusto: noi siamo soldati in questa guerra.
Il perdono che dobbiamo accordare perché la nostra preghiera sia efficace è SEMPRE, DI CUORE, CON GIOIA; un perdono come lo sa agire il Padre e siamo chiamati a essere figli nella croce del Figlio, il Cristo, da cristiani. Il perdono vissuto verso i nostri debitori consiste nell’avere la pace nel cuore, non nel nutrire uno spirito di vendetta; lo sperare la salvezza anche del nemico e persino l’essere affabili con lui (Gesù chiama “amico” Giuda che lo tradisce).
Il perdono è l’antidoto all’istinto di vendetta, radicato con altri vizi nella nostra natura ferita dal peccato di orgoglio. Il castigo, la prova e il male che l’attraversa servono per la nostra purificazione. La salvezza perciò passa dalla croce.
La liberazione dal male, la cittadinanza nel Regno del Padre, è una conversione alla Giustizia, che è semplicemente la creazione orientata a Dio. La misericordia di Dio è la pazienza sovrabbondante con la quale il Creatore attende la conversione del peccatore. In Cielo si fa festa per ogni peccatore convertito, ma non c’è alcun diritto al perdono da parte del colpevole. Questo è l’amore di Dio!
Il cristiano è portato a ragionare partendo da lì: è “da matti” amare il nemico fino a quel punto, ma è il modo di Dio. La nostra misericordia verso i nostri debitori può avere solo la misura di quella di Dio per noi: ecco il Padre Nostro. Ogni offesa che riceviamo è poca cosa rispetto a quelle che le creature, spesso anche noi, hanno recato a Dio. Per ciascuno di noi il debito con Dio sarebbe insolvibile… Il Padre, perdonandoci, ci chiede la stessa generosità. Bisogna amare come siamo stati amati: in questo è la logica del perdono: perdonare essendo perdonati.
Ogni offesa patita mi mette alla prova: è questa la tentazione di cui parla il Padre Nostro, la prova del nove. Serve per purificarmi il cuore e per trasformarlo secondo la volontà del Padre che è nei cieli. L’amore va oltre il dovere: la virtù inizia dall’osservanza di norme, ma poi desidera solamente di soddisfare con gioia la volontà di Dio.
E allora la morale, i precetti, i comandamenti, i peccati mortali, quelli veniali, addirittura la possibilità dell’inferno? Sono tutte realtà della fede cristiana e la misericordia di Dio le prevede, senza eliminarle. L’amore di Dio è senza limiti: è vero, in positivo e ci chiede di perdonare sempre, di cuore. Il cristianesimo è uno stare in questa gioia, obbedendo a Dio, orientati verso il Suo Bene, che è la giustizia. Invece in negativo, voltati altrove nella disobbedienza alla giustizia, un limite invece c’è e lo mette il male stesso con il rifiuto della salvezza e della logica della croce.
Il peccato mortale (materia grave, piena avvertenza, deliberato consenso) uccide la vita spirituale. La preghiera stessa è superba se manca del timore di Dio e la misericordia viene vanificata. Il peccato diventa una bestemmia contro lo Spirito Santo e Gesù lo definisce imperdonabile e consiste nell’impugnazione della verità conosciuta, l’ostinazione nel peccato vantandosene e insegnandolo, l’invidia della grazia altrui, la presunzione della salvezza, la disperazione della salvezza, l’impenitenza finale… Per chi rifiuta la salvezza il tragico epilogo del male che divora sé stesso è proprio l’inferno-eterno, già preparato da Dio per Lucifero e per i suoi angeli ribelli. La Madonna a Fatima mostrò ai pastorelli che le anime vi cadono come fiocchi di una nevicata e chiese la nostra carità: «Molte, molte anime vanno all’Inferno perché non c’è chi preghi e si sacrifichi per loro».
R.S.
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Tag: dono, perdono, R.S., rendezione
Categoria: Generale
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