Scuola Romana e Chiesa Universale, e il loro Legame. Porfiri.
28 Novembre 2021
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri ci offre oggi questa riflessione sul rapporto fra Chiesa universale, e la cosiddetta scuola romana, e il rapporto profondo che esiste da sempre fra queste due entità. Buona lettura.
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SCUOLA ROMANA E CHIESA UNIVERSALE
Negli ultimi decenni si insiste molto, e giustamente, sull’idea della Chiesa universale. Io non ho problemi con questa idea, anzi la trovo profondamente cattolica. Trovo segno della vocazione universalistica della Chiesa il fatto che, malgrado le differenze culturali, io possa trovarmi più in sintonia con un Cardinale cinese o africano piuttosto che con uno del mio stesso paese.
Detto questo, bisogna non cadere nell’errore che ci fa pensare che enfatizzare la grandezza della scuola romana significhi rinnegare questo universalismo. La Chiesa è universale proprio perché è romana, la romanità è il motore di propulsione che dissemina la Chiesa nel mondo. Come ho detto in precedenza, non bisogna considerare Roma esclusivamente come un luogo fisico, circoscritto in confini geografici, ma bensì come un luogo dello spirito, un luogo in cui per disposizioni della divina provvidenza il sacro si è manifestato e un impero terreno si è sublimato poi in un impero spirituale.
Nella grandezza e gloria della Chiesa noi contempliamo anche le grandezze di quella Roma che l’ha preceduta, la Roma di Re e Imperatori, uno splendore che poi si è riversato nelle liturgie almeno fino a qualche tempo fa. Non per niente l’inno per i Vespri della festa dei santi Pietro e Paolo cantava: “La fulgida luce della eternità irradia i suoi raggi dorati su questo giorno beato, che incorona i principi degli Apostoli, ed ai peccatori apre libera al cielo la via. Il Dottore del mondo ed il Portinaio del cielo, padri di Roma ed arbitri delle nazioni, vincitori quegli per mezzo del supplizio della spada, e questi della croce, cinti di lauro posseggono la pienezza della vita. O Roma felice, che sei stata consacrata dal sangue glorioso di questi due Principi! Del sangue loro imporporata, sola sorpassi tutte le altre meraviglie del mondo”.
E questo era echeggiato da papa Paolo VI quando all’Angelus del 29 giugno 1972 affermava: “O felice Te, o Roma! Questo è ancora vero, se si vuol credere alla storia, sempre viva nei pensieri eruditi e nei cuori fedeli. I quali si augurano sempre di poter ripetere questo saluto, questo elogio per la nostra Città privilegiata, desiderandolo vero nei fatti: Roma, se vuole essere beata, deve essere fedele a se stessa, per la sua formazione religiosa, per la sua coscienza cattolica, cioè universale, per la sua dignità morale. Non indarno Pietro e Paolo, che possiamo dire le prime colonne fondamentali della cristianità, hanno dato a Roma la testimonianza del loro ministero apostolico e del loro martirio; un impegno perenne ne deriva ai Romani d’ogni secolo, e più che mai a quelli del nostro, di conservare all’Urbe il suo volto spirituale, nella fede e nel costume specialmente, e di qualificare cristianamente la sua caratteristica fisionomia, non profanata dalle bassezze, che oggi il decadente agnosticismo etico rende pur troppo tanto facili e comuni. A chi tocca difendere la bellezza morale di Roma? A noi Romani, a noi cristiani specialmente, facendo del culto dei due grandi apostoli, oggi commemorati, lo scudo nobile di difesa e la sorgente di autentica consapevolezza civile e religiosa del suo immortale decoro”.
Quindi, per tornare a quanto dicevo sopra, parlare di scuola romana di musica sacra come modello universale non vuol dire altro che ricollegarsi al ruolo metafisico di Roma che non rinnega certo l’universalità, ma la genera.
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Categoria: Generale
È proprio come dice Lei, Maestro.
Per questo considero un errore grave e un’offesa al Signore avere eliminato dal Credo l’aggettivo ” romana.” .
Credo la Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica Romana.
Così doveva restare, perché Cristo stesso ha scelto Roma come cuore propulsore del Cristianesimo.
Scelta misteriosa certo, ma non incomprensibile, se si considera che nel.momento in cui Dio si fece Uomo il mondo era dominato dai Romani , dal loro Impero che , sebbene col sangue dei martiri, si fece strumento della diffusione del Cristianesimo.
Gesù ammirava alcune precipue virtù romane, quali la fedeltà al dovere, l’amor di patria, l’attitudine al sacrificio, il senso della famiglia, l’obbedienza alle leggi e all’autorità.
Traggo queste mie conclusioni dalla lettura dell’opera Valtortiana , meravigliosa anche a questo proposito.
Vi si incontrano figure di soldati romani che sono attratti dal Rabbi Galileo come Alessandro, che senza volere travolge un bimbo col suo cavallo e che ricorre al Maestro per farlo guarire o le potenti matrone della Corte di Pilato che attraverso la principessa Giovanna di Cusa , hanno.modo di ascoltare in privato la Parola di Vita…
Non dimentico mai che la preghiera con la quale ci accostiamo alla Santa Comunione è la risposta del Centurione , un rude uomo di guerra, a Gesù ” Domine non sum dignus… ” e la risposta ammirata ed elogiativa del Signore Nostro.
Dovremmo essere fieri, noi Italici, di tanta degnazione divina, e non prostituirci alle mode filosofiche o alle false religioni degli altri popoli.
I Papi stessi sono stati in maggioranza italiani.
E il fatto che non lo siano più dovrebbe indurci a domande e riflessione… Mah!
Un armonioso e Santo Avvento , caro Maestro
👏👏👏👏👏