Porfiri: il Carattere Virile della Musica di Chiesa.

22 Novembre 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il maestro Aurelio Porfiri oggi ci offre una riflessione in quello che è sul campo specifico e privilegiato di interesse e attività, cioè la musica sacra. Con un titolo che certamente susciterà curiosità e dibattito. Buona lettura.

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IL CARATTERE VIRILE DELLA MUSICA DI CHIESA

Potrà forse sorprendere qualcuno che si parli di un “carattere virile” per quello che riguarda la musica di Chiesa, ma questo in realtà deve essere compreso come una delle caratteristiche importanti che la stessa ha sempre avuto a Roma, almeno in forma prevalente. Il carattere virile qui non si intende come maschile soltanto, ma come simbolo di ciò che è fiero, forte, perenne. Si è blandito quel canto a voce piena che fu poi spesso sostituito, nelle cattive interpretazioni della pur lodevole per altri versi riforma solesmense, con pigolii di anime che forse temevano di svegliare un bambino che dorme. Il canto della fede è invece il canto dei guerrieri che sono impegnati nella buona battaglia e che la testimoniano al loro Creatore.

Isidoro di Siviglia ci dice nelle sue Etimologie: “Perfecta autem vox est alta, suavis et clara”. E poi aggiunge che è clara ut aures adinpleat. Insomma, non è quel canto gregoriano timido che alcuni fanno passare per angelico, spirituale, celestiale. In tutto questo è certo entrata una certa corruzione romantica e sentimentalistica che ha saputo ben penetrare nella musica liturgica e che ha raccolto i frutti più rigogliosi nella stagione postconciliare. Ma questa effeminatezza (che non è, si badi bene, femminilità) non ha giovato certamente a quella devozione che deve essere caratteristica della musica sacra, ma anzi ha chiaramente denotato il presente periodo di corruzione morale e spirituale, come simile corruzione intercorse nel tempo di decadenza dell’Impero Romano.

La musica sacra, per come era intesa nella scuola romana, tentava l’accesso alle vie angeliche ma passando per le vie basse. Certo l’ascesa dei castrati portò un elemento di ambiguità che, seppure fu foriero di eccezionali performances artistiche,  ma fu anche portatore di possibili derive estetiche. Lo studioso della Cina François Jullien, nel suo bellissimo “Essere o vivere”, può affermare: “L’ambiguità è ciò che non si lascia dividere, e non perché gli opposti vi coesistano, come nel “misto”, ma perché in essa gli opposti non si sono mai sufficientemente demarcati per distaccarsi l’uno dall’altro. Si potrà dire allora che l’ambiguità è il “tra” della loro non-separazione; o che il luogo dell’ambiguità è il tra-due”. Ecco, questo luogo di non demarcazione non è stato certo assente negli sviluppi della scuola romana, influenzando alcuni protagonisti che non seppero sottrarsi al fascino delle sirene.

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7 commenti

  • Davide Scarano ha detto:

    Molto si potrebbe discutere di virilità, specie in questi tempi, che alcuni vorrebbero trasformare in “gender fluid”, portando così a termine la decostruzione dell’identità maschile iniziata col ’68.
    Darei questa definizione: la musica “virile” è quella in cui l’autore non si rivolge a Dio come alla propria fidanzatina adolescente o che lo pone allo stesso livello dell’Uomo. Molti canti liturgici nati ai tempi del concilio vaticano II rivelano,nei testi e più ancora nella musica, la vicinanza, direi quasi la somiglianza, tra Creatore e Creatura che, evidentemente cozza con la realtà. Credo che in quei casi il Canto confonda anzichè aiutare il fedele a rendere lode e gloria a Dio. PS Spesso la musica “leggera parrocchiale”, intendendo con ciò molti canti accompagnati da chitarre suonate a piena forza, è stata introdotta perchè la volevano “i giovani”, o almeno così è stato detto. Possibile che un “giovane” non si accorga che è infinitamente più bello J.S. Bach della suddetta schitarrata? Se ciò non fosse chiaro allora Famiglia e Scuola dovrebbero fare un bell’esame di coscienza.

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    Finalmente si comincia a sfatare il mito, che vorrebbe la musica sacra (e la fede in generale) esclusivo appannaggio di pinzochere.
    In ambito cattolico si è parlato finora troppo poco di identità maschile (oggi deliberatamente obliterata dalla cultura del Mercato) e antifemminismo, temi cruciali per tutti i cattolici e anche per raggiungere una vasta platea di non credenti, a causa dello spirito postconciliare (esempio qui):
    https://www.questionemaschile.org/forum/index.php/topic,17355.msg198642.html#msg198642
    Complimenti al M° Porfiri per l’ottimo lavoro che sta facendo e in cui occorre perseverare!

  • massimo trevia ha detto:

    E’ tutto vero:pero’ bisogna a mio avviso sempre considerare in parallelo almeno una parte della contemporanea musica profana dell’epoca, che se la ascoltate ha quasi sempre una sua sacralita’,e la stessa forza espressiva della musica sacra ,solo che i compositori dell’epoca rinascimentale,barocca e ancora prima medioevale sapevano ,diciamo,”far virare”la musica dal profano al sacro e viceversa,perche’ ad esempio si era elaborato, nella polifonia(man mano che la si sviluppava),il cosiddetto “stile severo”,con le sue regole ferree che pero’ paradossalmente liberano la fantasia:e sono regole ben chiare!Tale stile non nacque dal nulla e in poco tempo,tant’e’ vero che quando nacque la polifonia medievale ancora non era quello che sara’ secoli dopo, ma quando ancora non c’era si sapeva comunque scrivere musica sacra in un altro modo rispetto alla profana.E quando nel barocco una certa sensualità’ poteva fare capolino, diciamo,il mestiere dei compositori, che studiavano per comporre vera musica sacra li faceva riuscire a “purificare”e a virare al sacro anche questo!Se ascoltate la famosa e stupenda melodia della “follia di Spagna”,sentite(a mio avviso)una enorme forza virile, ma anche la forza che puo’ avere una donna:l’umano completo!Io ci trovo forza e sensualita’unite.Pero’ una volta studiavano, e se andando per una via sentivi una serenata,questa aveva un suo stile preciso.Come e’ invece la musica “sacra”oggi?Lo dico da organista,che comunque rifiuterebbe di suonare certe cose e non lo faccio,ma anche certi canti “corretti”(piu’ o meno)non e’ che siano granché’ virili….

  • Paolo ha detto:

    Grande Porfiri! Non a caso ho sempre amato la Cappella Giulia e sempre detestato la Cappella Sistina.

  • alessio ha detto:

    Ha ragione da vendere il Maestro
    Porfiri a dire che la musica da
    Chiesa , che non chiamerei
    Sacra , è per molti versi effeminata ,
    perché non riprende la virilità di
    menti cristiane che nei secoli
    passati vivevano il Vangelo , ma
    in molti casi certe canzoni sembrano
    fatte per rovinare la liturgia peraltro
    già peggiorata con la Messa di PaoloVI.
    È bellissima la Messa in Gregoriano ,
    che io amo ,
    ma ci sono anche le Messe della
    Grande Austria , che nelle
    composizioni , tutte in Latino , di Biber,Zèlenka ,
    Heinechen e decine di altri ,
    a suon di trombe , organi ,
    tamburi e cori anche a 54 voci ,
    invitano alla battaglia ; peraltro
    sono coeve ,più o meno ,
    della grande battaglia
    di Vienna contro i turchi .
    Non capisco perché si citano
    sempre Beethoven e Mozart ,
    che hanno fatto scivolare la
    musica classica ,che era tutta
    rivolta a Dio , mentre loro si
    sono fatti artefici del deismo
    e naturalismo , ma io non
    sono storico della Musica ,
    solo vorrei giustizia per la
    grande Musica Sacra Barocca.

    • wisteria ha detto:

      Be’, su, anche Mozart e Beethoven erano bravetti.
      Se hanno scritto musica per i massoni possiamo perdonarli. Io perdonerei Mozart per il Requiem. E Beethoven per la Quinta.