Il Numero dei Ricoverati con Coronavirus. Cifre, e Ragionamenti.

12 Novembre 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, ecco il terzo articolo della serie che un amico fedele del nostro sito, persona esperta di questo problemi e di sincera, ci ha scritto: una riflessione ragionata, e supportata da cifre e calcoli, sulla situazione che stiamo vivendo, e soprattutto sull’uso spregiudicato delle cifre da parte delle autorità, e dei media di regime – televisioni (spegnetele) e di quasi tutti i giornali (in calo di vendite). Questo è il terzo articolo della serie, qui trovate il primo. E qui trovate il secondo. Per comodità e per chiarezza abbiamo diviso questo contributo importante e interessante in tre puntate. Ecco la seconda, buona lettura!

 

IL NUMERO DEI RICOVERATI CON CORONAVIRUS

 

C’era una volta l’allarme vero, quando la mancanza di posti letto spingeva i malati nei corridoi degli ospedali.

Poi, fatto poco o nulla per aumentare la reale disponibilità di posti letto, si è spostato il focus sulle soglie critiche di occupazione dei reparti dedicati al Covid-19, con relativi azzonamenti colorati.

Il decreto governativo dello scorso luglio ha assegnato maggior peso all’occupazione ospedaliera per determinare il colore delle regioni. Le regioni devono comunicare i posti letto in terapia intensiva su cui calcolare il tasso di occupazione con cadenza mensile (e non più giornaliera) e senza che i posti aggiunti ”incidano su quelli già esistenti e dedicati ad altre attività”. Questa restrizione però non è richiesta per i posti letto in area medica, che perciò possono variare quotidianamente, convertendo posti letto di altri reparti. Questa scelta può limitare le normali routine sottraendo posti letto ad altri reparti per far sì che il tasso di occupazione scenda. Così si evitano i numeri (stabiliti inopinatamente e irrealisticamente molto severi) che prevedono l’entrata di una regione in zona colorata, creando tuttavia la fame di posti che si vorrebbe evitare, spostandone la pressione sui reparti dedicati ad altre patologie, fuori dai riflettori del monitoraggio Covid-19.

Nel concreto, i posti letto da contare sono quelli nelle terapie intensive e quelli nei reparti di malattie infettive, pneumologia e medicina generale. In Italia come sempre non c’è molta chiarezza. Sul sito del Ministero della Salute i dati sui posti letto negli ospedali sono aggiornati a febbraio 2021 e fanno riferimento al 2019. Il numero dei posti letto può aumentare o attrezzandone di nuovi, assumendo nuovo personale, oppure convertendo altri posti letto già esistenti. Il secondo metodo è più veloce e meno costoso, ma sottrae posti ad altre attività ospedaliere e può avere un impatto sulla necessità di assumere del personale specializzato.

E’ noto che i posti letto comunicati dalle regioni sono un po’ ballerini e siano da valutare con cautela. Non mancano prove delle incongruenze tra i numeri dei posti letto comunicati su Agenas e quelli realmente disponibili. Per raggiungere il valore dichiarato la regione potrebbe sospendere l’attività ordinaria negli ospedali definiti hub, ossia le strutture più grandi e specializzate. Si tratta sempre di un totale teorico che prevede conseguenze pesanti sul funzionamento degli ospedali. Il computo può variare inserendo tra i posti letto in terapia intensiva anche i posti letto di sub-intensiva, quelli in post-operatoria di cardiochirurgia, quelli di pneumologia e i posti letto attivabili ma non attivi, senza menzione del personale realmente disponibile.

Insomma: il denominatore del tasso di occupazione degli ospedali ha diversi limiti.

Discorso analogo vale anche per il numeratore, ossia il dato relativo ai pazienti ricoverati.

Attualmente in Italia i posti letto occupati in terapia intensiva da positivi al Covid sono tra il 5 e il 10% a seconda delle aree, mentre nei normali reparti il tasso di occupazione di posti letto sta tra il 10 e il 15%.

https://www.agenas.gov.it/covid19/web/index.php

Quanto si parla di occupazione ospedaliera e Covid-19, fra i ricoverati si contano solo i pazienti che risultano positivi al coronavirus. Sono esclusi i pazienti negativizzati ancora ricoverati (quelli non più positivi, ma finiti in ospedale a causa della Covid-19) e quelli ricoverati per altre patologie. Si monitora soltanto l’occupazione dei pazienti positivi e non di tutti i pazienti: dati 100 posti letto di cui 10 occupati da positivi, 5 da pazienti negativizzati e 80 da pazienti ricoverati per altre patologie, si registrerebbe un’occupazione del 10 per cento e non del 95 per cento. Una bassa occupazione non vuol dire dunque che i posti letto siano “vuoti”. Una misura più significativa dell’occupazione ospedaliera sarebbe quella di tener conto da un lato dei pazienti Covid-19 e di quelli per altre patologie, dall’altro di posti letto presenti prima della pandemia e di quelli aggiunti, ma non dei posti letto sottratti ad altri reparti. Purtroppo è difficile sapere quanto fossero “piene” le terapie intensive prima della pandemia. Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2018 le terapie intensive avevano un tasso di utilizzo annuale (rapporto tra le giornate di degenza effettuate e le giornate disponibili) pari al 48%.

L’occupazione dei posti letto è un indice che nella sua versione attuale ha parecchi limiti: tiene conto dei soli pazienti positivi, ignorando i negativizzati ancora ricoverati e gli affetti da altre patologie; incoraggia la conversione di posti letto da altre specialità, di fatto limitando la capacità ospedaliera per pazienti non-Covid; e ignora il personale effettivamente disponibile.

A nessuno sarà sfuggito l’aumento di malori improvvisi e problematiche vascolari gravi. Non sarà sfuggita una delle conseguenze peggiori della pandemia di Covid-19, per chi, affetto da altre patologie, si è visto ritardare interventi chirurgici e rimandare gli screening oncologici. Quando i numeri del Covid sono diventati così bassi da non poter più parlare di pandemia, il Governo ha puntato sul tasso di occupazione degli ospedali e sul tasso di positivi ogni 100000 abitanti per colorare le regioni; e via martellando allarme sui mass media.

Questa pandemia insegna soprattutto l’importanza di saper guardare l’intero e non il parziale, per non ingigantire qualche dettaglio mentre non si guardano le cose più grosse.  Se si volessero passare dei messaggi sereni e seri si direbbe che la situazione (dal punto di vista del Covid-19) è sotto controllo, ma che gli ospedali sono pieni: invece si strilla all’aumento di casi attribuendo l’esistenza di una pandemia di non vaccinati.

Effettivamente se negli altri reparti non sapessero dove girarsi, avere tutti quei “posti vuoti” ingolosirebbe…

E se nei reparti destinati al Covid ci mando solo i non vaccinati bisognosi di posto letto… Tutto fa brodo.

(Arrendersi all’Evidenza)

§§§




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2 commenti

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    @NuccioViglietti.
    I numeri vanno trattati con molto rispetto e non ammettono di commettere errori perchè con numeri sbagliati si prendono decisioni sbagliate. Qualche giorno fa ho dimostrato in un mio commento quanto sarebbe sbagliato generalizzare a tutti i numeri la constatazione che 2+2=2*2=4 .
    Oggi faccio altri due esempi.
    Primo. Noto che è vera la seguente affermazione : 1+2+3= 1*2*3 = 6 . Ma sarebbe sbagliato generalizzare questa constatazione e farla diventare una regola generale valida per qualsiasi terna di numeri. Infatti basta che invece di 3 metta 4 e faccia il calcoletto : 1+2+4 =7 mentre 1*2*4= 8.
    Potrei anche dimostrarvi (se a qualcuno interessa lo posso fare una prossima volta) che facendo calcoli formalmente corretti si può giungere a questo risultato : 2+3 = 4,98 con un errore dello 0,4% !!!!!
    Secondo. Supponiamo che un’azienda abbia due prodotti A e B. Sul prodotto A l’azienda realizza un forte guadagno mentre sul prodotto B realizza una forte perdita. Disgraziatamente l’addetto al controllo di gestione presente un rendiconto sbagliato da cui risulta il contrario e cioè che su A si perde e su B si guadagna. Visti i risultati il proprietario dell’azienda sarà indotto a fare uno sbaglio enorme spingendo la produzione e la vendita del prodotto B a scapito di A , cioè esattamente il contrario di quanto dovrebbe fare.
    Ma la gente vuole imparare a ragionare o no ?

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Nulla più discutibile malleabile deformabile… aggiustabile adattabilie… di ciò che pretenderemmo di considerare inamovibile… i numeri!!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/