Benedetta De Vito. Le Acque Velenose che Stiamo Bevendo, Ogni Giorno.

5 Novembre 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito ci offre una riflessione, che come sempre sembra partire da lontano, da cose estranee alla nostra triste attualità, e poi invece…ma a voi scoprire come! Buona lettura.

§§§

Non guardo la televisione da mesi oramai e sono felice di non conoscere più i nomi di attori, ballerine, presentatori, programmi. Unica eccezione, il telegiornale che mio marito accende durante i pasti e che io ho buon gioco a dribblare, avendo molto da fare in cucina con il riscaldar le pietanze, mescolar l’insalata, prendere il formaggio grattugiato e altre piccole-grandi quotidiane incombenze che sono i miei doveri di moglie.

Se invece, a tavola, ho il piatto caldo davanti e non posso fare a meno di mangiare, applico il metodo due bis, ovvero fingo di non sentire e poco a poco le orecchie smettono di ascoltare per davvero e mi perdo nei prati verdi del Signore, dove le fonti sono fresche, i giardini puliti e gli angeli han vesti candide e l’amore è puro.

E sorrido alle menzogne, alle fole, alle piratesche invenzioni che spingono sempre a gettarsi nelle braccia di Quell’altro. Mi capita, invece, di guardare con mio marito dei film, anche vecchiotti che, immancabilmente, portano in ghirigori e montagne russe, sempre nella casa rovente dell’Arcinemico. Se vi va, aprite l’ombrello e con me e Mary Poppins e, tenendovi ben forti nel manico a pappagallo, scendete d’un rigo.

Qualche giorno fa, ad esempio, ho visto con mio marito un film dal titolo “L’uomo della neve”, un lungometraggio dedicato a un serial killer, un cattivone (e ci mancherebbe altro), se non fosse però che il cattivone, che uccide le donne che hanno avuto figli fuori dal matrimonio, è una persona (viene ritratto, prima che si sveli chi è, con un’incongrua parannanza con stoffa a pesciolini…)  che semplicemente desidera che i figli abbiano un papà e una mamma e il diritto di vivere un’infanzia senza pasticci, triple famiglie, fratelli acquisiti e altre storture.

Insomma il killer è un pro-vita e un pro-famiglia. Ed ecco che la trama sconcerta lo spettatore perché il killer, certo,  è spietato, certo, è un serial killer, però, diciamocelo, in realtà ha ragione. Che gran pasticcio! Alla fine, però, poiché i delitti sono efferati e il colpevole ha una faccia di neve e ghiaccio, lo spettatore si schiera dalla parte dei pasticci, delle famiglie così e così, delle donne che tradiscono il marito e gli fanno allevare un figlio non suo. Cioè dalla parte dell’errore. Bel colpo: il diavolo ha ben fatto il suo mestiere, con il tranello e l’inganno, le armi sue da sempre.

Ma il film successivo che ho visto, da sola, una mattina, con un occhio alle verdure che lessavano e l’altro al teleschermo, mi ha portato diritta diritta all’attualità orrifica che stiamo vivendo. Il film si intitola “La cura per il benessere” e la trama è presto detta. Un giovanotto in carriera viene mandato in Svizzera, in una clinica del benessere, a recuperare un collega. La clinica è tutta raccolta in un maniero e i pazienti, vestiti di bianco, garruli, passivi e golosi, sembrano come ipnotizzati. Una volta, dentro, non vogliono andar più via. Che cosa succederà al protagonista potrete scoprirlo da soli, vedendo il film, ma a me preme raccontarvi che egli scopre che nella presunta acqua della salute vivono dei serpentelli.

Facile capire che l’acqua è malefica e il perché lo rivela una signora amante delle sciarade e dei cruciverba, paziente lei pure. Ed ecco la storia, l’antico proprietario del castello, per curare sua moglie, uccideva i villani. Questi, presi i forconi e attaccato il maniero, uccidono il nobile e sua moglie, la quale è incinta. Le strappano il feto dal grembo e lo gettano nell’acqua… Mi sono fermata a questo punto e, oddio, mi sono detta, ma è quel che stiamo vivendo noi e tutti quegli uomini e quelle donne che vivono nel castello, ipnotizzati, nel loro viver quotidiano, in accappatoio bianco sono gli ubbidienti al siero malefico fatto con le linee cellulari dei bambini strappati al grembo delle loro mamme e gettati nell’acqua malefica che poi viene iniettata in dosi continue e velenose.

Ho spento il televisore. Non mi interessa saper come va a finire, ho capito il succo della mela marcia, ma prima di scrivere il mio passo e chiudo, vorrei ricordare a tutti che noi cattolici guardiamo alle cose dai loro frutti e mi chiedo che cosa c’è di buono e di santo nelle frasi pronunciate qualche tempo fa dal presidente del Consiglio: “Chi non si vaccina, muore e uccide gli altri” (che già in sé è un’affermazione falsa visto che i vaccinati possono benissimo contagiare il prossimo) e che hanno generato feroce odio verso i non vaccinati da parte di molti giornalisti.

Frasi di fiele e di odio, che Silvana De Mari ha elencato in un suo recente articolo. Io, nel mio piccolissimo, ho risposto, via mail, al giornalista Andrea Scanzi che si augurava che i rider sputassero nel cibo dei no vax e gli ho scritto: “Sputino pure nel mio cibo i suoi rider, non sarà nulla, per me, che salgo sulla Croce con il mio Redentore!”. E prima di salutarvi, chi fa le pulci al pezzo (e quanto gli sono grata!) mi ha scritto per dirmi che non Scanzi si augurava gli scaracchi nella pizza, ma un altro giornalista di nome David Parenzo. Ops: ho sbagliato destinatario, ma tanto non cambia molto e sorrido, tutti quanti vorrebbero gli sputi nella mia pizza e poi ridurmi a poltiglia verde, mettermi in un campo di concentramento , in lockdown ad personam e via con la fantasia dell’odio condita in salsa verde d’avocado. Ma, avanti, a me preme solo  piacere al Signore non a lorsignori! Ora, in gioia e nel sorriso, in questo santo giorno dei nostri defunti, chiudo l’ombrello perché fuori splende il sole e, con una riverenza, saluto tutti, nemici e amici e prego la Corona del Rosario per chi so io.

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10 commenti

  • Iginio ha detto:

    Ma magari cambiare canale non sarebbe meglio?
    Evitare di prendere sul serio certa roba non è meglio?
    Evitare di farsi mandare roba col rider (vera forma di sfruttamento importata dall’America) non sarebbe meglio?
    E di più: fare in modo che esistano canali televisivi, internet ecc. sani e buoni, non sarebbe meglio ancora?
    Qualcosa di virile, insomma, anche fatto da una donna, come la produttrice della Dominus Production.
    Piuttosto che star qui a lagnarsi addosso col tipico intimismo femminesco da “signora mia, che tempi”.

  • MARIA MICHELA PETTI ha detto:

    Acqua inquinata? Ebbene, sì; non poteva certo restare incontaminata nell’insieme degli inquinamenti specificati con il riferimento ai vari angoli dell’habitat, nessuno escluso, in cui noi esseri umani viviamo. Esseri umani, nelle tre dimensioni che ci caratterizzano: corpo, mente e anima, anche se quest’ultima risulta essere più facilmente trascurata, se non del tutto ignorata, e con essa il disfacimento etico e morale della società.
    Se per depurare l’acqua si va estendendo l’uso di impianti soggetti ad accurata manutenzione, controlli periodici e a tecniche di perfezionamento continuo, non altrettanto semplice risulta il dotarsi di filtri “garantiti” contro l’inquinamento acustico in senso metaforico. Impresa ardua, se non impossibile, bonificare i pozzi inquinati da un’operazione multitasking che vede impegnati esperti e… manovratori in ogni settore, compreso quello estremamente sensibile e strategico della comunicazione.

  • Marco Matteucci ha detto:

    Seguo spesso la rubrica mattutina di D. Alessandro Minutella “Santi & caffè” e stamattina ho appreso della stravagante iniziativa dei tatuaggi in chiesa intrapresa dai francescani tedeschi.
    Ecco i link ad alcuni siti web (alcuni anche autorevoli) che parlano di questa satanica iniziativa:
    https://www.maurizioblondet.it/il-vaticano-sdogana-i-tatuaggi-non-sono-anticristiani/
    https://it.aleteia.org/2021/11/04/la-chiesa-approva-i-tatuaggi-una-croce-sul-corpo-e-appartenenza-di-fede/
    https://gazzettadelsud.it/foto/societa/2021/11/03/il-vaticano-sdogana-i-tatuaggi-non-sono-anticristiani-ne-farli-in-una-chiesa-e-profano-ccab550d-7baa-46cb-869b-69a69bac289d/
    https://www.lafedequotidiana.it/altra-follia-dalla-germania-arriva-il-san-paolo-tatuato-e-lo-sdoganamento-dei-tatuaggi/

    Spero che possano essere utili a chi legge per rendersi conto della disastrosa direzione imboccata dalla chiesa.

  • giopav ha detto:

    Grazie a Benedetta De Vito.
    Chiedo sempre alla Divina Misericordia di liberarci dall’anticristo
    in anticipo sulla scadenza biologica. Ora non chiedo più segni,
    ma tempo addietro l’ho chiesto e mi ha esaudito prontamente.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Scanzi, Parenzo e tantissimi altri e altre come loro:

    autentici zombies.

  • Chedisastro ha detto:

    E preghiamo dicendo il Padre Nostro come si deve, ché più ci penso e più mi viene da dire che la nuova formulazione è un vero e proprio insulto al Padreterno, è come se Lui ci buttasse là in preda alla tentazione e se ne restasse poi a guardare come va a finire. Che non si dica un Padre Nostro così, per amor di Dio non si dica così.
    E per stamattina basta. Santa giornata a tutti.

    • Valeria Fusetti ha detto:

      Sono d’accordo, ma basta dire la bella preghiera in latino, che alla fine, come diceva padre Amorth, ritorna ad essere anche un esorcismo, a nostra difesa dal nemico. Libera nos a Malo, tradotta correttamente, dovrebbe essere: liberaci dal Maligno. Il Signore ci insegna a chiedere che tutta la nostra vita, materiale e spirituale, la mettiamo consapevolmente nelle mani del Padre.

      • Frater ha detto:

        Infatti nelle traduzioni che guardano a Oriente e anche in quella cattolicissima di monsignor Galbiati si traduce non con male , ma con maligno.

    • MARIA MICHELA PETTI ha detto:

      @ CHEDISASTRO,
      mai recitato il Padre nostro nella versione “corretta” e non credo di commettere peccato. Anzi e senza perdermi in contorsioni mentali e concettuali: il “non abbandonarmi …” mi suona non conforme al proposito «di fuggire le occasioni prossime di peccato» espresso con l’Atto di dolore, in cui leggo un chiaro impegno richiesto alla volontà insita nell’uomo. Promessa, obbligante nella confessione, che ho adattato alle mie esigenze nella preghiera intima e personale: aiutami, Signore, a sfuggire le occasioni prossime di peccato, che è diventato un mio pensiero dominante.