Il Matto: ma la Fede Sta Sempre Ferma? O c’è anche una Fede Vagabonda?

31 Ottobre 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il nostro Matto ci offre una delle sue affascinanti e intriganti riflessioni sul mondo dello spirito, e sulla fede. Buona lettura., e – di sicuro – discussione. 

§§§

 

C’È ANCHE LA FEDE VAGABONDA

«Ogni parola costituisce una specificazione, una ramificazione, che anzitutto si distacca dal tronco del linguaggio, poi però anche dalle sue radici, dove abita il silenzio. Il silenzio è più potente di qualsiasi linguaggio, di qualsiasi nome, di qualsiasi parola. Lo stesso vale per ogni immagine che, nel suo linguaggio figurativo e simbolico, rappresenta un’apparenza, una specificazione, una delimitazione dell’indistinto. Nell’immagine e nella parola, nelle forme e nei loro nomi si incontrano dunque degli avamposti. Dietro l’immagine vi è l’indistinto nella sua pienezza, dietro la parola l’uomo nella sua silenziosa potenza».

Ernst Junger, Della forma.

 

Che fa la fede?

Crede e basta?

Se ne sta ferma e saldamente aggrappata al suo oggetto?

E qual è quest’oggetto? Dio?

Perciò la fede si limita a “credere in Dio”?

E ancora: la fede  è un atto della volontà umana o una grazia divina?

Oppure è un inesplicabile incontro fra volontà umana e grazia divina?

 

Ma poi questa parola: “Dio”, appresa dal Libro Sacro che è il supporto iniziale indispensabile alla fede – non può nascere una fede in senza una proposta da – è bastante o ha bisogno di essere continuamente autenticata da quanto scritto nel Libro Sacro e nei suoi derivati?

 

Se è così non è una fede diretta bensì mediata, un credere in ciò che è scritto “di” Dio. Perciò, per dirla con Maestro Eckhart, si tratta di un «Dio pensato» (dato che ciò che si legge è pensiero), un Dio che sparisce non appena il pensiero non lo pensa perché pensa ad altro, un Dio oggettivato, intermittente, e di conseguenza irrimediabilmente posto davanti. Un Dio sperato perché dapprima creduto.

 

Ma cosa resta nella mente se si toglie la parola “Dio”? Cosa resta se si toglie questa oggettivazione? E se togliendo la parola “Dio” e tutte le parole che ne dicono questo e quello restasse … Dio?

 

Il Libro Sacro non è Dio, bensì la Parola “di” Dio. Ma, più precisamente, una sequela diparole che per ispirazione dicono “di” Dio. E ciò, a maggior ragione, vale per i derivati del Libro Sacro di qualsiasi specie.

 

«In principio era il Verbo»: Parola impronunciabile, Sintesi ineffabile poiché infinita e precedente infinitamente la pluralità della Creazione, quindi la pluralità delle parole contenute nel Libro Sacro scritto da esseri umani, i quali, seppur ispirati, non han potuto evitare i limiti del linguaggio articolato in una pluralità di parole che indicano la Parola, riferiscono “della” Parola senza poterla né raggiungere né esaurire (si tralascia qui l’aggravante delle traduzioni).

 

L’Ispirazione divina che ha dato origine al Libro Sacro non è pensiero. Il pensiero è ombra, l’Ispirazione è Luce. Il Libro Sacro nasce dal Non-pensiero, cioè dalla Luce. Rivelandola, il Libro Sacro diventa l’ombra (necessaria, almeno inizialmente) della Luce. La Luce non è pronunciabile né scrivibile, quindi, nella sua iper-eterica essenza, non comunicabile né apprendibile attraverso le parole. La Luce è infinitamente di più delle parole.

 

Per inciso, un’interessantissima coincidenza viene dalla Tradizione cinese:

 

“Il Tao che si può pronunciare non è il Tao”,

 

che è l’incipit del Tao Te Ching, il Libro della Via e della Virtù, oppure, più profondamente, il Libro del Principio e della sua Azione. Insomma il Libro del Verbo che è Principio e Via nonché Azione e Virtù, come dire un’Immensità non afferrabile e catalogabile dal pensiero.

 

«È luminoso e chiaro, è completa tenebra, è senza nome, è sconosciuto, senza inizio né fine, se ne sta in pace, / nudo, senza veste».

 

Maestro Eckhart, Il Nulla divino.

 

Allo stesso modo, la Parola che si può pronunciare non è la Parola.

 

Nel Verbo «era la vita e la vita era la luce degli uomini».

 

Di nuovo, la (Vita)Luce è impronunciabile poiché inafferrabile dall’ombra del pensiero. Le parole esprimono il pensiero che le precede, le prime come il secondo restando nei limiti della relatività. Pensieri e parole non possono cogliere l’Assoluto; possono soltanto riferirsi ad Esso, relazionarsi ad Esso in modo umbratile, quindi fatalmente non esaustivo. Esso non può essere che circo-scritto. Infatti l’etimo ci dice che “assoluto” significa sciolto, libero, indipendente da vincoli. Nessun pensiero e linguaggio possono accaparrarsene.

 

O anche: la Parola è Luce, perciò è bianca, ed il Libro Sacro ne è il colore. Propriamente, il bianco non si può rappresentare, invece il colore sì, cosicché esso è un mediatore del bianco, come un vetro colorato, filtrandola, è mediatore della luce; e allora il colore è, sì, la luce, ma indiretta, mediata, non palese nella sua bianchezza.

 

I Libri Sacri delle varie Tradizioni sono altrettanti Colori della Bianca Luce, cioè del Verbo, della Sapienza che era in principio ed ha creato e pervade l’universo.

 

« La sapienza è il più agile di tutti i moti;
per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa».

 

«La gloria di colui che tutto muove

per l’universo penetra, e risplende

in una parte più e meno altrove».

 

O ancora: la Parola è il bianco della pagina su cui sono vergate le parole ispirate: il nero dell’inchiostro è possibile grazie alla sua negazione che è il bianco. Ogni affermazione si palesa dalla sua negazione. Il sensibile si palesa dal sovra-sensibile, il suono dal silenzio, i numeri dall’unità, il pieno dal vuoto, la forma dalla non-forma, il pensabile dal non-pensiero, il noto dall’ignoto, l’ombra dalla luce. Le pagine più eloquenti del Libro Sacro sono scritte con l’acqua.   

 

E la Parola essendo Luce, non è una parola, cioè un’ombra, né, tantomeno, può essere imbrigliata dalle parole. La parola “luce” non è la Luce. Così, la parola “Dio” non è Dio.

 

«I s’appellava in terra il sommo bene
onde vien la letizia che mi fascia;
El si chiamò poi: e ciò convene,
ché l’uso de’ mortali è come fronda
in ramo, che sen va e altra vene».

 

Il Poeta centra perfettamente la questione:

il nome di Dio pronunziato per la prima volta dall’uomo non è El, come nel Libro Sacro, bensì I , ossia (e qui vi è un mistero) … l’impronunciabile Iod dell’impronunciabile Tetragramma: Iod-He-Wav-He: Io Sono Colui Che Sono: l’eterno (Non) Nome di Dio.

 

La fede, pur legittima s’intende, che si ferma a ciò che è detto “di” Dio è una fede cristallizzata, circoscritta, timorosa di ogni alterità e perciò tendente a costituirsi come barricata invalicabile, come fondamentalismo esclusivista, quindi come causa di discordie e conflitti religiosi, atteggiamento, occorre dirlo, in cui anche i Cattolici, almeno i più “ortodossi”, sono stati e sono particolarmente ferrati, attaccati come sono alle lettere del granitico apparato scritturale e dottrinale puntellato da dogmi, profezie, teologie, codici quant’altro: una fortezza senza feritoie.

 

Ma se Dio è l’Immenso, cioè l’Immensurabile, il non detto di Dio è immensurabilmente di più di ciò che è detto in tutti i Libri Sacri di tutte le Tradizioni e dei loro derivati, e che per quanto esteso costituisce pure sempre una misura, una delimitazione, una forma. La Luce è immensurabilmente di più delle ombre per quanto numerose esse possano formarsi. La Luce è immensurabilmente oltre tutto ciò che reca tracce umane. L’aureola, il disco aureo che adorna la testa dei Santi, è indice della Luce che immensurabilmente trascende l’umanità e tutto ciò che essa può concepire intorno alla Luce e  testimoniarne, dacché anche ogni testimonianza è una forma, quindi una traccia. La Luce è immensurabilmente al di là di ogni traccia.

 

D’altronde, il Credo cattolico dice di un Dio creatore di «tutte le cose visibili e invisibili», è non è che l’invisibile, il non sensibile, l’impercettibile, il non afferrabile dalla mente ordinaria, debba essere considerato meno del visibile. Verosimilmente, anzi, come rivela il frammento di Eraclito:

 

«l’armonia invisibile è una sfera perfetta e incontaminata. Quella visibile, invece, si deforma continuamente sotto il peso della realtà».

Mentre, secondo Blaise Pascal:

«l’atto supremo della ragione è comprendere che ci sono un’infinità d cose che la superano».

 

E Agostino avverte:

 

«Se lo comprendi non è Dio».

 

Si dice che il vivere cristiano consista nell’incontro con Cristo quale Persona, ciò che non si può negare, ma senza dimenticare che tale incontro rientra nello sterminato, incontrollabile (e pericoloso) campo della mistica, nel quale è molto facile “vedere” e “sentire” quel che si vuol vedere e sentire. E poi, anche tale incontro non trascende pensieri e parole e quindi tanto il Libro Sacro quanto ogni dottrina che ne è stata elaborata? Che ne sapeva del Libro Sacro, della dottrina e del diritto canonico il cieco di Gerico che incontraCristo e ne viene guarito pur non essendo un esperto in raffinati sillogismi dogmatici? Che fede era quella di Bartimeo se non uno slancio inaudito – e “cieco”! – del cuore vuoto e leggero, eccelsamente superiore al pieno di dottrina e diritto canonico?

 

E che dire della vedova di Nain, che si vede resuscitato il figlio addirittura senza aver manifestato la sua fede, ed anzi non si sa se l’avesse? E che ne sapevano il cieco e la vedova del papa che ancora non esisteva? Che ne sapevano del “munus” e del “ministerium”? E non erano essi degli autentici Pubblicani scevri da pesi farisaici? «O Dio, abbi pietà di me» non è la medesima invocazione pronunciata dal cieco e dal pubblicano?

 

Anche Cristo si serve di parole: «va’, la tua fede ti ha salvato», dice al cieco, e «giovinetto, dico a te, alzati!», dice al figlio della vedova, ma sono parole didattiche per gli astanti e per i posteri, non certamente necessarie a Lui, che infatti guarisce a distanza il servo del centurione, senza parlargli direttamente: «E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito».

 

E qui, sia  detto senza sarcasmo ma con estremo vigore, sorge lo scandalo per gli indottrinati: c’è anche una fede vagabonda perché pura, stigmatizzata dalla pur legittima fede stanziale-convenzionale che non ne ammette (perché non la vede dalla sua fortezza senza feritoie) la libertà di avventurarsi nell’infinita altitudine del Cielo dell’Anima, impresa trasvolante che richiede coraggio e ali instancabili, e che procede perché procede, senza alcun paralizzante “perché”; senza pianeti e satelliti che destino un interesse definitivo per essere esplorati. Oltre pianeti e satelliti, oltre i sistemi solari, oltre le galassie, la fede vagabonda vola … vola … oltre … oltre …

 

L’Oltre, l’Immenso,  motivo mistico universale:

 

«Gate, gate, paragate, parasamgate»: «Andato, andato, andato all’altra riva, approdato all’altra riva», recita il Sutra del Cuore.

 

«In questa immensità s’annega il pensier mio

e il naufragar m’è dolce in questo mare», recita la stupenda Poesia.

 

Una fede vagabonda che è sempre povera e ignorante dato che tutto ciò che le si propone è pur sempre “qualcosa”, cioè un relativo e non l’Assoluto. In questo senso, una fede secondo quanto ne dice profondamente Martin Heidegger in Introduzione alla metafisica:

 

«La fede che non si espone costantemente alla possibilità dell’incredulità non è neppure una fede».

 

Perciò una fede vagabonda che si slancia verso l’incredibile; verso ciò che è ognora fuori della sua portata; oltre ciò che per grazia e volontà riesce a credere, perciò oltre se stessa; oltre le sue possibilità; oltre la certezza/appoggio della cristallizzazione scritturale, dottrinale e legalistica; perciò oltre ogni mediazione esercitata da uomini; oltre ogni pensiero e parola:

 

«trasumanar per verba non si poria».

 

Ma anche oltre ogni immagine, che è anch’essa una forma di pensiero, una relatività, una coagulazione irriducibile.

 

L’Assoluto non reca tracce umane, bensì è l’umano che  reca tracce dell’Assoluto, che è la Perla preziosa per acquistare la quale la fede vagabonda «va e vende tutto». E “tutto” significa … tutto!

 

Una fede vagabonda, monastica in modo specialissimo: la fede del monos, del solo che accetta virilmente di procedere da sola:

 

«O beata solitudine
o sola beatitudine
per chi ama il pio monachesimo!
Come sono beati gli eletti
che con le loro ali volano da te,
lontano dalle persone mondane!».

 

(Corneille Muys, 1503-1572,  Solitudine, ovvero lode della vita solitaria).

 

La «fuga del solo verso il Solo» di Plotino.

 

«Non puoi raggiungerLo senza uscir di te stesso: tutta la tua vita deve essere un balzo in avanti, non un procedere ordinato ma come un salto sempre ripetuto verso l’Ignoto. Una delle espressioni più belle di S. Francesco di Sales è appunto la definizione di questa vita tesa a un Termine che sempre sfugge, che sempre rimane al di là dell’esperienza umana, irraggiungibile, trascendente: estasi dell’azione.

Dio non puoi raggiungerlo senza uscir di te stesso; la tua vita non è riposo né puoi trovare riposo, non puoi essere contento di nessun risultato ottenuto, di nessuna perfezione raggiunta: devi uscire, uscir di te stesso in un continuo sforzo di superamento, in un continuo balzo in avanti. Dio rimane sempre di là: lo raggiungi solo nell’atto in cui esci di te e ti abbandoni all’amore gettandoti nel vuoto, come nel nulla».

 

Divo Barsotti, La fuga immobile.

 

 

Una fede vagabonda, inconcepibile e perciò eretica per chi, pur legittimamente lo si ripete,  si accontenta di ciò che può credere; di ciò che lo convince; di ciò che gli da fiducia e a cui si aggrappa: il Libro Sacro e i suoi derivati.

 

«Solo la consapevolezza raggiunta nell’inseguire la struggente luce interiore ci permette di comprendere cosa sia la fede».

 

Dag Hammarskjöld, Tracce di cammino.

 

 

La Luce interiore non è una parola, un concetto, un discorso, un codice, un dogma. La Luce non è un’ombra. La Luce È Luce.

 

Oltre … al di là … al di là dell’aldilà … indefinibile e impronunciabile … immensurabile … la Luce Suprema dell’Assoluto incredibilmente STA.

§§§




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33 commenti

  • Il Matto ha detto:

    Gabriela,

    non si arrampichi sugli specchi glissando su quanto ha ricorda Mascarucci. Benedetto XVI ha elogiato Lutero per la sua spiritualità ‘perfettamente cristocentrica’.

    Sarebbe onesto da parte Sua pronunciarsi in merito senza svicolare.

    E se continua a svicolare vuol dire che l’uragano di citazioni con cui violenta questo blog per affermare ossessivamente che Ratzinìger è il vero papa è una fuffola.

  • Il Matto ha detto:

    Caro Luca Antonio,

    il Suo apprezzamento per il brano di Barsotti non mi sorprende, e ne prendo spunto per un’osservazione.

    L’“uscir da se stessi” di Barsotti comporta immediatamente, come fenomeno (cioè apparenza) mentale il suscitarsi di un “interno” da cui dirigersi verso un’”esterno”.

    Questo dualismo è (può essere) fuorviante, poiché induce a credere che l’uomo sia dotato di una “interiorità” a cui si contrappone una “esteriorità”.

    Brevemente: se guardo un albero, esso è soltanto “fuori” di me? O, piuttosto, esso non è anche “dentro” di me? Non è il “dentro” che percepisce il “fuori”? Vi sarebbe un “fuori” senza “dentro”? E non è il “fuori” in funzione del “dentro”? Se l’albero fosse soltanto “esteriore” a che scopo esisterebbe? E se l’“interiore” fosse chiuso in sé, a che tutto l’“esteriore”? Allora si deve dire che “interiore” ed “esteriore” sono non-due, ovvero uniti dalla complementarietà, cui, osserviamo di passaggio, non è estranea la danza di Shiva e Shakti, che rappresentano rispettivamente l’immobilità e la mobilità dell’Energia creatrice.

    Ora, però, occorre notare che è proprio l’esteriore a provocare la distrazione della coscienza: trasformandosi in pensieri – anch’essi esteriori alla pura coscienza! – l’esteriorità disintegra la coscienza medesima e la induce ad identificarsi con essa esteriorità. Da qui la necessità del RACCOGLIMENTO SILENZIOSO, atto che, indubbiamente, suggerisce un “rientrare in se stessi” piuttosto che un uscirne. In questo senso va compreso l’“uscir da se stessi” di Barsotti, ovvero un abbandono, un uscire appunto, dalla coscienza disintegrata – o sé fittizio, o io empirico – che pregiudica il ritorno a Dio.

    «In interiore homine habitat veritas», dice sant’Agostino: quella Verità increata che è Luce e non solo ricrea, o, se si vuole, redime l’uomo, ma ricrea o redime il mondo.

    Chiaro che per una coscienza integrata, poiché radicata in Dio, il non-due interiore/esteriore assurge ad ineffabile realizzazione.

    Sinceramente, non vedo nel RACCOGLIMENTO SILENZIOSO alcun solipsismo, ed anzi, per tutto quanto sopra, si tratta invece dell’annientamento del solipsismo.

    Un grazie per il contributo e un caro saluto.

    • luca antonio ha detto:

      D’ accordo su tutto, ma solo perche’ detto da Lei che, come ho gia’ scritto, ha una ferrea discliplina mentale, una visione a 360 gradi.
      Quello che purtroppo si vede in giro tuttavia e’ , si’ , una religiosita’ “vagabonda”, ma nel senso di senz’arte ne’ parte e sopratutto senza Telos, senza tensione, anzi una religione che viene utilizzata a mo’ di ansiolitico – cioe’ l’esatto contrario delle parole Barsotti – , per giustificare ogni propria fallacia, ogni frivolezza, ogni egoismo.
      Gesu’ Cristo Salvatore del mondo ? …non pervenuto; del resto da cosa potrebbe salvarli ? da un black out che faccia saltare una puntata su Netflix ?, o, orrore, dal non avere campo ?, per il resto ci pensano gli altri, lo Stato, la scienza, gli operatori sociali.
      Mi creda, siamo messi male proprio perche’ ormai troppa gente, blandita da pastori senza Verita’, ha confuso il proprio ombelico con l’avere una vita spirituale, e i propri capricci con il proprio destino.

      • Il Matto ha detto:

        Pienamente d’accordo.

        Siamo messi male .

        Il fatto è che sono quasi spariti i maestri della “ferrea disciplina mentale” che Lei generosamente mi riconosce. E frotte di ciarlatani impazzano ovunque plagiando gli sprovveduti che sono molti.

        Di fatto, tale disciplina mi è stata trasmessa da chi l’aveva a sua volta assunta e realizzata su di sé, ed ha richiesto (e tuttora richiede) da parte mia un impegno deciso, instancabile, che travalica ogni punto di sosta della mente.

        Insomma, mancano i Barsotti.

  • luca antonio ha detto:

    Caro Matto, non posso cominciare non ringraziandoLa di questa citazione :
    ” Dio non puoi raggiungerlo senza uscir di te stesso; la tua vita non è riposo né puoi trovare riposo, non puoi essere contento di nessun risultato ottenuto, di nessuna perfezione raggiunta: devi uscire, uscir di te stesso in un continuo sforzo di superamento, in un continuo balzo in avanti. Dio rimane sempre di là: lo raggiungi solo nell’atto in cui esci di te e ti abbandoni all’amore gettandoti nel vuoto, come nel nulla».(Divo Barsotti, La fuga immobile.)
    Lei ha scritto in questo certosino intervento tante cose ma questa, assieme al Dio Luce che spero di aver modo di commentare in un successivo intervento, e’ la migliore.
    Per il resto rimane la sensazione di un solipsismo che , appoggiandosi al nominalismo – ” Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus” scrive Eco alla fine del suo piu’ velenoso libro- rischia di far cadere menti meno disciplinate della sua, nelle vaste sabbie mobili del panteismo, o, peggio ancora, del luteranesimo.
    Il panteismo attraversa tutta la filosofia e la teologia del mondo e trova, nella filosofia occidentale, il suo vertice con Spinoza…Dio e’ il mondo…Deus sive Natura, cioe’ , interpretato nell’intimo, magistralmente, da Pessoa, una filosofia in cui “Dio e’ dappertutto tranne che in se’ stesso.”
    Esso era fondato, all’esterno, su due indispensabili presupposti : l’ eternita’ del mondo, senza inizio e senza fine e la generazione spontanea della vita, demoliti i quali, il primo da George Lametre con la scoperta del big bang e il secondo da Spallanzani con la confutazione della generazione spontanea, lo spazio rimasto a questo Dio immanente, impersonale e astratto è stato quello, complice Lutero, del pantano psichico, sotto forma di una vaga onda cosmica a cui cercare di aderire con varie tecniche di meditazione; finendo, inevitabilmente, per decretare che Dio e il rapporto con Lui traessero origine dall’interno dell’uomo e non dall’esterno, uscendo da sé stessi, dalla osservazione dei dati oggettivi, dalle cose viste, dal mondo creato.
    Dovete cercare Dio dentro di voi era il mantra, ricorderà, dei figli dei fiori anni 70.
    Ma Dio non è dentro di noi, Dio è là fuori – e con questo rispondo anche alla sua domanda “la fede è un atto della volontà umana o una grazia divina?” , la fede è un atto di umiltà unita all’onestà intellettuale, entrambe caratteristiche, tra l’altro, dei più grandi scienziati … è un mite aderire alla nostra verità di creature in cerca del Bene .-
    Siamo noi che stiamo in Dio e che esistiamo in Lui per partecipazione, come san Tommaso insegna. Imposto comunque concettualmente , con Lutero che origina e anticipa l’idealismo tedesco, che l’ arena per conoscere Dio fosse il mondo interiore, tutto, per i nemici del Salvatore, diviene facile , basta sostituire, come misura, la coscienza interiore soggettiva con la conoscenza oggettiva per giungere oggi – complice la parolina magica “misericordia” a coprire ogni crepa logica e morale – all’autoassoluzione dell’uomo, alla negazione del peccato originale e alla conseguente nullificazione del Sacrificio di Cristo.
    Per stabilire infine , ci si arriverà, stiano tranquilli i seguaci di Bergoglio, che un dio che da’ una cura (il sacrificio, per Amore, di sé) per una malattia che non esiste (il peccato e il Male) …semplicemente…non e’ Dio.
    Con stima, sperando oggi di avere altro tempo per una considerazione sul suo continuo, e vero, richiamo a Dio come Luce.

    • luca antonio ha detto:

      …per i nemici del Salvatore, diviene facile , basta sostituire, come misura, la coscienza interiore soggettiva con la conoscenza oggettiva, GIUNGERE OGGI.
      C’è un PER di troppo.

      • luca antonio ha detto:

        Caro Matto, voglio mostraLe che non è solo in quanto a follia ! , per cui, come detto, approfitto dei suoi riferimenti a Dio come luce per la seguenti considerazioni .
        La luce è fatta di fotoni, e i fotoni sono il risultato della vita della materia, del suo movimento incessante.
        A zero Kelvin , meno 273,2 gradi, la materia è ferma , nessuna attività atomica che liberi fotoni , luce.
        Nessun attività , nessuna luce, nessuna vita, a meno 273,2 la danza di Shiva – “Ogni particella subatomica non solo esegue una danza energetica ma è anche un processo pulsante di creazione e distruzione … senza fine … Per i fisici moderni, la danza di Shiva è la danza della materia subatomica. Come nella mitologia indù, è una danza continua di creazione e distruzione che coinvolge l’intero cosmo; la base di tutta l’esistenza e di tutti i fenomeni naturali.”(Capra, il Tao della fisica)- cessa.
        Dante, che ben sapeva, essendoci, come scrivono alcuni, veramente stato , nel Paradiso descrive Dio come Amore, come fuoco luminoso, che si autoalimenta in continuazione, senza consumarsi, come il roveto ardente , sempre crescendo e illuminando, che sostiene, regge e regola il mondo fisico… “Amor che muove il sole e l’altre stelle”. Notevole no ?, l’Amore/Dio non è solo un sentimento ma è anche il cardine del mondo fisico, senza l’Amore di Dio il mondo muore, fisicamente.
        Interessante in questa prospettiva è anche la raffigurazione, non in linea con la iconografia del tempo più aderente alle fiamme della Geenna, che Dante fa del punto più profondo dell’inferno, la Giudecca, con Lucifero immerso nel ghiaccio del lago. Il gelo, come punto più lontano e opposto al Dio/Amore/Luce/Vita del Paradiso.
        I richiami delle scritture alla Luce/fuoco inestricabilmente legata all’attività divina, che è Amore e Vita sono innumerevoli, mi limito all’essenziale , Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra.
        2 Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.3 Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.” Dio dapprima crea la materia grezza, morta, concentratissima, poi la anima con un fascio di energia, di calore/fuoco, incommensurabile (il big bang) che genera, la vita del cosmo, la luce.
        GV : “… tutto è stato fatto per mezzo di lui,e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che
        esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;”
        12 Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
        Mi fermo qui, stimato Matto, ringrazio, e a chiusa, sia di questo, che del precedente intervento :
        “ …e cominciò: “Le cose tutte quante
        hanno ordine tra loro, e questo è forma
        che l’universo a Dio fa simigliante.
        Qui veggion l’alte creature l’orma
        de l’etterno valore, il quale è fine
        al quale è fatta la toccata norma.
        Né l’ordine ch’ io dico sono accline
        tutte nature, per diverse sorti
        più al principio loro e men vicine”.
        (Paradiso I, 103-111)

        P.s: la correzione al precedente post non andava fatta. La vista, con questo mio piccolo telefonino , mi fa a volte degli scherzi.

  • Il Matto ha detto:

    Per MARCO MATTEUCCI:

    Stupendo il Salmo 91 (90) !!!

    Lo recito ogni giorno da quarant’anni.

    Grazie per averlo proposto.

  • Il Matto ha detto:

    Per GIORGIO.

    Il Suo definirmi un “(mattone)” mi ha strappato un sorriso e di ciò La ringrazio.

    Non Le dirò mai che “non capisce”. Mi limiterò a constatare che Lei non condivide. E questo rientra nel normalissimo processo della dialettica umana (che nel 99% dei casi produce disastri).

    Mi permetta di precisare che essere accomunato a Bergoglio mi fa sorridere, ma stavolta sarcasticamente.

    Di fatto il Matto non può non essere un mangiapreti, ovviamente compresi i papi che da qualche decennio ne stanno combinando di tutti i colori.😊

  • Il Matto ha detto:

    Mi sembra che anche Lei abbia letto con una certa fretta quel che ho proposto.

    L’esperienza mistica non si contrappone al catechismo ma ne rappresenta quanto meno un approfondimento (non scevro da pericoli).

    Confrontare la Cabala con il Tao per stabilire qual’è il “bello” fra i due è un’operazione tanto assurda quanto inutile.

    Quelli come McLuhan che definiscono il Tao come anarchia si qualificano da soli per la loro incompetenza.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Ciò che una persona crede o non crede è un fatto personale. Ciò che un cattolico deve credere per dirsi cattolico è stabilito da sempre e per sempre. Così almeno mi pare. Ma io ho 91 anni.

    • Il Matto ha detto:

      Che una persona creda o non creda (e non: crede o non crede). Il “che” richiede il congiuntivo, non il presente.😘

      E poi ognuno si chiude nel bunker che più lo fa sentire protetto.

      • DR. FERULA ha detto:

        Vuoi dire il congiuntivo e non l’indicativo. Lo Stilumcuriale usa un indicativo presente, ma anche tu, Matto, usi un presente, però un presente congiuntivo. La differenza è di modo, non di tempo. Inoltre lo Stilumcuriale scrive “Ciò che uno crede o non crede” e in questa frase l’indicativo è perfetto, mentre il congiuntivo sarebbe stato fuori luogo. In questo caso, infatti, il che è pronome relativo e non congiunzione (com’è invece in frasi come “Che tu sia bianco o nero, Cesare, non mi interessa!”). Perciò, Matto, sei rimandato in grammatica a settembre.

        • Il Matto ha detto:

          Ha ragione, Dr. Ferula. Chiedo venia.

          Omettendo il “Ciò” che apre la frase sono andato fuori strada.

          Spero di essere preparato per settembre. 😉

          • stilumcuriale emerito ha detto:

            Settembre va bene ma di quale anno ? Minimo il 2022 visto che il settembre 2021 è terminato da un bel po’ di giorni….
            Ma poi per un extra cosmico come Nippo i giorni esistono?

          • Il Matto ha detto:

            i giorni esistono anche per un extra cosmico. Riguardano effimere questioni intra cosmiche nelle quali si trova invischiato e che espleta come un giochetto provvisorio 😀

  • Veronica Cireneo ha detto:

    La fede?
    È come la matematica.

    Non è un’opinione, ma la relazione possibile tra un singolo uomo e il suo creatore.

    Tra un singolo matematico e la scienza.

    L’onestà intellettuale in un caso è quello dell’anima nell’altro, ovunque approdino fanno conquiste di verità.

    Comunque questo articolo è “roba da matti” appunto! 😀😀😀

    • Il Matto ha detto:

      Cavalcare Pegaso dopo avere decapitato Medusa. Ovviamente con la Spada!

      Impresa cavalleresca.
      Impresa da miles: uno su mille.

      😍😍😍

  • Gabriela Danieli ha detto:

    In principio era il Verbo,
    e il Verbo (GESÙ CRISTO) era Dio…
    …la LUCE (della VERITÀ) splende nelle tenebre,
    ma le tenebre NON L’HANNO ACCOLTA…

    (solo) A quanti però l’hanno ACCOLTA,
    ha dato il DIRITTO di DIVENTARE “FIGLI” DI DIO!!!

    Caro Matto, la esorto fraternamente a smettere di scandalizzare i piccoli impugnando il deposito IMMUTABILE della “VERITÀ” rivelata da Dio (DOGMI), la cui custodia Cristo l’ha affidata SOLO a Pietro, quale UNICO FONDAMENTO dell’UNITÀ della Chiesa.

    Se poi, trovandosi in una grave situazione di pericolo per lui e la sua Chiesa…il Santo Padre Benedetto XVI è stato guidato dallo Spirito Santo a rendere NULLO L’ATTO di RINUNCIA (can.332 & 2) per errore, onde renderlo suscettibile di RESCISSIONE, (can. 126)….
    questo ci fa sperare che DIO, giusto Giudice, DIFENDERÀ PRESTO LA CAUSA DEL SUO SERVO FEDELE, RIDANDOGLI LA CORONA RUBATA!

    • Il Matto ha detto:

      Gentile Gabriela,

      anche Lei mi sembra abbia letto superficialmente il mio scritto.

      In quanto a “scandalizzare i piccoli”, non sembra che, almeno su questo blog, ce ne siano molti, di piccoli.

      A cominciare da Lei che, attraverso il bombardamento a tappeto a suon di catechismo e diritto canonico dimostra di essere ben cresciuta e quindi immune da qualsiasi tentazione mattoide (o eretica se più le piace).

      Un cordiale saluto

    • Il Matto ha detto:

      A proposito, signora Gabriela,

      Lei che è una viscerale fan di Benedetto XVI mi pare si sia eclissata di fronte a Mascarucci che, nell’articolo precedente ha chiesto:

      “ma è un’eresia criticare Benedetto XVi per aver a sua volta parlato bene del monaco tedesco definendo la sua spiritualità ‘perfettamente cristocentrica’ ”?

      Mi piacerebbe conoscere il suo “arzigogolo” in merito.

      • MARIO ha detto:

        Vuoi conoscere il suo “arzigogolo” in merito?
        Porta pazienza ancora un po’… La signora è in attesa del responso di don Minutella. Il quale le ha detto che è in attesa di un responso (o arzigogolo) celeste.

      • Gabriela Danieli ha detto:

        Signor Matto, il Catechismo della Dottrina Cristiana al n. 105 – non definisce FANATICI, bensì VERI CRISTIANI coloro che CREDONO E PROFESSANO la DOTTRINA di Cristo, (e non quelle umane), e RICONOSCONO e OBBEDISCONO SOLO al PAPA DA LUI STABILITO.

        Pertanto, chi chiama “papa” l’impostore eretico stabilito dai massoni, di fatto, cosciente o no, fa parte della sua antichiesa.

        Non posso rispondere in merito le calunnie infanganti su papa BENEDETTO XVI e su altri papi LEGITTIMI, diffuse anche dai media di regime massonico o dagli infiltrati in Chiesa Viva o da teologi e sacerdoti scismatici come ad es. L’Abbe’ Daniel Le Reoux, che di fatto si dimostrano eretici e scomunicati perché dimostrano di non credere nel “DOGMA” “perpetuo” DELL’INFALLIBILITÀ del papa (legittimo).

        Perché di fatto, non esiste nessun riferimento video o documenti papali “VATICANI” che dimostrino la VERIDICITÀ di tali accuse, di cui si avvalgono generalmente i nemici della Chiesa per negare il DOGMA DELL’INFALLIBILITÀ PERPETUA del PAPA e per impedire la TANTO NECCESSARIA UNITÀ AL PAPA.

        Perché, formando Cristo e il Suo Vicario un solo capo infallibile della Chiesa, non esiste COMUNIONE CON CRISTO, senza comunione col Suo Vicario in terra.

  • Adriana 1 ha detto:

    Sicuramente concentrare in un breve scritto gli ” enigmi” più notevoli del pensiero fisico/ metafisico è una impresa degna di ammirazione. Manca però di ” compassione” ( intesa in senso etimologico. A meno che, a meno che… non si accolga la suddivisione tra ” ilici, psichici e pneumatiici.”
    Il problema della corrispondenza tra la parola, il concetto e la realtà impegnò per secoli i pensatori cinesi ( specie taoisti ).
    Chang Tao Ling divenne addirittura Papa/ Sovrano di uno Stato guidato dai Maestri Celesti: ripulivano le anime dai peccati e restituivano alle stesse ( così come ai corpi ) la salute…nella prospettiva di una Fede eterna e spirituale nel Cielo e nell’uomo purchè l’uomo ripudiasse il male compiuto.
    Molti spiriti demoniaci avevano catturato e rinchiuso in numerose bottiglie. I compagni di Mao le spezzarono liberando i Demoni nel mondo…Ci farei un pensierino…

    • Il Matto ha detto:

      Adriana,

      sii prudente, non sbilanciarti troppo altrimenti rischi di essere accomunata al Matto😊.

      Il tuo (interessantissimo) riferimento ai taoisti e a Chang Tao Ling farà senz’altro drizzare i capelli a molti cattolici fondamentalisti.

      Ciao.

      P.S: La compassione, quella vera, può nascere soltanto in un cuore vuoto di ogni presunzione di verità.

      • Adriana 1 ha detto:

        Caro Matto,
        a proposito del PS….
        Vero è che ” Homo sum, nihil humani a me alienum puto”;
        ma è anche vero che ” sunt certi denique fines…”
        e che Moira ( ingl. doom , destino avverso ) corrisponde a 1° dei 360° della circonferenza. Nell’Odissea sta scritto che Egisto compie per 2 volte atti che superano la moira -l’oltre il grado- supera la misura celeste e umana. Di questo è necessario tenere conto.

  • Lucia ha detto:

    Ma il Disegno di Dio si è già compiuto in Cristo Gesù ed è quello di aver ricapitolato, in Cristo, TUTTE le cose, quelle nel Cielo e quelle sulla terra. Caro MATTO anche la sua miseria è stata redenta e santificata nel Sacrificio di Cristo , allora permetta allo Spirito Santo di purificare i suoi pensieri così gli arzigogoli della sua ragione possano finalmente filtrare la Luce. Creda, non esiste Dottrina e Dotto che entra in Paradiso se non è trasformato prima in mendicante della Carità di Dio. Se Lei non è arrivato a capire che siamo tutti vagabondi vuol dire che non sa cos’è morire in Cristo con Cristo per Cristo. Arzigogoli meno e si abbassi di più. Amen ❤️⭐🔥

    • Il Matto ha detto:

      Gentile Lucia,

      da quel che scrive mi sembra che Lei non abbia letto con la dovuta neutralità quel che è proposto nel mio articolo.

      Lai ha filtrato quel che ho scritto attraverso le Sue (legittime) convinzioni, che però, mi permetta, non possono in nessun modo di essere assolute.

      Tanto per fare un esempio, gli “arzigogoli” che Lei mi attribuisce sono esattamente quelli che il mio articolo stigmatizza.

      A proposito, poi, del “mendicante della Carità” non si vede quale povertà di spirito possa perseguirsi se non attraverso la rinuncia (convinta) a tutto ciò che si ha, si sa e si è.

      Mi rendo conto che l’argomento da me proposto possa risultare ostico a coloro che debbono valersi di irrinunciabili “appoggi” dottrinali, ma, come si dice, “le Vie del Signore sono infinite” e nessun mortale può conoscerle tutte, e quindi esprimere un giudizio su quelle che esulano dalla propria.

      Un ringraziamento per il Suo contributo e un distinto saluto.

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    “una fede cristallizzata, circoscritta, timorosa di ogni alterità e perciò tendente a costituirsi come barricata invalicabile, come **fondamentalismo** esclusivista, quindi come causa di **discordie e conflitti religiosi**, atteggiamento, occorre dirlo, in cui anche i Cattolici, almeno i più “ortodossi”, sono stati e sono particolarmente ferrati, attaccati come sono alle lettere del granitico apparato scritturale e dottrinale puntellato da **dogmi**, profezie, teologie, codici quant’altro: una fortezza senza feritoie.”

    Che dire, Bergoglio fa proseliti. Si confonde e si contrappone l’esperienza mistica al catechismo.
    Oggi non abbiamo più “conflitti” (a questo si riduce l’idea della fede nel nostro tempo) perché abbiamo una fede “dinamica”, mobile, liquida. Non si difende ciò che non si può definire con parole, ossia una fede che non esiste.
    McLuhan definì il taoismo anarchia.
    Per la cabala il nome più segreto di Dio è “ayn”, “nulla”. Confrontate questa bella dottrina col Libro del Tao:
    “Il Tao è vuoto e vuotandosi produce”.
    Vedete una differenza?

    • Marco Matteucci ha detto:

    • Giorgio ha detto:

      “Bergoglio fa proseliti”.
      Concordo con questa sintesi sintetica dell’articolo de “IL MATTO”. Grazie “FORUM COSCIENZA MASCHILE” per avermi dato opportunità di esprimere la sensazione che ho avuto io nel leggere “IL MATTO” (mattone?).
      A seguire Bergoglio non se ne cava nulla e a seguire Il Matto pure! Naturalmente Il Matto dirà che se non capisco sono problemi miei: mi sembra di sentire Bergoglio!