Il Matto, la Dotta Ignoranza, il Tuffo in Cielo e l’Abbandono del Sé.

29 Settembre 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Il Matto ci regala questa riflessione, come sempre poliedrica e dai molteplici riferimento culturali, e come spesso accade nei suoi scritti, dai toni vigorosamente poetici. Buona lettura.

§§§

 

IL TUFFO IN CIELO

 «La cosa più perfetta che un uomo quanto mai interessato al sapere potrà conseguire nella sua dottrina è la consapevolezza piena di quell’ignoranza che gli è propria. E tanto più egli sarà dotto, quanto più si saprà ignorante […]. «So che tutto ciò che so non è Dio, e che tutto ciò che io posso concepire non ha con Lui somiglianza».

Nicola Cusano, La dotta ignoranza.

 

«Anagogia, dal greco ANAGOGÈ, che propriamente vale elevazione, sublimazione, composto di ANÀ e ÀGO spingo, sollevo – L’elevarsi a cose sublimi; senso elevato e mistico di scritti sacri». (etimo.it).

Occorre quindi perseguire il senso anagogico, cioè elevato, di quanto studiamo attraverso il pensiero orale e scritto, e che trascende il pensiero stesso.

Al riguardo ricordiamo Dante in Convivio II, 1:

«Le scritture si possono intendere e deonsi esponere massimamente per quattro sensi. L’uno si chiama litterale […] L’altro si chiama allegorico, […] Lo terzo senso si chiama morale […] Lo quarto senso si chiama anagogico, cioè sovrasenso; e questo è quando spiritualmente si spone una scrittura, la quale ancora [sia vera] eziandio nel senso litterale, per le cose significate significa de le superne cose».

Tralasciando in questa sede di occuparci dei sensi allegorico e morale, che pure hanno la loro importanza, diciamo che il senso letterale del pensiero orale e scritto, comprendente sia le Sacre Scritture sia gli Scritti Filosofici (di qualunque Tradizione), costituisce una sorta di trampolino da cui, come il tuffatore, ha da effettuarsi un salto verso l’alto, verso il “sovrasenso”, prima di tornare verso il basso a causa della forza della gravità del senso letterale. Occorre, appunto, un salto anagogico. Un tuffo in cielo.

C’è un momento in cui il tuffatore slanciatosi verso l’alto è fermo nell’aria. Tale momento è oltre il tempo, e, data la sospensione nel vuoto, oltre lo spazio: è appunto il momento anagogico in cui può cogliersi il senso elevato di quanto contenuto nel senso letterale; è il momento dell’intuizione, cioè dell’intus ire: «Veder dentro, guardar dentro attentamente, specialmente con l’occhio della mente, che ratto apprende» (etimo.it). Si potrebbe dire: “far capolino nel piano superiore”.

Nella cultura nipponica tale momento ultra temporale e ultra spaziale è detto “MA”, intervallo di (non) tempo e (non) spazio. Il momento immobile, libero dal tempo e dallo spazio è ciò che da senso all’azione (che si svolge nel tempo e nello spazio) in quanto nel contempo la trascende e la ispira: Contemplazione/azione, Immobilità/movimento, Centro/circonferenza, Silenzio/parola, il Vuoto contemplativo contiene il pieno attivo, l’Eternità contiene il tempo.

«Se l’immagine dell’orologio rappresenta il Sé dell’eternità, il movimento dell’orologio descrive una concatenazione. L’eternità racchiude e sviluppa la concatenazione, e il concetto di orologio, che è l’eternità, racchiude e sviluppa perfettamente tutte le cose».

Nicola Cusano, Visione di Dio.

 

«Nella scrittura giapponese, MA è espresso dall’ideogramma kan 間, composto dal radicale della porta con all’interno  il sole – anticamente era la luna, che traluce tra le ante di una finestra (l’antico carattere con la luna ha assunto il significato di svago, quiete: yan)». (Luciana Galliano, MA – La sensibilità estetica giapponese).

La mente ferma: fudo shin, con il contemporaneo fermarsi del corpo: fudo tai, come accade al tuffatore all’apice del suo slancio verso l’alto, cessa di essere mossa dal senso letterale e fruisce di un raggio del «sole che traluce tra le ante di una finestra» e le dischiude il senso anagogico, talché, come nel trampolino, nelle ante della finestra è da vedersi un’altra immagine del senso letterale del pensiero orale e scritto.

 

Se si vuole (tentare di) andare dentro il senso letterale (intus-legere), cioè nel “sovrasenso”, occorre esercitarsi nel fermarsi, cioè nel salire verso l’apice costituito dal punto immobileoltre il tempo e lo spazio, il medesimo punto vitale che separa, unisce e trascende l’inspirazione-vita dall’espirazione-morte, come pure le sistole e le diastole del ritmo cardiaco. Occorre, come il tuffatore, spiccare dal trampolino un salto verso l’alto (anagogè), cioè nel Vuoto, cioè nel SILENZIO, ove tutto il sapere accumulato scompare per lasciare spazio all’intuizione per ispirazione,  possibile grazie al’intervento della Luce Soprannaturale (la Lux Beatissima o Spirito Santo della Tradizione Cattolica, prefigurati dal greco Ermete o dal romano Mercurio). All’ascesa dell’Anima corrisponde la discesa della Luce. L’Acqua dell’Anima si fa limpida – vuota di ogni granello di polvere in sospensione (sumikiri) e il Fuoco dello Spirito scende per il mistico incontro.

Alla stregua del tuffatore, dopo tale salto verso l’alto e la sosta (MA) si  torna verso il basso, cioè verso il senso letterale avendone ricevuto dal Vuoto, ossia dal CIELO, il significato che vi era appunto “cielato”: «dal latino COELUM o CAELUM che è della stessa famiglia del greco KOILOS cavo, incavato e tiene alla radice  KU o CU che ha il senso di esser convesso, gonfio, onde anche il greco KÍTOS corpo concavo, vaso panciutoe KÝÒ sono gravido» (etimo.it), ciò che fa comprendere come si concepisca con la pancia e non (soltanto) con la testa.

Di estrema importanza, diciamo per inciso, il fatto che, come anche la scienza conferma, oltre che del sistema nervoso cerebrale, l’essere umano fruisce anche di un importante e niente affatto secondario sistema nervoso enterico, essendoci tra i due sistemi strettissima correlazione.

Come già osservato, a questo salto anagogico, a questo tuffo in cielo, è necessario, stando all’incipit cusaniano, un abbandono, ossia un lasciar cadere la zavorra di tutto ciò che si sa (o si crede di sapere) e costituito da pensieri concettuali e immaginativi, che costituiscono l’offuscamento nei confronti del “sovrasenso”. Insomma, nulla ha da frapporsi fra l’Anima e la Luce, fra l’Acqua e il Fuoco. Perciò, abbandonare anche ciò che si è (si crede di essere) e ciò che si ha (si crede di avere).

Dunque, per davvero comprendere/concepire, occorre abbandonare tutto, cioè staccarsi da terra e fare un tuffo in Cielo, nel Vaso Panciuto, nello Hara (sede dell’anima secondo la spiritualità nipponica), gravido di tutti i significati anagogici delle parole orali e scritte, ciò riconducendo alla “dotta ignoranza” del Cusano e coincidendo con quanto il patriarca zen Dogen scrive nel Bendōwa (Discorso sulla pratica della Via):

«L’impegnativa Via che ora insegno fa sì che tutte le cose esistano nell’Illuminazione, e la pratica per giungere (a comprendere ciò) non è che una sola. Quando lasciamo cadere tutto, superiamo l’ostacolo».

Dice “lasciamo cadere tutto”: un atto nient’affatto facile, posto che corrisponde al morire:

«se il chicco di grano non muore …».

§§§




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71 commenti

  • Il Matto ha detto:

    Per DAOUDA.

    Uno e Trino, non Trino e Uno: “prima” Uno e “poi” Tre; “prima” l’Impersonale e “poi” le Persone. Il Tre viene dall’Uno. Il Padre viene dall’Uno, il Figlio viene dall’Uno, lo Spirito Santo viene dall’Uno. Ciascuno dei Tre è accesso all’Uno.

    “Nell’infinita e luminosa essenza divina
    m’apparvero tre cerchi di tre differenti colori
    ma di una stessa dimensione”

    L’infinita e luminosa essenza divina è Una.

    • Daouda ha detto:

      Guardi non sono ortodosso giacchè affatto critico l’essenzialismo agostiniano come i neo patristici ortodossi che ignorano che Palamas lesse abbondantemente il vescovo di Ippona.

      Il problema è che l’Uno Unico ( non solo uno ) e la Trinità non hanno un prima ed un dopo. Non si ha l’Unico Uno senza le tre Persone e viceversa.
      Ugualmente parlare di impersonalità dell’Essere totale è un non senso, perchè è tripersonalistico di per sè stesso, come a dire che se DIO fosse un DIO personale sarebbe infondo maldestramente sostenere appunto un’eresia vista la triade divina allo stesso modo.

      • miserere mei ha detto:

        L’Eterno Presente il tempo l’ha creato.
        Il tempo è creatura, viene dopo.
        Prima c’è l’Uno e Trino, così com’è, en archè.
        Non è il tempo a poter contenere l’Eterno Presente, come ha voluto essere e rivelarsi.
        Ancor meno un “tempo superiore allo spazio” di certa fantareligione.
        Nella rivelazione cristiana c’è molto di comune a quanto la spiritualità dell’uomo decaduto ha saputo intuire in vari modi.
        Ma c’è un oltre, un di più, che fa la differenza.
        La vita ce l’hanno in comune piante ed animali.
        L’intelligenza non manca a certe bestie e all’uomo.
        L’anima e lo spirito ce l’hanno in comune uomini di varie fedi.
        Ma Dio è colui che separa, anche le fedi in Lui…
        Chi non distingue confonde.

        • Il Matto ha detto:

          Chi non distingue confonde.

          Ma chi distingue divide.

          • miserere mei ha detto:

            No: Dio separa. Tiene a parte. Distilla, raffina, purifica.
            Anche il castigare non è una punizione, ma una purificazione.
            A dividere è il diavolo. Che rompe l’unità e la frammenta.
            La separazione fa la comunione quanto la divisione la impedisce.
            Non bisogna confondere: non sono sofismi, non è lana caprina.
            E’ la differenza tra Dio (che separa capri e pecore, luce e tenebre e tanto altro ancora) e il divisore che crea caos e divide la creatura dal vero, dal buono e dal bello di Dio.
            Abu Dhabi non è l’unità dei credenti, ma un sincretismo che ha fede in se stesso.

      • Il Matto ha detto:

        “Persona” significa maschera, e deriva da per-sonare: risuonare attraverso.

        L’Impersonalità divina si fa per-sona divina, cioè risuona attraverso il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

        • daouda ha detto:

          Di tutti gli appunti che poteva farmi va sull’unico che non impegna. Sa bene che i termini mutano di significato e cosa significhi persona. L’esempio con l’ipostasi è altrettanto esplicativo: la sub-stantia implicherebbe tre dei, se rimanessimo al significato acristiano scevri dall’opera antiplatonica dei padri.

          Lei non comprende che la tripersonalità inerisce il Tutto Assoluto ossia non c’è niente da far risuonare come se fosse successivo o modalisticamente espressione di tale realtà.
          Neanche gli hindù ( che non ammettono la personalità del Sat-Chit-Ananda ) sono giunti a tanto…

          • Il Matto ha detto:

            “I termini mutano di significato”:

            ecco il punto dolente. La Sua mi sembra una chiara affermazione progressista .

            Se i termini mutano di significato anche quello che sitamo dicendo è una pura illusione, poiché domani sarà diverso.
            E lo stessa fine attende quelli di domani e quelli dopo di loro, in una continua dissoluzione di significati.

            Ci tengo a precisare che io non “faccio appunti” a nessuno”: le mie repliche costituiscono niente più che un’ipotesi provvisoria e quindi immaginaria visto che “i termini mutano di significato” .

            E questo, ovviamente, vale per tutti.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Pensavo che la discussione fosse ormai chiusa, ma visto che è ancora vivacemente aperta su un aspetto fondamentale della nostra fede, che è quello riguardante il canone biblico, la formazione storica delle Sacre Scritture e le influenze culturali in esse presenti, vorrei fare presente che anche per i credenti non è affatto una novità che la Bibbia è stata scritta da uomini e non sotto dettatura (come si dice del Corano) ma per ispirazione dello Spirito Santo. Nella Bibbia scritta sono confluite diverse tradizioni israelitiche e giudaiche, ma nessuno ha mai negato che in tali tradizioni fossero presenti influenze di altre culture con le quali il popolo di Israele venne a contatto nei millenni precedenti. Solo per citarne alcune : la fenicio-cananea, la assiro-babilonese, l’egiziana, l’hittita, la persiana, l’ellenistica e, per finire , nel NT, con quella Romana. Pertanto, che frammenti anche considerevoli di tali culture si ritrovino nei Sacri Testi direi che è cosa quasi scontata. Lo stesso Paolo, che si definisce un ebreo di Tarso, in Cilicia,circonciso l’ottavo giorno, della stirpe di Israele, della Tribù di beniamino, fariseo secondo la legge, si esprime nella lingua e nelle forme dell’ellenismo e si proclama cittadino di diritto romano.
    Ciò premesso, mi domando che scopo ha sto profluvio di citazioni di piccoli brani provenienti dalla letteratura non cattolica in cui si manifestano, casualmente, similitudini e coincidenze con quella cattolica?

    Roba da matti non adatta per un “cristiano-yahwhista” 🙂

    • Il Matto ha detto:

      I frammenti di altre d altre culture che si trovano nei Sacri Testi, erano sacri anche prima di confluirvi poiché appartenenti a culture del Sacro?

      Oppure sono stati resi sacri dai Sacri Testi in cui sono confluiti? Ovvero ciò che prima non era sacro lo è “diventato” poi?

      Il “caso” non esiste: è un escamotage mentale per la povera mente umana che non sa vedere a un palmo dal naso.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Prendi Giobbe per esempio. Egli non è israelita ma vive nel deserto arabo che attornia la Palestina meridionale. Viene preso a pretesto per un lungo e profondo saggio che sgancia la Remunerazione su questa Terra dalla giustizia del soggetto : dato fondamentale per giustificare che il Santo per eccellenza, anzi direi per natura finisca giustiziato come un malfattore.

  • daouda ha detto:

    Appunti:

    1) il salto anagogico nelle tradizioni religiose iniziatiche comunque sia è possibile solo e soltanto tramite influenze spirituali reali.Nel cristianesimo, differenza fondamentale, nulla si può senza la Grazia ( e questo potrebbe risultare affine al precedente ) ma ugualmente nulla si sarebbe potuto se Cristo per primo non lo avesse fatto, cosicché il battesimo e la confermazione sono immettersi in una strada già aperta e percorsa.

    2) non contrapporrei l’anagogico al solo letterale, poiché a rigore l’anagogico surclassa tutti e 3 gli altri sensi.

    3) oltre al sistema encefalico ed enterico bisognava parlare del sistema cardiaco ed il suo elettromagnetismo.

    4) l’esaltazione dell’intellezione è roba tipica degli gnostici, non che sia male rispetto alle derive razionalistiche ( anche scolastiche che certi cattolici idolatrano ) ma l’intuito rimane dentro all’umano, e pur collegandosi con l’oltre umano, umano rimane.

    Considerazioni:

    – Evola è ben più dualista di quanto si sia creduto, lui e chi lo legge, il che non torna a favore di chi ipotizza nel panenteismo l’identità suprema alla ismaelita ( islam ) o liberazione alla yoktanita ( indù )

    – Non capisco cosa significhi che lo Spirito è comune per tutti, depersonalizzandolo, ed accostandolo al Verbo per giunta, quasi fondendoli.
    Se si parla in generale per quanto riguarda i contatti fra uomini e tradizioni con il Principio ontico finalistico dell’universo, volgarmente chiamato DIO, ben venga, ma perché declassare la teologia cristiana ed , in definitiva, attaccarla?
    Poi ci sarebbe molto da parlare delle ispirazioni e/o illuminazioni che i vari fondatori di religioni iniziatiche hanno avuto, sia in sè, sia rispetto al cristianesimo.

    – mi sembra ugualmente assurdo che la meditazione o l’ascesi o la preghiera ( che è il terzo aspetto ) siano spacciate , quando cristiane, come chissà che.
    La meditazione è meditazione. L’ascesi è ascesi. La preghiera è preghiera. Il cristianesimo è naufragato quando ad esempio ha diminuito la salmodia pubblica ed ufficiale a quella privata e recitata e non più cantata, quando ha abbandonato la meditazione antica per quella immaginifica di Ignazio di Loyola, quando ha ridotto i digiuni ed ogni mortificazione a cose irrisorie.
    Ma sono tutte cose collaterali alla Grazia ed ai santissimi sacramenti, che solo noi abbiamo, ed il fatto che maestri sorgano dalle nostre parti in questa generazione, ormai così pigra e presuntuosa che ha abbandonato i mezzi della virtù, è proprio dimostrazione che non sono essenziali di per sè stessi, a stessa condanna delle altre vie iniziatiche autodivinizzatorie.

  • stefano raimondo ha detto:

    Ma poi perché inchiodarsi alla condivisibilità o meno dei concetti? Questa della condivisibilità è una catena, non ci fa progredire, è uno sbarramento verso qualcosa che ci potrebbe arricchire, e d’altro canto l’accettazione di qualcosa che già conosciamo e che condividiamo è in fondo inutile.

    Vale per tutti e per tutto, ma specialmente in relazione agli scritti del Il Matto io direi che il lettore debba semplicemente prendere e porre dentro di sé i concetti, salvo poi, in futuro, riproporseli ed eventualmente scartarli definitivamente. Ma l’approccio iniziale agli scritti de Il Matto non deve essere di “concordo/non concordo”, in questo modo ci precludiamo tanti tesori sconosciuti, è un fuoco di sbarramento inziale che blocca – proprio ab origine – lo sviluppo della nostra mente. Perché non raccattare avidamente un pensiero o un dato senza farsi bloccare preventivamente dalla tirannia della condivisibilità?

    Nel merito. Io ho dei dubbi sul Sé, mentre resto un fan dell’Io, ma in futuro avremo modo di approfondire con Enrico, che ringrazio delle preziosità che ci elargisce.

    PS – Tempo fa, notai del materiale molto interessante sull’interpretazione anagogica dell’AT, nel forum di Consulenza Ebraica, ma purtroppo non riesco più a trovare detto materiale.

    • Il Matto ha detto:

      Grazie, Stefano.

      Hai colto il nocciolo.

      E poi il linguaggio non può che essere allusivo e rimandare a oltre esso.

      A proposito di “Sé” e “Io, due parolette veramente terribili, personalmente, come si dice, ci vado con i piedi di piombo.😊

  • Icaro ha detto:

    Uno dei contributi migliori del Matto. E non solo per la messe di ottime citazioni (dalle profondità di Cusano alle vette del padre Dante) e di corrette derivazioni etimologiche: vero, negli antichissimi bronzi cinesi il carattere all’origine del giappoense MA/aida aveva la luna in luogo del sole (e qui potremmo aprire un’interessante sul valore accordato alla luna, e alla notte, nella cultura cinese e orientale in genere); vero, κοῖλος allude anche alla “cavità del cosmo” (ed è parente stretto del sanscrito “kha”, per “spazio cavo”, nonché dei neolatini “caverna”, “cavità”, “canale” e, argomenta qualche glottologo, “caos”). Insomma tante utili tracce. *** Con il suo consueto gioco di associazioni, questa volta il Matto ha messo insieme un percorso al tempo stesso semplice, coerente e illuminante (per chi è disposto ad accoglierne le suggestioni, s’intende). *** dunque, grazie Matto.

  • Il Matto ha detto:

    Le extrapolazioni da determinati contesti possono (possono, non certamente devono) avere un loro benefico effetto in chi le considera. D’altra parte, chi le ritiene inutili, piò benissimo disinteressarsene.

    Le assonanze, le similitudini e le sintonie che collegano diversi contesti religiosi e filosofici non sono pure coincidenze, poiché lo Spirito è Uno, il Verbo è Uno, e nulla, nel modo più rigoroso, può sottrarsi al Suo influsso.

    Non c’è pensiero religioso o filosofico che non si esprima grazie allo Spirito/Verbo e che, stante la Sua sapienza, si è adattato ai diversi contesti o, forse, più precisamente, li ha fatti sorgere.

  • Il Matto ha detto:

    A mio modesto parere (di matto) non è detto che prendere in considerazione testi non cristiani o addirittura di autori anticrisitiani sia sempre e comunque sconsigliabile e negativo.

    Nel libro di Evola, per esempio, si trovano passi molto interessanti in merito all’ascesi necessaria per emendarsi e che possono risultare utili. Ne presento uno:

    “Principio centrale: non fare ciò che ti piace , ma ciò che ti costa. Prender sempre, per principio, la linea di maggior resistenza. Al limite il nietzschano: ‘Dire no quando si è spinti da una forza prodigiosa, da una tensione enorme verso l’affermazione’.
    Mezzo per realizzarlo: soppiantare e vincere il piacere naturale con quello relativo all’ a v e r v o l u to”.

    Chiaro che qui si tratta del combattimento spirituale, senza del quale la fede rimane un ideale astratto.

    • Maria Cristina ha detto:

      Si ma diverso e”il punto di partenza: l’ascetismo di Evola, il suo volontarismo nulla hanno in comune con l’ascetismo cristiano, perche’non si puo’estrapolare una frase ,bisogna valutare il pensiero di Evola nel suo complesso . Così come le filosofie orientali e la meditazione zen sono ben diverse dalla meditazione cristiana, se ben conosciute e praticate e non superficialmente come facciamo noi occidentali.Certo per amor di cultura si puo’leggere di tutto anche Evola .
      Ma con tutto il patrimonio preziosissimo di insegnamenti spirituali che abbiamo nella Tradizione cattolica
      che la ncora non abbiamo magari letto e meditato perche’andare a cercare fuori quello che abbiamo dentro? Se non per gusto di esotismo e di novita’ ? E’come un marito con una moglie bellissima che pero’ trova ormai noiosa e risaputa, e si innamora di altre donne meno belle meno intelligenti ma per il gusto della novita’.Esiste uno sfarfalleggianebto intellettuale che nulla ha un comune con il vero amore della conoscenza.

      • Il Matto ha detto:

        Prendo atto della Suo porsi in merito alla faccenda.

        Mi permetta, però, di rilevare un certo spirito fondamentalista nelle Sue affermazioni: tacciare, senza riserve mi pare, di “esotismo, curiosità e sfarfalleggiamento intellettuale” tutto ciò che non si pone sotto l’ombrello cattolico, non sembra il massimo.

        Le mie affermazioni non sono puramente teoriche ma nascono da una PRATICA. E questa pratica mi ha permesso di comprendere che si può parlare di tutto senza che ciò porti all’insorgere di asperità e conflitti.

        In sintesi: ognuno espone ciò che vuol esporre, indi ascolta ciò che espongono gli altri e il gioco (perché di un gioco si tratta) finisce lì.

        Ed un gioco da giocare col sorriso sulle labbra, visto che si svolge nel battito di ciglia che è la vita umana.

        Un distinto saluto.

      • miserere mei ha detto:

        Sarebbe un po’ il mio punto di vista di pancia, ma che ritengo doveroso addolcire un po’ proprio perché la pancia (che conta la sua parte) non assorba tutta l’attenzione.
        Di certi autori citati dal nostro Matto non conoscevo nemmeno l’esistenza. Cristiani o no mi danno uno spunto per uscire dal piattume. E’ vero che sono frasi prese fuori dal contesto filosofico e religioso che le ha generate, ma è altrettanto vero che spesso anche noi cristiani usiamo “a caso” frasi attinte da santi e dottori della Chiesa, nonché della Scrittura (oggi è San Girolamo).
        Un colpo al cerchio e uno alla botte? No: ho la profonda, irremovibile convinzione che la frasetta decontestualizzata, anche estranea al patrimonio spirituale cristiano, possa avere effetto solo nello stimolare la mia conoscenza, che è radicalmente cristiana. Chiaramente il valore delle citazioni del Matto si pesa sul substrato cristiano che vanno a sollecitare. Diciamo quindi che -eventualmente- il problema non sono il Matto e chi lui cita, ma divento io tanto quanto la sollecitazione non mi spinge verso Dio, pienamente rivelato dal Verbo Incarnato, crocifisso e risorto, compimento dell’Antico Testamento e termine ultimo della storia.
        In questo quadro cosmico, attraversato dall’umiltà di un Dio che si accontenta di stare in tanti tabernacoli, dimenticato nell’indifferenza, o apertamente dissacrato e oltraggiato nel Suo Santo Sacramento, il salto della mia anima verso il cielo può trarre beneficio anche dalla maggior leggerezza di un’anima aiutata a non aggrapparsi alla zavorra. L’epoca in cui siamo purtroppo mostra che tanta zavorra è tutta interna alle strutture ecclesiali dei cristiani. Il Signore però ci vuole liberi e la Verità, che è Lui, Gesù Cristo, sa farcela trovare anche dove ci mandano in esilio, fuori di casa nostra.

  • alessio ha detto:

    Bravo Matto ,
    proprio bella questa riflessione.
    Devo dire che il senso letterale ,
    a volte incatena la parola e a
    volte no.
    Bisogna usare il senso letterale
    nei Miracoli di Dio , specialmente
    di Gesù , e non fare di tutto
    l’erba un fascio , come
    l’allegorico pontefice che
    l’altra settimana disse che la
    moltiplicazione dei pani è
    stata una condivisione .
    L’allegoria va fatta dove c’è ,
    come nel caso della vicenda
    di Sansone ,non del tutto
    dissimile dalla vicenda
    umana di Gesù .
    Le grandi eresie ,specie quelle
    dei primi secoli , sono venute
    fuori anche per un uso
    smodato dell’allegoria e gli
    eretici forzavano il significato
    della parola di Dio .
    Con questo pontificato siamo
    tornati all’allegoria forzata
    della parola di Dio.

  • Maria Grazia ha detto:

    @ ENRICO NIPPO – La raffigurazione del matto che Lei allega nei suoi articoli, in realtà, mi ricordano più …. San Rocco!

    • Maria Grazia ha detto:

      ERRATA CORRIGE . “mi ricorda ” anzicchè ” mi ricordano”.

      • Il Matto ha detto:

        😊
        Spero di non deluderla col prossimo articolo a iniziare dal quale adotto una figura del Matto diversa spigandone il perché.

        Un distinto saluto.

        • Maria Grazia ha detto:

          @ IL MATTO – Non è il caso che cambi la raffigurazione del Matto per me: mi va bene anche San Rocco!

      • Maria Grazia ha detto:

        @ IL MATTO – Spero di non emozionarmi troppo di fronte al vestito nuovo di San Rocco! Il nuovo abbigliamento, per essere veramente appropriato, dovrebbe tener conto anche dell’attuale stagione autunnale!

  • Marco Matteucci ha detto:

    Messaggio di San Michele Arcangelo a Luz de Maria, Domenica 26 Settembre 2021
    ‎VEDRETE LA TERRA STESSA BRUCIARE QUANDO SI SPEZZERÀ…‎

    UNITI COME FIGLI DELLO STESSO RE, VI INVITO AD UNIRVI ALLE MIE LEGIONI CELESTI, PER POTER COMBATTERE INSIEME A NOI CONTRO IL PECCATO E L’INIQUITÀ DEL DIAVOLO.

    “Amato Popolo del Nostro Re e Signore Gesù Cristo:
    Segnali in Cielo e sulla Terra delineano il cammino dell’umanità, senza che il Popolo di Dio elevi il suo sguardo al Cielo. A causa dell’indifferenza dell’umanità e della sua grande incredulità, essa continuerà a soffrire.

    Non temete Dio, vivete nell’immoralità, nella disobbedienza, nel fango del peccato.

    IL NOSTRO RE E SIGNORE GESÙ CRISTO, MISERICORDIA INFINITA, CHIEDE A SUA MADRE ‎‎DI NON TRATTENERE PIÙ IL BRACCIO DI DIO PRIMA CHE ALTRI FIGLI SI ‎‎PERDANO.‎“…

    Se vuoi leggere tutto:
    https://reginadelcielo.com/2021/09/27/vedrete-la-terra-stessa-bruciare-quando-si-spezzera/

  • Mimma ha detto:

    Che Matto meraviglioso!
    Non ho commenti.
    Solo silenzio per svuotarsi un pochino.
    Grazie di cuore e un abbraccio

  • miserere mei ha detto:

    I matti, quelli veramente matti, sono ritenuti tali perché non ragionano come gli altri. Siccome gli altri dicono di ragionare e quindi sono razionali, il matto è un irrazionale. Siccome gli altri sanno controllarsi e sono misurati, il matto è incontrollato ed eccessivo. Dato che gli altri sanno sempre stare al loro posto nel consueto, il matto sa essere inconsueto ed è spesso fuori posto. Quelli veramente matti a volte fanno ridere, ma più facilmente infastidiscono. Anche tra quelli sani, se uno dice una cosa strana, si è soliti dire: “ma sei matto”?

    Qui c’è un matto, o sedicente tale, che spinge l’animo dei sani o di altri matti come e più di lui ad interrogarsi sull’oltre di ciò che si pensa d’aver inteso.
    Il sovra-senso non è roba per contabili in carriera, geniali decision-makers, solidi e pragmatici gestori dell’utile.
    Per chi è guicciardiniamente intento a conservare il proprio particulare o machiavellicamente propenso ad aumentalo senza troppi scrupoli, significa non tuffarsi sulla preda studiata, ma tuffarsi senza sapere esattamente che cosa ci sia sotto. Appunto, sentendosi dire: “sei matto”?

    Pensiamoci, mentre ti inoculano a tutto spiano, facendoti abbarbicare a una vita di cui gli stessi ti scorticano ogni giorno una fettina. Pensiamoci mentre temiamo per l’incertezza dell’anno che verrà e non sappiamo nemmeno se domani ci vedrà ancora qua.

    Tuffarsi è vivere altrimenti. Da matti? Da irrazionali? Da esagerati? Da fuori posto? Forse.
    O forse semplicemente da umili, capaci di non frammentarsi e di restare uno nell’Uno, veri nel Vero, senza maschere. O di vedere e dire che il re è nudo, come un bimbo.
    Anche un bambino è un po’ matto.

    Più scemi (che è ben differente dai matti) quelli che pensano razionalmente alla ciodue e al riscaldamento planetario senza capire che mentre guardi, dal tuo posto, con calma, razionalmente l’uccellino, quello che ti fa la foto non usa il flash ma un bazooka. Anche questo è un sovra-senso, però ti dicono che sei matto se elevi a livello metafisico lo scontro che sta uccidendo la carne e l’anima.

    A certi matti non piace sentir parlare del demonio e forse non ha da festeggiare i santi arcangeli. A certi matti infastidisce che ci siano angeli di luce, con o senza le ali, che Dio ha messo al servizio di se stesso fattosi carne in Cristo. A certi matti in definitiva piace ragionare solo terra terra. Allora non sono matti, perché il sovra-senso è incapace del vero tuffo.
    La croce è la follia più vera, perché l’ha vissuta il Logos.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Così dice il Signore :

    [20] La Sapienza grida per le strade
    nelle piazze fa udire la voce;

    [21] dall’alto delle mura essa chiama,
    pronunzia i suoi detti alle porte della città:

    [22] “Fino a quando, o inesperti, amerete l’inesperienza
    e i beffardi si compiaceranno delle loro beffe
    e gli sciocchi avranno in odio la scienza?

    [23] Volgetevi alle mie esortazioni:
    ecco, io effonderò il mio spirito su di voi
    e vi manifesterò le mie parole.

    [24] Poiché vi ho chiamato e avete rifiutato,
    ho steso la mano e nessuno ci ha fatto attenzione;

    [25] avete trascurato ogni mio consiglio
    e la mia esortazione non avete accolto;

    [26] anch’io riderò delle vostre sventure,
    mi farò beffe quando su di voi verrà la paura,

    [27] quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore,
    quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano,
    quando vi colpirà l’angoscia e la tribolazione.

    (Prov 1, 20-27)

    La complicazione seduce, ma quasi mai porta alla verità.

    • Il Matto ha detto:

      ” interrogarsi sull’oltre di ciò che si pensa d’aver inteso”.

      Ottimo!

      Più ci si slancia verso l’alto e più aumentano le domande.
      Più ci si slancia verso l’alto e più le risposte diventano paglia al vento.

      Un volo senza limiti.

    • Dedalo ha detto:

      [26] anch’io riderò delle vostre sventure, mi farò beffe quando su di voi verrà la paura,
      [27] quando come una tempesta vi piomberà addosso il terrore, quando la disgrazia vi raggiungerà come un uragano,
      quando vi colpirà l’angoscia e la tribolazione.

      Ottima citazione: sono proprio queste le sortite veterotestamentarie che fanno comprendere l’importanza di aprire la mente e di lasciarsi alle spalle certe angustie caratteristiche del pensiero giudaico.

  • Il Matto ha detto:

    Carissimo Nuccio Viglietti,

    per mia carenza non ho trovato un collegamento, positivo o negativo non importa, tra il mio articolo e i Suoi interventi.

    Sarebbe così gentile da voler esplicare in modo più esteso?

    La ringrazio.

  • Rosa Rita La Marca ha detto:

    Sto leggendo “Lo Yoga della potenza” di Juliuss Evola. A tema, per pura sincronicità, con quanto esposto.
    Si può scaricare in pdf tramite internet gratuitamente.

    • Avvertenza per l'uso ha detto:

      Un sacerdote docente di filosofia, interpellato in merito, sconsiglio’ la lettura di detto autore in quanto profondamente anticristiano.
      Per chi non lo sapesse, le più di 300 posizioni yoga sono altrettante posizioni di adorazione delle altrettante divinità del Pantheon indù.
      Ovvero atti di adorazione a diavoletti vari.
      Non è ginnastica normale.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Bene!!!! L’importante è leggere e meditare di tutto purchè non sia la Bibbia. E poi ci proclamiamo cristiani.

    • Rosa Rita La Marca ha detto:

      Se lo consiglio, vuol dire che lo conosco.
      Ma detesto i censori. Non permettono agli altri di pervenire alla loro comprensione, ma gliela vogliono imporre.
      Io mi fido di voi, e stimandovi uomini e non bestiole da dominare, vi affido le letture più temerarie, certi che o saprete cosa acquisire e cosa scartare, oppure che vi recherete da altri più esperti di voi nelle cose che non vi sono chiare per confrontarvi.
      Io consiglio la lettura di tutti i testi sacri di tutte le religioni pre-cristiane.
      Consiglio di farlo al posto della diatriba eterna “tanti figli” contro aborto. Magari invece di catalizzare nostra attenzione sempre ad argomenti carnali, succede che eleviamo oltre il nostro sguardo interiore.
      Ma occore molto tempo, molto, molto, molto, moltissimo tempo.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Dire : -detesto i censori – non è una censura? E’, mi pare, come dicevano i sessantottini : – vietato vietare –
        Mah, posso dire mah ??

        • Rosa Rita La Marca ha detto:

          Intanto specifico che non voglio certo appoggiare nè il parlare offensivo, calunniatore, empio o volgare.
          La censura ha un suo motivo di esistere.
          Intendo la censura dei libri e delle opinioni altrui che possono destare nei lettori il sentore di non essere così proprio arrivati all’apice dello scibile umano..
          Vietato vietare è un’ottima provocazione di cui si avvertiva il bisogno, visto il paternalismo che si viveva da decenni.
          Il censuro il censore probabilmente ha una matrice simile.
          A forza di vedere nevrotici che bloccano pagine e profili che spariscono per via di algoritmi … la reazione liberatoria è: detesto i censori.

          • stilumcuriale emerito ha detto:

            Se lei per censore intende non uno che contesta ma uno che cancella gli scritti e gli argomenti altrui le dò perfettamente ragione.

  • Veronica Cireneo ha detto:

    Buongiorno spadaccino.

    Bella questa riflessione su volo e caduta che condivido.

    Si suppone che gran parte della gente, intimamente lo sappia.
    Forse è per questo che non si eleva, perché sa che quanto più sale, tanto più dirompente sarà la caduta.

    Eppure non si può rinunciare all’elevazione sincera e profonda, pur rischiando di cadere, perché se il volo è finalizzato al Creatore, Egli stesso metterà la rete di salvataggio nel fondo.
    Con Gesù, pur cadendo, si rimbalza.

    E quando ci si abbandona con fiducia, il rimbalzo non è cosetta da niente. Esso spinge in alto, più in alto del livello raggiunto prima dell’ultima caduta.

    Anche Gesù è caduto 3 volte.

    Non per questo ha rinunciato alla Sua elevazione e salita al Calvario, fino in alto, lassù sulla Croce, da cui osservava il mondo, sospeso tra Cielo e Terra.

    Così dobbiamo fare noi a Sua Imitazione.

    Buona giornata e grazie

    • Il Matto ha detto:

      🌹

    • cattolico ha detto:

      dove è scritto che Gesù cadde tre volte? grazie

      • monica ha detto:

        Credo che sia confermato anche da visioni di santi che lo lasciarono per iscritto, come la Emmerick e la suora spagnola del 1600 di cui non ricordo il nome

        • Veronica Cireneo ha detto:

          Esattamente.
          La Serva di Dio Luisa Piccarreta ne parla diffusamente, attribuendo su rivelazione di Gesù i motivi e gli effetti di salvezza che le tre cadute offrono a tre diverse categorie di peccatori.
          Il tutto dettagliatamente e poeticamente descritto nel capitolo: LA SALITA DI GESÙ AL CALVARIO, SOTTO IL PESANTE LEGNO DELLA CROCE ” del suo testo” L’Orologio della Passione di NSGC, nel quale racconta anche di 3 Coronazione di spine e non una.
          Meserere nobis.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Che Gesù sia caduto tre volte lo raccontano gli apocrifi e la Via Crucis . Nei Vangeli non ce n’è traccia. E poi venite qua a discettare di conoscenza e di ignoranza………

      • Veronica Cireneo ha detto:

        Ed inoltre Gesù era molto, molto, molto educato.

        • Maria Grazia ha detto:

          E …. anche su questa Sua affermazione STILUMCURIALE potrebbe obiettarLe che …. ” Nei Vangeli non ce n’è traccia”….

          • Veronica Cireneo ha detto:

            Le tracce sono quei segnali che scorgono occhi esperti.
            Occhi impreparati non portano frutto nemmeno nelle battute di caccia al cinghiale, o altra selvaggina 😀

    • Maria Grazia ha detto:

      @ IGINIO – Grazie per l’articolo della “Nuova bussola” che ha allegato in merito al quale, in riferimento alla teologia cattolica contemporanea, si legge ” …. si pensa che ogni uomo sia, prima di tutto, “presso di sè”. L’auto -comunicazione di Dio avviene proprio in questo “essere presso di sè”. Questo spunto mi ricorda l’affresco che avevo visto sulla parete di un convento di clausura a Lourdes: in esso venivano raffigurate una serie di piccole fiammelle tutte dii diverso colore, che via via che si avvicinavano allo splendore che veniva dall’alto, il loro colore non cambiava ma veniva solo reso più evidente, più luminoso. Ciò esprime il profondo rispetto che ha Dio quanto si avvicina alla nostra umanità: non la stravolge, non la limita, la rende solo più autentica.

    • Luciano Motz ha detto:

      Stefano Fontana riesce sempre a cogliere l’essenza delle cose.

      • Iginio ha detto:

        Allora speriamo che riesca a comprendere anche che la Dottrina Sociale della Chiesa nasce col Neotomismo. Il Neotomismo separa la sfera dello Stato da quella della Chiesa, che deve indirizzare il precedente ma senza sostituirsi ad esso né sacralizzarlo. Ne consegue il Ralliement tra la Chiesa e le forme di governo repubblicane sostituitesi alle monarchie, nonché la nascita di partiti democratico-cristiani.
        C’è poi rutta la riflessione di Iginio Giordani a proposito del cosiddetto “messaggio sociale” del Cristianesimo.
        Tante cose, insomma, che non mi pare il per altri versi egregio dottor. Fontana prenda in considerazione. Chissà perché, forse gliene hanno parlato male.
        A proposito: visto che in internet risulta che il dottor Fontana lavora anche per i salesiani, non sarebbe male che desse loro una ripassata, dato il livello a dir poco penoso della loro università e la mediocrità umana dei loro “intellettuali”. Tra il livello men che mediocre dei salesiani e certe lacune di Fontana, preferisco quest’ultimo.

  • Iginio ha detto:

    Sarebbe divertente leggere adesso certi commentatori, usi a sentenziare “disquisizioni da…” quando non comprendevano il ragionamento dell’articolista, ripetere: “disquisizioni da…” a commento di questo testo. Ma scommetto che non lo faranno.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      [16] È molto meglio possedere la sapienza che l’oro,
      il possesso dell’intelligenza è preferibile all’argento.

      [17] La strada degli uomini retti è evitare il male,
      conserva la vita chi controlla la sua via.

      [18] Prima della rovina viene l’orgoglio
      e prima della caduta lo spirito altero.

      [19] È meglio abbassarsi con gli umili

      (Proverbi 16,16-19)
      che spartire la preda con i superbi.

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Tutta sapienza di universo mai potrà apparigliare un grammo di… percezione…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Più sommo sapere mai potrà pareggiare pur minimo… percepire…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/