BDV incontra Carlo Cattaneo, Il Messico Crudele e Fa un Sogno….

17 Settembre 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito ci offre oggi un viaggio, un viaggio molto particolare. Ma non voglio dirvi di più scoprite da soli di che cosa si tratta. Buona avventura.

 

§§§

Ho sempre confuso tra loro gli uomini del Nord Italia che, dopo la presa di Porta Pia, fecero l’Unità. Alcuni di loro sono diventati statue in redingote – e alcune proprio belline – che s’affacciano, attonite per tanta modernità, lungo Corso Vittorio Emanuele, altri si sono trasformati in licei romani, il Cavour, il Mamiani e via così in rapida corsa. Altri ancora sono soltanto nomi e cognomi di cui si sa appena un’idea che diventa, come in metonimia, il loro tutto.

Carlo Cattaneo, ad esempio, è tutto quanto riassunto nel federalismo e così vattelapesca chi era in panni, sangue e carne. Chi fosse questo signore del tipo elegante con i baffi e milanese, fine etnologo, fondatore del “Politecnico”, io l’ho scoperto, e forse dovrei coprirmi il volto di vergogna, solo ieri, quando, pescando tra i libri che mio padre si portava dietro da Roma e che poi lasciava qui in Sardegna  a languire nell’umidità, ho trovato un volumetto, con copertina arancione e lievi disegnini che sono infantili e grotteschi a un tempo, un librino scompaginato e  con le pagine gialline, che si intitola “India, Messico, Cina” e che fu scritto da Carlo Cattaneo per i tipi della Bompiani. Poiché proprio qui in Sardegna ho una cara amica che viene dalle terre messicane, ho cominciato, non dall’inizio (e quindi dall’India) ma dal mezzo cioè dal Messico. Dondolando, in equilibrio su questo rigo, patapunfete, cado giù di sotto e, forza, venite con me.

Del Messico e dei suoi aztechi avevo, se vogliamo, la memoria di quando, bambina, perduta in quelle contrade, leggevo di Victor Von Hagen “L’impero del Sole” (anche se riguarda gli Incas…) e di quando poi, più grandicella, lessi le due “conquiste” scritte da William H. Prescott, ma mai come in queste poche paginette mi sono sentita immersa, e ho davvero capito, l’arcaica civiltà dei “guerrieri barbari” che, guidati dai loro sacerdoti (come gli israeliti) cercarono la terra promessa, che doveva apparir loro quando un’aquila, afferrando un serpente, si fosse posata su un cactus. La videro, un giorno, in un’isoletta e lì fondarono Tenochtitlan, Città del Messico, una Venezia sud-americana. La bellezza doveva essere grande a Tenotchitlan, anche Cortes ne fu ammaliato.

E chiudendo gli occhi, mi sono fatta trasportare dalle descrizioni che il Cattaneo fa di questa stupenda città sull’acqua piena di uccelli colorati e fiori e che aveva barchette come orti, ricchi di erbe e verdura. Città del Messico, bella come era,  nascondeva, a sentir Cattaneo, però una faccia oscura, di sangue. Gli atzechi temevano che il mondo finisse e, scrutando il cielo, osservavano le Pleiadi mandar barbagli inquietanti. La paura della morte era sconfinata e tale orrifica paura veniva esorcizzata attraverso i sacrifici umani. Bambini, giovanetti, nemici erano sacrificati ai loro Dei, affinché il mondo potesse andare avanti. Sento la voce della mia amica che, con dolce passione patriottica, nega il passato sanguinario dei suoi avi e dice che furono tutte bugie, menzogne degli europei, che sbarcarono sulle sponde messicane, dove regnavano pace e fraternità, portando rovina e morte.

Non so che cosa rispondere a lei e ai lettori, sul serio, ma vado avanti lo stesso nella lettura del Cattaneo, che entra nel vivo della lingua azteca (la quale nei verbi usava non suffissi ma prefissi) e dell’uso quinario nel sistema matematico. Per farla semplice usavano una sola mano e cinque dita fino al venti e poi due mani e due piedi, come i francesi, per i numeri più alti. Affascinante. Così passo il pomeriggio a Città del Messico, beandomi nello scoprire che il termine tomato in inglese viene dal messicano “tomatl” che, proprio qui nel paesino di Monte Pitrosu, diventa “tomate” e che la “chicchera”, come la mia nonna Lisetta chiamava, vezzosa, la tazzina del caffè, è, lui pure, grazioso lemma messicano. “Passami la chicchera”, diceva la nonna alla Eva. E lei “mandi”, che vuol dire comandi ed è ora saluto friulano. Mandi, friulano per ciao, che, in veneziano, è  schiavo ciancicato come cingomma senza più gusto di fragola…

Tutta contenta per la nuova scoperta, sognando l’indomani di recarmi in India a conoscer meglio i Bramini e poi anche in Cina, magari nella Città Proibita, me ne sono andata a letto, sperando nel mio dolce sonno che mi traghetta al sole, dalle prime ombre della sera. M’addormento al terzo mistero del Rosario, ma poche ore più tardi, un salto, sono sveglia. “Non hai capito?”. Il Signore mi chiama a notte fonda, sempre. Rispondo di no. E Lui non risposte vocali mi manda, ma in infusione segreta, la verità, che cioè noi, in questo secolo di energia elettrica, scienziati e tecnologia, siamo in realtà precipitati nella barbarie, nel mondo sanguinario (per come lo racconta Cattaneo almeno) degli Atzechi.

Che gli adoratori di Baal, i quali abitavano, mutatis mutandis anche in Sud America, hanno conquistato il mondo, devastando, abitandoci dentro, il kathekon, cioè la Santa Chiesa Cattolica. Che i sacrifici umani, frutti del terrore della morte che oscura la mente, sono  oggigiorno l’aborto e l’uso di cellule fetali per produrre vaccini e farmaci (e farmaco in greco vuol dire veleno…). Certo questi sacrifici contemporanei hanno un aspetto pulito, odorano di disinfettante e hanno anche il consenso popolare, visto che vincono i premi nelle mostre (mostri di nome e di fatto) del cinema. Come spiegarsi, altrimenti, la vittoria, a Festival del cinema di Venezia, di un film che celebra l’interruzione volontaria di gravidanza? L’orrore diventa conquista, il male bene. Le donne uccidono quanto di più sacro è stato loro donato dal Signore, cioè la vita, che non è loro, ma di Dio…

E mentre prego il resto del mio Rosario, penso all’orribile Pachamama intronizzata da Bergoglio in San Pietro e di come, lui pure, è adoratore della crudele grande madre e di come il suo magistero non ha niente, ma proprio niente, di cattolico Romano. E di come invece di confermare nella fede le sue pecorelle, rende tutto ambiguo, relativo, sbagliato. E scandaloso. Piango, sconsolata, insieme – mi pare in visitazione mistica – con il Pontefice nascosto, cioè  Benedetto XVI, che pure scendendo dal soglio petrino ha aperto la porta agli aztechi redivivi in Vaticano.

In preghiera passano le ore, conto le stelle lassù e prego, prego, prego senza fermarmi mai. E mi pare di essere sola davanti a un enorme Golia che vuole divorarmi. Stringo la Croce nella mano destra, continuo a recitare le mie orazioni e, d’un tratto, sento la Sua voce: “Ora hai capito, dormi”. Dormo. E’ la mattina dopo e il cuore è sereno nella Sua Verità. So che andrò avanti, un passo alla volta, guidata dal suo vincastro e non ho paura né degli aztechi né di Draghi né del signor Zaia il quale chiama “libertà” il green pass, che è, al contrario, schiavitù, come capisce anche un bambino piccolo. E approfitto per dire “bravo” al consigliere ex leghista, Andrea Asciuti, che a Firenze è sceso dal Carroccio, che ha cambiato rotta, indossando il grembiulino degli schiavetti degli orridi Aztechi che ci governano. Io, intanto, un passetto via l’altro, a piedi nudi, avanti lungo la strada della Croce, il cuore sereno, la mente in preghiera continua: non praevalebunt!

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10 commenti

  • Acido prussico ha detto:

    Un articolo su Cattaneo, il Messico e sulla civiltà cristiana ridotta a una poltiglia.
    8 commenti di cui 4 dello snob che svia dal tema e vuol imporre la sua Weltanschauung ossia la Verità. E della civiltà cristiana ridotta ad una putrida melma dai poteri secolari e religiosi, ciccia.
    4 commenti su 8 che qui e come sempre ri-dimostrano e ri-dimostrano un prepotente desiderio di vetrina di un commenta-rissa…

  • Enrico Nippo ha detto:

    Caro SE,

    scusami se torno su una tua affermazione: “io per primo so di non avere la verità in tasca”. Ma allora come mai spesso e volentieri citi la Sacra Scrittura che è, “rispettando le regole del gioco”, la verità? Perché dici di non avere la verità in tasca se la citi, come mi par di capire, con estrema competenza e convinzione?

    Chiaro che prendo te come esempio per dire che tutti abbiamo la verità in tasca dal momento che citiamo con disinvoltura le Sacre Scritture (per non dire di chi conosce a menadito il Diritto canonico!).

    Ma allora com’è che “ci scanniamo” a vicenda? Non sarà che mentre la verità è univoca, ciascuno la impugna equivocamente a causa del soggettivismo?

  • Iginio ha detto:

    Beh, è un po’ difficile che Carlo Cattaneo scrivesse per Bompiani, dato che lui visse nell’Ottocento e Bompiani nel Novecento.
    Cattaneo era un riformatore politico, ben noto a chi conosce la storia italiana dell’Ottocento (anche soltanto dai manuali per le scuole superiori), che non si riconobbe nelle correnti maggioritarie del Risorgimento. Era anticlericale, “naturalmente” (non tutto il Risorgimento lo era, chiariamolo subito, dato che vi parteciparono anche preti e laici credenti). Non era pezzentista: condanna il dominio spagnolo nel Seicento perché all’epoca le strade erano piene di mendicanti. Nell’Ottocento la miseria per strada era considerata un male, non una cosa meravigliosa, come vogliono Bergoglio e gli immigrazionisti oggi.
    Dimenticavo: Cattaneo non c’entra niente con la Lega, anche se nei primi tempi Bossi e Miglio lo tiravano fuori a ogni pie’ sospinto.

  • Pater Luis Eduardo Rodríguez Rodríguez ha detto:

    Grazie carissima! Sempre una grande luce i suoi paragoni ed il frutto deila preghiera del Santo Rosario. Sarà sua amica ma la perdoni a quella povera messicana….ma se hanno un presidente che nega pure il loro VERO PASSATO e da pochi giorni, nel presente, approvare la legge dell’ aborto…a Città del Messico! pure negano i prodigi dell’ APPARIZIONI A SAN JUAN DIEGO 490 anni fa, DELL’IMMACOLATA MADRE SEMPRE VERGINE ASSUNTA E CORREDENTRICE CON IL TITOLO DI “TEQUATLASUPE” CHE VUOL DIRE nella lingua azteca “COLEI CHE SCHIACCIA IL SERPENTE”, anche se per vicinanza della pronuncia ai primi Evangelizzatori spagnoli fu più facile chiamare “GUADALUPE” per una loro advocazione da Merida, Castiglia, Spagna… a chi pregava molto SANTA ISABELLA LA CATTOLICA.
    ET EXPECTO TRIUMPHUM CORDIS IMMACULATI MARIÆ.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Il temuto revival del Paganesimo non cessa di suscitare paragoni improponibili.

    Vedere negli “aztechi” attuali il riproporsi degli Aztechi antichi (i veri Aztechi) risponde al classico vizio dei cattolici giudeo-cristiani (vedi anche il vescovo Schneider che, in sostanza, vede Cesare in … Draghi!!!).

    E’ meglio, infine, astenersi dal riferire locuzioni interiori (e, se del caso, apparizioni) che appartengono alla sfera privata e costituiscono un fenomeno tanto delicato quanto ambiguo e pericoloso.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Caro Nippo, sono convinto che il ragionare per estremi porti quasi sempre a conclusioni folli. Gli atteggiamenti umani a fronte di qualunque problema, dubbio, verità, conoscenza empirica, tende ad estendersi più su un continuo che concentrarsi in due poli opposti. Tra l’ateo assoluto e il credente fanatico, tra quello che non prega mai e quello che recita dieci rosari al giorno , c’è una gamma infinita che ha come punto medio l’agnostico passando per chi crede ma con qualche dubbio a chi non crede ma pensa che qualcosa di metafisico e di assoluto ci sia. Persino nella conoscenza scientifica esistono dubbi. Il principio di indeterminazione di Heisenberg e la Logica della scoperta scientifica di Popper hanno creato seri problemi nel mondo degli scienziati. E noi ci scanniamo credendo ognuno di avere la verità in tasca, scambiando un passatempo come quello di chattare in un blog per una missione dataci dallo Spirito Santo.
      Mah, posso dire mah?

      • Enrico Nippo ha detto:

        Caro SE,

        fino a “seri problemi nel mondo degli scienziati” ti seguo.

        Poi ho qualche difficoltà: viene da sé che la dialettica comporti una conflittualità. Che poi ciascuno senta di avere la verità in tasca sarà (o è) anche vero, ma quale sarebbe, secondo te, una parvenza di rimedio?

        Il moderare i toni può essere un palliativo dello “scannarsi”, ma se due affermazioni sono in contrasto non ci si può fare niente.

        A meno che tu non “parli a nuora perché suocera intenda” e in tal caso la “suocera” sarebbe il sottoscritto quale … missionario dello Spirito Santo.

        Fammi sapere.

        • stilumcuriale emerito ha detto:

          Una parvenza di rimedio potrebbe essere questa, a livello di proposta, perchè io per primo so di non avere la verità in tasca. Rispettare le regole del gioco. Non posso giocare a tressette con le regole del poker o a calcio con le regole del rugby. Quindi : se parlo da scienziato devo rispettare le regole della scienza, se parlo da credente cristiano cattolico devo rispettare le regole del cristiano cattolico. Sono i pastrocchi che ci complicano la vita e ci rendono incerti e confusi, pronti a cambiare le regole del gioco persino nel corso di una partita, pronti a seguire ogni direzione del vento pur di piacere. Questo non va, non va.

        • Enrico Nippo ha detto:

          Ti mantieni troppo sul generico: rispettare le regole del gioco. In teoria è giusto, ma in pratica è diverso poiché c’è di mezzo la soggettività.

          L’esempio delle regole del calcio che sono diverse da quelle del rugby, a mio parere, non è applicabile al caso del cristianesimo cattolico, che è un argomento incomparabilmente più vasto.. Quello che accade in questo blog cattolico ne è una prova lampante: ogni cattolico o cattolica parla come se fosse la regola incarnata. O, come si dice, se la canta e se la suona, e questo è inevitabile.

          Ma poi: che intendi per “pastrocchi”? Potresti portare qualche esempio specifico?