Il cardinale Robert Sarah sulla Credibilità della Chiesa Cattolica.
12 Settembre 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, con molto ritardo – con cui ci scusiamo – vi offriamo questo articolo che l’amico Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore, ha tradotto dal National Catholic Register. Buona lettura.
§§§
(ORIGINALE QUI : https://www.ncregister.com/commentaries/on-the-credibility-of-the-catholic-church)
Sulla credibilità della Chiesa cattolica
COMMENTO: Da due millenni la Chiesa ha sempre svolto il ruolo di custode e traghettatrice della civiltà. Ma oggi ne ha ancora i mezzi e la volontà?
Nota dell’editore: il saggio è apparso per la prima volta il 14 agosto sul quotidiano in lingua francese Le Figaro. La traduzione inglese è qui ristampata con il permesso del cardinale Robert Sarah. È stato modificato lo stile.
Il dubbio si è impadronito del pensiero occidentale. Intellettuali e politici descrivono allo stesso modo la medesima impressione di collasso. Di fronte al crollo della solidarietà e alla disgregazione delle identità, alcuni guardano di nuovo alla Chiesa cattolica. Le chiedono di manifestare una ragione per vivere insieme tra individui che hanno dimenticato ciò che li unisce come un solo popolo. La pregano di equipaggiare un po’ più di anima per rendere sopportabile la fredda durezza della società dei consumi. Quando un prete viene assassinato, tutti sono toccati e molti si sentono colpiti nel profondo.
Ma la Chiesa è capace di rispondere a queste chiamate? Certamente ha già svolto questo ruolo di custodire e tramandare la civiltà. Al tramonto dell’Impero Romano, seppe trasmettere la fiamma che i barbari minacciavano di spegnere. Ma ha ancora i mezzi e la volontà per farlo oggi?
Alla base di una civiltà non può esserci che una realtà che la superi: una sacra invariabilità. Malraux lo ha notato con realismo: “La natura di una civiltà è ciò che si raccoglie attorno a una religione. La nostra civiltà è incapace di costruire un tempio o una tomba. O riuscirà a ritrovare a trovare il suo valore fondante, o decadrà».
Senza un fondamento sacro le protezioni dei confini invalicabili vengono distrutte. Un mondo interamente profano diventa una vasta distesa di sabbie mobili. Tutto è tristemente aperto ai venti dell’arbitrario. In assenza della stabilità di un fondamento che sfugge all’uomo, la pace e la gioia — segni di una civiltà duratura — sono costantemente inghiottite da un senso di precarietà. L’angoscia del pericolo imminente è il sigillo dei tempi barbarici. Senza un fondamento sacro, ogni legame diventa fragile e volubile.
Alcuni chiedono alla Chiesa cattolica di svolgere questo ruolo di solido fondamento. Vorrebbero vederla assumere una funzione sociale, cioè essere un sistema coerente di valori, una matrice culturale ed estetica. Ma la Chiesa non ha altra sacra realtà da offrire che la sua fede in Gesù, Dio fatto uomo. Il suo unico scopo è rendere possibile l’incontro degli uomini con la persona di Gesù. L’insegnamento morale e dogmatico, così come il patrimonio mistico e liturgico, sono l’ambiente e il mezzo di questo incontro sacro e fondamentale. Da questo incontro nasce la civiltà cristiana.
La bellezza e la cultura sono i suoi frutti.
Per rispondere alle attese del mondo, la Chiesa deve dunque ritrovare se stessa e riprendere le parole di san Paolo: «Nel tempo che ero con voi, infatti, ho deciso di non conoscere altro che Gesù Cristo e Gesù crocifisso». Deve smettere di pensare a se stessa come a un sostituto dell’umanesimo o dell’ecologia. Queste realtà, per quanto buone e giuste, sono per lei solo conseguenze del suo unico tesoro: la fede in Gesù Cristo.
Ciò che è sacro per la Chiesa, allora, è la catena ininterrotta che la lega con certezza a Gesù. Una catena di fede senza rottura o contraddizione, una catena di preghiera e liturgia senza rottura o disconoscimento. Senza questa radicale continuità, quale credibilità potrebbe ancora rivendicare la Chiesa? In lei non c’è un ritorno indietro, ma uno sviluppo organico e continuo che chiamiamo tradizione viva.
Il sacro non può essere decretato, è ricevuto da Dio e trasmesso.
Questo è senza dubbio il motivo per cui Benedetto XVI ha potuto affermare autorevolmente:
“Nella storia della liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che le generazioni precedenti consideravano sacro, rimane sacro e grande anche per noi, e non può essere all’improvviso del tutto proibito o addirittura considerato dannoso. Spetta a tutti noi preservare le ricchezze che si sono sviluppate nella fede e nella preghiera della Chiesa, e dare loro il posto che le spetta”.
In un momento in cui alcuni teologi cercano di riaprire le guerre di liturgia contrapponendo il messale rivisto dal Concilio di Trento a quello in uso dal 1970, è urgente ricordarlo. Se la Chiesa non è in grado di conservare la pacifica continuità del suo legame con Cristo, non potrà offrire al mondo «il sacro che unisce le anime», secondo le parole di Goethe.
Al di là della lite sui riti, è in gioco la credibilità della Chiesa. Se essa afferma la continuità tra quella che comunemente viene chiamata la Messa di san Pio V e la Messa di Paolo VI, allora la Chiesa deve poter organizzare la loro pacifica convivenza e il loro reciproco arricchimento. Se si escludesse radicalmente l’una a favore dell’altra, se li dichiarasse inconciliabili, si riconoscerebbe implicitamente una rottura e un cambio di orientamento. Ma allora la Chiesa non potrebbe più offrire al mondo quella sacra continuità, che sola può darle la pace. Mantenendo viva in sé una guerra liturgica, la Chiesa perde la sua credibilità e diventa sorda alla chiamata degli uomini. La pace liturgica è il segno della pace che la Chiesa può portare nel mondo.
La posta in gioco è dunque molto più consistente di una semplice questione di disciplina. Se dovesse rivendicare un capovolgimento della sua fede o della sua liturgia, in nome di cosa la Chiesa oserebbe rivolgersi al mondo? La sua unica legittimità è la sua coerenza nella sua continuità.
Inoltre, se i Vescovi, preposti alla convivenza e all’arricchimento reciproco delle due forme liturgiche, non esercitano in tal senso la loro autorità, corrono il rischio di non apparire più come pastori, custodi della fede ricevuta e delle pecore loro affidate, ma essere visti come capi politici: commissari dell’ideologia del momento piuttosto che custodi della tradizione perenne. Rischiano di perdere la fiducia degli uomini di buona volontà.
Un padre non può introdurre diffidenza e divisione tra i suoi figli fedeli. Non può umiliare alcuni mettendoli contro gli altri. Non può ostracizzare alcuni dei suoi sacerdoti. La pace e l’unità che la Chiesa pretende di offrire al mondo devono essere vissute anzitutto all’interno della Chiesa stessa.
In materia liturgica, né la violenza pastorale né l’ideologia partigiana hanno mai prodotto frutti di unità. La sofferenza dei fedeli e le attese del mondo sono troppo grandi per intraprendere queste strade senza uscita. Tutti hanno un posto nella Chiesa di Dio!
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Categoria: Generale
Con il card. Sarah l’ambiguità si è fatta carne.
Spesso contrapposto erroneamente da noi tradizionalisti a bergoglio. Certe sue dichiarazioni ci devono portare a pensare il contrario. In realtà ha una stima per francesco che conferma certe sue precedenti dichiarazioni contro i blogger polemisti nei confronti del pontefice regnante: «Cosa pensare di un figlio o di una figlia che critica pubblicamente il padre o la madre? Come potrebbe la gente rispettare quella persona? Il Papa è nostro padre. Gli dobbiamo rispetto, affetto e fiducia. Per via di certi scritti o di certe dichiarazioni, alcuni potrebbero avere l’impressione che egli potrebbe non rispettare la dottrina. Personalmente, ho piena fiducia in lui ed esorto ogni cristiano a fare lo stesso».
E ancora: «Bisogna stare tranquilli perché nella barca che il Papa guida, c’è anche Gesù, Colui che ha detto a Pietro: “Ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32). Un conclave è un’azione di Dio, è Dio che dà un papa alla Chiesa. Dio ci ha dato francesco per guidare la Chiesa oggi».
Per concludere, non dimentichiamo che fu bergoglio a nominare il card. Sarah prefetto per il Culto Divino nel 2014. Il vaticanista Matteo Matzuzzi scrisse allora: «il mondo tradizionalista può tirare un sospiro di sollievo, ricordando come Sarah sia uno dei porporati che più sostiene l’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum», ovvero la lettera apostolica di Benedetto XVI con la quale ha approvato la celebrazione della Santa Messa tridentina per tentare di riportare nella piena comunione con Roma i fedeli che se ne erano distaccati non accettando le riforme del Concilio Vaticano II.
Matzuzzi si sbagliava.
Premettendo che sono tornato alla Liturgia di sempre soltanto da due anni, tipo uscito dal coma dopo una sessantina di anni, ma sua eminenza/ eccellenza o come vi pare, l’ha toccato con mano, sulla propria pelle, la differenza tra i due riti? No, non l’ha toccato con mano, non ha messo il suo dito nella piaga del Costato; chi entra nel Rito Antico non può più uscirne, Cristo lo sequestra e nessuno lo può più strappare dalla Sua Mano. No, sua … va bè eccellenza… non può mettere i due riti sullo stesso piano. Certo, chi non ha provato la differenza continua a camminare verso Nazareth come Giuseppe e Maria, convinti che Gesù sia nella carovana, con gli altri parenti; ma Gesù è a Gerusalemme, nel Suo Tempio. Direi che dopo 50 anni è meglio tornare indietro; non è stato tempo sprecato, abbiamo fatto ciò che sembrava giusto. Torniamo a Gerusalemme eminenza, abbiamo fatto abbastanza e non in senso buono
Sarah è un ratzingeriano, quindi è preda dell’illusione chiamata “ermeneutica della continuità”.
@ ANTONIO – Tornare indietro spesso ( e questo ne è un caso) significa ….. PROGREDIRE!
Quaterna interessante.
La Chiesa è esattamente ciò contro cui Gesù predicò e contro cui insegnò ai suoi discepoli a combattere.
(Friedrich Nietsche)
Come può la Chiesa proporsi come una guida affidabile nella invisibile, se commette così tanti errori nel visibile?
(John W. Draper)
Questa religione è chiesismo, non cristianesimo. Per cristianesimo si intende la religione in cui Cristo è tutto. Per chiesismo, la religione in cui la Chiesa è tutto.
(John Cumming)
La Chiesa un tempo assolveva i peccatori, oggi ha deciso di assolvere i peccati.
(Nicolás Gómez Dávila)
Mi scusi signor Matto, ma quei quattro lì erano Matti o Sani di Mente?
Che domanda!
Hanno detto cose inoppugnabili, quindi … Matti!
Friedrich fa un’osservazione acutissima.
John W. pone una domanda tagliente.
John si riallaccia a Friedrich.
Nicolás è attualissimo.
😜
La civiltà “cristiana” è morta e voi, voi – presunti pedagoghi “cristiani” – avete la faccia-tosta di fare una fotografia del morto senza fare mea-culpa?
A chi il compito di educare l’umanità? Al politico, ai Soros? Ai Gates?
A voi “direttori spirituali”.
Voi, voi pastori che avete civettato con il mondo e la carne, voi siete la causa del “collasso” delle civiltà cattolica.
Invece di avvertire, annunciare, “educare” siete stati per 50-60 anni civette e civettoni.
Il demonio ha ammaliato e divorato il mondo e voi ancora civettate con ecologia, filantropia e fratellanze.
I fedeli sono tre migliaia e la vostra struttura ecclesiastica è una ragnatela, una pletora di uffici, curie, pastorali, scuole, accademie e blogs insignificanti, infruttiferi: onanismo di chiacchiere e risorse. Quando ve ne accorgerete?
Scrivo a Lei, Card. Sarah, per sfogo ma questa invettiva è diretta a tutti i decennali pastori di questa INUTILE e spesso anche DANNOSA Chiesa. Invettiva senza ascolto, come sempre. Perché vi fa solo comodo “fotografare” il mondo collassato e piagnucolare per accreditarvi un pochetto.
A Lei che scrive (“alcuni teologi cercano di riaprire le guerre di liturgia”) ricordo che a RIAPRIRE la “guerra”, a far LITIGARE è stato il suo Papa Bergoglio. Lo ha fatto quando ogni cattolico era assuefatto alla convivenza di due riti. Lo ha fatto INNECESSARIAMENTE. Lo ha fatto non maldestramente ma volutamente perché è congeniale al suo modus il dividere, escludere, cacciare i “disobbedienti” al suo Assoluto Potere.
La “posta in gioco” non era l’unità o la disciplina liturgica. Questa è un furbata contrabbandata dal suo Papa e dai suoi interessati giustificatori. Non se la beve nessuno anche se la ripetete per far ingoiare ai narcotizzati fedeli l’entrata a gamba tesa del Papa Bergoglio su gioiosi giocatori che davano spettacolo ed erano applauditi dal pubblico.
Ci faccia un pensierino, Eccellenza.
La “posta in gioco” – ora che la civiltà “cristiana” è irrimediabilmente morta (per le vostre colpevoli OMISSIONI) – è la vostra “salvezza”, quella di voi “scelti” da Cristo per continuare la sua “opera” fino al suo ritorno.
Io – al posto suo – farei un pensierino sulla parabola dei TALENTI.
Salvo errori, ad oggi, gli Enti centrali della Curia Romana i cui capi rispondono direttamente al Santo Padre sono ben 57 . Nemmeno la General Motors credo ne abbia tanti.
Io credo che se si facesse un sondaggio a caso su che cosa la gente pensa che sia la Chiesa ci sarebbe da rimanere di stucco. Per la gente la chiesa è :
il Papa
il Vaticano
la Parrocchia
l’insieme dei fedeli
la Gerarchia
la Conferenza Episcopale
il Vescovo e la Diocesi
il Collegio Cardinalizio
la Curia Romana
don Minutella
Padre Pio
Medjugorje
le suore della Carità
l’UNITALSI
la maestra della Dottrina Sociale
Comunione e Liberazione
L’Opus Dei
Un elenco che non avrà mai fine. Per questo è urgente che prima di ogni altra cosa la Chiesa definisca chiaramente e pubblicamente se stessa. Poi ne parliamo.
PS : ho dimenticato di dire “univocamente”. Perchè al momento il caos è totale : una cosa è ciò che la Chiesa crede e dice di essere, una cosa è ciò che realmente è, una cosa è ciò che gli altri credono che sia.
Good night everybody.
Arcinote diagnosi e prescrizione di qualche “medico” di professione. Ma chi si addossa la responsabilità di “praticare” le cure suggerite?
Allo stato (degli atti):
https://www.aldomariavalli.it/2021/09/11/francesco-ai-vescovi-francesi-su-traditionis-custodes-devono-accettare-il-vaticano-ii-e-basta/
“Tutti hanno un posto nella Chiesa di Dio!”.
Questo è sacrosanto eccellenza; difatti ci sono gli chef che servono pizze, tortellini, lasagne e porchetta nelle cattedrali, gli addetti al guardaroba che appoggiano le calze dei poveri sulle acquasantiere (senza motivo apparente, visto che d’acqua non ce n’è, nemmeno minerale …magari qualche ragnatela) e i nuovi mistici realisti che certificano la negazione del miracolo della traslazione della Santa Casa di Loreto e plaudono a una Madonna “Sollazzo dei migranti”.
“…i Vescovi…corrono il rischio di … essere visti come capi politici: commissari dell’ideologia del momento piuttosto che custodi della tradizione perenne…”
Perché, dal 2013 fino a oggi, a parte qualche mosca bianca, cosa sono stati?
Quante loro voci si sono levate in difesa dell’indissolubilità del matrimonio?
Quanti si sono indignati per la sceneggiata pagana della pachamama?
Quanti hanno preso provvedimenti per le derive filolgbtq dei loro sacerdoti?
Quanti hanno reagito al sincretismo religioso, con Gesù Cristo cancellato in stile Abu Dhabi?
Pastori? Non scherziamo, suvvia. Nella migliore delle ipotesi, definirli lacchè sarebbe già un complimento. E come tutti i lacchè, ciò a cui mirano di più è accontentare chi li comanda a bacchetta. Scordandosi che il Vero Padrone è un Altro.
Efialte ha avuto maggiore dignità. Almeno non ha fatto finta di servire l’uno e l’Altro.
La libbertà de pensiero
Un gatto bianco, ch’era presidente
der circolo der Libbero Pensiero,
sentì che un gatto nero,
libbero pensatore come lui,
je faceva la critica
riguardo a la politica
ch’era contraria a li principi sui.
“Giacché num badi a li fattacci tui,
– je disse er gatto bianco inviperito –
rassegnerai le propie dimissione
e uscirai da le file der partito:
ché qui la pôi pensà libberamente
come te pare a te, ma a condizzione
che t’associ a l’idee der presidente
e a le proposte de la commissione.”
“E’ vero, ho torto … ho aggito malamente”
– rispose er gatto nero –
e pe’ restà ner Libbero Pensiero
da quela vorta nun pensò più gnente.
(Carlo Alberto Salustri in arte Trilussa)
Com’è triste dover sempre ribattere sul medesimo tasto!
—
Se a qualcuno può interessare:
https://reginadelcielo.com/2021/09/12/lo-spirito-di-dio-viene-rimpiazzato-dagli-dei-del-mondo/
Quante belle parole sciupate per non dire nulla, anzi per confondere ancora di più le anime dei semplici.
ER CECO
In su l’archetto ar cantone de la piazza,
ar posto der lampione che c’è adesso,
ce stava un Cristo e un Angelo de gesso
che reggeva un lumino in una tazza.
Più c’era un quadro, indove una regazza
veniva libberata da un’ossesso:
ricordo d’un miracolo successo,
sbiadito da la pioggia e da la guazza.
Ma una bella matina er propietario
levò l’archetto e tutto quer che c’era,
pè dallo a Spizzichino l’antiquario.
Er Cristo agnede in Francia, e l’Angeletto
lo prese una signora forestiera
che ce guarnì la cammera da letto.
E adesso l’Angeletto fa er gaudente
in una bella cammeretta rosa,
sculetta e ride nella stessa posa
coll’ale aperte, spensieratamente.
Nun vede più la gente bisognosa
che je passava avanti anticamente,
dar vecchio stroppio ar povero pezzente
che je chiedeva sempre quarche cosa!
Nemmanco j’aritorna a la memoria
quer ceco c’ogni giorno, a la stess’ora,
je recitava la giaculatoria:
nemmeno quello! L’Angeletto antico
adesso regge er lume a la signora
e assiste a certe cose che nun dico!
Er ceco camminava accosto ar muro
pè nun pijà de petto a le persone,
cercanno cò la punta der bastone
ch’er passo fusse libbero e sicuro.
Nun ce vedeva, poveraccio, eppuro,
quanno sentiva de svortà er cantone
ciancicava la solita orazzione
coll’occhi smorti in quell’archetto scuro.
Perchè, s’aricordava, da cratura
la madre je diceva: – Lì c’è un Cristo,
preghelo sempre e nun avè paura…
E lui, ne li momenti de bisogno,
lo rivedeva, senza avello visto,
come una cosa che riluce in sogno…
Da cinque mesi, ar posto der lumino
che s’accenneva pe’ l’avemmaria,
cianno schiaffato un lume d’osteria
cor trasparente che c’è scritto: Vino.
Ma er ceco crede sempre che ce sia
er Cristo, l’Angeletto e l’artarino,
e ner passà se ferma, fa un inchino,
recita un paternostro e rivà via…
L’ostessa, che spessissimo ce ride,
je vorebbe avvisà che nun c’è gnente,
ma quanno è ar dunque nun se sa decide.
– In fonno, – pensa – quann’un omo prega
Iddio lo pò sentì direttamente
senza guardà la mostra de bottega.
(Trilussa – ommini e bestie, 1913)
Chi è causa del suo mal pianga
se stesso ; ricordo che tolse la
firma da un documento di
Mons. Viganò , lasciando
tutti noi spiazzati
doveva
indignarsi quando poteva
anche se significava
perdere i beneficii , tanto il
posto lo ha perso lo stesso ,
come Muller e altri a
favore di tristi figuri
nominati dal pontefice
compiacenti e malvagi .
Credibilità attuale della Chiesa?… facile computo… zero!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Bene . Sarah non ne può più .Sta esplodendo .
Non credo proprio; innumerevoli volte il Card.Sarah è sembrato sul punto di “esplodere” e poi?…
È sempre rientrato nei ranghi!!
la paura gli si legge in faccia da un bel pezzo