Il Matto Parla del Raccoglimento Silenzioso. E del Vuoto Interiore.

2 Settembre 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il nostro Matto ci offre questa sua meditazione sul silenzio e il voto, citando anche uno dei miei libri favoriti. Scorretto, vero? Ma non lo sapeva, quindi è scusato, e anzi lodato per il suo intuito…Buona lettura e discussione.

§§§

 

Eccomi, carissimi Sani di Mente! Dopo aver zenisticamente gustato il caldo e l’umidità di Agosto nella mia ininterrotta stanzialità romana (ma, del resto, il Raccoglimento Silenzioso è il mio fresco d’estate e il mio caldo d’inverno, e come vacanza funziona a meraviglia ed è pure gratuita!) eccomi di nuovo, a Dio piacendo e con il nulla osta di Marco sensei, a propinarvi le mie mattate, a rompervi le uova nel paniere, ad insidiare le vostre certezze, a cadere nell’eresia e nell’apostasia destando il vostro scandalo ma anche, spero, la vostra cristiana compassione per uno la cui mattitudine è senza rimedio.

Per questo primo impatto post-agostano ho deciso di proporvi un brano molto interessante se considerato sub specie interioritatis, tratto dal finale del “Ku no Maki” (Il Libro del Vuoto) che conclude il “Gorin no Sho” (Libro dei Cinque anelli) del famoso samurai Miyamoto Musashi. Sono certo che la vostra sanità di mente lo troverà aberrante, ma, almeno, potrete fruire di un momento qualitativamente diverso da quelli saturi di papi e vaccini fino all’inverosimile e indubbiamente defatiganti e confusi. Anche perché, permettetemi questa mattata per voi insopportabile, la Vita dell’Anima è un’altra cosa!

Ecco allora il brano aberrante e, lo ammetto, non facile:

«Finché uno resta ignaro della vera Via è convinto di essere nel giusto perché crede nell’insegnamento di Buddha o in qualsiasi altra fede del mondo. Ma quando assume il punto di vista della vera Via e vede la realtà del mondo dalla giusta prospettiva, si accorge quanto divergano quelle vedute a causa dei pregiudizi dell’individuo e delle errate posizioni di partenza. Giungi alla corretta considerazione prendendo per base la sincerità di spirito e l’onestà interiore: pratica Heiho* quotidianamente; sforzati di percepire correttamente e chiaramente la realtà. Fai di ‘ku’** la tua Via e che la tua Via sia ‘ku’».

* Heiho: il Bugei, l’insieme delle pratiche del guerriero; in occidente Arte marziale, intesa come Via per realizzare se stessi.

** ku: il vuoto

Cordialissimi, matti saluti a tutti.

 

P.S. A proposito del Raccoglimento Silenzioso, dice Giovanni Taulero ne “Il fondo dell’anima”:

«Non si può servire meglio il Verbo che tacendo e ascoltando».

Ora, tacere e ascoltare significa esattissimamente essere ‘ku’, cioè vuoti.

Come vedete, carissimi, il cerchio che ai vostri occhi appare quadrato perfettamente si chiude.

§§§




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46 commenti

  • Luca Antonio ha detto:

    Letto ora , con mio buon profitto, fuori tempo massimo per un commento, ma comunque, a beneficio di, forse , una persona, mi sento di segnalare che non ho letto, e questo e’ grave in un sito cattolico, la parola kenosis.
    Lo svuotarsi da se stessi per aderire al divino non e’ che ce la devono insegnare gli orientali.
    Grazie comunque Matto, parli sempre di cose ultramondane e questo e’ raro, oggigiorno.

    • Il Matto ha detto:

      Commento ritardatario ma appropriatissimo.

      E’ vero: kenosis, parola assente (finora) su di un sito cattolico.

      Gli orientali non ce la debbono insegnare,
      però, e questo è importantissimo, ce la possono ricordare.

      Grazie

    • don Sergio D. ha detto:

      C’è c’è la kenosis. Se guardavi bene la trovavi in uno dei commenti del Callicrate qua sotto, anche se l’ha scritta in greco: κένωσις.

      • luca antonio ha detto:

        DON SERGIO D.
        5 Settembre 2021 alle 10:02
        “C’è c’è la kenosis. Se guardavi bene la trovavi in uno dei commenti del Callicrate qua sotto, anche se l’ha scritta in greco: κένωσις”
        Don Sergio se guardavi bene avresti visto che il mio commento è delle ore 00.27, quello di Callicrate delle ore 3.48 .

      • Il Matto ha detto:

        Il “finora” comprendeva anche ciò che Lei ha messo in evidenza.

        Grazie.

  • Il Matto ha detto:

    Per FORUM COSCIENZA MASCHILE:

    nel Silenzio, ovvero nel trascendimento di tutte le forme concettuali e immaginative, non è possibile alcun sincretismo.

    E la Chiesa non ha mai condannato il Silenzio. Anzi.

  • Il Matto ha detto:

    Un grande grazie a CALLICATRE per il suo commento. Davvero azzeccato!

    A FORUM COSCIENZA MASCHILE dico che tirare in ballo le “condanne della Chiesa” in questo contesto è forse fuori luogo.

    Posso solo aggiungere, anche per rispondere a CALLICRATE riguardo alla “realizzazione che è un’ altra faccenda” (giustamente!), che è del tutto inutile imbarcarsi in eccessivi “ragionamenti” per spaccare il capello in quattro poiché discorsivamente si resta sempre nell’abito della “mappa” e non ci si addentra nella “territorio” che nella sua essenza è un deserto.

    Il discorrere resta inevitabilmente sul piano delle “forme”, che possono essere trascese soltanto nel Silenzio, unico “luogo” di una possibile intuizione, o ispirazione, o illuminazione, o invenzione, quest’ultima intesa nel senso etimologico di invenire, trovare, scoprire. Insomma un evento interiore che può far esclamare: eureka! Identico, a mio avviso al satori del Buddhismo zen.

    E se la Luce è UNA …

    • CALLICRATE ha detto:

      @il Matto. * Occorre distinguere fra il ragionamento, l’analisi, lo studio dei significati, la messa a fuoco dei concetti, ecc., e l’ipertrofia argomentativa, il letteralismo, il legalismo astratto, ecc. Diciamo pure, in termini più semplici, tra la parola e la chiacchiera. * Troppo spesso fra gli appassionati di “cose orientali” l’argomentazione, l’analisi, la messa in coerenza logica, il pensiero discorsivo, o anche la semplice funzione linguistica, vengono liquidate con un’alzata di spalle come sterili patologie (non dico che questo sia il suo caso, caro Matto, mi intenda bene). * Credo che ciò costituisca un errore, per più motivi. Eccone, al volo, un paio: 1) Le tradizioni sapienziali dell’Oriente, d’altronde, sono in non piccola misura custodite e trasmesse in forma di parole, riflessioni, ragionamenti. Si tratti del corpo taoista, dei saggi confuciani, del canone buddista, delle dottrine upanishadiche, o di altro ancora, parola, riflessione, narrazione, analisi, preghiera, ecc. hanno una parte non solo rilevante, ma centrale. Persino la cortocircuitazione del pensiero astratto è operata in gran parte attraverso la parola. Non solo la parola, poi, ma anche l’immagine, il simbolo visivo, e il simbolo sonoro. 2) L’idea del silenzio come stèresi della parola, come privazione del logos (che il prologo giovanneo ci rivela essere “in principio”), è un’ingenuità e un autoinganno. Troppo spesso si gabella come intuizione mistica, silenzio della, e nella, realizzazione, ciò che è solo al di qua della comune esperienza verbale. Così come troppo spesso si spaccia per trascendimento della coscienza empirica ciò che è invece la sua semplice anestesia, un porsi al di qua di tale coscienza, invece che al di là. Chi persegue il Silenzio, chi lo incontra, chi vi dimora, non prova né avversione né timore di fronte al pensiero raziocinante e alla parola significante. Ed è questa la ragione per cui molti mistici, in ogni tempo e in ogni luogo, non hanno esitato a lasciarci vestigia verbali (spesso scritte, talora solo orali) della loro avventura nel Silenzio, fino a rasentare, in qualche caso, la loquacità. * P.S. Anche la maiuscola all’inizio di un vocabolo è, nella nostra lingua e nel nostro pensiero, un simbolo espresso in forma verbale, il quale dà luogo a un immediato, intuitivo, slittamento del concetto verso l’alto, verso cioè una dimensione che si pone come trascendente e trascendentale rispetto alla realtà ordinaria (così il λόγος giovanneo diventa per noi, e a pieno, pienissimo, diritto, Logos, Verbo, con la maiuscola). Abbia un cordiale saluto.

      • Il Matto ha detto:

        Sottoscrivo in toto.

        Solo una piccola aggiunta: alla liquidazione con alzata di spalle degli appassionati di cose orientali nei confronti del pensiero discorsivo, mi sembra faccia da contraltare il difetto opposto: il contare esclusivamente sul pensiero discorsivo e su ciò che è scritto, quasi che ciò che “discorre” possa impadronirsi di ciò che è fermo e resta, e la cristallizzazione dello scritto possa rispecchiare esaustivamente, mi permetta una … scivolata taoista, ciò che non può essere scritto (né detto).

        Un distinto saluto.

  • Il Matto ha detto:

    Ad Adriana,

    da uno che il Dojo vero ce l’ha.

    Dall’Oradegama (La teiera lavorata a sbalzo) del monaco Hakuin

    “Anch’io, da giovane, avevo frainteso la pratica, credendo che la Via di Buddha fosse la tranquillità della mente. Per questo detestavo le attività quotidiane e preferivo i luoghi tranquilli. Cercavo sempre posti isolati in cui praticavo lo zazen sterile.

    La cosa più importante è non fare preferenze tra l’aspetto quietistico della pratica, rappresentato dallo zazen, e il suo aspetto attivo insito nella vita quotidiana, non aggrappandosi quindi né all’uno né all’altro, ma continuando invece a dedicarsi assiduamente al proseguimento della pratica.

    Spesso sembra di non arrivare da nessuna parte con la pratica nel mezzo dell’attività, mentre la pratica quietistica sembra apportare risultati inaspettati, ma non è così. Infatti, le persone che si dedicano solo alla pratica quietistica non sono in grado di entrare nella pratica in movimento e di ottenere liberamente qualcosa.

    Quando capita loro di entrare nella sfera del movimento e nel comune mondo dell’attività, anche il potere insito in un risveglio ordinario sparisce senza lasciare tracce, anche la più piccola forza vitale si esaurisce, e loro rimarranno persone mediocri e inferiori. Le cose più insignificanti li faranno innervosire, una codardia inusuale affliggerà la loro mente e si comporteranno spesso in modo meschino e vile. Persone così a cosa si riferiscono quando dicono di avere realizzato qualcosa?

    Il maestro chan Dahui Zonggao disse che la pratica nel movimento è incommensurabilmente superiore alla pratica nella quiete. Boshan disse che non riuscire a portare a termine la pratica nell’attività, è paragonabile a uno che cerca di valicare la cima di una montagna molto ripida con un grosso peso sulle spalle.

    In questo modo non voglio dire che bisogna sbarazzarsi completamente della pratica quietistica e cercare un luogo di attività per praticare. A ogni modo, la cosa che ha più valore è una pura pratica del kōan non consapevole dei due aspetti di attività e quiete, e che non fa differenza tra essi.

    Per questo si dice: “un vero monaco che pratica cammina ma non è consapevole DI camminare, siede ma non è consapevole DI essere seduto”.

    In altri termini: Raccoglimento Silenzioso e magmatiche circostanze giornaliere (circo-stanze , che stanno intorno a un Centro): dov’è la differenza?

    Ciao.😊

    Enrico Nippo

    • Adriana 1 ha detto:

      Enrico,
      grazie a te. Ma qua è sempre più difficile per i singoli e per le famiglie educate a colpi di App….e molti fanno zazen sui binari del treno.

      • Il Matto ha detto:

        Lo spirito di conflitto e di confusione non riguarda solo la Chiesa. E’ uno spirito planetario che s’infiltra dappertutto ed insidia e contamina ogni cosa buona e bella (non in sé. ma nell’uomo). Diventa sempre più difficile crearsi un’oasi di ristoro interiore, e ancor più difficile mantenersela: ne so parecchio riguardo alla sopravvivenza della mia Scuola di Spada giapponese.

        Ma, come incita il motto nipponico: GAMAN TSUYOI! Ovvero: SOPPORTARE L’INSOPPORTABILE.

        A proposito: non è che capiti a Roma prima o poi? Te l’immagini che serata matta ti farei trascorrere nel mio Dojo di Spada, magari invitando anche Marco sensei che ci allieterebbe con qualche kata di karate?

        Il tutto, ovviamente, con una buona scorta di sakè!
        😂😂

  • KALLIXENOS ha detto:

    Ho l’impressione, caro Matto, che in merito a kū rischiamo che si incorra in un mezzo equivoco. Il raccoglimento silenzioso vi ha certamente a che fare, ma in via strumentale. Esprimendo la questione in termini familiari agli studiosi occidentali, potremmo dire che la nozione di kū va innanzi tutto posta in rapporto con quella di insostanzialità, che è poi il motivo per cui Miyamoto Musashi punta il dito contro “i pregiudizi dell’individualità” (anche se varrebbe la pena di riscontrare il passo sulla versione originale, per verificare l’esattezza della traduzione). * L’idea buddista alla base di tale nozione è che l’individuo, non solo quello umano ma qualsiasi entità sostanziale astrattemente isolata e separata dal nesso con ogni altra determinazione del tutto, sia un errore interpretativo dovuto all’ignoranza (non importa qui discutere se e in che misura questa concezione sia armonizzabile con quella cristiana e se i linguaggi dei due complessi dottrinali siano non dico compatibili, ma anche solo commensurabili). * Come lei certamente sa, il termine kū, il cui ideogramma sino-giapponese indica a un tempo lo spazio, il vuoto, il cielo e il quinto elemento, è la trasposizione cinese del concetto buddista indiano di “śūnyatā”, nozione ipercomplessa che in Occidente viene puntualmente fraintesa da molti in senso nichilista. * Per parlare in piena franchezza, buon Matto, non penso che sia una buona idea mettere in pista troppo disinvoltamente il povero kū, nemmeno con il buon proposito di istituire ponti tra scenari lontani o di mostrare che lontani non sono affatto. Come altre volte Le ho segnalato, il rischio è quello di creare fraintendimenti, attirando sciocche o ingiuste ostilità al pensiero orientale, senza con ciò recare beneficio al prossimo, salvo, nella migliore delle improbabili ipotesi, suscitare in qualcuno la curiosità di approfondire seriamente la questione (ma è poi così indispensabile che un cristiano cattolico lo faccia?). * Detto questo, capisco che il suo gesto sia dettato dal sincero entusiasmo di chi ha incontrato qualcosa di luminoso e voglia farne partecipi gli altri. Io però penso sempre a quale guazzabuglio di qui pro quo verrebbe fuori se in un forum di buddisti coreani o tailandesi postassi una citazione da Agostino o Tommaso relativa, per esempio, alla Trinità. Mi viene sempre in mente un caro amico indiano che quando gli parlavo del mistero dell’incarnazione di Cristo, rispondeva convinto: “Certo che un dio si può incarnare! Di casi così noi indù ne abbiamo un sacco!”… * Non so, provi a pensarci sopra. Le lascio intanto un cordiale saluto.

    • Il Matto ha detto:

      Debbo ammettere che il Suo intervento mi ha colpito molto positivamente. Trovo le sue osservazioni molto pertinenti. Mi vien da considerarle una faccia ben chiara della medaglia.

      La invito, però, a considerare anche l’altra faccia della medaglia, e cioè che esistono due tipi di fondamentalismo: il primo, che è chiuso rigidamente in se stesso e taccia tutti gli altri di infedeltà, eresia, apostasia e via dicendo; il secondo, ecumenico (non ecumenista!), al quale mi sento di appartenere, e che, senza rinnegare nulla della propria verità, guarda con interesse spirituale e culturale agli altri, ciò che non può non costituire un arricchimento e, forse, un’attenuazione del fondamentalismo del primo tipo, che molto facilmente scade in una sorta di farisaismo dal giudizio spietato nei confronti degli “infedeli”, con troppa disinvoltura ritenuti accoliti di Satana.

      Nel Vangelo di Matteo c’è un passo che, almeno per me, rappresenta un problema, cioè un pro-ballein, un’ostacolo posto davanti: “Col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati”.

      Queste parole del Cristo, sempre a mio avviso, sono ecumeniche (non ecumeniste) poiché universali, e perciò il “giudizio” e la “misura” non risiedono tanto nella loro corrispondenza ai precetti quanto allo stato del cuore (vuoto!) che trascende e vivifica qualsiasi autentica fede e quindi qualsiasi precetto.

      Per finire, in riferimento a tutto quanto sopra e a quanto Lei nota, non ritengo che un cristiano cattolico ben ferrato nella sua fede possa correre il rischio di “guazzabuglio”; piuttosto il rischio è che egli si ponga sul trono del giudizio (con il cuore pieno).

      Un sentito ringraziamento.

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    Più che Matto, è Stolto paragonare brodaglia Zen a S. Giovanni della Croce: qualsiasi similitudine ci si voglia vedere manca la luce di Cristo. A voler fare i Matti, meglio sempre ricordare che Quos Deus perdere vult, prius dementat.
    Le librerie “cattoliche” sono già piene di minestre riscaldate su meditazione zen e fede cristiana, yoga e cattolicesimo. Ben ha detto il prof. Albisetti che non si può praticare lo yoga senza aderire, in qualche modo, alla credenza nella reincarnazione.
    Questo articolo sta alla pratica cristiana come la Messa riformata sta alla Messa tridentina: stessi “effetti” di lungo termine sui fondamenti della fede.
    Il nostro Matto, anzi Stolto per restare alla simbologia “tarocca” che gli è cara, palesa compiacimento nel distillarci una saggezza, che crede di aver ottenuto con qualche lettura condita da meditazioni per svuotare il cervello (funzionano, in effetti) ed esercizi marzial-ginnici.
    Ma non scandalizza nessuno, fa solo l’effetto un po’ comico della Zanzara (quella televisiva).
    Per la meditazione mi permetto di suggerirgli un perfetto “koan” (altrimenti non capisce) dell’Imitazione di Cristo: “Dove sei, quando non sei presente a te stesso?”
    Agli altri segnalo un libro di un giapponese autenticamente cattolico che, ironia della Storia, oggi potrebbe insegnare la fede a noi europei catto-buddisti: Le Campane di Nagasaki.

    • Il Matto ha detto:

      Altro intervento di un Sano di Mente! 🤠

      Ma non ce n’era bisogno, dato che già nel mio stolto articolo avevo precisato che si trattava di qualcosa di
      aberrante per i Sani di Mente. 😊

      Ad ogni modo ringrazio FORUM per la conferma della mia stoltezza, nonché per qualche matto sorriso che mi ha suscitato per certe affermazioni assurde e un tantinello presuntuose che soltanto una Mente Sana può concepire🙏

      • Forum Coscienza Maschile ha detto:

        E io apprezzo l’umiltà di chi dà lezioni di sincretismo su un sito cattolico.
        In Vaticano la Pachamama, qui… il Matto.
        Sul vuoto (o ku) che insegna mi permetto anch’io una massima buddista: “Il Mondo [e forse anche il suo Principe] ha natura del Vuoto”.

        • Il Matto ha detto:

          Eh … Eh … non aggiunga fra parentesii ciò che non è nel testo e che è una sua illazione. Non è corretto!

          Piuttosto senta questa dal Sutra del Cuore:

          “La forma non è che vuoto, il vuoto non è che forma”.

          Non è intrigante? 🧐

          • D^S^ ha detto:

            Sarà intrigante ma mi dici cosa significa? Il vuoto un pò si è capito, ma cosa è la forma? E perché -non è che il vuoto-?

          • Il Matto ha detto:

            Domanda molto pertinente.

            Per intuirlo (non si può spiegarlo esaurientemente a parole) occorre realizzare il silenzio interiore. Occorre andare al di là di tutte le “forme”.

            Dialetticamente “forma” e “vuoto” sono inconciliabili.

          • Forum Coscienza Maschile ha detto:

            Prendo atto della sua opinione positiva sul mondo, in quanto vuoto.
            Lei sarebbe (o magari è) un buon cabalista, per la cabala (absit iniuria verbis) il nome più segreto di Dio è ayn, “nulla”.
            L’accento sul nulla e la negazione dell’io delle dottrine orientali sono condannate dalla Chiesa.
            Per quanto ci si sforzi, a seguire la vanità della saggezza degli uomini si finisce nel sincretismo.

          • CALLICRATE ha detto:

            La formula giapponese “shiki soku ze ku – ku soku ze shiki” viene in genere tradotta nel modo allegato dal Matto. “Shiki” viene quindi reso con “forma”. Questo può ingenerare un certo disorientamento, perché il termine italiano è relativamente indeterminato e può far pensare a una caterva di concetti, alcuni dei quali hanno con la nozione di “shiki” solo una labile attinenza. * Nel nostro linguaggio comune “forma” rimanda anzitutto a ciò che si vede, ciò che appare, il fenomeno, l’apparenza, ecc., mentre nel linguaggio della metafisica classica indica la sostanza prima, l’essenza intelligibile, l’εἶδος che appunto “informa” (per Platone trascendendole, per Aristotele essendovi immanente) le realtà sensibili: due nozioni pressoché opposte. * E nel pensiero buddista? Il bel carattere sino-giapponese che designa il concetto (色) ha il significato fondamentale di “colore”, il che indirizza immediatamente verso l’idea di un dato sensibilie, visibile, manifesto. L’ideogramma in questione intende porsi come traduzione del sanscrito “rūpa”, che indica anzitutto la “materia”, vale a dire ciò che ha massa ed è suscettibile di trasformazione. * La frase citata dal Matto intende quindi affermare che la realtà materiale, con tutto il suo corredo fenomenico, a partire dall’aspetto visibile, e tutto il suo intrinseco dinamismo, è insostanziale, mentre, per converso, l’insostanzialità è quanto vi sia di più concreto, immediato, plastico, visibile, dinamico, vitale. * Questo, semplificando non poco, il significato astratto della formula. E la sua concreta realizzazione? Be’ questa è un’altra faccenda: ma diciamo che avventurarsi in una terra sconosciuta potendo contare su una minima mappa di riferimento può risultare di qualche aiuto (a patto di non scambiare la mappa per la terra stessa, come del resto fanno molti cristiani muniti di potenzialmente assai utili mappe teologiche).

          • CALLICRATE ha detto:

            “L’accento sul nulla e la negazione dell’io delle dottrine orientali sono condannate dalla Chiesa.” * La condanna del nulla è determinata dall’equivoco per cui si identifica il “vuoto” con il μεδαμῆ ὅν, il nihil absolutum (il nulla del nichilismo, per intenderci). Ma il “vuoto” di cui parla la tradizione orientale è tutt’altro (quanto al singolo ha piuttosto a che vedere con il concetto e l’esperienza della κένωσις). * Circa l’io, è errato affermare che le dottrine orientali lo negano. Vi sono alcuni importanti sistemi sapienziali e religiosi indiani, per esempio, che gli conferiscono enorme rilievo. Il buddismo stesso, nella sua forma più rigorosa, non ne nega l’esistenza, ma la sostanzialità. Questione sulla quale bisognerebbe dibattere a lungo.

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    Dopo annose – immaginiamo – ricerche orientali lei ha TROVATO un PIENO che ha riempito il suo semivuoto “esistenziale” (cristiano).
    Poi, meditando, meditando con gli insegnamenti precristiani, ora sente l’impellenza di “svuotare” di nuovo la sua mente e il suo “cuore”.
    E che diamine: non è mai contento!
    Inoltre non è manco contento di noi solo-cristiani e perfino ci RIMPROVERA per non capire la sua “locura”. Spesso “dolcemente” IMPOSITIVO e pseudo-tollerante con chi non è d’accordo con lei.
    È comprensibile che lei avendo trovato la Via del Vero Percorso voglia “cristianamente” – per il nostro bene – “imbottigliarci” la Via Completa della Felicità.
    Purtroppo, però, mi dispiace farglielo notare, il suo straripante “citazionismo” non “convince” i cuori e anziché “svuotare” la mente la RIEMPIE di “frasi” fredde, gelide. Un Reader’s digest.
    Diciamo che per molti lettori sono “inutili”. Anzi irritano qualcuno.
    Sia contento dei suoi doni e con la sua saggezza oriental-cristiana comprenda che la quasi totalità dei sette miliardi di bipedi umani non ha avuto le sue specialissime doti, la possibilità di “abbeverarsi” in oriente e in occidente, di acculturarsi. Che ognuno è libero di scegliere i suoi pieni, i suoi vuoti o semivuoti finché la morte non lo separi da questo mondo.

    • Il Matto ha detto:

      1) Mi sembra di cogliere nel suo intervento un certo spiritello censorio, e così lo assecondo chiedendole: posso esprimere quel che sento di esprimere o devo sottoporlo prima alla sua supervisione?

      2) Non scrivo per “imbottigliare” chicchessia: scrivo perché … scrivo, nel più completo disinteresse del successo di ciò che scrivo, ed anzi se successo vi fosse comincerei a preoccuparmi.

      3) “Ci rimprovera”, “dolcemente IMPOSITIVO”, “pseudo-tollerante”: mi sa che chi “non è mai contento” è proprio lei.

      4) “frasi fredde, gelide … Diciamo che per molti lettori sono inutili. Anzi irritano qualcuno”: ma lei è proprio sicuro che i suoi commenti siano “utili” e non irritino nessuno?

      Un dolce IMPOSITIVO e irritante saluto.😅

  • Il Matto ha detto:

    “Differenti le nostre vie
    stessi capelli e barbe da vecchi
    mentre le parole uccidono la fede
    in primavera io metto fiori in un vecchio vaso funebre”.

    Kuan Hsiu, monaco-pittore-poeta della dottrina Zen (832-912).

    Non è sublime?

  • stefano raimondo ha detto:

    Grazie Enrico. Quanto da te riportato è molto bello. Nella mia ignoranza penso tuttavia che un residuo di IO occorra, dato che bisogna “accorgersi…”, “assumere…”, e chi altri deve fare questo se non l’IO?

    PS – Pensavo di cambiare l’indirizzo e-mail invece l’indirizzo è sempre il solito, scrivimi quando ti pare (per me è un periodo convulso, non ho potuto approfondire la tematica della meditazione di cui parlammo, in compenso mi sono “buttato” nei Vespri in latino a cura dell’ICRSS).

    • Il Matto ha detto:

      Ti risento con molto piacere, Stefano.

      La tua osservazione è molto appropriata.

      Tu dici: CHI “si accorge” o “assume” se non l’IO?

      Personalmente la metto così: c’è un Io superiore, trascendente (o, se vuoi, Anima), che è quello che vede, ascolta e via dicendo; e c’è un’io empirico, cioè fittizio, che si mette di mezzo e vuol “gestire” lui la faccenda, ovviamente compiendo disastri.

      E’ quindi l’io empirico, e chiassoso oltre misura, che dev’essere … fatto fuori col Raccoglimento Silenzioso, cosa che, te lo posso assicurare, non gradisce affatto.

      Per l’io empirico (o piccolo io) il Silenzio è una spada rovente che lo fa saltare da tutte le parti, pur di sopravvivere.

      Etc. etc. etc.

      Hai fatto benissimo a “buttarti” nei vespri in latino dell’ICRSS.

      Ciao.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    In confronto alla Legge, ai Libri Sapienziali e Profetici, ai Quattro Evangeli e a tutta la Libristica del Nuovo testamento alla Patristica e alla Scolastica sta brodaglia nirvanistica è all’altezza dell’erba in un campo di calcio.
    Se si corre il rischio che una semplice curiosità culturale diventi verità dottrinale è meglio rimanere ignoranti.

    • Il Matto ha detto:

      “Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente. Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente. Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente”.

      Anche san Giovanni della Croce era un “nirvanista”?

      Ciao e ben trovato.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Non voler essere niente vuol forse dire essere vuoti dentro? O non vuol semplicemente dire: non credersi degli uomini super, dei sapientoni, dei maestri di vita dei padreterni?

        • Il Matto ha detto:

          Carissimo SE,

          permettimi di essere un pochino impertinente:

          io e te siamo inconciliabili.

          In ogni caso, nessuno ti vieta di andare per il tuo sentiero, perciò lascia che altri, in questo caso il Matto, vada per il suo.

          Non è vero che “le vie del Signore sono infinite”?

          Chi può presumere di essere senza ombra di dubbio sul sentiero giusto mentre tutti gli altri sentieri portano fuori strada?

          Il simbolo della montagna è chiarissimo: la cima è una, ma i sentieri che vi conducono sono diversi.

          E non credo di offenderti se ti ricordo che non sei Dio, quindi non sai quante e quali sono le Sue vie.

          Ti prego, quindi, di esprimere le tue perplessità e i tuoi dissensi in maniera meno sarcastica e dispregiativa (ricordi il tuo commento sprezzante a proposito di SUMIKIRI? Evocasti addirittura “quel paese” nei miei confronti, la qual cosa non olezza certo di signorilità).

          Sempre cordialmente.

          • stilumcuriale emerito ha detto:

            Quello che tu dici essere il mio sentiero non è altro che il sentiero di un battezzato, cresimato, preparato a ricevere l’Eucaristia e gli altri rimanenti Sacramenti fino alla, quando il Signore vorrà , Unzione degli Infermi. Non ho altre pretese, dal punto di vista della Fede. Dal punto di vista della scienza e della conoscenza qualche pretesa ce l’ho, anche se sui miei titoli ho mantenuto per quanto possibile e continuo volutamente a mantenere il massimo riserbo.

          • Il Matto ha detto:

            Nulla da eccepire, naturalmente.

            Anch’io sono battezzato, cresimato ed entusiasta della Messa Tridentina, specialmente quella solenne, che trovo di un splendore inaudito, un vero e proprio nutrimento di Luce per l’anima.

            Ma le vie del Signore restano infinite anche nel Cattolicesimo.

            Buona serata.

  • Acido Prussico ha detto:

    Dopo un “normale” raccoglimento uno/una ha “nuove consapevolezze” e si accorge che è un “vuoto a perdere”.
    Video-trailer ufficiale per “aiutare” i sani inconsapevoli.

    • Il Matto ha detto:

      “Vuoto a perdere” se non esistesse la Luce che lo riempie.

      Ma perché la Luce entri, il vuoto deve essere integrale, puro, senza residui di “io” e “mio”.

      Ora, l’eliminare ogni traccia di “io” e “mio” è la Disciplina animico-corporea necessaria.

      Grazie per l’interessante contributo.

  • Il Matto ha detto:

    Marco carissimo,

    mi sa che di libri gagliardi apprezzati da entrambi ce ne sono parecchi! ✋😊

  • Don Pietro Paolo ha detto:

    Io non faccio di “ku” la mia via, perché il “ku” non può essere mai una via e quindi non potrebbe che condurre al nulla…la mia via e’ una Persona, Gesù Cristo, l’unica Via che conduce a Dio, che non è nulla. Semmai faccio in me Ku, nello spirito di S. Giovanni della Croce, perché lo Spirito di Colui che e’ la Via mi riempia e mi guidi.

  • San cesario d'Arles ha detto:

    Dalla VITA PERFETTA
    ovvero istruzioni alle monache.
    Quando si siede a mensa, si osservi il silenzio e si presti attenzione alla lettura.
    Parlando molto non potrai evitare il peccato. Per questo dovete parlare esclusivamente di quanto attiene all’edificazione o al profitto dell’anima.

    • Il Matto ha detto:

      Eccezionale!

      “Parlare esclusivamente di quanto attiene all’edificazione o al profitto dell’anima”.

      Grazie per il prezioso contributo.

      • Adriana 1 ha detto:

        Già, bellissimo! Ma qua ci vuole un convento ( vero) o un dojo (altrettanto Vero) per riuscire a distaccare l’anima dalla placenta della materialità. E niente call-center, niente pubblicità occulta o palese, niente costrizioni governative, niente narrazioni pol-cor che ci perseguitano quotidianamente inserendo nei nostri cervelli deleterie egregore che siamo obbligati ad amplificare.