Benedetto XVI e la Declaratio: Che Cosa Significa il Termine “Vacet”…

28 Agosto 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo, ringraziandone di cuore gli autori, questo interessante contributo che ben si inserisce nella discussione in corso ormai da tempo, grazie soprattutto al collega Andrea Cionci, di Libero, sulla situazione canonica di Benedetto XVI. Buona lettura e riflessione.

§§§

 

 

(Il presente articolo è a cura del Sodalitium Equitum Deiparae Miseris Succurrentis)

 

  VACANTIA: sul significato del termine “VACET” nella “Declaratio” di papa Benedetto XVI.

 

Non è certo recente l’interesse che strati qualificati della cultura e di opinione pubblica hanno riservato al ‘dossier Bergoglio’, ovvero all’intera traiettoria della sua attività, a partire dall’elezione nel lontano 2013, in ragione di iniziative ed esternazioni di cui non si sentiva, in area cattolica, il bisogno, mentre se ne avvertiva spesso l’imbarazzo e il clamore crescente.

Nell’ultimo anno, al di là delle sesquipedali iniziative in fatto di liturgia (Pachamama compresa) e, da ultimo, di interpretazione della legge mosaica (altri roghi estivi), il mondo cattolico sembra risvegliarsi dal coma-covid indotto, dapprima per le inoppugnabili osservazioni di un latinista della taglia di fra’ Alexis Brugnolo, poi per il rincalzo giuridico fornito dal libro “Benedetto XVI: papa emerito?”, col quale l’Autrice, l’avvocatessa Estefania Acosta, sul filo del diritto canonico dimostra che non poteva parlarsi di abdicazione di Benedetto XVI in quanto la dichiarazione del papa tedesco recava la rinuncia al Ministerium – come dire: l’ufficio amministrativo – ma non al Munus, elemento carismatico del vicariato. L’originale e rigoroso studio veniva poi confermato e sostenuto dal giurista Antonio Sànchez, docente dell’Università di Siviglia e, verrebbe da inferire, confermato anche dal galattico silenzio vaticano.

Al rumore che tale notizia ha comunque prodotto – pure quel silenzio fa baccano – si aggiunge ora la notizia che un team di professori[1] ha approfondito lo studio della ‘strana’ (per sequenze di improbabili errori) DECLARATIO di Benedetto XVI, giungendo alla convinzione che, in sede di storia linguistica, il significato della voce latina VACET(congiuntivo presente del verbo VACARE) in quel documento deve essere interpretato nel senso non di una rinuncia del Pontefice al Suo mandato, ma come dichiarazione di “SEDE IMPEDITA”, sia pure espressa in un linguaggio capzioso e allusivo.

Gli studiosi sono giunti a siffatta interpretazione risalendo al significato proprio ed originale del latino VACARE, da intendere come “esser vuoto, esser libero”, in genere riferito a una carica o ufficio che è, o si è reso, libero, ‘vuoto’, e perciò detto di un potere non più operativo.

Dall’“essere vuoto” si perviene alla nozione di “SEDE IMPEDITA in virtù di una rigorosa ricostruzione storico-biografica, messa a punto dai medesimi studiosi, sulla fattuale situazione in cui Benedetto XVI si venne a trovare, trafitto da scandali e accuse infamanti, mentre nel tempo venivano a luce dubbi sull’elezione di Bergoglio e, contestualmente, emergevano presso altri professionisti acute osservazioni sul testo della DECLARATIO.

Ad avallare codesta nuova linea interpretativa e il clamoroso risultato oggi raggiunto da quel team, che mette una parola ultimativa sulla vexata quaestio imperniata su rinuncia vera o fittizia e, nella scia, chi sia il vero papa e chi il facente funzione (parziale), non sarà inutile  introdurre una convalida di quella lettura attraverso alcune testimonianze dantesche, sapendo peraltro che il verbo VACARE è un latinismo introdotto da Dante nella lingua volgare con forte continuità semantica, come emerge dall’uso che il Poeta ne fa sia nelle sue opere latine che nella Commedia, dove appare quattro volte.

Fatto presente che – in ciascun caso – se ne conferma il preciso uso dantesco all’interno della detta area semantica, i luoghi che meglio si propongono, per evidenze analogiche, con le circostanze della DECLARATIO,muovono dal XXVII e dal XVI del Paradiso (rispettivamente versi 22/24 e 112/114):

Quelli che usurpa in terra il luogo mio,

il luogo mio, il luogo mio, che VACA

nella presenza del Figliuol di Dio…

 

Dall’ottavo Cielo s. Pietro lancia una sanguinosa invettiva, con obiettivo specifico Bonifacio VIII, per la quale detto papa viene informato con parole di fuoco dal Primo Vicario che “il luogo mio”, il soglio di Pietro, è “vuoto” agl’occhi del Figlio Dio, in quanto quel papa si è auto-destituito per indegnità. Balza agl’occhi la forte simmetria tra le due situazioni: da una parte c’è la completa ASSENZA – agl’occhi di Dio – di un Ufficio (in realtà: dell’intero vicariato di Christus Sacerdos) conseguente ad un’involontaria auto-destituzione per colpa grave; dall’altra, l’ASSENZA viene agita come effetto di un’auto-destituzione – volontaria sì, ma sub cultro – estorta attraverso il forzato impedimento del libero esercizio dell’Ufficio (nella fattispecie, del Ministerium: si ricordi in tal senso anche il paralizzante blocco dei movimenti finanziari inflitto al Vaticano). E ancora: nel primo caso, per l’infernale devianza di un papa; nel secondo, per l’infernale pressione, anche curiale, SUL papa.

In ambedue le contingenze, il valore da attribuire a quel verbo è limpido.

L’altra occorrenza offerta da Dante, forse ancora più diretta della prima, ci proietta nel marziale quinto Cielo, nel quale il trisavolo del Poeta, Cacciaguida, nel ricordare al nipote le virtù civili in cui l’antica Fiorenza fioriva, si (e ci) regala un rasoiata contro le più recenti cattive abitudini dei nuovi chierici del vescovado cittadino (Pd.XVI, 112 / 114):

Così facieno i padri di coloro

che, sempre che la vostra chiesa vaca,

si fanno grassi stando a consistoro.

Chiarito che con “i padri” Cacciaguida allude alla generazione del suo tempo e alla di lei correttezza (l’antica abstinentia), e che con “coloro” indica i figli e nipoti degeneri, ne viene che in ASSENZA  del vescovo legittimo, si costituisce pro tempore in quella città un consesso di ecclesiastici assai più versati nel bene privato che in quello pubblico: in quell’ASSENZA, che bene in italiano si dice vacanza, si compendia quel vuoto di potere….mal vicariato, e perciò sanzionato.

Alla luce di tali evidenze, il cui valore risiede nel fatto che ci troviamo in presenza, come sopra osservato, del primo ingresso nella nostra lingua di un termine che mantiene inalterato significante e significato in ambedue le aree, trova conferma la rigorosa ricostruzione eseguita dagli studiosi, autori della brillante ricerca.

PROF. ALESSANDRO SCALI

Docente (ora a riposo) nei licei, formatosi a Roma al S. Maria e poi alla scuola di Paratore, Pagliaro, Brelich. Ha riversato il suo impegno nell’insegnamento e, contestualmente, nello studio della Tradizione, avendo come vettore (o “spirito guida”) Dante, cui ha intitolato il suo libro ‘Dante, pietra d’inciampo, Ed. Il Cinabro, Catania 2008’. Ha curato e commentato l’edizione degli scritti sull’Alighieri, di Guido de Giorgio, dal titolo ‘Studi danteschi’, pubblicato nel 2017 sempre per i tipi de ‘Il Cinabro’.

Ha collaborato con diverse riviste volte al recupero e all’approfondimento dei valori etici e spirituali inerenti la Tradizione.

E’ componente del Sodalitium Equitum Deiparae Miseris Succurrentis

 

[1]Per correttezza: Gianluca Arca, Alexis Brugnoli (fra’), Giorgio Piras, Francesco Ursini, Matteo Corrias.

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18 commenti

  • Gabriela Danieli ha detto:

    Carissima Maria Grazia, mi permetta di dirle che non è assolutamente vero che il LEGITTIMO PAPA BENEDETTO XVI NON HA MAI DICHIARATO UFFICIALMENTE CHI È IL LEGITTIMO PAPA.
    La esorto caldamente ad ascoltare con attenzione la SUA ULTIMA DICHIARAZIONE UFFICIALE del 27 Febbraio 2013 (almeno dal min. 12 https://youtu.be/dLiGTk3YunY)❗️
    Non quelle dei numerosi commentatori scismatici che militano nella cattedra iniqua di Bergoglio contro quella LEGITTIMA DI PIETRO.
    E poi le chiedo cortesemente di rispondere con un SI o con un NO a queste tre domande:

    1️⃣ È DOGMA DI FEDE che appartiene a CRISTO (e non agli uomini), il COMPITO di stabilire il Suo Vicario a cui CONFERIRE IL MINISTERO INFALLIBILE DI PIETRO?
    SI o NO?

    2️⃣ Papa Benedetto XVI ha REVOCATO IL MINISTERO PETRINO datogli da Cristo SI o NO?

    3️⃣ Dunque, se papa Benedetto XVI HA DICHIARATO UFFICIALMENTE DI NON AVER REVOCATO il MINISTERO PETRINO, è ancora lui l’unico papa legittimo detentore del MUNUS PETRINO SI o NO?

    https://youtu.be/dLiGTk3YunY

    Attendo con ansia una sua cortese risposta.
    Grazie di cuore.

  • Quasi umano ha detto:

    ”Vacet” vel ”De lana caprina”.

  • alessandro ds ha detto:

    Certo fare dei paragoni su come usasse il verbo vacare Dante Alighieri per legittimare una interpretazione fatta nell’era moderna….. Non so se ridere O piangere.
    Lo sanno anche I Sassi che il Latino nei secoli ha avuto diverse evolution, gli stessi insegnanti di Latino, fanno del le vere e proprie classificazioni di periodi.
    Il Latino di oggi non e’ il Latino di 2000-1000-500 anni fa.
    Bisogna vedere oggi, ai giorni nostri, cosa significa la frase.

  • Carlo ha detto:

    Scusate, ma mi sembra ridicolo che ancora, dopo 8 anni, si possa discutere la ovvia invalidità della rinuncia di Benedetto Xvi.
    Zzzzzzzz

  • Maria Grazia ha detto:

    E’ dal 2013 che ci chiediamo, con insistenza, le ragioni delle dimissioni di Benedetto XVI. Si sono susseguite, negli anni, da parte di teologi, giornalisti, latinisti, canonisti e di vari esperti in materia, analisi meticolose sul significato del “vacet” del “ministerium” e del “munus” senza approdare alle intenzioni reali che hanno spinto il Papa a compiere tale insolito ed imprevisto gesto. Nonostante tutte le sollecitazioni interne ed esterne Benedetto XVI si ostina a non parlare. Finchè lui non si decide a chiarire pienamente le ragioni del suo passo indietro e della sua posizione attuale, le nostre rimarranno sempre ipotesi, più o meno plausibili, ma sempre ipotesi. Non capisco cosa spinga Papa Ratzinger a persistere nel suo abituale silenzio: ormai ha superato da tempo la soglia dei 94 anni, è circondato dalla stima di molti cattolici: in una Chiesa così disastrata, quale scandalo ha ancora paura di sollevare?

    • Enrico Nippo ha detto:

      Osservazioni ineccepibili.

      Le ipotesi servono solo a riempire pagine e pagine inutili.

      • miserere mei ha detto:

        Ha detto che un sempre è per sempre.
        Ha detto che il papa è uno solo.
        E che non c’era altro vestito oltre quello che indossa.
        E di aver molto pregato prima di lasciare il ministero.
        Sa quello che dice, sa quello che fa, perché e per Chi.
        Il problema del suo silenzio con noi è solo nostro.
        Il suo silenzio davanti a Dio è preghiera per noi.
        Il tempo passa e stanno succedendo molte cose.
        Ciò che non avrebbe mai rimosso, affiora da solo.
        Il facente funzioni ha tolto la maschera della chiesa 2.0
        Che Dio ce lo conservi, per il tempo necessario.
        Poi “coloro a cui compete” convocheranno il Conclave.
        Benedetto XVI è in uno stato di eccezione, una novità.
        Mica può spiegar tutto: si fida di Dio, non degli uomini.
        La Chiesa di chi è? Benedetto XVI sa che non è sua.
        Altri uomini pensano invece di possederla e usarla.
        Benedetto XVI c’è ed è ancora papa. Nell’eccezione.

    • Armòdio ha detto:

      Ben detto, Maria Grazia! Il discernimento de lana caprina non serve a un benedetto fico di nulla! La questione si può risolvere solo con una presa di coscienza concernente I FRUTTI dell’albero, perché Qualcuno ci insegnò che la natura della pianta si riconosce dai frutti che questa produce. I frutti del pontificato di Ratzinger quali sono? E quelli del “pontificato” di Bergoglio? Io la mia risposta l’ho trovata da tempo, ed è per me talmente chiara che per manifestarla è sufficiente il segnettino grafico delle virgolette. Ciascuno trovi la sua.

    • ex : ha detto:

      «Non capisco cosa spinga Papa Ratzinger a persistere nel suo abituale silenzio».

      Non è un bambino che fa i capricci, o i dispetti. E sono certo che non è nemmeno un vile, come alcuni alludono.
      Il motivo dev’essere molto grave.

      • Maria Grazia ha detto:

        @EX – Senz’altro il motivo è grave, però ormai sono passati 8 anni dalla famosa declaratio: i problemi esistono per essere risolti e non per essere trascinati e cristallizzati nel tempo, soprattutto se l’abbandono del soglio di Pietro non è solo un fatto personale ma collettivo in quanto riguarda tutto il mondo cattolico.
        Abbiamo ( di fatto) due papi, tutti e due eletti tramite conclave e presentati, in successione temporale, come legittimi. Nel mondo cattolico c’è chi riconosce Ratzinger come Papa attuale e chi invece Francesco. Alla domanda fatta a Benedetto ( perchè fosse orientativa per i fedeli) sul motivo per cui, non essendo più papa continuasse a portare la tunica pontificia, la risposta è stata evasiva e non pertinente. Presto, per ragioni anagrafiche, Ratzinger ci lascerà.
        Perchè deve abbandonare i fedeli in questa situazione di ininterrotta confusione mentre il Signore, nel Vangelo, ci raccomanda ” Il vostro parlare sia: sì, sì – no,no”?

  • Marco Matteucci ha detto:

    “Basta cercare, basta sbagliare, e si finisce per trovare, si tratta di andare per eliminazione».”
    (L’innominabile, Samuel Beckett)

    • Marco Matteucci ha detto:

      PREFAZIONE DI GABRIELE FRASCA

      “Il libro, scritto in francese nel 1949, subito dopo Aspettando Godot, L’innominabile è il testo che conclude la trilogia iniziata con Molloy e proseguita con Malone muore. Il monologo su cui è costruito muta però radicalmente rispetto ai due romanzi precedenti, influenzato proprio dalla scrittura teatrale, fisica, orale, che Beckett aveva iniziato a sperimentare. Il protagonista, immobile in un corridoio nell’ombra, parla tra sé e sé, è pura voce: non la trascrizione «finto parlata» di un narratore che scrive la sua storia. La voce racconta brandelli di vicende di vari personaggi ma si intuisce che si tratta dello stesso personaggio con nomi diversi. Chi è questo personaggio? Meglio sarebbe dire: chi siamo? Il capolavoro di Beckett rappresenta proprio il superamento dell’identità coinvolgendo il lettore-ascoltatore come forse nessun altro libro ha mai fatto.

      Si tratta di ripetere ad arte e replicare infine alla seconda potenza l’ingresso di ciascuno di noi da straniero nel linguaggio, ma solo per esserne espulsi, secondo la parabola già tracciata col suo tedesco da Kafka, che non a caso chiamò i suoi personaggi romanzeschi solo K., cosí come Beckett, finita la stagione dei Murphy, Molloy e altri Malone, anzi M-alone, li avrebbe volentieri chiamati solo M (con o senza punto). Come tocca difatti per ben sette pagine nel manoscritto dell’Innommable a colui che diverrà infine Mahood. La questione è seria perché, esaurita la girandola di nomi con cui la borghesia si è dissolta nel presunto sistema a classe unica della guerra e dei totalitarismi, a voler trovare ancora un senso al sistema uno-a-uno su cui si basa la narrazione letteraria, a fronte della ricezione collettiva con cui s’impose quella audiovisiva, si tratta di stanare dal personaggio il lettore, e viceversa, e non d’intrappolarlo in qualcosa che lo estranei per l’ennesima volta alla sua stessa estraneità. E se per davvero occorre mettere l’uno sull’altro, o l’uno contro l’altro, Joyce, Proust e Kafka per poter comprendere la svolta epocale compiuta da Beckett non con Molloy e Malone muore, ma proprio con l’opera che avete fra le mani, siate però sicuri che per poter essere l’Innominabile, cosí come a ciascuno di noi viene richiesto, non occorre nient’altro che la disponibilità a rimanere una volta per tutte quello che siamo nell’atto stesso di leggere questo libro. Nessun’opera, siatene certi, vi chiederà di meno per darvi di piú.

  • Enrico Nippo ha detto:

    “… come dichiarazione di “SEDE IMPEDITA”, sia pure espressa in un linguaggio capzioso e allusivo”.

    ” … il clamoroso risultato oggi raggiunto da quel team, che mette una parola ultimativa sulla vexata quaestio”.

    Pur nell’apprezzamento della dotta “nuova linea interpretativa”, resta difficile conciliarla con “un linguaggio capzioso e allusivo” e considerarla addirittura come “ultimativa”.

    Il “linguaggio capzioso e allusivo”, inoltre, è l’ultima cosa che dovrebbe essere impiegata quando si tratta di questioni ufficiali e di importanza estrema come quella dei Successori di Pietro, e che, indubbiamente, costituisce un motivo di grande confusione.

    La vexta quaestio resta un nodo Gordio che non può essere sciolto a forza di ragionamenti bensì soltanto tagliato. E una spada capace di ciò non può essere che una Spada sacra.

    Forse c’è bisogno del “ritorno” di Excalibur?

    • Armòdio ha detto:

      Bravissimo, Enrico Nippo! Sono ormai anni che questo e quello saltan su a sciorinarci il loro inutile compituccio di bizantinismo canonico. Mi rendo conto che questa sciagurata attitudine è inveterata nel mondo cattolico, e particolarmente in ambito tradizionalista, ma per questa via non si caverà mai un ragno dal buco. La strada da seguire è un’altra, e cioè quella che Lei, generosamente, suggerisce.

      • Don Pietro Paolo ha detto:

        Tutte queste mirabolanti congetture, che non hanno niente a che vedere con la Parola di Dio e che sono ipotesi interpretative fallaci del Diritto Canonico e di forzata filologia, non possono che essere ispirate dall’infernale nemico. L’albero si vede dai frutti: per attaccare il papa regnante, gettano discredito sul papa emerito e portano confusione nel cuore di tanti semplici fedeli sconcertati da tali dicerie palesemente dannose alla Santa Chiesa… la Chiesa e’ per certi aspetti anche spirituale e Non si può trattare o argomentare su di essa come se fosse un’azienda o una struttura umana qualunque. Il Diritto canonico, necessario per il buon andamento, non è il fondamento della Chiesa. Fare di papa Benedetto un essere infallibile anche nell’arte dell’esprimersi in latino o nella conoscenza della storia della Chiesa o … di altre discipline mi sembra troppo… E’ un uomo e come tale sbaglierà anche lui. Il renderlo subdolo negli atteggiamenti per arrivare ai suoi fini (quali poi?) , caparbio nel silenzio di “verità, scaltro nelle scelte che penalizzano la Sposa di Cristo lo fanno più un emissario collaboratore dell’inferno che un servo di Dio e QUESTO IL PAPA EMERITO, CHE È UN SANTO UOMO, NON LO MERITA. Faccio appello a tutti i figli fedeli della Chiesa, se l’amano veramente, a non prestare orecchio a tali fandonie. Ho potuto constatare il danno che tali notizie, degne di romanzi fantastici, stanno provocando in alcuni dei miei parrocchiani più semplici. Piuttosto si aumenti la preghiera perché il Signore salvaguardi e difenda la sua Chiesa da attacchi come questi, e da qualunque altro. Venga in aiuto nostro la Beata Vergine Maria, nostra Madre e Signora

  • Giuseppe ha detto:

    Anche qui, del libro di don Minutella, Pietro dove sei?, nessun cenno! È onesto?

  • Roberto Donati ha detto:

    Il 21 dicembre 2012 a me fu detto da persona vicina a Monsignor Ganswein: “Ormai non gli permettono più di governare”. Per questo l’11 febbraio 2013 ritenni fosse avvenuto un colpo di stato. E una rinuncia non libera come può essere valida?