L’Abate Faria si Chiede: ma perché tutto Questo Potere a José Carballo?

13 Agosto 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, dopo un lungo periodo di silenzio mi ha scritto l’Abate Faria, che ha saputo che il Motu Proprio Traditionis Custodes fra le altre cose passa il settore delle celebrazioni Vetus Ordo alla Congregazione per la Vita Religiosa. Cioè nelle mani del frate francescano José Rodriguez Carballo, già numero uno dei francescani (sotto la sua gestione c’è stato un crack finanziario epocale…) ma uomo di totale appartenenza al Pontefice. Ecco che cosa ne pensa…

§§§

 

La cifra di questo pontificato è sempre più evidente: siamo di fronte ad una dittatura, ad un colpo di mano.

Ma il potere del papa è sempre stato quello di un monarca, potrebbe obiettare qualcuno.

Non è così: il papa non è il proprietario della Chiesa, non è Cristo, ma il Vicario di Cristo. E’ come se il re fosse in un viaggio e avesse affidato il suo regno ad un vicario. Con potere monarchico, certo, ma con limiti ben chiari. La Costituzione, se così vogliamo dire, è il Vangelo, e, insieme ad esso, la Tradizione. Ogni papa è vincolato al Vangelo e al Deposito della fede. Inoltre è circondato dai cardinali, che lo hanno eletto, e che dovrebbero essere per lui consiglieri, come lo fu per esempio San Paolo per San Pietro. C’è infine il codice di diritto canonico, che assicura equità per tutti. Infine un ruolo, che non staremo qui ad analizzare, lo ha anche il popolo dei fedeli, dei battezzati. La Chiesa non ha dunque nulla a che vedere con le varie forme di assolutismo autocratico che si sono realizzate nella storia.

Ebbene oggi cosa accade? Il Vangelo, la Tradizione, i cardinali, il diritto canonico, il popolo di Dio, sempre più distaccato e disamorato, hanno perso ogni ruolo. Tutto cala dall’alto di una sola persona, che utilizza tutto il potere possibile, coperta dai media laicisti, che ne hanno costruito un vero e proprio “culto della personalità” come ai tempi di Stalin.

Trasformata la Chiesa in una dittatura, il Vicario di Cristo in Dio stesso, tutto viene di conseguenza: la grandi e piccole purghe, le notti dei lunghi coltelli, i sinodi comandati a bacchetta…

Oggi nella Chiesa regna il terrore, perché mentre si celebra la misericordia, tutti possono cadere sotto l’autorità dispotica: molti vescovi si comportano ormai come il loro superiore, facendo ciò che vogliono, a livello dottrinale e pastorale, senza alcun freno.

Chi dissente troverà sempre una ghigliottina pronta a decapitarlo!

Facciamo un esempio concreto: l’ultimo documento sulla messa in latino! Un altro: la soppressione dei Francescani dell’immacolata.

Cosa accade in queste due circostanze? Che il capo si serve di sicari, in questi casi il cardinale Braz de Aviz e il suo segretario,  José Rodríguez Carballo (a cui sono stati affidati,  dal punto di vista gestionale e amministrativo!, gli istituti e i monasteri di rito tradzionale)

Perché di loro? leggete cosa scrive La Nuova Bussola quotidiana di ieri (in italiano: https://lanuovabq.it/it/gli-8-anni-di-calvario-dei-francescani-dellimmacolata; in spagnolo: https://brujulacotidiana.com/es/los-8-anos-del-calvario-de-los-franciscanos-de-la-inmaculada).

Perché secondo voi è stato scelto proprio Carballo, per azionare la ghigliottina?

Forse perché è un uomo ricattabile, e perciò non libero? Viene spontaneo pensarlo… I dittatori hanno bisogno di uomini non liberi, per far fare a loro i lavori sporchi. Hitler, per esempio, aveva un dossier su tutti i gerarchi nazisti: in modo da poterli controllare, utilizzare, bloccare a piacimento.

Vi sembra troppo? E allora chiediamoci perché affidare tanto potere proprio a Carballo? Perché chiamare in Vaticano Mons. Zanchetta? Perché quel rapporto speciale con mons. Ricca? Perché servirsi per anni del cardinal Becciu? Perché rapporti tanto ambigui, per lungo tempo, con cardinali come Wuerl e McCarrick?

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19 commenti

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Una nota di…colore e leggerezza, per spezzare il clima di quest’agosto particolarmente …rovente
    https://www.ow2.rassegnestampa.it/Ucei/Viewer.aspx?Date=Today&ID=2021081349310551

  • Virro ha detto:

    Caro Abate Faria non dimentichi:
    la LEGGE DI RISONANZA (o legge dell’Universo) non attira ciò
    che vuole, o che preferisce, MA QUELLO CHE SI E’

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    Sono un furbo e se voi volete avere la pace religiosa spirituale e corporale fate come me.

    § Per la vita terrena.

    ° Frequento la messa di Paolo VI.
    ° Seguo lo spirito del CV Secondo.
    ° MI attengo alle Omelie e Encicliche dell’Ultima Ora. Per queste Pastorali, in particolare mi comporto così:
    – Ecologia: “Discrimino” la plastica, il vetro, la carta e l’umido.
    – Solidarietà: Verso l’Obolo di SanPietro e random un extra a Caritas.
    – Accoglienza: Manifesto simpatia verso i biondini del terzo piano (ma su questo devo essere cauto perché mia moglie è gelosa).
    – Obblighi morali: ogni tre mesi partecipo alla campagna di vaccinazione anti-covid.
    – Come penitenza corporale ogni settimana ascolto e vedo Vatinan Media.

    Su questo comportamento del quaggiú cerco di essere “scrupoloso” perché nelle confessioni non sempre vengo assolto facilmente e “gratis et amore Dei”.

    § Per la vita ultra-terrena. Per il post-mortem, invece, osservo il decalogo di Mosè e i canoni del Concilio tridentino. La considero un’Assicurazione anti-rischi. Non si sa mai.


    N.B.
    Confesso che questa non è una mia invenzione. Me l’ha suggerita il mio parroco che mi ripete quello che gli scrive il suo Vescovo: che nella Chiesa c’è “continuità” e che bisogna sempre osservare la modalità del “et-et”.

    • DON PAOLO PIETRO ha detto:

      In conformità con l’imminente enciclica ‘Adsecuti viam Marranorum’. Io e i miei parrocchiani osserviamo da anni una condotta simile. Ogni tanto, ad esempio, andiamo in qualche blog di cattolici tradizionali, alziamo la gambina e marchiamo il territorio, così il nostro vescovo è contento. Poi, nottetempo, facciamo penitenza cingendo un cilicio di pelo scrofizio.

      • alessio ha detto:

        che orrore la tua comunità di
        rinnegati !
        Ridete ora , ma poi piangerete ,
        come dice il Vangelo ; voglio
        proprio vedere in quale anfratto
        vi andrete a nascondere.

      • Antonio Cafazzo ha detto:

        Lettori di questo blog ultra-tradizionalista che “ogni tanto” attira come un night club i santi Pastori e li inorridisce.
        Notate anche voi che – nei suoi commenti – al don P.P. mancano gli 11 frutti dello Spirito Santo (la carità o amore, la gioia, la pace, la pazienza, la benevolenza o gentilezza, la bontà, la longanimità o grandezza d’animo, la mitezza o dolcezza, la fede, la modestia, la continenza o auto-controllo)?
        A me sembra così. Sono invece sicuro che ha il 12° frutto (castità) perché è notorio che la penitenza con il “cilicio di pelo scrofizio” procura questo 12° frutto.
        Tempo fa, inoltre, altri fecero notare che il don è deboluccio con il congiuntivo. Oggi, invece, io noto che lo è anche in italiano e nella cognizione del tempo.
        Noto che prima scrive “In conformità dell’imminente enciclica..” e poco dopo scrive “… io ed i miei parrocchiani da anni osserviamo…”.
        Bilocazione temporale?
        Lui e i suoi “da anni osservano..” le “encicliche” future (imminenti)?

        Ho anche cercato invano nei dizionari il termine “scrofizio”. Ma si sa, la lingua è come la Chiesa: evolve e quindi sarà “imminente” l’inserimento di questa elegante parola nei dizionari della lingua italiana.

        Suvvia, pater, meno cilici e più allegria!!!

        • Don Pietro Paolo ha detto:

          Cafasso, i frutti dello Spirito sono 9, almeno quelli che elenca S.Paolo nella lettera ai Galati, e non 12. se usassi il suo stesso metro, le direi che lei è un ignorante…ma faccia in modo che io non l’ho scritto come non l’ ho mai scritto con nessuno, e di assurdità teologiche e scritturistiche in questo blog ne ho letto tanti. Lei non sa essere non solo spiritoso ma anche offensivo: non mi conosce e non può permettersi di scrivere certe cose. E’ proprio degli esseri deboli, orgogliosi e superbi che quando non hanno dove appoggiarsi cercano un punto dove buttare veleno: in questo caso il congiuntivo. Ma non le sembra ridicolo far diventare reo uno che scrivendo frettolosamente per mancanza di tempo e sbaglia inavverititamente nei tempi grammaticali? Lo scrivo a lei, ma vale .per la ” sapientona” e qualche altro che vuole pavoneggiarsi. Lei non sbaglia mai? Comunque, il mio Signore è onniveggente, sa difendere i suoi e a suo tempo sa come intervenire. Dio la benedica

      • Enrico Nippo ha detto:

        Vedo che la maschera pian piano scende.

        Le auguro che quel che ha detto sia frutto d’incoscienza, altrimenti …

      • Don Pietro Paolo ha detto:

        Spero che sia evidente che ha scritto questo non sia io

        • Don Pietro Paolo ha detto:

          *chi ha scritto … Caro Nippo, forse l’unico che in questo blog non ha la maschera sono proprio io. Ma ti pare che io posso scrivere tali cose?

        • Enrico Nippo ha detto:

          Vero. Il tizio si firma Paolo Pietro e non Pietro Paolo.

          E’ un poveraccio che non ha bisogno di cingerlo il cilizio di pelo scrofizio, dato che costituisce la sua epidermide naturale.

      • E. De Amicis ha detto:

        Invertendo l’ordine degli addendi, la somma non muta. Nel caso del nostro don dà sempre in esiti bizzarri. Però riconosciamolo, signori miei, questo “scrofizio” è evocativo assai, ha un che di iacoponico! E a me pare versatilissimo: potremmo, per esempio, affermare che il motu proprio Traditionis custodes è un documento scrofizio, o che durante un’udienza generale non si dovrebbero compiere atti scrofizî, come rispondere alle telefonate. In Vaticano sembra sia in auge una app per favorire incontri scrofizî. E la Pachamama? Non è forse un idolo scrofizio? Il ddl Zan risponde a una logica scrofizia, così come scrofizî sono senz’altro i decretini anticostituzionali di questo scrofizio governo. Lo sguardo del generale Figliuolo non vi sembra scrofizio? E il green pass non è una scrofizissima menzogna? E si potrebbe seguitare! Perciò, caro don P.P., grazie molte per averci muniti di questo imaginifico aggettivo.

  • Valeria Fusetti ha detto:

    Ogni simile ama il suo simile. E nella parola ama si può leggere che il primo simile ha bisogno di persone che vedano le cose come le vede lui , e che questo/i secondi simile , traducano la “visione” in atti concreti. In questo caso non c’è bisogno dei dossier per riccattare i collaboratori, basta che tutti i simile siano tutti della stessa pasta. Così sono tutti felici e contenti… tutti ? Beh no, non tutti…

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Fuori discussione che l’esposizione di fatti oggettivi, per quanto limitata ad alcuni di una gamma ben più vasta, sia esaustiva e abbastanza per trovare risposte valide agli interrogativi che si ripropongono immutate nella sostanza ad un ritmo che non conosce tregua.
    Tuttora pare non esserci alternativa alla monarchia assoluta che si è instaurata sul modello machiavellico. «Li uomini hanno meno respetto ad offendere uno che si facci amare che uno che si facci temere; perché l’amore è tenuto da uno vincolo di obbligo, il quale, per essere gli uomini tristi, da ogni occasione di propria utilità è rotto: ma il timore è tenuto da una paura di pena che non abbandona mai». (“Il Principe”)
    Se, obtorto collo, non resta che prenderne atto, ciò non significa abbandonarsi ad una sterile rassegnazione. Prendere la propria croce per seguire Cristo (Mt 16,24) – cosa certamente non facile e non risolvibile a chiacchiere – muove da un atteggiamento di totale fiducia in Lui e nelle Sue promesse e dal conseguente raccogliersi in preghiera. Che non significa raccogliere le proprie cose e attendere gli sviluppi degli eventi, standosene con le mani in mani. Ma con le mani aggrappate all’unico Cireneo che ci accompagna lungo il cammino della croce, invisibile agli occhi, ma innegabilmente pronto a sorreggerci nelle cadute.
    A saper leggere, sia pure con gli occhi affaticati dalla fatica e spesso dallo scoraggiamento, anche fra le righe storte della propria storia personale, si riesce a cogliere uno sprazzo di luce che ravviva la nostra fede, sussurrandoci della Sua presenza e vicinanza insostituibili anche quaggiù. Non solo «Lassù ci è rimasto Dio»! E allora, per quanto la notte sia oscura e interminabile, non vacilla la certezza che avrà una fine.
    Ha da passà ‘a nuttata!

  • Veronica Cireneo ha detto:

    Oltre che per la salvezza dell’anima mia, per la quale il Mio Signore tanto si è speso, fino a soccombere , e per il mare, attualmente ringrazio Dio per essere tra i grembi beati che non hanno generato e per non essere sacerdote, in questi tempi.

    Grazie abate Faria, per questa penna sinuosa e pesantemente interrogativa.