Deotto, e i Pestaggi. Politici: Ricordate Annarumma. La Pazienza ha Limiti…

3 Luglio 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’amico Paolo Deotto ci ha inviato ieri sera questo articolo sui fatti avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua a Vedere, e ci scusiamo con lui se la stanchezza ci ha impedito di lavorarlo prima. Lo affidiamo alla vostra lettura e riflessione.

§§§

I “fattacci” del carcere di Santa Maria Capua Vetere. Alcune riflessioni

 

Come sempre c’è una parte politica – e mediatica – che ha lo sdegno pronto quando è funzionale alla sua visione del mondo e della società. Peccato che questo sdegno “settoriale” non sia capace di vedere l’insieme di ingiustizie e anomalie che caratterizzano la nostra bella Società. E così vengono fuori le belle posizioni che invocano, spesso con fiumi di retorica, la mitica “legalità” senza fare il minimo sforzo per capire perché la legalità stessa sia stata violata e magari per porre i rimedi giusti.

È ovvio che le violenze subite dai detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere sono inaccettabili. Ed è altrettanto ovvio che i colpevoli debbano essere puniti, quando la loro colpevolezza sarà accertata al di là di ogni ragionevole dubbio.

Ricordiamoci che siamo – quando fa comodo – il Paese super-garantista, in cui nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva. E questo deve valere anche se gli indagati appartengono a un Corpo di Polizia.

Adesso è il momento dello “sdegno” ufficiale. Un ministro, mi pare sia una signora che si chiama Cartabia, ha parlato di “violazione della Costituzione”. Una frase ad effetto, senza dubbio, ma che c’entra come il cavolo a merenda. È intervenuta anche la mitica ANPI (e qualcuno dovrebbe spiegare cosa mai c’entri l’ANPI con questi fatti) che ha parlato di pestaggi “squadristici”. Boh. Se i pestaggi fossero avvenuti al canto di “Bella ciao”, sarebbero invece andati bene?

Se usciamo dal fiume della retorica del “Come siamo buoni noi”, magari potremo capire un po’ di più cosa sta succedendo.

Perché decine e decine di agenti di Polizia Penitenziaria diventano a un certo punto picchiatori? Tutti malvagi, o magari, orrore orrore, tutti fascisti?

Ma qualcuno ha una minima idea, o vuole fare almeno uno sforzo per averla, sulla vita che fa un Tutore dell’ordine nel nostro spensierato Paese? E in particolare un tutore dell’ordine che appartiene a quel Corpo di Polizia Penitenziaria, che ha un compito particolarissimo, in un “universo”, quello delle carceri, che è diverso dal mondo esterno?

Lasciamo anche perdere – sebbene abbia, eccome, la sua importanza – il discorso economico, il dramma di personale sottopagato in rapporto alla delicatezza dei compiti che deve assolvere. Guardiamo alla considerazione in cui gli Uomini in divisa vengono generalmente tenuti dalla cosiddetta “classe dirigente”.

Mi limito a due personaggi tragicomici: il sig. Letta Enrico e la sig.ra Boldrini Laura. La signora, che comunque è una parlamentare, è sempre disperatamente a caccia di visibilità, mentre il Letta, eletto da nessuno, è segretario del PD e come tale ha vox in capitulo nella politica di governo.

Entrambi questi personaggi si sono recentemente agitati perché i calciatori della nostra Nazionale di calcio si inginocchiassero,  ovvero facessero quella cerimonia cretina, che fa tanto “in”, e che comporta fraterna solidarietà con il cosiddetto “Black live matter”, ossia con quell’accozzaglia di malviventi che ha messo a ferro e fuoco diverse città americane, con la scusa della lotta contro il “razzismo”.

Naturalmente non solo il Letta e la Boldrini hanno sostenuto questa iniziativa che non si capisce se sia più cretina o più criminale. Altri politici e giornalisti e vari “maître a penser” li hanno seguiti a ruota, perché il conformismo è una malattia inguaribile, che affligge molti.

Provate a immaginarvi di essere un poliziotto, un carabiniere, un finanziere, comunque un appartenente alle Forze dell’ordine. Come vi sentireste di fronte a tali manifestazioni di inaccettabile apologia del delitto?

E poi, che dire della magistratura?  L’ultimo esempio viene da Roma. Un agente di Polizia spara a un energumeno che se andava in giro armato di coltello, minacciando i passanti. Non lo uccide, lo ferisce e così lo mette in condizione di non nuocere. Dovrebbe essere ringraziato, perché ha fatto il suo dovere, in difesa della sicurezza pubblica.

Eh, no! L’agente viene “iscritto nel registro degli indagati”, con la scusa – perché di SCUSA si tratta – dell’atto “dovuto”. Non è dovuto, perché la Procura della repubblica può comunque liberamente fare una valutazione dei fatti e poi decidere chi sia da “indagare” e chi no.

Ma quello che è accaduto al poliziotto di Roma, a quanto suoi colleghi è già successo?

E lavorare per la sicurezza pubblica con questa Spada di Damocle sulla testa, è secondo voi normale?

Non parliamo poi della moda che c’è da sempre tra i radical-chic: l’uomo in divisa, il militare o il tutore dell’ordine, è da guardare con sovrano disprezzo. Avete sentito le farneticazioni televisive dell’abbondante signora Michela Murgia?

L’uomo in divisa è da guardare con altero disprezzo, salvo poi frignare se interviene in ritardo quando lo si invoca, magari per ritrovare l’amato micio che è fuggito di casa.

L’uomo in divisa è da guardare con altero disprezzo, però fa tanto comodo quando ci sono calamità, disastri, emergenza. Allora lo si pretende in loco giorno e notte.

E infine, in questi ultimi quindici mesi, è sempre l’uomo in divisa che deve andare allo sbaraglio per applicare le norme cretine e criminali emanate, il più delle volte illegittimamente, con la scusa della cosiddetta “pandemia”.

E se vogliamo tornare all’inizio del nostro discorso, l’uomo in divisa che fa servizio nelle carceri è sottoposto quotidianamente a sforzi di pazienza, di sopportazione, di fronte agli insulti e alle violenze di cui spesso è vittima e sa che tra i politici non avrà, salvo lodevoli eccezioni, gli strenui difensori che invece sono pronti a difendere i detenuti ancor prima di sapere l’esatto svolgimento dei fatti.

Con tutto ciò, non si può certo dire che i poliziotti penitenziari che hanno fatto le “spedizioni punitive” abbiano “fatto bene”. Ma se non ci si sforza di capire come possa esplodere la violenza, si pongono solo le basi perché esploda di nuovo.

O i “responsabili” (si fa per dire) della politica si decideranno a rivedere tutto il trattamento, normativo ed economico, degli appartenenti ai Corpi di Polizia, a dare agli stessi le adeguate garanzie (giuridiche e di equipaggiamento) per svolgere in serenità il loro duro compito, o il fuoco che cova sotto la cenere tornerà presto a fiammeggiare.

E per chiudere: è vero che la Storia non insegna mai nulla, ma chissà, forse un pro-memoria può giovare ai nostri spensierati politici.

19 novembre 1969, via Larga, Milano. La Guardia di Pubblica sicurezza (così si chiamavano all’epoca i poliziotti) Antonio Annarumma viene ucciso nel corso di una delle solite manifestazioni che imperversavano nel centro di Milano (e non solo di Milano). Era il periodo del cosiddetto “sessantotto”, il periodo della follia dei giovani borghesi annoiati milanesi, che giocavano alla rivoluzione con abbondanti finanziamenti del PCI. Il giovane poliziotto (Annarumma aveva 22 anni) morì con il cranio sfondato da un tubolare di ferro per edilizia, usato a mo’ di lancia.

La notte tra il 19 e il 20 novembre e il mattino del 20 novembre i poliziotti delle Caserme Bicocca e Sant’Ambrogio si ammutinarono, ben decisi a fare giustizia sommaria dei delinquenti. Da oltre un anno e mezzo erano sottoposti a turni massacranti, dovevano sopportare in silenzio insulti e violenze dai delinquenti rossi.

La prontezza di alcuni ufficiali e sottufficiali impedì agli esasperati poliziotti di uscire dalle caserme. Ma quei giorni il governo a Roma tremò. Si “scoprì” allora che il poliziotto (che all’epoca aveva status militare) era sottopagato, non aveva diritto agli straordinari, non era adeguatamente equipaggiato. In fretta e furia furono presi provvedimenti per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei poliziotti e tornò un po’ di calma.

Ma si era stati davvero a due passi dalla tragedia…

§§§




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18 commenti

  • giovanni ha detto:

    Quando uno Stato e’ gravato da una quantita’ di leggi in palese contrasto fra loro. Quando non vi e’ assolutamente la percezione di poter ottenere un minimo di equita’ ( non uso la parola giustizia perche’ sarebbe una bestemmia). Quando per effetto delle stesse leggi le uniche penalizzate sono le vittime dei reati, di cui nessuno parla mai . Quando vi e’ la netta sensazione che la legge si usa contro i nemici e si interpreta per gli amici, elevando cosi’ il doppio peso e la doppia misura a consuetudine. Allora guai a vivere in uno Stato simile.

  • Claudius ha detto:

    A proposito dei disordini che costarono la vita del povero Annarumma: Da ricordare che Pasolini, un paio di anni prima (nel 1967) scrisse una poesia al vetriolo contro gli “studenti” che manifestavano contro i poliziotti a Valle Giulia, preludio delle violenze sessantottine, schierandosi apertamente con i poliziotti malpagati e mal equipaggiati, e contro gli studenti figli di papa’ che giocavano alla rivoluzione.

  • PIERO LAPORTA ha detto:

    🙈🙉🙊«Oltraggio a pubblico ufficiale – Non è punibile 🤡🤡🤡per particolare tenuità del fatto 🤡🤡🤡 l’immigrato che prende a calci il poliziotto che lo trattiene in presenza di un ordine di espulsione se l’atto è illegittimo, tanto che poi viene annullato. Il reato c’è la reazione è di “difesa” a fronte di un’azione percepita come ingiusta.»
    Corte di Cassazione-Sezione VI Penale – sentenza n. 25309 del 1 luglio 2021
    AGGIUNGO: Se le polizie subiscono, usi obbedir tacendo, l’esito è scontato e sarà sempre peggio.
    DOMANDA: In virtù del principio di uguaglianza davanti alla legge, se un immigrato prendesse a calci questi giudici, rimarrebbe immutata la “particolare tenuità del fatto”?🤡🤡🤡🤡🤡🤡

    • Claudius ha detto:

      Risposta: in quel caso l’immigrato avrebbe tutta la mia stima. Ma tanto non lo fara’. L’immigrato (clandestino) e’ furbo: sa benissimo per istinto chi e’ simile a lui, che lo protegge distorcendo la legge che dovrebbe invece fare rispettar per il proprio tornaconto ideologico.

  • g.vigni ha detto:

    Figlio di un ufficiale superiore dll’esecito, croce di guerra. Avevo 9 anni, un mese prima di morire,in e per servizio mi disse: ci sono degli uomini che indossano delle divise e ci sono solo delle divise, vuote.

    G.Vigni

  • Husher ha detto:

    DEOTTO: Eh, no! L’agente viene “iscritto nel registro degli indagati”, con la scusa – perché di SCUSA si tratta – dell’atto “dovuto”. Non è dovuto, perché la Procura della repubblica può comunque liberamente fare una valutazione dei fatti e poi decidere chi sia da “indagare” e chi no.

    DEOTTO ma che dice? Se ci sono lesioni il magistrato ha l’obbligo di iscrivere la notizie a di reato. Poi eventualmente da richiesta di archiviazione
    Vediamo di non scrivere follie da anarcofascisti che servono solo a insultare le istituzioni.

    • paolo deotto ha detto:

      Caro Husher, anzitutto la ringrazio perchè l’appellativo di “anarcofascista” mi mancava. Comunque, per quanto concerne l’obbligatorietà dell’azione penale, questa si ha nei casi in cui la “notizia di reato” è fondata. Se ci troviamo, come nella fattispecie ricordata dei recenti fatti di Roma, di fronte a un caso di uso legittimo delle armi o di stato di necessità, chiaramente la “notizia di reato” non è fondata. Ergo, non c’è nessuna obbligatorietà. Queste non sono “follie da anarcofascisti”. E’ procedura penale.

  • Nicola Buono ha detto:

    Se fosse accertata la veridicità di questi fatti , sarebbe molto grave.

    https://www.maurizioblondet.it/a-potenza-si-addestrano-extracomunitari-alle-armi/

    • unaopinione ha detto:

      Giá, la cosa é stranissima.
      E mi é venuto subito questa curiositá: dove sta Potenza?
      Risposta: al centro dell´Italia meridionale (esclusa Sicilia). Da lí si possono raggiungere, meglio che da qualsiasi altra cittá meridionale, es. Napoli o Bari, con una certa facilitá tutte le zone dell´Italia meridionale (Napoli, Foggia,Bari, Lecce, Reggio Calabria, Catanzaro, ecc.);
      e poi subito mi sono ricordato di una storia riferita dallo stesso Blondet (circa 2-3 anni fa che peró mi fa troppa fatica ritrovare) secondo cui un italiano a Mosca (Russia), rimasto bloccato in ascensore con un oligarca con il figlio, aveva iniziato a litigare in ascensore con questo. Quando il figlio dell´oligarca inizió ad andare in panico, l´italiano gli diede da bere e l´oligarca si addolcí e alla fine gli riveló, con sua massima sorpresa, che era venuto a sapere che a livello internazionale era stato deciso che l´Italia sarebbe stata divisa.
      Allora non ho dato peso allo scritto di Blondet. Ma ora mi chiedo: ” Vuoi vedere che la cittá di Potenza potrebbe presto diventare Capitale?

  • Videre Nec Videri ha detto:

    Egr. Dott. Paolo Deotto,

    Mi permetta una risposta alla sua domanda: ” Ma qualcuno ha una minima idea, o vuole fare almeno uno sforzo per averla, sulla vita che fa un Tutore dell’ordine nel nostro spensierato Paese? ”

    Chi le scrive la Divisa ce l’ha cucita addosso.
    Al mio congedo ho detto “arrivederci” e non “addio” alla mia amata Patria.
    Giurai di difenderla anche al costo dell’estremo sacrificio da ogni nemico, esterno od interno …….
    Ricordo ancora, come fosse ora, le parole del mio Generale di Brigata rivolte alle famiglie dei Parà che si apprestavano a gridare Lo Giuro!
    Gli disse: ” Dateci con fiducia i vostri ragazzi, vi restituiremo degli Uomini ”

    Altri tempi …….

    Bene veniamo alla risposta.

    La “vita” di un tutore dell’ordine è una scelta.
    Non ti obbliga nessuno.
    lo dovresti fare con spirito di Servizio e non per:

    1) Il posto fisso
    2) Lo stipendio sicuro
    3) I contributi dello Stato
    4) La pensione sicura
    5) lo scivolo pensionistico
    4) Le Terme per te e famigghia
    5) Il mutuo Inpdap, a costo vicino allo zero
    6) 6 mesi di malattia pagata a casa se ti scortichi un unghia
    7) Vacanze Inps,Inpdap etc etc per li figghi
    8) Convenzione Tim,Fiat,Assicurazioni etc. etc. etc.
    9) La granitica certezza che non ti licenzieranno mai, nemmeno nel caso che tu attivi una testata nucleare in un asilo nido.
    10) Continuo?

    No caro Dott. Deotto molti di noi non possono nemmeno lontanamente immaginare cosa sia la “vita dei nostri tutori dell’ordine”.

    E mi auguro che la sua domanda non arrivi a chi lavora in nero 12 ore al giorno per 600 euro al mese.

    Non la rivolga al padre di famiglia 50enne disoccupato causa covid che non trova lavoro nemmeno come lavapiatti perche Jamal lo pagano meno.

    Non la rivolga alla vecchietta con la minima sotto sfratto che prega ogni sera il buon Dio che la faccia morire per raggiungere il suo amato marito in cielo.

    Certo lei magari adesso pensa che in fondo in quel carcere hanno manganellato solo feccia.

    Beh! Per certo non sono educande, e da buoni fetentoni cercheranno di “approfittare” della situazione per ottenere un qualche vantaggio.

    Per certo molti agenti vivono situazioni difficili, non a caso ne muoiono più per suicidio che per ragioni di servizio.

    Ma mi risparmi una tale domanda, solo perchè la vera “feccia” che sta ai piani alti cerca di cavalcare l’episodio per un proprio tornaconto politico.

    Non è possibile “giustificare” le manganellate a causa della difficile situazione carceraria.

    Chi porta una Divisa, in servizio o nel cuore, deve essere prima di ogni Altro l’immagine della Legge che deve far rispettare, a costo di ogni sacrificio personale.

    Altrimenti se passa il suo pensiero chiunque si può sentire in diritto di compiere ogni atto legato al proprio giudizio Hic et Nunc, o alla propria giusta o sbagliata frustrazione del momento.

    Salutandola cordialmente la lascio con una domanda.

    Se un giorno un padre disperato che non ha da sfamare i propri figli prenderà a manganellate l’acida e supponente ed ipergarantita dipendente dell’ufficio di collocamento, ce lo scriverà un articolo domandandosi ” Ma qualcuno ha una minima idea, o vuole fare almeno uno sforzo per averla, sulla vita che fa un Disoccupato nel nostro spensierato Paese? ”

    VNV

    • Massimiliano ha detto:

      Applausi.
      Massimiliano

    • paolo deotto ha detto:

      Caro amico,
      devo certamente fare le mie scuse a lei e a tutti i lettori se non sono stato chiaro. Comunque, non ho cercato “scusanti” per i fatti di Santa Maria Capua Vetere. Ho scritto, e lo ripeto, che la spedizione punitiva è inaccettabile.
      Ma ho scritto, e lo ripeto, che se non si cerca di capire le cause dei fatti negativi, questi potranno ripetersi.
      Lei ha ragione a sottolineare che esistono tante categorie che vivono nel disagio perenne, che fanno fatica anche a procurarsi il pane quotidiano. Ciò non toglie che i Tutori dell’ordine siano una categoria trattata male e considerata, dal radicalume-chic, peggio.
      Per ragioni di parentele e di età, negli anni del “sessantotto” conobbi il dott. Calabresi, il dott. Allegra, il dott. Vittoria e altri funzionari e sottufficiali della Questura di Milano.
      Calabresi sappiamo come morì. Assassinato vilmente, dopo un calvario di calunnie da cui lo Stato non lo aveva difeso.
      Allegra fu trasferito a Como, a occuparsi, di fatto, di anticontrabbando. Era giunta notizia che dopo Calabresi, sarebbe arrivato il suo turno e conveniva farlo sloggiare.
      Il dott. Vittoria aveva ricevuto più e più volte minacce, rivolte non solo a lui, ma anche alla sua famiglia.
      Il maresciallo Oscuri, arrivato all’età pensionabile, aveva chiesto la permanenza in servizio per altri due anni, che gli fu negata.
      Calabresi, Allegra e Oscuri erano gli uomini che di fatto “avevano in mano” – in senso positivo – la città di Milano. Tolti di mezzo loro, fu fatto un grosse favore alla criminalità comune e politica.
      E questi non sono che alcuni esempi di poliziotti che hanno avuto la vita tutt’altro che facile, avendo cercato semplicemente di fare il loro dovere.
      Poi arriveremo agli “anni di piombo”, 1977 e seguenti. Custra, Marino… tanto nomi e tante vittime.
      E arriveremo anche al generale Dalla Chiesa, mandato allo sbaraglio da uno Stato fellone. E potremmo andare avanti con molti altri tristi esempi.
      Ma ci tengo solo a ripetere il concetto: nessuna giustificazione per la giustizia sommaria, la Legge di Lynch e roba del genere. Nessuna. Ma sforziamoci di capire le cause: non per assolvere, ma per evitare che domani succedano ancora le stesse cose. Ricordiamoci dei commilitoni del povero Antonio Annarumma…

      • Videre Nec Videri ha detto:

        Egr. Dott. Deotto,

        apprezzo la sua risposta ed i suoi riferimenti ai tanti eccellenti funzionari che hanno dato lustro alla divisa, soprattutto nel senso profondo che essa stessa rappresenta.

        Mi onoro dell’amicizia di molti di loro e so bene lo sforzo che quotidianamente, molti di loro mettono nel lavoro.

        Ciò non toglie che sono essi per primi a rifiutare l’etichetta “eroica” che spesso con leggerezza gli viene attribuita.

        In molti casi ho avuto modo di constatare il disagio che hanno provato, ad esempio, nel perseguitare i poveri malcapitati oggetto delle assurde e vessatorie disposizioni governative causa covid-follia, e le prese di distanza da quei colleghi che in preda a deliri di onnipotenza godevano nell’esercitare il briciolo di potere aggiuntivo.

        Generalizzare non serve a nulla, tantomeno nella vecchia e trita battaglia italica tra ipergarantiti e no.

        Non era su questo che verteva il mio modesto intervento.
        E sono certo che ne avrà colto il senso più intimo.

        Il fetido “potere” gioca proprio su queste contrapposizioni, in particolare tutto il luridume radical chic in ogni suo ordine e “grado”.

        Resta però un amarezza di fondo nel constatare come spesso il vallo creatosi sembri incolmabile.

        Dopotutto avrà notato anche Lei la sottile ironia di come coloro che si trovano a gestire, cercare soluzioni, raccontare ed analizzare la “Crisi” che stiamo vivendo, siano proprio coloro che tale “Crisi” non la vivono ………

        Ironico, non trova?

        Cordiali Saluti

        VNV

    • neisecolifedele ha detto:

      vorrei farle anche io una domanda . Ha letto di fatti avvenuti nella caserma dei carabinieri di Piacenza ? Come la interpreta ? degrado di valori morali negli ultimi due decenni , difetti nella formazione o nella disciplina o nel controllo ?

      • paolo deotto ha detto:

        I fatti di Piacenza sono scandalosi e basta. Senza dubbio si inquadrano nel clima di crollo morale che ha coinvolto tutta l’Italia (e non solo l’Italia).

        • stilumcuriale emerito ha detto:

          Non credo che sia soltanto crollo morale o, per lo meno, il crollo morale si è riflesso anche in un crollo di livello legislativo e normativo e per conseguenza comportamentale.
          Mio nonno paterno era maresciallo maggiore dei Reali Carabinieri. Per legge non potè sposarsi prima del compimento dei trent’anni, e per regolamento, sposò , amatissima peraltro, una nobile con dote. Prima di essere accettato come carabiniere, dovette attendere che fosse effettuata dall’autorità competente una indagine per verificare che per tre generazioni ascendenti nella sua famiglia non si fossero verificati casi di malattie veneree o di malattie mentali, e che non vi fossero persone con fedina penale sporca. Adesso è ancora così ?

  • Zuzzurellone ha detto:

    Nel dopoguerra convenne sia agli USA che all’URSS mantenere l’Italia o meglio il suo esercito in una sottomissione non apparente ma reale affinché l’Italia non si riarmasse e quindi non costituisse un problema nel panorama politico internazionale.
    Fu fatta una grande propaganda a favore della non violenza : cosa in sé giusta e Santa ma non certo a danno della difesa nazionale.
    In questo quadro sia la polizia che gli agenti carcerari furono abbandonati a loro stessi o meglio furono abbandonati agli attacchi di ogni tipo di rivoltosi.

    • Zuzzurellone ha detto:

      Addirittura giovani nati nell’immediato dopoguerra e figli di poliziotti o di carabinieri si consideravano dei paria della società e temevano di non trovare moglie, esattamente come qualche agricoltore del nord che sapeva perfettamente che le ragazze del paese avrebbero sposato più volentieri un’operaio che le avrebbe portate a vivere in città piuttosto che un compaesano che avrebbe potuto solo offrire una vita in cascina.
      Secondo un libro scritto a 4 mani da Carlin Petrini e da Bergoglio sembra che le ricche vigne piemontesi siano oggi coltivate da famiglie meticcie, cioè famiglie col papà piemontese e la mamma calabrese. Un meticciato felice lo definisce Carlin Petrini, ma non è completamente vero.