In ricordo di padre Enrico Zoffoli a 25 anni dal suo transito. Aurelio Porfiri.

16 Giugno 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il Maestro Aurelio Porfiri ci offre questo articolo per ricordare una figura insigne della Chiesa, della cui opera, attualmente quasi introvabile, il M° Porfiri sta curando una riedizione per rimetterla a disposizione di studiosi e persone interessate.  Buona lettura. 

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In ricordo di padre Enrico Zoffoli a 25 anni dal suo transito

Ricordo ancora vivamente la figura di padre Enrico Zoffoli, passionista della Scala Santa a Roma e insigne filosofo e teologo. Il 16 giugno sono 25 anni dalla sua morte, sopravvenuta nel 1996. Io lo fequentavo da tempo ed ero suo allievo nei corsi per laici che teneva in un locale nel suo convento, corsi frequentati soprattutto da persone abbastanza adulte, per cui i pochissimi giovani come me era una rarità.

Padre Enrico era vicino agli 80, (era nato a Marino nel 1915), ma ci metteva una grande passione, perché poteva insegnare il “suo” san Tommaso d’Aquino, quel santo a cui proprio negli anni finali della sua vita aveva dedicato un libricino (che sto curando per la ristampa) nella cui dedica diceva: “Al mio grande e caro Maestro, a cui devo le convinzioni più profonde, le ore più deliziose della mia vita”. Questo amore per san Tommaso era evidente in ogni sua parola, perché capiva che attraverso il rigore intellettuale dell’Aquinate poteva elevarsi alla contemplazione delle cose celesti.

Aveva infatti detto in un altro suo lavoro: “Pur credendo, non posso rinunziare a pensare, perché solo pensando posso credere”. San Tommaso, dicevamo. Nel testo di cui ho riferito sopra dice inoltre: “L’Aquinate conosce benissimo (e ricorda persino a memoria) i principali tra i Padri della Chiesa greca e latina, come risulta anche dalla sua Catena aurea in Evangelia. La «selva selvaggia e aspra e forte» delle opere di s. Agostino gli è familiare. Si mostra informato di tutti gli scrittori e i documenti ecclesiastici, dalle origini ai suoi tempi… Domina l’intera letteratura greca e latina, dagli storici ai naturalisti, dai poeti ai filosofi e ai giuristi… Nel campo della bibliografia aristotelica non teme rivali, conoscendo i commentatori dello Stagirita, antichi e contemporanei, arabi, ebrei, cristiani. Non si esagera se lo si ritiene l’erede più intelligente dell’intera cultura antica dell’Occidente… Ciò sarebbe difficilmente spiegabile se non si riflettesse alle sue eccezionali doti intellettuali, che agli storici hanno suggerito di celebrarlo come Dottore Angelico, l’abbagliante Sole d’Aquino. La sua memoria era portentosa, potendo ritenere fedelmente quanto leggeva. Era capace di una concentrazione così profonda da farlo sembrare quasi abitualmente «astratto», giovandogli anche come efficacissimo analgesico durante dolorose cauterizzazioni. I biografi narrano che riusciva a dettare perfino a tre segretari, contemporaneamente.

All’esame della Summa Theologiae, condotto per mezzo del calcolatore elettronico, è risultato che tra tutti i filosofi sottoposti a tale procedimento san Tommaso è l’unico che si dimostri sempre coerente coi suoi principi. La perizia grafologica compiuta da Girolamo Moretti (senza, ovviamente, che questi sapesse precedentemente di chi si trattasse) rivela nell’Aquinate un’intelligenza «eccezionalmente originale». La sua scrittura, egli nota, «può star bene tanto nello scienziato inventore come anche nell’artista puro». «Ha tal grado di originalità in una effervescenza di pensiero e di azione da non poter a meno di accogliere l’arte e, nello stesso tempo, la scienza positiva. «Si può affermare che (…) può sfociare con successo in qualunque ramo dello scibile umano. Potrebbe essere uno psicologo di valore e riuscirebbe a tirar fuori, in questo campo, i più svariati e impensati risultati. Potrebbe darsi alla scienza del controllo, della statistica scientifica. Potrebbe riuscire per la composizione musicale in una musica che chiamerei di ragionamento, come sarebbe la musica di Beethoven, di Bach, ecc. Potrebbe essere uno scienziato esimio in filosofia, in teologia, in fisica, in chimica. Potrebbe avere una vastissima cultura per la forza dell’attenzione in quanto questa viene con facilità impegnata dalla originalità singolare del pensiero, sì da avere pronto il pensiero circostanziato per qualunque eventualità. È tanta la forza intellettiva che il soggetto, stretto dalla medesima, cura eccezionalmente il pensiero e l’espressione corrispondente, trascurando la bellezza letteraria della frase, attaccandosi però alla recisione e all’austerità per rendere lo stesso pensiero nitido e distinto, perché sia giustamente inteso e accessibile alla intelligenza altrui. È un’intelligenza che da natura è portata a scrutare sull’uomo, sui movimenti, sugli ingranaggi, sull’armonia, sulle attrazioni, con una finissima osservazione personale, notomizzando, elevandosi verso un’indipendenza singolare, strana, innovatrice, premendo il pensiero, il concetto e costringendolo ad una laconicità che non vuol sapere di superfluità». Dopo settecento anni, l’analisi grafologica ha potuto comprovare una serie di dati riguardanti la personalità intellettuale di Tommaso, già noti ai contemporanei e rilevati soprattutto da una moltitudine di studiosi delle sue opere”. Insomma, da questa citazione mi sembra importante per provare come padre Zoffoli amò il tomismo e gli dedicò studi approfonditi.

Già, perché fu autore prolifico, dagli opuscoli ai trattati da centinaia di pagine. Purtroppo quasi tutta la sua opera è oggi indisponibile; ecco perché sto ristampando i suoi lavori. Già ne sono disponibili due su cui vorrei dire qualcosa. Uno è un originale studio sul Padre, che in questa nuova versione da me curata è chiamato Abbà: Alla scoperta del Padre (https://www.amazon.it/Abbà-Alla-scoperta-del-Padre/dp/9887851353/ref=sr_1_2?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=Enrico+Zoffoli&qid=1623751376&sr=8-2) in cui il Padre viene fatto oggetto di una trattazione serrata ma densa di contenuto: “Per quanto poi sappia, non Gli è stata ancora dedicata una chiesa, una parrocchia, un Istituto religioso… Non si è mai parlato – sembra – di una vera e propria «corrente» di spiritualità che ne abbia richiamato espressamente la Persona…; anche se non sono mancate anime pie e teologi che se ne sono interessati; mentre la stragrande maggioranza del popolo sembra che non se ne curi”. Più in avanti afferma: “In me, di estraneo a Lui, posso constatare soltanto gli effetti del rifiuto della sua legge; quando, precisamente, non sono più me stesso, ossia mi tradisco, sono irriconoscibile… Ed ecco il male più vero della persona, riducibile a Dio solo perché lo permette; e ciò sia perché rispettoso della mia autonomia; sia perché dallo stesso abuso della mia libertà Egli trae l’occasione di realizzare  un  mio bene, maggiore di quello contrario al male da me stoltamente scelto. (…) Quando poi, ostinandomi nel rifiuto di Lui, mi avvio verso la mia ultima rovina, Egli non mi perde di vista, avendo tutto disposto in modo che io non posso mai sottrarmi al suo piano: la sua bontà, già misericordiosa, passa ad  essere giusta  nel concedermi  esattamente quel che ho voluto… Ora, la sua giustizia è santità, ossia rispetto pratico dell’essere; essere che appunto nella persona ha l’unico soggetto consapevole e libero, capace non solo di aderire alle sue esigenze, ma anche di opporvisi. Questa l’oggettiva e radicale  –   anche se misteriosa  – possibilità del male morale, più evidente limite della creatura umana, costituzionalmente peccabile, esclusiva causa responsabile dei suoi insuccessi”. Insomma, un testo che vale la pena gustare per intero.

In questi giorni poi ne è uscito un altro (sempre da me curato) dal nome In persona Christi: La Messa unico tesoro e la sua concelebrazione (https://www.amazon.it/persona-Christi-Messa-tesoro-concelebrazione/dp/9887529796/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=ÅMÅŽÕÑ&dchild=1&keywords=Enrico+Zoffoli&qid=1623751911&sr=8-1) che in questa nuova edizione contiene anche saggi del Vescovo Mons. Ahanasius Schneider e Mons. Nicola Bux.sul tema, oggi tornato di moda, della concelebrazione. Padre Zoffoli non si è mai sottratto alla polemica su questioni ecclesiali calde, sui movimenti ecclesiali, su temi etici e su alcune prassi liturgiche, come quella appunto della concelebrazione. Nel libro appena uscito ripercorre tutta la prassi storica sulla concelebrazione, e per questo può affermare: “Dunque, si tratta sempre di «possibilità», di «convenienza», mai di un «dovere»; insomma, la libertà lasciata al sacerdote di celebrare individualmente salva tutto, conciliandosi col dogma e con la chiara e ferma posizione di Pio XII (MD 78-79) e di Paolo VI (MF 15-16) contro quanti biasimano la celebrazione privata, ovunque e sempre per se stessa validissima, indipendentemente dall’assistenza del popolo, la quale non aggiunge nulla all’efficacia espiatrice e redentrice della Messa individuale… È certo infatti che i sacerdoti giovano al popolo proprio moltiplicando, e non certo riducendo il numero delle Messe: è «anzi DA APPROVARSI LA MESSA CELEBRATA PRIVATAMENTE (…) DA UN SACERDOTE (…), perche – è opportuno ripetere la citazione del testo – da tale Messa deriva grande abbondanza di particolari grazie a vantaggio sia dello stesso sacerdote, SIA DEL POPOLO FEDELE E DI TUTTA LA CHIESA, ANZI DI TUTTO IL MONDO, grazie che non si possono ottenere in uguale misura mediante la sola santa Comunione…» (MF 15). Dunque, i benefici della «celebrazione», che moltiplica il numero delle Messe, superano quelli della «concelebrazione» che, pur avendo un suo significato, riducono quel numero. Quali rapporti devono correre tra l’una e l’altra? Ossia quali criteri possono regolare entrambe senza esclusioni, ed anzi col maggiore possibile beneficio del Corpo Mistico? Rimetto tutto al giudizio della Gerarchia, indubbiamente preoccupata di salvare innanzi tutto la verità del dogma eucaristico indissociabile da quello del Sacrificio della croce, suprema origine di tutte le grazie”. Un testo anche importante, che sicuramente susciterà un dibattito.

Insomma, mi auguro che ci sarà una rinascita di interesse verso i lavori di padre Enrico Zoffoli e che un giorno, forse ancora lontano, possa conoscere il meritato onore degli altari.

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Ecco il collegamento per il libro in italiano.

And here is the link to the book in English. 


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10 commenti

  • Marco ha detto:

    Continuazione
    Che erano passati al marxismo .Anni di grandi discussioni e di scontro culturale . Tanti passarono dall impegno ecclesiale ai movimenti e partiti di ispirazione marxista . Anni che ricordo con nostalgia se non altro perché c’era una tensione culturale e di fede per progettare e vedere il futuro cosa adesso quasi del tutto scomparsa tra i giovani presi solo dal presente e e dal come mantenere o accrescere il proprio benessere. Padre errico zoffoli con le sue conferenze e lezioni voleva rendereci saldi nella fede cattolica nella temperia post conciliare .
    Grazie maestro porfiri per avercelo ricordato.

  • Marco ha detto:

    Ricordi
    Con grande sorpresa e piacere ritrovo la foto di p.enrico zoccoli
    Mi riporta ai tempi giovanili quando nella parrocchia di sant’antonio abate in Novoli veniva invitato spesso a tenere negli anni 70 corsi di filosofia per i giovani di azione cattolica . Molto partecipati e vivaci per la presenza composta ma effervescente di coetanei che erano passati

  • Enrico Nippo ha detto:

    San Tommaso “Era capace di una concentrazione così profonda da farlo sembrare quasi abitualmente «astratto», giovandogli anche come efficacissimo analgesico durante dolorose cauterizzazioni”.

    Molto interessante! “Astratto” … “Astrazione” …

    ” … premendo il pensiero, il concetto e costringendolo ad una laconicità che non vuol sapere di superfluità”.

    Molto interessante!

    E padre Zoffoli dice:

    “Pur credendo, non posso rinunziare a pensare, perché solo pensando posso credere”.

    Sul fatto che il pensare sia necessario al credere, ci sto riflettendo. Per ora non trovo risposta.

    • Adriana 1 ha detto:

      Domanda: dobbiamo credere a un dio/Mengele così perfido da volerci per sé privi della ragione che ci avrebbe donato in precedenza? Per farne che? Oppure sarebbe questo il vero sacrificio di Isacco?

      • Enrico Nippo ha detto:

        Domande intriganti!

        Provo a … pensare 😉.

        Quando si pensa, quando si ragiona, c’è sempre un oggetto che separa chi pensa dal pensato.

        Non si può pensare, ragionare, senza un oggetto che resta altro dalla mente che lo pensa e non può che ragionarvi “intorno”, senza poterlo conoscere/essere.

        Il pensare/ragionare è necessario sul piano orizzontale/temporale della vita, ma la verticalità, che deve realizzare uno dei sensi della croce, è la “direzione” dell’intuizione, dell’intus legere.

        Il pensare/ragionare è un approccio dall’esterno, l’intuire è dall’interno.

        Del resto anche il pensare/ragionare, ad indefiniti livelli, non potrebbe darsi senza l’intuizione, esattamente come l’orizzontale implica il verticale.

        • Adriana 1 ha detto:

          Enrico, grazie della risposta.
          Se non l’hai già letto, ti inviterei a leggere il Vijinanabhairava ( la conoscenza del Tremendo) dove tali questioni “intriganti” vengono trattate in maniera “intrigante”: per conoscenza, non per conversione 🙂
          (ed. Adelfi, introduzione di Raniero Gnoli).

          • Enrico Nippo ha detto:

            La danza di Shiva e Shakti! (inspirazione ed espirazione).

            Quando il respiro è tutto fuori e fermo, o tutto dentro e fermo, v’è una pausa in cui il piccolo io sparisce.

            Ora la faccio io una domanda intrigante:😎

            chi è che non respira? e in chi non si verifica la pausa in cui il respiro è fermo?

            Grazie a te.

          • Adriana 1 ha detto:

            Enrico,
            acc…sai -quasi- tutto! :-))
            Io invece no…ho fatto troppi hamsa! 🙂
            Ma tu sai che faccia avevi prima di nascere? 🙂

          • Enrico Nippo ha detto:

            Quel “quasi” è un’oceano … non sono uno studioso, non ne ho la stoffa … soltanto che in quarant’anni e più ho spiluccato qua e là, trovando perle preziose a profusione.

            Che faccia avevo prima di nascere? Avevo (proprio come te😂) il Volto Originario (Honrai Menmoku) di cui parla il grandissimo Takuan Soho, mio principale mentore riguardo alla Disciplina della Spada (che poi sarebbe la Mente). Lo conosci?

            Il mio matto, mattissimo sincretismo mi fa sospettare che il Volto Originario corrisponda né più né meno all'”immagine e somiglianza” di cui nella nostra Tradizione.

            Ma … hai visionato il video su san Galgano che ho segnalato nel mio “Il castello del Re è in cima al monte”?

            Ciao.

          • Adriana 1 ha detto:

            Enrico,
            no, non lo conosco, cercherò…
            Preziosissime perle, sì….
            S. Galgano, non ” visitato” direttamente, ma sempre affascinato, direi: istintivamente, pare un Gate…
            Apprezzatissimo il filmato sul medesimo,
            grazie.