Svuotarsi per Tornare in Equilibrio. Meditazione nel Tempo di Pasqua.

6 Aprile 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vitantonio Marasciulo, direttore de Il Borgo, un mensile di Monopoli, ci ha inviato questa meditazione sul tempo pasquale, che ben volentieri offriamo alla vostra considerazione. Buona lettura.

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Svuotarsi per essere in equilibrio con sé stessi

Buona Resurrezione

 

Poche settimane fa ho letto su Stilum Curiae di Marco Tosatti, uno dei blog in Italia e all’estero più onorati nei commenti e nelle visite, una riflessione di Enrico Salvi. Parla dell’Impermanenza. “L’erba che secca, il fiore che appassisce, la figura che passa, la scia che scompare – afferma – è un processo indipendente dal pensiero e dalle parole; se non lo si descrive accade lo stesso. Le stelle brillano anche se non lo penso e non lo dico. E quando lo penso e lo dico ne perdo il fascino, perché ne perdo la contemplazione che è visione diretta, non mediata. Mi viene da pensare alla Parola del Vangelo maestra di verità e di vita: “Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete, la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo (…)  eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? (…) E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che indosseremo? Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”. Quale insegnamento procura? Il distacco dalle cose del mondo, che passano, e dunque vivere come se fossimo noi stessi Cristo, frammento di cielo in cui far vivere lo Spirito Santo, creatore di vita, “senza la tua forza nulla è nell’uomo, nulla è senza colpa”. Il corpo, tempio dell’uomo è fatto per lo Spirito del Signore.

Ritornando allo scritto di Salvi, egli scrive che “l’Impermanenza (per inciso, fa ricordare il pensiero di Eraclito, filosofo del divenire, ndr)  –  appartiene al pensiero, alla parola, all’atto  che si spegne nel momento stesso in cui si accede. Così come il respiro: ogni inspirazione si nullifica per dar luogo alla espirazione che a sua volta si nullifica per una nuova inspirazione e così via. Emerge nel processo del tempo che scorre e tutto porta via con sé. E nel processo del corpo, poiché il deterioramento conduce inevitabilmente alla sua scomparsa, può sorgere la domanda: cos’è che resta? Cosa c’è di immutabile?”

Si ribadisce la nostra condizione che siamo fatti per il cielo e dunque siamo solo pellegrini su questa terra, dove tutto passa, solo la Parola di Dio non passa.

La riflessione di Salvi continua e tocca il senso ultimo delle cose del mondo, che è poi il senso primo “che la mente e l’anima, non è fatta di pensieri e parole, bensì di una sostanza fine e delicata che è di per sé, e perciò indipendente da pensieri e parole o atti, che sono accidenti.  C’è una sete che può essere soddisfatta soltanto da Ciò che è oltre la relatività del pensiero e delle parole, che è l’acqua pura dell’Assoluto, Dio. L’elevazione verso l’Assoluto è resa alla perfezione dalle parole di san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me” Per dirla con S. Agostino: “Se, infine, siamo stati creati figli di Dio, noi siamo anche stati creati divini”. (Agostino, Salmi)”.

Sono riflessioni davvero stimolanti per l’anima e per la ragione. Ma sono anche riflessioni non facili da digerire per i non addetti ai lavori, ma a ben guardare sono accessibili a tutti con un po’ di buona volontà. Che cosa hanno lasciato in chi scrive.

Lo scritto stimola l’anima e la ragione. Che la fede e la ratio sono conciliabili. E dunque penetrando l’essenza del tema in oggetto, che il cristiano si deve fare kenosis. (svuotarsi).  Da qui le pratiche del silenzio… della meditazione, contemplazione e dunque la vitalità della preghiera, “non da recitare a pappagallo” come ultimamente ha affermato Bergoglio. La preghiera mette in contatto la creatura con il Creatore. E’ il luogo per estraniarci da noi stessi e far vivere semplicemente la connessione del pensiero con il divino. Connessione che illumina la vita di ciascuno, in quanto potenza creatrice d’Amore.  Si dice “fai del bene e dimentica”. Il detto è in sintonia con le parole di S. Paolo “D’ora innanzi, […] quelli che usano i beni del mondo [vivano] come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!”.

Il donarsi, condizione principe della vita, è espressione d’Amore ed è tale se siamo dimentichi di noi stessi. Si dice che “l’Amore non vuole pensieri”. Come dire, è già di sè, come l’armonia delle leggi naturali. Come al tempo stesso trovano sintonia le parole di S. Paolo, “il non attaccamento alle cose del mondo”. Il Signore dice: “Il mondo passa, ma la mia parola no”.  Ecco gli strumenti per essere in connessione: Digiuno e Preghiera.

Il Digiuno svuota, purifica, aiuta nell’autocontrollo. La Preghiera invece è respiro e nutrimento dell’anima. Nella preghiera sentiamo che non siamo soli. Si vivono le illuminazioni dello Spirito Santo. “Il Digiuno e la Preghiera allontanano le guerre” ha affermato la Madonna di Medjugorje nel messaggio del 25 febbraio scorso. Le guerre dentro di noi e fuori di noi. Il nemico ti fa desiderio e quando ti fa desiderio è per farti essere solo del mondo, ti fa allontanare da Cristo. Dice S. Paolo: “Essere nel mondo ma non del mondo”. Che è poi l’imperativo di santità di ogni cristiano.

 

Tanto per rendere l’idea, che cos’è la paura? E’ desiderio di non morire. Normale, umano. Ma Cristo ha vinto la morte e se siamo di Cristo, la morte non deve far paura.  Liberarsi dai desideri non significa vivere da fachiri, perdere le leggi naturali inscritte in noi. Per il cristiano significa gioia di camminare accompagnati dal desiderio di vivere solo e soltanto Cristo, centro dell’esistenza.

“Il Divino è dentro di noi, non fuori di noi“. Ogni uomo di fede lo può sperimentare per essere abitato da Cristo. Lo afferma S. Agostino. Ma prima di S. Agostino la Verità del Cristo con noi, in noi e per noi, è scritta già nel creato, nel libro della natura che è vangelo vivente.  Che meraviglia! In questo movimento d’amore c’è il segreto della vita.

 

Cari lettori, l’augurio è che con la Pasqua si possa sperimentare lo Spirito Santo come l’hanno sperimentato i santi/e. D’essere dono per gli altri, per l’altro. NO, al paradigma d’ essere centrati su sè stessi, nell’egoismo, nell’individualismo, nella superbia, nell’orgoglio. SI, a vivere nell’immutabile Amore di Cristo, che è movimento d’amore che non ha mai fine, che nessuna violenza umana potrà mai arrestare, un flusso vitale dentro al quale è presa ogni cosa che vive sulla terra, sotto terra e in cielo e che rivela il nome ultimo di Dio.  E’ vivere il Panta Rei dell’impermanenza nell’immutabile Amore di Cristo!

Buona Resurrezione,

Vitantonio MARASCIULO

                                                                                                                                                               (borgomensile@libero.it)

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4 commenti

  • Enrico Salvi ha detto:

    Un sentito grazie al signor Vitantonio per il bellissimo commento al mio articolo.

    Egli tocca il punto fondamentale quando riferisce della kenosis o svuotamento di sé.

    Ciò mi tenta fortissimamente ad entrare nell’argomento del “togliere” che ha da prendere il posto dell'”aggiungere”, ma resisto e rimando ad un prossimo intervento (a Dio piacendo).

    Grazie ancora.

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    Sopravvissuti, superstiti Cristiani, cessate di stare inquieti. Si avvicina la Seconda Venuta di Cristo.
    Non ci credete?
    Cercherò di convincervi. Se pensate che è un pettegolezzo escatologico fate come con le notizie sul covid e il vaccino: ripetetelo, ripetetelo e vedrete che “diventa vero”.
    Usiamo il metodo degli esegeti moderni (si chiama “criterio ermeneutico”) e facciamo attenzione alle lettere INIZIALI di personaggi, luoghi ed eventi del momento storico. Segni dei tempi.

    Per la Prima Venuta di Cristo la lettera CARDINE era la lettera ‘G’.
    • Gesú (la sua Incarnazione)
    • Giudea (la terra predisposta)
    • Giuda (la tribù di Gesù)
    • Gerusalemme
    • Gioacchino (il nonno di Gesù)
    • Giuseppe (il padre)
    • Giovanni (il Battista)
    • Giovanni (il discepolo prediletto)
    • Giordano (il fiume del suo battesimo)
    • Giuda (il traditore).
    • Golgota.
    Per la Seconda Venuta bisogna fare attenzione alla lettera “B”:
    • Babilonia (la Chiesa Cattolica, “la gran prostituta” secondo Lutero)
    • Babele (la confusione delle lingue fuori e dentro la Chiesa)
    • Benedetto XVI (il Papa esautorato)
    • Bruxelles (sede della massoneria legislativa)
    • Basilea (luogo di incontri della massoneria finanziaria)
    • Beijing (Pechino, la capitale dell’economia mondiale)
    • Bergoglio
    • Biden…