Viganò: contro la Nuova Dittatura, la Scelta fra Bene e Male è una Grazia.

2 Aprile 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ci segnala questa intervista fata al collega Aldo Maria Valli, su Duc in Altum, che con grande piacere rilanciamo. Buona lettura. 

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Eccellenza, attraverso i suoi ripetuti interventi e l’attività di alcuni blog stiamo denunciando in ogni modo l’apostasia che si sta diffondendo nella Chiesa, così come la tirannia imposta dall’ideologia del Nuovo Ordine Mondiale, alla quale la Gerarchia della Chiesa appare in tutto sottomessa.

Rispetto a questi temi si nota una divisione, sempre più accentuata, all’interno delle famiglie stesse e anche tra amici. Sul giudizio rispetto alle vicende del mondo e della Chiesa ci si divide in modo radicale, con una polarizzazione che sembra non ammettere alcuna forma di comprensione reciproca. È come se emergessero due culture, due antropologie e anche due fedi diverse. Dunque, come comportarsi, in questa situazione, salvaguardando l’amore per la verità?

Ha ragione: l’instaurazione del Nuovo Ordine, iniziata con il pretesto della cosiddetta pandemia, rende percepibile a molti la perdita di serenità e pace interiore; ci fa percepire un male che ci sovrasta e dinanzi al quale ci sentiamo impotenti; acuisce le divisioni e i diverbi tra familiari, parenti e amici. Molto spesso restiamo addolorati nel vedere come la menzogna riesca a convincere persone a noi vicine che pure credevamo mature e in grado di discernere il bene dal male. Ci pare incredibile che i nostri amici si siano lasciati ingannare, anzi direi quasi ipnotizzare dal martellamento dei media mainstream: medici che reputavamo coscienziosi sembrano aver cancellato le proprie conoscenze scientifiche abdicando alla razionalità in nome di una sorta di folle superstizione; conoscenti che fino a ieri condannavano gli orrori del Nazismo e del Comunismo non si accorgono di quanto gli orrori di quelle dittature siano riproposti in una forma ancora più disumana e spietata, replicando su vasta scala le sperimentazioni dei lager e la violazione dei diritti naturali sulla popolazione mondiale. Non ci capacitiamo che il nostro parroco ci parli del Covid come se si trattasse di una pestilenza, che il sindaco si comporti come un gerarca, che la vicina di casa chiami i Carabinieri perché una famiglia organizza una grigliata in terrazza. Anziani che hanno combattuto valorosamente rischiando la vita sono letteralmente terrorizzati da un’influenza curabile. Padri di famiglia di solidi principi morali tollerano che i loro figli siano indottrinati al vizio e alla perversione, come se quello che è stato loro trasmesso e in cui hanno creduto non avesse più alcun valore. Parlare di amor di Patria, di difesa dei confini nazionali, di sovranità nazionale è considerato fascista. E ci chiediamo: dov’è l’Italia che abbiamo amato? Dov’è la Chiesa che ci ha istruito nella Fede e fatto crescere nella Grazia di Dio? Possibile che sia stato tutto cancellato in pochi anni?

È evidente che quanto sta avvenendo è stato pianificato da decenni, tanto in ambito civile quanto in ambito religioso. E molti, moltissimi sono stati tratti in inganno, prima convincendoli a concedere diritti a quanti non condividevano né la nostra Fede né i nostri valori; poi facendoli sentire quasi in colpa per il fatto di essere Cattolici, per le loro idee, per il loro passato. Oggi siamo giunti al punto di essere a stento tollerati come retrogradi e fanatici, mentre c’è chi vorrebbe rendere reato ciò che per millenni ha costituito le basi del vivere civile e dichiarare non solo lecito, ma obbligatorio ogni comportamento contro Dio, contro la natura, contro la nostra identità.

Dinanzi a questo stravolgimento che coinvolge l’intera società, appare sempre più chiara la divisione che emerge tra figli della luce e figli delle tenebre: è una grazia che ci è concessa da Dio per compiere una coraggiosa scelta di campo. Ricordiamoci le parole di Nostro Signore: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada» (Mt 10, 34). Il pacifismo di cui sentiamo parlare da decenni serve solo a disarmare i buoni e lasciar liberi i malvagi di compiere le loro opere inique. Ben venga dunque, se serve ad aprirci gli occhi, anche la divisione e la polarizzazione tra quanti appartengono alla Città di Dio e quanti servono il principe di questo mondo. L’amore per la verità implica necessariamente l’odio della menzogna, e sarebbe sconsiderato e illusorio credere che si possano servire due padroni. Se oggi ci si chiede di scegliere tra il Regno di Cristo e la tirannide del Nuovo Ordine Mondiale, noi non possiamo sottrarci a questa scelta e dobbiamo compierla con coerenza, chiedendo al Signore la forza di testimoniarLo fino al martirio. Chi ci dice che il Vangelo può conciliarsi con l’antivangelo del globalismo mente, così come mente chi ci prospetta un mondo senza guerre in cui tutte le religioni possano convivere in pace. Non vi è pace se non nel Regno di Cristo: pax Christi in regno Christi. Certo, per condurre con successo il nostro combattimento dovremmo poter contare su generali e comandanti che ci guidino: se quasi tutti hanno preferito la diserzione e il tradimento, noi possiamo comunque contare su una Condottiera invincibile, la Vergine Santissima, invocando la Sua protezione sui Suoi figli e su tutta la Chiesa. Sotto la Sua potente guida non dobbiamo temere nulla, perché è Lei che schiaccerà il capo dell’antico serpente, ripristinando quell’ordine che l’orgoglio di Satana ha infranto.

 

Parliamo di liturgia e di santa Messa. Non tutti i fedeli cattolici, per quanto ben intenzionati, hanno la possibilità di partecipare a Messe Vetus Ordo e devono “accontentarsi” di quelle che si celebrano nelle loro parrocchie, spesso segnate da maleducazione liturgica se non da veri e propri abusi. In queste Messe si riceve la Comunione sulla mano, stando in piedi, si recita il Padre nostro secondo la nuova formula, si è invitati a scambiarsi “lo sguardo di pace”, si ascoltano prediche in linea con il bergoglismo (solo per toccare alcuni aspetti). Finisce che si esce dalla Messa rabbuiati, per usare un eufemismo, anziché rasserenati e riconciliati con Dio e i fratelli. E allora? Come fare?

 

Ci si dovrebbe chiedere anzitutto come sia possibile che l’atto supremo del culto, istituito da Nostro Signore per perpetuare in modo incruento sui nostri altari le grazie infinite del Sacrificio del Calvario, diventi un ostacolo alla santificazione dei fedeli anziché un’occasione di progresso spirituale e di pace interiore. In altri tempi la Messa offriva uno sprazzo di Paradiso in mezzo alle prove e nel caos del mondo; oggi pare che lo strepito del mondo sia elemento indispensabile per bandire il silenzio, l’adorazione orante, il senso del sacro e della presenza di Dio. Ma se nell’ordine naturale è nostro dovere nutrire il corpo con cibi sani ed evitare quelli avvelenati o adulterati, a maggior ragione nell’ordine soprannaturale è nostro dovere alimentare la nostra anima con un nutrimento sano, tenendoci lontani da quanto può avvelenarci spiritualmente.

Comprendo ovviamente la difficoltà dei fedeli nel frequentare le chiese in cui non si celebra la Santa Messa tradizionale; ma penso che il Signore sappia apprezzare anche la buona volontà di chi è consapevole dell’importanza che ha il Santo Sacrificio per la nostra anima, specialmente in momenti di grande crisi come quelli che stiamo attraversando, e che per questo sa compiere un piccolo sforzo, almeno la domenica, per santificare degnamente il giorno del Signore. Vi sono stati tempi e luoghi in cui i Cattolici erano perseguitati e assistere alla Messa era difficile e pericoloso, eppure i fedeli riuscivano a riunirsi clandestinamente nei boschi, nelle cantine o nelle soffitte per onorare Dio e nutrirsi del Pane degli Angeli: abbiamo il dovere di essere degni di questi nostri fratelli nella Fede, senza accampare scuse o pretesti. D’altra parte, il Motu Proprio Summorum Pontificum riconosce ai fedeli il diritto – un diritto, non un privilegio – di avere la Messa tradizionale e se questo non avviene ovunque è in gran parte perché i fedeli non sanno imporsi. Non è una questione di estetismo, di amore per il latino o per il canto gregoriano o una forma di nostalgia per il proprio passato; qui è in questione il cuore della vita della Chiesa, l’anima della vita soprannaturale dei Cattolici, il bene stesso del mondo.

Comprendo che molti fedeli si trovino in una situazione di difficoltà, quantomeno dal punto di vista umano, nel momento in cui devono decidere se abbandonare la vita della parrocchia per cercare altrove, talvolta a chilometri di distanza, una Messa tradizionale. I fedeli hanno il dovere morale grave quantomeno di cercare una Messa celebrata con decoro e rispetto da un pio sacerdote che amministri la Comunione in bocca.

La pandemia ha dato il pretesto per imporre abusivamente limitazioni alle funzioni liturgiche: non rendiamoci responsabili di questi soprusi con il nostro silenzio e la nostra rassegnazione a lasciarci imporre Messe indecorose o sacrileghe. Dio è offeso anche dall’indolenza e dall’indifferenza con la quale ricambiamo il Suo amore per noi. Un’indolenza che è sempre più percepibile nei fedeli che si lasciano imporre addirittura le vaccinazioni in chiesa il Sabato Santo, sostituendo la meditazione dei Novissimi con la paura infondata della morte fisica. Dinanzi a queste manifestazioni di asservimento del Clero e della Gerarchia ai diktat di un’autorità corrotta e corruttrice, levare alta la voce rappresenta non solo un dovere morale, ma anche un freno agli eccessi di tanti ecclesiastici che hanno dimenticato il senso del loro Sacerdozio e l’anima della loro vocazione. Costoro dovrebbero considerare seriamente quanto sia grave la cooperazione alla narrazione sul Covid, soprattutto quando la superstizione pseudoscientifica diventa l’unica forma possibile di fede, appropriandosi della simbologia, del lessico e della ritualità di una religione. Chi ha orecchi per intendere, intenda.

Chiediamo dunque ai nostri sacerdoti di celebrare la Santa Messa come se fosse la prima e l’ultima della loro vita, di farla finita con questi riti mondanizzati, e di restituirci un tesoro che tengono ostinatamente nascosto. Non dimentichiamo di dare aiuto materiale e spirituale ai sacerdoti che con coraggio e coerenza celebrano la liturgia tradizionale, ricordandoci che un domani saranno loro a ricostruire il tessuto che restaurerà la società cristiana. E se proprio non possiamo assistere con regolarità al Santo Sacrificio nel rito tramandatoci dagli Apostoli, teniamoci alla larga da chi profana il Santissimo Sacramento e usa il pulpito per corrompere la Fede e la Morale. Tengo tuttavia a ribadire, per dovere di coscienza, che laddove sia possibile assistere alla Messa tridentina senza grave incomodo, si deve certamente preferire questa alla Messa riformata.

 

Avrà visto, Eccellenza, che di nuovo è stata riproposta la questione del “chi è papa e chi non è papa”. Alcuni dicono: visto che Bergoglio è stato eletto in base alle manovre della mafia di San Gallo e forse con irregolarità durante il Conclave, non è papa. E invece lo sarebbe ancora Ratzinger, il quale avrebbe rinunciato al soglio non liberamente, ma perché costretto da forti pressioni, e avrebbe scritto volutamente in modo scorretto il testo latino della rinuncia per renderla invalida. Fantachiesa? O c’è qualche elemento da tenere in seria considerazione?

Molteplici cause – forti ed indebite pressioni sia esterne alla Chiesa sia da parte di eminenti membri della Gerarchia, come pure la personale indole di Joseph Ratzinger – avrebbero indotto Benedetto XVI a formulare una dichiarazione di rinunzia in modo del tutto irrituale, lasciando la Chiesa in uno stato di grave incertezza e confusione; macchinazioni di un gruppo di cospiratori progressisti avrebbero indicato in Bergoglio il candidato eletto poi nel corso di un conclave segnato da infrazioni alla Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis che regola l’elezione del Romano Pontefice: questi elementi sarebbero tali da rendere nulla l’abdicazione di Ratzinger, nullo il Conclave del 2013 e nulla l’elezione del successore. Tuttavia, ancorché diffusi ed innegabili, questi elementi necessitano di una conferma e soprattutto di una dichiarazione dell’autorità suprema della Chiesa. Ogni pronunciamento formulato da chi non ha l’autorità per farlo sarebbe temerario. Credo inoltre che, allo stato attuale, la disputa su chi sia il Papa regnante serva solo ad indebolire la già frammentata parte sana del corpo ecclesiale, seminando divisione tra i buoni.

Preghiamo con fiducia il Signore di far venire alla luce la verità e di mostrarci la via da percorrere. Per ora, forti della virtù di Prudenza che ordina i mezzi al fine ultimo, conserviamoci fedeli e custodiamo gelosamente quello che ha sempre creduto la Chiesa: quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditum est.

In questa fase che, per tanti aspetti, è così complicata e confusa, qual è la sua preghiera? Vuole suggerirci come rivolgerci a nostro Signore?

Quanto avviene oggi è a causa dei peccati pubblici delle nazioni, dei peccati dei singoli e, per quanto possa suonare terribile, dei peccati degli uomini di Chiesa. Noi non possiamo intervenire per i peccati delle nazioni né per quelli della Gerarchia, ma possiamo iniziare con umiltà e con spirito di vera conversione a emendarci dalle nostre colpe, dalle nostre infedeltà, dalla nostra tiepidezza. Così, mentre i nuovi farisei si compiacciono dell’apprezzamento del mondo, oltre che pregare per la loro conversione, dobbiamo implorare la misericordia del Signore per noi stessi con le parole del Vangelo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18, 13). La società, ed ancor prima la Chiesa, trarranno un gran beneficio dalla nostra fedeltà e dal percorrere, con la Grazia di Dio e la protezione della Santissima Vergine, il cammino di santità che ci è preparato. Non priviamoci del ricorso fiducioso a Colei che sulla Croce Nostro Signore ci ha dato per Madre, e che in quanto tale non ci negherà il Suo aiuto nelle prove.

 

Ci avviciniamo alla Pasqua: nonostante tutto, il Signore risorge. Vogliamo trovare ragioni di speranza. Impresa difficile, ma possiamo provarci?

 

Non solo possiamo provarci: dobbiamo avere fede ed esercitare parimenti la virtù della Speranza, secondo la quale sappiamo che il Signore ci accorda le Grazie necessarie ad evitare il peccato, compiere il bene e meritare l’eterna beatitudine del Cielo. Non dimentichiamoci di essere pellegrini in hac lacrimarum valle, e che la nostra patria è la Gerusalemme celeste, assieme agli Angeli e ai Santi, nella gloria della Santissima Trinità. Surrexit Dominus vere, proclama la liturgia pasquale: Egli è risorto una volta per tutte, vincendo Satana e strappandogli quel chirografo che Adamo aveva firmato con il peccato originale. Le prove presenti, il timore di essere abbandonati e soli contro uno schieramento potentissimo che sembra schiacciarci e vincerci non devono intimorirci, ma spingerci a rinnovare la nostra fiducia in Colui che ha detto di Sé: «Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in Me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, Io ho vinto il mondo» (Gv 16, 33).

Possa questa Santa Pasqua spronarci ad un ritorno a Dio, offrendo le prove e le tribolazioni con spirito di espiazione e di riparazione per la conversione dei peccatori, così che dopo aver anche noi condiviso l’amaro calice del Getsemani possiamo renderci degni della gloria della Resurrezione.

a cura di Aldo Maria Valli

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9 commenti

  • Agostino ha detto:

    Mons. Carlo Maria Viganò pervicacemente glissa ancora la domanda su chi sia il Papa postagli dal suo intervistatore Aldo Maria Valli, questa volta in modo diretto e articolato con tutti gli elementi di fatto, compreso la gravissima violazione procedurale in Conclave di quel 13 marzo 2013, che, attenzione, da sola sarebbe sufficiente ad annullare e invalidare l’”elezione”, a prescindere da tutto il resto. Non è una cosa da poco. Quel fatto rivelato dalla giornalista Elisabetta Piqué nel suo libro “Francesco – Vita e rivoluzione” è decisivo, come ho detto, più di qualsiasi altro elemento, perché, se sulla congiura della “Mafia di San Gallo” (nonostante la confessione del Card. G.Danneels) questa potrebbe essere diabolicamente raggirata; se sulla irrituale rinuncia a mezzo declaratio (che semplicemente annuncia con motivazioni banali e canonicamente opinabili un atto amministrativo mai perfezionato ritualmente) che potrebbe essere ugualmente e diabolicamente raggirato e se sugli errori della declaratio stessa (che sebbene vi siano e sono sufficienti a cambiarne il senso) che potrebbe essere analogamenta e sempre diabolicamente raggirata come le altre, invece la violazione della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis è, allo stato, l’unico vero elemento di fatto su cui appellarsi per la deposizione del falso papa e con la sua deposizione l’annullamento ex tunc di tutti gli atti amministrativi, legislativi,magisteriali e pastorali da egli adottati in questi otto anni di falso pontificato, perché inesistenti e insanabili in quanto nulla e inesistente è l’autorità che li ha emessi.
    Sappiamo che esistono i verbali che attestano e fanno fede di quanto accaduto nelle operazioni in Conclave per cui sarebbe sufficiente controllare quegli atti per verificare come andarono le cose. Certo che con quella ottantina di porporati, moltissimi dei quali “creati”da Bergoglio e che rischierebbero la cassazione per nullità della loro nomina è molto difficile che il Collegio Cardinalizio (dato che l’investitura è avvenuta per mano dei Cardinali conclavisti) chieda una simile verifica, ma personalmente la ritengo l’unica strada percorribile per fare chiarezza e mettere la parola fine a questa annosa situazione. Il nocciolo della questione concretamente ed effettivamente verificabile è se quel pomeriggio del 13 marzo 2013 sia stata annullata la seconda e ultima votazione prevista per legge per quel pomeriggio e ne sia stata fatta una terza dalla quale ne uscì “eletto” il Card. Bergoglio. Ma siccome nessun Collegio Cardinalizio può arrivare a tanto senza il consenso dell’Autorità suprema della Chiesa che è il Papa, a meno che Viganò non intenda per Papa Benedetto XVI, non si capisce come ciò possa mai accadere con Bergoglio seduto nel massimo seggio.
    La verità non necessita di astrusi e canonistici dibattiti ed è di una semplicità disarmante. Basta andare a vedere le carte. Bergoglio dovrebbe essere il primo a volerlo, ma ahimè, la rivelazione di quel dettaglio, che per un misterioso disegno divino fu visto dal Santo Padre Giovanni Paolo II, autore di quella Costituzione Apostolica che regola l’elezione del Romano Pontefice, è come blindata poiché la fonte stessa che ha rivelato alla Piqué quel dettaglio le ha rivelato, come racconta l’autrice medesima, molti altri dettagli riguardanti Bergoglio nelle ore del Conclave che precedettero l’”elezione”: dettagli che potevano essere conosciuti solo dall’interessato. Ricordiamoci bene che, come Cattolici sapere chi è il Papa di Santa Madre Chiesa non è una cosa irrilevante in tempi in cui, di fatto, due sono vestiti di bianco ma dei quali uno solo (come ha riaffermato recentemente il Santo Padre Benedetto XVI) è il Papa, senza specificare quale, mentre l’altro è solo un vescovo “vestito di bianco”.
    Io comprendo che date le scomuniche per scisma inflitte a coloro che hanno gridato ai quattro venti che Bergoglio non è il Papa, per tutta una serie di ragioni che conosciamo, ora in molti sono impauriti, ma ricordiamoci che pure N.S. Gesù Cristo ed i suoi apostoli furono scomunicati dal Sinedrio che era il vertice della loro “Chiesa” in quel tempo (e Gesù non era venuto ad abolire la Legge o i Profeti ma a darle pieno compimento) per cui il Sinedrio aveva vietato loro l’accesso al Tempio. Inoltre la paura si era diffusa al punto che perfino i miracolati temevano di riconoscere pubblicamente Cristo quale Messia atteso.
    Viviamo tempi apocalittici, lo dice lo stesso Mons. Vigano, ma proprio per questo oggi ci viene richiesta coerenza nella Fede, perseveranza nell’appartenenza alla Santa Madre Chiesa ed al suo Magistero perenne che non ha mai deviato, che ha combattute eresie tremende e le ha vinte.

  • Lc 11,23 ha detto:

    grazie Monsignore grazie.
    di come Lei non ne basterebbero 1000 schiere.
    tutto tornerà a Cristo Re.
    e con Lui abbiamo già vinto.

  • giovanni ha detto:

    Sua Eccellenza Vigano’ e’ impareggiabile nel dare forza, fiducia e fede a chiunque ne’ abbia bisogno in questi tempi di prova, Buona e Santa Pasqua.

  • Don Pietro Paolo ha detto:

    Io, invece, più leggo i “contributi” di Vigano’, come li chiama Simona, più mi chiedo come costui possa aver fatto per tanto tempo il Nunzio apostolico e rappresentare i papi che si sono succeduti dopo il Vat. II. “E se proprio non possiamo assistere con regolarità al Santo Sacrificio nel rito tramandatoci dagli Apostoli,”: questo mi viene completamente nuovo. C’è un rito del Sacrificio degli apostoli ed altri che non lo sono ???. Avrebbe la cortesia di chiarire qual’è il “Rito tramandatoci dagli Apostoli? Grazie

    • Enrico Nippo ha detto:

      Invece, ci sarebbe da chiedersi cos’è che unisce i Cattolici e su cui nessuno Cattolico ha obiezioni da fare.

    • VITMARR ha detto:

      Prima degli anni sessanta in ogni chiesa ogni mattina tanti sacerdoti celebravano messa riempiendo tutti gli altari anche laterali. La domenica c’erano messe a tutte le ore, tutte piene di fedeli e tutte le sere della settimana le chiese si riempivano di fedeli per il rosario e la benedizione. Con il succedersi del tempo e dei papi, gradualmente le chiese , quelle rimaste aperte, si somo svuotate di fedeli , mentre anche il numero dei sacerdoti si è ridotto drasticamente di numeroo. Questo è un fatto non smentibile da rare e localizzate eccezioni. Di fronte a un fatto reale c’è la domanda : quali sono le cause ?. Ed è questa la domando che rivolgo a lei Don Pietro Paolo.

  • wisteria ha detto:

    Abitando a Roma, in teoria dovrei avere difficoltà a trovare chiese dove si celebri secondo il VO, ma così non è, a causa del Covid. L’unica sede che posso raggiungere a piedi, comunque non vicina, non ammette celebrazioni VO il Giovedì Santo, incredibile a dirsi; anzi una suora dall’accento brasiliano, al telefono, mi ha rimproverato per l’ardire nel chiederlo e mi ha detto, testuale: “Il Vicariato ordina di andare ognuno nella propria parrocchia”. La Messa parrocchiale di ieri è stata un vero fioretto, infarcita di canti profani e con una ossessiva preponderanza di sacerdoti e suore di colore. Se vorrò evitare una seconda penitenza, domenica dovrò prendere un taxi e uscire dal mio quartiere.,,

  • Simona Ventura Farini ha detto:

    Più leggo i suoi contributi e più mi ci riconosco…