Shoah. Quei 2800 Ebrei Aiutati Direttamente da Papa Pacelli.

29 Gennaio 2021 Pubblicato da

Shoah

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, nei giorni scorsi si è celebrata la Giornata della Memoria, in ricordo della Shoah, il genocidio tentato dai nazisti contro il popolo ebraico. Ci sembra interessante condividere con voi questo articolo di Fabio Beretta su IlFaroOnline dedicato alla memoria di Pio XII, e di come papa Pacelli si sia adoperato per salvare gli ebrei. Buona lettura.

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Città del Vaticano – A poco meno di un anno dall’apertura degli archivi vaticani su Pio XII (leggi qui), iniziano a dipanarsi le tenebre e i misteriche aleggiano su uno dei pontificati più discussi della storia. Grazie allo studio dei documenti custoditi Oltretevere si può dire con certezza che Papa Pacelli aiutò gli ebrei (di tutta Europa) a salvarsi dalla follia nazista e denunciò in maniera inequivocabile e decisa i crimini voluti dal Terzo Reich.

“In questi mesi di studio sono emerse diversi aspetti del pontificato di Pio XII”, racconta a ilfaroonline.it Johan Ickx, storico e archivista, direttore dell’Archivio Storico della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede, autore del libro “Pio XII e gli ebrei”. Dalle polveri del tempo è riemersa “una lista che per l’archivio vaticano è quasi anomala, che contiene le richieste d’aiuto di circa 2800 persone che negli anni della guerra rivolsero direttamente al Santo Padre. Venne subito attivato un ufficio permanente che si occupò esclusivamente di queste persone”.

Le richieste d’aiuto, “provenienti da tutta Europa – spiega Ickx -, ne abbiamo ritrovate alcune provenienti dalla Polonia, dalla Francia, dall’Ungheria e da altri paesi europei”, venivano smistate dalla Santa Sede e “attraverso le diocesi, i vescovi o le nunziature apostoliche sparse nei vari Paesi, grazie a diverse persone designate sul campo. L’obiettivo fu quello di creare dei corridoi di salvataggio che conducevano fuori dalle zone di pericolo, spesso oltre frontiera. Ma sono documentati anche viaggi molto più lunghi, fino alla Palestina passando per la Turchia, o l’America e il Sudamerica”. “Ad eccezione di singole lettere di qualche cattolico non ebreo e di un ortodosso – spiega l’archivista – sono tutti ebrei. Ma gli ebrei furono quelli che vennero maggiormente aiutati, soprattutto dopo la promulgazione delle leggi razziali in tutte le zone occupate dai nazisti”.

“Il bene non fa rumore”

Ci si è interrogati a lungo anche sui presunti “silenzi” di Pio XII. “Una menzogna, o meglio una farsa mediatica ben orchestrata dopo la guerra”, afferma l’archivista vaticano, che continua a citare i documenti storici: “Dovremmo distinguere bene il tipo di silenzio. Papa Pacelli non parlò di certe cose con i propri collaboratori per salvare le loro vite, per non mettere in pericolo chi faceva parte di quei corridoi perché potevano essere scoperti e ostacolati. Su questo dovremmo fermarci un attimo e riflettere su come si poteva vivere in quegli anni, con il male che dava la caccia ai collaboratori del bene. Per questo il Papa dell’epoca si chiuse in un prudente silenzio attivo. Credo che ciò si possa riassumere nella frase di Francesco da Sales ritrovata su un diario di Mons. Cassulo, Nunzio a Bucarest: ‘Il bene non fa rumore e il rumore non fa bene‘. Questo era il paradigma di tutti i collaboratori del Papa”.

Diverso fu invece l’atteggiamento del Pontefice sul piano pubblico: “Non è vero che il Papa è stato silenzioso, ha parlato e condannato apertamentequanto stava accadendo in Germania – sottolinea Ickx -. Nel mio libro racconto l’episodio in cui Pio XII, invece di dedicare tempo ai tradizionali saluti di Natale con i cardinali, preferisce spendere le parole che contano per il nel radiomessaggio che il 24 agosto del 1942 riecheggiò in tutto il mondo“.

“E non c’è bisogno di analizzare i documenti aperti agli studiosi da poco per capirlo – racconta l’archivista -: leggendo gli interventi di Pacelli (un esempio è l’enciclica Mit brennender Sorge, a firma di Pio XI ma con molti contributi di Pacelli, stampata e pubblicata nel 1937 direttamente in Germania e in lingua tedesca, invece che in latino, con la quale si condannavano la prassi e la filosofia del nazismo, ndr.) anche durante la guerra, sono tante le condanne del nazismo”. E ciò si evince anche “nell’azione diplomatica: da tutte le volte che nei dispacci e nelle note verbali inviate alle ambasciate la Santa Sede ha voluto denunciare le brutalità del Terzo Reich. Questo non si può definire silenzio, sono parole chiare, senza mezzi termini. Molti hanno detto e scritto che Pio XII ha taciuto perché non voleva salvare gli ebrei. Ma questo è un falso creato per fini propagandistici, in realtà è successo l’esatto contrario“.

“La salvezza di Roma”

Per il dottor Ickx, se c’è un momento davvero drammatico lungo tutto il pontificato di Pacelli è il marzo del 43′, quando Berlino rifiuta categoricamente di accettare una Nota Verbale diplomatica in cui la Santa Sede aveva elencato i soprusi e i crimini di guerra compiuti nella Polonia occupata: “Credo che quello sia stato il momento più difficile. Il Papa e i suoi collaboratori più stretti si resero conto di essere ‘circondati’ e che nei confronti della Chiesa cattolica ci fu da parte dei nazisti una vera e propria dichiarazione di guerra; non solo contro gli ebrei ma anche contro i cattolici. Questo però non è mai stato detto o comunicato esternamente o agli ambasciatori, è rimasto dentro le mura della Santa Sede”.

Pochi mesi più tardi da quella presa di coscienza le bombe caddero “come neve” su Roma e Pio XII “uscì tutto da solo” dal Vaticano per abbracciare il suo popolo “spalancando le ali”, come canta De Gregori. Anche su questo momento drammatico per la Capitale d’Italia emergono elementi curiosi dagli archivi vaticani: “Fin dall’inizio della guerra il Papa era continuamente informato e consapevole del pericolo di un bombardamento sull’Urbe. Nell’archivio – spiega Ickx – sono conservati otto volumi intitolati ‘La salvezza di Roma’: è una serie in cui vengono descritte tutte le operazioni che raccontano il tanto lavoro dell’ufficio di mons. Tardini (all’epoca Segretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, una specie di Ministero degli affari esteri, ndr.) per evitare un bombardamento non solo su Roma ma anche su altre città come Costantinopoli o Atene. Su un alto piano diplomatico si lavorò per evitare che città come queste venissero distrutte. Nel libro racconto una delle azioni che in effetti riuscì, grazie ad un abile atto di diplomazia attraverso gli americani, e della quale si stupì lo stesso prelato”.

La trattativa coi soviet e il “gelo” con la Germania

Dal punto di vista diplomatico, “da sempre i rapporti furono tesi con la Germania nazista – fa notare l’archivista -. Si sapeva che la Nunziatura apostolica a Berlino non era più un posto sicuro, in quanto era sotto la lente d’ingrandimento dell’ntelligence dei nazisti. Rapporti che si incrinarono ancora di più con l’inasprimento delle persecuzioni nei confronti del clero tedesco e austriaco. Il campo di concentramento di Dachau nacque proprio per internare, accanto ai comunisti e ai sindacalisti, quello che i nazisti consideravano ‘clero sovversivo’, cioè gli oppositori del nazismo. I gesuiti erano convinti, e credo che non fossero lontano dalla verità, che dopo gli ebrei sarebbe toccato a loro perché considerati i militari del Papa”.

Ma proprio i gesuiti vennero poi impiegati da Pio XII per delle missioni segrete con i Soviet: “Insieme a dei colleghi ungheresi ho trovato fuori dagli archivi vaticani delle lettere datate 46′-47′, delle quali sono stati ora trovati anche riscontri negli archivi della Santa Sede, che testimoniano i viaggi segreti da parte di alcuni gesuiti tra Roma e Budapest, e all’epoca viaggiare non era certo facile – spiega Ickx -. L’obiettivo del Papa era aprire un dialogo con i soviet per trovare un eventuale modus vivendi, perché per il Pontefice la sorte dei singoli popoli era primaria rispetto a qualsiasi ideologia. Un dialogo non facile che spinse la stampa sovietica ad alimentare la menzogna dei suoi silenzi e della sua indifferenza sulla Shoah“.

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13 commenti

  • : ha detto:

    La leggenda nera su Pio XII fu creata sai Comunisti negli anni ’50 dopo che il Papa, con un Decreto del 1949, ebbe comminato la scomunica ai Comunisti. La campagna diffamatoria iniziò dopo l’uscita del Decreto, propagandosi prima con slogan e dicerie, e poi utilizzando il mondo della sedicente “cultura” (di sinistra), che iniziò la sua opera nel 1963 col dramma «Il Vicario» di Rolf Hochhuth, un autore tedesco comunista, commissionatogli dal regime. Nel dramma viene descritto un Pio XII schierato durante la guerra col Nazismo e indifferente alla sorte degli Ebrei, per i quali nulla fece al fine di contrastare la tragedia dell’Olocausto. Da allora un nugolo di anticristi, fra i quali ovviamente molti Ebrei, si sono scatenati su questa traccia, inventando fatti o interpretando ad usum delphini documenti, senza portare alcuna seria testimonianza delle loro affermazioni. Diversi sono anche quelli che hanno scritto articoli e libri in opposizione a tali calunnie, questa volta contenenti testimonianze e documenti incontestabili a conferma dei loro scritti, ma ovviamente non sono propagandati dai sinistri mezzi d’informazione che dell’informazione hanno il monopolio. Chi vuole però li può reperire. Anche tra i difensori di Pio XII molti sono Ebrei: e questi perché, conoscendo la vera storia, mostrano la loro gratitudine al Papa che salvò, anche a suo rischio personale (Hitler aveva ordinato ai Tedeschi di stanza in Italia di rapire il Papa, come avevano fatto con Mussolini), centinaia di migliaia di Ebrei.

    Riporto qualche passo da uno di quegli articoli a difesa del Papa, come vedremo di un autore certamente non sospettabile di sacro zelo cattolico, trattandosi del Rabbino David G. Dalin, Ebreo americano:

    «Qualsiasi esame onesto e scrupoloso delle prove dimostra che Pio XII è stato un tenace critico del nazismo. Basta considerare solo alcuni punti salienti della sua opposizione prima della guerra. […] A questi vanno aggiunti i punti salienti dell’azione di Pio XII durante la guerra».

    A queste due affermazioni seguono due elenchi di “punti salienti” riferiti al Papa, costituiti da discorsi, lettere aperte, encicliche, udienze, azioni diplomatiche di protesta e altro contro l’ideologia ed il regime nazista.

    Se la campagna contro Pio XII è iniziata parecchi anni dopo la fine della guerra, ed ha avuto in questi ultimi decenni una recrudescenza non solo in ambienti ebraici, durante e dopo la guerra, invece, gli Ebrei dimostrarono profonda gratitudine per l’opera compiuta da Pio XII. Dice l’articolista citato:

    «Per i leader ebraici della vecchia generazione, la campagna contro Pio XII sarebbe stata un colpo. Durante e dopo la guerra molti ebrei famosi – Albert Einstein, Golda Meir, Moshe Sharett, il rabbino Isaac Herzog e innumerevoli altri – espressero pubblicamente la loro gratitudine a Pio XII. Nel suo libro uscito nel 1967 “Roma e gli ebrei. L’azione del Vaticano a favore delle vittime del Nazismo” il diplomatico Pinchas Lapide – che era stato console israeliano a Milano e aveva intervistato alcuni italiani sopravvissuti all’Olocausto – dichiarò che Pio XII “fu lo strumento di salvezza di almeno 700.000, ma forse anche 860.000, ebrei che dovevano morire per mano nazista”».

    700-860.000 mila Ebrei salvati in tutta Europa. Lo dicono gli stessi Ebrei. I 2.800 riferiti da Beretta potrebbero far comprendere male le vere dimensioni dell’opera promossa dal Papa agendo sia direttamente che attraverso i suoi emissari. Ma Beretta, avendo lavorato sui documenti degli archivi vaticani, si riferisce semplicemente ad una lista che “contiene le richieste d’aiuto di circa 2800 persone”. Dice ancora il Rabbino Dalin:

    «Già nel dicembre del 1940, in un articolo sul Time Magazine, Albert Einstein rese così omaggio a Pio XII: “Solo la Chiesa sbarra pienamente il cammino alla campagna hitleriana per la soppressione della verità. Prima d’ora non ho avuto alcun interesse particolare per la Chiesa, ma ora sento un grande affetto e ammirazione per essa perché solo la Chiesa ha avuto il coraggio e la perse-veranza di schierarsi dalla parte della verità intellettuale e della libertà morale. Sono pertanto costretto ad ammettere che quanto una volta disprezzavo, ora lo apprezzo senza riserve”.
    «Nel 1943, Chaim Weizmann, che sarebbe diventato il primo presidente d’Israele, scrisse che “la Santa Sede sta prestando il suo potente aiuto dove può per attenuare la sorte dei miei correligionari perseguitati”.
    «Moshe Sharett, il secondo nella serie dei primi ministri israeliani, incontrò Pio XII negli ultimi giorni di guerra e gli disse che il suo “primo dovere era di ringraziarlo e, attraverso lui, ringrazia-re la Chiesa cattolica da parte dell’opinione pubblica ebraica per tutto quanto avevano fatto nei vari paesi per salvare gli ebrei”.
    «Il rabbino Isaac Herzog, rabbino capo d’Israele, nel febbraio del 1944 inviò un messaggio in cui dichiarava: “Il popolo d’Israele non dimenticherà mai quello che Sua Santità e i suoi illustri delegati, ispirati dagli eterni princìpi della religione, che formano le vere basi di un’autentica civiltà, stanno facendo per i nostri sfortunati fratelli e sorelle nell’ora più tragica della nostra storia, pro-va vivente dell’esistenza della divina Provvidenza in questo mondo”.
    «Nel settembre del 1945, Leon Kubowitzky, segretario generale del Congresso Ebraico Mondiale, ringraziò personalmente il Papa per i suoi interventi e il Congresso Ebraico Mondiale donò 20.000 dollari alle opere caritative vaticane “in riconoscimento del lavoro svolto dalla Santa Sede nel salvare gli ebrei dalle persecuzioni fascista e nazista”.
    «Nel 1955, quando l’Italia celebrò il decennale delle sua liberazione, l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane proclamò il 17 aprile “Giorno della Gratitudine”, per l’assistenza avuta dal Papa durante la guerra.
    «Il 26 maggio 1955 l’Orchestra Filarmonica d’Israele volò a Roma per un’esecuzione speciale della Settima Sinfonia di Beethoven, come espressione della duratura gratitudine dello Stato d’Israele verso il Papa per l’aiuto prestato al popolo ebraico durante l’Olocausto.
    «In risposta ai nuovi attacchi contro Pio XII, parecchi scienziati ebrei l’anno scorso [l’articolo è del 2001 – NdR] hanno preso posizione. Sir Martin Gilbert ha detto a un intervistatore che Pio XII non merita biasimo bensì ringraziamenti. Michael Tagliacozzo, la principale autorità fra gli ebrei romani durante l’Olocausto, ha aggiunto: “Ho un raccoglitore sul mio tavolo in Israele intitolato Calunnie contro Pio XII […]. Senza di lui, anche molti di noi non sarebbero vivi”. Richard Breitman – l’unico storico autorizzato a studiare gli archivi della seconda guerra mondiale dello spionaggio statunitense – ha osservato che i documenti segreti provano fino a qual punto “Hitler diffidava della Santa Sede perché nascondeva gli ebrei”».

    L’articolo è molto lungo e riporta molte altre testimonianze a favore di Pio XII:

    http://www.internetsv.info/Pio12Ebrei.html

    Dalin ha scritto anche un libro: «La leggenda nera del Papa di Hitler», Ed. PIEMME, Casale Mon-ferrato 2007».

    A proposito di Rabbini: emblematica, per il periodo storico in cui si svolsero quei tristi avvenimenti la vicenda di Israele Zolli, Rabbino capo di Roma, che dal comportamento di Pio XII e degli ambienti cattolici che operarono con grande generosità per la salvezza degli Ebrei subì un processo di conversione spirituale che lo portò ad abbracciare il Cattolicesimo, mutando, col Battesimo, il nome in Eugenio, per gratitudine verso Papa Pio XII. La vicenda è narrata nel libro autobiografico «Prima dell’alba», Ed. san Paolo, Cnisello Balsamo 2004.

    • : ha detto:

      Quando ho letto l’intervento di Deotto avevo già lanciato il mio. Se l’avessi letto prima non avrei ripetuto alcune cose già presenti nel suo commento.

    • Marco ha detto:

      Eppure nonostante il riconoscimento di tanti personaggi con ruoli politici di primo piano ,scienziati ,religiosi ,nello yad vashen è stata posta quella scritta infamante della memoria di Pio XII poi di recente parzialmente corretta con alcuni riconoscimenti dell azione decisiva del pontefice per la salvezza della vita di tanti ebrei e non solo. Come mai è potuto accadere in Israele una cosa del genere ?

      • : ha detto:

        Prima ancora che in Israele, dovrebbe chiedersi come mai qui in Italia gli Ebrei che si definiscono Italiani (discendenti di coloro che più direttamente sono stati aiutati dal Papa) nulla fanno per smentire le vili calunnie, anzi molti di loro le fomentano.

        • er ha detto:

          Repetita iuvant,
          A complemento dei fatti e delle circostanze analiticamente ricordate nel soprariportato commento del sig. : come pure delle osservazioni fatte in precedenza da Paolo Deotto, è opportuno segnalare che una articolata e documentata ricostruzione delle vicende legate a Papa Pacelli era già stata oggetto di ricerca e studio, – allora costituiva un capitolo ad hoc di un più ampio libro intitolato Erbe Amare dedicato ad analizzare la relazione tra Chiesa ed ebraismo/sionismo – libro scritto e pubblicato un ventennio fa da un autore laico che, alcuni anni dopo, … ha scelto di diventare un sacerdote cattolico.
          Quel capitolo contenente l’approfondita disanima sulla natura, le origini ed il perdurare dell’ostilità da parte di alcuni ebrei, italiani e non, nei confronti del Pastor Angelicus, analisi peraltro corroborata da una ricca serie di testimonianze e documenti, è stata di recente riproposta in una riedizione speciale come testo autonomo intitolato: Pio XII e la Shoah.

          Per eventuali approfondimenti, questo è il link della presentazione:
          http://isoladipatmos.com/nuovo-libro-di-padre-ariel-s-levi-di-gualdo-pio-xii-e-la-shoah-essere-grati-a-chi-ti-ha-salvato-la-vita-e-una-umiliazione-che-alcuni-non-reggono/

  • paolo deotto ha detto:

    Quanto fece la Chiesa cattolica, sotto la guida di Pio XII, a difesa degli ebrei perseguitati, era cosa ben nota nel dopoguerra e mai messa in discussione fino ai primi anni sessanta dello scorso secolo.
    Le personalità più insigni del neonato Stato ebraico, David Ben Gurion e Golda Meir, riconobbero esplicitamente i grandi meriti del Venerabile Pio XII, né si può scordare che il Rabbino capo di Roma, Israel Zolli, si convertì al cattolicesimo nel febbraio del 1945 e volle assumere il nome di Eugenio proprio in onore di Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli.
    Del resto, la condanna delle dottrine razziste e pagane del nazismo da parte della Chiesa era netta. La famosa enciclica in tedesco, “Mit brennender Sorge”, non lasciava spazio a dubbi.
    L’enciclica, pubblicata con la firma del Papa allora regnante, Pio XI, era stata in buona parte scritta dal Cardinale Pacelli, il futuro Papa Pio XII.
    Quando ebbero inizio le deportazioni degli ebrei, la Chiesa si attivò subito e, oltre a nascondere molte persone tra le stesse mura vaticane, diede precisi ordini a tutte le strutture ecclesiastiche, parrocchie, conventi, istituti religiosi, di dare rifugio agli ebrei perseguitati.
    Fornì passaporti falsi per consentire l’espatrio di molti, organizzò itinerari segreti per fuggire in nazioni neutrali e sicure. Fornì aiuti in denaro, organizzò un servizio di informazioni per rintracciare, per quanto possibile, persone e famiglie disperse.
    Il tutto su precisi ordini di Pio XII.
    Alla caduta della Germania nazista si calcolava che la Chiesa cattolica avesse salvato almeno 800.000 – 1.000.000 di ebrei.
    Ma non scordiamoci che il Venerabile Papa Pio XII, caduto il nazismo, aveva un altro implacabile nemico: il comunismo.
    La centrale comunista mondiale, l’URSS, non poteva perdonare a Pio XII la netta condanna del comunismo e la scomunica nei confronti di quanti ad esso aderivano.
    Nel 1963 un drammaturgo tedesco, Rolf Hochhuth, all’epoca abbastanza sconosciuto, mise in scena il dramma “Il Vicario”, nel quale Pio XII era accusato di simpatia, se non addirittura di amicizia e complicità, con il nazismo. La calunnia si basava sul “silenzio” del Papa durante le persecuzioni.
    L’accusa era volgare e inconsistente, ma erano anche gli anni in cui i mezzi di informazione erano via via conquistati da quel radicalismo di sinistra di cui oggi vediamo i pieni frutti, con una informazione imbavagliata e univoca.
    Le stravaganze di Hochhuth furono amplificate e presentate come vangelo da molta stampa e si instaurò la leggenda nera del “Papa amico dei nazisti”.
    Lo stesso governo tedesco dell’epoca (all’epoca era Cancelliere Konrad Adenauer) si rammaricò per il contenuto offensivo dello spettacolo teatrale.
    Dopo lo sgretolamento dell’impero comunista (dal 1990), vennero alla luce i fatti che molti sospettavano: Hochhuth aveva lavorato per ordine e conto dei servizi segreti sovietici, che avevano affidato l’esecuzione materiale della diffamazione ai “fratelli” rumeni. Dalla polizia segreta di quel Paese partirono le direttive e i finanziamenti per Hochhuth.
    Del resto, se Pio XII fosse stato amico dei nazisti, non si capirebbe perché Hitler voleva farlo prigioniero e in tal senso diede ordine al Gen. Karl Wolff, comandante generale delle SS e della Polizia in Italia, di procedere all’arresto.
    Il Gen. Wolff ebbe il buono senso di tergiversare il più possibile, finché le vicende della guerra, ormai rovinosa per la Germania, assorbirono totalmente Hitler e fecero passare in secondo piano l’ordine di arresto.
    Di queste importantissime precisazioni ,e di molto altro, si può leggere sul bellissimo libro “O la Croce o la Svastica”, del giornalista storico Luciano Garibaldi, pubblicato da Lindau. Tra l’altro Garibaldi riuscì anche a intervistare il Gen. Wolff: una testimonianza storica importantissima.
    Insomma, i grandi meriti del Venerabile Papa Pio XII erano ben noti già nel dopoguerra, così come erano note le amnesie e la memoria corta delle Nazioni democratiche, che non mossero un dito per frenare le persecuzioni. Ma questa è un’altra Storia che, forse, un giorno si scriverà

  • Paolo Giuseppe ha detto:

    Questo articolo aiuta a ristabilire un minimo di verità storica su Pio XII. E’ stato un Papa che non aveva nulla di umanamente accattivante, era di famiglia nobile, non era un piacione, non dava ragione a tutti. Forse molti non gli hanno mai perdonato il suo forte apprezzamento per la cultura tedesca e ancora oggi lo accusano di connivenza con il regime nazista: una balla.
    Pian piano si comprende la forte personalità di questo Papa, ma anche la sua santità. Certo, con il metro di giudizio dell’attuale pontificato e del suo cerchio magico, Pacelli non sarà mai santo.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Personalmente non ho nulla contro gli ebrei e nemmeno contro il popolo americano, ma mi pongo una domanda.
    Perchè per commemorare le vittime della strage degli ebrei si muovono tutti gli anni capi di stato, politici, giornalisti e giornalai, ma il 20 di ottobre nessuno ricorda i 600 civili inermi e innocenti tra cui 184 bambini, 14 insegnanti, la direttrice della scuola, 4 bidelli e un’assistente sanitaria della scuola statale di Gorle (Milano) causati da un pazzesco bombardamento aereo compiuto in pieno giorno (ore 11:29) dagli aerei da bombardamento americani che in pochi minuti sganciarono quasi 80 tonnellate di esplosivo su della povera gente che con la guerra non c’entrava niente?

    • Paolo Giuseppe ha detto:

      @ Stilumcuriale emerito
      Danni collaterali…
      E poi non dimentichiamo mai che, come diceva il cosidetto Grande Timoniere, la storia la fanno i vincitori.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Danni collaterali……
        Materialmente forse, ma moralmente ingenti.
        Quello fu terrorismo nudo e crudo, divenuto poi prassi in tutte le guerre seguenti. Ma nessuno fu processato e condannato.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    «Il bene non fa rumore e il rumore non fa bene».
    “Il paradigma” che orientò il “silenzio attivo” del Papa del tempo e di tutti i suoi collaboratori dovrebbe costituire il modello da imitare per portare a termine e a buon frutto ogni opera di carità. Sempre. Senza squilli di tromba e ostentazione per ricevere ammirazione e plauso dalla gente che conta e dalle folle osannanti. Ricordando quello che fu detto – ed è rimasto scritto! – «non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra».
    Silenzio che non vuol dire omertà o mancate risposte per viltà, opportunismo, supponenza, in evidente contrasto con l’abitudine che si è andata instaurando ad occupare spazi mediatici con interventi a raggio illimitato, con la presunzione di proporre e realizzare presunti infallibili progetti, infischiandosene delle insidie e dei frequenti effetti collaterali del gran fracasso.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Vado chiedendomi da tempo quale impatto efficace abbiano interventi come questo sul mainstream imperante.

    Certo, si tratta di una testimonianza importante oltre che doverosa, ma se il mainstream è quello del comunista … democratico 🤣🤣🤣 Corrado Formigli, che su La7 ha ieri sera oscurato le parole del dr. Mariano Amici che osava mettersi controcorrente rispetto alla “scienza ufficiale” riguardo ai tamponi, c’è poco da stare allegri.

    Sembra che con 6000 assistiti, il dr. Amici e i suoi collaboratori non abbiano avuto nemmeno un morto per covid. Uno scandalo per Formigli e per un altro beccafico collegato.

    Corrado Formigli: una iattura (delle tante) incommensurabile.