Benedetta De Vito. Un Inginocchiatoio Sotto l’Arcobaleno di satana.

29 Gennaio 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, Benedetta De Vito ci rende partecipi di suoi ricordi e pensieri di fronte a un inginocchiatoio, oggetto di famiglia…Buona lettura. 

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In un canto, dietro la porta della camera che fu dei miei genitori, riposa, in abbandono, un inginocchiatoio di legno molto scuro che doveva essere della mia nonna Lisetta. Perché la ricordo, nascosta dal velo di pizzo, quando era ancora a San Giuliano nella vecchia sua casa color cipria, raccolta su quell’ebano, in preghiera; mia madre, avendolo ereditato ed essendo poco incline all’orazione, lo mise in un angolo, non veduto, negletto e lo utilizzò come supporto per mettere in mostra le fotografie di famiglia: c’era, in bell’ordine, il nonno Luciano in uniforme, c’era la nonna con lui, sposi, e intorno  cognate e cognati, e alcuni, come Piero Pisenti, anche famosi, c’era anche lei, mia madre, bellissima con le infradito capresi e un tubino giallo, in stile Jackie Kennedy, e noi, la sua nidiata, tutt’attorno. Più avanti la camera fu abitata da un altro che la popolò di inquietanti statuette africane e da idoli indiani. L’inginocchiatoio, allora, si rivestì di libri, best seller e altro. E penso, un giorno, il più lontano possibile, che lo erediterò io, come unico ricordo della casa in cui sono nata. Come mio è il cestino da cucito della nonna Lisetta e la Singer della zia Beatrice.

Mentre sogno, dunque, di trovare un posto per l’inginocchiatoio nella mia casa che grande non è, mi sovviene d’un tratto che, in chiesa, vedo di rado le persone inginocchiarsi. Spesso dopo aver preso l’Eucarestia restano ritte in piedi. Pochi, rari, sono poi quelli che si inginocchiano, in adorazione, davanti al Santissimo. Almeno nel mio orizzonte che piccolo non è. E mentre penso a noialtre pecorelle, restie a piegare le ginocchia davanti al Re dei Re, mi viene in mente che rimasi di gesso e cartapesta quando, durante la drammatica preghiera, in solitario, a San Pietro del Venerdì Santo, vidi che il Santo Padre, raggiunta la Basilica, lasciato all’acqua e alla notte il Crocifisso di San Marcello, naso a naso con il Santissimo, rimase in piedi a fissarlo e poi si sedette. Mi han detto, certo, per carità, che ha problemi alle ginocchia e che non può inginocchiarsi. Eppure io, nel fotogramma di ricordi sparsi di lui, in giro per il mondo, lo vedo inginocchiato, e una volta lo vidi persino, naso a terra, quasi prono, baciare i piedi a un gruppo di politici africani, per di più islamici, del Sud Sudan. Mai, invece, per quanto sforzi le meningi, l’ho visto inginocchiato davanti al Santissimo…

E se il Santo Padre si inginocchia di rado, mi consola il Papa Emerito, il mio dolce Benni, che alla necessità di inginocchiarsi  davanti al Dio vivente, ha dedicato pagine toccanti, profonde, bellissime che ben  spiegano perché l’orazione profonda (che non si vede) ha bisogno del gesto, cioè stare in ginocchio, che si vede. Sì l’uomo, fatto di corpo e anima, mostra nel gesto la divina meraviglia della contemplazione. E’ questo il senso profondo della liturgia, il gesto che diventa parola dell’anima. A me, che teologa non sono e che vivo una fede bambina, istintiva, naturale, sono arrivate da Firenze le belle pagine dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, tratte dal volume “Introduzione allo spirito della liturgia”. Me le sono stampate per leggerle meglio e ho sottolineato le parti che mi hanno punzecchiato il cuore. Quelle in cui il Papa Emerito, riconoscendo che i tempi moderni sono refrattari al prostrarsi davanti al Signore, conclude però – con mia somma gioia – che “piegare le ginocchia alla presenza del Dio vivo è irrinunciabile”. Ecco perché a me viene naturale!  Tanta è la Sua gloria e io così di polvere e nulla che basta un piede in fallo per crollare a terra… Il Papa Emerito  espone le sue tesi, con esempi tratti dalle Scritture e scopro (ma in realtà lo sapevo già, è una conferma) che il diavolo non ha le ginocchia… Aggiunge poi, piccole, commoventi pennellate personali, come quando racconta di come si sentì rincuorato dalla “Chiesa orante” quando, prostrato davanti all’Altare, fu ordinato sacerdote. Un sacerdote di somma umiltà che doveva diventare Papa.

Scrivo, intanto, e d’un tratto si srotolano in me altri ricordi che diventano immagini di me, basita, in chiese diverse. Eccomi nella stupenda chiesa della Madonna dei Monti (che è la mia parrocchia) in cerca dell’unico inginocchiatoio davanti alla cappella dove riposa Monsignor Guglielmo Giacquinta. Tutta la chiesa è stata transennata ed è, per dir così, in divieto di sosta. Non si può stare nei banchi, non si possono usare gli inginocchiatoi. Delle traballanti seggioline da conferenza, di quelle il plastica il cui schienale fa giacomo giacomo sulle spalle e dà un leggero fastidio. Sono sistemate  a un capo e all’altro delle sedute. E’ lì che dovremmo sederci, ma per inginocchiarci nulla. Due volte, io, semplice parrocchiana, ho scritto al Vescovo vicario di Roma per chiedergli di far ripristinare le belle panche con inginocchiatoio imbottito in cuoio, che pure sono lì invitanti, e due volte non ho ricevuto neanche un cenno di risposta. Mi dicono che a chi protesta in altre chiese, dove i bei banchi antichi sono stati sostituiti dalle sediole, viene spiegato, con molto logico latinorum, che è una questione di praticità. Ma il diavolo, quando tentò Eva, le mostrò il lato rosa e rosso della mela non quello dove viveva il verme.

Risultato: io, nella mia parrocchia, vado a stento e ora che ci penso soltanto per un funerale oppure per pregare, in ginocchio, davanti alla cappella dove riposa l’ex parroco Monsignor Giacquinta. Amo quell’inginocchiatoio, seppur più snello, perché mi sembra lì’ per me e perché somiglia, in taglia small, a quello di mia madre.

Pazienza. Ed eccomi a Santa Maria Maggiore, la Basilica dal ventre d’oro, che amo e dove mi rifugio quando l’anima stenta a credere a quanto intorno vedo della mia Roma derelitta e in questo mondo al contrario che soffre sotto l’arcobaleno di Satana. Ebbene anche a Santa Maria Maggiore rari sono gli inginocchiatoi. Le seggioline color vinaccia che c’erano sono state sostituite da piccole panche basse, senza schienale, che danno un gran mal di schiena. E per inginocchiarsi ci sono soltanto i marmi cosmateschi freddi, ma adorabili per me e che infatti uso. Va bene, demitto auricolas, e per ristorarmi entro nella stupenda cappella della Salus Populi Romani dove riposa il sonno del giusto un Pontefice che amo, Pio XII, e dove, dall’alto, la Madonnina della Salus Populi Romani, dipinta da San Luca, sembra darmi il benvenuto mentre io, finalmente, posso trovar una panca per le mie ginocchia stanche. E mentre guardo, occhi negli occhi, la preziosa icona della nostra mamma in cielo, mi sovviene che Benedetto XVI, dice proprio dell’evangelista Luca, patrono dei pittori, che “è in particolare il teologo del pregare in ginocchio”. Il perché è in fondo semplice: Gesù – scriveva San Luca – pregava in ginocchio.

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22 commenti

  • Elena ha detto:

    Gentile Sig.ra Benedetta,
    mi felicito con Lei che è così fortunata da possedere un inginocchiatoio e, scusandomi, prendo l’ardire di darle un paio di consigli:
    – lucidi e tenga da conto un oggetto che sta diventando, come Lei ha constatato, raro;
    – lo usi spesso ma con prudenza perché a breve Lei potrebbe essere dichiarata eretica.
    Non sto scherzando perché basta guardarsi intorno e fare due più due.
    Infatti ieri ho letto su “Avvenire” che d’ora in poi lo scambio del segno della pace non sarà più la stretta di mano (provocava un gran viavai di gente e sarà sostituito da uno sguardo e da un inchino.
    Questo mi ha ricordato una vecchia usanza sparita con l’avvento delle discoteche. Infatti si usava nelle sale da ballo quando un giovanotto chiedeva a una ragazza di ballare. Questo significa che d’ora in poi la Casa del Signore (Chiesa) è diventata una balera, quindi giustamente mi domando : a quando i cotillons e la quadriglia? L’unica spiegazione che riesco a darmi è che i “rossovestiti” hanno scoperto con una ventina di anni di ritardo il film “Sister Act”.
    Inoltre ho notato che è iniziato l’uso del verbo “abbandonare ” al posto di “indurre” e questo mi ha confermato che i suddetti rossovestiti, in particolare quelli addetti alla traduzione dei testi sacri, saranno pure illustri latinisti e grecisti ma, dal mio punto di vista, ignorano totalmente l’italiano corrente. Infatti fino a una decina o più di anni fa il verbo abbandonare era usato in frasi del tipo “ha abbandonato il coniuge, la famiglia ecc; quindi tale verbo indicava l’esistenza di un dramma. Ora invece, nel parlare comune, il significato è totalmente cambiato perché il coniuge, la famiglia ecc la ” si pianta”;mentre se ci vogliamo disfare di un abito, un mobile et similia, semplicemente lo si abbandona, e se siamo ambientalisti, dentro o accanto a un cassonetto della spazzatura. Quindi nel cassonetto si trova di tutto ivi inclusi cani e gatti morti, feti di aborti clandestini, neonati indesiderati vivi o morti, stando alle pagine di cronaca di giornali e tv.
    Questo è uno dei motivi per cui continuo a dire “non mi indurre” al posto di “non mi abbandonare… nel cassonetto”.
    È non basta perché domenica 24/01/2021 il parroco della chiesa che frequento, al termine della Messa, ha fatto una predicuzza brevissima in cui diceva che, presa la Sacra Particola, bisogna ingoiarla subito perché da quando la si dà in mano, ha cominciato a trovare frammenti delle Ostie consacrate anche sui banchi. Non ha aggiunto altro ma aveva una faccia falsamente, contrita forse perché, secondo me, dopo gli tocca far pulire e sanificare le panche.
    Questi sono i motivi per cui mi sono permessa di metterla sull’avviso parlando di eresia, tenuto anche conto del vecchio detto “il pesce puzza dalla testa”.

  • Chedisastro ha detto:

    Un vistoso cartello all’ingresso di una tal parrocchia, proprio accanto all’acquasantiera asciutta, avverte severo che è vietato inginocchiarsi: tristissimo segno dei nostri tristissimi tempi. Eppure molti di quelli che ancora usano la testa per ragionare disattendono il divieto e si inginocchiano, devotamente, riverentemente, specie quando il Signore si fa presente sull’altare o quando splende nei preziosi ostensori coi loro magnifici raggi che cantano nella loro piccolezza la grandezza di Colui che custodiscono. Grazie a Dio però, ancora i banchi d’un tempo sono lì, rimodernati sì da imbottiture ormai consunte inventate per genuflettersi più comodamente, ma ancora lì. Nelle chiese nuove, invece, niente più, specialmente nei moderni santuari dove, scomparse imbottiture e inginocchiatoi, si dipanano spesso stravaganti panche, come per assistere a qualche spettacolo o a qualche conferenza. Del Signore sono per lo più scomparse le tracce, relegato com’è ormai negli angoli più astrusi, talmente è venuto in uggia.
    Una domanda urge: fino a quando Egli avrà pazienza?

  • Wojciech KOLECKI ha detto:

    Chi per favore potrebbe spiegarmi la significazione reale di passagio sequente : “cappella della Salus Populi Romani dove riposa il sonno del giusto un Pontefice che amo, Pio XII …”
    Grazie.
    WK

  • Antonella ha detto:

    Cara Benedetta ha focalizzato un aspetto centrale della liturgia, purtroppo snobbato da molti, compresi i ministri sull’altare, e mi ha fatto ricordare tanto Papa Giovanni Paolo ll all’apertura della Porta Santa:
    si inginocchiò contro tutte le sollecitudini per evitarlo, dato il suo compromesso stato di salute. E in una smorfia di dolore fece quello che gli dettava il cuore, sotto il peso dell’abito, con lo sguardo fisso all’altare, piegò il suo corpo, implorando con tutto se stesso per la sua amata Chiesa.
    Il linguaggio dell’anima, come giustamente scrive, da fare sempre più nostro.

  • Dafne ha detto:

    Per chi riesce fisicamente ad inginocchiarsi c’è sempre il pavimento. Non è scomodo.
    Un giorno pregavo così, con il capo chino, in una chiesa sconosciuta: ero triste e avvilita, mi ha avvicinato un’ anziana incuriosita ” Che bello! Anche noi da giovani pregavamo in ginocchio così.” Con semplicita’ mi ha ricordato quando era la normalità. Dio Altissimo e Onnipotente e noi al nostro posto di amati che vedono sé stessi e l’Amato per quello che sono.
    Ricordo una Santa Suora raccomandarmi di non inginocchiarmi perché ero incinta, lei però piegava le ginocchia anziane e molto malandate.
    Ricordo Giovanni Paolo secondo inginocchiato quando a fatica poteva ancora rimanere seduto, dopo lo sollevavano di peso …
    Magari hanno tolto le panche ma per ora ho ancora il pavimento.

    • un versetto al giorno ha detto:

      Già –perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra– (Filippesi 2,10).
      Ogni ginocchio, anche quello del Papa dovrebbe piegarsi.

      • Maria Cristina ha detto:

        Sempre che si creda veramente in Cristo. Cosa da non dare per scontata oggi : molti non credono veramente , anche fra preti e vescovi e cardinali ( non oso dire papa) .
        Il Cristianesimo di facciata, senza una vera fede , e’ ormai sotto gli occhi di tutti: i nodi vengono al pettine. Neppure piu’ i preti credono e lo dimostrano !

  • Maria Cristina ha detto:

    Che l’ inginocchiarsi sia ancora un gesto simbolico molto sentito lo dimostra tutta la vicenda dei Black Live Matter, e dell’ inginocchiarsi pubblicamente in memoria di George Floyd ucciso dagli agenti. Quindi non e’ vero, e’ falso quelli che dicono che inginocchiarsi e’ un gesto antiquato, medioevale ecc.
    solo e’ cambiato il fatto che non ci si inginocchia piu’ davanti a Gesu’ , al Santissimo, semplicemente perche’ non si crede piu’ nella sua Presenza Reale. Dio e anche Gesu’ sono evaporati in una dimensione teorica , in un vago anelito, non sono piu’ REALI per la maggior parte dei fedeli. Chi crede che realmente Gesu’ sia presente nel Santissimo sente d’ istinto l’ impulso di inginocchiarsi.

    • Micky ha detto:

      Per Floyd si sono inginocchiati non per la valenza simbolica dell’atto in sé, ma per imitare la posa del poliziotto che in quella posizione tenne bloccato l’uomo con un ginocchio sul collo.

      • Maria Cristina ha detto:

        Si ma si sono inginocchiati per rispetto: per dire ci inginocchiamo di fronte a una vittima . E il Papa si inginocchia per lavare i piedi ai prigionieri : si inginocchia perche’ vuol dire rispetto per quelli considerati vittime. E si prostra addirittura a baciare i piedi ai delegati del Sudan,.
        Invece La vittima innocente Cristo non e’ piu’ rispettata.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Questo regnante è per me l’ottavo Papa. Il primo fu Papa Ratti, il brianzolo amante della montagna. Per i primi sette ho avuto grande rispetto e venerazione, ma all’ottavo non riesco ad adattarmi. Sarà colpa mia, certamente perchè una delle cose più difficili è convincere i vecchi e , alla mia età, è difficile convincermi che il papa con la sciatica sia il migliore di tutti i tempi.

  • NONMIARRENDO ha detto:

    In quale passo del Vangelo c’è scritto: Questa Pietra la metterò a riposo e sarai chiamata emerita?

  • EGT ha detto:

    grazie Benedetta , parole di vita eterna , incoraggianti e consolanti. Brava , scrivi ancora. EGottiTedeschi

  • Micky ha detto:

    Finalmente un articolo sensato. È vero, anche alla Consacrazione sono pochi ad inginocchiarsi e nelle chiese moderne i banchi sono senza inginocchiatoio. Ciò è una triste conferma della perdita di fede nella Presenza reale e di Fede in generale, da parte per primi di certi consacrati.

  • Lucy ha detto:

    Bellissimo toccante excursus storico / familiare /religioso che rende evidente e teologicamente vero questo sintetico giudizio di Chesterton “Chi non si inginocchia davanti a Dio si inginocchierà davanti agli uomini “.

  • giorgio rapanelli ha detto:

    a Roma avete usanze strane. Noi provinciali di Corridonia in provincia di Macerata, abbiamo panche datate, imbottite nell’inginocchiatoio. Utilizzabili per quattro fedeli, oggi ne ospitano solo due, per via della pandemia. Neanche i posso genuflettermi davanti al Santissimo, salvo un accenno. Perché, se dovessi piegare troppo le ginocchia, rovinerei a terra. Di questo papa mi è piaciuta la condanna della Civiltà Gender e dei sicari dell’aborto.