Benedetta De Vito. Le Scarpe Rosse, Ricordo dell’Umile Benedetto XVI.

2 Dicembre 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, Benedetta De Vito ci ha mandato questo suo toccante ricordo in difesa di Benedetto XVI, e del suo vestire con dignità; una dignità non legata all’uomo, ma alla carica, quella di Vicario di Cristo in terra, e solo per questo degna di essere vissuta e celebrata. Comprese le scarpe rosse, che hanno lo stesso significato della porpora dei cardinali: testimonianza di fede usque ad sanguinem. Il Papa veste di bianco, e quel rosso delle scarpe è l’ultimo ricordo di un impegno oltre la vita. Quando c’è, ovviamente. Buona lettura. 

§§§

Non so dir quando, forse un tre anni fa, ma dove sì. Ero in spiaggia, a Cala Girgolu, davanti al bel mare sardo che ha pennellate d’azzurro, turchese e verde, e più in là. Tavolara bella, celeste e rosa, a chiuder l’orizzonte, ed ero in un crocchio di signore, dove non erano i pettegolezzi estivi a tener banco, ma – suona strano ed è la pura verità – le scarpe rosse del Papa. Loro, mi pare tutte o forse mi sbaglio non ricordo, erano contente, lodavano Papa Francesco, così francescano, sobrio, pauperista, che le aveva sbeffeggiate, al pari di Michele Serra (che le ha chiamate “babbucce rosse”) e messe da parte come qualcosa di ridicolo, fuori dal tempo e da liquidare. E che indossa un paio di scarpe nere, di vitello che venivano e forse ancora vengono da Buenos Aires. Io, sola, le difesi le scarpe rosse del Pontefice, Vicario di Cristo in terra. Perché esse, tutt’altro che frivole e ridicole, nella loro fragilità, rosse come il sacrificio, sono rappresentazione visibile degli ormai invisibili piedi di Gesù, Nostro Signore, il quale sulla Croce versò il suo sangue preziosissimo per noi. Il sangue che, a rivoli, bagnò i suoi dolci piedi, che sono oggi le scarpe rosse…

Ricordo il silenzio, d’un tratto, di loro alla mia spiegazione, con tanto di gestualità della mia persona, aprii le braccia in Croce, scesi gli occhi fino agli alluci. Indicavo con il mento i miei piedi e forse, nella mente delle mie ascoltatrici, essi si tinsero di rosso. Perplesse, perdute, si guardarono come smarrite. Una disse: “Allora, è così…” e un’altra: “Non lo sapevo”. Altre, mute, rimasero come me davanti alla Croce, in muto stupore. Qualche tempo dopo, ma la memoria è neve d’estate in me, ricordo che Papa Francesco raccontò un aneddoto su una certa signora “tradizionalista”, “ma buona, eh” che sarebbe andata da un Cardinale, per chieder lumi su Bergoglio, considerandolo un antipapa “perché non porta le scarpe rosse”. Ricordo ancora adesso gli sguardi ironici, canzonatori che utilizzò il Santo Padre e come mi sentii ferita perché le scarpe rosse venivano pubblicamente ridicolizzate da chi, come avevo fatto io in spiaggia, avrebbe dovuto difenderle. Nel silenzio mi aggrappai alla preghiera per trovare la strada del perdono dentro di me e poi fuori.

Ricevetti la telefonata da una delle amiche sarde: “Sei tu, non dirmelo?”. Naturalmente non lo ero né penso ciò che pensa la signora tradizionalista che, pure, credo mi assomiglia. Perché io penso, al pari di lei, che i simboli non sono carta straccia e che tengono accesa la lampada e la fede, mostrando al mondo ciò che è visibile per raccontare, con la loro forma e i colori, il mistero dell’invisibile. E quindi penso che le scarpe rosse del Pontefice  divengono, indossate quando si sale sulla Cattedra di Pietro, i piedi di Gesù Cristo il Salvatore, Via, Verità e Vita. E quindi penso che il santo Padre dovrebbe essere orgoglioso di indossarle, mostrando così al mondo il Sacrificio  di sangue fatto da Colui che ci ha amato fino a morire e che il Pontefice ha l’onore di rappresentare su questa terra.

Tiro un sospiro di sollievo, ecco, ho difeso le scarpe rosse di Benedetto XVI, tanto criticate, pur nella dolcezza della loro verità di sangue. Papa Ratzinger, e nel ricordarlo, mi appare tutt’altro che “Pastore tedesco” (come lo descrivevano), ma dolce e di carattere timido, come me lo descriveva Arcangelo Paglialunga, vaticanista del Gazzettino, che fu mio compagno di banco nella redazione romana del giornale veneto dove ho lavorato più di vent’anni della mia vita. Arcangelo e Benni (come lo chiamo io, il Dolce Cristo in terra, quando sono da sola, a tu per tu, spiritualmente, con lui) avevano una passione in comune, oltre alla fede fresca, viva: la musica. Arcangelo, lo ricordo con tanto affetto, mi cantava un certo suo motivetto che, credo, aveva come ascoltatore anche l’allora cardinale tedesco, suo fraterno amico. Quando Ratzinger salì al soglio pontificio, Arcangelo me lo aveva già rivelato qualche giorno prima, annunciandomi anche il nome che avrebbe scelto come successore di Pietro. Il nome che era anche il mio… E io, scrivendo tutto quanto a  un’amica australiana, la lasciai di stucco.

E ora, in placido volo, torniamo alle scarpe rosse e. più in generale, agli abiti pontifici. Elegante, come deve essere il rappresentante del Re dei Re sulla terra, era senz’altro Benedetto XVI. Lo ammirai quando indossò il camauro di velluto e d’ermellino e quando, in Piazza di Spagna, portò con gran spolvero la mantellina chiamata il mozzetto perché corta, sopra la vita. La regalità dell’istituzione restituita, come dovrebbe essere, agli occhi dei fedeli perché in terra non c’è autorità più grande del Papa. E gli occhi hanno il lor debito di gioia nell’ammirare lo splendore della regalità divina! E se Benedetto XIII, il Papa, portava con disinvoltura ed eleganza, in pubblico, i simboli della porpora, che sono  sacrosanto appannaggio del successore di Pietro e Vicario di Cristo in terra, Nel suo privato, l’uomo Joseph, figlio della stupenda terra di Baviera, era umile, semplice, in pantofole. Pantofole rosse.

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36 commenti

  • CAP ha detto:

    Condivido tutto, ma qualcuno in questo bel sito mi può spiegare perché si è dimesso?

  • Carmela Mastrangelo ha detto:

    Condivido con Benedetta l’amarezza dell’ironia che Bergoglio usa verso tutti quei cristiani profondamente autentici , solo perché non la pensano come lui: è scandaloso. E, condivido anche l’ammirazione per Benedetto XVI, per la sua intelligenza, bontà ed umiltà unite alla chiarezza su ciò che è veramente importante.

  • Isabella ha detto:

    Vi inviterei a guardare la storia della pittura, da Giotto in su. Nel ciclo di Assisi, san Francesco si presenta davanti al papa che lo accoglie seduto in trono. Il pontefice porta una veste bianca, completamente ricoperta da una casula o mantello rosso e sotto le vesti spunta un piede, inequivocabilmente calzato di rosso…
    Per altri esempi, basta consultare Melozzo da Forlì, Raffaello e altri signori di tal fatta

  • Isabella ha detto:

    Vi inviterei a guardare la storia della pittura, da Giotto in su. Nel ciclo di Assisi, san Francesco si presenta davanti al papa che lo accoglie seduto intorno. Il pontefice porta una veste bianca, completamente ricoperta da una casula o mantello rosso e sotto le vesti spunta un piede, inequivocabilmente, calzato di rosso…
    Per altri esempi, basta consultare Melozzo da Forlì, Raffaello e altri signori di tal fatta

  • Angelo ha detto:

    I paramenti sacri indossati da Papa Benedetto erano sempre molto belli. E sempre portati con grande eleganza di gesti e di movimenti. Le funzioni liturgiche di Benedetto XVI sono sempre state una meraviglia anche nei loro aspetti formali, ed io ho sempre apprezzato questo.
    Papa Francesco non ha questa dote.
    Non per questo mi permetto la denigrazione, il disprezzo, le offese, che purtroppo anche molti che si dichiarano cattolici gli rivolgono.

  • Davide S ha detto:

    Nel Medioevo l’Arte e l’Architettura erano concepite come rimando, cioè come Segno e simbolo verso Colui che la sola ragione non può comprendere, Ecco, ex multis, l’importanza delle reliquie o l’Architettura gotica con il suo movimento “verso l’Alto”. Poi è arrivato il rinascimento con la centralità dell’Uomo, poi siamo arrivato alla modernità. Proprio ieri un prete trovava ridicolo un prete col tricorno, però la divisa, lo insegna l’arte militare, è segno di disciplina verso di se e di compattezza di fronte all’avvrsario.

  • Il figliastro delle tenebre (già Borghese pasciuto) ha detto:

    Giusto ieri ho scritto due righe, ovviamente censurate dal blogger, a proposito degli integralisti nostalgici delle scarpette rosse e, addirittura, della ridicola sedia gestatoria.
    Non mi convincerete mai che la forma è sostanza (per inciso, vale anche per la surreale discussione sull’ostia in mano, in bocca, in piedi, sdraiati, con i guanti e così via), specie quando tale forma marca la distanza e, soprattutto, la disuguaglianza fra sovrano e sudditi.

    • Davide S ha detto:

      Al sig. già Borghese panciuto: che la Forma sia anche Sostanza non lo afferma (soltanto) la Chiesa Cattolica ma l’impianto di ogni norma giuridica, a decorrere dal diritto romano, nonchè l’esperienza sensoriale che accompagna ogni giorno della nostra vita. PS Talvolta vi è il rischio che la provocazione avvenga ai danni della propria intelligenza.

      • Il figliastro delle tenebre (già Borghese pasciuto) ha detto:

        Per come è stato tramandato, il diritto romano, con il suo formalismo estremo, è stata una delle creazioni più aberranti della storia del diritto.

    • Roberto ha detto:

      Il mio unico sovrano è Il Padre Eterno e, temo, che una certa diseguaglianza e distanza fra Lui e me ci sia.
      D’altronde siamo figli per adozione e non per natura.
      Sicuramente la forma non è la sostanza altrimenti ci potremmo saziare della sola fotografia di un panino con il prosciutto.
      Ma un qualunque antropologo, scienziato peraltro illuminista, può spiegare l’importanza dei simbolo per l’essere umano fin dagli albori dei tempi storici.
      Quando anni fa leggevo qualche libello sui ricchi simbolismi della Messa Tridentina , libri che erano pallide riduzioni di quelli che per secoli sono stati le Expositiones Missae o i De ecclesiasticis officiis, ne traevo personalmente grande godimento spirituale e culturale.
      MI rendo conto che, evidentemente è una questione di sensibilità o, meglio, di grandezza di fede.
      Per certo non avevano bisogno di simboli NS e la VM. Ma già sugli Apostoli (S. Tommaso?) e su alcuni Santi avrei qualche dubbio. Chi non ha bisogno di simboli presumo abbia quindi una Fede a questi livelli. Beato lui!
      Può mai la forma superare la sostanza?
      Può un ammalato grave magari ridotto in uno stato di avvilimento umano totale, ricevere la SS. Comunione al di fuori delle “forme” previste, trattandola, per il proprio stato, in maniera non proprio consona? Certo che sì!
      Lo può fare una persona nel completo controllo delle proprie facoltà fisiche e mentali? E se sì, chi stabilisce dove fermarsi? E se io la volessi prendere con i piedi? E insieme agli altri cibi durante il pranzo al posto del dessert? E mi fermo qui per non incorrere in qualche blasfemia….
      La forma e le regole ad essa annesse, stabiliscono in ogni ambito, dei recinti che separano le varie attività umane e questo vale in special modo per il recinto del Sacro. E se intendiamo con “sacro” in concetto più largo di quello strettamente religioso, possiamo addebitare la maggior parte dei mali della società odierna, al frantumarsi di codesti recinti. Infrangere poi il recinto del Sacro religioso che è il più sacro di tutti i sacri recinti, significa dissolvere la societas per una sorta di effetto valanga.
      E’ questo era chiaro a grandi figure della storia di ogni tempo, assolutamente atee, ma dotate di acume e conoscenza della persona umana.

    • EquesFidus ha detto:

      Pasciuto, Lei è d’accordo coi comunisti spagnoli che vogliono bruciare vivi i preti?
      Pasciuto, Lei cosa ne pensa della democrazia?
      Pasciuto, Lei cosa ne pensa dei criminali comunisti, dalle BR e i fronti rivoluzionari spagnoli in giù?
      Pasciuto, a Lei, che è un miscredente scomunicato (in virtù del suo duplice stato di ateo e di comunista), cosa gliene importa di come riceviamo il Corpo ed il Sangue di Cristo? Cosa gliene importa se io mi considero suddito (lo sono!) del Re dei Re?
      Infine, Pasciuto, ma Lei è mentalmente instabile o trolla così, solo per far perdere tempo alla gente?

    • Enrico Nippo ha detto:

      Figliastro Pasciuto,

      chi è che vuole convincerla che la forma è sostanza?

      Anche lei ha le sue idee fisse, altresì chiamate blocchi mentali.

      Chi mai si sognerebbe di convincere una mente bloccata?

    • Michele ha detto:

      Sig borghese pasciuto,
      premesso che è, ovviamente, libero di non credere in Dio ma di credere a tutto, essere un credulone che si beve acriticamente qualsiasi assurdità ideologica, fatua e slegata dal principio di realtà.
      Fatti suoi se utilizza il suo libero arbitrio per farsi del male e vivere male. Ma, ma…perché non si fa gli affaracci suoi e la smette con le sue provocazioni da bar dei nichilisti.
      Non ha niente di meglio da fare? Non ha capito che noi cattolici, virtuosi o peccatori, talentuosi o mediocri, siamo resilienti da oltre 2.000 anni al conformismo del potere mondano e antiumano?

      Se ci ostiniamo a Credere, a Fidarci di ciò è stolto ai suoi occhi che cosa gliene importa? Siamo maggiorenni e, guarda caso, grazie alla nostra stoltezza, dove c’è il Corpo Mistico di Cristo, nonostante i nostri peccati e limiti, fiorisce la civiltà e la promozione della dignità dell’uomo, anche la sua.
      Provi a rivolgere le sue infantili provocazioni verso qualche altro gruppo di credenti, di quelli che si sono fatti la religione da sé -magari anche con qualche traccia di verità, come dice il Vat II e non si fidano, ancora, del Dio che si fa uomo-; che so, visto che è così intrepido e sprezzante, provi con chi ha per simbolo la mezzaluna, vediamo come saranno disposti e tolleranti nell’accogliere le sue banalità per “arricchirsi ” con quel, presunto, poco di buono che avrebbe da donare loro.

      Quanto al fatto che il mezzo non fa la notizia, è così ma non viene percepito così da chi crede a tutto -come lei-; purtroppo se ha mai letto qualche Bignami di sociologia e mass media sugli studi di un certo Marshall McLuhan saprebbe che l’autorevolezza -vera o, più spesso presunta- attribuita al mezzo di comunicazione conferisce credibilità anche alle falsità più evidenti.

      Se il meccanismo è, purtroppo, efficace in negativo nel fare il lavaggio di massa del cervello; è anche efficace, in positivo, nel comunicare il Mistero, nell’aiutare noi -fatti a immagine e somiglianza di Dio ma anche impastati col un lato oscuro, il peccato originale che tanto scandalizza i bigotti dello scetticismo a senso unico- a fidarci e credere alle stoltezze proposte dall’unico Innocente della storia per convertirci e dare il meglio di noi, migliorarci, deificarci, e che hanno migliorato la società anche per i provocatori invidiosi della Grazia che rifiutano.

  • Iginio ha detto:

    Ricordo che poco dopo l’elezione di Bergoglio a una messa celebrata da un vescovo ausiliare di Roma Est il suddetto vescovo si mostrava con un paio di scarponi neri goffi, chiaramente esemplati su quelli del Capo… Pecoronismo clericale, se no non si fa carriera…

  • Raffaella ha detto:

    I segni, il rosso che evoca il martirio, sono importantissimi ma l’ignorante argentino non lo sa!!
    E per di più denigra.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Ma non è che un sacco vuoto si riempia e si impreziosisca solo perché lo si rivesta di metallo prezioso, ancorché pesante. Il concetto che ho voluto sintetizzare ha valore generico.

  • Paoletta ha detto:

    Io la storia delle scarpe rosse non la sapevo, e lo prendevo in giro anche per questo. Non si puo’ pretendere che l’uomo della strada conosca in dettaglio queste cose, e Wojtila non le portava, o almeno io non l’ho mai visto agghindato in questo modo. E’ comunque finito a un passo dal martirio…
    Contro Ratzinger i mass media hanno fatto del loro meglio per deningrarlo, mettendolo in ridicolo anche per questo. Ora però se ne ha nostalgia, vedendo quel miserando del suo successore.

    • Miserere2 ha detto:

      Contro Ratzinger i mass media hanno fatto del loro meglio per deningrarlo,

      E questo giustifica le dimissioni?
      La sa’ la storia di Wojtila e Pinochet con il dittatore che beffo’ il papa facendolo passare per fascista e che Wojtila fu tradito pure da clericali polacchi in vaticano, spie del kgb?
      E’ timido, e’ riservato….ho capito. Ma tanti lo sono e la chiesa li caccia fuori. Crede che uno sposato con una divorziata e con figlio non soffra di non accostarsi alla comunione? O se deve essere casto e non dare scandalo non soffra? Eppure e’ un marito emerito per la chiesa.
      Insomma ….

  • Creazionista ha detto:

    L’ornamento che manca al pampero è un bel paio di corna luciferine, anche se molti gliele vedono lo stesso

  • Chedisastro ha detto:

    Che bella riflessione, Signora Benedetta! Nella contraddizione del presente i cosiddetti novatori, mentre da una parte, nella interpretazione dei passi biblici riducono i fatti sempre più spesso a simboli, dall’altra, nel momento in cui è più che mai necessario e significativo l’utilizzo di simboli concreti che sottintendano il sacro, ne fanno motivo di critica e persino di scherno.
    Sono malintenzionati… tuttavia, che si preghi per loro perché si ravvedano.

    • Miserere2 ha detto:

      San Pietto non aveva le scarpe ma ci lascio’ il sangue. Ora facciamo l apologia di un papa emerito?

  • Marco Matteucci ha detto:

    NOSTRA SIGNORA DI ANGUERA – REGINA DELLA PACE
    Messaggio N. 5.052 | Martedì 1° Dicembre 2020

    “Cari figli, coraggio. Mio Figlio Gesù è con voi. Non perdetevi d’animo. Piegate le vostre ginocchia in preghiera e tutto finirà bene per voi. Io sono venuta dal Cielo per chiamarvi alla conversione. Ascoltatemi. Voi avete la libertà, ma non dovete permettere che la vostra libertà vi allontani dal cammino che vi ho indicato nel corso degli anni. Avrete ancora un lungo pellegrinaggio con dure prove. I nemici agiranno sempre di più e il Sacro sarà disprezzato. Non permettete che le Cose divine vengano ridotte e confuse con ciò che è umano. Ciò che viene da Dio genera santità. Le cose del mondo possono impressionare, ma non portano al Cielo. State attenti a non lasciarvi ingannare. Ascoltate il Signore. Rimanete fedeli al vero Magistero della Chiesa del Mio Gesù. Datemi le vostre mani e Io vi condurrò alla vittoria…”

    Se vuoi leggere tutto:
    https://reginadelcielo.wordpress.com/2020/12/02/nostra-signora-di-anguera-regina-della-pace-158/

  • Micky ha detto:

    Woytjla inizialmente le portò rosse, poi passò a quelle marroni, stavano bene lo stesso. Il problema delle scarpe nere è che stonano con la veste bianca, ma Bergoglio starebbe male con qualunque calzatura, perché lui è un tipo rozzo di natura. Anche la tonaca non gli dona. Bergoglio con le scarpe rosse sarebbe ridicolo, ancora più che con gli scarponi neri; non è il tipo, ci vuole stile per tutto e lui stile non ne ha. Il fatto della simbologia del sangue mi pare un po’forzata, mi suona un po’ di una motivazione trovata a posteriori; una volta il Papa era vestito tutto di rosso, fu il domenicano san Pio V a tenere l’abito bianco dell’ordine e da allora si è usato così. Credo che il rosso fosse usato come colore “nobiliare” più che per simbologie teologiche; una volta avevano sopra le fibbie d’oro (anche Giovanni XXIII le volle) che non c’entrano con l’effusione del sangue. Comunque il problema di Bergoglio non sono le scarpe rosse o nere, lui è un tanghero in ogni caso, mentre uno come Ratzinger o Woytjla starebbe bene con qualunque accessorio, perché l’eleganza è nella persona, non nell’accessorio.

  • IMMATURO IRRESPONSIBLE ha detto:

    Lessi, tempo fa, che le scarpe rosse, se indossate dal Papa, acquistano un “rafforzamento” del segno: essendo Pietro crocifisso, per umilta’ sua, crocifisso a testa in giu’, le caviglie sono immediatamente tinte di sangue.

    • Micky ha detto:

      Se è a testa in giù, come fanno le caviglie che stanno in su a tingersi di sangue?😰

      • IMMATURO IRRESPONSABILE ha detto:

        Le caviglie sono bagnate dal sangue che esce dal foro del chiodo che ferma i piedi alla croce,

  • Giulio ha detto:

    Ha deciso di.togliersele. usque ad sanguinem una cippa.

    • Marco Tosatti ha detto:

      Non ho capito l’ultima osservazione teologica, quella della cippa. Che mi pare però riassuma in maniera degna il commento, sintetizzandolo. I simboli hanno valore, e solo gli sciocchi non lo capiscono.

      • Miserere2 ha detto:

        I simboli sono importanti. I contenuti pure. A me Bergoglio inizia a puzzare di zolfo pero’ poi sapremo, perche’ Pietro ha mollato le scarpe e il sangue non l’ha versato. Ricordo un insegnante di religione licenziata perche’ rimasta incinta (avesse abortito teneva il posto statale, questa non me la pubblichi mai, ma se vuoi c e pure una sentenza in giudicato), severita’ qui e la’ e poi l’emeritudine. Diciamo che Bergoglio ce l ha le scarpe rosse: emerite pure lui.

        Ps: io rispetto Joseph Ratzinger come chiunque e voglio concedere ancora una possibilita’..che questa faccenda del papato emerito un domani prenda senso. IN EFFETTI E’ LA PRIMA VOLTA CHE C’E’ UN PAPA EMERITO. SAN CELESTINO V SI DIMISE.Difficile capire cosa ha voluto segnalare Ratzinger, pero’ negli ultimi anni si e’ comportato strano. Si, si, no, no? Inizio a pensarla come don Minutella…che questo “emerito” sia un messaggio.

  • Roberto ha detto:

    Molti, troppi anni fa purtroppo, quando ero solo un ragazzetto d’oratorio e non sapevo nulla di CVII, di Tradizione e di messa Tridentina, in un lampo di innocente intuizione, non facevo altro che dire ai miei “pretini”, come li avrebbe chiamati Don Camillo: “Non fate altro che dirmi che ciò che conta e la sostanza e non la forma. Io invece sono convinto che quando avrete finito di distruggere la forma, non resterà nulla neppure della sostanza”. Tacevano, sorridevano, raramente rispondevano se non confermando con protervia ma senza argomenti la loro tesi. Erano gli anni ’70. Ora, forse, glielo saprei dire meglio ma la sostanza era quella.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Persino gli animali che non hanno la parola riescono a farsi capire con gesti, movimenti del corpo, posizioni. Segni e simboli a volte sono più eloquenti del linguaggio e, comunque, sono una forma di linguaggio. E’ desolante pensare che ci siano preti che non capiscono cose tanto elementari.

      • Roberto ha detto:

        Erano gli anni ’70. Quei pretini erano ciò che rimaneva dopo il CVII e il ’68. Penso siano molto più giustificabili di quelli di oggi. Ai quali forse si potrebbe suggerire di farsi consigliare da antropologi, sociologi e psicologi per capire il valore del simbolo. Anzi, per far prima, potrebbero assumere dei bravi pubblicitari che, all’argomento, ne sanno più di tutti.