LA FEDE AL TEMPO DEL COVID. MEDITAZIONE DI BENEDETTA DE VITO.

18 Novembre 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito ci ha segnalato questa sua riflessione spirituale sulla fede, e la preghiera, al tempo del Covid 19, apparsa sul sito Storie di Territori. Pensiamo che sia di aiuto anche ai lettori di Stilum Curiae. Buona lettura. 

§§§ 

La fede al tempo del #Covid19 

Il 4 di febbraio di quest’anno, e a ritroso anche nel passato, a Sant’Agata dei Goti, la piccola stupenda basilica che mi vede, allo spuntar del giorno, tra i fedeli, si celebra, in latino, la santa messa in onore e ricordo della piccola grande martire che testimoniò fino alla morte la sua fedeltà al Signore. Viene per l’occasione il cardinale Raymond Burke, un uomo di Dio, un pastore buono, una dolce guida, e con lui i suoi sacerdoti: tanti, tutti belli nelle vesti talari che sembrano dire, allegri, al mondo “io appartengo al Signore!”. La chiesa, nel silenzio che la affoga, si riempie di pia devozione. Ci sono signore che, per l’occasione tirano fuori il velo bianco o nero, che incornicia il viso e crea, per loro beate, una piccola chiesa nella chiesa. Al terzo banco, sulla sinistra, c’ero anche io, in ginocchio, perduta nel gregoriano. Al momento della Santa Eucarestia una voce angelica, nella invisibile persona, intona da lassù dove re è l’organo l’”Adoro te devote” e, nel canto d’amore di San Tommaso, il mio cuore affoga nelle onde d’oro della carità, in ringraziamento e lode.

Ma brusco è il risveglio un mese circa dopo: le chiese chiudono, niente sacramenti. E’ il tempo del covid19.

Fu sgomento e sconforto, per me, abituata ai santi riti quotidiani. Fastidio ricamato di magone che, nell’esercizio spirituale, si trasformò presto in preghiera. Santa Caterina mi ispirò il da farsi: “Fai del tuo cuore una cella e nella cella il Paradiso”. E la preghiera in me fiorì. La rabbia si trasformò in accettazione della Croce e questa si tradusse in parole scritte. Vestii l’armatura d’oro di San Michele, impugnai il mio arco di arciera nata sotto il segno del sagittario, intinsi la penna nell’inchiostro turchino del cielo e scrissi al Vescovo vicario di Roma, implorandolo di riaprir le chiese, anche senza funzioni. Almeno poter varcar la soglia della casa del Signore, che è anche nostra, prostrarsi in adorazione davanti al Santissimo, stare con Lui che ci ama e che amiamo! Mandai la mail e, nel trascorrere dei giorni, ricordo che davanti alla mia parrocchia, intitolata alla Madonna dei Monti, incontrai uno dei sacerdoti, un professore, l’uomo di Dio che tante volte ero andata ad ascoltare, prendendo appunti, nella sua lectio divina. Disoccupato, vestito come un signore qualsiasi, in faccia una mascherina che non finiva più, sgattaiolava via con i giornali sottobraccio. Lo fermai con il guinzaglio della voce: “Allora, non fate nulla? Ci abbandonate?” Non rispose. Continuai: “Allora, ho più fortezza io?”. Fece sì con la testa e scappò via.

 

La sua risposta mi scorò, eravamo soli, pecorelle allo sbando, smarrite. Neanche la grazia della messa di Pasqua! Soli. Poi però, almeno le parrocchie riaprirono. Fu una tale benedizione che io, appena ritagliavo dei minuti santi dai doveri quotidiani, ero lì alla Madonna dei Monti. Mi rifugiavo, a recitare il rosario, davanti a una piccola cappella sulla navata sinistra dove riposa il sonno del giusto un santo vescovo di nome Guglielmo Giaquinta, che fu fondatore del movimento Pro sanctitate. Le vie misteriose del Signore mi avevano condotto, una sera di tanto tempo fa, ma non ricordo bene quando, a una messa dedicata al Monsignore nel giorno della sua traslazione ai Monti, dove era stato, giovanissimo vice parroco. Nel muto nostro conversare, sotto i cieli aperti del Signore che non sono quelli pettegoli degli uomini né gli arcobaleni di Satana che fanno apparir vero ciò che non lo è, respirai nella verità. Tutti sono chiamati alla santità, volgendo il cuore al Signore, lasciando che lo Spirito Santo risucchi l’anima e la riconduca al suo Creatore. Oh, la meraviglia di esser tralci della vite che è Via, Verità e Vita! La cella di Santa Caterina fu la mia salvezza e Monsignor Giaquinta mi insegnò che, dopo la penitenza, sarebbe venuta la grazia, lungo le strade del Signore che sono imperscrutabili a noi piccoli uomini. E che non importava affatto che la chiesa fosse vuota perché il Signore, un giorno, l’avrebbe riempita. Sorridevo tra me, nel recitare i misteri della gioia…

E d’un tratto, mentre ero lì nella Chiesa vuota, io e il Monsignore soltanto, a tu per tu, nel nostro incontro di anime e muto, ebbi in dono una visione e un ricordo e vidi la fede nel suo splendore bambino, forte, ridente, ordinato, meravigliosamente armonioso. Non caos, ma cosmo, non pandemonio, ma armonia. Sono a Santa Maria Maggiore e d’un tratto, nel ventre d’oro della Basilica liberiana, ecco entrar un piccolo esercito di bambine, condotte da alte e solenni monache domenicane, ben chiuse nei loro mantelli neri. Osservo quell’allegria composta che mi parla, nell’ordinata sua primavera, di un altro tempo, di quando, nella primavera mia, stirata nella divisa dell’Istituto Mater Dei, vedevo un altro mondo, un mondo con i piedi ben piantati sulla terra e il capo in cielo. Un mondo che ho ritrovato, nel bel dono, quella dolce mattina, proprio a Santa Maria Maggiore, in quella nuvola di giovinezza in uniforme, col basco in capo, un basco parlante che grida al mondo “veritas”: loro, tante, deliziose Madeleine ritrovate, venute fin qui – e sorrido – per me e per tutti da Parigi…

§§§




STILUM CURIAE HA UN CANALE SU TELEGRAM

 @marcotosatti

(su TELEGRAM c’è anche un gruppo Stilum Curiae…)

E ANCHE SU VK.COM

stilumcuriae

SU FACEBOOK

cercate

seguite

Marco Tosatti




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

 L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

ANDATE ALLA HOME PAGE

SOTTO LA BIOGRAFIA

OPPURE CLICKATE QUI 




Questo blog è il seguito naturale di San Pietro e Dintorni, presente su “La Stampa” fino a quando non fu troppo molesto.  Per chi fosse interessato al lavoro già svolto, ecco il link a San Pietro e Dintorni.

Se volete ricevere i nuovi articoli del blog, scrivete la vostra mail nella finestra a fianco.

L’articolo vi ha interessato? Condividetelo, se volete, sui social network, usando gli strumenti qui sotto.

Se invece volete aiutare sacerdoti “scomodi” in difficoltà, qui trovate il sito della Società di San Martino di Tours e di San Pio di Pietrelcina

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

8 commenti

  • Don Pietro Paolo ha detto:

    Cara Benedetta,
    La sua riflessione mi riporta alla mente la sofferenza che un po’ tutti i cristiani hanno vissuto in quel periodo e che avevamo presto messo nel dimenticatoio. Il Covid 19 è stato ed è senz’altro un attacco mortale non solo all’umanità ma soprattutto alla Chiesa. Al di là della corresponsabilità delle autorità per le privazioni, il fatto più doloroso è che molti cristiani sono stati privati della grazia e che i ministri sono stati privati della presenza del popolo di Dio, soprattutto nella celebrazione Eucaristica. Sebbene giornalmente, durante il lockdown, abbia mantenuto aperta la Chiesa e amministrato a quei pochi che li richiedevano i sacramenti della penitenza e della Eucaristia, le confesso che nel giorno in cui ho potuto celebrare la S. Messa con il mio popolo ho pianto per la commozione. La cosa che qui più mi preme dire, e la sua esperienza lo conferma, è che il Signore non abbandona mai chi lo cerca con cuore sincero. Le vie e i modi per come consolare, sostenere e rendersi presente, al di là di quelli ordinari, se li sceglie Lui. Nè morte nè vita, nè principati nè potestà, né emissari dell’inferno nè lockdown potrà mai separarci dall’amore di Cristo.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Finalmente uno sguardo ed una voce veramente liberi!

    La ringrazio, signora Benedetta: mi ha regalato qualche minuto di ampio respiro. Un respiro “celeste”, purificato dalla spazzatura di questo mondo.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    “abituata ai santi riti quotidiani.”
    Mi perdoni. I riti quotidiani ognuno può crearli da sè. Nel secolo scorso c’erano persone che andavano al cinema tutte le sere e altri che invece andavano al caffè o all’osteria lasciando a casa moglie e figli.
    Da quando (data l’età ) ho smesso di frequentare quotidianamente la chiesa non ho perso la fede e nemmeno l’abitudine (che brutta parola!) di pregare ogni giorno.
    Non sono un monaco nè tanto meno un San Benedetto. Quindi la mia non è una regola. Ma la mia soluzione, molto semplice, è questa.
    Ogni giorno leggo i Salmi 1, 50 (51) e 129 (130).
    Poi nel corso della giornata ne leggo altri 5, partendo da quello che ha il numero corrispondente al giorno del mese (oggi, ad esempio il 18(17)). Poi quello +30 e poi +30 +30 e così via. In questo modo ogni mese (salvo febbraio) leggo tutti i 150 salmi.
    Le assicuro: serve molto di più alla ricreazione del proprio spirito di tutti i canti gregoriani, le suonate di organo e le messe in latino. Almeno, così io modestamente credo.
    Certo, manca l’Eucaristia. Pazienza!

    • Stefania ha detto:

      “Certo, manca l’Eucaristia. Pazienza!”.
      Ma se manca l’Eucaristia manca tutto.
      Manca Gesù fatto carne e sangue, morto e risorto per me, sua creatura, Gesù che di me conosce ogni cosa e che mi ama di un amore infinito e misericordioso nonostante i miei numerosissimi peccati. Manca ciò che mi tiene in vita. Manca la fonte dell’Amore. Manca il centro della mia vita.
      Certo, si può fare la comunione spirituale, ma non è la stessa cosa.
      È come se dicessero- perdonate il paragone forse stupido, ma non so come esprimere altrimenti la sensazione che ho provato durante il primo lockdown – che sposarsi con l’uomo che ami e che ti ama, viverci insieme, avere con lui un’intimità di anima, di corpo e di psiche è identico ad avere con lui una relazione a distanza di migliaia di chilometri in cui non ci si può né vedere né parlare al telefono. Posso pensare a lui 24 ore al giorno, posso desiderare che lui sia qui, ma non sarà mai come averlo qui accanto a me davvero, in carne e ossa, sentire la sua voce, il suo respiro, il suo odore.
      Se l’Eucaristia è Gesù vivo, allora non può che essere il centro di tutta la nostra esistenza, il centro del nostro essere credenti, qualcosa che non può essere tolto senza smantellare completamente la nostra fede in Dio.
      Se invece l’Eucaristia non è che un simbolo, un rito…beh, allora sì, se ne può fare tranquillamente a meno: Gesù non è più Dio, ma solo un sant’uomo, come tanti altri prima e dopo di lui.
      Secondo me, ovviamente.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Sembra più una riflessione di estetica della religione che una profonda riflessione di intima religione. Mi perdoni Benedetta de Vito. Non si offenda. Il mio è soltanto un feedback.

    • Giorgio ha detto:

      @STILUMCURIALE EMERITO che dice:
      “Certo, manca l’Eucaristia. Pazienza!”
      Pazienza? Ma che dice, se manca l’Eucaristia manca tutto. Senza l’Eucaristia i suoi salmi sono solo un fatto emotivo più o meno intenso! Se manca L’Eucaristia la nostra fede è solo una cosa fumosa! Gesù stesso ha detto: “Senza di me non potete fare nulla!”. Non ha detto: “Non potete fare certe cose” ma ha detto: “Non potete fare NULLA”!
      Per fare un esempio/parallelo umano. Le sembra la stessa cosa se un un figlio, una mamma, un innamorato si limitasse – per necessità o per scelta – a pensare “intensamente” al suo amore anziché andare a trovarlo di persona?
      Gesù ha detto anche: “Chi non raccoglie con me disperde”! Secondo me, chi prega senza tener conto della Eucarestia (Ossia la Presenza di Gesù fattosi Carne/Materia per noi), perde tempo, disperde!

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        @Giorgio
        Chi è lei per giudicarmi?
        Capisce che cosa significa quel “Pazienza!” col punto esclamativo?

        • Giorgio ha detto:

          @STILUMCURIALE EMERITO
          Mi meraviglio di Lei. Mi dice: “Chi è lei per giudicarmi?”
          Non si rende conto che questa è la solita solfa di Bergoglio (Chi sono io per giudicare!) che Lei critica tanto. Per caso (scusi la franchezza!) é pro Bergoglio quando Le conviene!
          Sa chi sono io per giudicarla? Un cristiano autorizzato da Cristo Gesù a giudicare le persone dai loro frutti! Gesù mi autorizza, mi impone di scegliere il bene e non il male e per fare questo è imprescindibile giudicare.
          Quando Gesù dice di non giudicare vuol dire solo che non dobbiamo dare un giudizio di merito sulla persona ma solo un giudizio sulla correttezza o meno delle azioni che vediamo. Il nostro intimo, la nostra colpevolezza o meno la giudica solo Dio.
          La “Pazienza” riguardo alla mancanza dell’Eucaristia, che Lei difende, è la stessa “pazienza” ostentata/imposta da coloro, della cui vera Fede mi sento autorizzato a dubitare, da coloro che – più realisti del re – ci hanno imposto la chiusura delle Chiese privandoci dell’Eucaristia, dicendo che bisognava avere “pazienza”, perché Gesù si può incontrare anche solo “spiritualmente”. Gesù invece ha detto: “Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non avrà la vita eterna” e la vita eterna é Lui, incontrato anche “materialmente” finché viviamo in questo mondo materiale!