DEL POZZO. COSA LEGA MCCARRICK AL PLACET PAPALE ALLE UNIONI OMOSESSUALI.

14 Novembre 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Luca Del Pozzo ci ha inviato questa riflessione su due avvenimenti recenti nella vita della Chiesa. Lo ringraziamo per questo suo contributo, estremamente interessante, un aiuto a leggere e interpretare con acume la realtà – certo non esaltante – in cui ci troviamo a vivere. Buona lettura. 

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“Rapporto McCarrick” e unioni civili samesex, la vera posta in gioco è la dottrina sull’omosessualità

 

A prima vista non sembrerebbe esserci nulla in comune tra il cosiddetto “rapporto McCarrick”, il corposo dossier vaticano che ricostruisce fatti e misfatti del predatore seriale nonché ex cardinale di Washington, Theodore McCarrick, e l’endorsement papale alle unioni civili samesex di qualche settimana fa. Ma ad uno sguardo appena più attento entrambe le vicende appaiono legate poiché toccano da vicino una problematica che soprattutto negli ultimi anni ha acquistato uno spessore niente affatto marginale. Parliamo ovviamente dell’omosessualità, o meglio di come la Chiesa si pone rispetto ad essa. Ciò che emerge con indubbia evidenza, pur in presenza di un diverso (almeno per ora) approccio a seconda che si tratti di omosessualità dentro o fuori la Chiesa, è che è in atto uno scollamento sempre più marcato tra dottrina e pastorale. Laddove la prima viene formalmente confermata, a dire il vero il alcuni casi più per dovere d’ufficio che per convinzione (o almeno questo è ciò che si percepisce), la seconda invece ormai da tempo si caratterizza – anche sulla spinta di una ingiustificata e fuorviante esigenza “riparatrice”  – per una tale e incondizionata (alla lettera, cioè senza condizioni) accoglienza delle persone omosessuali da aver ingenerato nell’opinione pubblica, per tacere di ampi settori ecclesiali, la convinzione che la Chiesa consideri ormai l’omosessualità una condizione assolutamente normale tanto quanto l’eterosessualità.

E’ esattamente questo l’aspetto più sconcertante, ai fini del discorso che stiamo facendo, del “rapporto McCarrick”; il fatto cioè – lo ha ben evidenziato Riccardo Cascioli – che il campanello d’allarme nei confronti dell’allora prelato, con tutto ciò che ne è seguito fino alla riduzione allo stato laicale, sia scattato solo nel 2017 quando venne denunciato il primo caso di abuso su un minore. Come se il problema fosse stato solo la componente pedofila o efebofila della sua condotta e non anche (e primariamente, aggiungiamo noi, anche visto e considerato il rapporto di causa-effetto che in 8 casi su dieci intercorre tra omosessualità e pedofilia tra le fila del clero, ciò che da altra angolazione rappresenta anche la miglior prova che non è abolendo il celibato che si risolverà il problema del crollo delle vocazioni posto che un omosessuale non saprebbe cosa farsene di potersi accoppiare con una donna) e non anche, dicevamo, la condotta omosessuale in sé che, nel caso in questione, era attivamente praticata da decenni. Detto altrimenti: finché McCarrick si limitava alla sodomia, sicuramente la pratica era moralmente discutibile, ma transeat; quando però McCarrick ha rivolto le sue attenzioni ai minori, allora no, allora basta. Prevengo l’obiezione: ma è dalla notte dei tempi che l’omosessualità alligna tra gli uomini di Dio, nè lo scopriamo ora che la Chiesa ha sempre chiuso un occhio e forse tutti e due sulle, come dire, debolezze del clero in materia sessuale. In realtà le cose non stanno esattamente in questi termini. Lo spiegò da par suo Vittorio Messori nel corso di un’intervista che ebbi il piacere (e l’onore) di fargli qualche tempo fa. Alla domanda se ritenesse vi fosse nella Chiesa il tentativo di sdoganare l’omosessualità, questa fu la risposta: “Da sempre gli omosessuali sono attratti da Chiesa, navi, forze armate, pompieri e cantieri edilizi, essendo tutte realtà anche oggi con grandissima percentuale maschile. Ogni vescovo cattolico lo sapeva e vigilava, pronto a dimettere l’aspirante al seminario che si fosse rivelato gay, magari dopo aver superato il primo esame per accertarne le tendenze. Poi venne il Concilio, e con esso anche nella Chiesa entrò il virus autoritario e grottesco del “politicamente corretto”. Dunque, niente discriminazioni, porte aperte a tutti, respingere chiunque era un comportamento da “fascista”. Soprattutto in paesi come la Germania o l’Inghilterra o anche gli Stati Uniti le gerarchie cattoliche si vergognarono di non adeguarsi alla maggioranza protestante dove i gay erano e sono accolti come privilegiati e diventano persino vescovi magari “sposati” con l’uomo di cui sono innamorati. Senza arrivare (almeno per ora) a questi estremi, la presenza omosessuale si è molto allargata anche tra il clero cattolico. Arrivare persino a “sdoganarla” pubblicamente e ufficialmente, come mi chiede, mi sembra difficile, visto che ci sono di mezzo sia l’Antico che il Nuovo Testamento con le loro indiscutibili e severe condanne. Si è però ricorsi a un trucco che molti cattolici, ingenuamente, non hanno avvertito. Si è organizzato, in effetti, un intero sinodo mondiale sulla sodomia nella Chiesa ma si è riusciti a non fare mai, dico mai, la parola “omosessuali” e “omosessualità”. Il sinodo era rigorosamente ristretto alla pedofilia, la violazione sessuale dei bambini. Ma questa è una perversione piuttosto rara, come rari sono i bambini soli in sacrestia o all’oratorio. Stando alle tristi statistiche, più dell’80 per cento dei violentati o almeno molestati era ed è composto non da bambini ma da adolescenti, da ragazzi, da giovani. Insomma, non pedofilia, ma “normale” pederastia omosessuale. Ma questo non si doveva dire, per non trascinare nella condanna i signori omosessuali, così numerosi e potenti.”. Ho voluto riportare per intero la risposta di Messori perché centra in pieno il punto. E il punto è che a) non è vero che in passato la Chiesa ha fatto finta di niente di fronte ai casi di omosessualità tra i sacerdoti o aspiranti tali; b) la svolta c’è stata dopo il Concilio, quando a causa di una malintesa “apertura” della Chiesa verso il mondo (apertura che tuttavia, va pur detto, non è riconducibile al Concilio in quanto tale checchè ne dicano i suoi detrattori, quanto piuttosto alla lettura “progressista” del Concilio datane almeno in Italia principalmente dalla cosiddetta scuola di Bologna e che storicamente si è imposta) anche la formazione del clero come tutta intera la morale sessuale si è lasciata irretire dalle sirene della modernità. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Dicevamo all’inizio che oltre al “rapporto McCarrick” anche l’ormai famoso endorsement papale alle unioni civili samesex  – frase, va detto subito a scanso di equivoci, contenuta in un’intervista rilasciata da Francesco nel 2019 alla vaticanista messicana Valentina Alazraki, poi tagliata dalla versione andata in onda su Televisa, infine riapparsa per vie a tutt’oggi misteriose nel documentario “Francesco” presentato al Festival del Cinema di Roma – è importante ai fini della comprensione di come la Chiesa vede oggi l’omosessualità. Dopo l’iniziale frastuono mediatico e la valanga di ricostruzioni e analisi, spesso di segno opposto, apparse nei giorni successivi allo “scoop”, ora che la polvere si è posata almeno su un punto è possibile fare chiarezza (e questo con buona pace della nota diramata dalla Segreteria di stato a tutte le nunziature del mondo, che ha lasciato senza risposta svariati interrogativi su una vicenda fin dall’inizio dai contorni opachi, per non parlare del fatto che la nota è stata inoltrata a due settimane dal lancio del documentario, senza firma e senza essere diffusa dai media vaticani quindi con poca o nulla risonanza). Già nelle ore immediatamente successive allo tsunami scatenato dalla frase del Papa – ” quello che dobbiamo fare è una legge di convivenza civile. Hanno diritto (gli omosessuali, ndr) ad essere protetti legalmente. Io ho difeso questo”  – la gran parte dei commentatori si è premurata di rassicurare, nell’evidente tentativo di smorzarne l’impatto in alcuni casi facendola passare quasi come una non notizia, che no, la dottrina sul matrimonio non è cambiata, il magistero resta quello di sempre (e solo per carità cristiana tacciamo di coloro che si sono spinti fin sulla soglia del ridicolo arrivando a dire “ma quella frase il Papa non l’ha mai detta”). Insomma un conto è la famiglia, quale unione tra un uomo e una donna, altro conto è tutto ciò che non può dirsi famiglia. Dunque niente di nuovo sotto il sole se non un’ulteriore conferma che ora l’accento, per così dire, è rivolto più all’ascolto delle esigenze concrete delle persone omosessuali, alla loro accoglienza e al dialogo. Ma ragionare in questi termini significa guardare al dito per non vedere la luna. L’equivoco di fondo (molto probabilmente alimentato ad arte come mezzo di distrazione di massa) è consistito nel pensare che il problema fosse, appunto, solo la dottrina sul matrimonio senza considerare anche l’altra faccia della medaglia, ossia la dottrina sull’omosessualità. Non a caso Vito Mancuso, teologo insospettabile di qualsivoglia rigidità dottrinale, ha messo in relazione quanto detto dal Papa proprio con il paragrafo n. 2357 del Catechismo per sottolineare come “Alla luce di questo testo penso sia chiara la novità esplosiva delle parole di Francesco secondo cui le persone omosessuali “hanno diritto a una famiglia””. Un fatto è certo: se davvero la dottrina non è cambiata e a cambiare è stata solo la sensibilità pastorale, non c’è che un modo per tenere insieme le due cose: considerare le unioni omosessuali come puramente “platoniche” ossia senza prevedere rapporti sessuali. Se questo non accade – e così a occhio l’impressione è che nella stragrande maggioranza dei casi non accada – allora si fa fatica a credere che il magistero sull’omosessualità non sia, nei fatti, cambiato se la Chiesa è disposta ad accettare che due persone omosessuali vivano anche carnalmente la loro unione, ciò che le pone in una oggettiva condizione di peccato mortale. O ci siamo persi qualcosa? A meno che, appunto, gli “atti” omosessuali non siano più ritenuti come li ritiene – a bocce ferme – il Catechismo. Da qui la domanda, la stessa domanda che emerge tale e quale dalla vicenda McCarrick: la Chiesa considera ancora gli atti omosessuali come “intrinsecamente disordinati”, sì o no? Se sì, dal momento che tutti dicono che la dottrina non è cambiata, allora forse qualcuno avrebbe dovuto, ad esempio, far presente (ma non ci risulta che sia accaduto) al signor Andrea Rubera che compare nel documentario “Francesco”  – e che è portavoce dell’associazione di cristiani Lgbt “Cammini di speranza” che tra le altre cose il 18 giugno scorso ha organizzato un incontro sul libro “Chiesa e omosessualità, un’indagine alla luce del Magistero di papa Francesco” di un ben noto giornalista che scrive sul giornale dei vescovi – intanto che quella dell’utero in affitto è una pratica immorale sotto ogni profilo; inoltre, che se davvero lui e il suo compagno vogliono educare cattolicamente i loro figli, è ben difficile che ciò possa accadere vivendo in una oggettiva situazione di peccato mortale qualora la loro unione fosse anche fisica (giusto per la cronaca ricordiamo che il succitato Rubera insieme al signor Dario De Gregorio hanno avuto tre figli ricorrendo all’utero in affitto, e che a proposito della madre di quei bambini il signor De Gregorio espresse durante una trasmissione televisiva la suggestiva tesi, che non abbisogna di commenti, secondo cui “la madre non c’è, è un concetto antropologico, non c’è”). Se invece la risposta è no, allora bisogna passare dai fatti alle parole e dire apertis verbis, e formalmente, che per la Chiesa gli atti omosessuali non sono più peccaminosi. Di sicuro quello che sconcerta e amareggia tantissimi fedeli è la confusione, il vedere una Chiesa con i piedi in due staffe grazie a stravaganti funambolismi teologici e pastorali all’insegna del “sì, ma” che nulla hanno a che vedere con l’evangelico “il vostro parlare sia sì, sì; no, no, il di più viene dal maligno” (che poi, a dirla tutta le staffe non sono neanche due, posto che si percepisce lontano un miglio da che parte si vuole che penda la bilancia tra pastorale e dottrina). Con l’aggravante che neanche ci si rende conto che in questo modo, per un po’ di misericordia a buon mercato, non solo la Chiesa non fa loro del bene, ma è essa stessa a mettere le persone omosessuali in una situazione ad alto rischio illudendole che qualora vivessero anche carnalmente la propria omosessualità, questo sarebbe tutto sommato un dettaglio trascurabile se non addirittura lecito. Tra l’altro, ad aggravare la situazione c’è il fatto che anche in ambito cattolico sembra stia prendendo sempre più piede la tesi, niente affatto dimostrata ed anzi fortemente discussa in ambito scientifico e non solo, che vorrebbe l’omosessualità una condizione innata, un dato biologico iscritto nei geni della persona. Ciò che per molti equivale ad una sorta di “liberi tutti”, come se essendo l’omosessualità, appunto, un qualcosa di naturale e, quindi, di irreversibile non c’è che da prenderne atto e vivere il proprio essere ciò che si è il più felicemente possibile. Ora a chi ragiona in questo modo sembra sfuggire il non banale dettaglio che anche ammesso e non concesso che omosessuali si nasce, non è che questo rende meno libera e, quindi, meno responsabile dei propri atti la persona che vive tale condizione. Detto altrimenti: si può peccare comunque, sia da etero che da omosessuali, a prescindere che come uno nasce. Come? Semplicemente vivendo la propria sessualità in modo non casto, ossia in modo non conforme alla volontà di Dio. Che poi questo, all’atto pratico, per una persona omosessuale che voglia vivere cristianamente comporti la necessità di astenersi da qualsiasi rapporto, non potendo essere i rapporti omosessuali aperti alla vita e fecondi, è un fatto secondario che può piacere o meno, che può essere più o meno gravoso, ma che di sicuro non cambia la realtà. Troppo spesso si dimentica che voler bene a qualcuno non necessariamente significa fargli anche del bene. Non a caso Sant’Alfonso Maria de’ Liguori diceva che manda più anime all’inferno la misericordia della giustizia divina. Questo approccio esasperatamente realista, questo volersi quasi inchinare di fronte alla realtà, alla vita vera, all’esistenza concreta delle persone appare non solo drammaticamente miope, ma anche inficiato il più delle volte da un sentimento ultimamente riconducibile allo scandalo della croce più che ad un genuino sguardo evangelico. Non solo. Ma per quanto possa sembrare paradossale, ciò che paradossale non è affatto, non è difficile scorgere un fondo di pilatesco egoismo dietro ogni approccio così benevolo, così attento alla realtà vera delle persone, così rispettoso della loro libertà; tanto rispettoso da lasciarle libere di farsi del male rinunciando ad offrire, ad annunciare il vero bene, cioè Cristo. Come se la realtà, probabilmente anche in virtù di una approssimativa teologia dell’Incarnazione, avesse in sè un qualcosa di sacro e inviolabile. E’ come una madre che vedesse il figlio che cammina pericolosamente sull’orlo di un precipizio, e anziché fare di tutto per evitare che precipiti si limitasse a dire: “vuoi camminare sul ciglio del burrone? Tranquillo, sentiti libero, è tua la vita”. O come un medico che si limitasse a curare le ferite, senza anche (e primariamente) preoccuparsi della cosa più importante, cioè che il malato non abbia più a ferirsi. O non crediamo più che Dio ha potere di cambiare il cuore dell’uomo? Ma, si dice, i tempi cambiano; e con essi la società. E la Chiesa deve stare al passo con i tempi. Vero. Ma non siamo sicuri che lo “stare al passo con i tempi” debba necessariamente tradursi nella semplice “presa d’atto”, sospendendo cioè ogni giudizio sulla storia e sulla realtà come se il cambiamento in sé fosse un fatto positivo (e per come sono andate le cose solo nell’ultimo mezzo secolo direi che ce n’è abbastanza di che dubitarne). Così come non siamo sicuri che la semplice accoglienza, di chiunque si tratti, il semplice andare incontro con un abbraccio pieno di misericordia senza un contestuale richiamo alla conversione (del cuore, s’intende) sia sinonimo di vera carità. Tra il rendere più accattivante il “look&feel” del cristianesimo con una passata di storicismo, e il fare del Vangelo un qualcosa a misura d’uomo il passo è breve. Il che ci porta dritti alla domanda decisiva: se cioè la Chiesa ancora crede che la sua legge suprema sia la salvezza delle anime, o qualcos’altro. “Il buon Dio  – diceva Bernanos – non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale. Il sale sulla pelle brucia. Ma le impedisce anche di marcire”. La scelta che la Chiesa ha innanzi a sè, oggi come ieri, è tra Aronne e Mosè, tra il dare al mondo un po’ di miele e dire ciò che il mondo vuole sentirsi dire anche a costo di dire ciò che non piace a Dio; oppure tornare ad essere sale, e sale che brucia sulla pelle, dicendo al mondo ciò che piace a Dio anche se ciò che dice non piace al mondo.

 

Luca Del Pozzo

 

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25 commenti

  • Jsph ha detto:

    Mi raccomando Papa Bergoglio, davanti a questi tradimenti, come in tutti quei casi nei quali potevi portare la santa luce di Cristo (non la tua) riguardanti la vita e la morale di noi cristiani e non, davanti a questo grave peccato impuro contro natura, non gridare “Vergogna Vergogna Vergogna!”, non ne vale proprio la pena, ma non ti sforzare, ancora ti scende l’ernia. Tu vuoi passare per il grande pacificatore, il dolce misericordioso, ma passerai alla storia per il tradimento a Cristo. il disprezzo continuo della giustizia e verità. Nulla ti dice la Verità con la V maiuscola ? Proprio non senti il sofferente grido di Cristo che dovresti rappresentare?

  • Silvio Esposito ha detto:

    Le apparizioni Mariane a suor Mariana in Ecuador nella metà del 1600 parlano chiaro, ci illuminano in questi tempi nei quali quelle profezie si stanno realizzando, non solo si parla della distruzione della famiglia e del clero, ma della quasi scomparsa dell’innocenza dei bambini, il tutto con chiaro riferimento ai colpevoli: “La satanica setta massonica”, si badi bene che la massoneria nasce nel 1717, e quei documenti con tanto di timbri e attestati notarili sono redatti prima della nascita della massoneria. Più profezie di queste (approvate dalla chiesa) si muore. Ma suor Mariana si immolò per la fine della massoneria e il ritorno alla purezza. Quindi la speranza non deve morire come confermano le profezie. il Cuore Immacolato di Maria, unito alle “anime ostie” e alle preghiere incessanti dei veri cristiani cattolici, ci salverà.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Certo che nella versione spagnola il titolo che comincia con “vìnculo” … 😜

  • Silvi ha detto:

    Sig. Indrizzi, con il suo “un’italiano” non fa una gran figura…..

  • Anna Maria De Matteis ha detto:

    Ma come si fa a considerare l’omosessualità come una realtà serenamente accettabile! “Di certe cose neppure se ne parli”, affermava la Parola di Dio. Ma come si fa a non considerarlo un gravissimo problema, che fa ribrezzo solo a pensarlo! Il Signore ne è profondamente disgustato. Figuriamoci se poi a commetterlo sono i Suoi ministri, i sacerdoti, vescovi, cardinali! Non sono con gli “sporcaccioni” della loro età ma anche oltraggiando l’innocenza dei bambini!!! Per loro non ci sarà salvezza in eterno se non si pentiranno amaramente! Ma chi è incancrenito nel peccato di sodomia e di abuso sui minori è immensamente difficile che si convertano e cambino vita. Solo un miracolo! Sarebbe stato “meglio per loro che non fossero mai nati”. Eppure migliaia di essi (sporcaccioni) sono ancora parroci, pastori, cardinali, con un vero mandato!
    Signore ti imploriamo: Salva la tua Chiesa dalle grinfie di questi ” SCIACALLI” e mercenari, che infangano la Tua Chiesa ed il Tuo Nome, approvando l’esercizio dell’ abominio della omosessualità!
    .

    Prima di considerare le gravissime conseguenze di una assurda approvazione delle coppie omosessuali da parte dei Bergoglio, non dovremmo dimenticare di affermare che l’omosessualità in se è un grave abomino!! E’ un vergognoso peccato l’omosessualità che, “esercitata”, indigna il Creatore! Anche gli Angeli sono terribilmente imbarazzati dinanzi ai vergognosi peccati dei loro “protetti” omosessuali! Essi sono i loro Custodi, ma dinanzi a certi peccati disgustosi, neanche loro riescono a guardare. Certi peccati sono una terribile offesa a Dio, Creatore e Padre, ma anche offesa alla loro stessa dignità. Dovremmo, come Chiesa che l’omosessualità, esercitata, porta all’inferno, cioè in quella “dimensione” demoniaca da cui proviene la tentazione di quel peccato blasfemo!! Nessuna Religione, nessun popolo, nessuna tribù, nel corso della millenaria storia della civiltà, ha mai legittimato moralmente la sodomia. I “fratelli” musulmani contemplano addirittura la pena di morte per i sodomiti. Per gli Ebrei è naturalmente un abominio. Per gli Induisti e buddisti, le relazioni omosessuali sono considerate “bassissime passioni” degli “spiriti” ! La prima Religione che vorrebbe “legittimare moralmente” le unioni omosessuali, considerarle famiglia e consegnare loro l’affido dei figli è……….proprio la Religione cristiano-cattolica!!! E’ un assurdo che proprio la nostra Chiesa , avvalli tali aberrazioni !!! Mio Dio abbi pietà di noi! Noi vorremmo restare fedeli alla Tua Parola e resteremo per sempre, ma…perdona i nostri fratelli cristiani che hanno terribilmente deviato, portando all’inferno loro e tutti coloro che eseguiranno i loro blasfemi insegnamenti. Donaci una Chiesa che riporti i cristiani e tutti gli altri popoli allo SPLENDIORE DELLA VERITA’!

  • Anna Maria De Matteis ha detto:

    Mi scusi dott. Tosatti questa frase l’ho riportata due volte: “Ma come si fa a considerare l’omosessualità come una realtà serenamente accettabile! “Di certe cose neppure se ne parli”, affermava San Paolo. Ma come si fa a non considerarlo un gravissimo problema, che fa ribrezzo solo a pensarlo! Il Signore ne è profondamente disgustato. Figuriamoci se poi a commetterlo sono i Suoi ministri, i sacerdoti, vescovi, cardinali! Non sono con gli “sporcaccioni” della loro età , ma anche con i minori! Guai a coloro che oltraggiano l’innocenza dei bambini!!! Per loro non ci sarà salvezza in eterno, se non si pentiranno amaramente! Ma chi è incancrenito nel peccato di sodomia e di abuso sui minori è immensamente difficile che si convertano e cambino vita. Solo un miracolo! Sarebbe stato “meglio per loro che non fossero mai nati”. Eppure migliaia di essi (sporcaccioni) sono ancora parroci, pastori, cardinali, con un vero mandato!”

  • Michele ha detto:

    Va chiarito che omosessuali non si nasce: non esistono gemelli omozigoti (geneticamente identici) che provino entrambi attrazioni omoerotiche; poiché hanno gli stessi geni dovrebbe entrambi provare tale attrazione.
    Non è necessario essere cattolici per riconoscere tale realtà oggettiva.

    L’ideologia gender era poco diffusa fra gli stessi attivisti arcobaleno sino ai primi anni duemila.
    La mappatura del dna umano è stata completata proprio agli inizi degli anni duemila e negli ambienti arcobaleno vi erano grandi aspettative sulla possibile scoperta di geni che codificassero lo sviluppo naturale di uomini e donne geneticamente omoerotici.

    Purtroppo non si sono mai trovati tali geni e, come consuetudine, se la realtà non si adegua allo schema ideologico tanto peggio per lei, e si è ripiegato sul teorema gender fino ad allora elitario.
    Va precisato (se non sbaglio la fonte: Enzo Pennetta che scrive sul blog Critica Scientifica) che vi sono discussioni sul possibile ruolo di un singolo gene che secondo gli attivisti arcobaleno codificherebbe tale attrazione.
    Il ruolo di tale gene non è ancora chiaro, ma un singolo gene codifica al massimo un singolo passaggio biochimico mentre la nostra fisiologia si basa sulla successione di numerose reazioni biochimiche.

    Sempre agli inizi degli anni duemila studiosi di neuroscienze hanno chiarito definitivamente che non vi sono tanti tipi cervello umano, ma solo due: maschile e femminile, anatomicamente e fisiologicamente complementari e, soprattutto, immodificabili.
    Mutilare un corpo sano perché la mente è dissociata rispetto alla proprio genere sessuale non risolve il problema anzi lo aggrava come dimostrano le spaventose percentuali di tentativi di suicidio annuo tra i transgender (più del 40%) nei paesi cosiddetti gay-friendly. Il cervello di un uomo rimane maschile e il cervello di una donna rimane femminile nonostante le mutilazioni inferte al proprio corpo.

    Chi vuole può trovare vari articoli sul criminale esperimento effettuato dal dottor money (padre della dottrina gender, del pansessualismo e, tra l’altro, dello sdoganamento della pedofilia, insieme all’altro falsario e criminale, l’entomologo satanista kinsley) nei primi anni settanta su uno sventurato gemello omozigote cui avevano danneggiato il pene durante una inutile operazione di circoncisione chirurgica.

    I genitori hanno seguito i consigli di tale prof. money, della John Hopkins University di Baltimora: hanno completamente evirato il bambino prima dei due anni, lo hanno chiamato con un nome femminile, Brenda, vestito e cresciuto come fosse stato una bambina nella convinzione che l’ambiente determina il genere e non il sesso biologico.

    La vita di Brenda è stata un inferno, non legava con i bambini e ragazzi maschi perché esternamente diverso e non legava con le bambine perché diverso interiormente, nel suo cervello maschile.
    Dopo l’ennesima furiosa lite relazionale i genitori si decisero a raccontargli la verità che era ormai un adolescente.
    È morto suicida dopo aver tentato di riconquistare la sua virilità e di sposarsi, il gemello si suicidò prima di lui e i genitori ebbero anch’essi una vita drammatica.

    Certi prelati e fanta-teologi farebbero meglio ad informarsi laicamente su tali drammi prima di assecondare -per ignoranza, conformismo e opportunismo-, leggi antiumane sul transessualismo o sulla disforia di genere che prevedono di somministrare ormoni per bloccare la pubertà, che danno gravi problemi di salute e rendono sterili, come se sviluppare la propria virilità o femminilità in un corpo sano fosse una malattia.

  • Paolo Giuseppe ha detto:

    Grazie per l’articolo che contiene un’analisi articolata e profonda.
    Non sono d’accordo sul fatto che esista un “mistero Bergoglio”. Dopo oltre 7 anni, il filo conduttore di questo pontificato è ormai chiaro:
    – la dottrina è ancella (senza diritto di parola) della pastorale, anzi la dottrina non esiste proprio;
    – nella Enciclica Caritas in veritate, Benedetto XVI afferma: “Un Cristianesimo di carità senza verità può venire facilmente scambiato per una riserva di buoni sentimenti, utili per la convivenza sociale, ma marginali”. Vorrei che l’attuale papa applicasse questo concetto, ma non accadrà;
    – in definitiva il fine ultimo del papa è il VOGLIAMOCI BENE UNIVERSALE, fine lodevole, ma c’è un ostacolo da superare: la VERITA’.

  • Gianfranco ha detto:

    Attenzione, Marco: il marcatempo dei commenti sembra rimasto all’ora legale. Non che sia importante…

  • Gianfranco ha detto:

    Ha proprio ragione il signor Piero! Forse “aberrante” è un po’ troppo, ma certo l’autore ha usato uno stile che rende la lettura assai faticosa.
    Un articolo abbastanza corposo si scrive con due soli commi?
    E poi: frasi troppo lunghe, incidentali chilometriche, che fanno dimenticare cosa stava dicendo la proposizione principale…
    Detto questo sullo stile, la fatica della lettura è senz’altro compensata dall’elevato peso specifico dei contenuti.
    Questo vuol dire “ragionare”! Grazie a Del Pozzo.

  • Margherita ha detto:

    Gentile signor Piero Indrizzi, trovo faziosamente ineducato il suo commento a questo articolo.

  • bastian contrario ha detto:

    Si dovrebbe sdoganare l’omosessualità per stare al passo coi tempi ? ho capito bene ?
    Ci troviamo in un momento particolare, un momento in cui una legge paladina della menzogna come la legge scalfarotto zan è stata approvata da uno dei rami del parlamento, ma deve essere ancora approvata dall’altro.
    Occorre quindi pregare perché accada un qualche piccolo impedimento che impedisca questa approvazione.
    Non credevo molto nell’efficacia della preghiera, ma mi sto ricredendo. Mi è capitata una cosa buffa, ma che dimostra inequivocabilmente l’efficacia della preghiera. Talmente assurda che è meglio non raccontarla.
    Ma veniamo al punto. Immaginate di essere la madre di un ragazzo handicappato. Lo lascereste avvicinare da un sacerdote omosessuale ? Penso di no. Non vorreste offrire, senza volerlo, una preda a un lupo.
    Ma la dottrina che la legge scalfarotto zan vuole imporre è una dottrina divisiva ed anche costosa.
    Afferma la dottoressa de mari in un articolo dell’11 luglio scorso che le malattie a trasmissione sessuale, con queste dottrine favorevoli all’omosessualità sono in deciso aumento. E le relative terapie sono a nostro completo carico. E con questa legge anche la propaganda di questa dottrina condannata da una tradizione di qualche millennio viene ad essere a carico delle nostre tasse.
    E ci sarà un giorno durante l’anno scolastico che questa propaganda verrà fatte, a spese nostre, nelle nostre scuole.
    Cosa fare ? tenere a casa quel giorno il pargolo ? Non potrebbe però essere un modo di discriminarlo rispetto ai compagni di classe.?
    Sono domande semplici, ma concrete, a cui ci costringono, con le loro pretese, a dare una risposta.

    • Paolo Giuseppe ha detto:

      @ Bastian Contrario
      La risposta è semplice. Basta aspettare pochi decenni e ci penseranno i nostri nuovi padroni, cioè gli islamici, a risolvere il problema.

  • Ruit hora ha detto:

    Bellissimo articolo, da leggere e rileggere. Sosteniamo, aiutiamo, incoraggiamo i sacerdoti santi ed eroici che continuano a proclamare fedelmente la parola di Dio: li stanno emarginando e ridicolizzando, vogliono ridurli al silenzio. Il mondo cambia, la parola e le leggi di Dio no. Chi piega la parola del Signore alle voglie del mondo rinnega Dio e fa del male agli uomini. Ormai per leggere qualcosa di cattolico dobbiamo andare su Stilum Curiae, la Nuova Bussola Quotidiana, Il Timone, Radici Cristiane, etc. Signore fino a quando ?

  • FRANJO ha detto:

    Ottimo punto della situazione, complimenti.
    Prima di risalire e riveder le stelle, dovremo scendere, purtroppo, ancora molto più in basso.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Può capitare a chiunque di ricorrere allo stratagemma del racconto di un aneddoto per prendere le distanze da un certo costume esemplificato o, per inclinazione alla captatio benevolentiae, per realizzare un progetto in cui si crede ciecamente, insistendo anche là dove l’evidenza dei risultati consiglierebbe un rientrare in sé, nelle competenze proprie e del proprio ruolo. Nel secondo caso, che si agisca in buona fede o, peggio ancora, che ci si ostini nell’errore di non riconoscere i propri limiti per incapacità o colpevole incoscienza, con la compiacenza o peggio ancora con la complicità di sodali, l’esito è sempre lo stesso ed è deleterio.
    Insistere nel voler tenere tutto insieme, nel caos del momento presente, nella babele di ruoli indistinti e di una comunicazione ambigua non favorisce certo a superare tutta la serie di complicazioni.
    Non per nulla fu raccomandato che «il vostro parlare sia: sì-sì, no-no». I frequentatori più assidui di SC ricordano benissimo, anche perché riproposto in numerosi commenti, il consiglio che Bergoglio ricordò di aver ricevuto da un vecchio gesuita, «buono ma un po’ furbacchione» tenne a precisare: «Se tu vuoi sopravvivere nella vita religiosa, pensa chiaro, sempre; ma parla sempre oscuro»; e, ovviamente, si affrettò a condannare bonariamente, con un seguito di esempi da par suo, questo «modo di ipocrisia clericale».
    Suppongo non sia riuscito nell’intento di scrollarsi di dosso il marchio dell’ipocrisia se resta per molti “L’enigma Bergoglio” che dà il titolo al libro (che non ho letto) di recente pubblicazione di Massimo Franco.
    Titolo che trovo azzeccato per un enigma che non riesco a decifrare attraverso la lettura quotidiana delle cronache che lo riguardano e che, anzi, me lo infittiscono sempre di più.

  • Cosimo de Matteis ha detto:

    Trovo il lungo articolo ( lungo necessariamente: senza certi incisi e precisazioni non di comprende la portata di quanto sta accadendo)molto ma molto interessante.

    E trovo che sia Del Pozzo che Luisella Scrostati e Riccardo Cascioli (peraltro citato da Del Pozzo in questo articolo) stiano facendo un lavoro enorme, coraggioso e preciso per far conoscere lo sconcertante “sdoganamento” della pratica omosessuale.

    Questa incredibile liceità morale della sodomia – ché di questo si tratta!- è qualcosa di devastante. Ecco perché occorre fare di tutto -anche rischiando impopolarità e scomuniche – per porre un argine alla dilagante e vergognosa omoeresia.

  • giovanni ha detto:

    Ottimo articolo, pienamente condivisibile, bellissimo il paragone e gli effetii del miele e del sale. Personalmente sono decisamente per il sale.

  • Piero Indrizzi ha detto:

    Articolo interessante. Peccato sia scritto in un’italiano aberrante e contorto di difficilissima lettura.

    • Paolo Giuseppe ha detto:

      @ Piero Indrizzi
      Lo stile dell’articolo assomiglia ad una strada di montagna piena di curve: si è costretti a rallentare, ma una volta in cima il panorama è bellissimo.