FARIA: LA “CHIESA DEL CONCILIO” NON HA RISOLTO I PROBLEMI, ANZI…

30 Settembre 2020 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, l’Abate Faria è tornato a scriverci; e ha qualche cosa di interessante da dire sulla situazione della Chiesa attuale, e del Vaticano II, e della liturgia e della messa…Buona lettura. 

§§§

Ho notato che il mio precedente articolo ha destato interesse, visto che il tema dell’abbandono della fede è un tema vero e importante. Se ne occupa anche Franco Garelli nel suo ultimo libro “Gente di poca fede. Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio”, pubblicato dalla casa editrice Il Mulino. Nella presentazione del libro viene detto: “La perdita di centralità della chiesa cattolica nelle vite di tutti i giorni convive di fatto con una nuova religiosità al plurale: una fede impersonata da credenti sempre più deboli o «soli» dinanzi alle questioni dell’esistenza, che per la prima volta si confrontano con spiritualità diverse, giunte a noi attraverso la rete o le migrazioni. Basato su una recente grande indagine nazionale, il volume restituisce l’immagine di un Paese incerto su Dio ma ricco di sentimenti religiosi, disorientato e ondivago nelle sue valutazioni etiche e morali”. Ora, quella Chiesa che ha dato l’anima alla nostra nazione è in evidente affanno, per essere gentili. Ci hanno detto che con i cambiamenti degli ultimi decenni sarebbe venuta una nuova primavera ma in realtà così non è. Lo stesso Paolo VI aveva già detto: “col il Vaticano II ci aspettavamo la primavera e invece è venuto l’inverno”.

Ma oramai la spaccatura è troppo profonda, troppe le vocazioni coltivate nel nome della “Chiesa del Concilio”, una idea della Chiesa portata avanti da decenni e che palesemente contrasta con la sua stessa eredità. Sarebbe sbagliato rifugiarsi nel passato e pensare che non ci fosse nulla da cambiare, anche nella liturgia. Certamente cambiamenti erano necessari così come è sempre stato durante la lunga storia della Chiesa cattolica. Ma i cambiamenti dovevano essere graduali e non delle vere e proprie rivoluzioni. Possiamo entrare in una chiesa qualunque e osservare a cosa si è ridotta la liturgia.

Se l’obiettivo di tanti vescovi e preti è ancora quello di fare la guerra alla forma straordinaria si può capire che il desiderio di Benedetto XVI e di altri prelati di buona volontà non potrà mai realizzarsi, in quanto la forma straordinaria rappresenta un’idea di dignità e sacralità della liturgia che viene vista da un ampio settore della Chiesa come il nemico da abbattere. Finché avremo questi preti, questi vescovi non ci sarà nulla di buono da sperare.

Eppure sembra che “la Chiesa del Concilio” non abbia risolto i problemi, anzi essi si sono decisamente aggravati. Eppure a chi comanda questo sembra non interessare, continuano nella cura che peggiora la malattia. Buon per loro: forse si renderanno conto di quello che stanno facendo quando si ritroveranno completamente soli, e questo tempo non sembra essere troppo lontano.

Abate Faria

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29 commenti

  • XXX ha detto:

    Da ricordare la vera pastorale:

    «Bisogna condannare e confutare le dottrine eretiche e pregare per la conversione degli eretici. Siamo fieri di conoscere ed aderire alla verità, ma senza superbia, combattiamo per la verità ma senza crudeltà» S. Agostino

    «Quando gli erranti tentassero di spargere errori e di nuocere agli altri, l’intolleranza dell’errore dovrà ridondare anche a danno degli erranti. Allora anche gli erranti non possono essere tollerati, ma si debbono rimuovere dalla società o almeno occorre renderli impotenti a recar danno» P. Andrea Oddone

    «Non possiamo governare i nostri fedeli, se non combattiamo – con zelo divino – coloro che sono malvagi e corruttori» S. Leone Magno

    «Il tuo contegno dispiace a Dio, infatti mentre con la tua tolleranza miri a correggere alcuni pochi, fomenti l’audacia di molti malvagi e fai in modo che la loro setta si irrobustisca» S. Girolamo

    «La Chiesa è intransigente sui principi, perchè crede, è tollerante nella pratica, perchè ama. I nemici della Chiesa sono invece tolleranti sui principi, perchè non credono, ma intransigenti nella pratica, perchè non amano». P. Garrigou Lagrange

  • XXX ha detto:

    Il “loro” e il “nostro” cristianesimo
    Saved in: Blog by Aldo Maria Valli
    Cari amici di Duc in altum, vi propongo il mio più recente intervento per la rubrica La trave e la pagliuzza in Radio Roma Libera.

    ***

    Nelle nostre analisi ci occupiamo spesso della situazione della Chiesa cattolica in Italia e, più in generale, in Occidente. Ma come viene vista la questione dall’esterno e soprattutto da quei Paesi dell’Est che, dopo il lungo dominio sovietico, si sono messi decisamente in marcia verso uno “sviluppo” di tipo occidentale?

    Una valutazione interessante arriva dalla Chiesa ortodossa ucraina, che è sotto la giurisdizione del patriarcato di Mosca.

    Nell’articolo Il “loro” e il “nostro” cristianesimo: che cosa accadrà domani? Kirill Aleksandrov parte da quanto sta succedendo in Occidente, dove il cristianesimo, scrive, sempre di più “è spinto alla periferia: le chiese si chiudono, il numero dei credenti sta diminuendo”. Di qui la domanda: dato che “l’Ucraina è decollata verso l’Europa”, ne seguirà il corso anche per quanto riguarda la vita religiosa?

    “L’Occidente – osserva Aleksandrov – almeno negli ultimi secoli è considerato molto più progressista, di successo, ricco e così via. È consuetudine prenderne spunto; è consuetudine ammirarlo, mentre l’unione con l’Occidente è generalmente nei sogni della maggior parte dei nostri cittadini”. Ma per noi credenti è davvero così?

    Pur considerando che il concetto di religiosità è assai ampio e può essere letto e interpretato da diversi punti di vista, una cosa sembra chiara: l’Occidente si sta allontanando dal Dio del cristianesimo e dai comportamenti dettati dalla legge divina.

    Sebbene vi siano eccezioni come la Polonia e l’Italia, dove un’ampia maggioranza si dice ancora, almeno sulla carta, religiosa, le statistiche affermano che altrove la situazione è ben diversa: in Germania le persone che si considerano religiose ammontano al 34%, in Francia al 40%, in Svezia al 19%, negli Stati Uniti al 56% (dati Gallup).

    L’Ucraina e la Russia (rispettivamente con il 73% e il 70%) sembrano ancora paesi a maggioranza religiosa, ma la tendenza è quella occidentale.

    “Nel 2009 – scrive Aleksandrov – lo psicologo statunitense Gregory Paul pubblicò i risultati di uno studio che mostrava come il livello di religiosità sia correlato a indicatori quali criminalità, benessere materiale, consumo di alcol e così via”. Ne risulta che “maggiore è il tenore di vita e di sicurezza sociale, minore è la religiosità, e il miglioramento della situazione economica porta sempre più persone ad allontanarsi dalla fede in Dio”.

    In Germania circa 220 mila persone, tra protestanti e cattolici, lasciano ogni anno la Chiesa. Decine di chiese (centinaia nel caso di quelle luterane) vengono chiuse o abbattute.

    La rivista Spiegel ha scritto che nei prossimi anni gli evangelici tedeschi dovranno abbandonare circa mille edifici ecclesiastici. Il motivo è semplice: il numero dei parrocchiani sta diminuendo e non è possibile sostenere i costi per il mantenimento delle chiese. Alcuni anni fa la Chiesa evangelica tedesca ha iniziato a parlare dell’ipotesi di rinunciare del tutto alle funzioni domenicali regolari, e di tenere le funzioni solo quando si riunisce un certo numero di persone.

    I cattolici tedeschi non stanno molto meglio. Nell’ultimo decennio sono state chiuse 515 chiese cattoliche, mentre altre settecento potrebbero seguire la stessa sorte.

    Davanti alla crisi, le soluzioni proposte vanno tutte nel senso di un maggior coinvolgimento sociale e di un adeguamento della Chiesa al pensiero dominante. “Significa – scrive Aleksandrov – che i cattolici non dovrebbero intensificare il digiuno e la preghiera, tornare a leggere la letteratura patristica, prestare più attenzione alla lotta contro le passioni dell’anima. No! Devono elaborare ‘progetti originali e creativi’ per soddisfare le esigenze dei consumatori della società. E poi, forse, i consumatori si rivolgeranno alle chiese per l’assistenza sociale”.

    Dato che nella società tedesca aumenta la pressione non solo nel senso dell’assistenza sociale, ma anche per il riconoscimento dei “diritti” delle persone Lgbt, la “liberalizzazione” della morale sessuale, l’introduzione del sacerdozio femminile e così via, ecco che l’episcopato tedesco ha intrapreso un percorso per soddisfare queste richieste. Tutto per andare verso il mondo.

    In generale, il quadro è all’insegna della progressiva scristianizzazione. La menzione delle radici cristiane della civiltà europea è vietata. Croci e altri simboli cristiani vengono rimossi da strade, scuole, edifici pubblici. Il tradizionale mercatino di Natale di Bruxelles ha cambiato nome in “Gioia invernale”. I biglietti d’auguri che non dicono “Buon Natale” ma “Buone vacanze invernali” sono considerati più corretti. Il governo slovacco ha deciso di rimuovere le aureole dalle immagini dei santi Cirillo e Metodio sulle monete in euro.

    Spesso, osserva Aleksandrov, “per compiacere i migranti dai paesi musulmani gli europei non solo abbandonano le tradizioni e le usanze cristiane, ma anche le norme di comportamento generalmente accettate. In Germania in molte mense scolastiche è vietato servire salsicce e paté di maiale, o addirittura portarsi da casa panini con questi ingredienti, per non offendere i sentimenti religiosi dei musulmani. Molte aziende tedesche durante il Ramadan esortano i dipendenti a non mangiare e bere nulla fino al tramonto, per non mettere in imbarazzo i colleghi musulmani. L’apogeo di questo atteggiamento può essere considerato il caso della Svezia, dove la prima vescova lesbica della Chiesa luterana, Eva Brunne, ha chiesto la rimozione di croci e altri simboli dalle chiese per accontentare i migranti musulmani”.

    In Ucraina, scrive Aleksandrov, per ora “il quadro è completamente diverso”. “Se prendiamo come punto di partenza il 1988, quando lo Stato revocò tutte le restrizioni all’attività religiosa nel millesimo anniversario della cristianizzazione della Rus’, le statistiche mostrano che in trentadue anni sono state restaurate e costruite più di 8.500 chiese. Si tratta di circa 280 chiese all’anno, due chiese ogni tre giorni”. Solo nel 2019 il numero di comunità ecclesiastiche nella Chiesa ortodossa ucraina è aumentato di 246 unità.

    “Sorge spontanea una domanda: perché nella ricca Europa non ci sono soldi per il mantenimento delle chiese, mentre nella povera Ucraina la gente li trova non solo per la manutenzione, ma anche per la costruzione, nonostante il fatto che in Ucraina, salvo rare eccezioni, lo Stato non finanzia i progetti di costruzione di chiese?”. Da considerare anche che in Ucraina non c’è una tassa religiosa come in Germania e le chiese sono costruite e sostenute dalle donazioni dei parrocchiani.

    “Certo, la religiosità non si limita alla costruzione di edifici di culto, ma questo è un indicatore che distingue in modo sorprendente lo stato delle cose nel nostro paese e in Europa, dove le chiese sono abbattute piuttosto che erette. Anche il numero di coloro che desiderano diventare preti e monaci è un indicatore abbastanza significativo. Mentre in Europa e negli Stati Uniti i cattolici lanciano l’allarme per la mancanza di vocazioni, il cui numero sta diminuendo ancora più rapidamente di quello dei parrocchiani, in Ucraina aumentano le persone che desiderano entrare nelle istituzioni educative teologiche piuttosto che in altri percorsi educativi. In totale, alla fine del 2019, nella Chiesa ortodossa ucraina c’erano 4609 monaci e 1372 studenti di istituzioni educative teologiche a tempo pieno”.

    Nello stesso tempo, i circoli politici occidentali che da circa dieci anni stanno cercando di far passare il riconoscimento dei “diritti” Lgbt trovano in Ucraina ancora un netto rifiuto.

    “La questione di quale società sia più religiosa – osserva l’autore – non si risolve in una competizione. Riguarda le nostre prospettive future. È vero, il mondo occidentale ha materialmente più successo, lì il tenore di vita è più alto, la scienza, la medicina e l’istruzione vi si stanno sviluppando meglio. Ma allo stesso tempo possiamo vedere che il mondo occidentale ha rinunciato ufficialmente al cristianesimo in quanto tale. Al posto di Cristo, sono state messe altre divinità: tolleranza, liberalismo, diritti umani, servilismo verso i migranti. Per il bene di queste divinità le croci sono rimosse dalle chiese, non c’è più il suono delle campane, le chiese sono distrutte, e i credenti hanno paura di citare il Vangelo perché politicamente scorretto”.

    “L’Ucraina ha adottato l’integrazione in Europa e l’adesione a varie strutture sovranazionali europee come obiettivo strategico del suo sviluppo. Tuttavia, il costo di tale integrazione potrebbe essere il rifiuto del cristianesimo. Certo, tutto avverrà gradualmente, in modo che la nostra coscienza potrà abituarsi e il processo non risulterà spaventoso. Potremmo essere in grado di mantenere la nostra religiosità, ma molto probabilmente dovremo scegliere. Quelle su cui meditare sono sempre le parole del Vangelo: ‘Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza’ (Mt 6:24)”.

    Per chi ha a cuore il vero progresso ciò che conta non è chi è più ricco, ma dove stiamo andando. “E se c’è un abisso davanti, probabilmente è meglio restare indietro. Per i credenti, l’indicatore del benessere di una società non è il livello della vita materiale, ma il modo in cui la società si avvicina a Dio e alla Chiesa”.

    A.M.V.

    Fonte: spzh.news

    https://www.aldomariavalli.it/2020/09/22/il-loro-e-il-nostro-cristianesimo/

  • XXX ha detto:

    Caro D. Pietro Paolo, sarò breve:

    Il più grande teologo di tutti i tempi, San Tommaso d’Aquino, all’inizio delle lezioni mostrava ai suoi allievi una mela dicendo: «Questa è una mela. Chi non è d’accordo, può andar via».

    Il Catechismo Romano è stato citato per mostrare il cambiamento di considerazione dei sermoni: è evidente da semplice lettura del Catechismo Romano che i sermoni sono luoghi catechetiche e non luoghi da predicare dei sermoni in favore dei migrante, della frattelanza umana, ecc, come se fanno oggi.

    La mela o i sermoni moderni possono essere letti nell’internet: sono nella maggioranza dei sermoni antropocentrici. A cominciare con i sermoni del pontefice ingloriosamente regnante. Chiamare i sermoni sulla frattelanza universale di Abu Dabhi e sugli immigrati di caritativo-sociale è negare che la mela è una mela.

    La tua riflessione manca di realismo: pocchi tempo fa è stata pubblicata la traduzione del Messale per l’italiano e rimane li o “per tutti” nel luogo del “per molti” che cosa ha fatto il “popolo di Dio”? Il dibattito è sulla realtà e nella realtà esiste una crise nella Chiesa e la crise della liturgia è gravissima. Se lei nega che la mela è ciò che è, la mela non lasciarà di essere una mela. La realtà non dipende del tuo pensiero!

    Quanto alla fine del tuto commento: il mondo non può perdere quello che mai avuto, il mondo mai ha avuto fede. Lei ha ancora fede in ciò che dice le S. Scrittura e la Chiesa sul mondo:

    “Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno”. I S. Giovanni 5,19

    Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio?
    Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. San Giacomo 4, 4

    Il significato più profondo del nostro battesimo è che siamo morti per il mondo e vivi per Cristo. La carne, il mondo e Satana, sono ancora nemici della nostra anima?

    Credo che l’inclusione della considerazione di mondo della Chiesa prima del Concilio cambia le cose. Purtroppo, sembra che Lei non ha capito che la fede è venuta meno nella propria Chiesa e che il pensiero di Lucifero è libero al suo interno. Il neomodernista Henri de Lubac, che parlava già nel 1967 di apostasia colletiva della Chiesa, presenta nella sua teologia, un “nuovo” rapporto tra natura/naturale e grazia/soprannaturale. Secondo lui la grazia è dovuta alla natura e il soprannaturale è contenuto nel naturale. Lucifero ha peccato per superbia, ma ha peccato anche per pensare che la grazia era dovuta alla sua natura…

    Finisco qui la mia partecipazione.

    • Boanerghes ha detto:

      Riguardo al : per molti / per tutti
      sarebbe da chiarire definitivamente una cosa: il Signore ha offerto la sua vita per TUTTI.
      Purtroppo non tutti hanno accolto o accolgono la salvezza offerta.
      Leggere per esempio l’orazione 5a di S. Brigida.
      Quindi di fatto il sacrificio ha avuto i suoi effetti ed è stato accolto da molti, ma non da tutti.
      Troppo pochi rispetto all’infinito suo valore.
      E questo è stato uno dei dolori più grandi di nostro Signore, oggetto di tentazione sovrumana da parte del tentatore nei giorni di passione, ma che non ha fermato l’obbedienza del Cristo al Padre.

      • Enrico Nippo ha detto:

        “Molti” significa molti e non “tutti”.
        Di più i molti sono i “chiamati”, ma gli eletti sono pochi.
        C’è una scrematura. La porta è stretta.

        • XXX ha detto:

          Il chiariamento è già stato fatto da Benedetto XVI (che chiama la traduzione di interpretazione):

          “In una tale catechesi si dovrà forse, in primo luogo, spiegare brevemente perché nella traduzione del Messale dopo il Concilio, la parola “molti” venne resa con “tutti”: per esprimere in modo inequivocabile, nel senso voluto da Gesù, l’universalità della salvezza che proviene da Lui. Ma poi sorge subito la domanda: se Gesù è morto per tutti, perché nelle parole dell’Ultima Cena Egli ha detto “per molti”? E perché allora noi ci atteniamo a queste parole di istituzione di Gesù? A questo punto bisogna anzitutto aggiungere ancora che, secondo Matteo e Marco, Gesù ha detto “per molti”, mentre secondo Luca e Paolo ha detto “per voi”. Così il cerchio, apparentemente, si stringe ancora di più. Invece, proprio partendo da questo si può andare verso la soluzione. I discepoli sanno che la missione di Gesù va oltre loro e la loro cerchia; che Egli era venuto per riunire da tutto il mondo i figli di Dio che erano dispersi (Gv 11,52). Il “per voi”, rende, però, la missione di Gesù assolutamente concreta per i presenti. Essi non sono degli elementi anonimi qualsiasi di un’enorme totalità, bensì ogni singolo sa che il Signore è morto proprio “per me”, “per noi”. “Per voi” si estende al passato e al futuro, si riferisce a me del tutto personalmente; noi, che siamo qui riuniti, siamo conosciuti ed amati da Gesù in quanto tali. Quindi questo “per voi” non è una restrizione, bensì una concretizzazione, che vale per ogni comunità che celebra l’Eucaristia e che la unisce concretamente all’amore di Gesù. Il Canone Romano ha unito tra loro, nelle parole della consacrazione, le due letture bibliche e, conformemente a ciò, dice: “per voi e per molti”. Questa formula è stata poi ripresa, nella riforma liturgica, in tutte le Preghiere Eucaristiche.

          Ma, ancora una volta: perché “per molti”? Il Signore non è forse morto per tutti? Il fatto che Gesù Cristo, in quanto Figlio di Dio fatto uomo, sia l’uomo per tutti gli uomini, sia il nuovo Adamo, fa parte delle certezze fondamentali della nostra fede. Su questo punto vorrei solamente ricordare tre testi della Scrittura: Dio ha consegnato suo Figlio “per tutti”, afferma Paolo nella Lettera ai Romani (Rm 8,32). “Uno è morto per tutti”, dice nella Seconda Lettera ai Corinzi, parlando della morte di Gesù (2 Cor 5,14). Gesù “ha dato se stesso in riscatto per tutti”, è scritto nella Prima Lettera a Timoteo (1 Tm 2,6). Ma allora, a maggior ragione ci si deve chiedere, ancora una volta: se questo è così chiaro, perché nella Preghiera Eucaristica è scritto “per molti”? Ora, la Chiesa ha ripreso questa formulazione dai racconti dell’istituzione nel Nuovo Testamento. Essa dice così per rispetto verso la parola di Gesù, per mantenersi fedele a Lui fin dentro la parola. Il rispetto reverenziale per la parola stessa di Gesù è la ragione della formulazione della Preghiera Eucaristica. Ma allora noi ci chiediamo: perché mai Gesù stesso ha detto così? La ragione vera e propria consiste nel fatto che, con questo, Gesù si è fatto riconoscere come il Servo di Dio di Isaia 53, ha dimostrato di essere quella figura che la parola del profeta stava aspettando. Rispetto reverenziale della Chiesa per la parola di Gesù, fedeltà di Gesù alla parola della “Scrittura”: questa doppia fedeltà è la ragione concreta della formulazione “per molti”. In questa catena di fedeltà reverenziale, noi ci inseriamo con la traduzione letterale delle parole della Scrittura”. LETTERA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
          AL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA – http://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/letters/2012/documents/hf_ben-xvi_let_20120414_zollitsch.html

    • Don Pietro Paolo ha detto:

      Caro XXX,
      Cercherò di essere breve anch’io.
      S. Tommaso senz’altro è stato e con ragione può essere considerato il più grande teologo della Chiesa, ma non è stato infallibile. Pensi che non credeva che La Madonna fosse stata generata senza peccato. Secondo la dottrina Cattolica, infallibile c’è solo il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, e il Concilio riunito, presieduto e promulgato dallo stesso Papa. I teologi veri hanno i loro carismi ma possono errare anche come tutti i comuni mortali. Quindi non mi stupisce che un teologo dei nostri tempi possa esprimersi con espressioni che possono essere non ortodosse. Tra il catechismo romano, promulgato nel 1566, preferisco quello più recente della Chiesa Cattolica. Credo che San Giovanni Paolo ha avuto la stessa potestà di Pio IV e di S. Pio V e quindi come papa volere un Catechismo nuovo per la Chiesa che subentra a quello vecchio. L’aspetto caritativo-sociale, caro XXX, è lo sfociare naturale di una vita cristiana vissuta in modo autentico. È quello che troviamo lungamente nel Vangelo. Il primato va certamente alla vita spirituale, ma una vita spirituale senza carità verso il prossimo è disincarnata e scade nello spiritualismo. Semmai, e con questo posso essere d’accordo con lei, è il modo come si deve fare questa carità che inevitabilmente, per certi aspetti, tocca la politica. Tuttavia sono principi evangelici e nessuno può contrastarli.
      Per quanto riguarda la traduzione della CEI del “pro multis” in “per tutti” dell’editio typica della Messa dal latino in italiano, io personalmente avrei lasciato “pro multis”, come del resto hanno preferito tante altre Conferenze episcopali. Se la conferenza Episcopale italiana ha preferito questa traduzione lo ha fatto per non dare occasione di pensare che Cristo sia morto per alcuni e non per tutti e così cadere nel Gianseismo, condannato duramente dalla Chiesa.
      Per quanto riguarda la dicitura “mondo”, in Giovanni abbiamo due modi di intendere: uno è quello che ha citato lei, l’altro per esempio lo troviamo in 3, 16: ” Dio ha tanto amato il mondo…”.
      Per concludere, capisco che lei è convinto di essere nel giusto ( forse magari è un consacrato nel’Ordine), ma credo di esserlo io più di lei. Le sue citazioni di S. Agostino o di altri non me li sento minimamente in quanto amo e credo nel Signore Gesù Cristo, sono zelante e lavoro per la sua gloria e di conseguenza amo e credo anche la Chiesa, che nonostante i suoi vistosi difetti e l’indegnità di alcuni suoi pastori, è e resta la Sposa amata del Signore. Ritengo che un’opera di purificazione debba essere fatta, ma non come pensate di farla voi. Ogni bene.

      • XXX ha detto:

        D. Pietro Paolo, credo che davanti al tuo ultimo intervento se fa necessário un commento mio:

        1 – Non essendo San Tommaso infalibile, una mela può non essere una mela? Abbiamo bisogno di una dichiariazione papale per definire che una mela è una mela?

        2 – Il Catechismo Romano è uno Catechismo della Chiesa Cattolica, ma è stato scritto per i sacerdoti. Il punto è la questione dei sermoni.

        3 – “Se la conferenza Episcopale italiana ha preferito questa traduzione lo ha fatto per non dare occasione di pensare che Cristo sia morto per alcuni e non per tutti e così cadere nel Gianseismo, condannato duramente dalla Chiesa”.

        Così lei senza rendere conto afferma che il proprio Messale

      • XXX ha detto:

        D. Pietro Paolo, credo che davanti al tuo ultimo intervento se fa necessário un commento mio:

        1 – Non essendo San Tommaso infalibile, una mela può non essere una mela? Abbiamo bisogno di una dichiariazione papale per definire che una mela è una mela?

        2 – Il Catechismo Romano è uno Catechismo della Chiesa Cattolica, ma è stato scritto per i sacerdoti. Il punto è la questione dei sermoni.

        3 – “Se la conferenza Episcopale italiana ha preferito questa traduzione lo ha fatto per non dare occasione di pensare che Cristo sia morto per alcuni e non per tutti e così cadere nel Gianseismo, condannato duramente dalla Chiesa”.

        Così lei senza rendere conto afferma che il proprio Messale Romano ha caduto nel giansenismo, perchè mai ha stato pubblicato con il “pro omnibus”…

        4 – Quanto al mondo non ci sono due modi, se tratta di capire ciò che è stato scritto. Gesù ha insegnato che dobbiamo amare i nostri nemici, quando se parla dell’amore di Dio per il mondo se capisce l’amore che dobbiamo avere per i nostri nemici.

        5 – La citazione di S. Agostino, S. Girolamo, San Leone… non riguarda a lei personalmente. Se tratta di mostrare il cambiamento della pastorale.

        Devo lavorare. Finisco qui.

        Pace e bebe!

        P.s.: La questione di San Tommaso e della Immacolata, non è così semplice. Appena durante un período nella sua vità non há creduto. Inoltre a questo in quello tempo non era ancora un dogma di fede. Non è la missione di nessuno teologo definire le questione di fede…

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    Dogmatica 2020.

    Esistono due Spiriti Soprannaturali:
    1°: Lo Spirito Santo. Da trascendente/invisibile si fece immanente e panteista 2000 anni fa. S’incarnò nel seno della Vergine Maria. Viene spesso invocato nel “Veni Creator Spiritus” ma se ne guarda bene dallo scendere ricordando quello che hanno fatto al Figlio che ebbe da Maria.

    2°: Lo Spirito del Concilio Vaticano II (brevemente COV65). Lo generarono e lo effusero i 2540 partecipanti al Concilio Vaticano 1965 per la pastorizzazione dell’uomo. Ignorato dalla gente di strada, d’allora si aggira e parla attraverso le omelie di parroci, le conferenze episcopali, le encicliche ecologiche, l’Onu, l’Unesco, l’OMS, i filantropi di Davos. Per “il nostro bene e di tutta la Santa Chiesa Unita” insegna che bisogna essere ECUMENICI e accogliere luterani, maomettani, buddisti, pachamamisti e post-comunisti. Lefebvre, Viganò e i loro accoliti vanno SCARTATI perché sono anti-unitari.

    • Don Pietro Paolo ha detto:

      Caro Antonio Cafasso,
      a leggere quello che lei ha scritto, chiunque si renderà conto di essere davanti a una persona che non è cristiana Cattolica.
      Non esistono “due Spiriti soprannaturali”, ma uno solo che è Dio. lo Spirito Santo, Persona Divina della Trinità , non si è mai fatto “panteista” come dice lei. Semmai, lo Spirito Santo in quanto Dio, oltre ad essere trascendente, è anche immanente nella sua creazione: “Difatti lo spirito del Signore riempie l’universo” ( Sap. 1,7)., “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17, 28). Lo Spirito Santo non si è mai incarnato; semmai è il Verbo Eterno di Dio, Gesù Cristo, che si è incarnato nel seno della Vergine Maria per opera dello Spirito Santo. Gesù non è Figlio dello Spirito Santo e di Maria, come lei scrive, ma di Dio Padre e di Maria SS. Le sue dichiarazioni hanno il sapore dell’eresia modalista sabelliana. Fra l’altro, sono i musulmani che credono che Gesù sia Figlio di Maria e dello spirito, ma per loro lo Spirito Santo non è Persona divina. Lo Spirito Santo, essendo l’Amore ipostatizzato del Padre e del Figlio, tutte volte che si invoca con cuore sincero, viene anche se già inabita nei cristiani. Gesù dice: “Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (Lc 11,13).
      Davanti alle sue affermazioni nei confronti dello Spirito Santo, non mi meravigliano le sue conclusioni sul Concilio Vat. II. Lo spirito del Concilio, non è certamente lo Spirito Santo in quanto Lui è solamente lo Spirito di Dio. La parola “spirito” in italiano può significare tante cose. Nella dottrina Cattolica quello che viene “generato “, come scrive lei, in un Concilio deve essere rispettato e seguito dai figli della Chiesa. Questa è la dottrina Cattolica di sempre. Non credo che l’accoglienza delle persone possa essere messa in dubbio. Però, un conto sono le persone e un conto sono le idee che le persone vorrebbero imporre a 2540 che non la pensano come loro.

      • Gian ha detto:

        Caro il mio Don, se ci ritroviamo drammaticamente nel pantano della palude che inesorabilmente ci sta inghiottendo, lo dobbiamo proprio ai frutti di quel “mirabile” CVII. Qui non si tratta più di disquisire se l’accoglienza delle persone sia o meno da mettere in dubbio, siamo andati ben oltre qualsiasi legge fisica e morale o di dottrina. Ne va della nostra sopravvivenza. Basta minestroni e ribollite. Non se ne può più, tempo ampiamente scaduto e non c’è MA che tenga.

        • Don Pietro Paolo ha detto:

          Caro Gian,
          Io non sono di nessuno se non di Cristo.
          Meno male che c’è stato il mirabile Concilio, diversamente la Chiesa oggi difficilmente sarebbe capace di navigare sulle acque tempestose ed uraganiche di questa tremendo tregenda mondiale. Ma è possibile che tutti i mali della fisica, della morale e della dottrina siano stati prodotti dal Concilio?ma quando mai la Chiesa ha avallato tutte queste cose? E se si, dove? Ma in quale mondo vivete? Guardatevi attorno. Incomincio seriamente a pensare che qualcuno vive veramente sul pianeta Marte. Io nei documenti del Concilio non vedo e non leggo niente di tutto il male che qualcuno vi scorge. Dubito che avete letto i documenti e penso che parliate per sentito dire. Per quanto riguarda l’applicazione e l’interpretazione del Concilio, allora la cosa è diversa. Il proverbio recita: fatta la legge, trovato l’inganno. Questo vale per tutto. E non è vero che la necessità di una ermeneutica, a differenza degli altri Concili, sia solo per il Vaticano II. Anche se Con modalità diverse , la Chiesa ha dovuto lavorare con i mezzi che ha ritenuto opportuni. Un esempio sono i catechismi. Poi, la mente umana può escogitare tutte le critiche e le interpretazioni possibili. Questo vale anche per la Sacra Scrittura. Chi non ha retta intenzione, vi può leggere tutto quello che gli aggrada. La storia ce lo insegna. Per la diversa interpretazione della Sacra Scrittura sono sorte eresie, scismi e quant’altro, non ultima le sparate aberranti del mondo LGBT su Cristo gay, la Madonna con l’utero in affitto, gli apostoli lobby arcobaleno…
          Ce l’avete tanto col Concilio…ma che speranza avete? Il Concilio non si può cancellare. Ammesso per assurdo che abbiate ragione, Non avete pensato che il Vostro è solo un “chiacchiericcio” inconcludente che provoca ulteriori danni alla Chiesa? Il brontolio non serve a niente e causa semplicemente più strappi e fossati che dividono ulteriormente. E allora, visto la situazione come oggi si presenta, anziché impugnare le asce , necessita lo studio di un itinerario convincente e confacente e possibile per tutti. Il resto lo fa lo Spirito Santo che, come dice Gesù, convince il mondo di peccato (cfr Gv 16,8). Ogni bene

          • Enrico Nippo ha detto:

            Don Pietro Paolo,
            forse sarebbe bene non ignorare che la situazione in cui versa la Chiesa prelude ad una più meno imminente cancellazione ben più consistente di quella del vaticano II.

            Lei dice: “Io nei documenti del Concilio non vedo e non leggo niente di tutto il male che qualcuno vi scorge”. Quindi o lei o qualcuno ha le traveggole.

            In ogni caso, deve prendere atto che la diatriba modernismo/tradizionalismo non potrà essere sedata da nessuno e in nessun modo.

            Lascio a lei decidere quanto e a che possa servire continuare il polemos che (per la verità non soltanto lei) si tende ad alimentare.

  • Enrico Nippo ha detto:

    L’Abate Faria e don Pietro Paolo rappresentano alla perfezione il pensiero che si contraddice , in questo caso, in seno alla Chiesa.

    Speriamo che ciò non dia la stura ad una sequela di commenti in cui si ripeterebbe per l’ennesima volta tutto quello che già ha dilagato su questo blog.

    Nulla di nuovo sotto il sole: il pensiero è contraddittorio, il “dialogo” divide.

    Forsee la strada è un’altra.

    • MARIO ha detto:

      Enrico,
      a proposito della contraddittorietà del pensiero…

      Il pensiero è frutto dell’intelletto, così come l’azione è frutto della volontà.
      Ma intelletto e volontà sono gli attributi che fanno l’uomo “a immagine e somiglianza di Dio”.
      Pertanto la contraddittorietà del pensiero e dell’azione non è una qualità intrinseca di queste due principali manifestazioni della natura umana (perché Dio non è contraddittorio), ma dipende unicamente dall’uso corretto o scorretto che facciamo di intelletto e volontà.
      E per uso corretto si intende fondamentalmente obbedienza alla volontà di Dio.

      Buona giornata.

    • Boanerghes ha detto:

      Sarei interessato a conoscere quale è l’altra strada.
      Non per aumentare il numero di interventi che comunque ci sono già stati in passato, e le posizioni definite, ma per semplice conoscenza.

  • Adriana 1 ha detto:

    Walter Kasper : “Quello di mettere a posto le finanze vaticane è un compito che ( Bergoglio) ha accettato dai cardinali quando fu eletto. Se ne parlò nel pre-Conclave ,quando in tanti rimasero sconvolti per lo scandalo Vikileaks e per ciò che venne fuori .”
    https://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-scandalizzato-fa-giustizia-pi-controlli-e-finanze/
    Cos’è ? La Nuova-Teologia del Commercialista ? Visto che avevano bisogno di un ragioniere e non di un Papa , lo Spirito Santo deve essere andato a svolazzare altrove…

    • MARIO ha detto:

      Gesù nel Vangelo, qualche volta, parla anche lui di buoni e cattivi amministratori. Forse per l’esperienza vissuta con il padre falegname…

      E sembrerebbe un controsenso, visto che nella comunità degli apostoli aveva nominato come amministratore delegato il peggiore di essi, Giuda, il quale non si faceva scrupolo di utilizzare per i suoi vizi il denaro raccolto per i poveri. Che strane coincidenze…

      Ma forse, grazie al suo intuito, sig.ra Adriana, abbiamo scoperto finalmente il motivo per cui lo Spirito Santo (e il Padre naturalmente) sono svolazzati altrove nell’ultima ora…

  • Virro ha detto:

    Abate Faria, perché non fu e non è ascoltato l’intervento soprannaturale di Fatima?
    Penso che per Dio nulla è in ritardo o impossibile, se ci si impegna a correggere per il bene e non perseverare verso il male.
    Ma la Chiesa gerarchica, si rende conto di come si sentono male i suoi figli?
    O hanno paura di perdere lo stipendio e il bel saluto nelle piazze delle lobby con i loro filatteri?
    Abate Faria senza prezzo siamo venduti, a caro prezzo saremo riscattati.
    A causa di questa politica, quanti morti nel mondo!
    A causa di questa non catechesi, quanti si perderanno per l’Eternità!
    Nostro Signore Gesù ci custodisca nella fede e ci benedica

    • Don Pietro Paolo ha detto:

      Non esiste una “Chiesa del Concilio”, ma la Chiesa che è di Cristo. Mi sembra semplicemente riduttivo addebitare i problemi della Chiesa contemporanea alla liturgia. La sfida più grande che la Chiesa oggi deve affrontare, con sforzo titanico, è la mancanza di fede che ha minato ogni campo della vita esterna e che purtroppo ha indebolito anche la sua vita interna. Quando manca la fede, la Chiesa non serve a niente o, tuttalpiù, può essere equiparata ad un’associazione di beneficenza. È vero, Virro, la Madonna a Fatima aveva preannunciato tutto questo, ma purtroppo non si è tenuto in grande considerazione il fulcro del messaggio che richiama alla conversione e alla preghiera. Nella visione del papa e del suo seguito che attraversa la città disastrata e che viene ucciso insieme al suo seguito ai piedi della Croce è narrato il martirio della Chiesa, crocifissa insieme al suo Sposo Crocifisso. Ma Il suo Sposo è risorto, e con certezza risorgerà anche Lei. Il sangue dei martiri è seme fecondo nuovi cristiani, diceva Tertulliano. Nulla è perduto. Allora, Senza abbandonarci a fatalismi di sorta, facciamo ognuno il nostro dovere con fedeltà. La Chiesa non potrà risolvere i problemi se non si converte. La conversione esige un ritorno a Gesù Cristo centro e fine di tutta la sua vita e missione e Gesù è il solo rimedio a tutti i mali. Quando parlo di Chiesa non intendo solo la “gerarchia”, ma tutti noi. Se la gerarchia tarda a muoversi, si muovano i buoni cristiani. È vero che se ci sono pastori santi ci saranno anche pecorelle sante, ma è vero anche il contrario. Ogni popolo ha i pastori che si merita. Il Concilio non può risolvere i problemi se manca l’ardore pentecostale dei figli della Chiesa; le direttive ci sono state date, manca l’applicazione del suo vero spirito.

      • miserere mei ha detto:

        E’ indubbiamente riduttivo addebitare solo alla liturgia l’innegabile profonda crisi della Chiesa Cattolica. Ma la riduzione viene dal ragionare secondo la logica del fare: se la liturgia è un “fare qualcosa” in effetti è riduttivo vedere lì l’unica causa di crisi.

        D’altra parte il ragionare in un’ottica “homo faber” è tipico di chi ha assecondato un approccio tecnico/pratico alla vita di fede.
        La praxis e la pastorale hanno accantonato il dogma, forse dandolo per scontato, come la fede. E invece si tratta di grazia ricevuta, che chiede tanta umiltà e quindi l’essere timorati di Dio. Ben diverso dal sentirsi in grado di “maneggiarne” la grazia, ad iniziare dalla liturgia che è in realtà non un fare, ma un ricevere. La liturgia dice un orientamento, dice se il recipiente è rivolto alla Grazia o altrove.
        Dice se c’è al centro Dio o se mi ci metto io. Perciò una liturgia che più o meno inconsapevolmente scivola nel “per me” e “secondo me” tradisce la realtà della liturgia. Nella Messa si attua un’azione divina e tale azione salvifica di Gesù Cristo corrisponde anche al realismo della riparazione: Dio è stato offeso in modo inaudito dagli uomini e solo il Dio fatto uomo può riparare una simile offesa sostituendosi a noi come vittima sulla Croce. Gesù Cristo continua ad offrirsi al Padre in sacrificio espiatorio e propiziatorio affinché per noi ci sia il perdono del Padre; e l’offerta di questa azione di grazia continua lungo la storia, su tutti gli altari del mondo dove viene celebrata.

        Qualcosa di strano è però accaduto nel mondo cattolico da quando si è voluto “umanizzare” la Santa Messa e così questo realismo è naufragato nel soggettivismo. Si è messo al centro l’uomo invece di metterci il cuore di Cristo, incentrando la Messa sull’uomo che prega e non su Dio che salva.

        Abbiamo così trasformato l’azione di Cristo che salva dall’abisso, in un incontro personale dell’uomo che cerca Dio. Sta lì l’inganno: la nuova liturgia diventa un’azione puramente religiosa che nasce da una fede individuale; e non è più principalmente l’azione di Dio che fa esistere e poi salva il mondo.
        San padre Pio diceva: “Il mondo può stare anche senza il sole, ma non senza la santa Messa”. Invece una messa ridotta a PREGHIERA DELL’UOMO eventualmente soprattutto PER ALTRI UOMINI può benissimo diventare facoltativa, anzi lo è già ampiamente diventata, nella stagione pandemica.

        E’ questa la fede che viene a confondersi e forse (nelle coscienze vede solo Dio) a mancare.

        • XXX ha detto:

          “La sfida più grande che la Chiesa oggi deve affrontare, con sforzo titanico, è la mancanza di fede che ha minato ogni campo della vita esterna e che purtroppo ha indebolito anche la sua vita interna. Quando manca la fede, la Chiesa non serve a niente o, tuttalpiù, può essere equiparata ad un’associazione di beneficenza”.

          Oggi? Già nel lontano 1967 il teologo neomodernista Henri de Lubac parlava in “apostasia colletiva”. Questo è un’effeto logico del Concilio Vaticano II, perchè in quanto gli altri Concili ci dice che cosa deve credere, il Vaticano II non ci dice che cosa dobbiamo credere, è il magistero post-Conciliare che ci dice che il Concilio deve essere letto alla luce della tradizione e che ha bisogno di un’ermeneutica della riforma nella continuità… Capisce la differenza?

          “Mi sembra semplicemente riduttivo addebitare i problemi della Chiesa contemporanea alla liturgia”.

          Lex orandi, lex credenci ci dice qualcosa?

          Me sembra che Lei non conosce il valore della liturgia. In questo senso credo che sia opportuno ricordare quanto ha insegnato Pio XI nella Lettera Enciclica Quas Primas:

          “Infatti, più che i solenni documenti del Magistero ecclesiastico, hanno efficacia nell’informare il popolo nelle cose della fede e nel sollevarlo alle gioie interne della vita le annuali festività dei sacri misteri, poiché i documenti, il più delle volte, sono presi in considerazione da pochi ed eruditi uomini, le feste invece commuovono e ammaestrano tutti i fedeli; quelli una volta sola parlano, queste invece, per così dire, ogni anno e in perpetuo; quelli soprattutto toccano salutarmente la mente, queste invece non solo la mente ma anche il cuore, tutto l’uomo insomma. Invero, essendo l’uomo composto di anima e di corpo, ha bisogno di essere eccitato dalle esteriori solennità in modo che, attraverso la varietà e la bellezza dei sacri riti, accolga nell’animo i divini insegnamenti e, convertendoli in sostanza e sangue, faccia si che essi servano al progresso della sua vita spirituale”. https://www.vatican.va/content/pius-xi/it/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_11121925_quas-primas.html

          Se vuoi approfondire la tua conoscenza del valore della liturgia, ti consiglio la lettura del Catechismo Romano. Lì puoi leggere che la predica è il luogo catechistico per eccellenza, non il luogo per difendere la causa del momento (come l’immigrazione o la fraternità umana). Ogni importante insegnamento del Catechismo Romano arriva con la petizione: il parroco deve inculcare questo nella mente dei fedeli durante la predica). Forse questo è uno dei problemi principali della nuova liturgia. Soprattutto perché il nuovo catechismo è stato scritto per tutti, non per i Padri.

          Una breve opinione su quanto ha scritto ANTONIO CAFAZZO:

          San Paolo ci insegna che la lettera uccide, ma è lo spirito che dà la vita. Nel caso del Concilio Vaticano II, l’unico spirito di cui si parla fino ad oggi è lo spirito progressista. Una delle cose che ci vuole insegnare il Concilio è che la lettera vivifica e lo spirito uccide. Nemmeno l’insegnamento di San Paolo il Concilio ha conservato! Forse per questa ragione l’analisi del Concilio sono analisi dei suoi testi.

          Per fine, sembra che hanno dimenticato anche l’insegnamento di Aristotele: “Il tutto è più della somma delle singole parti”. Questo in se trattando di uno Concilio Ecumenico significa che “Il Concilio è più della somma dei suoi testi”, per questo mai è stato questione della Chiesa l’accettazione o no di uno Concilio Ecumenico. Dopo ogni Concilio Ecumenico, obbedire all’insegnamento del Vescovo diocesano significava obbedire al Concilio appena celebrato. Oggi, però, chi obbedisce alla maggioranza dei vescovi non obbedisce all’ultimo celebrato Concilio, egli stesso deve leggere il Concilio Vaticano II, che deve essere interpretato da tutta la Chiesa.

          • Don Pietro Paolo ha detto:

            Caro XXX e Miserere mei (non so se siete la stessa persona),
            Nessuno ha messo in discussione l’importanza della liturgia della Chiesa. Ci mancherebbe! Essa È senza dubbio il massimo culto che il popolo di Dio possa vivere ed esprimere al suo Signore e Dio e certamente non sarete voi ad insegnarmi il suo valore. Di documenti magisteriali che trattano della liturgia ce ne sono tanti e non solo il catechismo romano. Per cui, sono io che vi invito a leggerli. Quando scrivevo che la massima sfida odierna che la Chiesa deve sostenere è la mancanza di fede non potevo certamente includere la liturgia in quanto non è una sfida. La liturgia, in particolare quella Eucaristica, è un dono di Dio e senza di essa la Chiesa muore. L’Agente principale di ogni liturgia è Gesù Cristo che, come unico Mediatore tra Dio e gli uomini, offre eternamente e nel tempo il suo unico Sacrificio all’Eterno Padre su ogni altare del mondo. La vostra buona riflessione difetta di incompletezza: non considera l’azione del popolo di Dio, quello che con una parola brutta Miserere chiama “umanizzazione”. Al centro non c’è l’uomo, ma L’Uomo-Dio che Rende Grazie (Eucarestia) al Padre e ritorna come benedizione per la Chiesa. La S. Messa è azione primaria di Gesù Cristo Sommo Sacerdote, ma anche azione della Chiesa in quanto Corpo di Cristo. Il sacerdote celebra in Persona Christi e in nomine Ecclesiae. la Messa è di Cristo ma è anche la Messa della Chiesa. Per dirla con S. Agostino, la Messa del Cristo totale, Capo e Corpo. Ecco perché quella che celebro, pur essendo la stessa e identica Messa di ieri, quella odierna apporta l’oggi della Chiesa che non è quello di ieri. Per quanto riguarda la predica dei sacerdoti e l’eccessivo insistere sull’aspetto caritativo-sociale e antropologico, lei non può fare di tutta l’erba un unico fascio. È stato più volte scritto che lex orandi, lex credendi ma, aggiungo io, anche lex vivendi. Una predica non può essere solo catechismo, deve anche calarsi nella vita pratica che non verte solo sull’amore verso Dio, ma anche verso il prossimo. Finisco, anche se si potrebbe parlare a lungo, certamente Dio, in un mondo che ha perso la fede, può risvegliarla o risuscitarla anche per la celebrazione di una sola S. Messa, ma la fede è venuta meno perché l’uomo, influenzato dal pensiero luciferino, che ci ha bersagliato da sempre ma in particolare ha fatto breccia e trionfa dopo la rivoluzione industriale e dopo un malinteso progresso scientifico, si è sostituito a Dio ed ha tollerato relegando Cristo solo all’interno delle mura ecclesiali e alle celebrazioni. Esige, come da anni si predica, una nuova evangelizzazione che, pur usando i mezzi moderni, scaturisca da una autentica conversione e da una comunione vera e profonda con lo Spirito del Signore risorto, Colui che ha vinto il mondo, il peccato, la morte e l’inferno. Gloria sia a Cristo Gesù Signore.

      • Virro ha detto:

        Grazie don Pietro Paolo io non ho autorità nella chiesa gerarchica, ho solo tanto amore per la nostra chiesa, ma i graduati, sono la voce che””non”grida nel deserto”.
        Qualcuno ha detto che la chiesa oggi vive il suo getsemani, penso invece che la nostra chiesa è già nel Pretorio, già flagellata, già incoronata di spine, e i pavidi già si sono lavate le mani.
        Oggi aspetto la Resurrezione,
        Io credo in Colui che mi ha creato, non nelle encicliche dettate dall’onu.

    • Alessandro2 ha detto:

      Faccio mio l’accorato e sincero appello di Virro.

      Sono anche d’accordo con le osservazioni di don Pietro Paolo, ma attenzione: “rimettere Gesù al centro” è un tipico mantra conciliar(ista). Che alla fin fine, se si riduce alle buone intenzioni – che lastricano la via ecc. – non vuol dire niente.

      Inoltre, non sottovaluterei la questione liturgica: lex orandi, lex credendi. Una riforma della riforma, col ritorno a forme più rispettose della Sacra Presenza nella Messa, al gregoriano come musica liturgica d’elezione, all’organo, e ad una certa solennità nei momenti forti, nonché a più corrette formulazioni di alcuni passaggi, è ormai urgente e indifferibile. Come il Card. Sarah, ahimè inascoltato, ha più volte auspicato.