DEL POZZO DIFENDE MATZUZZI DAI REAZIONARI PROGRESSISTI.

21 Settembre 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, con colpevole ritardo – ma chi segue Stilum si rende conto della mole di lavoro che casca su deboli spalle quotidianamente – pubblichiamo una lettera che Luca Del Pozzo ha scritto a Il Foglio, in relazione a un documentato articolo di Matteo Matzuzzi sul tramonto del pontificato bersagliano. In calce, c’è anche una risposta del direttore de Il Foglio. Buona lettura. 

§§§

 

Al direttore – Le reazioni e i commenti (questi sì “reazionari”) alla pacata e argomentata analisi di Matteo Matzuzzi (Foglio del 16/09) sull’attuale pontificato – analisi che a sua volta prendeva lo spunto da un denso saggio del direttore della Civiltà Cattolica (per inciso, molto elegante e raffinato, che fra i tanti pregi ha anche quello di gettare una luce nuova, muovendo da altra angolatura, sui pontificati precedenti) – le reazioni, dicevamo, se per un verso non fanno altro che confermare con buona pace della narrativa mainstream l’accresciuto nervosismo di certi ambienti, per altro non devono stupire più di tanto.

Insomma, non è stata la prima e non sarà l’ultima volta che chi, svolgendo il suo lavoro, solleva dubbi o muove una qualche seppur rispettosa critica, viene fatto oggetto di attacchi rabbiosi da parte dei soliti, volenterosi difensori del Pontefice regnante. I quali, tra l’altro, sono essi per primi a rendere un pessimo servizio al Papa che non ha certo bisogno di improbabili avvocati d’ufficio; tanto più che stiamo parlando di un Pontefice. Oltretutto, nel merito quelle sollevate da Matzuzzi sono domande più che legittime posto che il ministero petrino non ha solo una dimensione spirituale, ma anche pastorale e di governo che, in quanto tali, richiedono una chiara visione dei problemi sul tappeto e un’altrettanto chiara rotta da seguire. Che poi lo si voglia chiamare programma o in altro modo poco importa. Ma di sicuro un pontefice non può permettersi il lusso di navigare a vista (né questo, by the way, è il caso di Francesco, che come ha giustamente ricordato Matzuzzi un programma ce l’ha eccome, messo nero su bianco nella “Evangelii gaudium”). Altrimenti è a rischio l’essenza stessa di ogni pontificato, che è quella di essere la “roccia” che conferma i fratelli nella fede. Anche per questo certe reazioni appaiono sempre stonate e fuori luogo. Per tacere di episodi sfociati nel grottesco come quando (si era alla vigilia di Natale del 2015) i succitati ambienti e gendarmi vari promossero nei confronti di Vittorio Messori, reo a sua volta di aver dato voce ad alcune rispettose perplessità nei confronti di Francesco, niente meno che la formazione di un comitato che pretendeva (sic!) che il Corriere della Sera gli sospendesse la collaborazione.

L’aspetto singolare di quella vicenda, e che si ripresenta oggi, fu che gli attacchi a Messori giunsero da quegli stessi ambienti che, anni addietro, contestavano un giorno sì e l’altro pure la chiesa e i papi di allora (Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI). Con una piccola differenza: che se un Pontefice viene criticato, per semplificare, da sinistra, è lui che sbaglia e i suoi critici sono tutti martiri del libero pensiero; quando invece il Papa è criticato da destra allora è lui che ha ragione e i suoi detrattori hanno torto marcio. Ma tant’è. E’ una delle costanti della storia, non solo ecclesiale, che chi ieri stava sulle barricate e contestava, poi te lo ritrovi dall’altra parte a sventolare cartellini rossi. Lupi che hanno perso il pelo ma non il vizio di puntare il ditino sempre ergendosi a maestrini con la stessa sicumera e lo stesso tono altezzoso con cui di volta in volta a papi, vescovi ed eretici di turno, pretendono di insegnare come deve essere la chiesa e come si debba vivere il Vangelo. Avanti il prossimo.

Luca Del Pozzo

 

Uno spunto utile per ragionare ancora sui temi dell’ottimo articolo di Matzuzzi, e sul senso del pontificato, lo si trova anche in un passaggio del libro di Loris Zanatta, sul “Populismo gesuita”. Un libro molto duro con Papa Francesco, ma che offre argomentazioni utili a riflettere su alcuni aspetti del papato, che possono interessare anche chi ha una posizione meno critica con il Papa. Nella logica di questo papato, scrive Zanatta, “la modernità è corruzione, la storia è caducità. Perciò la terra promessa non è un orizzonte futuro ma la nostalgia di un passato mitico. Per raggiungerlo non importa che i poveri salgano sulla scala della prosperità, ma che i ricchi ne scendano. La soluzione sta nella decrescita: bisogna ‘rallentare la marcia’, ‘ritornare indietro prima che sia tardi’. L’utopia cristiana dei populismi gesuiti è un inno alla povertà”. Riflettere.

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11 commenti

  • wisteria ha detto:

    Luca Antonio.
    Concordo con lei.
    Io temo che il regresso che il papa vorrebbe per il mondo sia una decrescita infelice che ci porterebbe a vivere come gli indigeni amazzonici.
    Un programma che non mi attira.
    La nostalgia del passato è una componente della psiche umana, ma per chi ha cultura e sensibilità dovrebbe riguardare ben altri valori, assai noti a questo blog.
    Siamo criticati se chiediamo la Sabta Messa in latino e poi ci si prospetta come cosa nuova e salutare un passato di primordiale rozzezza.
    Io dico no.

  • Luca Antonio ha detto:

    Wisteria, Enrico la frase ” Perciò la terra promessa non è un orizzonte futuro ma la nostalgia di un passato mitico ” dovrebbe significare, per un papa , la promessa di Cristo del ritorno nel paradido terrestre, – che altro non e’ che la comunione con Dio – da cui siamo stati cacciati – anzi, dico io, ci siamo autoesclusi nel voler giudicare noi, soli, semplici creature cosa sia il bene e cosa sia il male.-
    Sin qui tutto normale , a parte l’uso della parola mitico, ma sorvoliamo;
    il problema, casomai e’ nella frase precedente : ” la modernità è corruzione…” , qui le cose si complicano , il mondo e’ corruzione, non e’ fatto bene, e’ marciume da emendare.
    Siamo allora , se l’interpretazione del pensiero di bergoglio da parte del giornalita e’ corretta, in piena gnosi, in cui la materia , il mondo, la vita stessa , come nel manicheismo, nel pensiero cataro, nella dottrine teosofiche , e’ male da cui dover sfuggire per tornare al pleroma originario da cui siamo scaturiti, da cui siamo stati “gettati nel mondo”.
    Tutto questo partendo ovviamente dalla presunzione di dire , roussonianamente, che l’uomo e’ per natura e’ innocente , e’ buono, senza colpe….e qui con il bergoglio/sentire ci siamo.
    I Demoni di Dostoevskj si chiudono con il protagonista che, prima di uccidersi, ha una grande nostalgia di un mondo passato, perfetto di un’arcadia luminosa e munifica, Alaister Crowlei, gran satanista scrive poco prima di morire ha anche lui la sensazione di un qualcosa andato a male , ha nostalgia di un qualcosa di lontano e pulito, …per entrambi un riaffiorare dal gorgo della coscienza della propria origine, gli ultimi bagliori prima della notte senza fine.

    • Enrico Nippo ha detto:

      Il punto che lei evidenzia corrisponde aI primo semicerchio discendente che passa per il punto agli antipodi dell’inizio del cerchio stesso. Il punto agli antipodi dell’inizio rappresenta, sì, la fase più critica ma anche la conclusione della medesima grazie al secondo semicerchio ascendente.

      Riguardo al mito non “sorvoliamo”😊. Senza il mito il pellegrinaggio terreno non avrebbe né senso né sbocco.

      • Luca Antonio ha detto:

        Enrico, la prego abbia la cortesia di essere piu’ chiaro, mi spieghi le linee guida di questa sua cosmogonia.
        Per quanto riguarda il mito il mio era riferimento al significato comune, con accezione negativa di mito, da qui mitomane, non certo al suo significato o piu’ profondo di origine di un sapere.

        • Enrico Nippo ha detto:

          Non si tratta, qui, di cosmogonia, ma di simbolismo. Il cerchio è un simbolo (ciò che mette insieme significante e significato) e, almeno in questa occasione, aiuta a comprendere facilmente lo svilupparsi della vita sulla terra che da una situazione diciamo così di luce scade in una situazione di tenebre per poi risalire (immancabilmente) verso la luce, ciò valendo per l’umanità intera ma anche e soprattutto per il singolo essere umano. La nostra Tradizione ci parla di Alfa e Omega, che (anche) il cerchio ci mostra essere il Medesimo. Dalla Luce alle tenebre e dalle tenebre alla Luce. Le tenebre sono un passaggio, e, in fondo, un’illusione.

          Le parole hanno un significato e se non si vuol cadere nell’equivoco e nella confusione vanno impiegate secondo tale significato. Il fatto che attraverso il tempo subiscano una violenza da parte di chi le usa è esecrabile e rappresenta un vizio tutto moderno. I così detti “modi di dire” vanno presi con le pinze, quindi, nel nostro caso, “mitico” ha un significato tutt’altro che negativo. E tuttavia, quando, specialmente i giovani, esclamano “mitico!” nei confronti di qualcuno o qualcosa non fanno che confermare, anche se non lo sanno, che il mitico trascende infinitamente l’umano e rappresenta l’ideale di perfezione.

          Mythos = parola che significa un fatto, ma un fatto che precede (Alfa) la storia e la segue (Omega), quindi la storia non è altro che il percorso di ritorno al Mito, cioè alla Realtà ultraterrena, quindi libera, non soggetta alle transeunti vicissitudini umane. Il Paradiso è il Mito a cui tutti, anche se spesso in maniera incosciente o non appropriata, aspiriamo, forse dimenticando troppo facilmente che bisogna conquistarlo … in armi! sed è questo che fa sì che io sia un ammiratore dello spirito di abnegazione caratteristico della disciplina samuraica!😉).

          Se lei vuole approfondire l’argomento mitico mi permetto di consigliarle il bellissimo e profondissimo libretto di Attilio Mordini: “Il mito primordiale del Cristianesimo – Fonte perenne di metafisica”, nel quale troverà ben altro di quanto ho potuto dirle io in queste poche e balbettanti righe.

          • Luca Antonio ha detto:

            Grazie per il chiarimento e la segnalazione Enrico, quello che tuttavia oggi sconcerta e angoscia e’ che l’uomo, supportato da un “progesso” tecnologico inarrestabile ha tagliato il cerchio nel punto in alto , l’ha steso a terra e l’ha trasformato il una linea orizzontale.
            Il tempo ciclico dei miti antichi che lei richiama , e che e’ rimasto valido per millenni e’stato sostituio dal tempo rettilineo, illimitato e senza ritorni, se non , forse, nel lunghissimo periodo, ma come diceva Keynes
            “nel lungo periodo saremo tutti morti” , da qui lo sconcerto e l’angoscia di oggi, dovuta alla sensazione che ruota sia uscita dal mozzo.

          • Enrico Nippo ha detto:

            La sua osservazione mi pare pertinente circa la situazione in cui ci troviamo. Mi sento però di ribadire che l’uomo può agitarsi come e quanto vuole e può darsi senza vergogna ad ogni tipo di barbarie, ma ciò non toglie che la volontà umana, per quanto perversa, trovi inesorabilmente un limite nell’Alfa e Omega, tanto che potremmo dire che lo squallore in cui ci troviamo non può essere altro che un incidente di percorso, gravissimo quanto si vuole ma sempre un incidente di percorso.

            Il percorso è quello circolare che inizia dall’Alfa e si conclude nell’Omega: Non ci sono altri percorsi, che lo si sappia o no e, che lo si voglia o meno.

            L’Alfa/Omega è la Verità e l’errore non esiste se non in quanto distorsione della Verità, ovvero l’errore non esiste di per sé.

            La ringrazio per questa bella e proficua conversazione.

          • Adriana 1 ha detto:

            In rete c’è un bellissimo ricordo di Attilio Mordini tratteggiato dallo storico suo ” discepolo” Franco Cardini .

  • Maria Michela Petti ha detto:

    «I volenterosi difensori del Pontefice regnante… tra l’altro [si evidenzia nell’articolo] sono essi per primi a rendere un pessimo servizio al Papa che non ha certo bisogno di improbabili avvocati d’ufficio; tanto più che stiamo parlando di un Pontefice».
    In linea di massima è così: un papa non ha – non dovrebbe avere – bisogno di difensori “d’ufficio”.
    Nello specifico: fu lo stesso pontefice regnante a esternare tale “bisogno” ai giornalisti de “Il Fatto quotidiano”, che – al termine dell’udienza in Piazza San Pietro, il 25 ottobre 2017 – gli avevano consegnato una copia del numero monografico del magazine Fq MillenniuM (il terzo della serie) sui “nemici di papa Francesco”, ricevendo il seguente encomio con annessa, ineludibile, raccomandazione.
    «Sono un povero peccatore e ho bisogno di chi mi difende. Siete bravi, tanto bravi, Andate avanti».
    Richiesta prontamente e devotamente accolta ed esaudita, nel corso di questo papato, da editori e operatori dell’informazione, non solo dai redattori de “Il Fatto”.
    E: per i critici e dissenzienti giù botte da orbi, rigorosamente mediatiche, s’intende.
    Nonostante ricorra di frequente nei discorsi d’occasione l’esortazione ad una narrazione dei fatti veritiera e non mistificata.
    «Stimo il vostro lavoro; la Chiesa vi stima, anche quando mettete il dito sulla piaga, e magari la piaga è nella comunità ecclesiale», affermò il papa rivolgendosi ai membri dell’Associazione della Stampa estera in Italia, durante l’udienza loro concessa il 18 maggio 2019, riconoscendo in quello del giornalista «un lavoro prezioso perché contribuisce alla ricerca della verità, e solo la verità ci rende liberi».
    AMEN!
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/26/fqmillennium-il-numero-sui-nemici-di-papa-francesco-nelle-mani-di-bergoglio/3937425/

  • wisteria ha detto:

    “Nostalgia di un passato mitico” è una bella espressione, ma in concreto che significa? A quale periodo storico si riferisce?
    Certamente in un passato generico i poveri erano veramente poveri, mentre i ricchi e potenti vivevano con una magnificenza forse spietata; questa però ha avuto il merito di tramandarci il patrimonio artistico su cui ancora viviamo, per così dire,di rendita.
    Esso ci distingue dai “buoni selvaggi” che dovremmo imitare…

  • Enrico Nippo ha detto:

    Commenta il direttore del Foglio:

    “Perciò la terra promessa non è un orizzonte futuro ma la nostalgia di un passato mitico”.

    Moooolto interessante!!!!

    Il cerchio inizia dal mito e nel mito si chiude!!!

    Non potrebbe essere altrimenti!!!

    “Passato”, “futuro”: è tutta immaginazione!!!!