VATICANO II: CONTINUITÀ O ROTTURA, COMUNQUE FALLIMENTARE.

14 Luglio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, abbiamo ricevuto da un amico appassionato lettore di Stilum Curiae, e che è un semplice cattolico – colto, preparato, un professionista, ma non uno specialista di teologia e di canonista – una riflessione che a mio parere è utilissima; perché nel dibattito che si è sviluppato, spesso con toni e argomentazioni da specialisti, ci riporta ad alcuni elementi di giudizio basilari, e di comune buon senso. Buona lettura. 

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Ho seguito con vivissima attenzione il dibattito sul Concilio Vaticano II e sulla sua giusta interpretazione recentemente rilanciato da Mons. Viganò, e l’ho trovato intellettualmente molto stimolante. Non voglio negare di aver maturato alcune conclusioni in merito, specie con riguardo al tema dell’ermeneutica della continuità, ma, non riconoscendomi sufficiente autorevolezza per proporle al dibattito pubblico, preferisco tenerle per me.

Tuttavia, da interlocutore interessato ma non specializzato (non sono né teologo né canonista), mi permetto di osservare che, forse, la prospettiva nella quale ci stiamo collocando non è necessariamente la migliore per affrontare il tema senza finire per dividerci in base al giudizio che ciascuno possa o voglia formulare in ordine al Vaticano II.  A mio parere, al contrario, si dovrebbe assumere un atteggiamento in qualche modo prudenziale, che mi pare indispensabile in questo momento in cui la legittima resistenza alla linea che gran parte della Gerarchia vorrebbe imporre alla Chiesa ha la vitale necessità di conservare la massima compattezza.

È noto  che nel discorso, che riprendo dal sito vatican.va, con cui aprì il Concilio, Giovanni XXIII ne indicò così gli scopi: «riaffermare ancora una volta il Magistero Ecclesiastico, che non viene mai meno e perdura sino alla fine dei tempi (…) tenendo conto delle deviazioni [in latino: errorum], delle esigenze, delle opportunità dell’età contemporanea». «Infatti», proseguiva il Pontefice, «introducendo opportuni emendamenti ed avviando saggiamente un impegno di reciproco aiuto, la Chiesa otterrà che gli uomini, le famiglie, le nazioni rivolgano davvero le menti alle realtà soprannaturali»; inoltre, «quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace». A conclusione del Sinodo, tre anni dopo, Paolo VI noterà: «questo Concilio tutto si risolve nel suo conclusivo significato religioso, altro non essendo che un potente e amichevole invito all’umanità d’oggi a ritrovare, per via di fraterno amore, quel Dio “dal Quale allontanarsi è cadere, al Quale rivolgersi è risorgere, nel Quale rimanere è stare saldi, al Quale ritornare è rinascere, nel Quale abitare è vivere”» (la fonte è sempre vatican.va).

Ebbene: se il Concilio si proponeva di conseguire una specie di definitiva riconciliazione tra l’uomo e la cultura moderni e la fede, assumendo questo scopo come obiettivo pastorale (cito ancora Giovanni XXIII: «va data grande importanza a questo metodo e, se è necessario, applicato con pazienza; si dovrà cioè adottare quella forma di esposizione che più corrisponda al magistero, la cui indole è prevalentemente pastorale»), credo sia innegabile che tale scopo non sia stato raggiunto. Gli elementi per dirlo mi paiono numerosi, gli indizi circostanziati, le prove evidenti. Penso altresì che siamo ormai in grado di affermarlo, perché, se è vero che i tempi della Chiesa sono secolari, è anche vero che le esigenze pastorali richiedono risposte tempestive ed immediate, soprattutto in quest’epoca di cambiamenti così rapidi da rendere un cinquantennio un intervallo significativo ed apprezzabile.

Mi sia concesso,  dunque, di riecheggiare una specie di aforisma comparso qualche tempo fa sul sito Campari & deMaistre: anziché lambiccarci il cervello per stabilire se il Concilio Vaticano II sia continuista o rotturista, fallibile o infallibile, potremmo limitarci a constatare che esso è stato, purtroppo, largamente – se non completamente – fallimentare. Soggiungendo che è il momento di voltare pagina, recuperando una piena ortodossia cattolica, a prescindere da quale debba o possa essere la giusta interpretazione del Concilio: se esso è fallito, l’indagine sulle ragioni del fallimento e il raggiungimento di un pieno consenso su tali ragioni, per quanto rilevanti, per quanto senza dubbio utili, non devono e non possono essere inderogabilmente pregiudiziali rispetto all’urgenza di impedire ulteriori crolli e di iniziare a ricostruire sulle macerie. Specie quando tutti – sia coloro che condividono la lettura di Mons. Viganò, sia coloro che la respingono; sia i fautori dell’ermeneutica della continuità, sia quanti la criticano – sulla davvero inderogabile necessità di recuperare ortodossia e Tradizione sono saldamente concordi.

Per cui, a mio modestissimo parere, fare oggi, nel luglio 2020, nelle attuali condizioni in cui versa la S. Chiesa, della questione dell’ermeneutica conciliare la questione focale dell’utile reazione alla crisi o, addirittura, il criterio dirimente per distinguere tra la reazione “giusta” e quella “sbagliata” (mi si passi questa grossolana semplificazione), ci espone al rischio di non concentrarci adeguatamente su quello che è l’interrogativo davvero centrale, come notava circa un mese fa, su questo blog, Pezzo Grosso: che fare?

Enrico Roccagiachini

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42 commenti

  • Angelo Simoni ha detto:

    Discuto volentieri con i giovani, che nulla sanno, né della dottrina preconciliare, né di quella conciliare (sempre ammesso che siano diverse).
    Per loro è proprio la religione cattolica ad essere priva di senso e di interesse, non un modo o l’altro di presentarla e di proporla.
    Il problema non è il Concilio…

    • CONCORDO ha detto:

      Il commento più intelligente e lineare letto in questo sito da parecchio tempo. Essenziale.

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    Proprio ieri https://caminante-wanderer.blogspot.com/ porta un articolo su questo tema.
    Lo traduco.
    Dr. Tosatti, lo so, è un commento troppo lungo e non leggibile. Ma dice qualcosa di interessante e pertinente al tema di oggi. Meglio, forse, pubblicarlo in altro suo articolo.
    “O felix culpa!
    Più che tempestiva è stata la riflessione lasciata da Jack Tollers in uno dei commenti al precedente articolo sulla necessità di riflettere seriamente e lentamente sulla crisi monumentale che la Chiesa sta attraversando. Ciò implica, tra l’altro, distogliere momentaneamente lo sguardo dagli imbrogli di Bergoglio, capo di un pontificato che anche i suoi migliori amici già descrivono come agonizzante e fallito […]
    Ciò che il vescovo Viganò ha detto e Kwasniewski ha confermato sulla responsabilità del Concilio Vaticano II nella crisi della Chiesa e sull’urgente necessità di correggere il male inflitto, merita di essere preso in considerazione e di essere pensato seriamente. E si potrebbe semplificare in due questioni: fino a che punto si estende la responsabilità del Concilio, e fino a che punto, di conseguenza, il Concilio può essere “svincolato” o adeguatamente incanalato. In questo senso, le tre proposte suggerite da Kwasniewski sono interessanti. [ndr. Sempre su https://caminante-wanderer.blogspot.com/ l’8 luglio è apparso un articolo di P. Kwasniewski che commentava le affermazioni di Monsignor Viganò).
    Ma prima di pensare a possibili soluzioni, propongo di pensare ad alcuni aspetti del problema. E la prima cosa da fare è tener conto della prospettiva storica. In generale, tutti i concili ecumenici sono stati esempi traumatici per la Chiesa, e molti di essi sono finiti in scismi, come accadrà anche nel caso del Vaticano II. Il Concilio di Efeso finì per precipitare lo scisma dei nestoriani e la perdita per l’ortodossia della Chiesa siriana, e quello di Calcedonia lo scisma monofisita e la perdita della Chiesa copta. Trento ha ufficializzato la perdita di gran parte dell’Europa a causa dell’eresia protestante, e il Vaticano I lo scisma degli antichi cattolici e l’insediamento a Roma dell’ultramontanismo, responsabile di molti dei problemi successivi. Un concilio è una cosa molto seria e non può essere chiamato “disordinatamente e impulsivamente” come ha fatto Papa Giovanni XXIII, come abbiamo già scritto in questo blog.
    D’altra parte, dobbiamo stare attenti a non cadere nella fallacia post hoc, propter hoc. Vale a dire, mettere nel Concilio tutta la responsabilità di quanto sta accadendo attualmente nella Chiesa.
    Se il Consiglio non avesse avuto luogo, la Chiesa starebbe meglio? Saremmo liberi dalla crisi? Non credo proprio.
    L’unica cosa che sappiamo per certo è che il Vaticano II è stato del tutto inutile per risolvere i problemi che la Chiesa si trascinava dietro. Li ha aggravati? Credo di sì, ma è solo un’opinione. Facciamo un esempio secondo i tempi. Supponiamo che un gruppo di medici illuminati sostenesse che l’eucalipto fosse un rimedio efficace per il coronavirus e, per dimostrare la loro teoria, scegliessero un centinaio di persone gravemente malate e le curassero con infusi di eucalipto, vapori di eucalipto e compresse di eucalipto per dieci giorni. In seguito, osservano che i cento pazienti muoiono. La conclusione sarebbe che l’eucalipto non è una medicina adeguata per trattare il coronavirus, ma non si può dire con certezza che l’eucalipto sia dannoso o che peggiori la malattia. L’unico modo per farlo sarebbe stato quello di seguire la giusta metodologia con un gruppo di controllo. Quel gruppo non è stato utilizzato nemmeno nel caso dell’attuazione del Vaticano II; cioè nessuna area del pianeta è stata lasciata libera dagli effluvi del Concilio. Non possiamo sapere con certezza, quindi, se il Vaticano II sia stato innocuo o se abbia accelerato il declino. Sappiamo solo che non è stato efficace nel prevenirlo.
    […]
    La situazione prima del Concilio era grave e insostenibile. Qualcosa doveva essere fatto, ma quello che non si doveva fare era convocare un concilio, che è quello che ha fatto papa Roncalli. Ogni volta che penso a questo problema vedo l’analogia con la rivoluzione russa. La situazione nella Russia zarista, all’inizio del XX secolo, era insostenibile. Bisognava fare qualcosa. Il problema è che chi ha dovuto affrontare la situazione è stato Niccolò II, un sovrano inutile, anche se era un santo; tanto inutile e tanto santo, in ogni caso, quanto Giovanni XXIII.
    La distinzione fatta da papa Benedetto XVI tra “il Concilio” e lo “spirito del Concilio” mi sembra, proprio per questo, necessaria. E credo che sia proprio questa distinzione che permetterebbe di eliminare molti dei malintesi. E faccio un esempio di ciò che forse è più paradigmatico: la riforma liturgica. Certo, i padri conciliari hanno incoraggiato una revisione della liturgia e in questo senso hanno promulgato la costituzione Sacrosanctum Concilium che è stata approvata quasi all’unanimità, con il voto positivo anche del vescovo Lefebvre o del vescovo de Castro Meyer. Il fatto è che l’attuazione di questa riforma è stata fatta da un Consilium, gestito da Bugnini, e la rovina del rito romano non è stata propriamente frutto del Concilio, ma dello “spirito del Concilio”. Questa è stata la stanca argomentazione usata più e più volte dai capetti della riforma: “è quello che vuole il Concilio”. Ed era falso.
    Perché, allora, non c’è stata alcuna reazione? Perché molti dei più illuminati dell’epoca, perfettamente consapevoli di ciò che stava accadendo, si autocensurarono nelle loro opinioni, perchè non era politicamente corretto mettere in discussione la riforma, così come non è politicamente corretto ora mettere in discussione la pandemia o la quarantena. Chi ha osato farlo è finito scomunicato, come il vescovo Lefebvre, o rimosso da tutti i suoi incarichi e ha vissuto da solo in una casa sul mare, come padre Louis Bouyer.
    Sarebbe, quindi, relativamente facile ripercorrere la strada sbagliata seguita con la riforma liturgica, poiché si può facilmente dimostrare che non è stata fatta secondo il desiderio dei padri conciliari, ma di un gruppo di studiosi, ideologizzati in alcuni casi, e spinti con l’inganno e mentire in un altro.
    Ma qui, ancora una volta, bisogna evitare sofismi e illusioni. È chiaro che la riforma liturgica non ha raggiunto nessuno degli obiettivi e delle aspettative che si era prefissata. Per fare un esempio, dopo cinquant’anni, il numero dei fedeli che assistono alla Messa è diminuito bruscamente. Ma se la Chiesa avesse tenuto la liturgia millenaria che ha celebrato, la situazione sarebbe stata diversa? Non possiamo saperlo, ma temo di no. Le chiese sarebbero vuote come lo sono ora, con l’aggravante che i movimenti tradizionalisti, composti principalmente da giovani, che sono quelli che rivitalizzano le chiese come quelle francesi o americane, non esisterebbero. Non pretendo la riforma liturgica ma dico come sant’Agostino a proposito del peccato originale: O felix culpa!”

  • Miki ha detto:

    Possibile che non compaia nemmeno un commento contrario alle vostre tesi? Tosatti che fai, censuri tutto?

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    @ PEZZO GROSSO – @ Conciliaristi e Liturgisti che hanno “cancellato” LEONE XIII.

    Ho visto uscire dalla chiesa due apprendisti diavoli travestiti da coronavirus.
    Uno – afflitto – diceva all’altro: “Andiamo via da qui. Andiamo via. Qui non c’è trippa per i gatti. Le vecchie bigotte sono morte e i giovani hanno altre voglie. Asmodeo e Belfagor ci faranno cazziatoni per tutti i secoli dei secoli perché non diamo frutti”.

    “Si, hai ragione. Però non inquietarti tanto” – gli diceva l’altro. “Andiamo, andiamo in un super, in un ristorante, in una discoteca. Lí sí che c’è tanta carne da dannare. Vedrai che ce la caviamo. Dopo il rispunto e il ri-trabocco in autunno la CEI chiuderà di nuovo le chiese e le messe e Asmodeo ci darà un bel premio”.

  • martina ha detto:

    Mi trovo completamente d’accordo! Sono pervenuta alle stesse conclusioni dopo aver constatato la molteplicità di opinioni che il giudizio su questo Concilio suscita in merito all’interpretazione e non solo. Aggiungerei soltanto la preghiera alla Santa Vergine Maria, Corredentrice e debellatrice di tutte le eresie: che ci aiuti a fare chiarezza affinché possa essere ristabilita la verità per non essere tratti in inganno ma soprattutto per la maggior gloria di Dio.

  • f ha detto:

    Credo, e in questo credo, che la vera Chiesa debba ancora nascere. E il CVII sia stato solo la Prima Pietra. Purtroppo come insegnano i testi evangelici, il soggetto tentatore è ben aderente all’unto.
    Cordialmente

  • stefano raimondo ha detto:

    L’articolo è piuttosto condivisibile. Ma se veramente lo scopo del CVII era quello di “riconciliare definitivamente l’uomo e la cultura moderni e la fede”… è bene che lo scopo non sia stato raggiunto! La Fede, così come il Sacro in generale, non c’entrano nulla con la modernità (o con l’antichità), non devono “riconciliarsi” con essa. Nel momento in cui usiamo categorie temporali come “moderno” noi cattolici abbiamo già perso.

  • Enrico ha detto:

    Confermo che non sono l’Enrico che ha scritto l’articolo.

    Ma ora, venendo a noi, sarebbe bene che l’“evento Lefebvre” del 1988, ovvero la consacrazione di quattro vescovi dovuta allo stato di necessità per la sopravvivenza del sacerdozio cattolico e della Messa tradizionale (e scusate se è poco), fosse considerato come un fatto decisivo e del tutto provvidenziale di tutta la storia della Chiesa cattolica.

    La figura di mons. Lefebvre, spauracchio dei suoi biascicanti detrattori, si staglia ancora e continuerà a stagliarsi sull’orizzonte della Cattolicità senza alcuna possibilità di oblio. E si comprende perché: una reazione FATTIVA, decisa e coraggiosa alla sovversione di un concilio ed una pastorale ambigui e “aperti al dialogo” con l’errore, mai potrà relegarsi nel passato ed anzi, come è facile constatare, torna puntualmente e sempre più marcatamente alla ribalta, provocando più o meno abbondanti versamenti di bile modernista.

    E guai se non fosse così, poiché vorrebbe dire che l’evento sarebbe stato di secondaria importanza, mentre invece ha costituito e continua a costituire il granitico baluardo cattolico contro cui, nonostante le apparenze, continueranno a spiaccicarsi le orde moderniste sino alla loro sconfitta.

    Insomma, la cattolicissima e acuminatissima spina piantata nel 1988 da mons. Lefebvre nel fianco della chiesa conciliare, ecumenista, massonico-protestantica e lgpt, i cui frutti marci sono sotto gli occhi di tutti, prima o poi rivelerà definitivamente la sua provvidenzialità.

    Questa età del ferro è destinata ad affogare nel suo o lerciume. All’orizzonte già si profila l’Età dell’Oro che vedrà la Sposa di Cristo di nuovo incedere col Suo abito immacolato. Nessun dubbio, proprio nessun dubbio su questo.

    Mons. Lefebvre ha FATTO qualcosa, e qualcosa di DIROMPENTE nei confronti del disegno demolitore modernista. Invece noi, tra articolisti e commentatori, stiamo qui a dire e a ridire, SENZA FARE NULLA. Anzi, SENZA POTER FARE NULLA.

    • Alessandro2 ha detto:

      La domanda, caro Enrico, è quella ben posta dal suo omonimo: vogliamo superare questo Concilio fallimentare e trovare il modo di rivitalizzare la fede nell’ortodossia e nell’ortoprassi, oggi 14 luglio 2020, o no?

      Non mi pare che la risposta stia nel guardare ancora una volta all’indietro, camminando come i gamberi, sia pure per rimirare il volto ispirato di Mons. Lefebvre.

      • Alberto ha detto:

        Mi perdoni, caro amico, ma guardando all’indietro ci accorgiamo degli errori commessi. Se non guardassimo all’indietro non li potremmo certo vedere né correggere e questo caso, più’ che mai, ci insegna che la Chiesa ha sempre bisogno di nuovi martiri: la Chiesa e il mondo sono sempre, perennemente in contraddizione e una Chiesa troppo schiacciata sul mondo non può essere Chiesa. Mons. Lefebvre, e parla uno che è sempre stato legato alla Chiesa “ufficiale”, è stato un martire: ha lottato tutta la vita contro l’eresia ed ha sopportato le scomuniche: se non è martirio questo …

        I dibattiti che si svolgono da anni su questo blog attorno al CVII, se fossero avvenuti al tempo di S.E. Mons. Lefebvre, ci avrebbero esposto tutti quanti alla condanna ed alla scomunica subita da Lui e da tutto sul suo Movimento. Riflettiamoci, cari amici, riflettiamoci prima di gettare l’opera di Mons. Lefebvre alle ortiche e forse cominceremo anche noi a rivalutarne la figura, nella quale è arduo non riconoscere quella del Martire.

    • Paolo Giuseppe ha detto:

      @ Enrico
      Mons. Lefebvre è stato scomunicato da Giovanni Paolo II.
      Le cronache mi dicono che Giovanni Paolo II è stato proclamato santo.
      E’ evidente che qualcosa non mi torna. Vedete un po’ voi.

  • Maria Cristina ha detto:

    Anche secondo me e’ inutile continuare a girare e rigirare ossessivamente il pensiero sul Vaticano II sia da parte progressista che da parte dei conservatori. Si chiama “ fissazione al trauma” e non porta a nulla. Il Vaticano II e’ stato un trauma .
    Basta, quel che e’ stato e’ stato, andiamo avanti. Che poi andare avanti vuol dire tornare alle radici , alle basi , quindi e’ un andare avanti che e’ un tornare indietro. Piu’ si torna indietro , alle origini alle radici e piu’ si va avanti. E’ un ossimoro ma come tanti ossimori nasconde la verita’ Come disse Verdi sulla musica classica : Torniamo all’ Antico e sara’ un progresso.
    Quindi basta parlare e rigirarsi sul Vaticano II. Guardiamo alle storture , alle aberrazioni dell’ oggi, e cerchiamo di superarle. Colpa o no del Vaticano II . Secondo me Benedetto XVI , il Papa piu’ incompreso della Storia, aveva tentato di fare questo , di superare le storture e le aberrazioni del presente , col suo Motu Proprio Summorum Pontificum. Invece di avviare una discussione infinita sugli errori della riforma liturgica di Paolo VI , ha semplicemente dato la possibilita’ di ritornare all’ Antico Rito. Cosi’ facendo ha riaccostato tanta gente, anche giovani, alla Santa Messa, piu’ che non con discussioni infinite.
    Cosi’ dovremmo fare per tutto : riscoprire e riproporre tutto cio’ che a partire dal Vaticano II e’ stato obliato, riproporlo ai fedeli, compresa la bellezza della Liturgia, la dignita’ della figura del sacerdote in talare piuttosto che in jeans e maglietta, la sacralita’ delle chiese a partire dall ’ Architettura Sacra, riedificando chiese che non somiglino a parcheggi o hangar, sono sicura che i fedeli sapranno discernere la vera dottrina e la bellezza perenne, dalle mode transeunti.
    Senza discutere sul Vaticano II, semplicemente tornando alle radici .

    • Maria Cristina ha detto:

      In questo dovremmo prendere esempio dagli Ortodossi, che non avendo avuto per loro fortuna un Vaticano II , hanno continuato nella Tradizione, e oggi rispetto a tante chiese cristiane oggi in crisi, come i protestanti e i cattolici, possono serenamente andare avanti non avendo mai avuto “ rotture” col passato. Certo anche fra gli Ortodosse spirano i venti del liberalismo e del post-conciliarismo, come si vede nell’ ecologismo ed ecumenis,o del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo , che invece di occuparsi dell’ ecologia e del cambiamento climatico, avrebbe fatto meglio a occuparsi della prepotenza verso i cristiani in Turchia, sfociata oggi nella proclamazione di Hagia Sofia come moschea. Purtroppo anche i patriarchi di Costantinopoli sono stati investiti dalla modernita’ , basti pensare ad Atenagora degno compare di Paolo VI.
      Ma comunque le chiese ortodosse vengono ancora costruite secondo i dettami della Tradizione e nessuno e’ cosi’ ardito da rappresentare una ICONAdella Teotokos e del Pantocrator sotto le vesti del migrante.

      • zuzzurellone ha detto:

        anzi sta nascendo un curioso fenomeno : molte chiese cattoliche costruite come stanzoni disadorni vengono date a ortodossi ecumenici, quali ad esempio i romeni, che riescono a decorarle secondo la loro tradizione. Su you tube avevo visto, tempo fa un ex chiesa cattolica già disardorna, trasformata con un lavoro di diversi anni in un meraviglioso tempio ortodosso. Mi pare di ricordare che si trovasse in quel di Lucca.
        Di recente ho anche visto in internet le foto di una chiesa cattolica romana decorata da un iconografo ortodosso ecumenico romeno.

        • germano ha detto:

          Ataturk era nato a Salonicco, o Tessalonica, come volete chiamarla. In quella città sembra esista la casa natale di Ataturk. Ma siamo in territorio greco. Il sindaco di Salonicco ha proposto di trasformare appunto la casa natale di Ataturk in un museo del genocidio dei greci per mano dei Turchi, avvenuto dopo la prima guerra mondiale, di cui il genocidio degli Armeni è una parte rilevante.
          Tratterebbesi di una risposta alla islamizzazione di Haghia Sofia in moschea.

      • Alessandro2 ha detto:

        Cara Maria Cristina, sono perfettamente d’accordo con i suoi due interventi. Quando ero piccolo e lamentavo a mamma un sopruso, lei mi diceva sempre: basta, quel che stato è stato, guarda avanti. Così dev’essere per la Chiesa.

    • newman ha detto:

      Non si puó costruire su delle rovine, prima bisogna toglierle di mezzo e spianare il terreno – e ció é quello che stanno facendo i critici sul piano teoretico. La psicanalisi poi insegna che traumi o blocchi mentali non si possono ignorare, sperando che vadano via da se: prima bisogna portarli al livello della coscienza esplicita e razionale per poi risolverli.
      L’autore dell’articolo ci incoraggia a lasciar da parte ció che ci divide e, uniti, ritornare alle radici. Come esortazione non c’é male; nella situazione attuale in cui, come scrive l’autore stesso, gran parte della gerarchia cerca di “imporre” alla chiesa la sua linea modernista e relativista, sono parole sprecate. “Tutti” vogliono ritornare alle radici? Certo, ma ognuno le interpreta in modo contrapposto. Per la chiesa ufficiale il Vat2 é precisamente questo ritorno alle radici.
      Insomma, come osservava acutamente il presidente Regan, per ballare il tango devono essere in due. E questi due, sulla scena ecclesiale odierna, semplicemente non ci sono. Quello che c’é sono due teste d’ariete insesorabilmente contrapposte, Quella ufficiale vuole assolutamente il sopravvento ed ha in mano i mezzi coercitivi, per quanto riguarda i fedeli, per ottenerlo.
      Avevo suggerito al dott. Tosatti di pubblicare una traduzione italiana dell”articolo di Peter Kwasniewski sul fallimento del Vat 2, apparso in lingua inglese su “One Peter Five”. E’ una riflessione pacata, non solo filosofica ma anche molto pratica sul perché il Vat 2. é fallito nella realizzazione delle sue intenzioni originarie e, quindi, perché é necessario superarlo.
      Quello che non vá é la rinuncia alla discussione teoretica. E’ il volontarismo dello struzzo, quello di coloro che pensano che i problemi posti e non risolti dal Vat2 scompaiano dalla scena ecclesiale soltanto ignorandoli o cercando di dimenticarli. La pratica senza teoria, come ci insegna Kant, é cieca. Seguendo questa linea d’azione faremmo gli stessi errori del Concilio, di una prassi ecclesiale che non parte dai principi teologici fondamentali, ma che si fá strada ignorandoli o cercando di modificarli in maniera indebita (vedi il pontificato di Bergoglio).
      Vogliamo ballare il tango? Evidentemente supponiamo l’esistenza di un partner che non esiste e puntiamo su di lui le nostre speranze.

      • Quercia Florio ha detto:

        Mi permetto di aggiungere che per un incremento di vita cristiana sarebbe bene anche guardare ai tanti carismi nati negli ultimi 50 anni e ancora più ai tanti santi… A me perla molto una madre Teresa di Calcutta: per fare solo un esempio tra i molti.

    • Luigi ha detto:

      Mi sembra che voi tradizionalisti date più importanza alla forma e molto meno alla sostanza.

    • Luigi ha detto:

      Mi sembra che voi tradizionalisti date più importanza alla forma e molto meno alla sostanza.
      Dove abito io gli unici giovani che frequentano la chiesa sono quelli che seguono la nuova liturgia.

      • marzio ha detto:

        Probabilmente, se osserva bene, ce ne sono ancora di più che frequentano le discoteche e non vanno a messa. La maggioranza ha sempre torto. Ha diritto alla vittoria, ma non alla ragione

  • Alessandro ds ha detto:

    Colui che ha scritto l’articolo parla di “ricostruire sulle rovine del vaticano II” ( per farlo prima di tutto dovrebbe esserci la volontà di farlo da parte dei vescovi e cardinali. E questa volontà non c’è)
    e giustamente fa notare che vengono fatti molti discorsi inutili in merito.( in parte è vero, concordo, quando sento filosofeggiare sull’aria fritta mi irrito )
    Ciò che il nostro fratello non sa, e che forse nemmeno i frequentatori del blog sanno, è che per azionare questo meccanismo dove si deve fare un autocritica e correggere eventuali errori, presuppone che questa critica e analisi la facciano persone “competanti o almeno intelligenti con vera esperienza”..
    E questo il punto che voi non sapete, ma che io che ci sono dentro inveve so’, che i Vescovi non sono in grado di fare ciò, perché mancano totalmente di intelligenza e esperienza.
    Non pensate che il fatto che siano Vescovi li renda di conseguenza intelligenti e affidabili, come se il marchio di Monsignore sia una specie di autocrrtificazione di intelligenza, al contrario !!
    Dovete sapere che presbiteri ed episcopi sono molto ignoranti e ottusi, mancano completamente di intelligenza ed esperienza.
    Hanno visdutouna vita agiata serviti e riveriti e non hanno sviluppato l’intelligenza, non sono in grado di analuzzare le situazioni perché il loro cervello non lo comprende neppure.
    Non pensate che essere Vescovo equivale a una garanzia di intelligenza, e non date per scontato che ci sia la volontà di cambiare il vaticano II, perché questa volontà non c’è.

  • Boanerghes ha detto:

    https://www.aldomariavalli.it/2020/07/14/don-morselli-non-e-il-concilio-la-causa-di-tutti-i-mali/amp/

    Articolo da meditare.
    Mi trovo sostanzialmente d’accordo.
    Non bisogna trascurare la crisi di fede che sussisteva in tutta la Chiesa, docente e non, già prima del CVII.

  • Boanerghes ha detto:

    Il sig. Enrico che ha scritto l’articolo, è la persona che partecipa al blog firmandosi Enrico?

    • Marco Tosatti ha detto:

      Non credo proprio. L’autore dell’articolo non commenta sul blog. Lo legge solo.

  • Hierro ha detto:

    L’attuale pontefice è solo il prodotto della naturale evoluzione degli effetti del CVII. Ogni tentativo di lettura in senso tradizionale del concilio ovvero la cd ermeneutica della continuità sono solo paraventi poco efficaci per nascondere l’effettiva cesura del CVII con la religione Cattolica.

  • Marco Matteucci ha detto:

    Carissimo Dott. Tosatti;
    Ho riflettuto a lungo prima di permettermi di avanzare questo riflessione amara “all’ondata oscurantista” che avvolge la dolorosa vicenda del prete palermitano Don Alessandro Minutella pluri-scomunicato per aver urlato ad alta voce quelle stesse cose che altri religiosi e laici biascicano a mezza bocca nella penombra delle canoniche e nei dibattiti delle conferenze e dei salotti mondani.

    Sembra che in questo disastroso adulterio in cui è sprofondata la Santa Sposa di Cristo, tutti (me compreso) abbiano diritto di parola, anche per affermare fatti e circostanze risibili, a volte addirittura banali, fatta eccezione per questo ardito pastore che oltre ad essere un fine teologo fedele alla tradizione cattolica di sempre, dimostra numeri alla mano, di avere anche uno straordinario seguito tra il Gregge Santo di Dio. Nonostante abbia dovuto subire 2 pesanti scomuniche ad opera di quel “tizio” di cui a dire il vero anche molti altri denunciano e biasimano le medesime colpe.

    Io che non sono nessuno e quindi non ho né autorevolezza né teologia sufficienti per giudicare questo comportamento, pur tuttavia ritengo assurdo e contraddittorio il fatto che personalità di elevato rigore e di specchiata onestà morale ignorino, emarginino, banalizzino ed offendano un loro fratello nella fede, quasi egli fosse un appestato da cui bisogna per forza tenersi alla larga e mi stupisco che tutti costoro, nonostante sostanzialmente condannino gli stessi errori e deplorano le stesse eresie, lo considerino indegno di formulare la loro stessa diagnosi e di denunciare il medesimo male.

    In particolare mi meraviglio di Lei caro Direttore, perché nonostante la stimi per la sua onestà morale e il suo rigore etico e professionale sta dando diritto di parola a tutti ma ignora (spero non volutamente) questo povero prete diventato scomodo per lo scandalo sollevato da alcune delle sue teorie.

    “Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!” (Lc.18,7)

    Spero vivamente che nessuno se ne abbia a male per questa mia esternazione forse anche al limite dell’insolenza, però tenga presente il fatto che sulle cose che questo “pastore rampante” afferma anche con termini a volte non propriamente ortodossi, si può anche avere diversità ragionevoli e legittime di opinione, ma nulla toglie che il boicottaggio che palesemente subisce sta gettando un’ombra inquietante che si tranuta nello sconcerto reale di quei cattolici che come me (ma sono sicuro anche Lei e molti di coloro che leggono questo suo prezioso blog), vogliono rimanere tenacemente abbarbicati alla Santa Croce di Cristo più che alla convenienza utile del momento.

    LA FEDE VA DIFESA, NON RIMPIANTA …coraggio!

    Con immutato affetto e stima
    Marco Matteucci

    • Gian ha detto:

      Don Minutella va ascoltato, non ostracizzato, tanto meno deriso o insultato e calunniato. Guai a chi lo disprezza, o peggio, lo calunnia.
      Se dice qualcosa di sbagliato in fatto di Dottrina chi può corregga il suo errore, ma è indegno e scandaloso che sia trattato peggio di un malfattore, specialmente da chi parla a noia di misericordia, per mascherare il putridume che porta dentro nell’anima.
      A proposito di sepolcri imbiancati!

  • Dino Brighenti ha detto:

    Con satana in cattedra cosa si può fare, niente.
    Gesù dice “Senza di me non potete fare niente”
    Gesù e la Sua Mamma Corredentrice salvano

    • Antonello ha detto:

      Basta con questa storia (sbagliata) della Corredentrice!

      • Alessandro2 ha detto:

        E chi lo dice che è sbagliata, lei? C’è un secolare dibattito tuttora in corso, ed autorevoli (e santi) uomini di Chiesa sostengono la necessità di questo dogma, che viene citato anche in alcune rivelazioni private. E che sembra infastidire molto solo i protestanti, per ovvie ragioni.

        Veda questo interessante intervento:
        https://www.aldomariavalli.it/2020/04/06/per-il-nuovo-dogma-di-maria-corredentrice/

      • mariano ha detto:

        sei sicuro di quel che scrivi? hai approfondito il significato che si attribuisce a “CORREDENTRICE”? A volte è meglio tenere la lingua tra i denti. Cosa che non ha fatto chi ha parlato di “tonteras”, salvo poi auspicare una “solacium migrantum,”. A proposito di questa ultima espressione, forse il “nostro” non si è reso conto che migrantes siamo tutti noi, in questa valle di lacrime, nell’attesa, o,meglio speranza, di arrivare alla Patria beata.

  • Antonello ha detto:

    Che fare? Intanto (mi pare recentemente sia stato proposto su qualche blog) si potrebbero andare a rispolverare i documenti preparatori che poi siano stati rifiutati al Concilio e iniziare ad analizzarli prendendo ció che in essi c’è di buono (molto), capire perchè sia stato rigettato e riproporlo.

  • pezzo grosso ha detto:

    caro signor Enrico, lei m fa una implicita richiesta sul che fare . Le anticipo un punto che per e in tutta questa storia è chiave di lettiura . Tutto quello che è successo nella dottrina e nella chiesa ,sarebbe successo anche senza VaticanoII . Avrebbero trovato un altro mezzo. Bergoglio papa non è forse esempio di -un altro mezzo- ? Se Tosatti me lo permettesse ptrei proporre una riflessione su questo punto .Il Vaticaìno II è stato solo una scusa, uno strumento, per realizzare in qualche modo quell’opera di distruzione che Leone XIII sentì anticipare e per cui scrisse la prece a SanMichele

    • Marco Tosatti ha detto:

      Lo permette, certo che lo permette….

    • Lorenz ha detto:

      Ma finalmente!
      Mi trovo assolutamente d’accordo!
      Risulta anche evidente un mutamento di paradigmi teologici fondamentali già proprio negli orientamenti disciplinari romani a ridosso dell’epoca conciliare, quel cosiddetto pre-concilio che molti invocherebbero a facile soglia di immediato rinculo dal lascito conciliare. Mentre andrebbe indagato da capo quale sia stato un discrimine di innovazione tra quel pre-concilio e l’anteriore magistero perenne. Ne sortirebbero delle sorprese…

    • Boanerghes ha detto:

      Il Vaticaìno II è stato solo una scusa, uno strumento, per realizzare in qualche modo quell’opera di distruzione che Leone XIII sentì anticipare e per cui scrisse la prece a SanMichele

      Una domanda: Giovanni XXIII e Paolo VI sono da considerare tra coloro che volutamente hanno operato per realizzare tale opera di distruzione?

      • roth ha detto:

        inconsapevolmente ? pensando di fare cosa buona ? non lo so . non farei processi alle intenzioni di questi due papi che alcune cose buone hanno fatto.