MARIA GUARINI: LA CHIESA, DUE PAPI. DOMANDE SENZA RISPOSTA.

8 Luglio 2020 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, Chiesa e Postconcilio pubblica un interessante articolo della proff.ssa Maria Guarini in tema, giustamente, di Concilio Vaticano II, e di quanto ne è seguito, e di quanto stiamo vivendo oggi. Ci è sembrato interessante rilanciarlo, come contributo alla discussione che si è sviluppata su queste pagine nelle scorse settimane. Buona lettura.

§§§

Dove sta andando la Chiesa cattolica? La Chiesa Una Santa è viva e immacolata nel Suo Sposo; ma una parte di quella visibile rischia di subire una ‘mutazione genetica’ o questa è già avvenuta nostro malgrado e ne stiamo vedendo gli effetti? Ci confrontiamo per “resistere”, nella fedeltà.

 

giovedì 2 luglio 2020

Il ‘papato emerito’ e le conseguenti ‘variazioni’ che aprono la porta a un futuro diverso

Roberto De Mattei, nella sua attenta analisi Le incognite della fine di un pontificato [qui] – che si colloca nell’alveo del serio dibattito innescato dai recenti interventi sul Vaticano II dell’arcivescovo Viganò e del vescovo Schneider –  nel constatare lo sfacelo seguito all’abdicazione, prende in considerazione l’assunto di alcuni conservatori sull’intenzione di Benedetto XVI.

“L’intenzione – essi dicono – era quella di conservare il pontificato, supponendo che l’ufficio potesse biforcarsi in due; ma ciò è un errore sostanziale, perché la natura monarchica e unitaria del Papato è di diritto divino. La rinuncia di Benedetto XVI, perciò, sarebbe invalida.”

De Mattei trae la conclusione gravida di conseguenze che, se l’intenzione di scindere il pontificato fosse provata, modificando la costituzione della Chiesa, Benedetto XVI sarebbe caduto in eresia […]  Ma poi aggiunge: questi sono discorsi astratti, perché solo Dio giudica le intenzioni, mentre il diritto canonico si limita a valutare il comportamento esterno dei battezzati.

Dopo aver messo in risalto che :

Lo stesso Benedetto, attribuendosi il titolo di Papa emerito, continuando a vestire di bianco e impartendo la benedizione apostolica, ha compiuto gesti che sembrano incoraggiare questa impervia opera di sostituzione del Papa nuovo con l’antico. L’argomento princeps è però la distinzione tra munus e ministerium, con la quale Benedetto è sembrato voler conservare per sé una sorta di pontificato mistico, lasciando a Francesco l’esercizio del governo. L’origine della tesi risale a un discorso di mons. Georg Gänswein del 20 maggio 2016 alla Pontificia Università Gregoriana [quiqui], in cui egli affermava che papa Benedetto non aveva abbandonato il suo ufficio, ma gli aveva dato una nuova dimensione collegiale, rendendolo un ministero quasi-condiviso («als einen quasi gemeinsamen Dienst»). A nulla vale che lo stesso mons. Georg Gänswein, in una dichiarazione a LifeSiteNews del 14 febbraio 2019, abbia riaffermato la validità della rinuncia all’ufficio petrino di Benedetto XVI, affermando che «c’è solo un Papa legittimamente eletto, ed è Francesco». Ormai l’idea di una possibile ridefinizione del munus petrino era lanciata. E di fronte all’obiezione che il Papato è uno e indivisibile e non può tollerare scissioni al suo interno, la replica di questi conservatori è che proprio questo fatto prova l’invalidità delle dimissioni di Benedetto XVI.

Certo il problema resta aperto finché non ci sarà chi autorevolmente lo riporti nell’alveo teologico e canonistico. Nel frattempo, penso sia utile riprendere le mie riflessioni riguardanti proprio le dichiarazioni dell’Arcivescovo Georg Gänswein nel suo intervento, citato da De Mattei, in qualità di relatore per la presentazione del volume “Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI” (Lindau 2016, pp. 512) di Roberto Regoli, direttore del Dipartimento di storia della Chiesa nella Pontificia università Gregoriana.

Dalla lettura del testo integrale della relazione di mons. Georg : Benedetto XVI, la fine del vecchio, l’inizio del nuovo [qui], emerge in buona sostanza l’affermazione che La cosa più grande del pontificato di Benedetto XVI è l’istituzione del Papa emerito, evento che apre la porta ad un futuro diverso.

Un passo ben ponderato

Cito dall’intervento di mons. Gänswein:

“… Quello scandalo [Vatileaks] era troppo piccolo per una cosa del genere e tanto più grande è stato il ben ponderato passo di millenaria portata storica che Benedetto XVI ha compiuto”. “Dall’elezione del suo successore, Papa Francesco – il 13 marzo 2016 – non ci sono dunque due Papi, ma di fatto un ministero allargato con un membro attivo e uno contemplativo. Per questo, Benedetto non ha rinunciato né al suo nome né alla talare bianca. Per questo, l’appellativo corretto con il quale bisogna rivolgersi a lui è ancora ‘Santità’. Inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano, come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo Successore e a una nuova tappa della storia del Papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la centralità della preghiera e della compassione posta nei Giardini vaticani”.

Detta in questi termini, sembra venir meno l’ambiguità che ci consentiva ancora di avere dei dubbi. L’abdicazione di Benedetto XVI con la contestuale istituzione della figura, inedita e non codificata, del papa emerito – peraltro senz’alcuna motivazione teologica o canonistica, ma semplicemente agita e rappresentata secondo una prassi che oltrepassa ogni regola – non è altro che l’ennesima inedita anomala innovazione. Emergerebbe infatti la premeditazione consapevole della svolta incongrua impressa al papato e la variazione che essa comporta. Ne avremo la prova, se i papi continueranno a dimettersi, come lo stesso Bergoglio ha annunciato [qui], «Sessanta o settant’anni fa, il vescovo emerito non esisteva. Venne dopo il Concilio. Oggi è un’istituzione. La stessa cosa deve accadere per il Papa emerito. Benedetto è il primo e forse ce ne saranno altri…».

Poiché nella Chiesa non possono esserci due papi (e nemmeno un “collegio” papale) perché non si tratterebbe di una semplice “anomalia”[1] ma di un’aberrazione metafisica in rapporto al primato petrino ad personam sancito da Gesù, l’atto di Benedetto XVI sembra rientrare nel quadro di quella insana umanizzazione del Papato, che vorrebbe considerare il Pontefice Romano alla stregua di un dirigente d’azienda o di un docente d’ateneo, che può presentare le proprie dimissioni ed esser nominato emerito o di un vescovo qualsiasi, che è posto in pensione ingravescente aetate (espressione forse non a caso utilizzata nell’atto di rinuncia). L’eventualità peggiore è che questa eccezionale frattura nell’ufficio personale del papa possa divenire prassi “a tempo” per il futuro, sotto un criterio estrinseco come l’efficienza o simili.

Le ragioni profonde che si oppongono alla “renuntiatio” in questi termini convergono nella salvaguardia dell’ufficio dalle conseguenze di un atto che scompone il mirabile equilibrio, anzi l’unità di ordine sacro e di giurisdizione universale nella persona del papa. Da ciò l’allarme di chiunque voglia riflettere e non solo ricamare sentimenti o mascherare problemi.

Sostanzialmente, in nome della fatidica ‘pastorale’ conciliare – prassi ateoretica senza spiegazioni o con spiegazioni sommarie sganciate dalla tradizione perenne – de facto se non de iure si incide nella sostanza e si dà concretezza ai cambiamenti che vengono non più sanciti ma operati e rappresentati e addirittura ormai recepiti dall’opinione comune.  E lo si fa in nome della nuova ‘tradizione vivente’ storicista portata avanti dal nuovo-soggetto Chiesa che ha preso il posto dell’oggetto-Rivelazione. E nessuno può dir nulla, perché contrapporre parole ai fatti non serve a niente, mancando alle parole la materia prima del contendere: cioè la esplicitazione teorica del nuovo corso di volta in volta instaurato. E neppure ce la si può cavare dicendo, insieme al card. Burke, che non è Magistero quanto non coincide con l’insegnamento costante della Chiesa ma è riconoscibile come pensiero personale del Papa. Perché contribuisce all’ulteriore deformazione della dottrina anche attraverso l’enfasi mediatica, nonostante sia Magistero liquido, mentre l’insegnamento costante resta confinato in una pastorale tradizionale sempre più marginalizzata quando non avversata.

Il comportamento, sempre più pragmatico e rivoluzionario di Bergoglio, sta completando l’opera, iniziata da Paolo VI e traghettata con una spinta finale da Benedetto XVI [vedi qui : Che n’è del primato di Pietro?]. E l’Autorità, oggi, viene esercitata dispoticamente nel silenziare, oltre che nel disprezzare, ogni ragionevole voce contraria di dissenso che cerchi di ricondurre la Chiesa nell’alveo della sua Via Maestra, della quale si stanno perdendo le tracce. Pensiamo ad esempio, oltre ai Dubia dei 4 cardinali [qui], alla Correctio filialis citata da De Mattei [qui]; alla richiesta di correzione formale delle affermazioni del Documento di Abu Dhabi del Vescovo Schneider [qui]; agli innumerevoli interventi di Mons. Viganò [qui] che hanno svegliato il dibattito. Intanto si continua a dialogare con l’errore, mentre la verità è oscurata e deformata. E, per contro, come si potrà più dialogare con una Tradizione che è stata svuotata del suo contenuto, rovesciando il significato dei termini concettuali che la identificano?

Una riflessione ulteriore

L’intervento di mons. Gänswein: «la fine del vecchio, l’inizio del nuovo», sostanzialmente lascia trasparire, fin dall’elezione di Benedetto XVI, il suo papato a termine mentre, insieme alle trame oggi non più occulte, sembra mostrare come poco probabile che lui non conoscesse chi era il suo rivale di allora e odierno successore. Cito dalla relazione:

… nel conclave dell’aprile del 2005, dal quale Joseph Ratzinger, dopo una delle elezioni più brevi della storia della Chiesa, uscì eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” (“Salt of Earth Party”) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” [qui – qui] intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor [qui]; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”. L’elezione era certamente l’esito anche di uno scontro, la cui chiave quasi aveva fornito lo stesso Ratzinger da cardinale decano, nella storica omelia del 18 aprile 2005 in San Pietro; e precisamente lì dove a “una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” aveva contrapposto un’altra misura: “il Figlio di Dio e vero uomo” come “la misura del vero umanesimo”. Questa parte dell’intelligente analisi di Regoli oggi si legge quasi come un giallo mozzafiato di non troppo tempo fa; mentre invece la “dittatura del relativismo” da tempo si esprime in modo travolgente attraverso i molti canali dei nuovi mezzi di comunicazione che, nel 2005, a stento si potevano immaginare.

Di fatto l’elezione è un evento puntuale che, una volta accettata ed esercitato il ministero, non può più essere respinta. La rinuncia riguarda l’investitura, l’ufficio, che essa conferisce (Can. 332 – §2. Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio…). L’ufficio è il munus, l’investitura. L’esercizio della quale è il Ministerium. Dunque Benedetto XVI avrebbe rinunciato al Ministero – e neppure per intero – e non al Munus. La domanda in buona sostanza è questa: come si può aver rinunciato e nello stesso tempo conservare metà della giurisdizione: quella spirituale? Mons. Georg ne parla nei seguenti termini:

“Le dimissioni epocali del Papa teologo hanno rappresentato un passo in avanti essenzialmente per il fatto chel’undici febbraio 2013, parlando in latino di fronte ai cardinali sorpresi, egli introdusse nella Chiesa cattolica la nuova istituzione del “Papa emerito”, dichiarando che le sue forze non erano più sufficienti “per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. La parola chiave di quella Dichiarazione è munus petrinum, tradotto – come accade il più delle volte – con “ministero petrino”. E tuttavia, munus, in latino, ha una molteplicità di significati: può voler dire servizio, compito, guida o dono, persino prodigio. Prima e dopo le sue dimissioni Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione a un tale “ministero petrino”. Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in comune, come se con questo volesse ribadire ancora una volta l’invito contenuto in quel motto che l’allora Joseph Ratzinger si diede quale arcivescovo di Monaco e Frisinga e che poi ha naturalmente mantenuto quale vescovo di Roma: “cooperatores veritatis”….

Dall’elezione del suo successore Francesco il 13 marzo 2013 non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è “Santità”; e per questo, inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano – come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova tappa nella storia del papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la “centrale” della sua preghiera e della sua compassione posta nei Giardini vaticani.” […] Ma nella storia della Chiesa resterà che nell’anno 2013 il celebre Teologo sul Soglio di Pietro è diventato il primo “Papa emeritus” della storia. Da allora il suo ruolo – mi permetto ripeterlo ancora una volta – è del tutto diverso da quello, ad esempio, del santo papa Celestino V, che dopo le sue dimissioni nel 1294 avrebbe voluto ritornare eremita… Un passo come quello compiuto da Benedetto XVI fino ad oggi non c’era appunto mai stato. Per questo non è sorprendente che da taluni sia stato percepito come rivoluzionario, o al contrario come assolutamente conforme al Vangelo; mentre altri ancora vedono in questo modo il papato secolarizzato come mai prima, e con ciò più collegiale e funzionale o anche semplicemente più umano e meno sacrale. E altri ancora sono dell’opinione che Benedetto XVI, con questo passo, abbia quasi – parlando in termini teologici e storico-critici – demitizzato il papato.

Le perplessità aumentano se ci si pone la domanda conseguente: un papa ha facoltà

di accettare il “papato a termine” (per di più nel ministerium dimidiato) e,

di trasformare il papato, ad personam per costituzione divina, in papato bicipite, collegiale, scindendo il ministerium attivo da quello contemplativo?

L’innovazione consiste anche

nell’affermare che il “potere giurisdizionale” – o addirittura parte di esso – possa esistere separato dalla investitura divina su cui è fondata quella ricevuta dal voto dei cardinali elettori dopo l’accettazione e la indicazione del nome.

Gli interrogativi sussistono non solo in ordine alla possibilità che un Papa abbia la facoltà di trasformare il papato – ad personam per costituzione divina – in papato bicipite, collegiale, ma anche sulla validità dell’elezione in caso di accettazione con la riserva morale del papato a termine, unita alla attendibile consapevolezza delle ripercussioni sull’elezione successiva. Seppure intuitivamente è una questione che riguarda il foro interno, difficile da provare in assenza di altri indizi, non per questo quanto accaduto è meno anomalo.

 

Non è comunque pensabile che il nuovo codice, nel sancire la collegialità introdotta dalla Lumen Gentium (n.22), abbia potuto prevedere scappatoie sottili di conio modernista demitizzanti il papato, tipo il “pensionamento” simil-vescovile o il “pontificato allargato” con sospetto di collegialità adombrato dall’autore del libro e confermato da Gänswein.

In ogni caso l’esercizio collegiale implica il rapporto del papa con i vescovi[2] non quello tra papa in carica e papa dimissionario come un funzionario qualunque. Se l’investitura divina conta ancora qualcosa.

Un ultimo tassello, da Vatican news di oggi [qui]

“…”. “Assicuro la mia preghiera di suffragio per il compianto defunto – continua il Papa – affinché il Signore della vita, nella sua bontà misericordiosa, lo introduca nella patria del cielo e gli conceda il premio preparato per i fedeli servitori del Vangelo”.

“E prego anche per Lei, Santità[3]- conclude – invocando dal Padre, per intercessione della Beata Vergine Maria, il sostegno della speranza cristiana e la tenera consolazione divina. Sempre uniti nell’adesione al Cristo risorto, sorgente di speranza e di pace”.

Francesco conclude la lettera con le significative parole “Filialmente e fraternamente”, manifestando così l’affetto e la devozione [ma anche una certa subalternità -ndr]  che lo lega al predecessore.

E, continuando sulla scia delle variazioni, ormai a cascata, vogliamo parlare anche del nuovo Annuario Pontificio [qui – qui] che riserva una novità davvero sorprendente? Nelle primissime pagine, quelle in cui si parla del Pontefice regnante, il titolo che designa una vera e propria investitura sancita nel Vangelo, è relegato come primo dei titoli storici… cioè come qualcosa che in fondo risale a tempi lontani, ma che può avere o non avere un significato nel mondo di oggi. Le immagini sono visibili dai link sopra.

La pagina relativa al papa si apriva, in grande, con il primo e il più importante dei suoi titoli, tutto in maiuscolo: VICARIO DI GESÙ CRISTO.

Perché tu sei Pietro e su questa pietra.E poi veniva il resto: successore del principe degli apostoli; sommo pontefice della Chiesa universale; primate d’Italia; arcivescovo e metropolita della provincia romana; sovrano dello stato della città del Vaticano; e infine – ma forse poteva anche essere messo più in alto… servo dei servi di Dio.

Nella stessa pagina nell’Annuario appena pubblicato, in alto c’è solo il nome: JORGE MARIO BERGOGLIO.

A seguire la sua biografia, per due terzi di pagina. E infine sotto la legenda: Titoli storici, abbiamo Vicario di Gesù Cristo ecc.

Le risposte alle domande qui poste richiedono competenze specifiche che non mi appartengono. Tuttavia, poiché è impensabile che le dichiarazioni di Gänswein siano state rese all’insaputa di Joseph Ratzinger[4] – il che conferisce ad esse maggiore credibilità – le implicazioni sono talmente gravide di conseguenze che non possono essere lasciate cadere nel nulla da chi di dovere, se ancora si può sperare di chiamare in causa chi ha responsabilità ecclesiali ad alti livelli.

Maria Guarini

____________________________________

  1. L’anomalia non è nelle dimissioni di Benedetto XVI, previste dal diritto canonico anche se non avvenute nelle circostanze eccezionali consegnateci dalla storia in precedenza. L’anomalia non sta neppure nell’elezione del nuovo papa, regolarmente avvenuta attraverso la scelta dei cardinali e perfezionata dall’accettazione della sua funzione, anche se egli ne ha inopinatamente rifiutato i simboli mentre ne sta svuotando la pregnanza in riferimento all’insegnamento costante della Chiesa. L’anomalia sta nella contestuale presenza di un papa secondo il suo dire “per sempre” ma in “servizio contemplativo” a fianco del papa “in servizio attivo”. Due aspetti e dimensioni che possono anzi devono esser compresenti nella stessa persona, trattandosi di un’investitura divina e non di una funzione amministrativa qualunque. Con l’ulteriore variazione che l’esercizio del ministero contemplativo avviene nel ‘recinto di Pietro’, che così non è tanto un ‘luogo’ geografico quanto teologico, dal quale Benedetto XVI continua ad esercitare il Ministero spirituale, mentre ha deposto la potestà di governo universale. Anche questo è un dato non sufficientemente affrontato e chiarito da nessuno ed anche su questo ci eravamo posti domande tuttora senza risposta.
  2. Lumen Gentium, Nota praevia: «… Infatti il collegio necessariamente e sempre si intende con il suo capo, “il quale nel collegio conserva integro l’ufficio di vicario di Cristo e pastore della Chiesa universale”… la distinzione non è tra il romano Pontefice e i vescovi presi insieme, ma tra il romano Pontefice separatamente e il romano Pontefice insieme con i vescovi». Sorvolando sull’ambiguità del duplice soggetto adeguato, necessario e permanente del supremo potere di magistero e giurisdizione nella Chiesa universale, nonostante la Nota praevia.
  3. Sua Santità, come ricorda lo stesso Gänswein, è un’altra delle prerogative (insieme alla veste bianca) ufficialmente previste per il papa emerito [qui]
  4. Notoriamente non privo di tendenze all’innovazione teologica mirante a conciliare in modo del tutto singolare, o quanto meno ardito, tradizione e modernità.

 

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30 commenti

  • newman ha detto:

    Papa é colui che, validamente eletto, esercita il ministero petrino.
    Ora, secondo Gänswein, il ministero petrino é esercitato da un membro attivo e da uno contemplativo.
    Ora, se 1+1=2 il ministero petrino é esercitato da due papi.
    Il genio della prolusione di Gänswein alla Gregoriana consiste nel farci vedere due papi, insistendo, da vero prestidigiatore, che ce n’e solo uno.
    Ció non é un allargamento “mistico” di portata millenaria del ministero petrino bensí una “contradictio in adiecto” pura e semplice, che comporterebbe la bocciatura di chi la sostenesse in qualsiasi esame di logica materiale.

  • stefano raimondo ha detto:

    Il fatto stesso che sull’argomento chiunque dica la sua, è indicativo dello stato delle cose.

  • Enrico ha detto:

    Una boccata d’aria!

    “Il tuo Dio cammina ancora nell’Eden, tra gli alberi secolari, dove gioventù e amore vanno a guadare attraverso pozze di primule.
    E questo è il segno che ti portiamo, prima che scenda l’oscurità, che la Primavera risorga, risorga, Che la Vita risorga, risorga, Che l’amore risorga, risorga e l’amore sia il Signore di tutto”

    Alfred Noyes, The Lord of Misrule and Other Poems (1915)

    • Patrizia ha detto:

      Chissà perché qs lungo articolo ma più semplicemente tutta la situazione in sé mi ha ricordato una figura che esisteva nell’antica Roma, e cioè quella del rex sacrificulus , un sacerdote di alto rango il primo nel collegio dei pontefici, che aveva funzioni religioise sacre , null’altro una figura solo rsppresentativa destinata ad essere emarginata a scomparire
      Nn sappiamo e forse mai lo sapremo perché il ns amato papa Benedetto XVI ha scelto di fare un passo di lato, poco mi convince la storia di un ufficio allargato, anche perché di fatto il munus petrino senza il governo attivo è monco,svuotato di ogni significato, nn vedo nella ricostruzione fatta dal segretario del papa una spiegazione plausibile. Io vedo un mistero ed un mistero grave che mi disorienta!

      • Gaetano2 ha detto:

        Benedetto XVI, in modo geniale, e conservando il munus, ha reso manifesto a tutti lo stato della Chiesa, da molto tempo occupata da nemici ed impostori. Il guaio purtroppo è costituito dai sedicenti “cattolici” che non solo si sono dimostrati incapaci di una qualsiasi difesa della Chiesa, ma ancora dopo tutto l’accaduto, con perfino atti di culto a divinità sataniche, continuano a chiamare e considerare “papa” un donciccio qualsiasi.

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    Sul Corriere della Sera di oggi – 8 luglio 2020 – Pedro Sanchez il social-comunista che attualmente governa la Spagna anche con i voti degli ex terroristi-assassini dell’ETA, in un’intervista dice fra le altre sue “idealità” e comunanza di affetti italo-spagnoli:

    “Francesco è un Papa carismatico, spero di poterlo incontrare. Le racconto una cosa: nella vicenda del corpo di Franco mi ha aiutato. Nel Valle de los Caídos c’era una comunità di benedettini contrarissima all’esumazione. Ho chiesto l’intervento del Vaticano. E tutto si è risolto».

    (l’intervista è su https://www.corriere.it/esteri/20_luglio_08/pedro-sanchez-corriere-da-italia-spagna-risposta-titanica-crisi-nostro-patto-la-ue-da7ee5e8-c08a-11ea-ad66-3c342f8d70f1.shtml)

    – Ma si dà il caso che il più grande esperto di massoneria in Spagna – il prof. Bárcena (dal 2001 cattolico professore all’Istituto di Lettere e Filosofia Ángel Ayala dell’Università CEU San Pablo dove ha insegnato Storia delle Civiltà, Storia della Spagna, Storia sociale d’Europa e Dottrina sociale della Chiesa nelle facoltà di Diritto, Economia e Lettere) – nel suo libro “La perdita della Spagna” (Casa Editrice San Román) afferma che
    “C’e stato un rito massonico – rito scozzese antico e accettato – nella basilica del Valle de los Caidos durante la profanazione di Franco”.

    Il “carismatico” Papa Francesco – dunque – ha “AIUTATO” la profanazione avvenuta in un rito massonico di un cadavere ormai mangiato dai vermi?

  • Alessandro2 ha detto:

    Ulteriore spunto di riflessione e sviluppo del discorso sul CVII è l’ultimo articolo di Sandro Magister, un botta e risposta Viganò – Brandmuller preceduto da alcune considerazioni del padrone di casa (spoiler: critica Viganò).

    Vi invito alla lettura, lunga ma molto interessante, e chiedo un vostro parere in merito: http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/07/06/sul-concilio-una-lettera-di-vigano-e-una-lezione-di-brandmuller-chi-ha-ragione-e-chi-no/

    Non sarebbe male neanche sapere cosa ne pensa il nostro Tosatti 🙂

  • Davide ha detto:

    Gent.mo dott. Tosatti,

    sulla continuità di Dignitatis Humanae con il Magistero precedente, c’è un interessante studio di Mons. Fernando Ocáriz, attuale Prelato dell’Opus Dei, che a mio parere risulta molto convincente. Sarebbe interessante se Mons. Viganò e Mons. Schneider lo visionassero:

    https://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwjr9vD15r3qAhWh-yoKHccVAqgQFjAAegQIBhAB&url=https%3A%2F%2Fwww.unav.edu%2Fweb%2Fcentro-de-estudios-josemaria-escriva%2Fbiblioteca-virtual%2Fhigh.raw%3Fid%3D0000013807%26name%3D00000001.original.pdf%26attachment%3D0000013807.pdf&usg=AOvVaw1-O2j8V4nXI2Mr2RnsTSBu

    Davide

    • Saggio ha detto:

      L’articolo di Ocariz è famoso e lo conoscono di sicuro, come conoscono Marchetto, Ronheimer (Opus Dei), Valouet ed altri, oltre a Ratzinger anche prima di essere papa.
      Non avendo argomenti per rispondere si limitano a ripetere le accuse basandole sui presunti complotti.
      Tempo perso tentare di coinvolgerli in un dibattito serio.

  • Maria Cristina ha detto:

    Forse la profezia di Gesu’ “Molti si sfracelleranno su di essa “:intendendo la pietra angolare scartata dai costruttori, oggi si sta realizzando sotto i nostri occhi . Oggi molti si sfracellano e periscono sulla pietra che e’ Pietro , la roccia, il capo della Chiesa. Oggi molti vanno in rovina , spiritualmente, per riuscire a capire chi , come, quando, perche’ , in che modo, un papa coesiste con un altro papa, chi e’ il vero papa, se sono valide le dimissioni,se e’ valido il conclave che ha eletto Bergoglio ecc. ecc.
    basta, basta . Posto che la verita’ non la sapremo mai, se i diretti interessati ( Benedetto e Francesco) non la dicono apertamente,
    lasciamo questo sfracellarsi sulla roccia che a nulla giova.
    Lasciamo questo dubbio , questo eterno rimuginare. Chiunque sia il vero papa e il falso papa, lo stato della Chiesa cattolica lo vediamo tutti: essa non ha bisogno che di santi, di veri credenti, di persone spirituali e non materiali. Ha bisogno di fede e non di opere. Ha bisogno di entusiasti innamorati di Gesu’ e non di manager. Ha bisogno di puri di cuore e non di furbi.

  • Carlo ha detto:

    In ogni caso il vero Papa è ancora Benedetto XVI in quanto non si è dimesso l’11 febbraio 2013 (infatti dopo tale data è rimasto Papa a tutti gli effetti) e poi il 28 febbraio 2013 non ha fatto alcunché che lo potesse far passare da essere Papa a essere ex-Papa. Di conseguenza Jorge Mario Bergoglio è ancora soltanto un Cardinale. Inoltre già da tempo si può facilmente inferire che il Cardinale Jorge Mario Bergoglio è caduto in eresia manifesta e molteplice.
    Potete trovare maggiori dettagli in quest’opera:
    Pace C. M., “Il vero Papa è ancora Benedetto XVI”, Youcanprint 2017:
    https://books.google.it/books/about/Il_vero_Papa_%C3%A8_ancora_Benedetto_XVI.html?id=v2EIDgAAQBAJ&redir_esc=y
    oppure:
    https://www.youcanprint.it/scienze-sociali-generale/il-vero-papa-ancora-benedetto-xvi-9788892646698.html 

  • Enrico ha detto:

    Gianfranco dice: “Penso che si potrebbero esprimere gli stessi concetti con la metà delle parole”.

    Invece, io penso che anche la metà o un quarto o un decimo delle parole sarebbero inutili.

    Sono sempre più convinto che lasciar andare in malora questo mondo e questa pseudo chiesa sia la miglior cosa da fare. Una metastasi capillarmente diffusa non la si può curare. Una valanga che ha preso velocità non la si può fermare. Si dice che non si può risalire se non si tocca il fondo. E allora perché non sperare che questo maledetto (o benedetto?) fondo sia toccato il più presto possibile?

    Ho la nettissima sensazione che ‘questo mondo’ e ‘questa chiesa’ siano ridotti ad un enorme e informe massa elefantiaca in avanzato stato di putridume sulla quale è inutile accanirsi come inutili e agitati nugoli di mosche e zanzare.

    • stefano raimondo ha detto:

      Non hai tutti i torti. Tra l’altro chi parla di “toccare il fondo” non riesce mai a dimostrare che il punto a cui siamo arrivati sia effettivamente il “fondo”: ogni volta sembra che si tocchi il fondo mentre invece si continua a scavare… È diventato anche noioso stare a giudicare o anche solo osservare questo simulacro di Chiesa che è diventata un’entità della quale non si capisce più la finalità, si sa soltanto che è equiparabile a una Ong di estrema sinistra con un supplemento d’ipocrisia.

      Solitamente il problema è chi dirige la macchina, ma quando la macchina è da decenni diretta dagli stessi occupanti, finisce per coincidere con questi (dal CVII sono ideologicamente gli stessi). E si giunge a un punto in cui la loro sostituzione è impossibile e la situazione irreversibile. È il punto in cui il meccanismo va gettato via.

  • Iginio ha detto:

    Allora, premesso che Benedetto XVI ha dato prova di grande umiltà rinunciando al pontificato e affidandosi al giudizio di Dio per questo, allo stesso tempo ha commesso un errore madornale inventandosi questo “papa emerito”, anche se probabilmente lo ha fatto per continuare a godere di una sorta di immunità davanti alle accuse allucinanti di cui era bersaglio.
    Detto ciò, qui stiamo perdendo tempo. Alla gente e al clero non importa un bel niente di queste disquisizioni. A loro importa solo chi dà i soldi e fa la pappetta. E chi comanda consentendo di fare carriera. Su questi punti occorre battersi. Il resto sono pliniate pseudoelitarie.
    L’ho detto altre volte: ma perché uno non può essere contro la mafia, fare opere di beneficenza e allo stesso tempo essere per la sana dottrina, pro Benedetti XVI, pro messa in latino (nuovo o vecchio rito è secondario)? Bisogna occupare lo spazio pubblico, con argomenti concreti. Le disquisizioni non portano da nessuna parte e ci fanno ridere in faccia e alle spalle dai cosiddetti progressisti.

  • Marco Matteucci ha detto:

    “Mio Nabí: riferisci al Mio Popolo che sta per scoppiare una nuova pandemia e sarà più mortale di quella che state vivendo. L’umanità rimarrà confinata e il confamento sarà più lungo. Non sono Io, Vostro Padre, la causa di queste disgrazie, è la mano dell’uomo e della sua scienza al servizio del male, che sta causando queste pandemie. Ricordate che Io rispetto il vostro libero arbitrio, è il male che abita il cuore e la mente dell’Elite che si definisce “illuminata” che sta causando tutto questo disastro….”

    Se vuoi leggere tutto:
    https://reginadelcielo.wordpress.com/2020/07/08/sta-per-scoppiare-una-nuova-pandemia-e-sara-piu-letale-di-quella-che-state-vivendo/

  • luxbon ha detto:

    sa che non ho mai fatta così tanta fatica a capire un documento su questi temi ?
    comunque queste considerazioni non andrebbero portate al Consiglio Cardinalizio ? continueremo per molto tempo a raccontarci questa storia ? Poi ancora , ma come si fa a dare peso a quello che ha detto o non detto Ganswein ? Ma domandate a SER mons. Clemens , chi è GeogGanswein

  • Francesco ha detto:

    La verità: Benedetto XVI è ancora il papa ma ha tradito la Chiesa i fedeli e Cristo. Bergoglio non è papa, eletto dalla mafia di san Gallo è incorso nella scomunica due volte, per l’elezione simoniaca e per aver accettato senza chiedere prima il permesso al suo superiore.Ci vorrebbe un concilio per eleggere un pontefice legittimo e cattolico.

  • analisi logica ha detto:

    I) La tesi della Guarini si basa sulle dichiarazioni di Ganswein
    II) La Guarino e Ganswein dicono che il tipo di rinuncia di Papa Benedetto sarebbe una novità, un’innovazione
    III) Ganswein motiva la scelta sul munus/ministerium e quindi caratterizza la figura del Papa Emerito su questo presupposto: “Trentacinque anni dopo egli non ha abbandonato l’ufficio di Pietro – cosa che gli sarebbe stata del tutto IMPOSSIBILE a seguito della sua accettazione irrevocabile dell’ufficio nell’aprile 2005”
    IV) La figura del Papa Emerito sorge da questa impossibilità di rinunciare all’ufficio
    V) Se l’accettazione è irrevocabile, questo vale per qualsiasi papa
    VI) Se l’accettazione irrevocabile rende impossibile la rinuncia all’ufficio petrino e consente solo l’abbandono della sua componente attiva, questo vale per qualsiasi papa
    VII) Nella storia ci sono già stati Papi rinunciatari
    VIII) Nella storia ci sono già stati Papi che si sono trovati nell’impossibilità di rinunciare all’ufficio, in ragione dell’irrevocabilità dell’accettazione
    IX) Nella storia ci sono già stati Papi Emeriti, anche se non chiamati così
    X) La scelta di Papa Benedetto non è una novità né un’innovazione
    Corollario
    XI) Si afferma che se Papa Benedetto ha sbagliato, allora le sue dimissioni sono invalide
    XII) Lo stesso sbaglio sarebbe stato fatto dai Papi rinunciatari precedenti, pertanto le loro dimissioni sarebbero state invalide
    XIII) La Chiesa riconosce da secoli la validità dei Successori di quei Papi rinunciatari (es. Papa Bonifacio VIII rispetto a Celestino)
    XIV) La Chiesa riconosce da secoli la possibilità di rinunciare validamente al Papato
    XV) La Chiesa non riconosce affatto l’irrevocabilità dell’accettazione dell’Ufficio
    Ulteriore corollario:
    XVI) Nella spiegazione delle sue dimissioni, Benedetto XVI, parlando del “per sempre”, ha detto “perciò continuerò ad essere Papa in altra maniera” o “Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso”? E ha parlato o no del “nuovo Successore dell’Apostolo Pietro”?
    Valutate voi.

  • Boanerghes ha detto:

    Tale dibattito non avrà mai fine.
    Solo Benedetto XVI potrebbe rivelare eventuali particolari sulle sue dimissioni, come ad esempio una possibile dimissione all’interno del ” mistero dell’iniquità”.
    Certo non è uno sciocco né tantomeno uno sprovveduti.
    Ci ha riflettuto molto ed era ben conscio di quello che faceva, conscio soprattutto della situazione ecclesiale, dei lupi che gli camminavano intorno.
    Solo Lui potrebbe svelare il mistero, se di mistero si tratta.
    Bisogna altresì ricordare che Benedetto XVI conosceva bene la portata del segreto di Fatima

    • Physicus ha detto:

      Condivido quanto scritto da boanerghes. La soluzione è ne l terzo segreto. Ricordate lo spavento di Roncalli?” Temeva di essere lui….” , ma poi capì che la Madonna si riferiva ad altri. A chi ? Perchè Roncalli era terrorizzato da quanto appena letto, temendo di essere la persona coinvolta? Si parlava di un Papa probabilmente! Forse il segreto, di origine spagnola, pubblicato da Tosatti in un suo libro non è il segreto, ma una parte è vera. In genere fanno così, almeno Ottaviani lo fece con la rivista tedesca che pubblicizzò il terzo segreto. Non tutto era vero, ma una piccola parte sì. Questa l’opinione, tra gli altri, di p. Villa, che qualcosa certamente sapeva.

  • Valentina ha detto:

    Dunque, non si è capito un’acca!
    Alla fine, ci sarebbe qualcuno così gentile da dirci chi è il Papa? Perché se per tutta la vita della Chiesa il Romano Pontefice, Vicario di Cristo, Successore di Pietro e compagnia cantante, è sempre stato uno, noi oggi non sappiamo dove sbattere la testa. Tutte queste sottigliezze su cui si arrovellano grandi menti riguardo a: traduzioni dal latino errate/corrette, munus petrino, Ministerium; governo della Chiesa e dimensione spirituale; a noi servono solo a confonderci. E dato che è stato Cristo ad investire Pietro quale Suo unico Vicario, le soluzioni sono due: se BXVI è il papa, allora Bergoglio deve lasciare lo scettro. Se invece Francesco è papa, Ratzinger deve tornare ad essere Cardinale.
    La Chiesa è andata avanti così per 2013 anni e direi che se l’è cavata piuttosto bene. Perché buttarci in questo vortice di parole inutili?
    Qualcuno per favore ci metta una pezza a sto obbrobrio. Grazie!
    PS: domanda idiota: ma BXVI, in quanto papa emerito, gode del dogma dell’Infallibilità papale?

    • Mah ha detto:

      Salve Valentina, premesso che ad arrovellarsi ci sono tutt’altro che “grandi menti”, quanto al tuo “fino al 2013 tutto ok” ti consiglio di aprire un manuale di storie e verificare se davvero sia la prima volta in cui si litiga su chi sia il Papa.

      • Miki ha detto:

        Sì ma allora a litigare era gente seria, erano cardinali e vescovi; adesso non c’è nessuno che litiga su chi sia il Papa, ci siete solo voi lettori di Tosatti Valli e Socci.

  • Alessandro ds ha detto:

    Questa signora Guerini è di una incompetenza abissale, il diritto canonico dice chiaramente che le dimissioni per essere considerate valide , necessitano semplicemente che siano espresse anche solo verbalmente e che ci siano 2 testimoni.
    Benedetto XVI ( che io amo ), purtroppo ha detto chiaramente in maniera videoregistrata davanti a testimoni che lui ” dal giorno 28 non sarebbe piustato il Papa, per causa dimissioni ” , tutto il contorno sono congetture.
    Se volete spodestare legalmente Bergoglio, sollevate la questione del Conclave invalido a causa degli accordi preventivi della “capitolazione della mafia di san gallo ” , oppure del fatto che era presente al conclave Walter Kasper che in realtà non è un vero cardinale, in quanto la sua nomina è invalida secondo il diritto canonico 1917 e 1983, perché il cardinalato è una “dignità” non è un ufficio. Quindi i suoi “atti di ufficio” sono validi, ma la dignità di cardinale no, e per entrare in conclave si entra in virtù della dignità e non dell’ufficio.
    Ma tanto voi siete tutti maestri no?? Voi sapete tutto no? Che tristezza vedere tanta ignoranza che cerca di tramutarsi in ostentata sapienza che invece non c’è! La pagano anche sta gente.
    Giocatevi queste 2 carte per spodestare Bergoglio, avete 2 carte buone e legalmente valide e vi giocate l’unica carta non valida…mah!

    • Beh ha detto:

      La sigra Guerini è l’animatrice di Chiesa e post concilio ed altri siti di riferimento dei tradizionalisti italiani. Un’autorità nel suo campo.

  • Gianfranco ha detto:

    Se la gente facesse un po’ di esercizi di CAPACITA’ DI SINTESI…!
    Penso che si potessero esprimere gli stessi concetti con la metà delle parole.

  • : ha detto:

    I collegamenti «qui» non sono funzionanti.