VESCOVI, SIETE TROPPO PRONI A CESARE. PAROLA DI UN FEDELE.
7 Luglio 2020
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae un amico della Puglia ci ha inviato la lettera che un fedele cattolico ha inviato al suo vescovo, e ad altri responsabili di Chiesa della sua zona, in merito alle misure prese per limitare la diffusione del Coronavirus. Ci sembra sia interessante condividerla con voi, e sorridere, amaramente, per alcune punte particolarmente dotate di senso dell’humour. Buona lettura.
§§§
Ecc. Rev.ma Mons. Giuseppe Favale
Vescovo della diocesi Conversano – Monopoli
p.c. ………………..
Vicario zonale di………………
p.c.
Parroco della parrocchia ………………..
Con la nota del 12/05/2020 ha comunicato ai sacerdoti e ai fedeli della diocesi di cui è pastore il come e il quando potranno riappropriarsi del diritto di partecipare fisicamente al culto divino e alla vita sacramentale fonte della grazia indispensabile per la loro vita spirituale. In essa ha tenuto a sottolineare, con un certo entusiasmo, che il tutto era frutto del protocollo concordato e sottoscritto dal presidente del consiglio e dal card. Bassetti, presidente della CEI. Mi dispiace doverle far notare che il card. Bassetti in quella occasione, con virtuosa suggerita pazienza, non ha concordato nulla, ha solo preso atto di quanto veniva concesso dal governo italiano al popolo di Dio. Ha accettato e ha firmato tale protocollo con la piena consapevolezza che il suo primo dovere era la difesa della vita degli italiani dal corona–virus e non il riconoscimento dei diritti alla vita spirituale dei credenti in nome e per conto dei quali era lì presente.
Per mesi, con la condiscendenza e condivisione della gerarchia, ai fedeli è stato negato il diritto primario alla partecipazione al culto divino e alla vita sacramentale; quale autorità, civile o religiosa che sia, può permettersi questo arbitrio?
A riparazione di questo sopruso voi pastori, preoccupati delle vostre pecorelle, con ostentata magnanimità, avete offerto loro l’ancora di una nuova vita spirituale, quella virtuale: messa virtuale, comunione spirituale, confessione con assoluzione impartita per televisione valida anche per le colpe future ( fino all’estinzione della pandemia?). I fedeli, che completamente stupidi non sono, pian pianino potrebbero convincersi che anche Gesù è virtuale, che virtuale è la salvezza eterna, che virtuali lo siete ormai anche voi pastori e virtuale potrebbe diventare il loro obolo.
Le autorità civili hanno saputo far fronte alle esigenze dei propri cittadini; hanno tenuto aperto i negozi alimentari e hanno tenuto sempre in attività le filiere per i relativi rifornimenti. Assolutamente non hanno suggerito ai propri cittadini di rimediare alla propria nutrizione con pranzi virtuali.
I dottori e tutto il personale ospedaliero non si è tirato indietro, hanno curato il corpo esponendo se stessi e le proprie famiglie al gravissimo rischio del contagio, pagando, alcuni, persino con la morte.
Certamente non sono esempi che possono essere seguiti da tutti. I dottori, purtroppo, devono curare il corpo, invece i nostri pastori solo le anime; queste, poi, le possono affidare sempre alla misericordia di Dio.
Comunque ora, finalmente, potremo riprendere a frequentare le nostre chiese anche se con tanti limiti che lei ha ben argomentato e definito in tutti i particolari nella sua nota. Mi permetto, comunque, qualche osservazione.
Con l’obbligo dell’intervallo di 45 minuti tra due celebrazioni, nelle chiese parrocchiali al massimo potranno essere celebrate due messe al mattino ed una al pomeriggio. Nella mia parrocchia, ………………………………., tenuto conto che ci sono circa quaranta banchi e qualche altro spazio da sfruttare, ottemperando agli interspazi imposti, potranno entrare e partecipare circa 50 fedeli per celebrazione e quindi 150 nell’intera giornata festiva (200 contando la messa prefestiva). Tenuto presente che la messa festiva era frequentata da circa 700 persone, si deduce che ogni fedele potrà partecipare alla messa ogni quattro domeniche, salvo festività solenni, prime comunioni, assenze del celebrante per solenne pontificale nella concattedrale.
In questo calcolo mi stava sfuggendo il suggerimento da lei dato ai parroci nella nota. Gli anziani (tra i quali il sottoscritto), giustamente, per i loro acciacchi potrebbero dare fastidio e quindi possono rimanere a casa accompagnati dalla sua benedizione e con la dispensa dal precetto festivo. Mi permetto un suggerimento per facilitare il compito degli addetti all’accoglienza ed evitare fastidiose discussioni. Sarebbe opportuno elencare su un manifesto i vari acciacchi di cui possono patire gli anziani ed assegnare a ciascuno di questi acciacchi un punteggio. Sommando i punti delle malattie sofferte da un anziano alla sua età si potrà formulare una graduatoria per una giustificata esclusione. Non c’è di che preoccuparsi per eventuali risentimenti: gli anziani hanno già fatto questa esperienza allorquando, nella calca al pronto soccorso degli ospedali, nei momenti più critici dell’epidemia, i dottori di fronte a scelte drammatiche consigliavano loro di curarsi a casa. E’ esattamente ciò che suggerisce lei: l’anziano può seguire la s. messa in televisione comodamente seduto sul divano di casa; nessuno contesterà i ripetuti solenni inviti all’amorevole doveroso rispetto di tutte le persone e, soprattutto, degli scarti.
Sono pesantissime le condizioni accettate nel protocollo d’intesa e così minuziosamente descritte nella nota: L’intervallo di 45 minuti tra due celebrazioni, le distanze notevoli da osservare e, nonostante queste, le mascherine e i guanti, gli abominevoli guanti di lattice imposti al celebrante, i vari liquidi per la disinfestazione ecc.. A nessun locale, sia esso supermercato o capannone industriale o spiaggia, che hanno presenze di gran lunga superiore a quella di fedeli ad una messa, è stato imposto di svuotarsi per 45 minuti dopo ogni ora di attività (la durata di una messa), e la sanazione di tutti gli ambienti. Gli ombrelloni possono stare a due metri; i tavolini dei bar e ristoranti ad un solo metro. Tutte le categorie hanno ottenuto condizioni meno stringenti di quelle accettate dal car. Bassetti. Indubbiamente i vari imprenditori hanno dovuto far ricorso a varie manifestazioni di protesta, si sono beccati anche delle multe e tra loro c’è scappato anche qualche suicidio; ma il nostro cardinale per i diritti primari dei credenti non si è scomodato più di tanto. Eppure, vista l’origine cinese del guaio, nessuno gli avrebbe rimproverato un eventuale scatto di responsabilità.
Del tutto incomprensibile, infine, risulta la decisione di non permettere la celebrazione delle messe nelle chiese non parrocchiali. Non penso che il virus abbia mostrato tanta virulenza verso quelle comunità e le loro chiese da averla costretta a tale decisione . La messa celebrata anche in quelle chiese avrebbe permesso a molti altri fedeli di poter soddisfare il precetto festivo e avrebbe permesso ai tanti confratelli che hanno lì la loro sede, di tener vive la loro semplice vita religiosa e quella popolare devozione al loro santo patrono così come avviene da secoli. Probabilmente si teme che proprio questa devozione popolare potrebbe reggere all’onda luterana e non abboccare ai nobili e superiori inviti dell’alto comitato della fratellanza universale.
Con filiale deferenza
17/05/2020 N. D. Lettera firmata
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Tag: covid 19, eucarestia, messa, monopoli
Categoria: Generale
Sono d’accordo con tutti i commenti e questa situazione è impossibile i vescovi dovrebbero preoccuparsi non di sanificazione ma di SANTIFICAZIONE DELLE ANIME ,ma siamo in questi tempi privi di fede dove tutto è più importante dell’anima!
Per noi cattolici Gesù Cristo è IL SALVATORE POTENTE UNICO Che lascia fare ma non strafare ,Egli ascolta il grido dei poveri e li esaudisce!
…«confessione con assoluzione impartita per televisione valida anche per le colpe future»… ohibò, questa è una novità! Qualsiasi prete sa che non si possono assolvere peccati non ancora commessi! E che l’assoluzione, anche quella generale (riservata a casi davvero eccezionali), richiede la presenza fisica del confessore e del penitente (o dei penitenti). Questa mi sa che è una panzana bell’e buona. Una fake new, per dirla come si usa oggi…
La CEI e molti Vescovi non sono “proni” solo allo stato ma anche a satana. Spiego. Leggo nel Vangelo di san Luca che Gesù ha detto alla donna adultera: “Neppure io ti condanno. Va’ e non peccare più”. Leggo invece in un Documento dei Vescovi dell’Emilia Romagna (ma non di loro soli) che, pur invitando i divorziati risposati o conviventi ad astenersi dagli atti che chiamano impropriamente “coniugali” (chissà perché non li chiamano per quello che sono: adulterini), tuttavia, “questa scelta non è considerata l’unica possibile, in quanto la nuova unione e quindi anche il bene dei figli potrebbero essere messi a rischio in mancanza degli atti coniugali.” (31.01.2018 n. 9). Possono dunque continuare a convivere “more uxorio” ed accostarsi ugualmente all’Eucaristia, sia “per la propria santificazione” come “per assicurare l’educazione cristiana dei figli”. Sbalordito! Là dove Gesù raccomanda all’adultera: “non farlo più”, i Vescovi dicono: “puoi farlo ancora”! Che dire? Di conseguenza, aggiungo quanto trovi incomprensibile la proibizione di amministrare l’Eucaristia a dei Fedeli che, mossi da rispetto e in grazia di Dio, desiderano riceverla in bocca o nella mano priva dei guanti monouso (entrambe modalità che non comportano alcun contatto) e l’invito invece ad amministrarla a conviventi in palese e persistente condizione di adulterio!!! Mi sorge infine un dubbio: i vangeli raccontano di Gesù che, guarito un lebbroso, lo inviò ai sacerdoti perché fosse riammesso nel proprio villaggio e in famiglia (Mt 8,1-4 e sinottici). Rispettoso della Legge in vigore, non se n’era tuttavia lasciato condizionare nell’esercizio del suo ministero: aveva infatti accolto il lebbroso permettendogli di avvicinarsi, l’aveva addirittura toccato e gli aveva imposto di non dirlo però a nessuno! Mi domando: i Vescovi a cui ci stiamo riferendo, se fossero stati presenti, gli avrebbero forse proibito di conseguenza di avvicinare e guarire i malati di lebbra? L’avrebbero forse accusato di imporre il silenzio al lebbroso guarito per nascondere le proprie malefatte? A loro la risposta.
Caro N.D., ho scritto anch’io la mia bella letterina al mio vescovo, ma le assicuro che è meglio non farlo mai più, se ne beneficia almeno il nostro fegato e soprattutto la nostra anima, già in condizioni così precarie, evitando di appesantirla con peccati di ira e di corposa mormorazione. Non vale la pena cercare di interloquire con.questa gente, non è più quella che un tempo ci davo speranza e conforto, è diventata marmaglia senza dignità e soprattutto senza più fede. Se è la sanificazione (o la pronazione?)’ la priorità che a costoro sta a cuore, se l’assicurino pure, ma per cortesia non si presentino più né come preti, né come vescovi, soprattutto di una religione che non è più la loro.
Senza che voglia auto-elogiarmi, anch’io ho scritto al mio vescovo, alla Conferenza episcopale, ad un mensile di “ispirazione cattolica” (forse più protestante che altro)… facendo rispettosamente delle domande e dando voce alla mia difficoltà di comprensione. Mai una risposta. Poi facendo il confronto tra le disposizioni e quanto ho dovuto vedere in diretta TV ho lasciato perdere.
Non ho reagito poi all’intervista di vari parroci della zona, nella quale -sorvolando completamente a quanto imposto sopratutto per quanto riguarda le distanze e conseguente riduzione dei posti a disposizione (in una parrocchia hanno messo posti a sedere per i fedeli persino nel presbiterio) – ho dovuto leggere: mancavano alla messa domenicale alcune famiglie – beh, qualcuno la messa domenicale la sente come valore, qualcuno semplicemente no.
In un importante santuario poi, questo ho visto settimana scorsa, non poi entrare per pregare davanti a nostra Signora di tutti i popoli, ma “soltanto per partecipare alla Santa messa o per i sacramenti” – allora mi sono inginocchiato all’esterno davanti all’ingresso, per pregare nostra Signora.
Caro IPM, ci hanno defraudato del sacro e se la gente non sta ritornando in chiesa è perché ormai non distingue più quel luogo da un altro qualsiasi (messa in tv, ad esempio). Boccette disinfettanti nelle acquasantiere e accanto ad ampolline e vasi sacri stridono terribilmente, l’imposizione della Comunione in mano stride anch’essa con la libertà di ricevere il Signore come meglio si vuole; persino il tempo di permanenza sui banchi è limitato, ché la disinfezione urge. Insomma, si sta facendo di tutto per farci disamorare. Da parte mia lo provo sì e forte questo disamore, verso la genia che ci ha portato a questo punto, però.
Tosatti, ha letto i tweet di Zen contro Parolin? Sono stati ritwittati da Damian Thompson, che definisce Parolin “revolting”, ossia orrendo.
In famiglia si racconta di quando mia nonna era giovane: una volta era andata a messa con un vestito “alla moda” (stiamo parlando dei primi anni ’20 del 1900). Il prete dall’ambone l’ha additata come svergognata per aver indossato tale vestito.
Tronata a casa in lacrime, sua madre ha preso il vestito ed è andata dal Cardinal Ferrari (allora Arcivescovo Metropolita di Milano). Il Cardinal Ferrari l’ha ricevuta e quando ha fatto vedere il vestito che mia nonna aveva indossato, e per il quale era stata additata, il Cardinale ha detto che l’abito non aveva niente di male e che poteva continuare a usarlo. Questo per dire quanto una volta i Pastori erano tali e si occupavano anche delle piccolezze del loro gregge.
A parte il fatto che oggi si può andare in chiesa anche in costume da bagno senza che nessuno fiati (ma con la mascherina), ho scritto all’infinito mondo dell’universo per chiedere di smetterla di comportarsi da servi dello stato, ma non ho sentito neanche un’alitata di risposta.
Chissà se questo fedele avrà qualche feedback…
Negli anni ’60 Famiglia Cristiana vituperava il bikini (giustamente, a mio retrogrado parere). Trent’anni dopo si faceva pubblicità col fondoschiena femminile.
I nostri pastori, temo, non hanno grande fede e nemmeno una grande voglia di lavorare. Nella mia parrocchia c’era una messa prefestiva al sabato molto frequentata e una messa la domenica mattina poco frequentata. Dopo la pandemia senza nessuna spiegazione si è tolta quella della domenica , che secondo me sarebbe stata utile per indirizzare i fedeli che non riuscivano ad accedere a quella del sabato o che avevano paura del contagio. Come diceva bene il fedele, anche l’obolo sarà virtuale mentre il mio 8 per mille andrà alla Chiesa ortodossa.
È stata in effetti data l’impressione di poca voglia di lavorare.
Ed è il lavoro sulle anime, il più importante.
Chiaro che poi il fedele si arrabbia e non fa nessuna offerta.
Anche il mio obolo sarà virtuale! Se lo possono scordare!
Come non essere d’accordo? La situazione descritta dal fedele la stiamo vivendo un po’ tutti; prima abbandonati dai pastori ora sgridati se non usiamo il gel, se ci inginocchiamo, se osiamo abbassare la mascherina per respirare….
La Cei dell’amorfo Bassetti zerbino del governo; non sarebbe andata così se ci fosse stato un altro governo…o un altro Papa.
L’obbedienza alle ingiustificate disposizioni è solo un pretesto che agevola gli obiettivi della banda Bassetti e di Jorge Gambadilegno: distruggere la Chiesa e la Fede.
Ma non ci riusciranno: sappiamo Chi vince alla fine
Sono totalmente d’accordo con quanto scritto dal fedele, trovo che mai come in questi anni, ed ora la Chiesa sia stata sottomessa allo stato, è molto triste, forse l’ho già scritto, ma di cosa hanno paura, non sanno che tutti i nostri giorni sono contati, nessuno può aggiungere un’ora sola alla sua vita…
Ahimè, non hanno paura di niente poiché non credono e non hanno Fede. Quello che dicono (ma non quello che fanno) lo dicono per mestiere. Sono professionisti della religione. Basta guardarli e ascoltarli. Ma per fortuna non sono tutti così, e questo è motivo di grande speranza.
intende i Vescovi ? Non sono tutti così i Vescovi ? Ma se hanno paura persino della loro ombra ? . Domandi ai Francescani dell’Immacolata se hanno trovato uno solo Vescovo in tutta Italia dspostao a incardinarli nella sua diocesi. No amico mio, al meglio sono dei conigli , ( ne senso di paurosi )
Dici bene: “professionisti della religione”. Transigono su tutto ma, guarda caso, sono intransigenti sulla struttura gerarchica della Chiesa: i vescovi si guardano bene dal mettere in discussione la (loro) poltrona.