PREPARAZIONE ALLA MORTE. L’ULTIMA OPERA DI ANTONIO LIVI.

22 Giugno 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, ci è giunto un piccolo libro la cui lettura vi consigliamo caldamente. È l’ultima opera di don Antonio Livi, scritta quando già stava lottando con la malattia che infine lo avrebbe portato via. Ve ne offriamo qualche brano, che ci ha colpito in maniera particolare. 

§§§

“Racconto questo agli amici che sono in sintonia spirituale con me, e  pubblico questa conversazioni non per parlare ultimamente di me né di loro, ma per parlare di Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo), esaltando la sua infinita Misericordia (per quanto possibile al mio inadeguato linguaggio) e ringraziandoLo con tutto il cuore ora, proponendomi di continuare incessantemente a ringraziarLo finché avrò coscienza.

Così padre Antonio Livi comincia la sua ultima opera, un piccolo libro di riflessioni e conversazioni teologiche, “Preparazione alla morte – Riflessioni teologiche a partire dall’esperienza”, 122 pagine, pubblicato dalla Casa Editrice Leonardo. Un piccolo libro, concepito e formato quando già il grande teologo e studioso sapeva che la sua malattia non era operabile, e che l’avrebbe colpito proprio, con ironia drammatica, nell’organo che presiede alle capacità intellettive, il cervello.

Non possiamo non consigliarne la lettura, e offriamo qui qualche sprazzo di questa estrema testimonianza di fede e di vita di una persona che tanto ha contribuito con i suoi scritti e la sua intelligenza alla vita della Chiesa, e alla Vita in assoluto. “Dall’altra parte della Trinità divina dell’amore infinito e contro il suo disegno di salvezza c’è la trinità perversa di Satana, della carne e del mondo. Mi conferma nella certezza che la verità di fede presuppone la verità del senso comune, basato sul personalismo metafisico, in questi giorni in agonia (ossia, etimologicamente, lotta contro il demonio che sempre tenta chi sta per morire e vorrebbe che il moribondo non accettasse serenamente ogni cosa che succede in quel momento”.

E ancora: “Figurati che passo quasi tutta la notte sveglio a fare orazione e a dialogare con il Signore come non mai nella mia vita precedente. E passo da momenti di richiesta di sollievo fisico a momenti di piena accettazione del dolore con ringraziamento convinto per come mi sta santificano. E ho capito finalmente  che cos’è la santità: solo opera di Dio, che può fare a meno anche della corrispondenza alla grazia da parte della persona beneficiata (come i santi Innocenti)…

Un’ultima citazione, che troviamo bellissima e illuminante: “Vivere il presente, necessario per vegliare il futuro. Molta della sofferenza che ci infliggiamo è legata al fatto che non vogliamo vivere il momento presente. Preferiamo tormentarci nel passato, oppure avere timore per il futuro, ma sfuggiamo in questo modo l’unico momento vero che ci è dato di vivere, legato al nostro oggi, al qui ed ora”.

E infine qualcosa di molto prezioso ed importante, per la Chiesa, che vive momenti così travagliati. “La salvezza dai monasteri. Il monaco ha due funzioni. La prima è l’affermazione del primato di Dio ossia l’adorazione in tutte le sue forme. Inoltre, come vero figlio di Dio deputato alla lode e alla sua gloria, il monaco è libero di agire lasciandosi usare laddove vi siano necessità urgenti, perché non è impegnato in alcuna opera particolare che lo distragga da questo. Ma occorre che il monaco sia veramente tale, ossia non abbassato alle mondanità varie o addirittura da attività che sviliscono la sua stessa vocazione”.

Questa riflessione è l’ultima, della parte dedicata alla preparazione alla morte. E con questa vi lasciamo esortandovi ancora una volta a leggere questa piccola opera.

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21 commenti

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Dai pochi cenni riportati dall’articolo di Tosatti mi pare di poter intuire il senso vero e profondo del messaggio che padre Livi vuole lasciare. In sintesi : ad ogni vita umana Dio associa una determinata quantità di tempo e il tempo per ognuno di noi è una risorsa limitata e non rinnovabile. Quando pensiamo, parliamo, scriviamo, facciamo, dovremmo sempre pensare : questo potrebbe essere il mio ultimo pensiero, queste potrebbero essere le mie ultime parole, questo potrebbe essere il mio ultimo atto perchè questo potrebbe essere il mio ultimo minuto di vita. Se quello che sto dicendo, scrivendo, facendo non è bene non lo devo fare. Essere sempre in pace con Dio e con gli uomini è l’unico modo per affrontare con serenità la morte.

    • anonimo verace ha detto:

      ma, amici miei, l’ora della morte verrà, le parole vuote, i sogni, tutti fuggiranno come dei fantasmi notturni e noi tutti dovremmo confrontarci con l’inevitabile realtà.
      Cosa accadrà allora ?
      In quale tempo miserabile stiamo vivendo ! Il nemico è giunto a distruggere le nostre anime. Lui sa che la paura della morte e del giudizio è il mezzo più forte per impedire ad un’anima di ingannarsi e di farsi ingannare. Quindi fa tutto il possibile per far allontanare questo pensiero dalle nostre menti e ci riesce. Ma se togliete la paura della morte, sparirà anche il timor di Dio e senza il timor di Dio, la coscienza diventa muta. L’anima diventa vuota, come una nube senz’acqua, spinta da non si quali venti di dottrina e da diversi momenti di passione.

      • Anonimo verace ha detto:

        Copiato liberamente da un santo autore russo.

      • Enrico ha detto:

        Piccolo, timido contributo.

        Il Timor di Dio è uno dei sette doni dello Spirito Santo. Ed è ragionevole ritenere che lo Spirito Santo, in quanto Consolatore della anime, non sia una sorta di aguzzino che sta lì ad incutere la paura della morte. E’ detto che il timore di Dio è l’inizio della sapienza. Come può la sapienza conciliarsi con la paura della morte? Davvero la paura della morte deve incombere per forza sulla vita?

  • Marco Matteucci ha detto:

    MESSAGGIO DI SAN MICHELE ARCANGELO

    “UN ALTRO VIRUS ARRIVA E DEVASTA GLI UOMINI, SENZA GUARDARE IN FACCIA NESSUNO, PREPARATEVI!”

    Se vuoi leggere tutto:
    https://reginadelcielo.wordpress.com/2020/06/22/un-altro-virus-arriva-e-devasta-gli-uomini-senza-guardare-in-faccia-nessuno-preparatevi/

  • GMZ ha detto:

    Grazie per la preziosa segnalazione, Tosatti.
    Ossequi

  • Rafael Brotero ha detto:

    Dobbiamo prepararci anche alla morte della Chiesa visibile: con Bergoglio e le monsignorine supplicanti, come sopravvivere nella fede?

  • Nicola Buono ha detto:

    A proposito di preparazione alla morte consiglio oltre al prezioso libro di Monsignor Livi anche il classico e fondamentale APPARECCHIO ALLA MORTE di San’Alfonso Maria de Liguori.

    https://www.amazon.it/Apparecchio-morte-Considerazioni-verit%C3%A0-eterne/dp/8871523954/ref=sr_1_2?adgrpid=58350970011&dchild=1&gclid=CjwKCAjwrcH3BRApEiwAxjdPTVjBkVQZi0Hcb26xmHZTSh3LFJMrEC9pzZVpzcfzAX7a1xwqZjVEihoCCQcQAvD_BwE&hvadid=255219255338&hvdev=t&hvlocphy=1008736&hvnetw=g&hvqmt=e&hvrand=634508441271582479&hvtargid=kwd-335551137055&hydadcr=28403_1662623&keywords=apparecchio+alla+morte&qid=1592810182&sr=8-2&tag=slhyin-21

    P.S. ovviamente siccome oggi impera la Misericordia anche senza pentimento, dei Novissimi nella predicazione odierna ( ma solo in quella dei Tradizionalisti brutti, sporchi e cattivi) non c’è la benché minima traccia.

  • Enrico ha detto:

    “Vivere il presente, necessario per vegliare il futuro. Molta della sofferenza che ci infliggiamo è legata al fatto che non vogliamo vivere il momento presente. Preferiamo tormentarci nel passato, oppure avere timore per il futuro, ma sfuggiamo in questo modo l’unico momento vero che ci è dato di vivere, legato al nostro oggi, al qui ed ora”.

    Il QUI ED ORA: l’unico luogo/tempo reale che, se fosse realizzato, renderebbe inutili tutte le parole parlate e scritte e incendierebbe tutte le biblioteche. Eh si, cari Amici tutti: sono il passato e il futuro che ci fregano!

    “La fedeltà semplice al momento presente è il tesoro del cuore. E’ la manna del deserto, che ha tutti i gusti secondo i diversi bisogni e che sazia senza posa. Si ha tutto ciò che si vuole, poiché si vuole soltanto ciò che si ha. Il momento presente è una specie di eternità che prepara alla vera e la fa pregustare.
    Risparmiate il vostro tempo; lavorate con ordine e continuità; mettete le opere al posto dei bei discorsi. L’avvenire non è ancora vostro, forse non sarà vostro mai. Limitatevi al presente; mangiate il pane quotidiano. E’ tentare Dio far provvista di manna per due giorni: si corrompe. Voi non avete oggi la grazia di domani: essa non verrà che col domani stesso”.
    Momento presente, piccola eternità per noi”.
    Fénelon, La gioia di ogni ora.

    Interessantissima l’omologia ascetica del “si ha tutto ciò che si vuole, poiché si vuole soltanto ciò che si ha” di Fénelon con quanto afferma Marsilio Ficino negli Scritti sull’astrologia:

    “ Faccio filosofia soprattutto per questa ragione: poter assecondare con la volontà le cose, quando le cose non assecondano in altro modo la mia volontà; in questo modo, infatti, le cose assecondano le volontà che le asseconda”.

    Semplicemente grandi Fénelon e Ficino!

    • Adriana ha detto:

      Enrico ,
      vero . Però il “qui ed ora ” ha subito notevoli deformazioni nella Gestalt : Specie in quella psicologica di Fritz Pearl .

      • GMZ ha detto:

        Ogni volta che sento “qui e ora” avverto un fremito: sarà che L’Isola di Huxley lo ha rivelato per quel che è: una medicina per chi non ha né memoria né progettualità.
        Col corollario del “subito”, insomma, il DNA del turboconsumismo.
        Brividi!

      • Enrico ha detto:

        Adriana,

        come Lei sa (e come tutti sanno su questo blog) io sono un oscurantista medievale cui piace apprezzare le parole, orali o scritte che siano, che danno (parlo per me senza pretendere che debba valere per tutti), la … vertigine.

        Ovvero, non provo alcun interesse per parole, orali o scritte che siano, che non alludano ad un Oltre sovrumano al quale posso tendere per annullarmi e rigenerarmi. Quindi il mio studio “aforismatico” (non riesco a sorbirmi tomi di quattro/cinquecento pagine dai quali, alla lettera, mi sento soffocare) si nutre di frasette non molto lunghe che già ad una prima lettura mi appaiono sotto una certa luce.

        Il qui ed ora, l’attimo presente, l’OGGI, che mi da la vertigine è quello che propongono tanto le filosofie antiche quanto il Cristianesimo. Ricordiamo il preziosissimo insegnamento di Gesù:

        «Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena».

        Ora, per quanto mi riguarda, “il regno di Dio e la sua gusitizia” non si trova nelle montagne di parole e pensieri dalle quali si rischia (a voler essere moderati) di rimanere schiacciati.

        E per finire, già che ci sono, un possente, vertiginoso passo di Divo Barsotti in “La fuga immobile”:

        «L’ideale non devi proiettarlo nel futuro: è nell’attimo che deve incarnarsi. Immediato trapasso dalla preghiera all’azione dev’esser la vita […] Ora e qui […] Nessun indugio […] Non c’è preparazione nelle opere di Dio: come si può preparare lentamente ciò che è essenzialmente novità e creazione? Come puoi avvicinarti a lenti passi all’Infinito e raggiungerlo? […] Qualunque cosa tu fai servirà sempre ai disegni di Dio, ma falla presto, subito».

        Forse è bene precisare che per una pratica del genere ci vuole un cuor di leone.

        • Adriana ha detto:

          Bisogna non temere la morte…per giungere a duellare con la “spontanea” rapidità di un Samurai .

          • Enrico ha detto:

            😉
            “Di certo esiste solo il particolare scopo del momento presente. Una volta compresa questa regola fondamentale il samurai non deve più manifestare impazienza né imporsi altri scopi. L’esistenza scorre semplicemente.
            Tuttavia le persone tendono a dimenticare tale precetto, pensando che esiste sempre qualcosa di più importante.
            Pochi capiscono il valore di questo principio.
            (…) Se ci fissiamo in questo stato di attenzione continua, raramente ci sentiremo confusi, poiché così restiamo fedeli ai nostri principi”.

            Hagakure (Nascosto tra le foglie), II, 7.

          • Marco Tosatti ha detto:

            È uno dei miei libri preferiti.

          • Enrico ha detto:

            Mi fa molto piacere, signor Marco!

          • Adriana ha detto:

            Enrico ,
            esattamente .

        • MARIO ha detto:

          Enrico, sei la quintessenza della contraddizione.
          Con la ragione (anima) capisci il valore del Presente, ma il tuo cuore (spirito) non ti segue perché ha gettato l’ancora nel Passato. Secondo il famoso detto: “dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”.
          Allora il Presente si trasforma in paura, e la paura genera violenza, e la violenza genera sofferenza, e la sofferenza si esorcizza idealizzando la fonte della paura: il Presente.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Adry perdona la mia ignoranza, ma chi è Fritz Pearl ?
        Forse volevi dire Fritz Perls ?

        • Adriana ha detto:

          St.curiale emerito ,
          si , ti ringrazio , non me n’ero accorta . Approfitto per far notare la stranezza di una ” dottrina” nata in Germania ma che trovò il suo grande successo in Sudamerica per poi approdare in Europa – sembra il percorso di un certo gesuitismo…

    • Shalom ha detto:

      Parole sagge nel loro intento di invitare a “vivere il tempo presente senza evaderlo in sterili nostalgie o utopie”. Parole tuttavia che, a mio avviso, pur apprezzandole, rimangono insufficienti anche se dette da persone autorevoli. Il tempo presente infatti è parte di un “cammino” che, piaccia o no, ha “necessariamente” anche una direzione e una meta: verso dove mi dirigono i passi che compio nel momento presente? dove guarda la speranza che anima il mio tempo presente? a quale meta aspiro? Se i passi che compio nella vita presente sono sempre in discesa, ho la “certezza” che la mia vita non raggiungerà mai la vetta ma il mare, e viceversa… Da qui, andando oltre l’immagine simbolica, la necessità di discernere, decidere e preparare anche il futuro, soprattutto poi se il mio futuro sarà il presente delle generazioni che mi seguono e il mio stesso presente nella Vita eterna.