DDL OMOFOBIA. LA CONDANNA ARRIVA DALLA FRANCIA, SÌ ALLA LIBERTÀ.

19 Giugno 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, una condanna implicita dell’aspetto liberticida del DDL sull’omofobia, presentato da Zan, Scalfarotto e Boldrini viene dalla Francia. Il Consiglio Costituzionale ha censurato l’intera parte repressiva della legge contro l’odio online, sostenuta dalla deputata Laetitia Avia del LREM (La République En Marche). I “Saggi” in particolare, hanno respinto la proposta di punta della legge, ovvero l’obbligo dei social network di rimuovere i contenuti giudicati illegali entro 24 ore, ritenendo che ciò non fosse compatibile con la libertà di espressione. Così facendo, si sono trovati d’accordo con i numerosi oppositori del testo, che hanno denunciato i rischi di sovracensura da parte di piattaforme online come Facebook, Twitter, Snapchat o YouTube.

Il rifiuto di questo particolare provvedimento rappresenta una grave battuta d’arresto per la maggioranza, tanto più che Laetita Avia ha assicurato lo scorso maggio che esso rappresentava “il cuore del testo”. In particolare, il Consiglio costituzionale ha denunciato il fatto che i social network, secondo la legge, dovrebbero prendere decisioni sulla base di un semplice rapporto, senza l’intervento di un’autorità esterna come un giudice. In breve, l’Alta Corte ha criticato il fatto che la legge incoraggia “gli operatori delle piattaforme online a ritirare i contenuti loro segnalati, siano essi manifestamente illegali o meno”, il che “pregiudicherebbe l’esercizio della libertà di espressione e di comunicazione che non è necessario, appropriato e proporzionato”. Infine, è tutta la parte repressiva della legge ad essere censurata dal Consiglio costituzionale. Il Consiglio costituzionale ha inoltre ritenuto incompatibile con la Costituzione l’obbligo imposto a questi social network di rimuovere entro un’ora qualsiasi contenuto pedopornografico o terroristico segnalato dalle autorità.

Fortemente contrario al testo, il senatore Bruno Retailleau, senatore di LR (Les Républicains), ha accolto con favore questa censura da parte del Consiglio costituzionale “a seguito del deferimento del gruppo LR al Senato”. “Il titolo è quasi l’unico che è costituzionale”, ha detto ironicamente su Twitter, prima di concludere: “Tutti coloro che sono legati alla libertà dovrebbero accoglierla”. Più in generale, molti leader sia a destra che a sinistra hanno accolto con favore la decisione.

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Cogliamo l’occasione per ricordare che l’11 luglio in molte piazze italiane chi ha a cuore la libertà di pensiero, opinione ed espressione sancita dalla Costituzione manifesterà contro questo DDL liberticida. Ecco un comunicato di Pro Vita e Famiglia:

Omofobia, Pro vita e Famiglia: “Scendiamo in piazza anche noi l’11 luglio contro il Ddl Zan”

“L’omofobia non è un’emergenza e il ddl Zan rappresenta la dittatura del pensiero unico che si fa legge per impedire la libera opinione costituzionalmente garantita. Per questo, sotto l’unico slogan di #RESTIAMOLIBERI, scenderemo in campo anche noi l’11 luglio insieme a numerose associazioni a Roma e in altre 100 piazze italiane, per difendere la libertà di pensiero e di espressione” hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus a sostegno dell’iniziativa #Restiamoliberi.

“#Nonrestiamoacasa e aspettiamo a Roma e nelle altre piazze migliaia di cittadini per far sentire la nostra voce a chi vuole decidere di tapparci per sempre la bocca e vuole insegnare il gender ai nostri figli nelle scuole predisponendo finanziamenti vergognosi e che gridano vendetta al cospetto dei tanti bisognosi e delle tante famiglie che in questa fase di emergenza arrivano ancora più con difficoltà a fine mese” ha continuato Pro Vita e Famiglia.

“Il Ddl sull’omotransfobia tra l’altro risulta anche anacronistico, visto che in Europa e nel mondo ci sono significativi segnali di ripensamento rispetto alla dottrina gender che vorrebbe cancellare i sessi biologici. Ricordiamo a Zan e ai suoi sodali, che il premier inglese Boris Johnson ha deciso di eliminare la legge che consentiva alle persone di identificarsi con un sesso o con l’altro con una semplice dichiarazione e che il Presidente Usa Donald Trump ha abrogato il regolamento sul transgender tornando al classico maschio o femmina determinato dalla biologia. E l’Italia che fa? Rincorre una moda superata, imposta solo dalle solite lobby Lgbt, che è risultata devastante e inutile. Che facciamo copiamo gli errori, sprechiamo i soldi, per poi arrivare anche noi al ritorno alla ragione, a riconoscere la semplice e naturale distinzione tra maschio e femmina? Assolutamente no, noi vogliamo impedire subito che avvenga questo scempio sulla pelle dei nostri figli e che il Ddl Zan non passi, prima che faccia danni. Per questo l’11 luglio l’Italia sentirà la nostra voce: Libertà”.

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