OSSERVATORIO VAN THUAN: UN SALVAGENTE PER POPOLI E NAZIONI

2 Giugno 2020 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, con piacere diamo notizia dell’uscita del rapporto annuale sulla Dottrina Sociale della Chiesa nel mondo, dell’Osservatorio Van Thuan. Un panorama che parte dal suicidio dell’Europa, e dalla singolare posizione di “umanesimo globalità” assunta dalla Chiesa cattolica, mentre nell’Est dell’Europa la difesa delle identità religiose, culturali e tradizionali appare sempre più forte. Buona lettura.

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UN SALVAGENTE PER POPOLI E NAZIONI

IL RAPPORTO ANNUALE DELL’OSSERVATORIO VAN THUÂN

Come mai la Chiesa, che un tempo voleva incontrare i popoli e le nazioni, ora spinge per il nuovo umanesimo globalista? Perché la politica continua a credere che lo Stato-nazione sia superato da una globalizzazione inarrestabile e così facendo condanna se stessa? Come mai, invece, hanno successo i regimi come quello di Orban che si fa guidare dal principio: “Iste, Haza, Csalad – Dio, Patria, Famiglia”? I popoli balcanici difenderanno la loro identità di fronte all’espansionismo islamico? Molti in Argentina lamentano l’erosione della propria identità nazionale, mente in Brasile sembra che Bolsonaro sia forse riuscito a superare la separazione tra nazione e Stato dovuta all’ideologia della liberazione. Nel frattempo l’Unione europea si suicida assassinando le nazioni che la compongono. Intanto la Catalogna, che è nazione ma non Stato, esprime un processo centrifugo sempre più importante.

A questi problemi è dedicato l’XI Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân ed edito da Cantatalli, quest’anno dedicato al tema “Popoli, nazioni, patrie: tra natura e artificio politico”. [Il libro può essere acquistato on line senza spese postali scrivendo a info@vanthuanobservatory.org]; cinque saggi centrali di approfondimento + 11 spaccati dai cinque continenti dove il confronto sovranismo /globalismo è più acuto. Il tutto introdotto da una Sintesi di Stefano Fontana e da un Presentazione del vescovo Giampaolo Crepaldi, curatori di questo undicesimo Rapporto così come dei precedenti.

“Tra natura e artificio politico”, così dice il sottotitolo che diventa la chiave di lettura proposta dal Rapporto. Nella comunità umana c’è un ordine naturale, finalistico e sussidiario. Naturale, perché non frutto di convenzioni  o di voti nei parlamenti. Finalistico, perché è sempre il fine che unisce una comunità. Sussidiario, perché ci sono vari livelli di società, tutti hanno il loro fine nel proprio bene comune e i superiori non devono inglobare e schiacciare gli inferiori ma aiutarli ad essere se stessi. La famiglia e la nazione appartengono a queste aggregazioni naturali di primo livello e non sono frutto di accordi politici, ma richiedono rispetto e valorizzazione. La nazione è una prosecuzione della famiglia nel campo dell’educazione e della formazione morale e culturale. Come la famiglia, anche la nazione ha doveri e diritti propri, anteriori allo Stato. Essa si configura come “patria” proprio perché ha le proprie radici nei “padri” e Giovanni Paolo aveva sostenuto in “Memoria e Identità” che il dovere verso la patria deriva dal quarto comandamento: onora il padre e la madre. La nazione e la patria sono realtà di ordine spirituale oltre che materiale e rispondono alla necessità umana di radici. È comprensibile la tendenza della nazione a darsi anche una struttura politica nello Stato, ma le due realtà non coincidono. Si può chiamare “patria” anche la propria regione o l’area geografica e cultura che ci ha configurato culturalmente e spiritualmente.

Il Rapporto definisce e precisa questi concetti e permette di recuperarli nell’ubriacatura attuale verso un forzato globalismo. Molti auspicano un potere politico mondiale, sostenendo che esso è necessario per perseguire il bene comune universale. Ma non c’è un bene comune universale unico per tutti, c’è il bene comune di questa e di quella nazione, di questa e di quella patria, di questa e di quella famiglia. Il bene comune è analogico, sussidiario, organico e in nulla chiede l’abolizione dei corpi naturali intermedi. Tutti gli uomini devono intendersi ma non parlando un’unica lingua sostitutiva delle varie lingue nazionali. Tutti gli uomini hanno bisogno di leggi, ma sapientemente diversificate a seconda della storia comune e diversa dei vari popoli. Tutti gli uomini hanno bisogno di mangiare ma l’economia non  può essere strutturata in un unico mercato mondiale.

Il Rapporto spiega la posizione della Chiesa su queste problematiche. Giovanni Paolo II ha sviluppato un imponente pensiero sulla nazione e sulla patria, lasciato in eredità nell’opera “Memoria e identità” ma presente nelle sue principali encicliche sociali. Nel 1989 egli aveva parlato alla Polonia di “Europa delle patrie” e all’assemblea generale dell’ONU nel 1995 disse che le culture delle nazioni sono come delle strade che conducono tutte, per vie diverse, alla medesima natura umana. Al centro di ogni cultura nazionale, aveva anche precisato nella Centesimus annus, sta l’atteggiamento che l’uomo assume davanti al mistero di Dio. Su questo si fonda il “diritto della nazioni” anche a non essere invase da una immigrazione incontrollabile.

Il tema di questo Rapporto è urgente: oggi non solo le nazioni vengono aggredite da altre, o nuovamente colonizzate da sofisticati sistemi finanziari e culturali, ma vengono negate nella loro natura e nei loro doveri / diritti da spinte sovranazionali, mondialiste e globalizzanti che svuotano le persone delle loro radici e creano una massa mondiale di disadattati riadattabili dal nuovo potere.

Stefano Fontana

Il Rapporto (14 euro) può essere ordinato on line scrivendo a info@vanthuanobservatory.org  e ricevuto a casa senza spese postali

Leggi la Sintesi introduttiva del Rapporto: clicca qui [https://www.vanthuanobservatory.org/ita/undicesimo-rapporto-sulla-dottrina-sociale-della-chiesa-nel-mondo-popoli-nazioni-e-patrie-tra-natura-e-artificio-politico/]

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A life jacket for nations and homelands: an analysis of the XI Report of the Observatory Van Thuân

Why is it that the Church, once intent on reaching out to peoples and nations, is now pushing in the direction of the new globalist humanism? Why does politics continue to believe that the State-nation has been overrun by unstoppable globalization, and thereby condemns itself? Conversely, what are the reasons behind the success of regimes like that of Orban guided by the following principle:: “Iste, Haza, Csalad – “God, Homeland, Family”? Many are those in Argentina vocally contrary to the erosion of their national identity, while in Brazil it would seem that Bolsonaro has perhaps succeeded in resolving the separation between nation and State due to the ideology of liberation. In the meantime, the European Union is committing suicide by assassinating its member nations. In addition, Catalonia, a nation but not a State, is in the throes of an ever important centrifugal process.

The XI Report on the Social Doctrine of the Church in the World issued by the Observatory Cardinal Van Thuân and published by Cantagalli, is devoted to the aforementioned issues and entitled “Peoples, Nations, Homelands: between nature and political artifice”.  [The book may be purchased on line without postal charges by writing to info@vanthuanobservatory.org]; five in-depth core essays, and 11 testimonial overviews from the five continents where the sovereignism/globalism standoff is more acute. The introduction to this material consists of a Synthesis by Stefano Fontana and a Presentation by Archbishop Giampaolo Crepaldi, the editors of both this XI Report and its predecessors.

“Between nature and political artifice” is the Report’s subtitle, and becomes a sort of code for the interpretation the Report itself. There is a natural, finalistic and subsidiary order in the human community. Natural, because it is not the outcome of agreements or votes cast by a parliamentary assembly. Finalistic, because the end is always what defines a community. Subsidiary, because there are various levels of society, all of which have their end in their own common good, and the higher levels must neither absorb nor crush the lower levels, but help them to be themselves. The family and the nation belong to these first level natural aggregations, are not the product of political agreements, and ask to be both respected and enhanced. The nation is the extension of the family in the field of education and in the realm of moral and cultural formation. Just like the family, the nation also has its respective duties and rights, and these precede the State. The concrete notion it assumes is “homeland” (fatherland) because its own roots are in the nation of one’s “fathers”, and in “Memory and Identity”, John Paul II had sustained that the duty towards one’s homeland stems from the fourth commandment: honor your father and mother. Nation and homeland are realities of the spiritual order, as well as being of the material order, and respond to the human needs for roots. Understandable is the tendency of nations to also adopt a political structure in the State, but the two realities do not coincide. The use of “homeland” can also evoke the region or geographical and cultural area that was instrumental for our cultural and spiritual formation.

The XI Report defines and elucidates these concepts, making it possible to ‘rescue’ them from the current state of inebriation regarding some sort of forced globalism. Many are those who augur a worldwide political power, arguing this to be necessary in order to pursue the universal common good. In fact, however, there is no universal common good for one and all. There is the common good of this or that nation, this or that homeland, this or that family. The common good is analogous, subsidiary and organic, and does not call at all for the abolition of intermediary natural bodies.  All people have to understand one another, but not by speaking a single language replacing the various national languages. All people need laws, but laws have to be wisely diversified according to the common and diverse history of the various peoples. All persons have to eat, but the economy cannot be structured as a single world market.

The XI Report explains the Church’s position on these issues. John Paul II had developed rather impressive thought about nation and homeland, handing that down to us in “Memory and Identity”, in addition to what he wrote in his main social encyclicals. In 1989 he had spoken to Poland about “the Europe of homelands”, and when speaking to the UN General Assembly in 1995, he had said that the cultures of nations are like the roads the lead everyone in different ways to the same human nature.  Moreover, as he clearly stated in Centesimus annus, standing out at the center of each national culture is the attitude man assumes vis-à-vis the mystery of God. This is the basis of the “right of nations”, also not to be invaded by uncontrollable immigration.

Urgent is the theme tackled in this XI Report: nations are nowadays not only assailed by other nations or once again colonized by sophisticated financial and cultural systems, but also denied their selfsame nature and the exercise of their duties/rights by supranational, global and globalizing thrusts that eliminate people’s roots and create a worldwide mass of misfits that the new power structure can ‘refit’ as it may so wish.

Stefano Fontana

The Report (Euro 14) can be ordered on line by writing to info@vanthuanobservatory.org,  and delivered without postal charges.

Read also the Introductory Synthesis: click here [https://www.vanthuanobservatory.org/eng/the-x-report-of-the-observatory-cardinal-van-thuan-dedicated-to-peoples-nations-homelands/]

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Un salvavidas para las naciones y las patrias: el análisis del Informe del Observatorio Cardenal Van Thuân

¿Cómo es posible que la Iglesia, que antaño quería llegar a los pueblos y las naciones, ahora empuja para que se acepte el nuevo humanismo globalista? ¿Por qué la política sigue creyendo que el Estado-nación ha sido superado por una globalización imparable, condenándose a sí misma al hacerlo? ¿Cómo es posible, en cambio, que regímenes como el de Orban, que se guía por el principio “Iste, Haza, Csalad” [“Dios, Patria y Familia “] tengan éxito? ¿Defenderán los pueblos balcánicos su identidad ante la expansión del islam? Muchos, en Argentina, se lamentan de la erosión de su identidad nacional, mientras que en Brasil parece que Bolsonaro haya conseguido, tal vez, superar la separación entre nación y Estado causada por la ideología de la liberación. Mientras tanto, la Unión Europea se suicida asesinando a las naciones que la forman. Al mismo tiempo en Cataluña, que es una nación pero no un Estado, se manifiesta un proceso centrífugo cada vez más importante.

Todos estos temas se abordan en el XI Informe sobre la Doctrina social de la Iglesia en el Mundo del Observatorio Cardenal Van Thuân, publicado por Cantagalli, dedicado este año al tema: “Popoli, nazioni, patrie: tra natura e artificio politico” [“Pueblos, naciones, patrias: entre naturaleza y artificio político”]. [El libro se puede comprar online sin gastos de envío escribiendo a info@vanthuanobservatory.org]. El informe lo componen cinco ensayos de profundización que son el centro del libro, a los que se añaden once retratos de los cinco continentes en los que la confrontación soberanía/ globalismo está más agudizada. Como introducción hay un Resumen de Stefano Fontana y una Presentación del obispo Giampaolo Crepaldi, ambos responsables de este decimoprimer Informe, así como de los anteriores.

“Entre naturaleza y artificio político”: este es el subtítulo que se convierte en la clave de lectura propuesta por el Informe. En la comunidad humana hay un orden natural, de finalidad y subsidiario. Natural, porque no es el resultado de convencionalismos o de votos en los parlamentos. De finalidad, porque es siempre el fin el que une a una comunidad. Subsidiario porque en la sociedad existen varios niveles y todos ellos tiene su fin en el propio bien común; además, los superiores no deben englobar y aplastar a los inferiores, sino que deben ayudarlos a ser ellos mismos. La familia y la nación pertenecen a esta agregaciones naturales de primer nivel y no son el resultado de acuerdos políticos, sino que exigen respeto y ser valorizadas. La nación es un proseguimiento de la familia en el campo de la educación y de la formación moral y cultural. Como la familia, también la nación tiene deberes y derechos propios, anteriores al Estado, configurándose como “patria” precisamente porque tiene su raíces en los “padres”. Juan Pablo II, en su obra Memoria e identidad, sostiene que el deber hacia la patria deriva del cuarto mandamiento: honra a tu padre y a tu madre. La nación y la patria son realidades de orden espiritual además de material y responden a la necesidad humana de tener raíces. Es comprensible la tendencia de la nación a darse también una estructura política en el Estado, pero las dos realidades no coinciden. Se puede llamar “patria” también a la propia región o al área geográfica y la cultura que nos han configurado cultural y espiritualmente.

El Informe define y precisa estos conceptos, permitiendo recuperarlos en la embriaguez actual del globalismo forzado. Muchos desean un poder político mundial, puesto que sostienen que es necesario para perseguir el bien común universal. Pero no hay un bien común universal único para todos, sino que hay el bien común de esta o esa nación, de esta o esa patria, de esta o esa familia. El bien común es analógico, subsidiario, orgánico y para nada pide la abolición de los cuerpos naturales intermedios. Todos los hombres debe comprenderse, pero no hablando una única lengua que sustituya a las distintas lenguas nacionales. Todos los hombres necesitan leyes, pero sabiamente diversificadas según la historia común y diversa de los distintos pueblos. Todos los hombres necesitan comer, pero la economía no puede estructurarse según un único mercado mundial.

El Informe explica la posición de la Iglesia en relación a estas problemáticas. Juan Pablo II desarrolló un pensamiento imponente sobre la nación y la patria que nos dejó en herencia en la obra Memoria e identidad, pero que también está presente en sus encíclicas sociales. En 1989, él habló en Polonia de la “Europa de las patrias”, y en la Asamblea General de la ONU, en 1995, dijo que las culturas de las naciones son como calles que llevan, todas ellas y por caminos distintos, a la misma naturaleza humana. En el centro de cada cultura nacional, afirmó en la Centesimus annus, encontramos la actitud que el hombre asume ante el misterio de Dios. También sobre esto se funda el “derecho de las naciones” a no ser invadidas por una inmigración incontrolada.

El tema de este Informe es urgente: hoy, las naciones no son sólo agredidas por otras naciones o son colonizadas de nuevo por medio de sofisticados sistemas financieros y culturales; hay también estímulos supranacionales, mundialistas y globalizantes que niegan su cultura y sus deberes/derechos, vaciando a las personas de sus raíces y creando una masa mundial de inadaptados a los que el nuevo poder puede readaptar.

Stefano Fontana

Se puede pedir el Informe (14 euros) online, sin gastos de envío, escribiendo a info@vanthuanobservatory.org.

Leer la Sintesis Introductiva [https://www.vanthuanobservatory.org/esp/decimoprimer-informe-sobre-la-doctrina-social-de-la-iglesia-en-el-mundo-pueblos-naciones-patrias/]

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4 commenti

  • Natoieri ha detto:

    che cosa pensare di Paolo VI che il ogni 20 Settembre si fece rappresentare alle cerimonie rispettive lasciando medesimamengte deteriorare la tomba del generale Kanzler che difese la Roma papale. Un tale oltraggio av rebbe dovuto bastare per non elevarlo agli onori degli altari

  • Enrico ha detto:

    “Come mai la Chiesa, che un tempo voleva incontrare i popoli e le nazioni, ora spinge per il nuovo umanesimo globalista?”

    A parte che sarebbe interessante sapere in che periodo si colloca quell’ “un tempo”, la domanda trova chiarissima risposta nei documenti del Vaticano II e nel “dialogo ecumenico” che ne è scaturito.

    Lo spiega bene mons. Ettore Malnati, vicario episcopale per il laicato e la cultura – diocesi di Trieste, in

    https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2020/05/29/news/ut-unum-sint-il-cruciale-passo-ecumenico-di-giovanni-paolo-ii-1.38904272

    Non vi è chi non veda che: dialogo ecumenico = umanesimo globalista.

  • PG ha detto:

    ho conosciuto, e l’ho sentito parlare in una conferenza di alto livello a Belluno, questo don Samuele Cecotti. E’ un giovanissimo sacerdote di altissimo llivello e di qualità eccelsa. Dopo averlo ascoltato , pensai che uno così può realmente cambiare questa nostra povera chiesa. Finchè ci sono persone come lui , c’è speranza .

  • Speranza ha detto:

    Quanto calpestato e frainteso il concetto di patria e di nazione! E quanto surrettiziamente si vogliono inculcare concetti che si allontanano dal suo sacrosanto significato.
    Giusto oggi, 2 giugno, mi pare quanto.mai appropriata questa composizione di Franco Battiato che però si conclude con una certa fiduciosa speranza. Che illusione!…
    https://youtu.be/gfHpWwWu-qY