TUTTI, ABBANDONATOLO, FUGGIRONO. RIFLESSIONE, OGGI E IERI.

23 Maggio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, un amico fedele del nostro sito ci ha inviato questa riflessione spirituale sul comportamento dei Pastori, duemila anni fa, e ora; passando per la Colonna Infame di Alessandro Manzoni. Buona lettura.

§§§

Tutti, abbandonatolo, fuggirono!

di Gian Pietro Caliari

 

“Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono” (Matteo 26, 56). È stata questa la prima decisione del Collegio apostolico! Forse, c’era da sperare, anche l’ultima che tempestivamente e all’unanimità i primi vescovi hanno assunto.

L’evangelista, tuttavia, conscio di quel tragico dettaglio, che annota ad futuram rei memoriam, dei drammatici momenti vissuti sul “monte degli ulivi” (Matteo 26, 30), lo fa precedere dal richiamo del profeta Zaccaria: “Percuoti il pastore e sia disperso il gregge” (13, 7). Tutto, infatti, avveniva “perché si adempissero le Scritture dei profeti” (Matteo 26, 56).

Nel nuovo Getsemani dell’odierna pandemia, salvo rarissime e isolate eccezioni, gli attuali successori degli Apostoli si sono comportati con eguale codardia ma, a ben vedere, con una distinta viltà rispetto a quella dei loro augusti predecessori.

Quando, poi, per benigna concessione dei pubblici poteri si è timidamente concesso che il “Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù” (Ebrei 13, 20) potesse porsi nuovamente a guida del suo legittimo gregge per guidarlo “alle fonti delle acque della vita” (Apocalisse 7, 17), gli eccellentissimi non hanno perso occasione per additare Pastore e pecore quali nuovi protagonisti della Colonna Infame.

Nel nostro novello caso manzoniano, il ruolo di Caterina Rosa – la donnicciola del popolo che, nell’estate del 1630, accusò gli innocenti Guglielmo Piazza e Gian Giacomo Mora d’essere degli untori – è stato interpretato a meraviglia da un fantomatico “comitato tecnico-scientifico”, cui i Vescovi non hanno lesinato sentiti ringraziamenti.

Orbene, c’è da chiedersi o almeno sperare – come fece Alessandro Manzoni – che da “da una storia d’un avvenimento tanto complicato, d’un gran male fatto senza ragione a uomini da uomini, devono ricavarsi osservazioni più generali, e d’utilità, se non così immediata, non meno reale” (La storia della colonna infame, Einaudi, p. 2).

La prima osservazione d’utilità che tentiamo, direbbe il Manzoni, ce la fornisce il filosofo Giorgio Agamben: “La Chiesa Cattolica, facendosi ancella della scienza, che è ormai diventata la vera religione del nostro tempo, ha radicalmente rinnegato i suoi principi più essenziali” (in: Quodlibet, 13 aprile 2020).

Il filosofo ha colto la sostanza della questione. Al teologo e anche al semplice credente serve, invece, cogliere l’essenza e per questo gli è utile rileggere quanto dichiarava dogmaticamente il Concilio Vaticano II: “Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra e incessantemente sostenta la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, quale organismo visibile, attraverso il quale diffonde per tutti la verità e la grazia. […] la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino […] Infatti, come la natura assunta serve al Verbo divino da vivo organo di salvezza, a lui indissolubilmente unito, così in modo non dissimile l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica, per la crescita del corpo” (Lumen Gentium, 8).

Cristo, unica fonte di verità e grazia, per la Chiesa ma anche per l’umanità, negli ultimi sette anni è stato dal supremo pulpito declassato, perché non più centro dell’Evento cristiano. “Per me il cuore del Vangelo è nei poveri”   (Avvenire 4 aprile 2014), dice il Pontefice regnante. Con lui è anche declassato il suo Corpo che è la Chiesa, sul cui volto non risplende più la luce di Cristo per illuminare tutti gli uomini (cfr. Lumen Gentium, 1), ma al contrario che: “proprio nella vicinanza ai poveri che la Chiesa scopre di essere un popolo” e “i poveri ci salvano perché ci permettono di incontrare il volto di Gesù” (Messaggio per la III Giornata mondiale dei poveri, 2019).

Ne consegue che il santo Concilio, si sbagliava affermando, che “basandosi sulla sacra Scrittura e sulla tradizione, insegna che questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza” (Lumen Gentium, 14), perché “Quando Gesù dice: I poveri li avete sempre con voi”, vuol dire: Io, sarò sempre con voi nei poveri. Sarò presente lì” (Omelia, 6 aprile 2020).

La seconda osservazione d’utilità, direbbe ancora il Manzoni. Se il comportamento dei vescovi è stato generalizzato, univoco – quasi universale! – almeno nel mondo occidentale, ciò è stato possibile perché, in realtà, i  singoli presuli hanno agito non dall’alto di “tutta la potestà ordinaria, propria e immediata che è richiesta per l’esercizio del loro ufficio pastorale” (CJC can. 381), ma perché si sono prostrati supini alle esplicite direttive che provenivano da Santa Marta ed erano applicate senza indugi dalle Conferenze episcopali.

Già nel 1984, Joseph Ratzinger notava: “Il deciso rilancio del ruolo del vescovo [voluto dal Vaticano II] si è in realtà smorzato o rischia addirittura di essere soffocato dall’inserzione dei presuli in conferenze episcopali sempre più organizzate, con strutture burocratiche spesso pesanti. Eppure, non dobbiamo dimenticare che le conferenze episcopali non hanno una base teologica, non fanno parte della struttura ineliminabile della Chiesa così com’è voluta da Cristo: hanno soltanto una funzione pratica, concreta” (Rapporto sulla fede, p. 30) .

E continuava: “Si tratta di salvaguardare la natura stessa della Chiesa cattolica, che è basata su una struttura episcopale, non su una sorta di federazione di chiese nazionali. Il livello nazionale non è una dimensione ecclesiale. Bisogna che sia di nuovo chiaro che in ogni diocesi non c’è che un pastore e maestro della fede, in comunione con gli altri pastori e maestri e con il Vicario di Cristo. La Chiesa cattolica si regge sull’equilibrio tra la comunità e la persona, in questo caso la comunità delle singole chiese locali unite nella Chiesa universale e la persona del responsabile della diocesi” (Ibidem, p. 32).

La terza osservazione d’utilità, direbbe infine il Manzoni. Nel delirio di note, lettere, appelli e direttive episcopali in tema di pandemia è apparso di tutto e il contrario di tutto. Soprattutto, è emersa la totale assenza di una lettura teologica degli eventi e sterili appelli a pie pratiche che, fino al giorno prima, erano derise e rinnegate dalla teologia à la page!

Ci sarebbe da chiedere quale parroco, quale prete e quale catechista abbia insegnato, negli ultimi cinquant’anni, la comunione spirituale, la confessione per votum, la dispensa, e – persino – in che cosa consista il precetto pasquale.

Arnesi vecchi e inutili per una teologia che insegna che la Messa è una festa, un’adunanza, una santa cena; che la Confessione è un dialogo, un confronto o al massimo una ripartenza dopo un infortunio. E, infine, che : “È bello pensare che il nostro Dio non ha bisogno di sacrifici per conquistare il suo favore! Non ha bisogno di niente, il nostro Dio: nella preghiera chiede solo che noi teniamo aperto un canale di comunicazione con Lui per scoprirci sempre suoi figli amatissimi” (Catechesi, 2 gennaio 2019).

Ancora Ratzinger notava: “Poiché la teologia non sembra più poter trasmettere un modello comune della fede, anche la catechesi è esposta alla frantumazione, a esperimenti che mutano continuamente. Alcuni catechismi e molti catechisti non insegnano più la fede cattolica nel suo complesso armonico – dove ogni verità presuppone e spiega l’altra – ma cercano di rendere umanamente interessanti (secondo gli orientamenti culturali del momento) alcuni elementi del patrimonio cristiano. Alcuni passi biblici vengono messi in rilievo perché considerati più vicini alla sensibilità contemporanea; altri, per il motivo opposto, vengono accantonati. Dunque, non più una catechesi che sia formazione globale alla fede, ma riflessi e spunti di esperienze antropologiche parziali, soggettive” (Rapporto sulla fede, pp. 38-39).

Al contrario, mentre si squalifica il proprium dell’educazione e della formazione cristiana, si invita apertamente a “promuovere un evento, che avrà per tema Ricostruire il patto educativo globale: un incontro per ravvivare limpegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per uneducazione più aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione” (Messaggio per il Patto Educativo, 12 settembre 2020).

Non la pensavano così i Padri conciliari che scrivevano:” Tutti i cristiani, in quanto rigenerati nell’acqua e nello Spirito Santo, son divenuti una nuova creatura, quindi sono di nome e di fatto figli di Dio, e hanno diritto a un’educazione cristiana. Essa non mira solo ad assicurare quella maturità propria dell’umana persona, di cui si è ora parlato, ma tende soprattutto a far si che i battezzati, iniziati gradualmente alla conoscenza del mistero della salvezza, prendano sempre maggiore coscienza del dono della fede, che hanno ricevuto; […] Essi inoltre, consapevoli della loro vocazione, debbono addestrarsi sia a testimoniare la speranza che è in loro, sia a promuovere la elevazione in senso cristiano del mondo, per cui i valori naturali, inquadrati nella considerazione completa dell’uomo redento da Cristo, contribuiscano al bene di tutta la società. Pertanto questo santo Sinodo ricorda ai pastori di anime il dovere gravissimo di provvedere a che tutti i fedeli ricevano questa educazione cristiana, specialmente i giovani, che sono la speranza della Chiesa (Dichiarazione del Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis, 2).

Il nostro Manzoni, riferendosi ai giudici che condannarono gli innocenti untori, scrisse: “Se non sapessero quello che facevano, fu per non volerlo sapere, fu per quell’ignoranza che l’uomo assume e perde a suo piacere, e non è una scusa ma una colpa; e che di tali fatti si può bensì esser forzatamente vittime, ma non autori” (La storia della colonna infame, cit., p. 5).

E che i vescovi, non sia stati forzatamente vittime, ma autori; è fuor di discussione!

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22 commenti

  • Francesco ha detto:

    Frà Bergy preoccupato per le sue casse vuote , tasse IMU, fogne e acqua vaticane, anche loro inquinano e non pagano, ha incontrato Zinga.

  • Speranza ha detto:

    I vescovi vittime? Ma quando mai! Forse vittime di se stessi, sì, vittime della loro codardia e del donabbondismo passato pari pari ai loro degni sottoposti e tradotto in menefreghismo totale nei confronti dei fedeli, specialmente dei giovani da istruire nella dottrina cristiana e non da “iniziare” come se si trattasse dell’ingresso in una setta segreta. La nostra Santa Religione, cari miei, che già da qualche generazione si è trasformata in un “volemose bene” generalizzato, ormai non esiste più. Provate a fare qualche domanda di catechismo ai ragazzi “pronti” per la Prima Comunione, o a quelli candidati per la Cresima: non sanno niente, sì e no l’Ave Maria, per il resto zero. È perché nessuno gli ha insegnato qualcosa che sappia di cattolico e perché in quei pietosi libretti che dovrebbero costituire i sussidi per la loro formazione, rare sono le parole di vita eterna, solo love, love, love.
    Nel mio passato impegno di catechista ho dovuto tenere ben nascosto in borsa il catechismo di San Pio X e neanche potevo parlare di peccato mortale, ma di peccato grave, se no la dicitura sarebbe apparsa troppo forte e non dico di come dovevo spiegare il significato della messa, cioè non dell’incruento rinnovarsi del sacrificio di Gesù su tutti gli altari della terra, ma di un bell’invito a cena. Alla fine ho dato fastidio, un ingombro troppo pesante, specialmente quando, a mio avviso, non ritenevo i ragazzi sufficientemente preparati e ne avvertivo il parroco; il quale non mi ha dato mai ascolto e ha comunicato e fatto cresimare persone che nemmeno erano consapevoli che quello che andavano a ricevere era un sacramento. Non mi hanno chiamato più per questo ruolo e non me ne dolgo, ma mi dispiace infinitamente che i nuovi catechisti avrebbero bisogno essi stessi di essere catechizzati, tanto che addirittura neanche vanno a messa la domenica.
    Siamo allo sfascio totale, fino agli ultimissimi nostri giorni, coll’ amuchina al posto dell’acqua santa, col prete che ti riprende se per raggiungere il banco sbagli il percorso e dopo essersi disinfettato le mani, ci indossa sopra i suoi bei guantini usa e getta per passare poi, così ben sterilizzato, a buttarti sulle mani la Santa Particola. No, grazie, rimango a sedere e mi viene da piangere, ma così strapazzato e insultato, Gesù non oso riceverlo.

  • cattolico ha detto:

    matteo 17,20,dice che gesù era a tavola coi 12 discepoli per festeggiare la pasqua,come può aver scritto il 26,47-56?

    • Gabriele ha detto:

      In Mt 26, 20 (non 17, 20) si dice che Gesù era a tavola coi Dodici. In Mt 26, 47 può scrivere che arriva Giuda con le guardie perché Giuda era uscito mentre Gesù e gli Undici ancora cenavano: Matteo e gli altri sinottici non lo dicono, ma lo dice Gv 13, 30.

      • cattolico ha detto:

        in matteo 26 ,17-20 erano a tavola a festeggiare la pasqua,come era possibile che tutti gli avvenimenti successivi compresa la sepoltura siano avvenuti in quel giorno?

  • Alessandro ds ha detto:

    Visto che il tempo è sempre galantuomo e le persone che sono nella verità hanno la possibilità di umiliare coloro che sono stati i loro denigratori e aggressori…. (Che spesso sono cospirazionisti dell’ultima ora che guardano 2 video su youtube e pensano di avere la verità in tasca senza nemmeno sapere di cosa stanno parlando)
    Guardate cosa dice l’OMS del plasma dei guariti…che non serve a un bel niente, solo in pochissime persone ha dato qualche risultato e non si è nemmeno sicuri se il risultato lo ha dato il plasma o altri fattori concomitanti…..
    https://www.huffingtonpost.it/entry/plasma-e-clorochina-primi-risultati-non-incoraggianti-terapia-anti-covid-ancora-lontana_it_5ec7adedc5b6a2c25bbfabc8
    Vorrei che le persone che mi hanno offeso e denigrato per il fatto che io ho fatto notare a loro che il “plasma dei guariti non serve a niente e che è una bufala improntare una cura basata su quello” e gli ho fatto notare che io anche se sono arrugginito e non sono un professionista però ho comunque delle basi per parlare, in quanto diplomato in chimica-biologia, e parlo a ragion veduta… (sono arrivati addirittuta a dire che non è vero che sono in chimico-biologo, però quandi gli ho detto – ti faccio vedere il diploma, dimmi dove mandarlo, sono spariti…-)
    Spero abbiamo almeno l’umiltà di scusarsi… grazie.

    • Massimiliano ha detto:

      Tutto bene Alessandro…? Ha bisogno di aiuto…? Onestamente la vedo in sei a difficoltà! Dia retta si riposi e non legga troppo… soprattutto certe testate… saluti. Massimiliano.

      • Boanerghes ha detto:

        L’OMS non è un’organizzazione seria.
        E tra l’altro è molto vicino alla Cina.
        La cura col plasma dei guariti funziona.
        Se vuole aspettare un vaccino, aspetti quello che sta preparando Bill Gates, con tanti auguri.

        • Alessandro ds ha detto:

          Anche l’AIFA non è affidabile? L’agenzia per il farmaco?
          Huffingronpost è un giornale decente e affidabile, mokto meglio del Topolino che leggono molti o di youtube che viene dato come l’oracolo del Signore.
          Poi troverà la notizia anche su altri giornali.
          Non incaponitevi a dover per forza portare avanti una menzogna fino al ridicolo. Dio l’inteliggenza l’ha fatta per farla usare.
          Bill Gates è un altro discorso, il plasma dei guariti che è inutile è un altro.
          Il tempo è galantuomo. Grazie.

          • Marco Tosatti ha detto:

            Patenti di affidabilità ai giornali esito a darne. E in particolare a certi di una certa area culturale.

          • Alessandro ds ha detto:

            Si vero, di questi tempi molti giornali i mezzi di informazione sono collusi.
            Però nel caso specifico non si tratta di un articolo di un singolo giornalista che esprime un suo pensuero personale.
            Ma è una dichiarazione ufficiale rilasciata dall’Aifa, l’agenzia del farmaco. Sono coloro che fino a oggi ci hanno sempre salvato la vita dai ciarlatani che volevano curarci i cancri e tumori con le aspirine e sciroppi (similitudine ovviamente)
            E non è 1 solo giornale a riportarlo, ma diversi. Quindi incrociando i dati a disposione la notizia è certa.
            Il plasma dei guariti non cura un bel niente, su 100 malati solo 5 hanno avuto miglioramenti, e non è accertato che sua stato per il plasma o per altri fattori.
            Quindi chi cerca di spacciare il plasma dei guariti come una cura è un criminale e truffatore.

    • Paolo Pagliaro ha detto:

      L’OMS è imbarazzante, a voler essere buoni, anzi: buonisti.

      Comunque:

      17 Maggio: “‘Cautious enthusiasm’ for plasma treatment in COVID-19 cases” – https://tinyurl.com/y7h9rrlk

      18 Maggio: “Convalescent plasma appears promising for severe COVID-19” – https://tinyurl.com/y79ldfgf

      22 Maggio: “Cura anti Covid con il plasma dei guariti anche a Roma” – https://tinyurl.com/y8ampb5f

      22 Maggio: “Early Data Shows Plasma Transfusions Make COVID-19 Patients’ Recovery More Likely: Study” – https://tinyurl.com/ycd6rbo3

      22 Maggio: “COVID-19 Patient In Pune Recovers After Plasma Therapy: Hospital” – https://tinyurl.com/ycngwufw

      23 Maggio: “Cura al plasma contro il coronavirus al via anche in Romagna” – https://tinyurl.com/yc7dd99y

      23 Maggio: “Coronavirus, in Piemonte imminente la sperimentazione sulla terapia al plasma” – https://tinyurl.com/ydh3q9hb

      23 Maggio: “Study Points to Efficacy of Convalescent Plasma for Covid-19” – https://tinyurl.com/y85bc9lu

      Posso continuare. A quanto pare, sono in tanti i medici a non essere d’accordo con l’OMS.

      Anche Burioni, il 14 Maggio:
      “Burioni: ‘Ottime notizie da terapia al plasma su 25 pazienti Usa’” – https://tinyurl.com/ybcncbcf
      Ovviamente, pur essendo la terapia la stessa, Burioni non loda De Donno o il San Matteo di Pavia.

  • PIERO LAPORTA ha detto:

    Grazie per questo ottimo compendio fra quanto accade e le connessioni con e tra le radici giovani e antiche della nostra Fede.
    Vorrei tuttavia partecipare il mio inguaribile ottimismo. Tutto quanto è avvenuto negli anni successivi alla scomparsa di san GPII ci ha indotto a riflettere sulla caducità dei trionfalismi coltivati, malgrado lo stesso pontefice polacco, sull’onda del suo grande carisma. Dopo tutto chi pagò in contanti fu il popolo polacco, i suoi martiri, i suoi preti eroici e, che coincidenza, pochi vescovi.
    Diciamoci la verità, era proprio bello e conveniente essere cattolici così a buon mercato, non vi pare?
    Dal 2005 a oggi stanno affiorando personaggi e situazioni ignoti alla gran parte dei fedeli della Chiesa universale o altrimenti ben noti ma lasciati fare indisturbati.
    Sarebbero tanti gli interrogativi sul nuovo che avanza non da oggi. Ne elenco solo i più clamorosi.
    Chi sapeva della mafia di San Gallo? Chi sapeva dei maneggi finanziari dei maltesi? Chi sapeva dei pedofili e degli omosessuali nella Chiesa? Chi sapeva del collaborazionismo di Bergoglio coi colonnelli argentini? Chi sapeva delle penetrazioni naziluterane in Terza Loggia? Chi sapeva delle persecuzioni vaticane ai cattolici fedeli al Credo? Chi sapeva delle deviazioni dottrinali, gesuitiche e non solo? Chi sapeva dei balletti verdi in casa Nazareth e nelle residenze dei monsignori? Chi sapeva della geoidolatria strisciante da oltre mezzosecolo? Chi sapeva infine – e veniamo al punto – della generalizzata codardia dei presbiteri? L’unico interrogativo (forse da risolvere) è chiedersi se tale codardia è causa o conseguenza della sporcizia rimanente. Di certo la codardia coesiste da tempi immemorabili con la rimanente spazzatura.
    Non di meno occorre essere ottimisti, mentre il luridume affiora come una schiuma sul brodo. Di certo verrà la schiumarola di Nostro Signore a fare pulizia. NON PRAEVALEBUNT.
    Sarà doloroso? Quando mai la storia della Chiesa ha risparmiato dolore? Chi ne dubiti lo chieda ai martiri e ai polacchi più vecchi; non ai meno giovani in gran parte in fuga dalla barca di Cristo verso le sodomie europee.
    E’ un incessante ricominciare, mentre la misericordia di Nostro Signore è abusata.
    Ognuno di noi stia dunque saldo nella propria Fede e preghi, il resto conseguirà secondo la Sua volontà 🙂

    • Lucy ha detto:

      Vorrei spezzare una lancia a favore dei vescovi polacchi .I più giovani durante i due ( manipolati) sinodi sulla Famiglia fecero testuggine contro l’apparato già predisposto per il risultato e contro il Capo per difendere la sacralità e l’indissolubilità del matrimonio cattolico. Tra quelli più anziani vorrei ricordare il card. Wyszynsky , la cui eroica figura emerge come un faro di luce non solo per tutto ciò che fece durante gli anni bui dell’occupazione sovietica, ma anche per un episodio che si può paragonare al comportamento dei nostri vescovi davanti al governo Conte.
      IL PARAGONE È IMPIETOSO.
      Quando nel 1953 il governo comunista promulgò una legge che prevedeva il controllo delle nomine ecclesiastiche , Wyszynski scrisse di suo pugno una lettera firmata da TUTTI i vescovi e inviata al governo che nei suoi punti salienti diceva ” se dovessimo trovarci di fronte all’alternativa di sottomettere la giurisdizione ecclesiastica come uno strumento di governo civile oppure accettare un sacrificio personale non vacilleremo…..e le sofferenze che ci accadranno non saranno per altra causa che quella di Cristo e della sua Chiesa . Non possiamo sacrificare le cose di Dio sull’altare di Cesare .NON POSSUMUS.
      Il 25/9/1953 fu arrestato e portato in carcere.

  • Maria Cristina ha detto:

    I primi apostoli abbandonarono
    Gesu’ e fuggirono non tanto o non solo per paura ma per lo sgomento, la sorpresa,direi lo shock nel vedere il Messia da loro seguito, che avrebbe dovuto trionfalmente instaurare il Regno messianico, finire a morire in Croce come un malfattore. Fuggirono prima della Resurrezione e della Pentecoste. Poi , dopo, non fuggirono piu’ e morirono alla fine della loro vita tutti da martiri per il Cristo.
    Ma noi che veniamo duemila anni dopo, sappiamo che la Croce non e’ fine a se stessa, che Cristo e’ risorto, e’ VERAMENTE risorto, e che ci ha lasciato il Paraclito , lo Spirito consolatore. Dunque se i vescovi moderni fuggono non e’ come i primi apostoli, se fuggono e abbandonano puo’ essere solo per mancanza di fede in Cristo , riampiazzata in una sorta di autoreferenzialita’ e fede solo in se stessi. La parola “Senza Te non possiamo fare nulla’ “e’ stata rovesciata nel suo contrario: la Chiesa moderna crede di poter fare tutto senza Cristo. Crede di poter promuovere la “ fratellanza umana” , la pace ,la bonta’ Universale insieme con chi non crede in Cristo e non professa la sua Divinita’ . I vescovi moderni credono di poter fare tutto indicendo riunioni episcopali, stilando programmi, come una ONU ecclesiastica,barcamenandosi con le autorita’ civili delle quali vogliono essere alleati per averne benefici economici e di potere .
    Davanti ad una epidemia , grave si’ ma facendo l e debite proporzioni non certo peggiore di altre e
    Idem del passato, oggi abbiamo avuto lo spettacolo della nullita’ a cui si riducono i cosiddetti uomini di Dio senza Dio, i vescovi cristiani senza Cristo, i religiosi senza religione. La visione devastante di una chiesa del tutto priva della sua radice soprannaturale e’ stata peggiore per molti f edeli della pandemia stessa. Il virus Covid e’ da temere per la morte del corpo, ma ch ci salvera’ dalla morte interiore , spirituale, se gli stessi vescovi e cardinali, teologi e prelati, sembrano ormai privi di fede?
    Signore ,da chi andremo? Tu solo hai parole che danno la Vita.

  • Tola'at ha detto:

    Veramente un ottimo articolo!

  • Boanerghes ha detto:

    C’è molta differenza tra la fuga degli apostoli nel Getsemani e la fuga dei successori attuali.
    I primi dovevano essere ancora battezzati nel sangue della Passione del Cristo e ricevere poi il fuoco dello Spirito, che li avrebbe condotto alla verità intera facendo comprendere in pienezza le scritture e aprendo le loro duri menti ebree all’Israele universale, cioè alla Chiesa di Cristo.
    I secondi, pur consci di tutto questo, stanno rinnegando la fede conosciuta a favore di un’altra più comoda, più facile, priva di ascesi spirituale che è stata barattata con una fede di stampo luterano che parte dall’uomo irrimediabilmente peccatore che tale è e rimane, con negazione dei sacramenti e del sacrificio del Cristo durante la S. Messa, centro della vita dell’uomo e della Chiesa.
    Siamo al nocciolo della questione ed in verità a tutti coloro che diranno: Signore noi abbiamo amato i poveri, come Tu hai insegnato (e solo questo avranno forse fatto), verrà risposto: via da Me, non vi conosco.
    S. Teresa di Calcutta aveva infatti al centro della sua vita la preghiera e l’adorazione, la vita sacramentale, che continuava a fare nell’amore ai poveri più poveri.

  • Monica MS ha detto:

    Da ora nella giacobina Francia si può celebrare con popolo. Uniche condizioni : mascherina, distanza di un metro fra persone e disinfettarsi le mani prima di entrare e uscendo.
    L Italia ha fatto peggio della cugina giacobina, nazione in cui NON esiste un concordato come quello esistente in Italia. Rimasto su carta. Lo ripeto : niente guanti di lattice. Niente polizia, che fra spacci e reati vari ha meglio da osservare.

  • P. Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez ha detto:

    Ricordandone 22 anni fa il grande GIOVANNI PAOLO II inginocchiato davanti la SACRA SINDONE, A TORINO, per il centenario della prima foto scattata da Secondo Pia, che diede inizio alle scoperte con più di 120 discipline scientifiche che comprovano i più magni prodigi, e disse “TESTIMONE SILENZIOSO DELLA RISURREZIONE”.

    Secondo giorno della NOVENA ALLO SPIRITO SANTO, per PENTECOSTÈ, 23.5.2020 San Giovanni Battista de Rossi.

    http://www.santiebeati.it/dettaglio/54450

    • P. Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez ha detto:

      Discorso di Giovanni Paolo II in occasione della visita pastorale a Vercelli e Torino, durante la celebrazione della Parola e venerazione della Sindone

      Carissimi Fratelli e Sorelle! Con lo sguardo rivolto alla Sindone, desidero salutare cordialmente tutti voi, fedeli della Chiesa torinese. Saluto i pellegrini che durante il periodo di questa ostensione vengono da ogni parte del mondo per contemplare uno dei segni più sconvolgenti dell’amore sofferente del Redentore. […] Davanti alla Sindone, immagine intensa e struggente di uno strazio inenarrabile, desidero rendere grazie al Signore per questo dono singolare, che domanda al credente attenzione amorosa e disponibilità piena alla sequela del Signore.

      La Sindone è provocazione all’intelligenza. Essa richiede innanzitutto l’impegno di ogni uomo, in particolare del ricercatore, per cogliere con umiltà il messaggio profondo inviato alla sua ragione ed alla sua vita. […] La Chiesa esorta ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti. Ciò che soprattutto conta per il credente è che la Sindone è specchio del Vangelo. In effetti, se si riflette sul sacro Lino, non si può prescindere dalla considerazione che l’immagine in esso presente ha un rapporto così profondo con quanto i Vangeli raccontano della passione e morte di Gesù che ogni uomo sensibile si sente interiormente toccato e commosso nel contemplarla.

      […] Nella Sindone si riflette l’immagine della sofferenza umana. Essa ricorda all’uomo moderno, spesso distratto dal benessere e dalle conquiste tecnologiche, il dramma di tanti fratelli, e lo invita ad interrogarsi sul mistero del dolore per approfondirne le cause. L’impronta del corpo martoriato del Crocifisso, testimoniando la tremenda capacità dell’uomo di procurare dolore e morte ai suoi simili, si pone come l’icona della sofferenza dell’innocente di tutti i tempi: delle innumerevoli tragedie che hanno segnato la storia passata, e dei drammi che continuano a consumarsi nel mondo. […] Evocando tali drammatiche situazioni, la Sindone non solo ci spinge ad uscire dal nostro egoismo, ma ci porta a scoprire il mistero del dolore che, santificato dal sacrificio di Cristo, genera salvezza per l’intera umanità.
      La Sindone è anche immagine dell’amore di Dio, oltre che del peccato dell’uomo. Essa invita a riscoprire la causa ultima della morte redentrice di Gesù. Nell’incommensurabile sofferenza da essa documentata, l’amore di Colui che “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16) si rende quasi palpabile e manifesta le sue sorprendenti dimensioni. Dinanzi ad essa i credenti non possono non esclamare in tutta verità: “Signore, non mi potevi amare di più!”, e rendersi subito conto che responsabile di quella sofferenza è il peccato: sono i peccati di ogni essere umano.

      […] La Sindone è anche immagine di impotenza: impotenza della morte, in cui si rivela la conseguenza estrema del mistero dell’Incarnazione. Il telo sindonico ci spinge a misurarci con l’aspetto più conturbante del mistero dell’Incarnazione, che è anche quello in cui si mostra con quanta verità Dio si sia fatto veramente uomo, assumendo la nostra condizione in tutto, fuorché nel peccato. Ognuno è scosso dal pensiero che nemmeno il Figlio di Dio abbia resistito alla forza della morte, ma tutti ci commuoviamo al pensiero che egli ha talmente partecipato alla nostra condizione umana da volersi sottoporre all’impotenza totale del momento in cui la vita si spegne. E’ l’esperienza del Sabato Santo, passaggio importante del cammino di Gesù verso la Gloria, da cui si sprigiona un raggio di luce che investe il dolore e la morte di ogni uomo. La fede, ricordandoci la vittoria di Cristo, ci comunica la certezza che il sepolcro non è il traguardo ultimo dell’esistenza. Dio ci chiama alla risurrezione ed alla vita immortale.
      La Sindone è immagine del silenzio. C’è un silenzio tragico dell’incomunicabilità, che ha nella morte la sua massima espressione, e c’è il silenzio della fecondità, che è proprio di chi rinuncia a farsi sentire all’esterno per raggiungere nel profondo le radici della verità e della vita. La Sindone esprime non solo il silenzio della morte, ma anche il silenzio coraggioso e fecondo del superamento dell’effimero, grazie all’immersione totale nell’eterno presente di Dio. Essa offre così la commovente conferma del fatto che l’onnipotenza misericordiosa del nostro Dio non è arrestata da nessuna forza del male, ma sa anzi far concorrere al bene la stessa forza del male. […]

      Torino, domenica 24 maggio 1998

      https://youtu.be/oyqidxcyFB8

      1931

      https://youtu.be/vRt0Wg9za1c

      1933

      https://youtu.be/wX-aoouKPZA

      1946

      https://youtu.be/AuJ_rcV469g

      Tentativo di distruggerla (enessima volta) l’11 aprile 1997

      https://youtu.be/fTw6JqyJBYM

  • Pier Luigi Tossani ha detto:

    Bella ed equiibrata riflessione, grazie.

    “Al contrario, mentre si squalifica il proprium dell’educazione e della formazione cristiana, si invita apertamente a “promuovere un evento, che avrà per tema Ricostruire il patto educativo globale: un incontro per ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione” (Messaggio per il Patto Educativo, 12 settembre 2020)”.

    S’è capito che questa, che è prevista in autunno, è una delle iniziative ideologiche più abominevoli e pericolose di questo pontificato. Eppure, la Provvidenza che permette certi misteriosi passaggi, ci illuminerà anche su come stare davanti ad essi.

    Per quanto riguarda le conferenze episcopali, rimando a

    https://www.corrispondenzaromana.it/il-silenzio-dei-vescovi-in-tempo-di-pandemia/

    “….Giova allora rispolverare gl’infelici principi della collegialità, che – a partire dal Vaticano II – ha subito un’escalation di cui tutti ora constatiamo i tragici risultati. Il teologo domenicano, P. Roger Thomas Calmel, all’indomani dell’ultima assemblea conciliare, aveva previsto la sciagura che si sarebbe abbattuta sulla Chiesa in nome della collegialità. Nella sua Breve apologia della Chiesa di sempre scrive: «Il Signore ha voluto nella sua Chiesa l’autorità personale e l’ha istituita personale. Invece, dopo il Concilio (Vaticano II, ndr), assistiamo ad un gigantesco tentativo di spersonalizzazione dell’autorità: da personale quale essa è per diritto divino, la vediamo parlamentarizzarsi, collegializzarsi, si potrebbe dire sovietizzarsi». Le Conferenze Episcopali in ogni Paese non sono che la conseguenza di questo processo di sovietizzazione, che sovverte fin dalle fondamenta la struttura della Chiesa voluta dal Signore. «Egli – continua P. Calmel – ha munito questa Chiesa di poteri particolari in vista della santità. Questi poteri sono gerarchici, assistiti, personali; […], questi poteri sono detenuti da una determinata persona (volgare o nobile, santa o mediocre); in ogni caso una persona personalmente responsabile; questi poteri non possono essere trasferiti a nessuna di quelle molteplici varietà di organizzazioni del genere rousseauiano e massonico». E ciò perché il regime assembleare democratico «è estraneo al Regno di Dio». Con tale regime «quelli che di fatto esercitano l’autorità, hanno normalmente il mezzo per eclissarsi. I detentori ufficiali del potere, infatti, sono ipocritamente spogliati del potere effettivo; il potere reale è trasferito ad autorità parallele, irresponsabili e sfuggenti. È per ciò che la democrazia alla Rousseau è un regime di menzogna ed è intollerabile nella Santa Chiesa, nel Regno di ogni verità, ancor più che nei regni di questo mondo».

    Infatti, che cosa accade quando agisce un’assemblea? Ma, anzitutto “chi è” l’assemblea? «L’assemblea. Il che significa tutti e nessuno», risponde P. Calmel. «Ad ogni assemblea plenaria collegiale, la demolizione della dottrina, della morale, della liturgia ha fatto progressi considerevoli. Ma chi è il demolitore? Tutti i vescovi o quasi tutti, se si considera il meccanismo della maggioranza dei suffragi, ma un piccolo numero difficile da identificarsi, se si considera la determinazione personale, ponderatamente deliberata, riflettuta e calcolata. Ed è appunto in questo che il sistema collegiale è ipocrita e contro natura: esso esenta ciascuno dal peso delle proprie responsabilità e dagli intollerabili bruciori del rimorso, ma, al tempo stesso e in forza dello stesso meccanismo, fa cooperare tutti ai peggiori misfatti, all’installazione d’una falsa religione cristiana sotto una maschera cristiana». Ciononostante, ogni vescovo deve essere ben consapevole che «è lui che è scelto, onorato a tal segno, investito di questa divina missione: lui, e non un gruppo anonimo».

    Dunque, il vescovo – lo voglia o no, ne sia consapevole o no – è e rimane l’unico Pastore della sua diocesi, sotto il Papa, evidentemente, da cui deriva la sua autorità. Nella seconda domenica dopo Pasqua, il Vangelo ci ha presentato la figura nobile e forte del Buon Pastore «che dà la vita per le sue pecore» (Gv 10,11), contrapposta a quella del mercenario, il quale «vede venire il lupo e fugge» (Gv 10,12). Questo passo del quarto Vangelo è stato commentato con mano impietosa dal grande Vescovo di Ippona, il quale si chiede: «Chi è il mercenario, che vede venire il lupo e fugge? Chi cerca i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo, e non ha il coraggio di riprendere liberamente chi ha peccato (cf. 1 Tim 5, 20) (segue)”.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    La conclusione finale è quella che ho sempre sostenuto nella mia pochezza.