LAPORTA. CRISTIANI, EBREI E ISLAM NEL MEDITERRANEO. INSIEME.

20 Maggio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il generale Piero Laporta indirizza la sua riflessione odierna al Mediterraneo in generale e ai rapporti fra le tre religioni monoteiste, che del bacino del Mediterraneo hanno fatto il loro punto di incontro (e di scontro) attraverso i secoli. Buona lettura.

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Presento una garbata quanto ferma diffida a non leggere oltre, per quanti – credenti e non – sono inclini all’ostilità verso le rimanenti religioni monoteiste; in particolare rammento ai cattolici il duplice dovere di amare il prossimo e, allo stesso modo e con pari energia, impegnarsi a convertirsi e convertire – convertire, non dialogare, convertire – testimoniando la nostra Fede nell’unica Chiesa cattolica apostolica romana. La prima testimonianza cui siamo chiamati è quella della verità.

Come abbiamo appurato sinora, la battaglia strategica si gioca proprio fra verità e menzogna, per manipolare il consenso e conseguentemente paralizzare la millenaria pastorale della Chiesa. Ritornare dunque alla verità è essenziale. Vasto programma, si dirà; qualcuno deve tuttavia cominciare. A ben vedere tutti i pontefici precedenti contrastarono – chi più, chi meno – l’avvelenamento del modernismo. Negli ultimi tempi si sono distinti san Giovanni Paolo II e S.S. Benedetto XVI. Oggi siamo nuovamente di fronte a Pilato, la flagellazione è appena cominciata. Una nuova crocifissione è alle viste? È tutto così inesorabilmente definito? Malgrado tante pur rispettabili profezie, il nostro libero arbitrio si giustappone alla piena libertà di Nostro Signore di cambiare il corso degli eventi. Ricordiamoci di san Giovanni Paolo II, il quale, riunendo il gregge polacco sotto la Santa Croce, sbriciolò il Patto di Varsavia e i suoi bellicosi piani d’invasione, senza sparare un petardo. Concludemmo chiedendoci: «Che cosa fa oggi la Chiesa, mentre s’approssima un cataclisma? Chi deve prendere l’iniziativa?»

La prima domanda ha una risposta triste. Nessuna delle politiche della Santa Sede appare in grado di spegnere l’incendio, innescatosi almeno dal tentativo di depredare la Russia, investendo oggi tutto il Globo. Da un momento all’altro Stati Uniti, Russia e Cina potrebbero impiegare armi di distruzione di massa. Abbiamo già spiegato perché, non di meno vi torneremo più avanti nel dettaglio. L’adesione di Bergoglio, nel corso di un’omelia, alla proposta dell’islamico Alto Comitato per la Fratellanza Umana di dedicare la giornata del 14 maggio alla preghiera, ha diviso anziché unire. Ha diviso i cattolici – invitati a pregare coi mussulmani – proprio i medesimi cattolici ai quali, nello stesso momento, il pontefice nega da mesi la Santa Messa e i Santi Sacramenti. Che senso ha aggregarsi a un minareto? Ha diviso ulteriormente i cattolici dagli ebrei, dissociatisi dall’appello del Comitato islamico. Insomma una catastrofe politica e pastorale, grottesca quanto patetica. Peggio ancora quindi porsi la seconda domanda: «Chi deve prendere l’iniziativa?», mentre la Santa(?) Sede oscilla fra preghiere islamizzate e trattati segreti col regime cinese, il più infame mai apparso sulla terra, oltre ai finanziamenti altrettanto segreti a fazioni politiche statunitensi, ai loro manutengoli, italiani e non, specie fra quelli impegnati a speculare sull’immigrazione. Quanto affiora con l’Obamagate non può celarsi, nonostante il “botterismo” dell’ineffabile sciura Giovanna, prima inviata da New York a Pechino a botterizzare il virus e poi precipitosamente riportata a New York mentre le fognature di casa Obama esplodono. Tutto inutile mentre la verità affiora, uccisa ma in buona salute. Segreto è padre di Falso, non ci si stanchi di urlarlo dai tetti, mentre la Chiesa, a sua volta botterizzata dal proprio vertice, va allo sbando.

 

Ripartire dal Mediterraneo

Da dove ripartire? È opportuno, anzi inevitabile ripartire da san Giovanni Paolo II; cioè prendere con una mano tutta l’Europa (Russia inclusa) e gli Ebrei con l’altra, senza distogliere lo sguardo sorridente dall’Islam, nonostante le corresponsabilità nel tentativo di ucciderlo e l’odio profuso a piene mani dai minareti, e non solo da quelli. Africa, Asia e America latina devono entrare nel medesimo progetto. Non è tuttavia presumibile la soluzione nel medio termine degli enormi problemi lasciati dalle guerre, dalle catastrofi economiche e sociali, cui si somma lo sfacelo nella Chiesa. È non di meno grottesco, prima che sbagliato, arroccarsi su presunte apocalissi incombenti per attendere da ignavi.

Il primo sforzo cui la Chiesa dovrebbe dedicarsi è la pacificazione nel Mediterraneo, nel Mare Nostrum, non come l’intese l’Impero romano, bensì intersezione delle religioni monoteiste, fondatrici delle rispettive civiltà, le quali devono, non possono evitare di trovare un modus vivendi che spenga anziché alimentare le fiamme. Dal Mediterraneo occorre spingersi nel cuore dell’Africa, dove Cina e Francia, indisturbate sfruttano spietatamente le popolazioni.

Cominciamo coi fratelli Ebrei. Consapevole d’incamminarmi su un campo minato, sento sganglare l’otturatore dei fucili dei tanti insofferenti se non ostili al tema. Quando tuttavia la scelta non c’è la scelta è facile; occorre dunque andare avanti. Guardiamoci intorno: chi altri potrebbe aiutare la Chiesa a pacificare il Mediterraneo e recuperare l’Africa? I luterani? I mussulmani? I cinesi? Dobbiamo quindi rimanere aggrappati alla logica e alle certezze storiche, verificabili e condivisibili.

 

Santo Natale e Santa Pasqua, Chanukah e Pesah

Partiamo da una duplice coincidenza, sfuggita a troppi: anche quest’anno la festa ebraica di Chanukah – detta “festa delle luci” – è praticamente coincisa col Santo Natale; d’altronde la Santa Pasqua è oltraggiata, dai ben noti divieti, insieme a Pesah, la Pasqua ebraica, otto giorni durante i quali si fa memoria della liberazione del popolo ebraico dall’Egitto e del suo esodo verso la Terra Promessa.

Quante volte attribuirono le origini del Santo Natale e della Santa Pasqua a rifacimenti di festività pagane? Riflettiamo invece sulla profondità e sull’importanza di Chanukah e Pesah, per comprendere le radici comuni fra le fedi cattolica ed ebraica, radici millenarie, non pagane.

Il 26 dicembre di alcuni anni fa, il rabbino Roberto Della Rocca, additò su Pagine Ebraiche il pericolo della banalizzazione della “festa delle Luci” a vulnerare la specificità ebraica, rendendola complementare al Natale cristiano, sovente banalizzato di suo (aspetto, quest’ultimo, cortesemente non sottolineato dal rabbino). È sotto gli occhi di tutti il tentativo di cancellare il Santo Natale, ogni anno reiterato da maîtres e maîtresses à penser. Un massone mio amico mi invia puntualmente auguri di “buona festa del Solstizio”, ai quali altrettanto puntualmente rispondo con un “Buon Natale di Nostro Signore”. Nei centri commerciali il “Villaggio di Natale” ha sfrattato illudendosi di illuminare la festa commerciale oscurando quella religiosa. Domani forse un altro virus comprometterà le celebrazioni natalizie e di Chanukah com’è accaduto con quelle pasquali, grazie alle cerchie di casa Nazareth e dei cicisbei che vi si aggirano. In realtà i tentativi di paganizzare il Santo Natale, col cencioso “rispetto verso le altre religioni”, sono falliti a dispetto degli sforzi profusi. Persino in terra luterana, in Svezia, attecchì e resiste la festa di Santa Lucia, santa di Siracusa, annunciando tuttora ogni anno, anche ai miscredenti, l’arrivo del Santo Natale.

Natale e Chanukah, Pasqua e Pesah, distinte eppure legate, dovrebbero indurci a trovare una strada comune, da percorre insieme, sia pure ognuno sul proprio versante. L’introduzione al Primo Libro dei Maccabei nella Bibbia cattolica, assicura che esso:«…è fonte importante per la storia del giudaismo del II sec. a.C.; le vicende che esso narra coprono infatti un periodo che va dal 175, inizio del regno di Antioco Epìfane, al 134, data della morte di Simone Maccabeo. Si tratta di soli quaranta anni durante i quali assistiamo all’affermazione della famiglia dei Maccabei e allo stabilirsi della dinastia degli Asmonei».

Mattatia, padre dei Maccabei e anziano sacerdote, dette inizio alla rivolta armata, segnando la fine all’ellenismo in terra ebraica. Chanukah fa memoria di questo e del miracolo dell’ampolla d’olio. Il Tempio, profanato dagli assiro ellenici, fu riconsacrato illuminando in permanenza la Menorah – lampada a sette bracci – alimentata con puro olio di oliva, la disponibilità del quale parve sufficiente solo per una giornata. La lampada rimase invece miracolosamente accesa per gli otto giorni necessari alla riconsacrazione e a produrre nuovo olio. Chanukah, la “Festa delle Luci” riverberanti nella celebrazione di santa Lucia e nelle luminarie del Santo Natale. La rivolta dei Maccabei d’altronde preparò la strada all’Avvento cristiano, 165 anni dopo, seppellendo la civiltà pagana assiro ellenica. L’epopea dei Maccabei diventa dunque pietra comune delle civiltà ebraica e cristiana, la cui fusione chiude al paganesimo e dà vita alla civiltà occidentale. L’Unione Europea, dominata dalle logiche naziluterane del IV Reich, rifiuta queste radici, disgregando la propria comunità, privandola d’una cultura comune. L’esito è sotto gli occhi di tutti.

 

Lo scandalo di Gesù Cristo, ebreo

Inoltriamoci nel campo minato. S’odono nuovamente gli otturatori dei fucili, però occorre procedere. Gesù Cristo è ebreo, lo scandalo è nella certezza storica, soggetta tuttavia a due rimozioni. Una spiccatamente politica, tendente a fare di Gesù un membro ante litteram dell’Olp. La seconda rimozione è bilaterale, tanto da parte di cattolici credenti così come degli ebrei praticanti; numerosi fra gli uni e gli altri i propensi a ignorare la comune parentela. Noi guardiamo nell’orto cattolico. La rimozione è avvenuta dall’alto, intossicando il popolo. Sul sito del Vaticano il Quarto Mistero Gaudioso: «Gesù viene presentato al Tempio da Maria e Giuseppe». I nonni lo recitavano così: «Contempliamo la purificazione di Maria Santissima e la circoncisione di Gesù Bambino». In altre parole, la dottrina cattolica riconosce la perfetta continuità fra legge levitica e la legge cattolica apostolica romana, come peraltro è detto inequivocabilmente nel Santo Vangelo. Il Vaticano nicchia. Il diavolo, dice un proverbio, s’accuccia sotto l’Acqua Santa. Possiamo immaginarlo ben più affaccendato nella Santa(?) Sede e ancor più in Terra Santa. Una dell’imprese più riuscite è infatti, con l’arrivo degli Ebrei in Israele, la guerra multilaterale, ininterrotta dal 1948 ai giorni nostri, incardinata alla cosiddetta Palestina.

 

Palestina, un falso storico divenuto realtà

Il diritto all’autodeterminazione dei palestinesi oggi è innegabile. Gli Stati nascono e muoiono con le guerre, si disse altre volte. La Palestina è un paradosso: essa è nata, invece di morire, nonostante le guerre perse. Spiegarne le ragioni esigerebbe un libro a parte. Stiamo ai fatti. La Palestina oggi è una realtà politica concreta, di cui tenere oggettivamente conto, nonostante l’irrilevanza cui l’hanno condannata le sue stesse politiche e non solo. È una realtà concreta ma il suo diritto a esistere è di fatto subordinato a quello di Israele, piaccia o meno alle parti in causa. Questo è il diabolico nodo gordiano che rende la vicenda apparentemente irresolvibile.

Chi voglia approfondire il problema può leggere qui. Ne propongo solo un estratto per comprendere come la questione, nata molto male, potrebbe quindi finire peggio.

Autorevoli storici sostengono – mentendo spudoratamente – la preesistenza d’una nazione palestinese al primo dopoguerra, documentata, a sentir loro, dall’accordo segreto (vizio dei malvagi) del 1916, tra francesi e inglesi (The Sykes–Picot Agreement) per la spartizione del Medio Oriente e dell’Asia Minore. Anni addietro questa tesi fu udita pure nella Scuola di Guerra dell’Esercito, per bocca di un docente esperto di vino più che di storia. Andiamo ai fatti. François Marie Denis Georges Picot, diplomatico francese, prozio di Valéry Giscard d’Estaing, presidente della Francia dal 1974 al 1981, condivise col pronipote molte qualità, oltre all’intelligenza affilata, sicuramente un disinvolto cinismo. Picot portò a casa un notevole bottino grazie all’accordo segreto (vizio dei malvagi) sull’Asia Minore, stipulato col britannico Mark Sykes, fra novembre 1915 e marzo 1916. Il colonnello Sykes assicurò alla Gran Bretagna comunicazioni sicure dal Mediterraneo alle Indie, controllando il territorio oggi corrispondente a Israele, Giordania e Iraq. La Francia ebbe Libano e Siria.

Sykes portò il risultato alla Conferenza di pace di Parigi, apertasi il 18 gennaio 1919, ma non ne vide la conclusione, fulminato a febbraio dalla febbre spagnola. Ebbene, non c’è alcun riferimento a “Palestina” nell’accordo franco-britannico, basta leggerlo per appurarlo. D’altronde l’impero ottomano compendiò quel territorio come somma di più province: Sangiaccato[1][1] di Gerusalemme, Sangiaccato di Nablus, Sangiaccato di Gaza, Sangiaccato di Acri, con una parte del Vilayet di Siria e del Vilayet di Beirut. In quegli anni cominciò la confusione, tuttora vorticante e profittevole per troppi, impegnati a speculare sul mercato del petrolio grazie alle tensioni, generosamente procurate in quell’area, dai cartelli petroliferi, da mussulmani, ebrei e cristiani a spese di cristiani, palestinesi ed ebrei, da farabutti a spese di tutti i malcapitati.

 

La storia genuflessa alla politica dei petrolieri.

L’accordo franco-inglese del 1916, privo di qualunque riferimento alla Palestina odierna non scoraggia gli ostinati fautori della genuflessione della storia alla politica, gabellando la Palestina quale provincia dell’Impero romano poi sottomessa all’Impero ottomano, preesistendo quindi a Israele, nato solo nel 1948.

Gli eredi della Palestina romana, concludono i falsari, hanno ben più solidi diritti degli ebrei per rivendicare quelle terre. Un tal modo di ragionare nei cosiddetti storici conferma la loro propensione a manipolare il passato, come sosteneva Paul Valery, alla stregua dei cartomanti il futuro, con la differenza che i vaticini di questi possono essere verificati. Ebbene, ci scuseranno i venerati maestri se cercheremo di deludere Valery.

Nel metodo, occorre ricordare che Palestina non poteva essere – e non fu – annoverata nel catalogo ottomano delle province: la Sublime Porta mai avrebbe ammesso l’aborrita radice ebraica di essa. Nel merito, richiamando il lemma latino Palaestina, s’evocano le popolazioni ebraiche di cui parla già Erodoto, tuttavia con accezione differente da quella poi intesa con l’imperatore Adriano, la cui “Syria Palaestina” comprendeva Iudaea, Samaria, Galilaea, Philistaea e Perea, un territorio molto vasto, un secolo dopo Cristo. Secondo la chiave di lettura dei venerati maestri, gli ebrei di oggi hanno titolo a rivendicare l’annessione della Giudea, anzi possono rivendicare un territorio ancora più vasto. D’altronde, se Palestina deriva dalla regione imperiale romana, è a fortiori impossibile sostenerne la radice mussulmana. Se invece la si intende escrescenza del Frankstein diplomatico franco-britannico, l’identità nazionale palestinese è ancor meno definita rispetto a quella israeliana, giustappunto preesistente ab antiquo, mentre Maometto apparve ben cinque secoli dopo Cristo.

In quanto alle “terre espropriate ai palestinesi”, è un falso storico: la Sacra Porta applicò un regime poliziesco e fiscale di rara spietatezza, lasciando ai privati minime porzioni di terra, di pessima qualità agricola, acquistate da ebrei anche con l’aiuto finanziario di Stalin, cioè della neonata Unione sovietica, il primo Stato al mondo che riconobbe la legittimità dello Stato di Israele.

Le falsità vorticanti intorno a questo soggetto sono illuminate dagli odierni sostenitori dello ius soli per i migranti africani, mentre essi stessi negano analogo diritto agli ebrei che affluirono in Israele dagli inizi del secolo scorso.

 

Due fedi, due patti con Dio, ambedue attuali

Ristabiliamo la verità e ricuciamo le divisioni. Le comuni radici non sono soltanto nella storia, bensì pure nelle rispettive fedi, cattolica ed ebraica. Un cattolico non può infatti mettere in dubbio l’attuale vigenza del patto – attraverso Abramo – fra Dio e il popolo ebraico. Tale patto, tuttora vigente, è parallelo a quello universale – attraverso Cristo – fra Dio e l’umanità tutta, ovvero alla radice della fede cattolica. Un ebreo, a sua volta, non può negare a un cattolico il diritto a tale legittima convinzione, sia pure unilaterale, senza mettere in dubbio la propria identità ebraica, come invece si fa da ambo le parti rimuovendo l’identità ebraica di Cristo. Insomma, i credenti ebrei o cattolici dovrebbero convergere verso il riconoscimento delle comuni radici.

L’introduzione della Bibbia cattolica aggiunge: «Il libro [dei Maccabei, NdR] non fu riconosciuto come sacro dal giudaismo, perciò non venne letto nella sinagoga e così il testo ebraico andò perduto. Nella versione greca […] è stato accolto nella Chiesa cattolica e in quelle ortodosse e considerato come libro sacro; non è però riconosciuto come tale dalle comunità ecclesiali protestanti e anglicane». Non è un dettaglio da poco. Com’è sotto gli occhi di tutti, il globalismo e il IV Reich, portatori malaticci d’una contiguità coi mussulmani, s’avvalgono delle separazioni fra giudei e cristiani, spingendo verso un politeismo sincretista, le cui spallate alla tradizione giudaico-cristiana non sono oggi meno virulente e profanatrici delle assiro elleniche di ieri.

L’apostasia e l’eresia sono due mali pericolosi tanto per noi cattolici quanto per gli ebrei. È inutile ch’io mi soffermi sulle velenose radici luterane del nazismo, nonché sulle necrosi attuali nel corpo cattolico. I fratelli ebrei mi permettano quindi alcune osservazioni su taluni aspetti peculiari a loro, dal forte riverbero tuttavia sulla storia comune di ebrei e cattolici. Maometto, per esempio, crudele e niente affatto virtuoso, fu educato dai Nabatei, una costola eretica dell’ebraismo, la cui capitale fu Petra. Se questa possiamo relegarla nelle curiosità storiche, stemperate dai secoli, altra cosa è una visione dell’Olocausto, degli antefatti e del loro incidere nella storia comune a ebrei e cattolici. La Diaspora, un ebreo credente deve connetterla alla volontà di Nostro Signore. Ebbene, essa si dispiega soprattutto nei territori cristiani: «Esortatevi a vicenda ogni giorno finché dura “quest’oggi”», scrisse Paolo ma non fu sempre così, grazie al reciproco odio, dalle terribili eppure luminose conseguenze.

La Diaspora ha infatti una conclusione, come una lunga e dolorosa traversata del deserto, come una lunga e dolorosa liberazione dalla schiavitù in Egitto, attraverso l’Olocausto, senza il quale la fondazione dello Stato di Israele – legittimo e riconosciuto per primo da Stalin – oggi sarebbe ancora lontana. È stata dunque una terribile bestemmia, tanto in ambito ebraico quanto in ambito cattolico, blaterare di “morte di Dio” per quanto avvenuto prima, durante e a causa dell’Olocausto, al quale occorre invece restituire la peculiare forza fondante d’una nuova alleanza pacificatrice. Mentre possiamo rallegrarci di questa conclusione di un pezzo di storia comune a ebrei e cattolici, dobbiamo tenere realisticamente conto di un pericolo comune. Tanto il radicamento cattolico a Roma, come quello ebraico a Gerusalemme sono una grazia di Nostro Signore, non un diritto acquisito in eterno. La precarietà di tali situazioni è direttamente proporzionale alla forza delle parti avverse: i collaborazionisti cristiani – laici, religiosi, vescovi e curie d’ogni caratura – assieme a esponenti della comunità ebraica internazionale, infettati dal nichilismo gaudente dei Woody Allen e dall’affarismo inumano dei Georgy Soros, ebreo e collaborazionista coi nazisti. In questa trincea fangosa, troviamo anche le grandi famiglie europee, scristianizzatesi, come quella di Valéry Giscard d’Estaing, poi in prima fila a negare le radici ebraico cristiane dell’Europa. Sono le medesime famiglie che in Francia collaborano attivamente, istituzionalizzando l’Olocausto nella Repubblica di Vichy. Le analoghe grandi famiglie italiane, prima accorsero in piazza Venezia e s’arricchirono con la guerra fascista; dopo la battaglia di Stalingrado si prepararono ad accorre a piazzale Loreto, pronte tuttavia a tornare indietro. Oggi costoro sono tutti felicemente globalisti come d’altronde Bergoglio.

È quindi opportuno e urgente che cattolici ed ebrei rifiutino senza esitazioni i veleni dei falsi profeti delle rispettive compagini, ripartendo da Chanukah e Pesah, da Natale e Pasqua, due feste comuni, aperte agli uomini di buona volontà. Qual è il primo passo? Sono stati aperti gli archivi concernenti Sua Santità venerata Pio XII. Con straordinaria puntualità la Conferenza Episcopale del IV Reich, pardon tedesca, addita la complicità dei vescovi cattolici tedeschi col nazismo. L’intento è schizzare fango su Sua Santità venerata Pio XII. Torneremo più in dettaglio sulla questione. Per ora basti ricordare che i rari vescovi blandi col nazismo furono esecrati dalla totalità dei rimanenti prelati cattolici. Al contrario, la quasi totalità dei vescovi luterani benedissero i labari di Hitler e fornirono i cappellani militari ai nonni di Angela Merkel.

La verità su Sua Santità venerata Pio XII, come vedremo, è a prova d’ogni sozzura naziluterana, quelle di ieri come quelle di oggi. (8- continua)

www.pierolaporta.it

[1] Vilâyet, Sangiaccato: sono le due circoscrizioni amministrative dell’Impero ottomano, in ordine di importanza, che precedono la Cazà.

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46 commenti

  • Lucy ha detto:

    Ero in arretrato con Stilum , spero di essere arrivata in tempo a dirle , generale La Porta che concordo al 100×1000 con quanto da lei scritto.Certo il suo è un lungo excursus storico /religioso/politico da cui per brevità estrapolo tre punti.
    1 ) ” comune radice nelle rispettive fedi, cattolica e ebraica ” .È Gesù stesso a sottolinrare il legame inscindibile tra AT e NT “non sono venuto ad abolire la Legge e i Profeti ma a portarli a compimento”.Venendo a tempi recenti per esigenze di spazio mi piace citare il cardinale Jean Marie Aronne Lustiger che da ebreo convertito ha espresso in maniera perfetta questa continuità nel suo libro autobiografico ” La scelta di Dio “.E poi Papa Benedetto che nel suo ” Gesù di Nazaret ” parla a lungo dei nostri “fratelli maggiori ” nel loro rapporto continuità/ diversità col cristianesimo.
    2 ) ” tutti i pontefici precedenti contrastarono l’avvelenamento del modernismo “.Esatto !.Solo un esempio : un bastione di cemento armato contro il modernismo dentro la Chiesa Cattolica è l’enciclica Veritatis Splendor di Papa Wojtyla.
    3 ) “ricerca di una convivenza anzi una piena collaborazione politica con Israele ” . Una democrazia in guerra da 70 anni contro nemici assatanati e feroci che ne vogliono cancellare l’esistenza , ma anche contro l’ostilità non meno fanatica dei media e dell’opinione pubblica occidentale drogata dall’appeasement pro Islam nonchè di potenti organizzazioni come UE e Onu che sforna più risoluzioni contro Israele che contro il gulag Nord Corea, ebbene nonostante tutti ciò e la chiamata alle armi dei boicottaggi , Israele è all’avanguardia in tutti i settori della ricerca scientifica e delle più avanzate tecnologie. Un’ultima cosa : il suo esercito Tsahal è l’unico esercito al mondo che preveda l’obiezione di coscienza per un ordine ritenuto ingiusto .

    • sigmund ha detto:

      gentile Lucy, tutto bene fino al punto 2 del suo argomentare. Quando si arriva al punto 3 e arriva Israele, la democrazia sotto assedio da 70 anni, li incominciano i problemi. L’attenzione, a quel punto, va posta su quella parte dei fratelli maggiori che non tollera lo Stato nazione, che lo nega a priori perché accettare l’idea di Israele Stato nazione automaticamente significa legittimare tutti gli altri che si proclamano tali, mentre il loro obiettivo è un altro: la globalizzazione. … non so se riesco a spiegarmi, il problema, a livello politico e geopolitico nasce e si complica proprio tra di loro…tra i nostri cari fratelli maggiori!

  • deutero.amedeo ha detto:

    Senza citare i nomi perché (unicuique suum) ognuno si autoriconoscerà, mi permetto sottolineare numerosi errori dottrinali contenuti in parte nell’articolo e in parte nei commenti. Fedele alla mia formazione, al mio carattere e al mio temperamento, faccio ampio riferimento ai numeri ( che peraltro non è la prima volta che cito nei miei commenti in questo blog).
    – Quando negli Atti si dice che i primi cristiani leggevano le Scritture è chiaro che leggevano l’AT non il NT che ancora non esisteva se non nella predicazione orale ma non per iscritto.
    – Che esista una frattura fra AT e NT è una bufala del modernismo: a parte le famose parole di San Girolamo (“L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”) fanno testo:
    A) Mt 5, : [18] In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto.

    [19] Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
    B) Lc 16,31 : [31] Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi”.
    – Le citazioni di At in Nt sono ben 257 ; i libri citati sono (tra parentesi il numero di volte) : Genesi (26), Esodo (35), 1 Samuele (1), 2 Samuele (3), 1 Re (2), Giobbe (2), Salmi (58). Proverbi (5), Isaia (53), Geremia (4), Ezechiele (2), Daniele (1), Osea (6), Gioele (2), Amos (2), Giona (1), Michea (2), Abacuc (3), Aggeo (1), Zaccaria (5), Malachia (2) . Dire che Gesù non era un Ebreo a tutti gli effetti è quasi una bestemmia.
    – Il Canone Biblico Ebraico rispetto a quello Cattolico non solo è mancante del NT (ovvio!) ma oltre ai Libri 1 e 2 Maccabei , non considera canonici: Tobia, Giuditta, Sapienza, Siracide, Baruc. Gli ebrei considerano canonici 39 libri dell’AT mentre i cattolici ne considerano canonici 46. E’ inoltre evidente che tra ermeneutica ebraica e ermeneutica cattolica vi siano profonde differenze.
    – L’esaltazione del Padre Nostro e dell’Ave Maria, come preghiere per eccellenza dei cristiani è un’altra invenzione modernista: tutta la Bibbia, anche l’AT che ci accomuna agli Ebrei è una miniera di preghiere una più bella dell’altra: al di là dei meravigliosi 150 Salmi, in cui la parola di Dio ci insegna tutto quello che può servire ad un uomo per rivolgersi al suo Dio in tutte le circostanze della vita e in tutti i possibili stati d’animo, ci sono Cantici, Suppliche e quant’altro prersenti nella preghiera di Abramo, di Mosè, di Geremia, di Giobbe…… E poi arriva la preghiera di Gesù.

    • Enrico ha detto:

      Deutero Amedeo,

      “E poi arriva la preghiera di Gesù”. Insomma quasi un ammennicolo. Gesù? Forse un santone che “arriva poi”?

      Ma, a parte questo svarione, vorrei chiederLe: chi è il Padre di Gesù? Dio Padre è ebreo? E lo Spirito Santo che adombrò la Vergine Maria era (ed è) ebreo?

      “L’esaltazione del Padre Nostro e dell’Ave Maria, come preghiere per eccellenza dei cristiani è un’altra invenzione modernista”. Anche qui ammennicoli. E già, il Padre nostro è stato insegnato da Gesù che è “arrivato poi”. E il Santo Rosario che prevede ben 50 Ave Maria? Che vuoi che sia? È “arrivato poi”, molto “poi”.

      “L’AT che ci accomuna agli Ebrei”: mai sentito parlare dell’NT? Mai sentito:

      Tantum ergo Sacraméntum
      venerémur cérnui:
      et antícuum documéntum
      novo cedat rítui ?

      Non contesto il Suo attaccamento all’AT, ma si dia una regolata! Da come la mette Lei sembra quasi che il NT e tutto quello che ne è sbocciato (di cattolico!) sia un incidente! Anzi, sembra quasi che Le sia d’ingombro. Che Le dia fastidio.

      Sia sincero: ci ho azzeccato?

      • Anonimo verace ha detto:

        Mi dica, Enrico, può un albero reggersi in piedi senza le radici?

        • Adriana ha detto:

          L’Albero della Croce si regge benissimo e butta getti e viticci .

          • deutero.amedeo ha detto:

            Giovanni 15,4-5
            [4] Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.

            [5] Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

            L’immagine è molto suggestiva. Ma non dimentichiamo che la vite non può esistere senza radici.

        • Enrico ha detto:

          Certo che no. Ma il paragone è surrettizio. Altrimenti vuol dire che il Tantum ergo è sbagliato. “Ceda la vecchia legge al nuovo sacrificio”: sembra abbastanza chiaro.

          E poi Io non sono un Giudeo bensì un Gentile e precisamente un Romano, ancor più precisamente “di quella Roma onde Cristo è romano” per dirla col Sommo Poeta.

          Il giudeo-cristianesimo è trasceso dalla Romanità e quindi dalla Cattolicità. San Pietro e San Paolo sono venuti a Roma caput mundi per Volontà divina, e hanno bagnato col loro sangue il suolo evidentemente sacro di Roma.

          E Paolo si dichiara cittadino romano per nascita! E come cittadino romano non viene crocifisso ma ucciso di spada.

          Penso possa bastare.

        • Enrico ha detto:

          Nella splendida rappresentazione dell’Albero della Vita nella Basilica di Santa Croce a Firenze si vede, anzi si contempla l’Albero della Croce con infisso il Redentore.

          Quindi le “radici” dell’Albero della Croce sono quelle dell’Albero della Vita che si trovava nell’Eden, e che Cristo ci rende di nuovo accessibile attraverso la Croce.

          Non risulta che l’Eden fosse terra dei Giudei.
          Non risulta che la Vita eterna sia un appannaggio dei Giudei.

      • deutero.amedeo ha detto:

        No, non ci ha azzeccato per niente!
        E non intendo nemmeno rispondere a domande volutamente senza senso, poste solo per disturbare.
        Enrico sia serio, per favore, e abbia più rispetto per sé e per gli altri.

        • Enrico ha detto:

          Mi dispiace per Lei. Non ha risposto alle domande perché NON VUOLE rispondere ben sapendo cosa dovrebbe rispondere e ciò Le da fastidio.

          Alla mia serietà ci penso io. Lei pensi alla Sua.

          La lascio alla Sua Vecchia Legge. Io cerco di essere un tralcio degno della Vite che è Cristo, e tutti i giorni recito il santo Rosario con tanto di Padre nostro e Ave Maria.

          Ovviamente, buona vita a Lei.

          • deutero.amedeo ha detto:

            Non ho niente contro il Santo Rosario. Mi piace molto come preghiera collettiva, un po’ meno come preghiera individuale. Ma per me non è tutto. In ogni caso l’attribuzione della sua ideazione a San Domenico gli dà mille anni di vita. Poca cosa rispetto ai 2000 anni di cristianesimo e ai 2500 della preghiera dei Salmi e ai 3800 anni della preghiera di Abramo. Tra una lectio divina ben fatta e la recita di un Rosario personalmente preferisco una lectio divina. E non credo che per questo Dio mi condannerà al fuoco eterno. E credo che non condannerà neanche lei se la smetterà di scrivere eresie.

          • Enrico ha detto:

            Caro Deutero Amedeo,

            “Mi piace” … “personalmente preferisco” … e allora?

            Mi confermi: Lei avrebbe già scongiurato di andare al’inferno, mentre io ancora no perché dico eresie?

            Piuttosto non si tenga sul generico, che fa tanto comodo a chi non ha argomentazioni. Mi mostri dove ho scritto un’eresia ( sempre che sappia cosa significa eresia).

            Sempre buona vita a Lei.

    • 20 luglio ha detto:

      Caro Deutero,-
      Mio orobico conterraneo, come sono contento di saperla in salute e attivo sul blog come una volta. Non leggendo i suoi interventi avevo temuto il.peggio.
      La ricordo nelle mie preghiere e mi rimetto alle Sue.
      In Cristo (e nelle Orobie)

  • stefano raimondo ha detto:

    Innanzitutto saluto il gentile Gen. Laporta. Si tratta di argomenti complessi, geopolitici oltre che religiosi. Per quanto mi riguarda, per non essere di troppe parole, e tralasciando la tematica geopolitica, circa gli ebrei e relativa concezione del Sacro mi limito a rimandare ai libri dell’antropologa Ida Magli, soprattutto “Gesù di Nazaret”. Su *cosa è* religione rimando invece ai libri del filosofo Alain De Benoist (paganeggiante ma non fazioso, fa capire come non si possano porre sullo stesso piano visioni di fondo completamente diverse; nella impropria categoria “religioni” non è possibile immettere approcci totalmente diversi, assolutamente inconfrontabili).

  • GIUSEPPE RIVA ha detto:

    Sono Giuseppe Arnaboldi Riva. Grazie Generale per la riflessione che condivido. Aggiungo solo che occorre una Missione capace di riunire quel che il peccato tende a dividere, anche e soprattutto nella Parola”, e che proprio per questa Missione di Unità e Riconciliazione la Madonna è apparsa a Ghiaie di Bonate nel 1944, in piena guerra mondiale, dicendo alla folla di pellegrini che implorava la pace, “Al mio cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli”. Se trova il tempo le chiedo di leggere la mia riflessione http://www.lalucedighiaie.it/la-missione/

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie. Lo trovo certamente

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      E dire che l’attuale vescovo della diocesi di Bergamo, da cui dipende la Parrocchia di Bonate, ha riconosciuto alla Cappella di Bonate la denominazione di luogo di culto mariano, ma non di sede di apparizioni . Eppure, leggendo le cronache del tempo, ci si rende conto che certe parole riferite dalla povera Adelaide (una bimba di 7 anni) non potevano essere di sua invenzione, come queste ad esempio: diga a le mame che le fasse mia serte pecacc.
      Di’ alle mamme che non facciano certi peccati….
      Che ne poteva sapere una bimba di 7 anni di certi peccati delle mamme?

    • MARIO ha detto:

      @ Giuseppe Riva

      Lei riporta giustamente una frase della Madonna a Ghiaie di Bonate: “Al mio cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli”.

      La pregherei però di non ricordarla al Sig. ENRICO, perché altrimenti costui andrà a cercare in tutti gli archivi del mondo, per vedere a quale loggia massonica sia iscritta la Madonna.

      Oppure, glielo dica… così si distrae un po’ anche lui.

      • Enrico ha detto:

        “Al mio cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli”.

        E queste sarebbero parole dalla Santa Vergine?

        Ma, dico, veramente credete che tutti abbiano l’anello al naso?

        Ma chi l’ha scritto questo messaggio?

        Già solo “pace mondiale” olezza di contraffazione, ma poi davvero si crede che la Madonna inviti alla fratellanza massonica?

        Ma per favore!

        • MARIO ha detto:

          Enrico, non la sfiora nemmeno il dubbio che “pace mondiale” possa essere il contrario di “guerra mondiale”, così come evocata dalla Madonna a Fatima?

          Il problema è che lei considera gli altri come nemici (a parte forse i quattro gatti che hanno la pazienza di ascoltarla) e quando sente parlare di fratelli pensa solo alla fratellanza massonica.

          • Enrico ha detto:

            Mario,

            il Suo argomentare è inesistente, e le Sue impressioni sono … le Sue.

            La pregherei, in ogni caso, di essere un po’ meno arrogante, sarcastico e offensivo. I “quattro gatti” come li chiama Lei, potrebbero anch’essi non essere accoliti di satana bensì persone con la testa sulle spalle.

            E poi sa che le dico? Se i quattro gatti diventassero quaranta comincerei preoccuparmi.

            La “porta è stretta” come ci avvertito Qualcuno.

            In quattro forse ci si passa, In quaranta comincia a essere difficile. In quattrocento e su di lì è impossibile.

            Dubito che abbia compreso la metafora.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Senza aggiungere commenti miei che sarebbero certamente inadeguati alle dimensioni storiche, politiche, militari e religiose degli eventi di cui tratta l’articolo di Laporta, riporto il pensiero manifestato proprio oggi dalla Santa Sede col seguente messaggio di cui riporto il link e una parte del testo.

    http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/05/20/0293/00657.html

    –La Santa Sede ribadisce che il rispetto del diritto internazionale, e delle rilevanti Risoluzioni delle Nazioni Unite, è un elemento indispensabile affinché i due Popoli possano vivere fianco a fianco in due Stati, con i confini internazionalmente riconosciuti prima del 1967.
    La Santa Sede segue attentamente la situazione, ed esprime preoccupazione per eventuali atti che possano compromettere ulteriormente il dialogo, auspicando che gli israeliani e i palestinesi possano trovare di nuovo, e presto, la possibilità di negoziare direttamente un accordo, con l’aiuto della Comunità internazionale, e la pace possa finalmente regnare nella Terra Santa, tanto amata da ebrei, cristiani, musulmani.–

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Sarò altrettanto breve: è un’ipocrisia affidarsi all’Onu e spiegherò il perché.

  • Enrico ha detto:

    Signor Piero,

    perdoni l’insistenza. Come può concepire un “piena collaborazione politica” addirittura “innanzitutto fra ebrei e cattolici”? Una qualunque persona può essere scissa in due soltanto dialetticamente, di certo non realmente. L’essere umano è un’entità unica: il cattolico non è una specie di meccanismo composto da una “parte” che segue Cristo e da una parte che segue la politica (come fanno i cattocomunisti), e se c’è una preminenza questa spetta indiscutibilmente a Cristo.

    Naturalmente questo vale anche per l’ebreo che però si pone agli antipodi del cattolico sia religiosamente che politicamente.

    Pensare che politicamente cattolici ed ebrei possano espletare un’azione comune è pura illusione, semplicemente perché c’è stato un FATTO POLITICO 2020 anni addietro; un fatto che ha visto una certa Persona rappresentare una PIETRA D’INCIAMPO, sempre che si abbia fede nella Sacra Scrittura. Nella Prima Epistola di Pietro al cap. 2:7-9 infatti sta scritto:

    “Poiché si legge nella Scrittura: Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, eletta e preziosa; e chiunque crede in lui non sarà confuso. Per voi dunque che credete ella è preziosa per voi che credete; ma per gl’increduli la pietra che gli edificatori hanno riprovata è quella che è divenuta la pietra angolare, e una pietra d’inciampo e un sasso d’intoppo: essi, infatti, essendo disubbidienti, intoppano nella Parola; ed a questo sono stati anche destinati.” (vedi anche Isaia 28:1; 8:14; Salmo 118:22; Matteo 21:42; Romani 9:33).

    Capito come parlava il primo Papa? Capito come siamo finiti in basso con i papi ecumenisti e mondialisti con la scusa del “dialogo” con il mondo?

    Lei dice di non aver mai scritto di un “Dio comune”, che però è implicito nelle Sue affermazioni.

  • miserere mei ha detto:

    Stimato Generale, quanti spunti!

    Razionalmente e restando alla sola percezione della situazione con mezzi umani, siamo sull’orlo di un baratro militare.
    Siamo già dentro un baratro ecclesiale e dottrinale.
    Siamo anche dentro un baratro di senso della vita sociale: o vi par normale/auspicabile “l’intorno”?
    Siamo dentro, da sempre, nel mistero della Divina Provvidenza,
    Mi spiace per quelli che insistono ad accomunare nell’esecrazione tutti gli ultimi pontificati allo stesso modo: non è così, l’ultimo fa a sé e l’esito del penultimo è parte del mistero che ci sorprenderà.
    Spiace anche per chi è fermo agli schieramenti classici considerandoli omogenei… La Chiesa è frammentata e contiene molti traditori. Così non si può pensare che gli USA siano un monolito o che i “fratelli maggiori” siano tutti uguali. E così via.
    Anche tra coloro che non credono a Cristo, non tutti sono ugualmente refrattari alla fede e soprattutto alla ragione: si veda come hanno reagito gli ateniesi alle parole di San Paolo (letture odierne).

    Oggi c’è un problema di follia globalizzata, da delirio di onnipotenza. E c’è un problema di odio anticristico. Più si è folli e più si odia la perfezione dell’umano. Una Chiesa sana non disdegna di parlare con chiunque ragioni. Viceversa si fa comunella con gli altri. Quos deus perdere vult, dementat prius.
    L’apostasia e l’eresia sono un problema in tutte le fedi… Ma c’è una fede che origina all’unica fonte.

  • Rafael Brotero ha detto:

    Mi permetto un suggerimento, generale: legga E. Michael Jones. I libri.

  • Speranza ha detto:

    Sì, signor Enrico, ha ragione lei. Se ne avessi avuto la capacità, avrei espresso i suoi stessi concetti. Bravo! Difendiamo con coraggio la nostra Santa Religione!

  • Adriana ha detto:

    Un ” dettaglio “- non di poco conto – concerne le soste papali nella Meditation Room dell’Onu .
    Su ” Una Vox ” trovate le foto e la descrizione di questa
    ” camera “. Riporto la domanda conclusiva di Belvecchio :
    ” Ci chiediamo con quale leggerezza e con quale incoscienza -o con quale cattiva e deviata volontà- i papi in visita all’ONU ( Montini , Wojtyla -2 volte-, Ratzinger e Bergoglio ) hanno potuto fermarsi a pregare in questo locale .Chi avranno pregato ? “

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Non ho la presunzione di esprimermi sul capitolo odierno di un trattato che richiede approfondita conoscenza della materia, gentile Generale, men che meno di formulare un commento dopo essermi limitata ad una lettura che, invece, necessita di attenta riflessione.
    Riflessione cui dovrebbero umilmente sentirsi invitati in primis coloro che dovrebbero impegnarsi in un programma di corretto “ecumenismo”, per promuovere un’autentica “comunione” e non una comunità che sembra più che altro “comunella”.
    Riflessione stimolata persino dalle domande retoriche del testo, nello spirito delle pagine bibliche in cui è frequente il ricorso ad esse proprio per indurre al fine che ci si propone. Obiettivo che pare non essere sufficientemente chiaro a chi disdegna siti e voci dissenzienti, come SC, perché non allineati al pensiero unico. Nella confusione generale che fa prendere lucciole per lanterne e non si riesce a distinguere fra pacificazione e pacifismo, buonismo e sano realismo, fra uniformità di vedute e obbedienza ai principi dell’appartenenza al credo professato, persino disconosciuto nel richiamo a “non fare proselitismo”,
    In tale contesto trova terreno fertile il dilagare del “pilatismo” e del funzionamento a pieno regime della “macchina del fango”, che contribuisce a distruggere quel buono che si era riusciti a salvaguardare prima dell’esplosione di un malinteso senso di realizzare quella “trasparenza” che ha semplicemente evidenziato le dimensioni allarmanti della malattia di una chiesa (“c” minuscola) , che bisognava di cure. Cure che – non sfugge – siano mancate ad un osservatore non miope.
    I sintomi della malattia erano ben noti da tempi non sospetti e, se in precedenza non si lavavano quotidianamente i panni sporchi in piazza non era – nelle intenzioni di chi si sforzava discretamente di trovare soluzioni per quanto nelle proprie possibilità ai gravi problemi – per “coprire” (standosene con le mani in mano; e le responsabilità di molti, tuttavia, non vanno comunque sottovalutate e nascoste!), ma per contenere il discredito in cui è stata trascinata la Chiesa, attraverso un’operazione che non è servita di certo a far scoprire l’acqua calda, di cui già si conosceva l’alto grado di temperatura.

  • sigmund ha detto:

    Pur lodando il tentativo del generale di riallacciare il dialogo spezzato con i “fratelli maggiori” bisogna convenire che quanto scrive Enrico pone dei limiti molto precisi, e condivisibili, sulla possibilità che l’operazione vada in porto.
    Adesso, come all’origine, la parte dei fratelli maggiori che ha creduto in Cristo come figlio di Dio è veramente minima e adesso come allora i trenta denari sono stati consegnati a chi di dovere….sembra che non ci sia nessuno, nell’ambito della Chiesa, in grado di portare a compimento il miracolo del disfacimento dell’URSS senza spargimento di sangue. Ma mi auguro di sbagliare

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Mi perdoni ma non ho fatto alcun discorso teologico ma piuttosto antropologico, cultura e politico.
      Aspetto di capire per quale motivo i cattolici possono allearsi e cooperare con luterani e tutte le ulteriori sfumature del cristianesimo, con gli ebrei in Cee questo non deve essere possibile. Perdonatemi ma un ragionamento politico culturale non si smonta così.

      • Enrico ha detto:

        No,no! Chi l’ha detto che ” i cattolici possono allearsi e cooperare con luterani e tutte le ulteriori sfumature del cristianesimo”? Non mi pare sia un dogma. Il cristianesimo è quello cattolico! Se no ricominciamo la tiritera dell’ammucchiata ecumenista e non se ne esce.

  • Maria Grazia ha detto:

    Innanzi tutto, consiglierei al Generale Laporta di non essere così logorroico nei suoi discorsi: non è detto che più si scriva e più aumenti la comprensione da parte del lettore. Discorsi troppo lunghi possono, invece, risultare dispersivi, fuorvianti e …. noiosi.
    Anch’io nutro una forte simpatia per il popolo ebraico ma non per questo trovo la necessità di questa unione così solidale che lo stesso auspica. Nei rapporti con l’altro, oltre a ciò che ci accomuna, occorre dare risalto anche a ciò che ci divide: è una questione di rispetto reciproco. Il Gen. Laporta afferma che occorre partire dal fatto che abbiamo il Dio di Abramo in comune: certamente, ma occorre anche specificare che gli Ebrei stanno ancora aspettando il Messia mentre noi l’abbiamo identificato in Gesù Cristo. E vero che abbiamo la Bibbia in comune (meno il libro dei Maccabei che gli Ebrei non riconoscono come autentico) ma non il Vangelo a cui essi non credono.
    Che unione possiamo fare? Gli Ebrei, secondo me, hanno fatto bene a rifiutare l’invito dell’Alto Comitato per la Fratellanza universale a pregare tutti insieme per la fine della pandemia. Cosa avrebbero dovuto fare? Unirsi a chi pregava Allah e Gesù Cristo mentre loro, ritenendoli idoli, credono nel loro unico Dio. Jhavè?
    Laporta dice: “Tanto il radicamento cattolico a Roma, come quello ebraico a Gerusalemme, sono una grazia di Nostro Signore”. Noi Cattolici con il termine “Nostro Signore” intendiamo Gesù Cristo, se il Generale sta cercando una maggiore solidarietà con gli Ebrei dovrebbe sapere che essa si fonda su concetti comuni, è sicuro che Israele sia convinto che il suo radicamento a Gerusalemme sia una grazia di Gesù Cristo?
    Inoltre Laporta afferma : “La diaspora ha infatti una conclusione ….. attraverso l’Olocausto, senza il quale la fondazione dello Stato d’Israele….oggi sarebbe ancora lontano”.Da cosa deriva questa sua certezza? E’ sicuro che gli Ebrei la pensino allo stesso modo? La grande moltitudine di morti , dovuta allo sterminio degli Ebrei, dovrebbe essere riconoscente all’Olocausto?
    Per concludere, Laporta afferma: “E’ opportuno e urgente che Cattolici ed Ebrei rifiutino i veleni dei falsi profeti delle rispettive compagini, ripartendo dalle feste comuni di Natale e Pasqua – Festa delle luci e Pasqua”. Ma se per gli Ebrei Gesù è ritenuto falsamente il Messia, che rifiuto comune dei falsi profeti auspica?
    E’ così convinto il Generale che il Natale cristiano abbia qualcosa in comune con la Festa ebraica delle luci così come il tema della Pasqua ebraica sia lo stesso di quella cristiana? Per arrivare ad un “patto di solidarietà” con gli Ebrei non si può prescindere dal rispetto della verità storica che ci caratterizza e ci distingue.

    • Corrado Bassanese ha detto:

      Se a qualcuno dà noia un “discorso” lungo, può benissimo interrompere la lettura, senza pretendere che gli altri vengano privati del resto.

  • Enrico ha detto:

    Caro Piero,

    Lei afferma : “La prima testimonianza cui siamo chiamati è quella della verità”. Ebbene, vorrà perdonare la mia pignoleria ma, a proposito di “religioni monoteiste”, il Cattolicesimo non può essere definito monoteista semplicemente perché è UNITRINITARIO, ciò che lo distanza le mille miglia (celesti, dunque infinite) dai monoteismi ebrei ed islamici.

    Bisognerebbe decidersi una volta per tutte: 1) O Dio Padre ha mandato Dio Figlio sulla terra per opera di Dio Spirito Santo; 2) o Dio se n’è rimasto in cielo limitandosi a farsi sentire dagli uomini per mezzo dei suoi profeti.

    Lei comprende che se Dio è Uno e Trino, come la nostra Santa Religione Cattolica ci insegna, non c’è spazio per un Dio comune, ecumenista, assisiano, abudhabiano e via dicendo.

    Inoltre, che contro “l’avvelenamento del modernismo negli ultimi tempi si sono distinti san Giovanni Paolo II e S.S. Benedetto XVI” non sembra proprio. Mi limito a citare un documento ufficiale.

    Discorso di Benedetto XVI all’Organizzazione delle Nazioni Unite 18 aprile 2008

    « Saluto gli Ambasciatori e i Diplomatici degli Stati Membri e quanti sono presenti: attraverso di voi, saluto i popoli che qui rappresentate. Essi attendono da questa Istituzione che porti avanti l’ispirazione che ne ha guidato la fondazione, quella di un “centro per l’armonizzazione degli atti delle Nazioni nel perseguimento dei fini comuni”, la pace e lo sviluppo (cfr Carta delle Nazioni Unite, art. 1.2-1.4). Come il Papa Giovanni Paolo II disse nel 1995, l’Organizzazione dovrebbe essere “centro morale, in cui tutte le nazioni del mondo si sentano a casa loro, sviluppando la comune coscienza di essere, per così dire, una ‘famiglia di nazioni’” (Messaggio all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel 50° anniversario della fondazione, New York, 5 ottobre 1995)».

    Woitila e Ratzinger, dunque, riconoscono l’ONU niente di meno che come “centro (mondiale) di armonizzazione”! Evidentemente per questi due Vicari di Cristo, Cristo è … superato, inadatto ad un’impresa del genere, nonostante lo abbia detto chiaramente:

    “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”.

    Questo passo del Vangelo, se uno ci crede, è come una spada che separa la Verità dall’errore; un macigno che schiaccia inesorabilmente l’ecumenismo vaticanosecondista; un faro di luce che smaschera qualsiasi intruglio mondiali sta, quindi modernista.

    E allora bisogna decidersi: o la falsa pace di “questo mondo” o la vera Pace di Cristo.

    Eppure sembra che con Cristo non funzioni. E’ meglio la pace mondialista e addirittura “ispirata”! dell’ONU. Meglio la “famiglia delle nazioni” (???!!!) che la Sacra Famiglia.

    Il tutto accompagnato da … familiari visite in sinagoga, dove per il Vicario di Cristo il nome di Cristo è impronunciabile. E già: come fai a dire “Io sono il Vicario di Gesù Cristo” davanti a Caifa?

    Eppure Gesù Cristo lo ha fatto:

    «Il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono!”.

    Capito? Cristo conferma a Caifa di essere il Figlio di Dio, mentre certi papi si guardano bene dal presentarsi ai vicari di Caifa (e di Maometto) come Vicari di Cristo! E questo per il deplorevole rispetto umano,ossia perché “siamo tutti fratelli”.

    Ma, fratelli in quanto figli di Dio Padre-Figlio-Spirito Santo, o in quanto incorporati nella massonica fratellanza universale?

    Ora, se sono i papi ad accantonare Cristo, e chiaro che, come si dice, siamo alla frutta. Ma forse, oggi, anche un tantinello più in là. All’amaro.

    La saluto molto cordialmente.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      La ringrazio davvero per la possibilità di potermi spiegare meglio. Tengo a precisare che non ho mai scritto di un “Dio comune”. Il mio sforzo è unicamente puntato alla ricerca di una convivenza, anzi di una piena collaborazione politica. Ribadisco quindi la possibilità che questa possibilità sussista innanzi tutto fra ebrei e cattolici. Il resto non può seguire senza questa alleanza; lo dimostra d’altronde la realtà sotto mil nostro naso. Lo stato in cui versa la Chiesa oggi non è quello definitivo, senza escludere che possa anche peggiorare. Bisogna tuttavia guardare al futuro consapevoli della promessa NON PRAEVALEBUNT

    • Pier Luigi Tossani ha detto:

      è la vecchia questione sollevata da Baronio

      https://opportuneimportune.blogspot.com/2019/04/glosse-la-chiesa-e-lo-scandalo-degli.html

      non so quando se ne potrà discutere serenamente

    • MARIO ha detto:

      Caro Enrico, devo dire che lei è un maestro insuperabile nel seminare l’Odio (= Satana), strumentalizzando perfino l’Amore (= Gesù Cristo).

      La “legge morale naturale” (da cui: ama il prossimo tuo come te stesso) è per tutti e tutti devono osservarla, a maggior ragione i cristiani.
      Questa è la base comune su cui costruire la pace fra le nazioni, popoli e religioni.

      L’evangelizzazione è il passo successivo, cui gli altri possono aderire o meno. La non adesione non comporta però il venir meno del primo dovere.

      E che gli uomini siano tutti fratelli, in quanto figli di unico Dio Padre, indipendentemente dalle credenze religiose o dalle possibili “fratellanze” massoniche, è verità della nostra fede cattolica.
      Gesù ha insegnato che Dio è Padre di tutti e ha recitato il Padre Nostro davanti a folle composte non solo da ebrei (non ancora convertiti al cristianesimo, molti dei quali non si sarebbero mai convertiti), ma anche da romani, greci, ecc.

      • Enrico ha detto:

        Signor Mario,

        mi corregga se ricordo male. E’ la seconda volta che Lei si lascia andare (sottolineo si lascia andare) ad un attacco piuttosto pesante nei miei confronti, visto che ancora una volta mi accomuna a Satana (forse è meglio minuscolo: satana).

        Forse lei non si rende conto di cosa significhi attribuire il satanismo a qualcuno, e per di più con una leggerezza sconcertante. E già questo fa sorgere un sospetto sul Suo strombazzante, rumorosissimo “ama il prossimo tuo come te stesso”.

        Del resto, se sa riconoscere così bene satana, o è un santo o un esaltato. Escluso immediatamente il santo, resta l’esaltato strombazzatore dell’amore del piffero.

        Potrei rovesciarle addosso una gragnola di citazioni di Sacre Scritture e Dottrina per dimostrarLe le banalità con cui ha infarcito il Suo offensivo intervento, ma me lo risparmio, visto che, come dice il proverbio, “non può far sangue una rapa”.

        Mi sa che Lei è il solito, vecchio, superato, ingombrante cattocomunista, un ibrido che non è né cattolico né comunista. In sintesi, uno che non sa nemmeno se è vivo.

        Può bastare.

        Chiedo scusa al Signor Marco ed a tutti i Commentatori, ma a Roma si dice: “quanno ce vo’ ce vo!”

        • stilumcuriale emerito ha detto:

          Ma il detto romanesco, non giustifica certe continue cadute di stile. Da parte sua intendo, in modo esplicito e non subliminale.

          • Enrico ha detto:

            A parte che ho chiesto scusa per aver adottato un certo linguaggio, non sapevo che Lei fosse un maestro di stile. Le chiedo di avere pazienza. Come ben sa, io sono un margniffone.

            Però “quanno ce vo’ ce vo’!” non può essere troppo attento allo stile, altrimenti perde di forza (anche se non è detto che abbia effetto).

            Vedo che anche per Lei dare dell’accolito di satana a qualcuno è una bazzecola. Per me non lo è e quindi cado di stile con chi lo stile non lo merita. Insomma, sempre per restare nel romanesco:

            “come me canti te sono”.