LAPORTA: RIVOLUZIONE – CRISTIANA, DAVVERO! – CONTRO UTOPIA.

12 Maggio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il generale Piero Laporta ci ha inviato una delle riflessioni conclusive della sua serie, centrato sul termine rivoluzione e sull’uso spregiudicato che se ne sta facendo da tutte le parti, e, sostanzialmente, a sproposito…Un contributo provocatorio come al solito. Buona lettura. 

 

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Anticipo uno dei capitoli conclusivi di questa serie, infastidito e assordato dai corifei della “rivoluzione” sull’opposte sponde.

Bergoglio è accreditato “rivoluzionario” da L’Espresso e dall’Ossequiatore Romano. Torme di pensionati – trigliceridi e colesteroli impazziti – pur di (far) mettere sossopra il mondo, s’accodano a un generale dei carabinieri, rottamato dalla massoneria e irriso da Euterpe. Ganimedi sculettanti acclamano rivoluzioni già compiute da Giuseppi in trono. Vorrei concordare con quest’ultimi, almeno a giudicare dal letame sparso sulla Costituzione più bella del mondo. D’altronde l’oltraggio alla Carta cominciò per le maîtresses à penser e per i ninfei di Francesco Cossiga, mezzo secolo fa. La rivoluzione trascolorò in cinquanta sfumature di rosso boudoir, sputando su migliaia di morti ammazzati, Aldo Moro incluso.Immergi il vaglio rivoluzionario in questo liquame? Lo ritiri, rimane vomito, qualche vignetta di Vauro e la patetica lettera di Stefano Andreotti al Corsera a difendere l’indifendibile padre, dimenticando la vergogna di Ciri Cirillo. Cosicché in tanti concludono: «In Italia la rivoluzione è impossibile» Perché? «Non siamo come i francesi». Che cosa c’entra la Francia? A ben pensarci, Mario Moretti, per esempio, a meno che non t’arrivasse alle spalle, con la pistola faceva ridere – gli s’inceppò in via Fani! – eppure gorgheggia la Marsigliese ben meglio di Avanti Popolo alla Riscossa, oggi “alla riscossione”, preferita da Nicolino Zingaretti. Un’ininterrotta tragicomica commedia, impossibile da volgere in seria rivoluzione? Cambiamo prospettiva. I cicisbei rosa confetto di Giuseppi a salmodiare in tivvù: «Faremo, daremo, assicureremo…» un’incessante flatulenza di futuro prossimo, inequivocabile fetore d’una solida porcheria in uscita imminente. Insomma, neppure i femminelli fanno la rivoluzione. Rinunciamo? Lo ricordai tempo fa: «La rivoluzione è impossibile finché non è inevitabile», assicura uno che se n’intende, Leone Trotskij, ucciso da Stalin, mica per disaccordi sul punto, bensì per la lotta di potere, a segnare la storia di tutte le rivoluzioni.

CHI NON PUÒ FARE LA RIVOLUZIONE?

Prima lezione. Nessuno s’illuda: tutto cambia da un momento all’altro. Oggi non siamo nelle rassicuranti condizioni di Tomasi di Lampedusa, quando la tela s’intesseva col medesimo filo fra Palermo, Torino e Londra. Più tardi s’aggiunsero Washington, Mosca, Berlino e Wuhan, pardon Pechino. Troppi per convivere troppo a lungo, altro che governo mondiale. Seconda lezione. Stalin e Trotskij, persone serie, si facevan guerra, figurarsi nei ginecei nostri e internazionali, e si vede.

Chiediamoci: chi non può fare la rivoluzione in Italia? I generali, per esempio. Risparmiamoci analisi superflue. Basti la foto di Claudio Graziano, piegato a cercare la propria dignità fra i piedi di Jean Claude Juncker, nella cui mano sinistra c’è un boccale di whisky ma non si vede.

E i politici? Chi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni? Il primo non spiega perché non s’oppose all’accordo Italia-Cina, non previsto dal contratto del governo con M5S. La faconda Giorgia, senza dubbio più carisma e preparata, non ha tuttavia un partito; o vogliamo accreditare Ignazio La Russa, maramaldo di Gheddafi? Se costoro fossero opposizione e presumessero un seguito, avrebbero mobilitato le piazze da mesi. Paura del contagio? Suvvia, sul Piave mormorante i fanti temevano le pallottole austriache meno di costoro le grida di Giuseppi. A Sagunto si chiedono se la Carta è rispettata mentr’essa è stracciata dalle Istituzioni in diretta tivvì.

Qual altre forze rivoluzionarie s’aggirano in Italia, archiviati i buffoni telecomandati delle BR? Suvvia, Marco Rizzo è una brava persona, mi sta davvero simpatico coi suoi rarefatti compagni, tutt’al più socialdemocratici collaborazionisti, in quanto inerti davanti alla reazione del padronato, come avrebbe detto Lenin, oltre un secolo fa: «Da progressivo, il capitalismo è divenuto reazionario; ha sviluppato a tal punto le forze produttive, che l’umanità deve o passare al socialismo o sopportare per anni, e magari per decenni, la lotta armata tra le “grandi” potenze…». Andiamo alle conseguenze operative. Lenin & C. come passarono all’azione?

Mikhail Frunze, cui fu dedicata l’Accademia militare sovietica, era un terrorista ben prima della Rivoluzione di Ottobre, condannato due volte a morte. Suggerisco di seguire questa storia, tenendo a mente la morte di Aldo Moro, che ricorre mentre scrivo.

Anche grazie al sostegno degli agenti tedeschi, non era facile irrogare due condanne a morte. Lenin, per aver fondato un partito rivoluzionario armato, fu condannato a tre anni di deportazione, durante i quali pescò, cacciò e comiziò di rivoluzione alla luce del sole. Una sua discepola, Vera Zasulich, uccise un governatore e fu assolta da un tribunale russo. La magistratura zarista, a dispetto delle truci descrizioni posteriori, era indipendente dallo Stato. La corte prosciolse Zasulich perché, uccidendo per motivi politici, indottavi dalla propria coscienza, non poteva reputarsi criminale. Lezione appresa da Francesco Cossiga, Enrico Berlinguer, Giulio Andreotti e Benigno Zaccagnini, fronteggiando da par loro gli assassini di Aldo Moro, un secolo dopo (dagli stessi dimenticata meno di due anni dopo per far liberare uno statista del calibro di Ciro Cirillo). In quel clima all’italiana, le due condanne a morte di Frunze furono commutate in espulsione. Durante l’esilio (forse a Parigi?) organizzò una scuola per terroristi, elaborandone la dottrina per propiziare, alimentare e dirigere le rivolte. Ma non erano solo i fascisti, i bombaroli? Tutto questo non è ripetibile, no. Il comunismo non è riesumabile dal cimitero della storia. Il pericolo di dittatura non di meno è costante.

MEGLIO SAN TOMMASO MORO DI ORWELL

Dubitate? Innumerevoli citano Eric Arthur Blair, alias George Orwell, ateo, attivista radicale, molto simpatico a Saul Alinsky, satanista e guru di Hillary e Obama. Orwell, autore di “1984”, è compendiabile in una frase: «Giochiamo una partita perduta. Talune sconfitte sono migliori di altre, niente di più». Celebrato profeta dalla medesima borghesia – alla Berlinguer, alla Clinton o alla Bush – scodinzolante alle BR o ai loro opposti, quando non ad ambedue. Il nihilismo di Orwell rivive nei ribelli da tastiera, nei borghesucci, nei prelatucci e nei generalicchi defilati dall’obbedienza codarda. Tutt’al più il nihilismo orwelliano si cerca di nobilitarlo con l’apologo della rana bollita, facendo dire a Noam Chomsky quanto non ha detto. D’altronde ragionate, positivisti improvvisati: quale esperimento galileiano assicura che la rana rimane in pentola a farsi bollire per giustificare la vostra codardia in fieri? E perché la povera gente disperata non dovrebbe ricorrere a un’estrema violenza, quando l’acqua si scaldasse oltre il sopportabile? Orwell, la rana bollita, come ieri Marx, Voltaire, Machiavelli… espedienti mal studiati dei soliti borghesucci.

Quanto avvenuto fino ai giorni nostri, fu ben prima e ben meglio testimoniato da un martire cattolico, san Tommaso Moro, nel suo “Utopia”, pubblicato nel 1516, spiegandoci quanto facile sia creare una società massificata, sottoposta a una giustizia universale. Utopia è privo degli echi tecnologici di Orwell, ovvio, non c’è il Grande Fratello, padre putativo di Rocchina Casalino. Non di meno san Tommaso Moro descrive quanto accade oggi: «Tutti ti tengono d’occhio», additando l’univocità del destino di Utopia; isolamento e controllo capillare della popolazione, attraverso una burocrazia oligarchica. Utopia, un tempo penisola, viene separata dal resto del mondo scavando un canale, con la collaborazione del popolo (con le mascherine?). Le persone non hanno il loro denaro, il loro libero arbitrio. Utopia s’avvale di schiavi. Utopia è pacifista; va in guerra solo per liberare altri popoli (oggi diremmo per esportare democrazia), per dare loro un regime altrettanto giusto, per governarli in nome dell’«Umanesimo». San Tommaso Moro non spiega che cosa sia “umanesimo”. È d’altronde superfluo. Assicura Roland Barthes:“La storia accredita il reale a stato di parola”. In altri termini, hai in mente una schifezza, le dai un bel nome ed essa passa senza critiche. Umanesimo? Potrebbe spiegarcelo Bergoglio. Il 12 settembre 2019, poco più d’un mese prima del Covid-19, Sua Santità caldeggiò: «Un patto educativo globale che ci educhi alla solidarietà universale, a un nuovo umanesimo», candidandosi alla cittadinanza onoraria di Utopia insieme a Francesco Cossiga, Enrico Berlinguer, Giulio Andreotti e Benigno Zaccagnini, a Mario Monti e Xi JinPing, a Romano Prodi e Giuseppa Conte, Emmanuel Macron, Hillary e Bill Clinton, Angela Merkel, Hussein Barak Obama, la famiglia Bush e Lenin, a Hitler con Beria e Stalin, a Pinochet, ai cartelli colombiani e a Matteo Messina Denaro… e a chissà quant’altri in Italia, in Europa e nel mondo.

Utopia provoca conflitti e contraddizioni nei paesi non ancora liberati. Quanti favoreggiano Utopia, meritano ricompense. Chiunque contrasti Utopia è atteso da schiavitù e morte; le sue proprietà confiscate e distribuite ai collaborazionisti. Gli agenti di Utopia spargono il sospetto nel paese nemico. Nessuno si fida più di nessuno, aumentano le distanze sociali, la società si frammenta, priva di guide riconosciute, non di meno più governabile che mai. Quando la battaglia è al culmine, le truppe scelte (oggi la «(dis)informazione affidabile») hanno la missione d’abbattere a ogni costo il generale nemico, martellandolo con forze sempre fresche (come gli avvicendamenti dei direttori d’una testata, di certi piemme o dei camerieri nei servizi segreti). Il generale nemico è sempre ucciso o fatto prigioniero (a meno che non scappi, come Bettino Craxi ad Hammamet).

Utopia non si scosta minimamente da un canone tanto ironico quanto privo d’ogni sfumatura predicatoria. San Tommaso Moro porta la narrazione alle sue estreme conseguenze, additando l’obiettivo irrinunciabile di Utopia: sottomettere, rubarci la libertà donataci da Dio. San Tommaso Moro dà infine l’unica vera dimostrazione concreta di opporvisi: sale sul patibolo dicendo “no”, alto e forte al tiranno Enrico VIII, primo cittadino di Utopia e antenato di Giuseppi. Fede e azione, come tutti i grandi martiri della Chiesa cattolica apostolica romana, san Tommaso Moro, altro che rane bollite e orwelliane partite perdute.

LA FEDE E LA VERITA’ PER LA RIVOLUZIONE

Ecco l’unica vera arma contro Utopia, altrimenti determinata a utilizzare tutto, divorare tutto, metabolizzandolo nel modo più profittevole: fascismi, comunismi, populismi, clericalismi, pedofilie, finanze, curie, massoni, mafie di San Gallo, tutto, incluso il dissenso e le rane imbecilli.

Diciamoci la verità, cari fratelli cattolici e carissimi fratelli anticattolici, quanti in buona fede fra noi, sentiamo di commettere un errore d’omissione, non sappiamo come contrastare i veleni iniettatici, non sappiamo che cosa fare. Eppure abbiamo avuto un esempio di straordinaria efficacia: Solidarnosc ha abbattuto Utopia in Polonia, fece crollare Utopia in Unione sovietica senza sparare un colpo; anzi lasciò essa stessa propri martiri lungo il suo cammino. Oggi non c’è più san Giovanni Paolo II, abbiamo una Santa Sede quale sottoprodotto della Giunta Militare Argentina. Deve quindi muoversi il popolo di Dio per restituire la libertà a se stesso e all’umanità nel suo intero, esattamente come accade da duemila anni. Se questo cattolico dovere sarà disatteso, non per questo eviteremo stragi e violenze. Chi vaneggia di Nuovo Ordine Mondiale – quanti lo auspicano e quanti l’avversano – non comprende l’impossibilità per una corte satanica di convivere in pace. Si fanno la guerra già da ora, ancor più se la faranno, trascinandosi miliardi di vittime. Non basteranno pannicelli caldi a evitare violenze. Alfonsino Bonafede libera i boss e questi sono riconoscenti frenando le rivolte in Sicilia? Fin quando? La violenza fra potentati transnazionali è alle viste. Noi dimentichiamo di fronteggiare, per la prima volta nella storia, una civiltà priva d’ogni radice cristiana, la Cina, come dimostrò durante la Guerra di Corea e durante la “rivoluzione culturale”, come tuttora dimostrano le sue condotte inumane: non ha in alcun conto la sacralità della vita umana. Può sacrificare milioni e milioni di persone a un obiettivo politico, come noi d’altronde abbiamo “frullato” milioni di feti per uno zero virgola di PIL.

Il disordine politico, sociale e militare cui andiamo incontro non esclude la violenza popolare, improvvisa, inarrestabile come un cerino in un secchio di benzina. I Bellaciao dimenticano che l’unica città, l’unica liberatasi con le proprie forze dai tedeschi fu Napoli. La storia sorprende sempre gli idioti e i criminali, niente affatto le umili rane da bollire.

Bergoglio, ti supplico quindi, vattene; ti supplico, vattene al più presto. La tua genuflessione massonica a Utopia non distruggerà Santa Madre Chiesa; non di meno sta causando lutti e rovine, ambasciatori d’ulteriori infinitamente più gravi.

La Chiesa necessita d’un pontefice giovane, pieno di fede e d’energia, per condurre l’umanità al sicuro da uno scontro nucleare. Ti supplico, vattene, torna nel Mar della Plata e rimanici. Noi pregheremo per te, davvero, con tutto il cuore; così passerai alla storia, come d’altronde vorresti, eppure a minore e più conveniente prezzo; conveniente per tutti: per te, per Lui e per noi. Questo sarebbe l’unico vero ed efficace inizio di rivoluzione, nuova epifania di verità e di speranza, in Nostro Signore. (7-continua)

www.pierolaporta.it

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31 commenti

  • Iginio ha detto:

    Il problema è che Spadaro e Civiltà Cattolica non leggono Laporta, anzi verosimilmente non sanno nemmeno chi sia… E per la filosofia della storia si affidano a Melloni o Riccardi.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie. L’istinto mi suggerisce, non so perché di non dolermi d’essere ignorato da tali nobili persone.

      • Iginio ha detto:

        Sì, ha ragione, però così non progrediamo: semplicemente lasciamo (indicativo, non congiuntivo esortativo) per rassegnazione a quella gente il monopolio della ribalta e delle idee. Invece quei signori vanno contestati delegittimandoli culturalmente, ossia dimostrandone la pochezza intellettuale (che solitamente si accompagna a una pochezza morale). Altrimenti cadiamo nella trappola del meccanismo Repubblica: ogni fesseria detta da Repubblica è automaticamente importante perché l’ha detta Repubblica. E tutti a dire: sì, io rispetto gli intellettuali, però ecco vorrei far notare…
        No. Essere colti non è sinonimo di leggere Repubblica o Spadaro.

        • PIERO LAPORTA ha detto:

          La mia noncuranza per quei personaggi nasce da un difetto e da quella che spero sia una virtù. Cominciamo col primo: superbia, da cui devo guardarmi sovente. Non li stimo, non mi curo quindi di loro, qualunque cosa facciano, dal momento in cui hanno perso la mia stima. Io accolsi Bergoglio con favore, sebbene mia moglie mi mettesse in guardia fin dal suo apparire sul balcone:”Non mi piace” disse, mentre io sottovalutai il suo istinto infallibile nel pesare le persone. A settembre 2014, col suo discorso a Lampedusa: “Vergogna” consacrò l’ipocrisia come metodo pastorale. Io so chi scrisse quel discorso, scritto col proposito di intorbidire le acque. Nessun giornale volle pubblicare il mio commento. I fatti dimostrano che avevo ragione
          https://www.pierolaporta.it/vergogna-lettera-a-papa-francesco/
          Il secondo motivo per cui tendo a ignorare certe genie è perché “il male divora se stesso”, come diceva san GPII.
          Il male, pianifica in maniera raffinatissima, mentre va inesorabilmente verso il disordine incontrollabile, fino alla violenza più esplosiva senza risparmiarci il grottesco nel frattempo. L’ordine del creato è in Nostro Signore. Occorre quindi osservare e studiare il disordine per capire dove stiamo andando, piuttosto che soffermarci troppo sul “da dove veniamo” e sul comandante della nave, ubriaco di potere. Se siamo cattolici, sappiamo bene da dove veniamo e dobbiamo preoccuparci solo di arrivare degnamente a destinazione. Tutto qui. Un’ultima cosetta. Sono decenni che studio il comunismo, eppure mai avrei pensato, fino a pochi anni fa, di anteporre di molte lunghezze nella mia stima comunisti come Lenin e Stalin, alle cerchie che sostengono Bergoglio. La Storia, nella quale opera la Divina Provvidenza, come questa è sorprendente.

          • Diana ha detto:

            Grazie per il link al suo articolo dell’anno primo dell’infausta era. Impagabile quel “francescano con la tivvù e gesuita col popolo di Dio”.

  • Virro ha detto:

    sa’, sembra che Lei abbia letto nei nostri pensieri,
    Bergoglio sembra non aver letto MAI “lettera a Diogneto”, i credenti in Cristo, pronti al martirio non alla conquista del mondo.
    Bergoglio – il bugiardo – ci ha tolto la “quaresima e la Santa Pasqua” ma ci invita, per il 14 cioè domani, alla preghiera e al digiuno per il “ramadam” (o come si scriva)🤣🤣🤣, ma noi mangeremo🥗🥓🌭🥂non per vendetta, casomai per giustizia! che memoria è mai questa, che mi rappresenta!?!
    solamente chi obbedisce ad un contratto umano fa guerra ai figli del Vangelo
    davvero: Bergoglio, gesuiti, vescovi bergogliani …
    a n d a t e v e n e puzzate di zolfo

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie. Lasci che la preghi cortesemente di non insultare quella corte; gli si fa un grande favore, facendoli sentire e consentendo loro di accreditarsi come perseguitati. 🙂

  • miserere mei ha detto:

    Grazie generale per quest’ulteriore prezioso affresco, sulla storia, l’attualità e il futuro prossimo.
    Ne ho tratto lo spunto per focalizzare sette istanti che sono stati veramente rivoluzionari, cambiando radicalmente la situazione e le sorti dell’umanità:
    I-il peccato originale; II-Dio che dice al serpente chi gli stritolerà la testa; III-le previsioni del tempo capite solo da Noè; IV-l’immacolata concezione di Maria, creando il paradiso di Dio in terra; V-il sì libero della piena di grazia all’annunciazione; VI-il sì di Gesù al Padre nel Getsemani; VII-la Pasqua. Siamo in attesa dell’ottavo, una sorta di Solidarnosc che aggrega un non-popolo di sconosciuti riuniti come figli presso la madre: dal culmine del male Dio trae tutto il bene che sta nell’intenzione divina, contro le volontà avverse.
    Lei che cosa ne pensa?

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie anche per la celestiale prospettiva da lei dipinta. Ho la massima considerazione della teologia quale madre naturale di scienza e conoscenza, non sono tuttavia attrezzato per darle una risposta che vada oltre la banalità della mia speranza di vedere realizzarsi questa agenda di Nostro Signore, così come lei l’ha scandita o chissà persino meglio. In ogni caso NON PRAEVALEBUNT

      • miserere mei ha detto:

        La storia non si ripete mai tutta uguale, ma nemmeno così differente e ancor più se ci sono di mezzo le promesse di Dio.
        La Pasqua del mar Rosso segnò il passaggio dalla schiavitù, dopo 40 anni nel deserto, alla terra promessa, vinto il Faraone.
        La Pasqua di Croce/Resurrezione inaugurò 40 giorni di un Gesù vivo, ma con un corpo trasfigurato pur con i segni dei chiodi, prima di salire al cielo, vinta la morte.
        Siamo (al termine?) nei 40 “tempi” di deserto, in attesa dell’ulteriore passaggio glorioso per il popolo (un resto?) credente?

        Non può essere che anche la nostra Solidarnosc abbia preso il via sempre a ridosso dell’attentato al papato?
        Il movimento polacco esordì alla fine del 1980 e Giovanni Paolo II, papa dal 1978, scampò alle revolverate il 13/5/1981. L’URSS si dissolse tra il 1989 e il 1991.
        Oggi il movimento decisivo prende avvio dal 11/2/2013. Un atto di fede, affidato alla Provvidenza, abbandonandosi alla volontà di Dio, mortificando se stesso, nell’umiltà del cuore e scegliendo la preghiera.
        Allora bastarono una decina di anni… Siamo a sette.

        • PIERO LAPORTA ha detto:

          Come ho già detto non sono attrezzato in teologia, rifuggo quindi dalla discussione teologica come un panettiere da una lezione di fisica quantistica. Non di meno sono scettico su un’Apocalisse imminente perché Nostro Signore ha creato per noi un Universo immenso e ancora da scoprire, avendo noi acquisito il controllo d’una frazione per ora insignificante.
          L’importanza di questo aspetto mi è confermata dalla pervicacia delle parti avverse ad affermare – senza alcuna prova scientifica – l’esistenza di altre civiltà in un altrove anni luce lontano.
          Napoleone Bonaparte, cito a memoria, a Santelena scrisse che la dimostrazione incontrovertibile dell’esistenza di Dio è che l’Umanità, nonostante la stupidità e la malvagità degli uomini, marcia inesorabilmente verso il progresso.
          A noi può sembrare strano, ma siamo ancora all’inizio della Creazione e il progresso che ci attende è meraviglioso, a dispetto delle stupidità e delle malvagità in corso.
          Sono un settantenne nato coi telefoni a manovella, in mezzo secolo proiettato nella civiltà hitech. Quanto ci attende è meraviglioso più di tutto quanto s’è finora visto. Ovvio che le parti avverse si impegnino da par loro a guastarci la festa.
          NON PRAEVALEBUNT 😇

          • miserere mei ha detto:

            Grazie per la cortesia di queste risposte.

            Non sono un teologo e ho grande simpatia per i panettieri. Non temo la fine dei tempi come fine del mondo, proprio perché il trionfo del Cuore immacolato di Maria non può che coincidere con qualcosa di bello.
            Non c’è da essere scettici sull’Apocalisse, ma va creduta come una bella festa di matrimonio: “Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata.” Apocalisse 19,7.

            Quello che c’è di imminente è una rivoluzione di quelle impossibili finché inevitabili: poi scopriremo tutto quello che c’è ancora da scoprire, celato sotto un cumulo di peccato che sta alla conoscenza come la bigiata sistematica allo studente secchione.

            Stiamo marciando verso il progresso? Sicuramente sì, in senso tecnologico: pensiamo il funzionamento solare di ciò che ha richiesto guerre per il petrolio (o l’uranio). Ma pensiamo alla riduzione post umana in cui finiremo tracciati come gli animali domestici e controllati in ogni ambito. Progresso anche questo secondo certi illuminati e luminari…

            Siccome, e mi ricollego alla rivoluzione del 11/2/2013, anch’io mi affido alla volontà di Dio e alla Sua provvidenza, non ho dubbi che -malgrado le apparenze- siamo ancora all’inizio della Creazione.
            Perciò alla fine di questi tempi schifosi.

  • Sergio ha detto:

    Grandioso articolo del generale. La rivolta, o meglio resistenza, dei Cattolici è una speranza, ma senza una guida che raccolga sotto le insegne della Fede il popolo dei santii, non si farà. Nella conttrorivolta Sanfedista, in difesa della Fede, contro Napoleone (una delle battaglie avvenne proprio nella mia Città tra il popolo in armi, uomini e donne, ed un forte contingente napoleonico-battaglia finita con un vile tradimento che permise ai francesi di prendere alle spalle i martiri – 1799) la resistenza Cattolica era guidata da Vescovi che erano in prima linea, armi in pugno. Ora i Vescovi esultano per una donna, che nella sua umana debolezza, ha rinnegato la Fede… Chi ci guiderà? Ma a Dio non manca di suscitare capi tra i Suoi.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie. Dio non ha mai tradito il suo popolo. Ha un suo calendario e una sua agenda, imperscrutabili ma non dobbiamo disperare, mai.
      NON PRAEVALEBUNT

    • Enrico ha detto:

      Signor Sergio, una volta (come per esempio nella controrivolta Sanfedista), i nemici erano fuori della Chiesa ed era qundi possibile costituire un unico e ben delineato fronte. Oggi, ed anzi non da oggi, i nemici sono dentro la Chiesa che non ha più il suo vero volto, cioè quello di Cristo. A mio parere non si può attuare una controrivolta rimanendo dentro questa chiesa contraffatta, peraltro continuando a farne il gioco tramite lamentele e appelli che lasciano il tempo che trovano.
      Questi che stiamo vivendo sono anni terribilmente speciali, ragion per cui non è detto che la Cattolicità abbia ancora il suo centro di residenza in san Pietro e nel Vaticano, Anzi. E’ tempo di mettere in atto il proverbio “a mali estremi estremi rimedi”, lasciando andare verso il suo naufragio la chiesa contraffatta.

    • Iginio ha detto:

      Calma. Non esiste la “rivoluzione sanfedista”. I vescovi non appoggiarono sempre i sanfedisti, o perché qualche vescovo era filorepubblicano o perché i sanfedisti stessi commettevano eccessi e violenze rischiando di suscitare rappresaglie ancor più terribili. La storia bisogna conoscerla, non mitizzarla.
      Poi, se volete, magari leggetevi questo bel romanzo:
      http://www.edizionisolfanelli.it/quantodegnaseidamore.htm

      • Sergio ha detto:

        La rivolta Sanfefista fu la risposta alla pretesa di libertà cui si faceva promotore Napoleone e la nefanda repubblica francese. Se in questo ambito ci furono errori dei singoli, questo non toglie evidenza alla lotta armata fatta in difesa della Fede. Oggi questa lotta e questa determinazione rimangono nell’ambito dei desideri umanamente irrealizzabili.

        • Iginio ha detto:

          La Fede si difende innanzitutto con l’esempio della pratica delle virtù cristiane. Non sognando ordini politici da instaurare con le armi. Altrimenti ricadiamo nella trappola dell’Utopia, che finisce male. Molti estremisti della sinistra extraparlamentare erano di estrazione cattolica. Come mai sono finiti così? Non solo per un deficit di consapevolezza della realtà del comunismo, ma innanzitutto perché erano stati cresciuti col mito del “cambiamo il mondo”, “salviamo il mondo”, “il cristianesimo si difende nella politica sociale”…

  • francesco ha detto:

    Pezzo eccezionale. Non voglio mettere limiti alla Provvidenza ma mi sembra che il collegio cardinalizio sia peggiorato molto… In sostanza: niente ci assicura, anzi, che il successore non sia peggio…

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Mi piace pensare che lei sia quel “Francesco”, in tal caso non dubiti della potenza dello Spirito, che soffia dove vuole. 🙂

  • Francesco ha detto:

    L unica cosa buona che può fare Bergoglio e forse lo farà quando mancheranno i soldi, da buon argentino ha portato il Vaticano al fallimento, è quella di tornarsene nelle Riduzioni gesuitiche del Rio de la Plata. Grazie Generale La Porta, Dio la benedica e la protegga.

  • Sulcitano ha detto:

    Vera Lectio magistralis gen. LAPORTA. Grazie! Dio la benedica!

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Difficile, se non impossibile, convincere dell’insidiosa inutilità – se non addirittura della pericolosità – insita in altisonanti proclami in tema di “rivoluzione” per bocca di chi legge urbi et orbi un personalistico libro di sogni. Con la difesa ad oltranza di “divisioni” schierate in una crociata all’insegna dell’amore universale e della misericordia, al seguito di un generale di armata cui si riconoscono facoltà taumaturgiche.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      La prego di scusarmi ma non ho capito

      • Maria Michela Petti ha detto:

        Il Suo messaggio, generale, fin troppo chiaro e ineccepibile, temo non verrà recepito da chi ha dato fin troppe conferme al rifiuto di essere disponibile almeno all’ascolto. In tutto e per tutto sostenuto dalle sue “divisioni” in campo…

        • PIERO LAPORTA ha detto:

          Gentile Signora, il libero arbitri vale per noi come per le parti avverse. Per questo occorre pregare e confidare in Nostro Signore. Che cos’altro sennò? 🙂

  • Enrico ha detto:

    DAL DIARIO DI UN DELIRANTE
    Martedì 12 maggio 2020

    Questa notte ho sognato la Sacra Barca di Pietro in viaggio verso il Porto Celeste attraverso il Mare del Tempo, e questo mare non era mai calmo bensì fortemente agitato, e, nel tratto finale della traversata, implacabilmente tempestoso.

    Poi ho sognato che, dopo un lungo tratto della navigazione, dalla Sacra Barca di Pietro si staccava, quasi al modo di un grigio ectoplasma, un’altra barca in tutto uguale a quella di Pietro tranne che per la Sacralità, e che proprio per questo prendeva un’altra direzione. Osservando attentamente, vidi che cominciò subito ad andare alla deriva, verso l’Isola degli Scogli che si profilava ad un orizzonte non prossimo ma neanche molto lontano.

    E tuttavia l’ectoplasma possedeva un eccezionale potere fantasmagorico, e questo faceva sì che venisse considerato da tutti come la vera Sacra Barca di Pietro.

    Questa fantasmagorica barca ectoplasmatica non aveva nocchiero, e tuttavia quelli che vi erano dentro, e che erano la grande maggioranza di coloro che prima erano sulla Sacra Barca di Pietro, non se ne erano accorti, e, seppur preoccupati per il mare in tempesta, continuavano a credere di essere ancora su di Essa, quindi del tutto inconsapevoli dell’avvenuto, fantasmagorico trasbordo.

    E per farsi coraggio si tenevano compagnia parlando in continuazione lamentandosi di come stavano le cose e di come invece avrebbero dovuto essere, ma tutti rannicchiati per esorcizzare la paura della tempesta.

    Il rumore assordante delle loro voci copriva i ruggiti dei cavalloni tempestosi che trascinavano la barca ectoplasmatica verso l’Isola degli Scogli, e così facendo si distraevano, precludendosi la possibilità di alzare il capo per rendersi conto del naufragio che li aspettava se fossero rimasti su quella barca.

    Poi vidi che la Sacra Barca di Pietro, stranamente, non si era allontanata troppo dalla barca ectoplasmatica, anche se continuava a tenere saldamente il tropaion e la prua verso il Porto Celeste ed i violenti marosi nulla potevano contro di Essa.

    Guardando meglio, vidi che pur nel mezzo della tempesta, dei ponti rudimentali ma solidi venivano gettati dalla Sacra Barca di Pietro vero la barca ectoplasmatica, affinché chi volesse salvarsi dal naufragio sull’Isola degli Scogli potesse ritornare al sicuro grazie alla guida del Grande Nocchiero: il Signore Gesù. Vidi anche che vicino a Lui che teneva il timone sedeva tranquilla, nonostante la tempesta, la Sua Santissima Madre.

    A questo punto mi svegliai, ed il mio sguardo – non saprei dire perché – si posò immediatamente sulla bellissima immagine della Vergine Maria vestita di un candido abito monastico che trovai tantissimi anni orsono presso l’Abbazia delle Tre Fontane. E subito mi sovvennero le splendide parole di San Bernardo di Chiaravalle:

    “Maria è stata una rosa, bianca per la sua verginità, vermiglia per la carità”.

    Nell’impareggiabile latino:

    “ Maria autem rosa fuit candida per virginitatem, rubicunda per charitatem.

    E così ebbi conferma che le Virtù della Verginità e della Carità possono trovarsi solo sulla Sacra Barca di Pietro.

    • Maria Michela Petti ha detto:

      Un sogno che svela il significato non inconsapevole di un desiderio. A Dio… la sua realizzazione!

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie di cuore. I sogni s’avverano, dipende da noi 🙂 più di quanto comunemente si creda.