LOREDO: RIPENSARE LA CINA “IMPERIALE” ALLA LUCE DEL COVID 19.

18 Aprile 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Diletti Stilumcuriali, parlare di Cina è d’obbligo in questi giorni in cui stiamo vivendo le pesantissime conseguenze del Covid 19, emerso a Wuhan, e da lì diffusosi in tutto il mondo. Ci sembra interessante rilanciare, dal sito italiano di Tradizione Famiglia Proprietà, un articolo del prof. Julio Loredo. Buona lettura.

§§§

Ripensare la Cina

di Julio Loredo

 

Saremo costretti a rivedere i nostri rapporti”.

Questa l’intimidazione rivolta dal presidente cinese Xi Jinping a Donald Trump, ostinato nel chiamare “virus cinese” il COVID-19. E l’esuberante presidente degli Stati Uniti di America, leader della maggiore potenza economica e militare della storia, ha dovuto sottomettersi: via l’aggettivo “cinese”… Poco prima, ad abbassare la testa era stato il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, reo di aver detto che il coronavirus proveniva dalla Cina. Non poteva permettersi di perdere il mercato cinese. Prima di lui, e per lo stesso motivo, il presidente argentino Alberto Fernández aveva dovuto bloccare un’indagine sugli accordi segreti con la Cina sottoscritti dal governo precedente. L’elenco potrebbe proseguire.

E non parliamo poi dei nostri sfibrati governanti europei: non osano nemmeno sollevare la questione…

Brandendo la sua supremazia economica, con una tracotanza che ha del surreale, la Cina si sta permettendo di riscrivere la storia a modo suo. Con ricatti e propaganda è riuscita a passare da criminale a eroina in poche settimane. L’epidemia da coronavirus è cominciata proprio in Cina, e si è diffusa grazie all’incuria e prepotenza del governo comunista di Pechino, come hanno denunciato ormai tanti esperti. Malgrado ciò, oggi la Cina si presenta come modello e perfino samaritana, imponendo la sua linea a un Occidente mesto e soggiogato.

Uno dei grandi enigmi della nostra epoca – un vero mistero d’iniquità – è come l’Occidente, che si vanta del suo carattere democratico e liberale, abbia potuto sottomettersi in modo così servile a un governo dittatoriale dominato da un Partito Comunista. E come i tycoon dell’industria e della finanza, che si vantavano di aver creato la civiltà più ricca della storia, abbiano poi lasciato che quella ricchezza – insieme al potere che essa comporta – passasse nelle mani di una potenza nemica. Pur di far più soldi l’Occidente ha posto – coscientemente e volontariamente – la testa nella ghigliottina. Può adesso meravigliarsi che il boia tiri la leva?

Una voce profetica

Eppure, questa situazione era perfettamente prevedibile e quindi evitabile. Essa è conseguenza della politica cieca e suicida dell’Occidente nei confronti del comunismo cinese, contro la quale, già negli anni Trenta del secolo scorso, si alzò la voce di Plinio Corrêa de Oliveira.

Nel lontano 1937, il leader cattolico denunciava come gli Stati Uniti stessero improvvidamente armando i comunisti cinesi, insieme ai sovietici: “Il Dipartimento di Stato annuncia che le licenze per esportare armi e materiale bellico in Cina nel mese di novembre hanno raggiunto un totale di 1.702.970 dollari. Pure per l’URSS, le licenze di esportazione per materiale bellico hanno raggiunto la somma di 805.612 dollari. (…) Non capiamo come gli Stati Uniti vendano armi ai comunisti, il nemico più pericoloso e abominevole della civiltà”.

Nel 1943, quando ormai la disfatta del nazismo era solo questione di tempo, egli indicava i nemici futuri: il comunismo e l’islam. Il suo sguardo profetico, però, andava oltre: “Il pericolo musulmano è immenso e l’Occidente sembra non accorgersene, come d’altronde sembra pure chiudere gli occhi di fronte al pericolo giallo”.

Nel dopoguerra, l’Occidente continuò a ignorare tale pericolo, lasciando che il comunismo prendesse il controllo della Cina. Due fazioni si contendevano quell’immenso territorio: il Kuomintang, di orientamento nazionalista, guidato da Chiang-Kai-Shek, e il Partito Comunista Cinese, guidato da Mao-Tse-Tung. Quest’ultimo era appoggiato dall’Unione Sovietica. Nel 1945, Plinio Corrêa de Oliveira denunciò l’ingerenza dell’URSS in Cina: “Se ci fossero dubbi sull’insincerità dell’Unione Sovietica, basta vedere cosa succede in Cina. A scapito di tutto ciò che prometteva, la Russia ha riacceso la guerra civile in Cina, nonostante si fosse impegnata diversamente nel trattato di pace firmato con Chiang-Kai-Shek. (…) Dobbiamo sottolineare la gravità internazionale di questa aggressione. (…) Questo atteggiamento da parte della Russia comunista costituisce un nuovo shock contro la pacificazione del mondo. Non possiamo non rilevare quanto il Partito Comunista cinese sia un giocattolo dell’imperialismo russo, che lo usa con la più aperta sfacciataggine per raggiungere i suoi obiettivi internazionali”.

Secondo Plinio Corrêa de Oliveira, l’unica politica coerente sarebbe stata quella di sconfiggere i comunisti, senza se e senza ma. Invece, pur di non infastidire l’Unione Sovietica, gli Stati Uniti adottarono un approccio diverso, che si sarebbe poi dimostrato disastroso: “La politica americana in Cina mira a forzare l’unificazione attraverso un governo di coalizione democratica tra Kuomintang e comunisti. Ma non potrà mai esserci una vera coalizione tra il Kuomintang e i comunisti. L’obiettivo dei comunisti non è quello di rendere la Cina una nazione democratica unificata, ma di farne una provincia sotto il giogo del totalitarismo comunista. È quindi necessario aiutare Chiang ad estendere la sovranità del governo centrale su tutta la Cina, cosa che si può fare solo distruggendo la sovranità del governo ribelle comunista e liquidando i suoi attributi di potere indipendente, esercito, polizia, amministrazione politica, sistema finanziario”.

Con l’appoggio dei sovietici, che occuparono pure la Manciuria, nel 1949 Mao-Tse-Tung sbaragliò definitivamente Chiang-Kai-Shek e stabilì la Repubblica Popolare Cinese, iniziando quindi l’espansione verso il Tibet e il sudest asiatico. Nel frattempo, mostrando una spaventosa imprevidenza, l’Occidente lasciò il nord della Corea in mano ai comunisti, una mossa che ebbe conseguenze catastrofiche. A metà giugno del 1950, appoggiati dalla Cina e dall’URSS, i comunisti invasero il sud, dando inizio alla guerra di Corea. Dopo un momento di sconcerto, il generale Douglas McArthur, comandante delle forze alleate, capì che la guerra si giocava non a Pyongyang bensì a Pechino e a Mosca, e propose un “full-scale conflict against the communists”, una guerra totale contro i comunisti, che comprendeva il bombardamento delle basi comuniste in Cina. Venne sommariamente destituito dal presidente Harry Truman, che scelse invece la via del cedimento e del compromesso.

In un lungo articolo pubblicato nel gennaio del 1951, Plinio Corrêa de Oliveira elencò “Gli errori di Roosevelt nella seconda Guerra mondiale”, tra cui: “Di fronte all’espansionismo comunista, il Dipartimento di Stato, invece di opporvi una resistenza energica, la favorì indirettamente col suo atteggiamento remissivo. (…) In Asia, le cose andarono peggio. Il presidente Truman decise di continuare la politica di fidarsi del comunismo cinese, come aveva fatto il suo predecessore. (…) Con tale cedimento, la sorte dell’Estremo Oriente era ormai segnata”.

Negli anni Sessanta, l’URSS e la Cina iniziarono una messinscena, simulando una rottura per depistare l’Occidente. Plinio Corrêa de Oliveira non credette mai a tale manovra. Egli scrisse nel 1963: “Si tratta appena di una trappola, che finirà per inghiottire l’uomo occidentale, scemo e ridente, superficiale, agitato e debole, che vive nel mondo delle apparenze. (…) I comunisti saranno molto grati di questa straordinaria avventatezza degli occidentali”. E nel 1967: “La divisione tra ‘linea russa’ e ‘linea cinese’ non è altro che un bluff”. Sordo a tali ammonizioni, l’Occidente continuò la politica, cieca e suicida, di favorire la Cina in chiave anti-sovietica.

La “settimana che cambiò il mondo”

Di cedimento in cedimento, si arrivò al grande colpo di scena: il viaggio del presidente Richard Nixon in Cina nel febbraio del 1972, a cui il pensatore cattolico brasiliano attribuì un’importanza epocale. Il pretesto fu di acquisire una posizione dominante in Cina, tale da poter contro-bilanciare l’Unione Sovietica. Plinio Corrêa de Oliveira lo considerò, invece, l’inizio del cedimento finale. Nixon stesso definì il suo viaggio “la settimana che cambiò il mondo”.

Saputa la notizia del viaggio, il 17 luglio 1971 il leader cattolico brasiliano tenne una conferenza analizzandone la portata e, con sorprendente lungimiranza, ne predisse le conseguenze:

– Questo viaggio cambierà sostanzialmente la percezione dell’opinione pubblica occidentale nei confronti della Cina comunista, presentandola sotto un profilo più amichevole: “Cadranno le barriere ideologiche nei confronti del comunismo cinese”;

– La Cina sarà ammessa nelle Nazioni Unite, spodestando Taiwan, e poi sarà nominata membro permanente del Consiglio di Sicurezza, assumendo quindi il ruolo di potenza mondiale;

“La guerra del Vietnam viene liquidata, in uno spirito di cedimento e di tradimento da parte degli Stati Uniti. Col viaggio di Nixon in Cina, gli Stati Uniti hanno accettato un’umiliazione enorme che lascia intravvedere un cedimento anche in Vietnam. Secondo me, la guerra finirà con la resa incondizionata degli Stati Uniti”;

“Le potenze anticomuniste dell’Estremo Oriente saranno abbandonate alla propria sorte (…) Nixon sembra intenzionato a smantellare inesorabilmente il sistema anticomunista in Estremo Oriente. (…) Ciò costringerà i Paesi della zona ad appoggiarsi su Pechino, anziché su Washington”;

“Hong Kong entrerà in agonia. Io credo che tra non molto tempo l’Inghilterra riaprirà i rapporti con Pechino e consegnerà Hong Kong ai cinesi”.

Alla fine, Plinio Corrêa de Oliveira si domandava: “Chi può dire che l’espansione cinese non continuerà?”. Ovviamente, la sua convinzione era che, una volta iniziata, l’espansione gialla non si sarebbe più fermata. Tanto più che gli Stati Uniti non avevano messo nessuna condizione politica o militare.

Sulla scia del viaggio del presidente Nixon, gli Stati Uniti firmarono con la Cina la Dichiarazione di Shanghai, di cooperazione fra i due Paesi. Plinio Corrêa de Oliveira dedicò all’Accordo un’intera conferenza, in conclusione della quale commentò: “Vista l’ingenuità liberale degli americani, e l’astuzia comunista dei cinesi, l’Accordo avrà un esito molto conveniente per i comunisti. Essi approfitteranno di ogni occasione per avanzare. D’ora in poi i rapporti fra la Cina e l’Occidente si svolgeranno su questa base: i cinesi sapranno approfittarsene, mentre gli occidentali no”.

Il leader brasiliano riteneva l’Accordo di Shanghai la peggiore catastrofe politica del secolo XX: “Yalta fu una calamità maggiore di Monaco. Fu Monaco moltiplicato per Monaco. L’Accordo di Shanghai è Yalta moltiplicata per Yalta! Dove ci porterà? Io non lo so. Ma una cosa è certa: l’Occidente ha già perso questa guerra”.

Va detto che questa era la linea del Governo americano, e più concretamente della Segreteria di Stato. Nel pubblico, invece, vi furono consistenti reazioni alle quali Plinio Corrêa de Oliveira dedicò alcune riunioni e articoli di giornale.

Dopo la morte di Mao-Tse-Tung nel 1976, prese il potere Teng-Xiao-Ping, che avviò la cosiddetta “primavera di Pechino”, la prima timida apertura del sistema cinese al capitalismo, senza mai rinnegare l’ideologia comunista. Il tutto nello spirito dell’Accordo di Shanghai. L’Occidente iniziò quindi a investire in Cina. Plinio Corrêa de Oliveira avvertì che il flusso di aiuti occidentali avrebbe fornito alla Cina i mezzi necessari per perseguire i suoi scopi espansionistici: “Può la Cina aspirare a controllare la regione, salvo poi espandersi? Non gli mancano l’estensione territoriale, la popolazione sovrabbondante e l’appetito di conquista. Tuttavia, per un così grande impegno, avrà bisogno di un notevole potenziale industriale e militare, cosa che il comunismo non gli ha dato. La Cina comunista potrà svilupparsi e raggiungere la condizione di superpotenza imperialista solo con l’aiuto delle nazioni capitaliste”.

Un progetto di dominazione imperiale

Plinio Corrêa de Oliveira morì nel 1995, e non vide dunque il pieno compimento delle sue previsioni. Oggi possiamo dire con rammarico: tutto ciò che egli aveva previsto si è purtroppo avverato nel peggior modo possibile.

Nel 1980, il reddito pro capite cinese era inferiore a quello delle nazioni africane più povere. Oggi, la Cina produce il 50% di tutti i beni industriali del mondo. Tutto ciò, va ribadito, con i soldi e il know-how dell’Occidente, improvvidamente trasferiti in Cina seguendo la logica – o meglio la mancanza di logica – del capitalismo selvaggio e della globalizzazione. Mentre gli occidentali riempivano la Cina di soldi e di tecnologia, i cinesi seguivano scrupolosamente ciò che un analista occidentale definì una “politica bismarkiana”, cioè un progetto ben definito di dominazione imperale.

Tale progetto è ben esaminato da Michael Pillary, uno dei maggiori esperti americani sulla Cina, nel suo libro: «The Hundred-Year Marathon. Chinas’s secret Strategy to Replace the U.S. as the World Superpower». Egli mostra come la politica americana di riempire la Cina di soldi e di tecnologia, perfino militare, nell’ingenua speranza che essa diventerà un partner affidabile, si è dimostrata un boomerang: per tutto questo tempo i cinesi hanno giocato la partita con seconde intenzioni, approfittandosi dell’ingenuità occidentale per acquisire una posizione dominante, che oggi cominciano a brandire come arma di dominio globale.

Un altro libro interessante è quello del giornalista britannico Martin Jacques « When China Rules the World: The End of the Western World and the Birth of a New Global Order». Basato su studi di mercato, proiezioni geopolitiche e analisi storica, Jacques mostra come – se dovesse continuare l’attuale trend – la Cina sarà la potenza egemonica nel secolo XXI, declassando gli Stati Uniti e introducendo una “nuova modernità” diversa da quella attuale. La Cina, secondo Jacques, non è uno “Stato-Nazione”, bensì uno “Stato-Civiltà” con vocazione imperiale, abituato a esercitare un potere incontrastato.

 

Ripensare la Cina

La pandemia da Covid-19, però, sembra aver cambiato le carte in tavola.

Sono sempre più evidenti le responsabilità della Cina nella pandemia che oggi attanaglia il mondo. Gli unici a negarlo sono proprio i cinesi, che pure minacciano pesantissime sanzioni contro chi osi affermare tale ovvietà. Mentre la strafottenza di Pechino raggiunge livelli surreali, l’Occidente inizia a domandarsi se non abbia sbagliato strada. “La Cina ci infetta, ci compra e noi la ringraziamo”, ha sintetizzato la situazione Massimo Cacciari. Cresce pure un movimento internazionale per chiedere un “Tribunale di Norimberga” per accertare le responsabilità cinesi ed, eventualmente, esigere un risarcimento.

Molto nette in questo senso le dichiarazioni del cardinale Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, capitale del Myanmar: “C’è un governo che ha la responsabilità primaria [per la pandemia], a motivo di ciò che ha fatto e di ciò che ha mancato di fare, e questo è il regime del Partito Comunista Cinese a Pechino. Vorrei essere chiaro: è il PCC a essere responsabile, non il popolo della Cina, e nessuno dovrebbe rispondere a questa crisi con odio razziale nei confronti dei cinesi. In effetti, è stato il popolo cinese la prima vittima di questo virus, così come è da tempo la principale vittima di quel suo regime repressivo. Merita la nostra simpatia, la nostra solidarietà e il nostro sostegno. Ma sono la repressione, le bugie e la corruzione del PCC a essere responsabili”.

Precisamente ciò che Plinio Corrêa de Oliveira asseriva nell’ormai lontano 1937…

Tralascio le pesantissime responsabilità dell’Ostpolitik vaticana nei confronti della Cina comunista, che andò a braccetto con quella americana e che, proprio sotto il pontificato di Francesco, ha raggiunto eccessi allarmanti. Aprirebbe orizzonti talmente rilevanti che meriterebbero un trattamento a parte.

Forse Dio ci sta dicendo qualcosa con questa pandemia. Forse è arrivato il momento di ripensare ab imis fondamentis la nostra strategia nei confronti della Cina comunista. Domani sarà troppo tardi.

Ma per fare ciò serve coraggio. Un coraggio che non verrà dalle nostre forze naturali, siano esse di natura politica, economica o culturale. Qui ci vuole l’intervento della grazia divina sulle anime. Io mi domando: di fronte all’immane tragedia che oggi vive il nostro mondo, scosso fino alle fondamenta da questa pandemia, non è arrivato il momento di gridare al Cielo: Perdono! Perdono! Perdono! Sono sicuro che il Cielo ci risponderà: Penitenza! Penitenza! Penitenza! Conversione! Conversione! Conversione! E, in mezzo al frastuono degli elementi celestiali scatenati, si sentirà una voce dolce come un favo di miele dire: “Fiducia figli miei! Infine il mio Cuore Immacolato trionferà!”.

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14 commenti

  • Ateo Devoto ha detto:

    Credo che alla fine il problema principale non siano nemmeno le ambizioni imperialistiche del PCC…. no altre volte in passato si è verificato che un personaggio si sia improvvisamente messo in testa la stramba idea di dominare il mondo; vedi Napoleone, vedi Adolf Hitler.
    Ma in tutti questi casi le loro mire egemoniche sono state subito contrastate da molti altri leader che immediatamente si sono attivati per ridurli alla ragione.
    Qui nessuno dei leader occidentali, con la lodevolissima eccezione del Presidente Trump, sembra essersi accorto di questo problema; silenzio che a me sembra più un consenso esplicito.
    PS: Concordo di quanto sia sbagliato assumere atteggiamenti razzistici contro i cinesi; però anche loro dovrebbero prendere le adeguate distanze dal PCC e attivarsi per un regime change

  • Iginio ha detto:

    Appurato dunque che la storia occorre studiarla bene – e chiarito che sentenziare a tavolino è facile, governare meno facile -, aggiungo una perla che i pliniani solitamente dimenticano perché non rientra nelle loro ricostruzioni ideologiche. Nel 1952 papa Pio XII – ripeto: papa Pio XII – emanava la Lettera apostolica “Sacro Vergente Anno” sulla Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria (chiaro?). In essa si legge tra l’altro:
    “[…] Quando scoppiò l’ultimo tremendo e lungo conflitto, abbiamo fatto tutto ciò che era nelle Nostre possibilità, con la parola, con le esortazioni e con l’azione, affinché i dissidi fossero sanati mediante un’equa e giusta pace, e affinché i popoli tutti, senza differenza di stirpe, si unissero amichevolmente e fraternamente, e insieme collaborassero per raggiungere una maggiore prosperità.

    Mai, anche in quel tempo, uscì dalla Nostra bocca una parola che potesse sembrare ingiusta o aspra ad una parte dei belligeranti. Certamente abbiamo riprovato, come si doveva, qualsiasi iniquità e qualsiasi violazione di diritto; ma ciò facemmo in maniera da evitare con ogni diligenza tutto ciò che poteva divenire, sebbene ingiustamente, causa di maggiori afflizioni per i popoli oppressi. E quando da qualche parte si faceva pressione perché Noi in qualche modo, a voce o per iscritto, approvassimo la guerra intrapresa contro la Russia nel 1941, mai acconsentimmo di fare ciò, come apertamente ci esprimemmo il 25 febbraio 1946, nel discorso tenuto dinanzi al sacro collegio e a tutte le rappresentanze diplomatiche presso la Santa Sede […].
    Quando si tratta di difendere la causa della religione, della verità, della giustizia e della civiltà cristiana, certamente non possiamo tacere; a questo però sono sempre rivolti i Nostri pensieri e le Nostre intenzioni, che cioè non con la violenza delle armi, ma con la maestà del diritto tutti i popoli siano governati; e ciascuno di essi, in possesso della dovuta libertà civile e religiosa entro i confini della propria patria, sia condotto verso la concordia, la pace e quella vita laboriosa, per cui i singoli cittadini possano procurarsi le cose necessarie al vitto, all’abitazione, al sostentamento e al governo della propria famiglia. Le Nostre parole e le Nostre esortazioni riguardarono e riguardano tutte le nazioni, e quindi anche voi, che sempre siete presenti al Nostro cuore, e le cui necessità e calamità desideriamo alleviare secondo le Nostre forze. Coloro che amano non la menzogna ma la verità sanno che durante tutto il corso del recente durissimo conflitto Ci siamo dimostrati imparziali verso tutti i belligeranti, e di ciò abbiamo spesso dato prova con le parole e con le azioni; e abbiamo compreso nella Nostra ardentissima carità tutte le nazioni, anche quelle i cui governanti si professavano nemici di questa sede apostolica, e quelle pure in cui i negatori di Dio osteggiano fieramente tutto ciò che sa di cristiano e di divino, e cercano di cancellarlo dagli animi dei cittadini. Infatti, per mandato di Gesù Cristo, che affidò l’intero gregge del popolo cristiano a san Pietro, principe degli apostoli (cf. Gv 21, 15-17) – di cui siamo indegno successore – Noi amiamo con intenso amore tutti i popoli e desideriamo procurare la prosperità terrena e la salute eterna di ognuno. Tutti perciò, sia in guerra tra loro con le armi, sia in contesa per gravi dissidi, da Noi sono considerati come altrettanti figli carissimi; e niente altro desideriamo, niente altro chiediamo a Dio per loro con la preghiera, se non la loro mutua concordia, la giusta e vera pace, e una prosperità sempre maggiore. Anzi, se alcuni, perché ingannati dalle menzogne e dalle calunnie, professano aperta ostilità nei Nostri riguardi, Noi siamo animati verso costoro da una maggiore commiserazione e da un più ardente affetto.

    Senza dubbio abbiamo condannato e respinto – come esige il dovere del Nostro ufficio – gli errori che i fautori del comunismo ateo insegnano e si sforzano di propagare con sommo danno e rovina dei cittadini; ma gli erranti, ben lungi dal respingerli, desideriamo che ritornino alla verità e siano ricondotti sul retto sentiero. Abbiamo anzi messe in luce e riprovate queste menzogne, che spesso si presentavano sotto false apparenze di verità, appunto perché nutriamo verso di voi affetto paterno e cerchiamo il vostro bene. Noi infatti abbiamo la ferma certezza che a voi da questi errori non possono derivare che ingentissimi danni, poiché non solo tolgono dalle vostre anime quella luce soprannaturale e quei supremi conforti che provengono dalla pietà e dal culto verso Dio, ma vi spogliano anche della dignità umana e della giusta libertà dovuta ai cittadini.[…]”.

    Chiaro? O anche lui era un collaborazionista fautore del cedimento solo perché distingueva erranti e errore?

  • Iginio ha detto:

    Ecco, ci mancava solo il Plinio profeta e siamo a posto.
    Allora:
    1. MacArthur (non McArthur) non fu destituito perché voleva “bombardare le basi comuniste” e invece Truman era per il cedimento e il compromesso. MacArthur (non McArthur) fu destituito perché il presidente credeva volesse usare la Bomba Atomica e perché c’era il rischio che allargasse il conflitto all’Urss inaugurando una sorta di terza guerra mondiale. Vi sembra poco? La Bomba Atomica è uno strumento della Madonna di Fatima? Pliniani, vi rendete conto di quello che pensate? Fare la guerra all’Urss era facile, secondo voi? Chi l’avrebbe fatta? Plinio con la fanfara in testa? E se l’Urss avesse preso il sopravvento? Sapete che i Paesi europei occidentali erano preoccupati perché temevano che a causa di MacArthur (non McArthur) la politica statunitense si sarebbe disimpegnata dall’Europa concentrandosi sull’Asia? In quel caso, che fine avrebbe fatto l’Europa occidentale attaccata dai sovietici?
    2. La guerra del Vietnam avrebbe forse avuto un corso diverso se nel Vietnam del Sud non avesse preso il potere un certo Ngo Dinh Diem che non solo detronizzò l’imperatore Bao Dai (piliniani, ma voi non eravate pro monarchie?) ma soprattutto, professandosi cattolico, fece di tutto per vessare la maggioranza buddista dei suoi connazionali. In particolare si distinse in quest’opera una sorella di Diem, morta pochi anni fa in esilio e che i pliniani hanno celebrato come se fosse un’eroina mentre in realtà commise colpe gravi. Questo tipo di personaggi screditò il cattolicesimo anziché dargli prestigio.
    3. Dire che lo scontro fra Urss e Cina fosse una commedia, è dire una scemenza autentica. Lo scontro fra Cina e Urss ebbe ripercussioni geopolitiche enormi (in Indocina, tra Vietnam filoUrss e Cambogia filocinese, in Europa con l’Albania filomaoista…).
    4. Monaco non fu il Patto Molotov-Ribbentrop, che venne invece firmato a Mosca nel 1939. A Monaco nel 1938 si incontrarono Hitler, Mussolini, Chamberlain e Daladier (Germania, Italia, Gran Bretagna e Francia) e decisero la cessione del territorio cecoslovacco dei Monti Sudeti alla Germania nazista. Da allora Hitler – che già si era preso l’Austria – pretese sempre di più.

  • Sconsolata ha detto:

    L’ ingenuità di un adulto non è la stessa di un bambino. Non sempre, come da insegnamento evangelico, è sinonimo di quella “semplicità delle colombe” che si contempera all’ “astuzia dei serpenti”. Capacità che è parte del bagaglio di virtù – prima fra tutte la prudenza che sviluppa la lungimiranza – in grado di conciliare quei due termini di paragone antitetici al primo impatto. È l’ integrità morale l’alleato che orienta l’intelligenza verso decisioni e scelte vantaggiose, specie in ciò da cui dipende il bene comune.
    «Plinio Corrêa de Oliveira, vir totus catholicus et apostolicus, plene romanus». Significativa la scritta che scelse per la sua epigrafe il fondatore della “Società Brasiliana per la difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà”

  • egt ha detto:

    In più , chiederei a Loredo di ricordarci le “profezie ” che il prof.Plinio fece negli anni settanta , io le lessi nel 1974 , sui rischi futuri della Chiesa cattolica . Ricordo un suo scritto , direi su un quotidiano paulistano (di SanPaolo do Brasil ) , forse era la Folha di SanPaolo, sulla Ostpolitik di papa Paolo VI .

  • egt ha detto:

    bravissimo Loredo. Il prof.Plinio come tutti i grandi profeti che spiegavano la Verità è stato tacitato e persino denigrato. Non si lasci cadere la visione strategica globale che aveva questo “gigante”, come ben dice Tossani.

  • Marco Matteucci ha detto:

    LA CINA …È VICINA!
    Hanno inserito i loro emissari dappertutto, in ambito politico, socio-culturale, religioso. tutti proni al potere del nuovo ordine mondiale, la falange avanzata del comunismo imperante.
    Sono riusciti perfino ad occupare il soglio di Pietro e non si fermeranno fino a quando non ci avranno “contati” uno per uno.
    Per saperne di più:
    https://reginadelcielo.wordpress.com/

    • Marco Matteucci ha detto:

      …Di nuovo, Francesco squarcia il velo della fatica presente per far balenare un orizzonte che vede la famiglia umana unita nella ricerca dello sviluppo umano integrale.
      “Pensiamo al progetto di sviluppo umano integrale a cui aneliamo, che si fonda sul protagonismo dei popoli in tutta la loro diversità. È questa l’alternativa della civiltà dell’amore, non un vagheggiamento ingenuo (fede? … dottrina? … liturgia?) bensì un’utopia possibile con uno sforzo impegnato di tutti” (per fare cosa?!)
      https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/papa-francesco-indica-la-strada-dopo-la-pandemia

    • Bastian contrario ha detto:

      Non credo che i loro emissari siano poi così tanti. Se fossero tanti non ci sarebbe alcun bisogno di tenere segreto il patto Cino-vaticano.
      Il NOSTRO PROBLEMINO (tutto nostro, cioè italiano) sono i politici un po’ naif che abbiamo al governo. All’inizio dell’estate 2018 quel bravo ragazzo che è Luigi Di Maio andò, come ministro dello sviluppo economico in quel di Shangai con una delegazione di rappresentanti delle più importanti forze politiche. E rimase impressionato dalla potenza cinese.
      Mi domando: avrà visto Luigi di Maio il resto del mondo ?

  • Pier Luigi Tossani ha detto:

    sì, l’avevo letto… Plinio Corrêa de Oliveira era un gigante… speriamo la sua lezione faccia scuola. Anche se il terreno da arare è durissimo

    • un commento da parte di un certo Ezechiele ha detto:

      La paola di Jhwh mi fu rivolta in questi termini :
      “Figlio d’uomo, profetizza contro i pastori di israele, profetizza e parla ai pastori : “Così dice il Signore Jhwh : Guai ai pastori di Israele che hanno pasciuto se stessi. Non è forse il gregge che i pastori devono precedere ? Vi nutrite di latte, vi vestite di lana, ammazzate per voi gli animali grassi e non pascete il gregge. Non avete dato forza alle pecore deboli , non avete curato la malata né fasciato la ferita, non avete ricondotto la smarrita, né ricercato quella che si era perduta, ma avete dominato su di loro con durezza e asprezza.
      Esse sono disperse, perché manca loro un pastore, e diventano pasto di tutte le bestie selvatiche. Sono disperse e vagano le mie pecore per ogni monte e su ogni colle elevato ; sono disperse per tutto il paese e non c’è chi se ne informi, chi le cerchi.

      • continua... ha detto:

        ….Così dice il Signore Jhwh : Eccomi contro i pastori , a essi domanderò conto del mio gregge ; li toglierò dal pascolo , così che non potranno più pascere se stessi ; sottrarrò il mio gregge alla loro voracità e non sarà più il loro cibo .
        Perché così dice il Signore Jhwh : Ecco, io stesso mi interesserò del mio gregge e ne avrò cura . Come il pastore si interessa al gregge quando si trova tra le sue pecore disperse, così avrò cura delle mie pecore , ritraendole da ogni luogo in cui si erano disperse nel tempo di nubi e di caligine. Le farò uscire dai popoli , le raccoglierò dalle regioni e le ricondurrò sulla loro terra. …

        dal cap.34 del libro del profeta Ezechiele