PORFIRI. QUATTRO REGOLE AUREE PER CERCARE DI CAPIRE LA CINA.

12 Aprile 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

 

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Quattro cose che ho capito (o almeno credo) sulla Cina

Ho sempre detto, me ne darete atto, che la Cina è complessa ed è difficile capirla dando giudizi affrettati. Anche se non vogliamo, quando parliamo di qualunque cosa siamo ovviamente influenzati dal nostro apparato ideologico e i nostri giudizi sono inevitabilemente più significativi per quello che dicono su di noi che per quello che dicono sull’oggetto del nostro parlare. Detto questo, che vale anche per me; vorrei condividere quattro temi che mi sembra di aver oramai capito bene quando si parla di Cina. Li ho confrontati e valutati, quindi mi sembrano essere abbastanza affidabili, ma come detto prima non posso escludere che in essi ci siano anche alcune mie fisime. Accettate benevolmente anche quelle.

La Cina vive sempre nel paradigma imperiale. Abbiamo ascoltato molte opinioni, specialmente durante le rivolte di Hong Kong, in cui si metteva in dubbio la capacità dei cinesi di poter vivere secondo le leggi della democrazia. Ora, la ideologia della democrazia come panacea di tutti i mali a mio avviso non regge molto, in quanto come ben sappiamo anche essa presenta lati oscuri che vengono accettati quando si pensa a certe possibili alternative. Detto questo, non è lontano dal vero dire che la Cina non si è mai distaccata dal suo paradigma imperiale, anche adesso in cui viene governata da un partito comunista. Mao Zadong era a tutti gli effetti un imperatore, che si mostrava a folle adoranti che lo veneravano quasi come un dio. Un tipo di controllo imperiale lo esercita anche l’attuale presidente, Xi Jinping, che infatti ha trasformato il suo incarico in un lavoro a vita. Non dimentichiamo che tutte le alte cariche del partito operano e alcune hanno vissuto in una zona riservata di Pechino, Zhongnanhai. Questi erano un tempo i giardini imperiali, prospicienti la città proibita.

La parte per il tutto. Vi sarete sorpresi di constatare che, quando si accusa di qualcosa il governo cinese, la risposta invariabile è che gli accusatori “odiano il popolo cinese”. Sarebbe come dire che accusare Matteo Renzi o Matteo Salvini equivale ad odiare il popolo italiano. Certo, a noi sembra assurdo, ma non lo è nella loro prospettiva, in quanto il potere viene considerato quasi come l’essenza dello spirito di un popolo, che lo riassume e rappresenta. Quindi, essendo il potere espressione più alta dello spirito del popolo cinese, criticando questo si critica anche il popolo cinese. Ovviamente per noi il potere è un mezzo non un fine, ma per un cinese esso è molto di più in quanto garantisce alla fine quella “società armoniosa” a cui si riferiva il predecessore di Xi Jinping, Hu Jintao, concetto che è radicato nell’indole cinese provenendo dalla millenaria riflessione confuciana che identificava nei cinque rapporti fondamentali (sovrano-suddito, padre-figlio, marito-moglie, fratello maggiore-fratello minore, amico-amico) il modo per garantire una società ben regolata.

La verità è contestuale. Ci si scontra spesso in Cina con il fatto che la verità sembra sfuggente. Noi siamo abituati al fatto che A è A e che A non è B. Per il cinese il concetto di verità è contestuale e più sfumato. Mara Camelin su koineroma.it osserva: “Piuttosto che ricercare la verità escludendo come falsi vari punti di vista alternativi, il pensiero cinese ha tentato di trovare la verità nella combinazione di teorie parzialmente vere. E’ caratteristico della filosofia cinese il fatto di dare più importanza alla complementarità che al contrasto: spesso teorie e principi possono essere non soltanto differenti, ma anche opposti. Ma ovviamente se sono opposti è necessario che abbiano una base comune, ed è a questa che viene data la massima importanza, e le differenze sono considerate più come complementari che come contrarie”. Quindi, questo dovrebbe farci comprendere come sia necessaria una prudenza ancora più grande quando si tratta con controparti cinesi, ma non perché loro non siano onesti e noi lo siamo, ma perché i termini degli accordi hanno una comprensione diversa che è radicata nel diversissimo panorama filosofico di riferimento. Ecco anche la questione della Cina come patria della falsificazione di prodotti commerciali del tipo più vario. Anche qui, visto dalla parte cinese, la cosa prenderebbe un altro colore, in quanto per loro copiare qualcosa è rendere omaggio all’originale, cioè ti copiano perché ritengono che vale la pena visto la qualitdel prodotto originale.

L’apparenza è sostanza. Se si vive in Cina, come è capitato a me per alcuni anni, si scopre che la vita quotidiana è scandita da tante piccole cerimonie. Quando lavoravo nelle scuole o nelle università, osservavo che non erano apprezzati atteggiamenti informali, che da noi sono ben tollerati. In eventi pubblici c’era sempre un certo protocollo da osservare per onorare gli ospiti, per introdurre la dirigenza della scuola, per fare le foto e via dicendo. L’apparenza è sostanza, anche se essa non è garante di veridicità sottostante, ma va comunque salvaguardata. Questo è il famoso concetto della “faccia”. Un concetto che ora vediamo informare la narrativa e gli sforzi mediatici della Cina per quanto riguarda l’origine del coronavirus e le sue responsabilità. Salvare le apparenze non è fatto per disonestà, ma perché esse preservano quell’ordine supremo che garantisce il retto funzionamento della società e la pace tra i suoi membri.

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7 commenti

  • Iginio ha detto:

    Caro maestro,
    sempre amichevolmente: la sua raffinata analisti non tiene però conto di un fattore, e cioè del fatto che il regime cinese si professa marxista-comunista, si è instaurato con una guerra civile sanguinosa, si è retto trovandosi sempre dei nemici interni da accusare e perseguitare e quando gli ha fatto comodo ha sobillato (cosiddetta rivoluzione culturale) i giovani contro gli adulti (salvo poi disprezzare i giovani di Tienanmen).
    Identificare quindi la cultura cinese (e meno ancora il popolo cinese) col vigente regime politico è quanto mai arbitrario e fallace. Non a caso a Taiwan/Formosa (che è cinese tanto quanto la terraferma) non vogliono sentir parlare del regime di Pechino.
    Per quanto riguarda l’importanza della formalità: ma guardi che anche da noi era così. I genitori di una volta (fino a quelli della generazione dei miei, nati a fine anni Trenta) si sacrificavano per far sì che i figli facessero bella figura fuori di casa. Mancare di rispetto era considerato una colpa grave. Esprimersi con parolacce e simili idem. Vestirsi in modo trasandato idem. Tutto ciò – marchiato come “piccolo borghese” magari da gente che era altrettanto piccolo borghese ma voleva emergere insultando gli altri – è svanito a partire dagli anni post 1968, anche – non soltanto – grazie all’avvento dei figli di quelli che a Roma chiamiamo burini, borgatari, coatti eccetera (altrove tamarri, buzzurri ecc.). Io da bambino ero figlio di genitori del tipo precedentemente descritto ma mi trovavo con coetanei del secondo tipo descritto. Risultato: ero un pesce fuor d’acqua, per non dire altro, ma i miei genitori e nonni non capivano perché e davano la colpa a me. Tutto ciò – se vuole ne parliamo direttamente, dato che siamo romani ambedue – meriterebbe uno studio accurato da parte di storici, sociologi, preti ecc. Invece si va avanti con la retorica del “faccio quello che mi pare”, “pensa a essere autentico” (inteso come informale), “vivi come i tuoi coetanei del nostro tempo”, “cambiamo il mondo”, “gli animali sono come gli uomini” (anzi: “gli umani”, perché uomini sarebbe troppo maschile!) e via cretineggiando. Persino in questo blog c’è qualcuno che si offende se gli correggo gli errori di grammatica o di storia, anziché ringraziare e essere contento dell’attenzione. Insomma: la realtà è più complessa anche da noi, non solo in Cina.

    • Iginio ha detto:

      Mi correggo: “raffinata analisi”, non analisti (un errore della battitura di fretta). In ogni caso la ringrazio per le sue osservazioni sulla Cina.

  • Pier Luigi Tossani ha detto:

    Caro Maestro,

    posso convenire, ma dunque gli stupidi siamo noi occidentali, che disperati e inconsapevoli come siamo, ci ostiniamo a fare affari con la Cina, facendo finta di non vedere quello che Lei dice:

    https://it.gatestoneinstitute.org/15106/cina-commerciare-imbroglia-ruba 

    e così ci roviniamo da soli.
    Un’altra cosa. Lei dice

    ”   L’apparenza è sostanza, anche se essa non è garante di veridicità sottostante”. 

    Francamente, l’ho pensato ieri notte, vedendo la veglia di Pasqua presieduta dal pontefice. Nel senso, c’è qualcosa di strano, è tutto molto formale, molto compassato, quasi troppo perfetto. Non dovrebbe? Certo che no, ma ho la sensazione che manchi qualcosa… l’anima. 

    Comunque, non so se avete notato che ,se non vado errato (ieri notte di certo), in tutte le celebrazioni del Triduo in San Pietro, la telecamera riprendeva costantemente a campo largo le panche dei fedeli, che poi sono dipendenti vaticani e qualche suora, una ventina  di persone circa, uno per panca. Erano sempre in vista, con una significativa eccezione, però: nel rito di Comunione, dopo che il Pontefice aveva portato alla bocca l’Ostia Consacrata, la camera si spostava sulle palme, sulle statue, sui soffitti, insomma dovunque, meno che sulla ventina di fedeli. L’assemblea liturgica non era più visibile. La camera poi tornava sull’assemblea al termine della Comunione, facendo vedere i fedeli in piedi o in ginocchio, ciascuno alla sua panca.

    Domanda: questo fedeli, la Comunione l’hanno fatta, o no?… E se l’hanno fatta, perché non farla vedere?…

    Datevi voi una risposta. Da parte mia, questo modo di procedere, da parte della Sante Sede, mi sembra molto confuciano.  

    • Iginio ha detto:

      Colpisce il fatto della mancata presenza dei cardinali – quasi potesse costituire il nefasto “assembramento” – e la focalizzazione di tutto su papa Francesco.
      Meno male che i papi da Pio IX a Pio XII erano biasimati in quanto colpevoli di “papolatria”… Adesso invece abbiamo tutti i laicissimi e progressisti tg che mettono papa Francesco in risalto sin dall’apertura coi titoli… Dev’essere il combinato disposto Casa S. Marta – Spadaro-Scalfari-Mattarella-Conte.
      Tanto poi c’è sempre la gogna per il povero parroco di paese che osa fare la cerimonia del Venerdì Santo in piazza…

  • Sconsolata ha detto:

    “In questo momento, quelli che realizzano meglio la dottrina sociale della Chiesa sono i cinesi”.
    “Essi tengono al bene comune, subordinano le cose al bene comune”.
    “Ho incontrato una Cina straordinaria: ciò che la gente non capisce è che il principio centrale cinese è il lavoro, lavoro, lavoro. Non c’è altro. Al fondo è come diceva san Paolo: chi non lavora, non mangia”.
    “Non ci sono baraccopoli, non hanno droga, i giovani non usano droga. Vi è come una coscienza nazionale positiva, essi desiderano dimostrare che sono cambiati, che accettano la proprietà privata”.
    Pechino “sta difendendo la dignità della persona”.
    “L’economia non domina la politica… i cinesi… propongono lavoro e bene comune”.
    Così parlava all’inizio del febbraio 2018, ribadendo quanto già sostenuto in precedenti occasioni, di ritorno da un viaggio in Cina, mons. Sanchez Sorondo, argentino, cancelliere delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze sociali. Lo stesso che, il 31 gennaio scorso, durante una messa nelle Grotte Vaticane ha dato la Comunione al presidente argentino – divorziato – e alla sua compagna, e giustificando ciò a spada tratta a norma del diritto canonico, in quanto il suo presidente Fernandez non è “scomunicato” e quindi non rientrerebbe nel divieto di accostarsi al banchetto eucaristico.
    Senza sofisticare troppo su apparenza e sostanza, si dovrebbe – forse – prendere a modello questo “paradiso terrestre” per godere di «quell’ordine supremo che garantisce il retto funzionamento della società e la pace tra i suoi membri»?

    • wisteria ha detto:

      In tutto il mondo si muore perché il governo cinese ha nascosto il morbo ed ha sguinzagliato i suoi cittafini in giro per fare da untori (inconsapevoli, si spera). Che c’è di confuciano in questo?

  • P. Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez ha detto:

    12 aprile 2020. Santa Teresa de Los Andes.

    73° anniversario della prima apparizione a Bruno Cornacchiola, dell’ IMMACOLATA VERGINE DELLA RIVELAZIONE, MADRE, ASSUNTA E CORREDENTRICE; a Tre Fontane, Roma.

    NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA
    Terzo giorno (Domenica di Pasqua)

    Parole di nostro Signore: “Oggi portami tutte le anime fedeli e pie; immergile nell’oceano della mia Misericordia. Queste anime mi hanno confortato sulla via del Calvario; esse erano una goccia di consolazione in mezzo ad un oceano di amarezze”.

    Preghiamo per tutti i cristiani fedeli.

    Misericordiosissimo Gesù, che concedi abbondantemente le tue grazie a tutti gli uomini, accogli nel tuo Cuore infinitamente buono tutti i cristiani fedeli e non permettere che ne escano mai più. Te lo chiediamo per il tuo profondo amore verso il Padre Celeste.

    Pater… Ave… Gloria…

    Eterno Padre, volgi uno sguardo compassionevole alle anime fedeli, eredità del Figlio tuo; per i meriti della sua dolorosa Passione, concedi loro la tua benedizione e proteggile sempre, affinché non perdano l’amore e il tesoro della santa fede, ma lodino con tutta la schiera degli Angeli e dei Santi per l’eternità la tua infinita Misericordia. Amen.

    Segue coroncina alla Divina Misericordia

    https://youtu.be/FsZltEk47q8