UNA MEDITAZIONE SULLA VIA CRUCIS, E LA PASSIONE DEL CRISTO.

9 Aprile 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Laporta ha voluto condividere con noi questa sua bellissima riflessione sulla Via Crucis che ci stiamo apprestando a rivivere. Una meditazione profonda e preziosa. Buona lettura.

§§§

Caro Marco, è la Settimana Santa; non mi pare appropriato disperdere pensieri su guerre, virus e altro. Faccio solo un piccolo inciso per ringraziare Nostro Signore. La liberazione del cardinale George Pell, a un passo dalla sua croce, deve indurci a ringraziare Nostro Signore con tutto il cuore. Non Praevalebunt è nel nostro e nel cuore di Sua Eminenza Pell. L’hashtag andràtuttobene è il viperino sibilo delle parti avverse, qui come in ogni parte del mondo.

Detto questo, vorrei meditare sull’atroce violenza, apparente protagonista delle prossime ore, sconfitta tuttavia dal suggello del più alto credito d’amore di Nostro Signore per le Sue creature, molte delle quali “non sanno quello fanno”. Questo non ci affranca tuttavia dal timore ispiratoci da quant’altre, oggi come ieri e domani, sanno benissimo quanto fanno, molto più lucidamente e diabolicamente di chi torturò e mise Lui a morte.

 

1)   Nel primo Mistero Doloroso contempliamo Nostro Signore Gesù Cristo nell’Orto degli Ulivi, la Sua paura, la Sua sofferenza, la Sua solitudine, non di meno sconfitte dalla Sua determinazione a obbedire alla volontà del Padre.

Il mio indimenticato maestro, l’allora colonnello Raffaello Graziani, credente e non cattolico, mi dette un grande insegnamento: «I soldati devono saper obbedire; i sottufficiali devono saper interpretare gli ordini; gli ufficiali devono saper disubbidire ed essere intrepidi, altrimenti sono dannosi più che inutili». Il coraggio cui si riferiva, mi spiegò, è quello dell’anima. La spericolatezza fisica, come lanciarsi col paracadute – aggiunse – può essere riflesso del coraggio morale, così come spesso maschera la codardia. Impara a distinguere, concluse.

Il Cristo nell’Orto, umano fino a tremare di terrore per quanto lo attende, ricorda la triste condizione dei soldati in trincea. Essi ignorano, neppure conoscono il generale lontano che dà loro gli ordini, ma sono guidati al loro dovere da sottufficiali adeguati e ufficiali intrepidi. Non pochi fanno tuttavia il loro dovere nonostante l’inadeguatezza di sottufficiali e ufficiali.

Molti credenti oggi hanno il dubbio che i sottufficiali, i sacerdoti, siano alquanto smarriti e gli ufficiali, monsignori e vescovi, tutt’altro che intrepidi.

Questo dubbio, anzi tale certezza la ebbe anche Nostro Signore, prono sulla pietra a pregare. Era terrorizzato dalla consapevolezza di quanto incombeva. Pregò e andò avanti verso il disegno di Dio Padre, come d’altronde fanno gran parte dei figli di Dio, più di quanti possiamo immaginare.

2)   Nel secondo Mistero doloroso contempliamo Nostro Signore Gesù Cristo, denudato, legato alla colonna e flagellato.

Troppo poco si medita sul flagello, una sferza di strisce di cuoio, terminanti con sfere metalliche, per strappare la carne fino all’osso, portando la sofferenza più insopportabile ai nervi scoperti.

Solo un Crocefisso di un anonimo, che io ho visto in una chiesa romana, dà idea della insopportabile sofferenza patita da Cristo. Contempliamo la Sacra Sindone per avere una pallida idea delle Sue sofferenze. Grandi artisti rappresentano Cristo morto o sofferente col volto impassibile di un maggiordomo. Questo temo rifletta la spinta  di troppi presbiteri a rifiutare la meditazione sulla sofferenza di Cristo, avvolgendola in una cortina tanto “artistica” quanto irreale.

Lo scopo di Ponzio Pilato fu chiaro: estorcerGli una confessione, una invocazione di pietà del Cristo; farGli negare la sua natura divina, restituirlo ai “vescovi” che glielo avevano consegnato, liberandosi così del problema politico. Cristo non affrancò il Potere dalle sue responsabilità.

Il Diavolo, il più diavolo di tutti, era accanto all’uomo Cristo, vulnerabile e consapevole di quanto lo attendeva. Il Diavolo Gli suggeriva la resa liberatoria, quella che il Potere attendeva, invano.

3)   Nel Terzo Mistero Doloroso contempliamo Nostro Signore Gesù Cristo bastonato, dileggiato, incoronato con le spine.

La tortura delle spine è anch’essa alquanto ombreggiata nell’iconografia sacra. La Sacra Sindone ancora una volta può aiutarci a comprenderne l’atrocità.

Mentre le torture si svolgevano nel corso di una lunga notte, Pietro, il primo Pontefice, fece cantare il gallo tre volte, proprio come Cristo gli aveva pietosamente predetto. Cristo, se non avesse avuto quel gesto di profetica pietà, avrebbe reso il sincero pentimento di Pietro, il primo Pontefice, decisamente più arduo. Pietro pianse, si pentì. Egli ebbe tuttavia ricadute di codardia. Un «Quo Vadis?» lo emendò.

Pietro fu un grande Pontefice e affrontò il martirio da par suo. I fedeli oggi commemorano questo e tengono le umane debolezze di Pietro come ammonimento a non cedere alla tentazione, confidando sempre nel soccorso di Nostro Signore.

4)   Nel Quarto Mistero Doloroso contempliamo Nostro Signore sulla Via Dolorosa, ascendere il monte Calvario sotto il peso del patibulum.

Il legno orizzontale, il patibulum, poi sarebbe stato issato sullo stipes, quello verticale saldamente infisso in cima al Golgota. Più di uno stipes attendeva i malcapitati.

Nostro Signore Gesù Cristo fu condotto al Golgota dai legionari del centurione Cornelio, il primo pagano convertito da San Pietro. La Legio X Fretensis proveniva dal circondario di qua e di là dello stretto di Messina. Essa fu voluta da Ottaviano.

La folla che pochi giorni prima acclamava l’ingresso trionfante di Nostro Signore in Gerusalemme, ora lo dileggiava, insultava e Gli sputava contro mentre andava a morte.

È una lezione di realismo; quegli sputi sono un incessante ammonimento per quanti godono del favore del successo, della complicità dei media, degli omaggi del mondo.

5)   Nel Quinto Mistero Doloroso contempliamo Nostro Signore Gesù Cristo, crocefisso e messo a morte.

Egli risorgerà dopo tre giorni. Egli muore tuttavia da uomo, col terrore della morte che attanaglia un uomo. Egli affronta la morte nel dolore più atroce e incessante, fin dalla flagellazione.

I chiodi sono infissi nei polsi, alle estremità del patibulum. Se i chiodi fossero infissi nelle mani, com’è usualmente rappresentato, si strapperebbero le carni e le fragili ossa del palmo. I Legionari sono troppo esperti di questa tortura per fare un errore così grossolano. Il chiodo nel polso, come testimonia la Sacra Sindone, infrange gli ultimi nervi, risparmiati dalla flagellazione; il dolore esplode nel cervello. Non è ancora finita.

Quando Lo issano sullo stipes, tutto il Suo peso grava sui polsi inchiodati. Gli raccolgono i piedi, Lo inchiodano con le ginocchia semi flesse, in modo che il Condannato sia indotto ad alleviare il dolore ai polsi issandosi sui piedi, per ricadere subito dopo e alternarsi verso una morte lenta e atroce. Dio Padre ebbe infine pietà del Figlio Prediletto: «Padre, nelle Tue mani affido il mio spirito».

Nostro Signore è risorto dopo tre giorni e la storia del mondo cambiò. La globalizzazione della Fede esplose. Vasco da Gama quando giunse in India fu stupito di trovarvi dei cattolici convertiti da san Tommaso. Osserviamo su Googlemap che portento sia stato a quei tempi.

La Fede ci fa consapevoli di essere figli di Dio, fratelli dunque, nella Chiesa Cattolica universale, Apostolica, Romana. Alla globalizzazione pacifica della Fede, rispettosa di ogni uomo, di ogni singolo uomo, alla globalizzazione di Nostro Signore Gesù Cristo, se ne oppone una, oramai smascherata da un men che microscopico virus, dal quale arriva un ammonimento a non genufletterci alla globalizzazione, apparentemente travolgente in nome del denaro.

Noi non dobbiamo dimenticare, mai, che “nulla è impossibile a Dio”. Noi non dobbiamo dimenticare che Nostro Signore “è prima che tutto fosse”. Egli dunque non è vincolato da nulla, tanto meno dal tempo e dallo spazio. Davanti alla Sua Santa Croce fummo tutti presenti nei Suoi occhi e siamo tuttora presenti, tutti, nessuno escluso, ogni nostra cellula, ogni nostro pensiero, ogni nostro patimento, ogni nostra gioia, ogni nostro peccato, tutto di noi tutti: quanti creati dall’inizio del mondo, quanti viventi mentre Egli spirava, quanti innumerevoli seguirono e seguiranno a noi, tutti, tutta l’Umanità.

La Sua morte fu, la Sua Resurrezione è, da sempre, per sempre, in eterno. Amen.

Non praevalebunt!

Piero Laporta

www.pierolaporta.it

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17 commenti

  • franzo bruno ha detto:

    caro Piero,Grazie sentitamnete Grazie,per la Tua capacità di risvegliare le coscienze senza pocrisie appiccicose e maleodoranti,con la crudezza le sofferenze inferte a Nostro Signore meritano perchè alle anime belle dormienti vegano i brividi solo a pensarci. Grazie carissimo Piero per il coraggio con cui testimoni la tua fede. Grazie per la scossa che dai alla nostra a volte intollerabile tiepidezza.un grande abbraccio franzo

  • Antonella ha detto:

    Ringrazio Piero Laporta per le meditazioni che accompagnano questa particolare Via Crucis del Dolore, dove per ogni tappa si incontrano con i ruoli le condizioni che decidono materialmente la condanna di un innocente e la sua morte, scandalo incomprensibile sul piano puramente umano, sovvertimento felice della ragione per ogni storia che nel timone di quella Croce incontri l’alba della Redenzione.
    Ogni fibra umana riscattata in Cristo perché di ogni nostra fibra ne ha patito e continua ad espiarne il dolore!
    Un dono che spiazza chiunque tenti di capirlo, per quanto ci si possa soffermare, rimane qualcosa di incommensurabile riversato nelle nostre vite che ricevono Amore gratuitamente e senza meriti. Da quel ” tutto è compiuto” il buio è ingoiato e vinto dalla Luce, una lotta che si replica per ogni uomo che avrà la grazia di un cireneo accanto, disponibile a sostenere la sua croce….
    Un Mistero immenso, per cui la condanna dell’innocente si consuma patendo il tradimento di Giuda, del Sinedrio, la violenza dei colpi, l’ultimo respiro…
    Il servizio reso da un credente, come ricorda l’apostolo, non può che identificarsi in quello del soldato, vigile nella lotta anche più estrema, purché dotato di corazza e obbediente agli ordini del suo comandante. Presente alla croce e al mattino della Resurrezione.
    Buona Pasqua.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Buona Pasqua, Cristo è sempre da sempre risorto, per lei e per le sue persone care

  • sigmund ha detto:

    Non c’è commento che possa migliorare quanto brillantemente già scritto. Niente virus… grazie a Dio. Ma solo lo stupore davanti al miracolo della morte e della resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, unica vera rivoluzione di tutti tempi!|

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Buona Pasqua con tutto il cuore
      NON PRAEVALEBUNT
      Non dimenticherò mai te e Nino col cartello NON PRAEVALEBUNT

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Buona Pasqua
      Porto nel cuore il ricordo di te e Nino col cartello NON PRAEVALEBUNT

  • MARIO ha detto:

    A temere Gesù non era Pilato, ma “quelli del Tempio”, perché avevano paura di perdere il loro potere (e in primis quello economico), perché Gesù era molto amato dal popolo (vedi ingresso trionfale in Gerusalemme…).

    Riguardo all’atteggiamento di Pilato, si veda cosa dice Gesù nell’ “Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta (Vol. 10° – Cap. 604 – pag. 29):
    http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10604.pdf

    Riguardo alla crocifissione e morte di Gesù, ancora da Maria Valtorta (Vol. 10° – Cap. 609):
    http://www.scrittivaltorta.altervista.org/10/10609.pdf

    Altra nota: il centurione non era Cornelio ma Longino.

  • Nunzio Seminara ha detto:

    Al tempo:
    Ponzio Pilato era un “delegato” del Senato romano a controllare che la “Provincia” si attenesse alle “regole romane” e non aveva il compito di interferire sulle leggi interne delle “Province”.
    Il lavarsi le mani era il significativo gesto che confermava la non interferenza di Roma con le giurisdizioni interne della Province sottomesse. Non risultava, a Pilato, che il Nazareno adottasse comportamento contrario alla romana, il lavarsi le mani dopo “l’istruttoria”-interrogatorio di Gesù deve essere rivisto da come la vulgata diffonde impropriamente.

  • Michele ha detto:

    Grazie generale. Che Dio la benedica.
    Pregherò per lei e per il bene che diffonde con i suoi sapienti scritti. In tempi di prova ufficiali, sottufficiali e noi soldati semplici, ne abbiamo bisogno.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie a lei, davvero.
      Le nostre preghiere si incrociano davanti a Lui

  • Sconsolata ha detto:

    Alla meditazione della Passione e Morte nel segno della Sindone, ci si potrà unire in preghiera davanti al Sacro Telo che sarà esposto alla nostra venerazione via TV, sabato pomeriggio, per un’Ostensione richiesta e valutata opportuna per la drammaticità del momento che stiamo vivendo.
    https://www.ilsussidiario.net/news/sindone-ostensione-straordinaria-quando-e-come-sabato-santo-alle-17-anche-in-tv/2005676/

  • GT ha detto:

    e bravo Laporta ! Se Pilato avesse avuto un generale Laporta che gli organizzava l’esercito e i servizi segreti, non si sarebbe fatto strumentalizzare da quattro scribi e sacerdoti…

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Grazie, ma per mia fortuna non c’ero.
      Mah, credo che Pilato fosse il Potere, gli scribi e sacerdoti più che altro vassalli.
      Pilato voleva liberarsi del problema politico perché Cristo aveva innegabilmente un seguito e Pilato lo temeva alquanto.
      Il potere di vita e di morte era suo, di Pilato, il quale, “lavandosi le mani” si preparò a riversarne la responsabilità sui vassalli, in caso di rivolte.
      Mi affascina l’incessantemente attualità di questa vicenda.

      • ulisse ha detto:

        A mio parere Pilato si è comportato come era il suo dovere di mantenere la calma con un popolo bellicoso e di dura cervice.
        Dice non vedo colpa (civile che spettava a lui) , chiede al popolo la scelta. Si è comportato come dice Gesù a Pietro “tu ragione secondo il mondo”. Bella invece l’immagine della moglie Claudia Procula. La sensibilità femminile ha grande importanza nella storia della chiesa, santa Clotilde regina di Francia, Santa Elena madre di Costantino, santa Elisabetta d’Ungheria, santa Brigida regina di Svezia, santa Monica madre di sant’Agostino, ecc.

        • Milli ha detto:

          Come già consigliato dal sig. Mario, potete leggere gli scritti di Maria Valtorta che “vide” la vita di Gesù nei particolari.
          La moglie di Pilato seguiva e stimava Gesù già da tempo, dapprima come se fosse un filosofo, poi cominciando un cammino di conversione.
          È un testo che vale la pena leggere.
          Si trova anche disponibile gratuitamente sul web.