CORONAVIRUS. L’AVV. PATRUNO: “ESORBITANTE” CHIUDERE LE CHIESE.

13 Marzo 2020 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’avvocato Francesco Patruno ci ha inviato un ulteriore contributo in tema di coronavirus e funzioni religiose, per chiarire alcuni dei punti del dibattito con l’avvocato fabio Adernò. E con una postilla finale relativa alla decisione del Vicariato di Roma di interdire l’accesso ai fedeli nelle chiese, che di conseguenza saranno totalmente chiuse al pubblico. Buona lettura.

 

§§§

Caro Tosatti,

permettimi di controreplicare al Collega Adernò.

Ho visto che egli è andato a cercare la mia pagina ufficiale. Personalmente non gradisco sbandierare i miei titoli accademici, anzi trovando la cosa sempre di dubbio gusto. Ma visto che il Collega ha ritenuto di dover consultare la mia pagina professionale, è bene che dica che in essa non ho indicato – sempre perché non gradisco “esporre” i miei titoli – che sono dottore di ricerca in scienze canonistiche ed ecclesiasticistiche all’Università di Macerata, collaboro con le cattedre di diritto ecclesiastico e canonico all’Università degli studi di Bari “Aldo Moro” e specializzato in scienze delle autonomie costituzionali presso lo stesso Ateneo. Avrei ancora qualche altro titolo accademico, ma sorvolo. Sono autore, infine, di diverse pubblicazioni in ambito giuridico in generale ed anche in diritto canonico ed ecclesiastico (alcune pubblicazioni sono in opere collettanee con illustri prelati come i card. Burke e Farina!), sebbene negli ultimi anni abbia scritto di meno a causa degli impegni professionali. In ogni caso, quel che ho scritto chiunque lo potrà reperire agevolmente online. Ma tutto questo – ribadisco – l’ho voluto precisare non per sbandierare i miei titoli – cosa che non appartiene alla mia indole – quanto piuttosto a voler dire – come sembrerebbe sottintendersi nell’incipit del Collega – che non sono un incompetente in materia e che ho gli strumenti, diciamo così, “del mestiere” in quest’ambito, che mi consentono di comprendere le questioni.

Detto questo, al di là delle legittime interpretazioni, da storico, che possa dare un Riccardi, dovrei dire che l’espressione, adoperata dal testo normativo del Governo, ad onor del vero non includeva le sante messe, ma parlava genericamente di “cerimonie religiose”. È stata propriamente la CEI ad interpretare, in realtà, quell’espressione, dandole il contenuto delle “sante messe”. Questo bisogna onestamente dirlo. Vogliamo dire che si è trattato di un errore dell’Ufficio Comunicazione della CEI? Può darsi. Ma il Governo, di per sé, non è entrato a gamba tesa nell’interpretazione di cosa s’intendesse per “cerimonie religiose” con riguardo alla Chiesa cattolica. E questo non lo dico per difendere il Governo, ma per obiettività ed onestà intellettuale. Non si legge, in effetti, nel testo governativo “messe cattoliche” o non si rinvengono espressioni similari. Chi ha riempito di contenuti la dizione “cerimonie religiose”, dandogli il significato di “sante messe”, è stata la CEI. Ha sbagliato? Questo non so dirlo. Ma una cosa per certa so: il contenuto l’ha indicato la Chiesa, come anche le altre confessioni religiose. Non lo Stato. Certo, la CEI l’ha fatto con una Nota del suo ufficio comunicazione, non con un decreto generale. Questo è indubbio. Poi giustamente le singole conferenze episcopali hanno adottato delle misure conformi, a volte specificando meglio quel contenuto altre volte meno. Ad es., le disposizioni adottate dalla Conferenza episcopale ligure sono più dettagliate e meglio precisate rispetto a quelle, tanto per dire, della Conferenza episcopale pugliese, non foss’altro perché si dettaglia anche riguardo ai sacramenti.

Il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che ho richiamato, è stato compiuto da me al solo scopo per dimostrare che l’espressione adoperata nel decreto governativo “cerimonie religiose” era nella terminologia solitamente utilizzata nel diritto italiano. Così come era a titolo di esempio il richiamo agli artt. 26 e 27 di questo testo unico, per dire che lo Stato ha comunque competenza per limitare le “cerimonie religiose”, senza cadere evocare “tutele” di stampo giurisdizionalistico. Soprattutto la norma di riferimento è facilmente rinvenibile nell’art. 2 del predetto testo unico, che riconosce ai prefetti (evidentemente a livello locale, ma a livello generale deve riconoscersi il Governo nazionale), con una norma in bianco, il potere, in determinate circostanze, «di adottare i provvedimenti indispensabili per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza pubblica». E la sanità pubblica è espressione della sicurezza pubblica, essendone una sua specificazione.

Veniamo al punto cruciale. Vi è stata violazione della Costituzione e del Concordato da parte dello Stato per questo divieto? Vi è stata discriminazione a danno dei cattolici?

Penso proprio di no. Da un punto di vista costituzionale non vi è stata alcuna discriminazione non foss’altro perché lo Stato ha trattato situazioni analoghe in maniera analoga. L’espressione “cerimonie religiose”, di cui ho detto, ha toccato tutte le confessioni religiose esistenti in Italia: ivi compresi gli ebrei, i musulmani, i luterani, gli avventisti, ecc. Non vi è stata, dunque, alcuna discriminazione tra le confessioni né un trattamento differenziato tra queste. Del resto, da quel che mi risulta, alcuna confessione ha reagito contro siffatta misura, lamentando asserite violazioni della libertà religiosa e segnatamente della libertà di culto.

Si potrebbe obiettare: sì, ma i bar e ristoranti sono rimasti aperti. È vero. Ma l’uguaglianza proporzionale richiede che situazioni analoghe siano trattate con provvedimenti identici o simili, mentre situazioni differenti ricevano un trattamento differenziato. Ora, una messa non è certo analoga ad una consumazione al bar o al ristorante o all’acquisto di un pacco di sigarette o valori bollati da una tabaccheria. O forse devono intendersi le mense eucaristiche equiparabili e similari ai tavoli dei ristoranti o ai banconi dei bar o alle rivendite di sali e tabacchi???? In ogni caso, anche bar e ristoranti, sino al 25 marzo, rimarranno chiusi. Così ogni equivoca equiparazione con le sante messe è venuta meno. Dunque, nessuno potrà dire: chiese no e bar e ristoranti sì. E mi perdoni la velata ironia sottesa. Anche se qualcuno potrà dire: chiese no e tabacchi sì …. . L’animo umano non si accontenta mai!

Lo Stato ha riesumato, con un tal divieto, pretese di stampo giurisdizionalistico? Non penso proprio. In primo luogo, perché spetta allo Stato assumere le iniziative necessarie in campo sanitario. La sanità pubblica è di competenza statuale. Non spetta alla Chiesa, per la nota distinzione di vincoli e funzioni (che è espressione del principio dualistico cristiano), negare, ad es., che ci sia l’epidemia (oggi, dopo l’intervento dell’OMS, pandemia) o interloquire sull’esistenza o no del morbo e sulla sua diffusività o indicare quali siano le condotte a rischio e quali no. Non rientra tra i suoi compiti, essendo questa una funzione squisitamente di carattere temporale. La Chiesa, dunque, dinanzi alle ragioni di sanità pubblica non poteva che prendere atto della declaratoria dello Stato ed adeguarsi al cordone sanitario imposto. Per di più, si tratta di misure temporanee, che hanno una scadenza e non sono sine die.

Anche in altre occasioni, per di più, la Chiesa si è comportata in maniera analoga: persino quando lo Stato è entrato nel diritto propriamente interno della Catholica.

Faccio qualche esempio. In questi giorni mi è capitato di ricordare, in alcune risposte ai lettori del mio precedente contributo, cosa avvenne ai tempi dell’influenza spagnola. È vero che all’epoca non vi erano ancora i Patti lateranensi – che furono stipulati un decennio dopo – però in Italia, all’epoca, vigeva tra lo Stato e la Chiesa un periodo di distensione, dopo la burrascosa annessione di Roma ed il sorgere della questione romana (che trovò la sua definitiva composizione con i Patti): vigeva il c.d. Patto Gentiloni del 1913. Tornando a quel che stavo dicendo, all’epoca della spagnola, tra il 1918 ed il 1920, alcuni prefetti italiani imposero la celebrazione di messe piane, vietando le messe solenni e cantate; imposero la durata di queste in quindici-venti minuti; spostarono alcune festività liturgiche – sempre con l’intento di evitare assembramenti (ad es., la festa di Ognissanti del 1918 fu spostata in dicembre e così nel 1919); limitarono l’uso delle campane solo ai funerali. Disposizioni queste che entravano direttamente nel campo liturgico-canonico, visto che dettavano alla Chiesa come celebrare, quando celebrare, ecc. Eppure, i vescovi italiani del tempo – che certamente, per caratura e personalità, non erano per nulla equiparabili a quelli attuali – non obiettarono nulla così come non obiettò nulla il papa Benedetto XV, che non lamentò alcun’ingerenza dello Stato negli affari interni della Chiesa.

Sempre all’epoca della spagnola, in Spagna, le chiese furono chiuse, letteralmente “lucchettate” dalle autorità sanitarie. Non c’era un regime ostile alla Chiesa come quello che si ebbe quasi un decennio dopo. All’epoca era re il cattolicissimo Alfonso XIII e tra Spagna e Santa Sede vi era il concordato del 1851 (accordo che decadde solo con la II Repubblica negli anni ’30 del ‘900 quando il re fu esiliato). Nonostante ciò, le chiese furono chiuse. Alcuni vescovi – ho notizia solo di un paio – intesero sfidare le autorità sanitarie. Il vescovo di Zamora, mons. Antonio Álvaro Ballano, minacciò persino di scomunica le autorità sanitarie; impose ai suoi sacerdoti di (ri)aprire le chiese, rimuovendo i lucchetti, indisse una novena in onore di S. Rocco (il patrono contro le pestilenze) ed una serie di celebrazioni eucaristiche per implorare da Dio la fine del morbo «debido a nuestros pecados e ingratitud, por lo que el brazo vengador de la justicia eterna ha caído sobre nosotros». Risultato? La spagnola non cessò ed anzi proprio a Zamora aumentarono le vittime. Sorte simile toccò a Valladolid. Ah dimenticavo un dettaglio non da poco: le autorità sanitarie spagnole chiusero le chiese, ma non i teatri!

Altro esempio. Nel 2009 in Messico imperversava la febbre suina. Le autorità sanitarie imposero la chiusura delle chiese e vietarono le partite di calcio. Fu chiuso persino il celebre santuario della Madonna di Guadalupe. Risulta che Benedetto XVI o i vescovi messicani sollevarono qualche protesta? Ci fu qualche levata di scudi contro siffatta chiusura? Fu lamentata da qualche parte una condotta giurisdizionalistica da parte dello Stato?

Non ne ho notizia.

Insomma, questi esempi dimostrano che in caso di epidemie la Chiesa ha sempre preso atto delle emergenze sanitarie sancite dalle autorità statali, adeguandosi a queste prescrizioni sia pur dolorose.

Non si tratta di deresponsabilizzazione delle autorità ecclesiastiche, ma di semplice questione di distinzione di competenze tra lo Stato e la Chiesa.

Se ci fosse stata una violazione concordataria, chi potrebbe lamentarla o denunciarla? Evidentemente solo la Santa Sede. Se, come afferma il collega, vi sarebbe stata una siffatta violazione, spettava all’altra Alta Parte denunciarla. Non mi pare che la Santa Sede, e neppure alcun vescovo, abbiano denunciato qualsivoglia violazione. Né spetta ai singoli cattolici denunciare tale presunta violazione, perché – evidentemente – a torto o a ragione si tratta di una valutazione che non compete al fedele o a gruppi di fedeli, ma è di competenza della Santa Sede.

È ben vero che il codice riconosce il diritto dei fedeli di ricevere dai sacri pastori «gli aiuti derivanti dai beni spirituali della Chiesa, soprattutto dalla parola di Dio e dai sacramenti» (can 213), ma il can. 223 al § 2 sancisce che «spetta all’autorità ecclesiastica, in vista del bene comune, regolare l’esercizio dei diritti che sono propri dei fedeli». Come diceva il mio maestro di diritto canonico, il prof. Coppola: nella Chiesa c’è un solo diritto: fare il proprio dovere. Sottolineo: regolare l’esercizio dei diritti del fedeli … . E questa è, appunto, una regolazione, non una negazione. La Chiesa ha inteso regolare in questo modo questo diritto dei fedeli. Avrà errato nelle circostanze concrete in Italia? Non spetta al fedele dirlo. Certo è che gratia non alligatur sacramentis: al di là degli aspetti legalistici, viviamo in un mondo in cui non si comprende che la comunione sacramentale è solo un mezzo di grazia non il fine della vita spirituale. Se uno, in un frangente come quello che stiamo vivendo, non si comunica, Dio manderà le grazie secondo i bisogni e le necessità di ognuno: «Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!» (Lc 11, 13). La vita dei Padri del deserto dovrebbe insegnarci molte cose a questo riguardo. Non sempre avevano la possibilità di celebrare la sinassi eucaristica. Eppure, furono uomini di fede e Dio non mancò di dar loro le grazie necessarie. In questo bisogna aver fede.

Vengo alla questione del principio pattizio. Più che principio pattizio preferisco parlare di copertura costituzionale dei Patti (e le relative modifiche) piuttosto che di costituzionalizzazione del principio pattizio. Ma si tratta di disquisizioni dal sapore accademico. Il problema è che, in materia di sanità pubblica, non vi è alcuna riserva in favore del sistema concordatario, non vertendosi neppure tra le res mixtae: si tratta, invece, di una riserva dello Stato come anche l’assunzione delle misure ritenute – secondo le contingenze del momento – congrue. Si può discutere su queste dal punto di vista politico e della loro opportunità, ma, al momento, queste sono le misure e questa è l’esigenza sanitaria: la Chiesa non poteva far altro che prendere atto della situazione. D’altronde, proprio l’art. 13 dell’Accordo madamense, al comma 2, sancisce: «Ulteriori materie per le quali si manifesti l’esigenza di collaborazione tra la Chiesa cattolica e lo Stato potranno essere regolate sia con nuovi accordi tra le due Parti sia con intese tra le competenti autorità dello Stato e la Conferenza Episcopale Italiana». Potranno, non dovranno.

Mi permetta il collega di chiudere con una chiosa riguardo alla Polonia, del quale viene sottolineato come sia stata assunta una decisione opposta a quella della Chiesa italiana. La risposta è semplice. Al momento i casi di contagiati sono ancora in numero ridotto (a stamane sono 51 ancora). Il governo polacco ha adottato ancora misure blande, sebbene da lunedì abbia chiuso scuole e università. Come dire: siamo ancora agli inizi. Vediamo come si comporterà la Chiesa polacca quando i contagi aumenteranno di numero. Per cui, in questo frangente ancora iniziale, chiudere le chiese sarebbe stato davvero eccessivo. Perciò, ad OGGI, la decisione dei vescovi polacchi è più che comprensibile e giustificabile. Ma, come detto, la situazione polacca è ben diversa OGGI da quella italiana, che conta oltre diecimila contagi ed un migliaio di morti. Anche qui: non si può mettere sullo stesso piano la situazione epidemiologica polacca con quella italiana, che ha superato ampiamente persino la Corea.

Concludo: la mia è una visione positivistica e razionalistica? Non credo, direi piuttosto che è una visione realistica, consapevole che, nell’attuale frangente, la Chiesa non potesse far di meglio.

Dico meglio: forse poteva, da un punto di vista metodologico, cioè dire di più o giustificare di più. Forse avrebbe potuto dire qualcosa sui sacramenti, chiarendo se, ad es., le unzioni degli infermi sono consentite (pur assumendo le accortezze che il caso impone) oppure no. Forse. Ma ciò non esclude che, quanto al contenuto, esso mi appaia corretto.

Una postilla di chiusura: mentre stavo chiudendo questa mia replica al Collega, mi giungeva notizia che la CEI, attraverso una Nota della sua Presidenza – peraltro poco chiara nella sua formulazione – chiedeva che fossero chiuse le chiese italiane non perché fosse imposto dallo Stato, ma «per un senso di appartenenza alla famiglia umana, esposta a un virus di cui ancora non conosciamo la natura né la propagazione». Subito il Vicariato di Roma diramava un decreto del card. De Donatis (prot. n. 468/20) che interdiceva sino al 3 aprile prossimo l’accesso dei fedeli agli edifici di culto cattolici. Anche altre diocesi si adeguavano. Per es., in Puglia, tra le più sollecite era la diocesi di Andria, il cui vescovo faceva giungere una disposizione che imponeva sino al 25 marzo che «tutte le chiese» della diocesi restassero «chiuse, cioè senza l’acceso dei fedeli sia per il culto sia per la preghiera personale» e vietava rigorosamente «la distribuzione dell’Eucaristia fuori della Messa» (e quindi ad es. il Viatico).

Che dire di queste ultime misure? A mio giudizio – sebbene dal punto di vista legale spetti alle autorità ecclesiastiche regolare i diritti dei fedeli ed esercitare nei e sui luoghi sacri liberamente il suo potere (cfr. can. 1213) – esse appaiono esorbitanti rispetto al fine prefissato sia perché non vi sarebbe una sottostante richiesta dell’autorità statale (a cui solo compete la valutazione della situazione sanitaria) sia perché OGGI, a seguito del decreto governativo “restiamo a casa” le chiese sono praticamente vuote e, quindi, si è perfettamente in grado di garantire la distanza di sicurezza tra i fedeli, che vi entrassero per la preghiera personale.

Ringrazio il dott. Tosatti per lo spazio che mi ha dedicato, ospitandomi sul suo blog.

Francesco Patruno

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34 commenti

  • roberto fiori ha detto:

    Un sentito ringraziamento all’avv. Patruno per la sua esposiszione chiara e lineare, all’avv. Adetno’ per il contributo, personalmente pero’ meno convincente, a Tosatti per aver ospitato questo dibattito sicuramente molto tecnico, ma altrettanto interessante.

  • Iginio ha detto:

    Avvocato, affermare che “la comunione sacramentale è solo un mezzo di grazia non il fine della vita spirituale” è molto rischioso. La comunione sacramentale prefigura la comunione che vivremo – si spera – nel Paradiso. Non è una semplice devozione o l’equivalente di una benedizione. Siamo destinati a contemplare Cristo, non ad altro. Da questo discende l’importanza del Sacrificio Eucaristico e della Comunione sacramentale.
    Dire che “tanto Dio le grazie le dà lo stesso” è sommamente opinabile, dato che Dio agisce come crede ma ha voluto il Sacrificio del Cristo per salvare l’umanità. Altrimenti tanto varrebbe dire che uno può restarsene ateo, tanto Dio provvede.
    Mi permetto di ricordarle il noto proverbio: Sutor, non ultra crepidam.
    Sul patto Gentiloni ho già scritto precedentemente spiegandole dove lei si sbaglia.

  • Francesco ha detto:

    Due appunti per l’avv. Patruno:
    1. Nella Chiesa l’unica Lex Suprema è la Salus animarum.
    2. Il Patto Gentiloni fu un accordo elettorale, solo elettorale, non politico

    • Iginio ha detto:

      Esato. Il cosiddetto Patto Gentiloni non aveva alcun valore legale, anzi anche come accordo preelettorale era inficiabile, dato che sembrava imporre un vincolo di mandato ai futuri deputati (il che, come è noto, è vietatissimo, dato che il deputato rappresenta la Nazione tutta intera, non i suoi elettori).

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    Sembra che il coronavirus abbia come effetti collaterali e indotti la verborrea giuridica, storica e geografica. Si chiama Azzeccagarbuglismo con Protuberanza giustificazionista. Però, no problem perché le anime dei mille morti (per ora) SENZA sacramenti sono tutte SALVE. Cristo che da un po’ di tempo ha imparato la gesuitica teologia “situazionistica” le ha GIUSTIFICATE tutte.

  • Mario V. ha detto:

    In data odierna il Card. Vicario è ritornato su i suoi passi, le Chiese Parrocchiali di Roma possono rimanere aperte. Lettera su web- Diocesi di Roma

    • Supermario ha detto:

      Prendiamo atto del dietrofront, probabilmente mero frutto
      della breve predica mattutina di Bergoglio.

  • virro ha detto:

    Gentile Avv. non le permetto di paragonare il tabaccaio (salvando le marche da bollo) e quindi i tabacchi, con la Santa Eucarestia. Vede il fumo uccide -così è scritto sul pacchetto delle sigarette ed è provato dalla medicina, scienza ufficiale – la Santa Eucarestia guarisce da malattie fisiche e spirituali, LIBERA anche dal diavolo, che si camuffa sotto false specie.
    Le faccio un invito, CONVERTIAMOCI all’UNICO Salvatore e Signore della storia umana che ha avuto la VERA compassione per tutti gli uomini, EGLI ci ha visti “come pecore senza pastore”
    La saluto, stia bene

    • Milli ha detto:

      Sig. VIRRO, con tutto il rispetto, bisogna essere pratici. Come tutti sanno, l’uso del tabacco crea dipendenza e chi smette di fumare diventa di solito nervoso (astinenza). Lei ce li vede i fumatori chiusi in casa costretti a non fumare? Poveri familiari!

  • CLAUDIO GAZZOLI ha detto:

    se fosse per i codici la vita pubblica di Gesù non sarebbe durata più di qualche giorno…
    il miracolo di Cana, contraffazione alimentare, art. 5 L. 283/1962 – la folla del Lago di Tiberiade: radunata sediziosa, art. 655 c.p. – la resurrezione di Lazzaro, vilipendo delle tombe art. 408 c.p. ……

    • CLAUDIO GAZZOLI ha detto:

      … per non parlare del sistematico abuso della professione medica, art. 348 codice penale

      • Maria Cristina ha detto:

        E poi quando ha ridato la vista al cieco nato , non ha rispettato le norme igieniche, sputando e facendo un orrendo miscuglio di saliva e terra che mise sugli occhi del cieco…
        E poi quando ha liberato un indemoniato e ha nn andato i demoni in un branco di porci ha provocato la morte degli animali che di sono gettati in un dirupo, crimine contro gli animali ..
        E poi quando ha seccato il fico sterile, crimine contro la flora locale..

        • MARIO ha detto:

          E poi quando è risorto dai morti, oltraggio a tutte le leggi della scienza…

  • Fabio Adernò ha detto:

    Rassicuro che non è una replica, ma solo un ringraziamento al collega Avv. Patruno che rassicuro non di non aver voluto minimizzare nella sua posizione professionale (Dio me ne guardi) e a cui va la mia stima, soprattutto trovandoci su posizioni differenti tanto circa la dottrina ecclesiasticistica in ordine all’esegesi dell’art. 7 (ma si sa che le scuole di pensiero sono così) quanto, seppur limitatamente, all’ordinamento canonico e ai doveri dell’autorità ecclesiastica in ordine a questa vicenda. Lo ringrazio, ripeto, perché è sempre cosa molto buona e gradevole potersi confrontare sugli argomenti che ci stanno a cuore – altrimenti né lui né io avremmo perso tanto tempo a scrivere – e trovare punti non solo punti di disaccordo, ma anche di accordo (perché ci sono). Infatti sono molto lieto che sull’ultima disposizione CEI circa la serrata assoluta alle chiese siamo davanti ad una forma di interdetto generale che, di fatto, relega la religione a un bene di secondaria necessità. E lo fa per decreto dell’Autorità ecclesiastica.
    Che Iddio ci assista e ci mandi sacerdoti coraggiosi che seguendo l’esempio dei Santi (e anche le parole del Santo Padre) sappiano essere fedeli e coraggiosi dispensatori dei Sacramenti che Cristo ha disposto per la nostra salvezza eterna. Con buona pace di ogni igienismo pastorale.
    Con stima,
    Fabio Adernò

    • emma ha detto:

      l’ha voluto fare ! non ci ha dato retta . Ora aspettiamo risposta dalla sacracoronavirus …

    • Pier Luigi Tossani ha detto:

      @Adernò

      Caro avvocato,
      grazie infinite per i suoi preziosi interventi, grazie anche al collega Patruno, che si è dimostrato interessato al tema, e un doveroso ringraziamento anche al dott. Tosatti, che vi ha ospitati su questo prezioso spazio di libertà e di contenuti significativi, che è Stilum Curiae.

      Non è cosa scontata, e in un futuro prossimo, se la liberticida legge Zan verrà approvata, come è probabile, sarà ancora più difficile.

      La discussione anche dura, ma in termini civili e costruttiva, e il ragionamento sulla verità, nell’umile speranza di riuscire poi – sia pure imperfettamente – a perseguirla, resta sempre una delle più grandi soddisfazioni dell’uomo.

    • P. Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez ha detto:

      La sua prima intervenzione per me è stata “brillante”; pressa come tale senza conoscerlo. Dopo risposse l’ avvocato Francesco. E lei ancora; visto che cercò nel sito del collega per usare il discorsetto tipico di chi si ritiene superiore, disprezzandolo perche secondo lei non aveva conoscenza precissa nel campo canonistico (invece c’è l’ha). Quindi era evidente ed io mi sono detto, “allora cerchiamo nella web chi è questo Fabio”, trovando con tanto delle sue selfie e confermandomi mia percezione: che lei è molto giovane, senza molta sperienza anche se ha talento per scrivere; nella seconda puntata personalizò la cosa evidenziando quindi sua immaturità. Pure nella rete mostra suo curriculum, dunque ha studiato come me nell’ università dell’ opus a Roma, inoltre che è presidente del Rotary Club di Catania…

      Ho visto pure il sito ufficiale dell’ avvocato Francesco, ed inoltre lui si presse la fatica di rispondere i tanti che abbiamo intervenuto nella sua prima, una notissima UMILTÀ, anche nei miei confronti, non la presse sentendossi offeso da nessuno anche come L’ ho detto a lui direttamente che oltre UMILE è testardo…cosa che non è contradittoria…anzi conveniente.

      Anche se ritengo che lui sbaglia suo ragionamento si lo perdono, perche appunto uomo molto buono e mi ripeto umile…cosa assai difficile di trovare.

      Lei si stia attento invece alla vanità. Anche riccorrere adesso in questo spazio dei commenti quando non lo fecce nelle sue due intervenzioni qui a Stilum Curiæ, evidenza tanta superficialità, perche non ha mostrato il minimo segno di sentirssi ofesso (l’avocato Francesco), per cui non si capisce a conto di cosa lei viene a minimizzare l’ argomento come se si trattassi di banale disputa e non della gravità che siete rimasti senza participazione nel Santo Sacrificio in tutta Italia a causa dei pastori che avete. Se sua (di lei Adernò) prima fu brillante, la seconda un disastro. Ma si capisce perche giovane e magari poco fa ha finito gli studi.
      Non acaso berORGOGLIO, tr’altro, pure appartiene al Rotary Club…

      http://www.rotarycatania.it/pages.php?spid=28

      http://www.crisinellachiesa.it/articoli/massoneria/rotary_massoneria/rotary_e_massoneria.htm

  • domanda ha detto:

    Ma…posto che gli avvocati sono tra le categorie professionali che meno di altre dispongono di tempo libero, tutta questa disponibilità di tempo di questi due avvocati sarà effetto del coronavirus? Hanno chiuso anche i tribunali?

  • attenzione ha detto:

    ATTENZIONE

    Il ribelle card. Krajewski ha aperto la chiesa di cui è titolare e se ne frega delle “chiese chiuse”.
    Fedina penale sempre più lunga?

  • emma ha detto:

    appello all’ avv. Fabio Adernò : per carità NON risponda !

    • Pier Luigi Tossani ha detto:

      hahahah!… avevo pensato la stessa cosa…. direi che potremmo tranquillamente finirla anche qui… però la decisione ultima spetta all’avv. Aderno… incrociamo le dita ;-)))))

    • Anonimo verace ha detto:

      Mi associo a questa pressante richiesta !!

  • Maria Cristina ha detto:

    Da oggi le chiese di ROma vietate ai fedeli, vuote di fedeli, potranno essere completamente riempite dal FUMO DI SATANA, che già papa Paolo VI cinquanta anni fa sentì entrare da un pertugio.
    Ora il fumo satanico ha spazio libero, tutte le chiese di Roma sono tutte per lui.

    • MARIO ha detto:

      Ma a Satana non interessa mica affumicare le chiese… A lui interessa affumicare le anime.
      Per cui adesso starà sicuramente scorrazzando per Roma o si aggirerà nel chiuso di qualche stanza d’alloggio, come quando si fa l’affumicatura dei salami…

      • Maria Cristina ha detto:

        Io invece penso che Satana voglia, abbia sempre voluto, DETRONIZZARE DIO, cioe’prendere il suo posto. Nelle chiese vuote , l’abominio della desolazione , la mancanza del Sacrificio a Dio, vuol dire l’intronizzazione del diavolo.
        Credo che vi siano arrivati anche i vescovi modernisti lercge’oggi il Vicario di Roma ha fatto dietrofront e ha riaperto le chiese.

        • MARIO ha detto:

          E allora, cambiando prospettiva, cosa facciano con la “mancanza del Sacrificio” tra i popoli dell’Amazzonia? Li abbandoniamo a Satana?

          • Marco Tosatti ha detto:

            No, pare che stiano raccogliendo volontari fidei donum in tutte le Congregazioni, gesuiti in testa.

          • MARIO ha detto:

            Dott. Tosatti, grazie dell’informazione. Mi sembra una bella notizia. Speriamo…

  • P. Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez ha detto:

    1. “Mi si potrebbe obiettare: sì, ma i bar e ristoranti sono rimasti aperti. È vero. Ma l’uguaglianza proporzionale richiede che situazioni analoghe siano trattate con provvedimenti identici o simili, mentre situazioni differenti ricevano un trattamento differenziato. Ora, una messa non è certo analoga ad una consumazione al bar o al ristorante. O forse devono intendersi le mense eucaristiche equiparabili e similari ai tavoli dei ristoranti o ai banconi dei bar?”

    CARO FRANCESCO LA SITUAZIONE ANALOGA NON STÁ TRA CHIESA E BAR/RISTAURANT, MA TRA LE STESSE PERSONE CHE SIA CHE VADANO IN CHIESA CHE VADANO AI BAR/RISTORANT, POSSONO CONTAGIARSI. DUNQUE PER CHÈ CHIUDERE CHIESE E NON BAR E RISTAURANT?

    2. “Il vescovo di Zamora, mons. Antonio Álvaro Ballano, minacciò persino di scomunica le autorità sanitarie; impose ai suoi sacerdoti di (ri)aprire le chiese, rimuovendo i lucchetti, indisse una novena in onore di S. Rocco (il patrono contro le pestilenze) ed una serie di celebrazioni eucaristiche per placare “l’ira di Dio”. Risultato? La spagnola non cessò ed anzi proprio a Zamora aumentò le sue vittime. Sorte simile capitò a Valladolid. Ah dimenticavo un dettaglio non da poco: le autorità sanitarie chiusero le chiese, ma non i teatri!”

    CARO FRANCESCO PER FAVORE SI DOMANDI QUANTI SAREBBERO MORTI IN PIÙ SE QUEL SANTO VESCOVO NON AVREBBE AGITO COSÌ…E SE NONOSTANTE SONO SALITI I MORTI, SE IL CONTO NON È DA DEBITARSI A QUELLI CHE ANDARONO NEL TEATRO. (NON COME macron e l’ adultera, che per fare finta che tutto va bene in Francia appunto sono andati nel teatro: ma ecco che tutti loro stretti collaboratori hanno il divieto d’ andarci perche non hanno tanti bodyguards come loro ed andando da soli possono ritornare contaggiati).

    3.”Un altro esempio. Nel 2009 in Messico imperversava la febbre suina. Le autorità sanitarie imposero la chiusura delle chiese e vietarono le partite di calcio. Fu chiuso persino il celebre santuario della Madonna di Guadalupe. Le risulta che Benedetto XVI o i vescovi messicani assunsero qualche protesta?

    CARO FRANCESCO, QUELLI D’ 11 ANNI FA SONO GLI STESSI POST MODERNISTI D’ ADESSO.

    ANCHE TORNÒ A RIPETERE IL MALCAPITATO ESEMPIO DEGL’ ANACORETI DEL DESERTO. IO GIÀ FECCI MIO COMMENTO L’ ALTRO IERI, QUINDI, NON MI RIPETO.

    Questi ulteriori difese sia la sua che ieri quella del avvocato Adernò, sono del tutto inutili. Si sono ripetuti con noiosa lunghezza. Mi raccomando meglio, e non lo dico con ironia ne meno che meno con burla, difenda e diffonda sua straordinaria concittadina, una volta della sua Corato, adesso in Cielo, Santa Luisa Piccarreta, ed ancora umilmente La chiedo di pregare per noi li nella meravigliosa chiesa dove riposa sua salma. Mi creda che leggendo suoi interventi ripassavo nella mente gli straordinari ricordi d’ ogni angolo pieno della vostra splendida luce del sud, come simile a quella della Catania dell’ altro suo collega in questo ping pong, quando ebbi la Grazia di visitare vostra meravigliosa città.

  • Antonina ha detto:

    Ahimè, prevedo che questa querelle non finirà qui…

    • FF ha detto:

      speriamo che l’avv Adernò non risponda altrimento sto avv Patruno ci mette on line anche i suoi scritti, libri , articoli , numero di cause fatte e vinte …

    • Giorgioclini ha detto:

      Per carità ! se l’avv Adernò gli risponde , sto Patruno è capace di allegare la sua tesi di laurea , il certificato di battesimo , la sua foto in udienza da SanGiovanni Paolo II , il nome di tutti i prelati che ha incontrato nella sua vita , tutti i suoi srticoli , scritti, cause vinte, ecc. e pure il numero di cellulare privato, in caso di bisogno…