QUERIDA AMAZONIA: UNA RIFLESSIONE DI JOSÉ ANTONIO URETA.

13 Febbraio 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, pubblichiamo una riflessione di José Antonio Ureta sull’esortazione apostolica Querida Amazonia apparsa sul sito di Edward Pentin. Buona lettura. 

§§§

Francesco ratifica Leonardo Boff e butta Fritz Löbinger nel Tevere

L’Esortazione Apostolica appena pubblicata conferma che nel pontificato di papa Francesco la politica ha la priorità sulla religione. Ha accelerato sull’”ecologia integrale” ma ha frenato in modo netto sull’agenda religiosa del Sinodo.

I cardinali Burke, Müller e Sarah (e il loro coautore Benedetto XVI), così come quei pochi prelati che hanno difeso con fervore il celibato sacerdotale, hanno motivo di essere soddisfatti. E possono guardare dall’alto i promotori del sacerdozio low cost, in particolare i vescovi Fritz Löbinger, Erwin Kräutler e i loro compagni di strada sul “cammino sinodale” tedesco. Schluss! Nessuna apertura né a viri probati né a “diaconesse”.

Papa Francesco riconosce che è necessario fare sforzi perché le comunità isolate in Amazzonia non vengano private dall’alimento dell’Eucaristia e dei sacramenti della Riconciliazione e dell’Unzione dei Malati (n° 86 e 89). Ammette pure che la vita e il ministero dei sacerdoti non sono monolitici (n° 87). Afferma tuttavia che la soluzione sta nel sacramento dell’Ordine Sacro, che configura il sacerdote a Cristo (n° 87), che è lo Sposo della comunità che celebra l’Eucaristia e che è rappresentata dal celebrante (n° 101). In questo modo, egli convalida i due argomenti principali di coloro che si oppongono al sacerdozio uxorato.

E propone come soluzione che si preghi per le vocazioni sacerdotali e perché vengano indirizzate verso l’Amazzonia le vocazioni missionarie (n°90). Di passaggio, si lamenta che sono più i missionari dei paesi amazzonici che si recano ad abitare negli Stati Uniti o in Europa di quelli che vanno alle missioni nei propri Paesi! (n° 132).

Come era stato annunciato negli ultimi giorni, non c’è neppure una menzione indiretta all’eventualità di ordinare uomini sposati che siano leader delle proprie comunità. Anzi, Francesco insiste che non si tratta semplicemente di facilitare una maggiore presenza di ministri ordinati che possano celebrare l’Eucaristia, ma di promuovere l’incontro con la Parola di Dio e la crescita nella santità attraverso i vari tipi di servizi pastorali svolti dai laici (n° 93), come aveva suggerito molto saggiamente mons. Athanasius Schneider ispirandosi alla sua propria esperienza della mancanza di sacerdoti nell’ Unione Sovietica.

Per lo stesso motivo della configurazione del sacerdote a Cristo, Sposo della comunità, e dell’ampio e generoso lavoro missionario già svolto dalle donne – nelle aree del battesimo, della catechesi e della preghiera – (n° 99), Papa Francesco chiude la discussione sull’ordinazione delle donne, asserendo che sarebbe una forma di riduzionismo “clericalizzarle”, il che sarebbe come insinuare che esse solo otterrebbero uno status superiore nella Chiesa se fossero ammesse agli Ordini Sacri (N° 100). Invece, le donne danno il loro contributo alla Chiesa alla loro maniera, facendo presente la tenera robustezza di Maria, la Madre (n° 100).

Un altro che può dirsi soddisfatto, almeno in parte, è il cardinale Walter Brandmüller. Egli denunciò l’Instrumentum Laboris del Sinodo amazzonico affermando che era un invito alla apostasia, in quanto intendeva l’“inculturazione” come una rinuncia alla predica del Vangelo e l’accettazione di religioni pagane come vie alternative alla salvezza. Il suo clamore ha raggiunto Santa Marta.

Querida Amazonia si dissocia dal concetto di “inculturazione” promosso dalla Teologia India – che ha come principali corifei i presbiteri Paulo Suess ed Eleazar López – per assumere una versione light della costituzione conciliare Gaudium et Spes. Questa fa consistere l’inculturazione in un mero adattamento del Vangelo alla comprensione di tutti, esprimendo il messaggio di Cristo in termini adeguati ad ogni cultura (n° 84).

Si tratta dunque di un’inculturazione che sebbene non rigetta nulla di buono di quanto esiste nella cultura amazzonica, fa di essa un oggetto di redenzione (n° 67), e la porta a pienezza sotto la luce del Vangelo (n° 66) volendola arricchita dallo Spirito Santo mediante il potere del Vangelo (n° 68).

Questo obbliga la Chiesa ad adottare, in relazione alle culture, un atteggiamento fiducioso ma anche vigilante e critico (n° 67). Tuttavia, richiede innanzitutto di non avere vergogna di Gesù Cristo (n° 62), né di limitarsi a dare ai poveri soltanto un messaggio sociale al posto di un grande messaggio di salvezza (n° 63), avendo in vista che quei popoli hanno il diritto di ascoltare il Vangelo. Senza l’evangelizzazione, la Chiesa si trasforma in una volgare ONG che abbandonerebbe il comandamento di predicare a tutte le nazioni (n° 64). Santo Toribio d Mogrovejo e San Giuseppe di Anchieta – e non quei missionari della Consolata e altri che si vantano di non avere battezzato nessuno in 60 anni – vengono presentati come i modelli dei grandi evangelizzatori dell’America Latina (n° 65).

In contrasto con quanto detto sopra, e in un malriuscito tentativo di giustificare gli scandalosi culti idolatrici alla Pachamama nei giardini vaticani e nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco dichiara che, nel contesto di una spiritualità inculturata, è possibile adoperare in certi modi alcuni simboli indigeni, taluni miti carichi di un significato spirituale o di festività religiose rivestite di valore sacro, senza necessariamente incorrere in idolatria (n° 79).

Oltre a questa infruttuosa difesa del culto alla Pachamama, il cardinale Brandmüller avrebbe un altro motivo per rimanere dispiaciuto. Papa Francesco – citando abbondantemente la sua enciclica Laudato Si’ – ribadisce la sua cosmovisione “teilhardiana” e New Age di un universo in cui “tutto è collegato” (n° 41) e tesse le lodi al misticismo indigeno che porta gli aborigeni non solo a contemplare la natura, ma a sentirvisi così intimamente legati da ritenerla una madre (n° 55). Del resto, la Madre Terra viene ben due volte citata nell’Esortazione (n° 42).

Un riferimento passeggero a Dio Padre come creatore di tutti gli esseri viventi è insufficiente per dissipare il sapore “panteista” di quei brani, visto che sono preceduti dalla citazione di un poema sulla “comunione con la foresta” de Sui Yun (a proposito, una poetessa peruviana nota per il carattere disinvolto ed erotico delle sue opere: “la mia poesia è genitale”, afferma) (n° 56).

Tuttavia, di gran lunga l’aspetto più claudicante del documento è la sua piena adesione ai postulati e all’agenda della Teologia della Liberazione, nella sua versione ecologica riciclata da Leonardo Boff e fatta propria dai documenti sinodali.

In una palese manifestazione di “clericalismo” – visto che il magistero non ha nessuna autorità in materia scientifica o economica – e, soprattutto, in opposizione all’anelito di sviluppo dell’immensa maggioranza della popolazione che abita l’Amazzonia, l’Esortazione post-sinodale assume, senza il necessario discernimento, la diagnosi catastrofista e bugiarda delle ONG ambientaliste e dei partititi di sinistra sulla supposta devastazione dell’Amazzonia: la foresta sarebbe stata rasa al suolo (n° 13); la costruzione di centrali idroelettriche e di vie marittime starebbe rovinando i fiumi (n° 11); la regione sarebbe davanti a un disastro ecologico (n° 8); le popolazioni sarebbero decimate, nel silenzio, dai nuovi colonizzatori (nota 13) o costrette ad emigrare nelle città dove troverebbero le peggiori forme di schiavitù (n° 10).

Secondo il Papa, è necessario sentire indignazione (n° 15), un salutare senso de indignazione (n° 17). In tale contesto non è senza significato che vengano citati, fra i poeti-profeti, il comunista cileno Pablo Neruda e il brasiliano Vinicius de Moraes, autore di un famoso poema intitolato “Signori baroni della terra”, in cui invita alla lotta armata1.

Peggio ancora, le soluzioni alternative che Papa Francesco propone corrispondono ai sogni collettivisti più avanguardisti degli antropologi neo-marxisti che vedono nella vita tribale delle foreste il modello del mondo futuro.

Secondo il documento, la vera qualità della vita si esprime nel “buon vivere” indigeno (n° 8, n° 26 e n° 71), che realizza quell’utopia di armonia personale, familiare, comunale e cosmica e che trova la sua espressione nella concezione comunitaria dell’esistenza e in uno stile di vita austero e semplice (n° 71): “Tutto è condiviso, gli spazi privati – tipici della modernità – sono minimi (…). Non c’è posto per l’idea di un individuo distaccato dalla comunità o dal suo territorio» (n°20)

In ciò gli indigeni avrebbero molto da insegnarci (n° 71) e i cittadini dovrebbero lasciarsi rieducare da loro, “ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro» (n° 72).

Dinnanzi a queste fantasie eco-tribaliste e collettiviste di Papa Francesco si comprende che egli sia il leader a cui si volgono le correnti di estrema sinistra in tutto il mondo!

Insomma, questa insolita Esortazione post-sinodale – che evita di citare il Documento Finale del Sinodo dei vescovi che l’ha motivata – rappresenta, allo stesso tempo, una accelerazione socioeconomica e un freno ecclesiologico che dispiacerà a greci e troiani.

Ma senz’altro i più dispiaciuti saranno i prelati ed esperti dell’area germanica che hanno investito lunghe ore di lavoro intellettuale e centinaia di milioni di euro in una assemblea sinodale che è finita per far nascere un uccello storpio, non in grado di spiccare il volo giacché amputato in una delle sue ali.

Sarà compito degli storici risolvere l’enigma dei motivi che hanno portato Papa Francesco a fermare la tanto propagandata apertura ai sacerdoti sposati. “Per evitare uno scisma o, peggio ancora, una destabilizzazione [del pontificato] che sarebbe stata letale”, come suggerisce Franca Giansoldati su Il Messagero? O fare ora un passo indietro nella speranza di farne in breve due avanti? (Il riferimento, nella nota 120, alla proposta del Sinodo di sviluppare un “rito amazzonico” obbliga a rimanere vigilanti. In specie, quando l’autore del documento è un noto furbo…).

Chi vivrà, vedrà.

Ma per quanti di noi si sono impegnati lungo un anno al fine di bloccare l’agenda rivoluzionaria dei mentori del Sinodo sulla Regione Panamazzonica (fra i quali il sito panamazonsynodwatch.org, qualificato da un analista nordamericano come l’“hub” della resistenza) ci sono alcuni motivi di soddisfazione.

Anche se Francesco ha ratificato Leonardo Boff, almeno ha buttato nel Tevere gli orientamenti dei diversi Löbinger, Hummes, Kräutler, Suess e compagnia bella…

Note 

1. Signori baroni della terra / Preparate i vostri sudari / Perché sfruttate la terra / E la terra è di colui che la lavora (…) E’ giunto il tempo della guerra / Non ci sarà santo per proteggervi (…)- Granata contro granata! /- Mitra contro mitra / La nostra guerra è sacra /La nostra guerra non mancherà!

José Antonio Ureta – Istituto Plinio Correa de Oliveira

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34 commenti

  • PIERO LAPORTA ha detto:

    La prima Lettura liturgica di oggi potrebbe ricordarci Chi e come veglia su di noi
    Dal primo libro dei Re
    1Re 12, 26-32. 13, 33-34

    In quei giorni, Geroboàmo, [re d’Israele], pensò: «In questa situazione il regno potrà tornare alla casa di Davide. Se questo popolo continuerà a salire a Gerusalemme per compiervi sacrifici nel tempio del Signore, il cuore di questo popolo si rivolgerà verso il suo signore, verso Roboàmo, re di Giuda; mi uccideranno e ritorneranno da Roboàmo, re di Giuda». Consigliatosi, il re preparò due vitelli d’oro e disse al popolo: «Siete già saliti troppe volte a Gerusalemme! Ecco, Israele, i tuoi dèi che ti hanno fatto salire dalla terra d’Egitto». Ne collocò uno a Betel e l’altro lo mise a Dan. Questo fatto portò al peccato; il popolo, infatti, andava sino a Dan per prostrarsi davanti a uno di quelli. Egli edificò templi sulle alture e costituì sacerdoti, presi da tutto il popolo, i quali non erano discendenti di Levi. Geroboàmo istituì una festa nell’ottavo mese, il quindici del mese, simile alla festa che si celebrava in Giuda. Egli stesso salì all’altare; così fece a Betel per sacrificare ai vitelli che aveva eretto, e a Betel stabilì sacerdoti dei templi da lui eretti sulle alture. Geroboàmo non abbandonò la sua via cattiva. Egli continuò a prendere da tutto il popolo i sacerdoti delle alture e a chiunque lo desiderava conferiva l’incarico e quegli diveniva sacerdote delle alture. Tale condotta costituì, per la casa di Geroboàmo, il peccato che ne provocò la distruzione e lo sterminio dalla faccia della terra.

  • Astore da Cerquapalmata ha detto:

    Concordo con Josè Antonio Ureta.
    Ne approfitto, però, per dire che, se si vuole essere incisivi, occorre una critica costruttiva che non veda l’eresia ovunque, altrimenti si avrà la stessa considerazione che può avere un terrapiattista in un convegno di astronomia.
    Quando il Papa sbadiglia, non sta dicendo un’eresia, ma sta sbadigliando!
    Lo dico per via di Teilhard de Chardin che viene spesso tirato in ballo non so quanto a proposito.
    Non sono teologo e di Theilard ho letto in tutto poche pagine, per cui può darsi che sia davvero eretico.
    Non entro nella questione, ma lo uso come pretesto.
    Infatti, se è vero che ha sempre sottomesso le sue idee alla Chiesa, perché definirlo eretico? Occorrerebbe specificare.
    Inoltre, il fatto che nell’universo “tutto è collegato”, è un’eresia solo se si vuole divinizzare l’universo, o comunque sminuire la dignità dell’uomo o cose del genere.
    Infatti san Paolo stesso dice che tutto il creato geme e soffre nell’attesa che si manifesti la gloria dei figli di Dio! Anche qui occorre specificare.
    A parte questo invito all’equilibrio, concordo su tutto, dal fatto che nel difendere la teologia della liberazione, anzi, più “furbescamente”, nel difendere i teologi della liberazione e certe loro idee, l’attuale Papa si contrappone decisamente all’azione pastorale di Giovanni Paolo II, al fatto che la ridicola e sgangherata difesa della Pachamama pare configurarsi, volente o nolente, come un vero attacco alla fede, anche se mascherato da opera di pietà.
    Da ciò che ho letto mi sembra che il Papa continui con la “tattica” del dire e non dire, di dire una cosa e il suo opposto, in modo che il “chiudere” una porta comporta l’aprirsi di un’altra.
    Come quelle cartoline con figure a doppio riflesso che, a seconda di come si inclinano, mostrano un’immagine differente.

    • riccio chiuso ha detto:

      Astore , non so, non son sicuro , non son teologo , ma forse , mi sembra , concordo su tutto ma .. —Andiamo Astore !

  • MARIO ha detto:

    Io direi al Sig. Ureta che non serve scomodare Gesù Cristo per fare politica e dichiarare che il Papa “è un noto furbo…”

    • Gian Piero ha detto:

      Mario di essere furbo lo disse pubblicamente lo stesso Papa Francesco : “ Sono un po’ furbo , so muovermi”
      Inoltre chi fa politica e’ il Papa stesso, o secondo te attaccare continuamente Trump e Bolsonaro ed esalare Castro, ricevere con tutti gli onori Maduro, Morales, Fernandez coll’ amante, e il condannato Lula non e’ forse Fare politica? Alla prossima cerimonia pubblica magari invece che con la mano benedicente si presentera’ ’ Col pugno chiuso e col Crocifisso Falce e Martello?

  • Nicola Buono ha detto:

    https://lanuovabq.it/it/esortazione-resiste-il-mito-dellamazzonia-felix

    Un articolo molto interessante da la Nuova Bussola Quotidiana.

  • IMMATURO IRRESPONSABILE ha detto:

    Segnalazione per tutti i mattinieri: in questo periodo, su Rafio Maria, dopo il rosario di GPII, alle 6 e10 ottime meditazioni del compianto don Divo Barsotti.
    C’e’ un motivo speciale, oggi, per ascoltarlo; egli fu tra i primi a rendersi conto (dopo un’ iniziale fascinazione) dei pericolo rappresentato dall’ inserire categorie politiche nella Chiesa, e tutta la sua ricerca successiva venne dedicata a mostrare l’ “autosufficienza” , il valore supremo del pensare e dell’ agire cattolico, che non ha bisogno di alcun “aggiornamento” o “riforma”, ma bensi’ continua, personale conversione.

    • Maria Cristina ha detto:

      Conosco un poco gli scritti di don Barsotti e anche la “ Comunita’ Dei Figli di Dio” da lui fondata. Ottime le catechesi di padre Serafino Tognetti che si possono trovare su You Tube. Una boccata di vera spiritualita’ in questa melassa politico-sociologica in cui hanno trasformato la nostra fede.

  • Paolo di Tarso ha detto:

    Pur se non c’era il registratore nemmeno ai miei tempi non vedo perche’ il dottor Tosatti censuri il mio contributo☺️

    Detto questo A.C. rimane obbediente alla chiesa, ai papi ecc. ecc.

    C.E.I.:
    1Timoteo 3:1-12
    1 È degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro. 2 Ma bisogna che il vescovo sia irreprensibile, non sposato che una sola volta, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, 3 non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. 4 Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, 5 perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? 6 Inoltre non sia un neofita, perché non gli accada di montare in superbia e di cadere nella stessa condanna del diavolo. 7 È necessario che egli goda buona reputazione presso quelli di fuori, per non cadere in discredito e in qualche laccio del diavolo.
    8 Allo stesso modo i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti al molto vino né avidi di guadagno disonesto, 9 e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. 10 Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. 11 Allo stesso modo le donne siano dignitose, non pettegole, sobrie, fedeli in tutto. 12 I diaconi non siano sposati che una sola volta, sappiano dirigere bene i propri figli e le proprie famiglie.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Stamattina, prendendo lo spunto dalla prima lettura della liturgia (1 Re 11, 4-13), Papa Francesco ha fatto una lunga meditazione sull’apostasia in cui può cadere (come di fatto cadde) anche un grande sapiente come Salomone. Ha terminato la meditazione con queste parole:–«chiediamo al Signore la grazia di capire quando il nostro cuore incomincia a indebolirsi e a scivolare, per fermarci. Saranno la sua grazia e il suo amore a fermarci se noi lo preghiamo». Che abbia davvero qualche ripensamento?

  • Adriana ha detto:

    Questioni di matrimoni “tra “e” di ” presbiteri a parte , mi pare
    che la bianca manina di Bergoglio stia accarezzando sempre di
    più la ricca -e perciò amata – Amazzonia .
    https://www.ilgiornale.it/news/politica/papa-francesco-abbraccia-pluricondannato-rosso-lula-1825885.html

  • Don Michele ha detto:

    L’Esortazione Querida Amazonia, oltre ad essere in fin dei conti un documento inutile ed insulso sotto tutti i punti di vista (una vera e propria ciofeca!), lascia uno strascico di DELUSIONE in tutti: nei clerico-progressisti la delusione per le mancate riforme (più propriamente rivoluzioni) tanto annunciate e sperate per scardinare dal di dentro il cattolicesimo in favore di una neo- chiesa geneticamente modificata; per i cosiddetti (impropriamente) conservatori la medesima delusione, in quanto hanno perso in questo modo il pretesto inequivocabile e decisivo per poter finalmente accusare Bergoglio di essere apostata, eretico e scismatico per sua propria iniziativa.
    Ad ogni modo mi sembra chiara una significativa riflessione: con il suo passo indietro Bergoglio, volente o nolente, direttamente o indirettamente, ha di fatto non solo dato e riconosciuto autorevolezza al papa emerito, ma ha reso palese che questa autorevolezza è superiore alla sua, dal momento che il papa regnante frena davanti al papa emerito. Allora a chi appartiene il munus petrino? io non ho dubbi…

    • stefano raimondo ha detto:

      Concordo con la seconda parte del suo commento. Sinceramente però, pur appartenendo alla schiera dei cosiddetti “conservatori”, io non sono affatto deluso da queste ultime prese di posizione. Io non muoio dalla voglia di accusare Bergoglio di apostasia, come cristiano voglio bene anche a Bergoglio e sarei ben felice di poter constatare che egli è un cattolico al 100%. Scrivo questo perché può sembrare che quelli come me ce l’abbiano con Bergoglio come persona, ma noi vogliamo soltanto che un Papa sia tale, e sia prima di tutto cattolico. Un saluto a lei.

  • roth ha detto:

    Caro Ureta , la sue considerazioni sono perfette , come sempre . Chi è stato formato dal Prof.Plinio C. De Oliveira dimostra di avere una visione d’insieme unica su tutti i temi che possono danneggiare la creatura umana , Bene , complimenti a parte , le sarei grato di un commento sulla ipotesi che segue . Papa Bergoglio , con questa esortazione , che ha una denominazione cretina , da titolo di film natalizio , finge di assorbire l’umiliazione di dover rinunciare ai suoi propositi.Ma una umiliazione doppia : Primo perchè non gli permette il passo rivoluzionario sul celibato sacerdotale .Secondo , persino maggiore, perchè gliela impone dall’alto Benedetto XVI , Papa ridestato , che si riconferma Papa, manifestando il pentimento di una parziale rinuncia equivoca . Se non fosse per il Conclave che ha eletto Bergoglio ,non avrei dubbi sulla spiegazione delle due figure di papa che Ganswein illustrò a suo tempo . Benedetto XVI si sente ancora Papa . lo ha manifestato e Bergoglio lo ha ( in parte ) capito . Fine del sogno bergogliano ? O inizio della vera guerra ?

    • emma ha detto:

      Mamma mia ! questa interpretazione di Roth è shoccante . Potrebbe esser anche illuminante . Speriamo che Ureta voglia commentarla . Insista Tosatti per favore .

    • tuy ha detto:

      aspettiamo la risposta del signor Ureta ,

  • amos ha detto:

    Un compromesso accettabile poteva essere quello degli ex preti che si sono sposati di fare i diaconi permanenti. Nessuno ci ha mai pensato?

    • Rita ha detto:

      si ci hanno pensato proprio loro. Soprattutto quelli disoccupati …

    • Gabriele ha detto:

      Un ex prete sposato non può “fare” il diacono, visto che è prete. Anche se è tornato allo stato laicale, resta sempre sacerdote, perché il sacramento dell’ordine è indelebile, se volesse celebrare l’eucaristia e confessare potrebbe farlo lecitamente: dunque non ha senso dire che potrebbe “fare” il diacono, a quel punto potrebbe tornare a fare il prete, visto che lo è.

      • Gabriele ha detto:

        Correggo: potrebbe farlo validamente, non lecitamente, nel senso che i sacramenti celebrati da un sacerdote tornato allo stato laicale sono validi di per sé, ma illeciti per il diritto.

  • Sconsolata ha detto:

    Il “regnante” non si smentisce mai; sono i fatti che smentiscono le sue parole e svelano le sue contraddizioni. Non mi sembra servisse un’ Esortazione apostolica a ulteriore conferma della priorità della politica sulla religione nello svolgimento del suo pontificato.
    Il card. Schönborn ha definito “lettera d’amore” il testo subito definito “poetico”; ci mancava il Bergoglio in qualità di “poeta”! Dal momento che non ha sentito, in questo frangente “l’opera dello Spirito Santo” ispirare in un certo senso – così si è espresso in merito all’ Esortazione, conversando con i vescovi americani in visita Ad limina – a me avrebbe fatto piacere leggere una qualche pagina di alta spiritualità, magari proprio dettata da tale impulso.
    Il mio sogno ad occhi aperti, molto innocente, è che il parlare (nella forma orale e scritta) del papa in primis sia: sì, sì; no, no. Non certamente il né…né. E che ricordasse nell’esercizio del suo “mandato” che: Le parole insegnano, gli esempi trascinano. Solo i fatti danno credibilità alle parole (Sant’Agostino).

    • CLAUDIO GAZZOLI ha detto:

      quale amore, quello che il cad.rinale usa glorificare oscenamente nella sua cattedrale ?

      • Sconsolata ha detto:

        @Claudio
        non c’ è più religione! E non lo scopriamo certo oggi

        • Claudio Gazzoli ha detto:

          infatti… lo hanno ben capito pure i cosiddetti “insegnanti di religione” della scuola italiana

  • CLAUDIO GAZZOLI ha detto:

    spazzatura infarcita di elementi putrefatti… giacobinismo, marxismo, panteismo, ateismo, lotta di classe, idealismo….. massoneria

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    Queridos amigos (nel senso di “cari”). Mi dispiace essere tanto prolisso ma è necessario per esporre bene il TRAPPOLONE.
    Il sito https://caminante-wanderer.blogspot.com/ di ieri pubblica questo testo:
    “Alla conferenza stampa di oggi, cinque persone e una suora hanno presentato il testo dell’esortazione. Due di loro sono gesuiti: il nuovo e giovane cardinale Michael Czerny e p. Adelson Araújo dos Santos. E trascrivo qui il paragrafo cruciale dell’intervento di Czerny dedicato a sottolineare l’indispensabile unità tra l’esortazione post-sinodale di papa Francesco e il Documento finale del Sinodo dell’Amazzonia, scritto dai vescovi e da altri che hanno partecipato a quell’assemblea:
    “Qual è il posto di questi due documenti? Dove si collocano nel magistero, il corpo dell’insegnamento ufficiale della Chiesa? Cercherò di applicare le norme generalmente accettate nell’interpretazione dei documenti del magistero.
    ‘Querida Amazon’ è un’esortazione post-sinodale. È un documento magisteriale. Appartiene all’autentico magistero del Successore di Pietro. Partecipa al suo magistero ordinario.
    ‘L’Amazzonia: Nuovi sentieri per la Chiesa e per un’ecologia integrale’ è il documento finale di un’assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione pan-amazzonica. Come tutti i documenti sinodali di questo tipo, si tratta di proposte che i Padri sinodali hanno votato per l’approvazione e presentate al Santo Padre. Egli, a sua volta, ne ha autorizzato la pubblicazione con i voti espressi. All’inizio di ‘Querida Amazzonia’ dice: “Desidero presentare ufficialmente questo Documento che ci offre le conclusioni del Sinodo” (QA § 3) e incoraggia tutti a leggerlo nella sua interezza.
    Quindi, a parte l’autorità magisteriale formale, questa presentazione ufficiale e l’incoraggiamento danno al Documento Finale una certa autorità morale. Ignorarla sarebbe una mancanza di obbedienza alla legittima autorità del Santo Padre, mentre trovare difficile uno o un altro punto non può essere considerata una mancanza di fede”.
    – – – – – – –
    Questo il testo con la dichiarazione del Cardinale.
    A continuazione vi trascrivo un estratto della COSTITUZIONE APOSTOLICA EPISCOPALIS COMMUNIO SUL SINODO DEI VESCOVI – (promulgata da Francesco il 15/09/2018)
    Art. 18
    Consegna del Documento finale al Romano Pontefice
    § 1.
    Ricevuta l’approvazione dei Membri, il Documento finale dell’Assemblea è offerto al Romano Pontefice, che decide della sua pubblicazione.
    Se approvato espressamente dal Romano Pontefice, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro.
    § 2.
    Qualora poi il Romano Pontefice abbia concesso all’Assemblea del Sinodo potestà deliberativa, a norma del can. 343 del Codice di diritto canonico, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro una volta da lui ratificato e promulgato.
    In questo caso il Documento finale viene pubblicato con la firma del Romano Pontefice insieme a quella dei Membri.
    ——–
    Morale: Sia l’Esortazione sia il Documento finale del Sinodo sono DOCUMENTI MAGISTERIALI.
    Morale: Attenti al TRAPPOLONE.

    • Gabriele ha detto:

      “Cinque persone e una suora” 😂😂😂

    • Paolo Giuseppe ha detto:

      @ Antonio Cafazzo
      Saranno anche documenti magisteriali, ma a me la cosa non interessa minimamente perchè da sette anni, quando ho dei dubbi di carattere morale o di fede, prima prego e poi mi rivolgo alle uniche due autorità terrene che riconosco: la mia coscienza e il mio parroco di campagna. E nel mettermi in ascolto con umiltà e attenzione, la voce di Dio mi parla.
      Al Magistero di Santa Madre Chiesa mi rivolgerò quando avrà riacquistato un minimo di credibilità.

  • P. Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez ha detto:

    Ho detto al Parolin che berORGOGLIO ICEberg non essendo legittimo successore di S. Pietro, è lui quindi non è cardinale, è uno che come diciamo in spagnolo “tira la piedra y esconde la mano”. Butta la pietra e nasconde la mano. Lunga pure questa esortazione dello stimatissimo Jose Antonio Ureta, ma sembra scritta senza capire che berORGOGLIO cerca di passare come che non ha toccato il Sacerdozio, anche con rabbia dopo il Provvidenziale freno grazie al ganster segretario di BXVI, riguardo l’ ultimo libro di Benedetto XVI con Sarah, ma rimanda leggere ed attuare il documento dei fasulli vescovi scelti a ditto e dunque tutti ad obbedire il coppione già prescritto della sinagoga della pachaimmonda. Meglio caro Jose Antonio, aiuti a diffondere questo giuramento. Rilegassi…110 anni fa già dennunciava tutto quanto leonardo boff, kasper e tutti gl’ apostati si credono molto creativi…lo stesso demonio che allora cacciò San Pio X è lo stesso che oggi loro obbediscono.

    Io, ………, accetto e credo fermamente tutte e ciascuna le verità che la Chiesa, col suo magistero infallibile, ha definito, affermato e dichiarato, principalmente quei capi di dottrina che si oppongono direttamente agli errori del nostro tempo.
    E per primo credo che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza e perciò anche dimostrato col lume naturale della ragione per mezzo delle opere da Lui compiute (cfr. Rm. 1, 20), cioè per mezzo delle opere visibili della creazione, come la causa per mezzo dell’effetto.
    Secondo: ammetto e riconosco le prove esteriori della rivelazione, cioè gli interventi divini, e soprattutto i miracoli e le profezie, come segni certissimi dell’origine divina della Religione cristiana; e questi stessi argomenti io li ritengo perfettamente proporzionati all’intelligenza di tutti i tempi e di tutti gli uomini, anche del tempo presente.
    Terzo: credo anche con fede ferma che la Chiesa, custode e maestra della parola rivelata, è stata istituita immediatamente e direttamente da Cristo stesso, vero e storico, durante la sua vita tra noi, e che è fondata su Pietro capo della gerarchia apostolica, e sui suoi successori attraverso i secoli.
    Quarto: accolgo sinceramente la dottrina della Fede trasmessa fino a noi dagli Apostoli per mezzo dei Padri ortodossi, sempre nello stesso senso e nella stessa sentenza, e rigetto assolutamente la supposizione eretica dell’evoluzione dei dogmi da un significato all’altro, differente da quello che la Chiesa ha tenuto dall’inizio; e similmente condanno ogni errore che pretende di sostituire al deposito divino, affidato da Cristo alla Sposa perché fedelmente lo custodisse, un ritrovato filosofico o una creazione della coscienza umana, formatasi lentamente con sforzo umano e perfezionantesi nell’avvenire con progresso indefinito.
    Quinto: ritengo in tutta certezza e professo sinceramente che la Fede non è un sentimento religioso cieco che erompe dalle latebre della subcoscienza per impulso del cuore ed inclinazione della volontà moralmente informata, ma un vero assenso dell’intelletto alla verità acquisita estrinsecamente con la predicazione; assenso per il quale noi crediamo vero, a causa dell’autorità di Dio la cui veracità è assoluta, tutto ciò che è stato detto, attestato e rivelato dal Dio personale, creatore e Signore nostro.

    Mi sottometto anche, con tutto il dovuto rispetto ed aderisco di tutto il cuore a tutte le condanne, dichiarazioni e prescrizioni contenute nell’Enciclica Pascendi e nel Decreto Lamentabili, specialmente per ciò che concerne la cosiddetta storia dei dogmi.
    – Così pure riprovo l’errore di coloro che pretendono che la fede proposta dalla Chiesa possa essere in contraddizione con la storia, e che i dogmi cattolici, nel senso in cui oggi sono intesi, siano incompatibili con le origini più autentiche della religione cristiana.
    – Condanno pure e rigetto l’opinione di coloro che affermano che il cristiano erudito si rivesta di una duplice personalità, del credente e dello storico, come se allo storico fosse lecito sostenere ciò che contraddice la fede del credente, o porre delle premesse da cui conseguisse che i dogmi sono falsi o dubbi, così che essi non siano negati direttamente.
    – Riprovo allo stesso modo quel metodo per giudicare e interpretare la Sacra Scrittura che, mettendo da parte la tradizione della Chiesa, l’analogia della Fede e le regole della Sede apostolica, ricorre ai metodi dei razionalisti e, con non minore audacia quanta temerità, accetta come suprema ed unica regola solo la critica testuale.
    – Inoltre rigetto l’opinione di coloro i quali ritengono che gli insegnanti delle discipline storiche e teologiche, o coloro che ne trattano per iscritto, debbano anzitutto sbarazzarsi di ogni idea preconcetta sia sull’origine soprannaturale della tradizione cattolica sia sull’assistenza divinamente promessa per la perenne salvaguardia dei singoli punti della verità rivelata, per interpretare poi gli scritti di ciascuno dei Padri, al di fuori di ogni autorità sacra, solo con i principii della scienza e con quella libertà di giudizio ammessa per l’esame di un qualunque documento profano.
    – Mi dichiaro infine del tutto estraneo a quell’errore dei modernisti che pretende che non vi sia, nella sacra tradizione, nulla di divino o, ciò che è ben peggio, che ammette ciò che vi è di divino in senso panteista; così che non rimane nulla di più del fatto puro e semplice, assimilabile ai fatti ordinarii della storia: e cioè che degli uomini, col loro lavoro, la loro abilità, il loro talento, continuino nelle età posteriori la scuola inaugurata da Cristo ed i Suoi Apostoli. 

    Mantengo pertanto fermissimamente e manterrò fino al mio ultimo respiro, la fede dei Padri nel carisma certo di verità che è, è stato e sarà sempre nell’episcopato trasmesso con la successione Apostolica [1]: non in modo che sia mantenuto quello che può sembrare migliore e più adatto al grado di cultura proprio di ciascuna epoca, ma in modo che la verità assoluta ed immutabile, predicata in origine dagli Apostoli, né mai sia creduta, né mai sia intesa in un altro senso [2].

    Mi impegno ad osservare tutte queste cose fedelmente, integralmente e sinceramente, a custodirle inviolabilmente e a non allontanarmene sia nell’insegnamento sia in una qualunque maniera con le mie parole ed i miei scritti. Così prometto, così giuro, così mi aiutino Dio e questi santi Vangeli di Dio.» 

  • Marco Matteucci ha detto:

    Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia; ma la loro fine sarà secondo le loro opere.
    (2Cor.11, 14-15)